ASPETTI RILEVANTI DEL PROBLEMA URBANISTICO

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ASPETTI RILEVANTI DEL PROBLEMA URBANISTICO
ASPETTI RILEVANTI DEL PROBLEMA URBANISTICO
NELL’ITALIA DEL DOPOGUERRA:
• Ricostruzione delle città (e dell’economia) postguerra;
• Crisi degli alloggi (Piano INA CASA);
• Trasformazione della società italiana da contadina a
urbana, da dedita all’agricoltura ad industriale
(intensificazione fenomeni migratori sud-nord);
• Formazione del problema delle periferie urbane;
• Lancio di programmi finalizzati all’occupazione e
alla costruzione di abitazioni popolari (INA CASA);
• Ruolo determinante dei promotori immobiliari e
consolidamento del problema della speculazione e
rendita urbana (i « palazzinari »);
• Nascita del problema della salvaguardia dei centri
storici e del paesaggio.
ALCUNI MOMENTI SIGNIFICATIVI DEL DIBATTITO INTELLETTUALE
ITALIANO SUL PROBLEMA DELLA SPECULAZIONE EDILIZIA E
DELLA DISTRUZIONE DEL PATRIMONIO STORICOARCHITETTONICO E PAESAGGISTICO ITALIANO:
1954:
Un gruppo di architetti ed intelletuali italiani, tra cui
G. De Carlo, L.Quaroni, C.Doglio e E.Vittorini, presenta alla
X Triennale 3 documentari sulle problematiche delle città e
dell’urbanistica italiana,
(http://www.planum.net/archive/movies-de_carlo-t.htm)
1955:
nasce « Italia Nostra », associazione fondata da un gruppo
di intellettuali tra cui G.Bassani;
1957:
campagna di denuncia dell’Espresso contro la
speculazione di Monte Mario (Antonio Cederna);
1963:
esce il film di Francesco Rosi «Le mani sulla città» dove
denuncia la devastazione speculativa di Napoli;
1966:
Pier Paolo Pasolini gira dei documentari che denunciano le
pratiche abusive, le degradazione e la speculazionie in
Italia e all’estero;
ESPERIENZE IMPORTANTI MATURATE NELL’AMBITO
URBANISTICO:
• 1955-58 Piano di Assisi di G. Astengo;
• 1958-64 Piano di Urbino di G.de Carlo;
• Anni ’50-’60: si rilancia il ruolo dell’INU;
• 1960-70: prende avvio l’esperienza del recupero del
centro storico di Bologna, anche attraverso il restauro di
abitazioni storiche popolari: inizia a consolidarsi il dibattito
sulla qualità;
• A partire dagli anni ’70 si consolida la tradizione di studi
urbani « tipo-morfologica » legata a scuole diverse
(Muratori, Aymonino);
LA FORMAZIONE DEL QUADRO LEGISLATIVO DELL’URBANISTICA
ITALIANA 1
•
1942 – viene promulgata la legge urbanistica n. 1150
•
anni ’60: battaglia per la riforma urbanistica lanciata dall’INU;
•
centralità della battaglia per l’esproprio per pubblica utilità: 1962 disegno di legge del Ministro
F.Sullo;
•
Aprile 1963. il quotidiano romano « Il Tempo », a pochi giorni dalle elezioni, lancia una campagna
contro il Ministro democristiano ai Lavori Pubblici Sullo, accusato di voler togliere la casa agli
Italiani. Il Partito di dissocia da Sullo e lo sconfessa e gli viene negata la possibilità di difendersi
pubblicamente attraverso la televisione che dopo le elezioni verrà sostituito;
•
1962: Sullo riesce comunque a fare approvare la legge n. 167 che favorisce l’acquisizione delle
aree per le aree per l’edilizia economico-popolare ma che resterà incompleta (Piani per l’edilizia
economio-popolare);
•
1964: esce di scena il dibattito per la « riforma urbanistica » senza avere prodotto nulla di
coerente;
•
Nella marasma urbanistico di quegli anni due vicende di opposto segnale vanno citate:
1. Bologna e i comuni della cintura bolognese danno vita ad una esperienza di pianificazione
urbanistica intercomunale che rappresenta uno dei momenti più avanzati dell’amministrazione
pubblica dell’urbanistica;
2. 1966 un enorme sovraccarico urbanistico determina la « frana di Agrigento » uno degli eventi più
drammatici generati dalla speculazione edilizia. La gestione del potere della DC viene messo
sotto accusa nel dibattito che si accende nel paese … ma … nel 1974 tutti gli imputati vengono
assolti « per non aver commesso il fatto »
LA FORMAZIONE DEL QUADRO LEGISLATIVO DELL’URBANISTICA
ITALIANA 2
•
1 settembre 1967 viene pubblicata la « legge Ponte » che limita le possibilità
edificatorie nei comuni sprovvisti di strumento urbanistico (ma con una moratoria di
anno nell’applicazione) introduce gli STANDARDS MINIMI e le DISTANZE MINIME;
•
La sentenza n.55 del 1968 della Corte Costituzionale (tutte le aree sono edificabili);
•
1971 entra in vigore la legge n.865 che ripropone l’esproprio per pubblica utilità;
•
Legge n. 10 del 1977, legge innovatrice che introduce il PPA (programma
poliennale d’attuazione, la concessione edilizia, gli oneri di urbanizzazione)
ANNI ’70: MISURE E DISPOSITIVI PER IL RECUPERO URBANO
-
Legge n.457 del 1978, PIANO DECENNALE PER LA CASA, si
introduce lo strumento del Piano di recupero come piano
attuativo;
-
1980: iniziano i programmi integrati (Regione Lombardia)
ANNI ’90
1992:
Legge 179, art.19 riguardanti i « Programmi di
riqualificazione urbana »
1993:
Legge 494, art.11 sui « Programmi di « recupero
urbano », di competenza delle Regioni.
1996:
Legge 662 sui « Contratti di quartiere »
1998:
introduzione dei PRUSST (Programmi per la
riqualificazione urbana e lo sviluppo
sostenibile) che superano la logica settoriale e
integrano gli aspetti più generali con le
problematiche specifiche delle aree di intervento
(es. Progetti infrastrutturali etc.)
Tutti questi programmi prevedono un processo
decisionale strutturato su due momenti:
1. l’ Accordo di Programma, tra instituzioni che propongono il
programma (Stato o Regione) e attori pubblici e privati che
propongono azioni e progetti specifici;
2. la « conferenza dei servizi » che coordina tutti gli organismi e i
participanti al processo di gestione e di realizzazione del
progetto.
3. Se approvati diventano varianti al PRG
Quattro nodi strategici della
RIQUALIFICAZIONE URBANA da
affrontare attraverso piani strutturali e
progetti urbani
• I grandi vuoti urbani costituiti dalle aree dismesse a cui
attribuire nuove funzioni
• La riorganizzazione funzionale e morfologica delle aree
infrastrutturali
• i centri storici e le aree centrali
• la tutela/valorizzazione delle aree naturali: corridoi ecologici,
green networks
I livelli della pianificazione
(Emilia Romagna)
• Livello regionale - PTR e PTPR/PPAR
• livello provinciale - PTCP
• livello comunale - PRG/PSC
Il PTR
Piano Territoriale Regionale
• Definisce gli ambiti da tutelare e vincolare
• traccia la gerarchia delle vie di
comunicazione
• riserva zone a speciali destinazioni
• definisce le infrastrutture di rango
regionale
• traccia le linee dello sviluppo regionale
Il PTPR/PPAR
Piano Territoriale
Paesistico/Ambientale
Regionale
• Ha valore di piano paesaggistico o di piano
urbanistico territoriale
• ha specifica considerazione dei valori
paesistici e ambientali
• definisce gli ambiti da tutelare e vincolare
• sottopone a specifica normativa d’uso il
territorio
Il PTCP
Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale
• Indica le diverse destinazioni del territorio in relazione
alla prevalente vocazione delle sue parti
• localizza di massima le maggiori infrastrutture e le
principali vie di comunicazione
• indica le linee di intervento per la sistemazione idrica,
idrogeologica ed idraulico forestale, il consolidamento
del suolo e la regimazione delle acque
• indica le aree nelle quali sia opportuno istituire parchi o
riserve naturali
ARTICOLAZIONE DEGLI STRUMENTI URBANISTICI: EMILIA ROMAGNA
LR N.20 “DISCIPLINA SULLA TUTELA E L’USO DEL TERRITORIO”, 16.02.2000
Punti forti della LR 20 riguardano la:
a.
b.
c.
d.
e.
f.
promozione di un ordinato sviluppo del territorio, dei tessuti urbani e del sistema Produttivo;
compatibilità dei processi di trasformazione tutela dell’integrità fisica e dell’identità culturale del
territorio;
miglioramento la qualità della vita e della salubrità degli insediamenti urbani;
riduzione della pressione degli insediamenti sui sistemi naturali e ambientali anche attraverso opportuni
interventi di riduzione e mitigazione degli impatti;
promozione del miglioramento della qualità ambientale, architettonica e sociale del territorio urbano,
attraverso la riqualificazione del tessuto esistente;
prevedere il consumo di nuovo territorio solo quando non sussistano alternative alla riorganizzazione e
riqualificazione dei tessuti insediativi esistenti.
ARTICOLAZIONE DEGLI STRUMENTI URBANISTICI: EMILIA ROMAGNA
LR N.20 “DISCIPLINA SULLA TUTELA E L’USO DEL TERRITORIO”, 16.02.2000
•
STRUMENTI DELLA PIANIFICAZIONE UEBANISTICA
1. PIANO STRUTTURALE COMUNALE - PSC
Riguarda tutto il territorio comunale e delinea le scelte strategiche di assetto e sviluppo concernenti le risorse naturali ed ambientali,la sostenibilità
degli interventi ,le sclete infrastrutturali, definisce le trasformazini che possono attuarsi direttamente tramite RUE.
2. PIANO OPERATIVO COMUNALE - POC
Individua e disciplina gli interventi da realizzarsi nell’arco dei 5 anni. É redatto inconformità alle previsioni del PSC. Interviene negli ambiti di
riqualificazione e di nuovi insediamenti.
3. REGOLAMENTO URBANISTICA ED EDILIZIO - RUE
contiene la dsciplina generale delle tipologie e delle modalità attuative degli interventi di trasformazione nonché delle destinazioni d’uso con Particolare
attenzione agli ambiti consolidati ed al patrimonio esistente. Contiene i paramentri urbanistici ed edilizi.
4. PIANO URBANISTICO ATTUATIVO - PUA
Sono gli strumenti urbanistici di dettaglio necessari per dare attuazione al POC. I PUA possono assumere il valore dei PP, PEEP, PIP, PR, P Integr., P
Recupero Urb. I PRU – Programmi di riqualificazione urbana assumono il valore di PUA.
5. PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA – PRU
Si tratta di uno strumento individuato dalla LR n. 19/1998 “NORME IN MATERIA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA”. Disciplina procedimenti, criteri e
modalità per il finanaziamento dei programmi da parte della Regione. Lo strumento è il PRU che definisce gli interventi di riqualificazione e gli
obiettivi di qualità.
Consente la formazione di STU – Società di trasformazione Urbana per la elaborazione del programma, procedure negoziali, realizzazione degli
interventi previsti.
IL PSC - Piano Strutturale Comunale:
un progetto sostenibile di sviluppo territoriale di lungo
periodo da perseguire con coerenza e serietà
•
•
Quadro Conoscitivo: conoscere il territorio per essere in grado di rispettarlo
Valutazione di Sostenibilità Ambientale e Territoriale: comprendere i limiti
dell’ecosistema, definire le azioni compatibili e prevedere gli interventi di mitigazione necessari
•
Partecipazione con la società locale: un progetto di sviluppo territoriale sostenibile
deve essere costruito con chi conosce il territorio perché lo utilizza, con chi comprende la sua
struttura ed è interessato al suo equilibrio
•
Concertazione con gli altri enti istituzionalmente interessati agli interessi
pubblici coinvolti : costruire assieme un progetto forte e condiviso di sviluppo sostenibile per
tutto il territorio provinciale
•
•
Perequazione: ogni cittadino ha gli stessi diritti e doveri nei confronti della collettività
Agenda 21 locale: agire localmente, pensare globalmente, il modello di sviluppo che
mettiamo in atto è la tessera di un mosaico che interessa l’intero pianeta
•
Carta unica del territorio: il piano urbanistico comunale deve costituire l’unico
riferimento per il cittadino per la verifica delle possibilità urbanistiche ed edilizie, fatti salvi le
prescrizioni e i vincoli
ARTICOLAZIONE DEGLI STRUMENTI URBANISTICI: FRANCIA
LOI SRU “SOLIDARITÈ ET RENOUVELLEMENT
URBAINS., 31.12.2000
Punti forti della SRU:
1.
2.
3.
intercomunalità/agglomerazione;
Solidarietà sociale e fiscale tra comuni;
Tutela dell’ambiente.
La SRU promuove il progetto di
agglomerazione, attraverso lo SCOT e il
PADD (progetto di sistemazione e di sviluppo
sostenibile).
Per il progetto comunale introduce il PLU e
conferma ed adegua le ZAC.
Il PLU deve tenere conto delle indicazioni del
PADD
1. LES SCHÉMA DE COHERENCE TERRITORIALE - SCOT
Definiscono l’evoluzione dell’agglomerazione e le priorità in
materia di habitat, commercio, accessibilità, zone
produttive, sostenibilità ambientale. Mentre il precedente
SD si occupava essenzialmente di destinazione d’uso dei
suoli.
2. LES PLANS LOCAUX D’URBANISME - PLU
Succedono ai POS. Rappresentano il “projet urbain”
comunale in materia di assetto urbano, trattamento dello
spazio pubblico, paesaggio e ambiente. Devono essere
compatibili con gli altri documenti urbanistici e soggetti ad
una pubblica inchiesta prima della loro approvazione.
3. ZONE D’AMÉNAGEMENT CONCERTÉ – ZAC
É in vigore fin a dal 1967 si applica ad aree di
trasformazione e progetti di una certa importanza.
Di norma viene gestita da una SEM (società ad economia
mista) che garantisce il controllo pubblico sulle operazioni di
urbanistica, pur mantendo una notevole autonomia di
azione.
Organisme aménageur che opera nel montaggio e nelle
negoziazioni delle operazioni di urbanistica. Può riguardare
sia aree vaste che piccoli appezzamenti di terreno (mini-
ZAC).