Berlusconi:nonsonounsanto
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Berlusconi:nonsonounsanto
GIOVEDÌ 23 LUGLIO 2009 ANNO 134 - N. 173 Milano, Via Solferino 28 Tel. 02 6339 Fondato nel 1876 Ciclismo Doping, Di Luca sotto accusa Rischia di essere radiato Venezia, salta la mostra sul Futurismo La Regione: i fondi destinati ai danni del maltempo Calcagno e Tomaselli alle pagine 44 e 45 di Stefano Bucci a pagina 37 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Domani in edicola L’Europeo Cronaca nera, volume 2 «Cadaveri eccellenti» a 6,90 euro più il prezzo del quotidiano POLITICHE PER LA FAMIGLIA E RISPARMI Ripartono i cantieri delle grandi opere. Decreto anticrisi, verso maxiemendamento e fiducia Rivalutazioni NUOVO WELFARE I PASSI NECESSARI Berlusconi: non sono un santo ELOGIO DI GUARESCHI di MAURIZIO FERRERA Il premier e il caso escort: «Mi attaccano ma non mi feriscono» C 9 771120 498008 Roma, Piazza Venezia 5 Tel. 06 688281 www.corriere.it Museo Correr 90 7 2 3> EURO 1,50 In Italia con "Corriere della Sera Magazine" on il decreto anticrisi il governo si appresta a compiere due nuovi passi sul tortuoso sentiero della «ricalibratura» del welfare. Entrambi i passi riguardano il sistema pensionistico, un settore per il quale l'Italia spende più degli altri Paesi europei e che è caratterizzato da numerose sperequazioni categoriali. L'età di pensionamento delle dipendenti pubbliche verrà progressivamente elevata da 60 a 65 anni (come quella degli uomini), così come stabilito dalla Corte di giustizia europea. A partire dal 2015 i requisiti anagrafici per l'accesso alla pensione verranno periodicamente adeguati all'incremento della speranza di vita: se gli italiani (uomini e donne) vivranno più a lungo, andranno in pensione un po' più tardi. Le due misure non avranno un grande impatto finanziario ma introducono due promettenti innovazioni istituzionali. Le risorse risparmiate dovranno essere usate «per interventi dedicati a politiche sociali e familiari, con particolare attenzione alla non autosufficienza». E' forse la prima volta che si istituisce un collegamento diretto e formale tra una «sottrazione» in campo pensionistico e una «addizione» nel campo dell'assistenza e dei servizi alle persone. L'impegno sarà rispettato? Le risorse saranno sufficienti per promuovere efficaci politiche di conciliazione a favore delle donne? Per quanto lecite e giustificate, queste domande nulla tolgono al carattere innovativo del provvedimento e al suo tentativo di operare una ricalibratura virtuosa fra comparti di spesa e rischi del ciclo di vita. L'adeguamento generalizzato dell'età pensionabile, dal canto suo, avverrà in base a un meccanismo quasi automatico, basato sui dati Istat relativi alla speranza di vita. Anche qui si tratta di un'innovazione promettente. Nella riforma Dini le procedure di revisione della formula pensionistica in base agli andamenti demografici erano state definite in maniera molto lasca, lasciando troppo spazio alle contrattazioni e ai veti politico-sindacali. Il governo Prodi aveva già introdotto regole più stringenti. Ora la soglia d'età sarà soggetta a revisioni periodiche, graduali ma semi-automatiche, come già accade in numerosi Paesi Ocse. E' giusto stabilire requisiti anagrafici uguali per tutti i lavoratori, senza tener conto dei lavori usuranti, della crescente diffusione di carriere spezzettate a seguito di contratti «precari»? Non sarebbe meglio tornare alla logica del pensionamento flessibile prevista dalla riforma Dini? Anche queste sono domande lecite e giustificate. Nessun sistema previdenziale può però esimersi dall'avere un'età pensionabile «di riferimento», in base alla quale valutare poi l'introduzione di eventuali deroghe. Dato il costante innalzamento della speranza di vita, è opportuno che questa soglia anagrafica venga periodicamente modificata. In questi giorni il decreto anticrisi dovrà essere approvato dal Parlamento. Se è irrealistico immaginare un qualche accordo bipartisan, vi sono però le condizioni perché i contenuti e i toni del confronto politico sulla previdenza si mantengano su un piano di ragionevolezza costruttiva. L'adozione di regole generali e trasparenti, il più possibile riparate da pressioni politiche di questa o quella parte, è il miglior modo per garantire l'equità, sia fra categorie sia fra generazioni. «Ci sono in giro un sacco di belle figliole. Non sono un santo. Lo avete capito tutti. Speriamo che lo capiscano anche quelli di Repubblica...»: Silvio Berlusconi ha deciso di scherzare così sul caso delle escort a Palazzo Chigi durante la cerimonia di apertura dei lavori dell’autostrada Brescia-Bergamo-Milano. Nell’occasione il presidente del Consiglio ha annunciato l’apertura di 19 cantieri di opere pubbliche entro la fine dell’anno. Oggi il governo presenta la richiesta di fiducia e il maxiemendamento al decreto anticrisi. Società multietnica CHE PARLA A CHI HA CUORE di CLAUDIO MAGRIS Giannelli G iovannino Guareschi, con i suoi pregi e i suoi limiti, è stato un vero scrittore popolare, qualità che oggi appare particolarmente carente nella nostra narrativa... Ha condotto una polemica anticomunista senza esclusione di colpi. Ma se il comunista attaccato da Guareschi in sede politica è un mangiabambini, nella saga di don Camillo sono i comunisti a incarnare quell’umanità vitale, generosa, animata da sentimenti schietti e perenni, in cui Guareschi stesso si riconosce. A PAGINA 35 DA PAGINA 2 A PAGINA 6 Antimafia Il Governatore chiede più attenzione sul riciclaggio Draghi lancia l’allarme usura «Le nostre imprese a rischio» Franceschini «Gli islamici ci guardano» Le svedesi e i dubbi sul topless di LUIGI OFFEDDU Da decenni la Svezia, come l’Olanda, evoca in Europa libertà di costumi sessuali ed emancipazione. Ma il Paese scandinavo, dove la presenza e l’influenza delle minoranze islamiche sono in crescita, sta forse cambiando. A Malmö, terza città della Svezia e metropoli europea con la più alta percentuale di immigrati musulmani, nessuna donna in topless frequenta la piscina pubblica nonostante un gruppo femminista abbia ottenuto, dopo una storica battaglia, il sì della municipalità al bagno a seno nudo contro una proposta di legge proibizionista. Dibattito e polemiche sui blog: c’è un cambio di mentalità; no, se il topless dà fastidio agli «stranieri», se ne tornino a casa. A PAGINA 17 «Con Bersani il bipolarismo può sciogliersi» di ALDO CAZZULLO ❜❜ Dal congresso del Pd passa il futuro assetto della politica italiana: siamo arrivati al bipolarismo, che però va salvaguardato, non dobbiamo credere che questo sistema sia acquisito per sempre. Berlusconi? La legislatura potrebbe finire in anticipo. Dobbiamo cominciare a occuparci del dopo-Berlusconi: nessun uomo di buonsenso può pensare che si ricandidi a fine legislatura. A PAGINA 11 Davanti alla Commissione antimafia il Governatore di Bankitalia, Mario Draghi, mette in guardia sui pericoli di infiltrazione della criminalità nell’economia. Chiede di intensificare l’azione di contrasto e di razionalizzare le norme antiriciclaggio soprattutto in questo momento di crisi. «In vaste parti del Paese — afferma il Governatore — le organizzazioni criminali aggressive e opprimenti frenano il tasso di crescita». Le imprese sono più esposte al rischio di usura. A Roma in una operazione contro i patrimoni della ’ndrangheta è stato sequestrato e posto sotto amministrazione giudiziaria il Café de Paris, il bar della Dolce Vita. A PAGINA 18 Frignani Sacchettoni, Tamburello Dieci euro a colpo Studente di ingegneria a capo della banda che clonava carte di credito La piccola grande truffa online di MASSIMO SIDERI La polizia postale di Bologna ha smascherato una banda che operava su larga scala in tutto il Nord Italia rubando identità digitali per pagare i conti. Piccoli prelievi che potevano passare inosservati. Quattordici gli arrestati, in gran parte camerunensi, che facevano capo a uno studente di ingegneria informatica a Ferrara. A PAGINA 25 Sacconi e il virus A: interessati 15 milioni «Vaccino per gli italiani tra i 2 e i 27 anni» di MARGHERITA DE BAC Campagna di vaccinazione per 15 milioni di italiani tra i 2 e i 27 anni. È una delle azioni previste nel piano antipandemia allo studio del governo. Il ministro Sacconi: cominceremo in autunno. Il virus della nuova influenza A PAGINA 20 All’interno LA LETTERA «Unità d’Italia Governo Prodi senza colpe» di FRANCESCO RUTELLI A PAGINA 13 INTERVISTA CON SCALFARO «Dietro le stragi un intreccio mafia-politica» di MARZIO BREDA A PAGINA 19 35 Corriere della Sera Giovedì 23 Luglio 2009 IN PAGINA ✒ Un commissario in Sardegna di GIORGIO DE RIENZO Nero Di Giovanni, ora commissario di Polizia ma con un recente passato onorevole nei servizi segreti, torna (di malavoglia) alla sua natale cittadina sarda come capo della Mobile. Il suo inaspettato rientro è guardato con dispetto (e diffidenza) dal questore e da chi, nel luogo, nutriva legittime aspirazioni immediate di carriera: qualcuno gli rema dunque contro, mentre un amico di infanzia invece appare persino troppo premuroso nei suoi confronti. I sospetti comunque si rivelano non infondati perché di fatto, appena Nero mette i piedi nell’isola, si scatena una serie di omicidi eccellenti, ai Cultura quali si alternano fatti criminali all’apparenza meno significanti. Elias Mandreu è al suo esordio narrativo con questo Nero riflesso (Il Maestrale, pp. 355, e 19): tenta di costruire un romanzo assai ambizioso mettendo in scena molti punti di vista e sovrapponendo linguaggi diversi. L’amalgama stenta a prendere corpo e il troppo orchestrato finisce per soffocare più che arricchire la narrazione. Venerdì 24 luglio DANZA E CORAGGIO MARATONA INTERNAZIONALE Esclusiva Ravello Festival Dal 26 giugno al 27 settembre www.ravellofestival.com Box Office 089.858422 Rivalutazioni Elogio del padre di Peppone e Don Camillo, narratore pirotecnico che offre momenti esilaranti anche nei suoi libri minori Giovanni Guareschi l’anticomunista che amava i compagni È uno dei pochi autori realmente popolari capace di parlare con semplicità a chi ha cuore di CLAUDIO MAGRIS I n un articolo pubblicato sull’ultimo numero dell’«Indice», Valentino Cecchetti sottolinea come, nel centenario della nascita ricorrente l’anno scorso, molti studi abbiano riportato all’attenzione Giovannino Guareschi, autore — almeno anni fa — molto letto, ma forse messo in disparte da molta critica sia per ragioni ideologiche, sia per il suo caratteraccio guascone — simpatico ma talora, nella polemica, incline a passare il segno e ad essere anche ingiusto — sia per una concezione falsamente sofisticata e raffinata della letteratura, per un pregiudizio supponente nei confronti di ciò che appare facile e popolare. In realtà Guareschi, con i suoi pregi e i suoi limiti, è stato un vero scrittore popolare, qualità che oggi appare particolarmente carente nella nostra narrativa. Guareschi è popolare nel senso che sa realmente parlare a molti, raccontando qualcosa di essenziale (ad esempio il senso dell’amicizia, il piglio picaresco, gagliardo e malinconico del vivere) con una semplicità accessibile anche a chi non ha una profonda cultura, ma non a chi non ha cuore e non sa cosa significhi far baldoria con gli amici o preparare il Presepe quando si avvicina il Natale. Esattamente il contrario della fasulla popolarità costruita a tavolino di tanti odierni bestseller romanzeschi, apparentemente profondi per i problemi che esibiscono e in realtà superficiali per il semplicismo ancorché serioso con cui li affrontano. Forse — come diceva già parecchi anni fa il grande scrittore Manès Sperber, compagno di battaglie di Silone e di Koestler — i «tutti» Classici Giovanni Guareschi (1908-1968, nella foto una sua caricatura) è stato uno degli scrittori italiani più venduti nel mondo, con oltre 20 milioni di copie. La sua opera più famosa è «Don Camillo» (1948), il parroco che parla col Cristo all’altare e con il suo antagonista, il sindaco comunista Peppone. Guareschi fu direttore del «Candido» e nelle elezioni del 1948 s’impegnò contro il Fronte Popolare. oggi non esistono veramente più, sono la folla larvale di eterodiretti sinceramente ma coattivamente portati ad apprezzare i quiz televisivi. Quando invece Peppone, in una pagina di Guareschi, offre il suo fazzoletto rosso di partigiano all’isolato oratore liberale centrato in faccia da un pomodoro e zittisce i suoi compagni di partito, che sghignazzano, gridando «Chi ride è un porco», il lettore di quella pagina può essere veramente ognuno. A Guareschi — anche ai suoi libri minori che credo quasi nessuno legga più, come Il marito in collegio o Il destino si chiama Clotilde — dobbiamo alcuni momenti esilaranti; le autentiche risate sono fra i grandi beni della vita, un momento della sua sanguigna e fraterna coralità, e dobbiamo essere grati a chi ce ne fa dono. Indubbiamente Guareschi si è tirato addosso un ostracismo di parte, perché è stato, nelle sue polemiche politiche, spesso smodato e fazioso — ad esempio nei confronti di De Gasperi — anche se mai acido. Ma proprio sul piano politico ha dimostrato una qualità che rivela l’autentico scrittore, nel quale la creatività poetica non si lascia condizionare dall’ideologia e talora anzi la contrasta, senza proporselo ma proprio perciò più efficacemente. Guareschi ha condotto una polemica anticomunista senza esclusione di colpi; i compagni «trinariciuti» che apparivano sul suo Candido o i comunisti beoti e truci evocati in campagna elettorale sono stati una delle espressioni più aggressive, talora viscerali dell’anticomunismo, in quegli anni in cui si giocavano le sorti dell’Italia e del mondo fra l’Occidente e l’Est sovietico. Ma se il comunista attaccato da Guareschi in sede politi- Lo scrittore Giovanni Guareschi (1908-1968), padre di don Camillo e Peppone, al volante della sua spider (Foto Effigie) ca è un mangiabambini che dovrebbe muovere a odio e a paura, nella saga di don Camillo sono i comunisti a incarnare quell’umanità vitale, generosa, animata da sentimenti schietti e perenni, in cui Guareschi stesso si riconosce. Peppone è molto più buono e umanamente più caldo di quanto lo sia don Camillo; è Peppone — col quale Guareschi ha in comune non solo i baffoni di Gino Cervi — che dà voce ai sentimenti più cari all’autore, commuovendosi quando sente la canzone del Piave, commettendo anche errori ma sempre per impulso di vero uomo e mai per malignità. Guareschi era appassionatamente monarchico, ma è il comunista Peppone — quando la vecchia maestra del paese chiede morendo di essere sepolta con la bandiera sabauda sulla bara e gli esponenti politici di ogni partito esprimono untuosamente il loro dolente e ipocrita parere negativo — a rispondere secondo il cuore di Guareschi. Egli dice loro infatti che come sindaco li ringrazia ed è del loro parere, ma che «siccome in questo paese non comanda il sindaco ma comandano i comunisti», come capo del comunisti se ne infischia di quei pareri e dunque la maestra andrà al cimitero con la sua bandiera «e se qualcuno ha qualcosa da obiettare lo faccio volare fuori dalla finestra». Leggendo le storie di don Camillo, verrebbe voglia di essere governati da ❜❜ Con i suoi pregi e i suoi ❜❜ Raccontava il senso limiti, è stato un vero scrittore di massa, qualità che oggi appare carente nella nostra narrativa dell’amicizia, il piglio gagliardo e malinconico del vivere con una spontaneità accessibile a tutti gente come Peppone e i suoi compagni, il Brusco o il Bigio, piuttosto che dai loro avversari. Guareschi, nel suo scatenato anticomunismo politico, sapeva bene di idealizzare anche quei compagni, perché non ignorava certo le violenze e pure i crimini di cui si era macchiato il comunismo in quella Bassa Padana a lui cara, dove il sole picchia sulle zucche della gente, e sapeva che, se nel ’48 avessero vinto i comunisti, il destino dell’Italia sarebbe stato affidato a mani diverse da quelle robuste e paterne di Peppone, brave a prendere a sberle chi lo merita ma anche a fare il Presepe. Ma il Guareschi scrittore, artista, ha intuito la straordinaria carica umana del movimento comunista italiano; i suoi valori, la sua schietta vena popolare, che poi si è perduta per tutti e di cui il «popolo» di oggi è una esangue e stupida parodia. Perciò si raccomanda la lettura dell’irriducibile anticomunista Giovannino Guareschi a tanti acidi, compunti e furbi revisionisti di oggi, magari ieri comunisti e oggi anticomunisti forse perché il comunismo non c’è più e non c’è più alcun Peppone di cui temere le sberle.