Le bandiere ammainate 25 aprile, San Marco

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Le bandiere ammainate 25 aprile, San Marco
Lettera al Direttore
Le bandiere ammainate
L’ultimo ammaina bandiera su Nave Alpino
di Giorgio Ferlatti
CC GN (r) Socio di Latina
on più sacra Nave armata della Patria, finirà ad arrugginire da qualche
parte nell’attesa, forse lunga, della demolizione?
Anni fa (tanti) ero imbarcato sull’Andromeda, bella Unità della bella Squadriglia
Altair. Base della Squadriglia - Taranto (ci
stava poco, impegnata com’era con le
esercitazioni NATO); ormeggio – la banchina Torpediniere.
L’ingresso dell’Arsenale a poche centinaia di metri sulla destra guardando la
prua delle navi. Come ufficiale allo scafo
avevo spesso a che fare con l’Arsenale e
quando vi andavo mi si stringeva il cuore:
tra noi e l’Arsenale, dopo alcune Unità,
poco scostato era ormeggiato un vecchio
incrociatore, in disarmo.
Anni prima aveva, pulsante di vita propria e degli uomini imbarcati, combattuto in guerra.
Ora era lì, rottame senza passerella, le
battagliole con le draglie in bando, carico
N
di ruggine. Senza Bandiera. Le Navi da
guerra (mi si conceda il termine desueto),
come gli esseri viventi, sono concepite e
nascono per vivere e per morire.
Le fortunate lo fanno gloriosamente,
“con la Bandiera a riva per sempre”,
nel completo e definitivo abbraccio del
mare.
Le altre, dopo anni di onorato servizio,
ammainano la Bandiera l’ultima volta in
qualche base navale.
25 aprile,
San Marco Evangelista
di Alessio Pennestri
Presidente del Gruppo ANMI di Como
aprile 2009, un giorno memorabile un passo vero verso
quella che viene chiamata la pacificazione nazionale. Facciamo un passo indietro a 65 anni fa. Nel 1944, in Altare, una piccola cittadina sull’Appennino ligure a quindici chilometri da Savona rinomata per le sue vetrerie, aveva sede il comando della Divisione di Fanteria di Marina San Marco della Repubblica Sociale
Italiana. Rientrata da Auerbach (Germania) dopo un duro addestramento invece di essere inviata sul fronte orientale fu impiegata nella difesa costiera su un fronte di novanta chilometri di costa
ligure. Dal 1944 il comandante della San Marco era il Generale
Amilcare Farina, un uomo che univa la disciplina ad un rapporto
speciale con i suoi marinai (che infatti lo chiamavano “Papà Fari-
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Marinai d’Italia
Ma la putrefazione no!!!
Queste vanno demolite al più presto non
ostando problemi di bilancio: le spese sono compensate dal riciclo dei materiali
come dimostrano i tanti cantieri di demolizione che di questo vivono. E comunque
quelle che non hanno avuto in sorte di finire con la Bandiera a riva vengano demolite almeno prima del dissolversi della
loro orgogliosa e smagliante bellezza di
“Navi da Guerra”.
na”), fu questo soldato d’Italia che volle edificare il cimitero dove
far riposare dignitosamente le salme dei suoi ragazzi che persero
la vita in quegl’anni bui, insieme con i caduti su quel fronte. Qui riposano più di 1.500 soldati, marò della San Marco, tedeschi, inglesi, partigiani e civili morti a causa dei bombardamenti alleati. Non
c’è distinzione tra una tomba e l’altra, tutte croci bianche e loculi
bianchi tutti uguali, una a fianco all’altra con la scritta “Marò”,
“Soldato”, “Partigiano”, “Civile” e tanti, troppi “Ignoto”. Qui il Generale Farina, a differenza di tutti, volle dare degna sepoltura a
coloro che indossarono con Onore una divisa, facendo scelte diverse, ma in buona fede e tutti coloro che perirono in quei tragici
giorni di guerra civile. E nel 2008 la prima visita del Sindaco di Altare in forma ufficiale con la fascia tricolore e, quest’anno, con il
Gonfalone della città.
Un vero corteo ha portato una corona al monumento ai Caduti di
Altare, dove viene letto sia un messaggio della Presidenza Nazionale dell’ANMI, sia un messaggio del Ministro della Difesa. Altare
non è solo un Campo Santo alle dipendenze dell’Onorcaduti, è un
simbolo di pace, un luogo unico in Italia dove riposano all’ombra
della stessa Bandiera Tricolore quei figli d’Italia che combatterono su fronti opposti. È un luogo che fa riflettere e maturare. Altare
è sì un Cimitero Militare, ma è innanzitutto un luogo di vera pace.