Didymus [1] Divdumoç Alessandria 1° sec. aC-1° sec. dC
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Didymus [1] Divdumoç Alessandria 1° sec. a.C.-1° sec. d.C. Per la cronologia di Didimo è di primaria importanza il lessico Suda, dove si afferma che egli visse fino all'età di Augusto (d 872) e si istituisce un sincronismo con il re Giuba di Mauretania (i 399). La sua instancabile attività in molteplici campi della filologia gli valse il soprannome Calkev n teroç, «dagli intestini di bronzo» (Sud. d 872. i 399. c 29), mentre il nomignolo Bibliolav q aç, «dimenticalibri», si deve all'enorme mole dei suoi scritti, 3500 secondo Demetrio di Trezene (ap. Ath. 4, 139c) e la Suda (d 872), 4000 a dire di Seneca (epist. 88, 37). La sua attività di raccolta, selezione e compilazione delle precedenti opere della filologia alessandrina si concretizzò nella produzione di commentarî e scritti di critica ed esegesi degli autori classici, in lavori lessicali e grammaticali e in altri contributi di contenuto vario. Nell'ambito della filologia omerica, Didimo compose un trattato dal titolo Peri; th'ç !Ariçtarceivou diorqwvçewç, che raccoglieva estratti dalla recensione di Aristarco dei poemi e ne illustrava le scelte testuali e le motivazioni; durante l'antichità il commento di Didimo rappresentò uno dei capisaldi dell'esegesi omerica, insieme alle opere di Aristonico, Nicanore ed Erodiano, unitamente alle quali va sotto il nome convenzionale di «Viermännerkommentar» (VMK). Excerpta di questo commentario confluirono in diverse raccolte erudite, soprattutto negli scolî del codice Venetus A dell'Iliade, nel quale si trova alla fine di ogni canto (con piccole differenze) l'annotazione: «Sono presenti i segni di Aristonico, nonché gli scritti di Didimo sull'edizione di Aristarco, e anche qualcosa tratto dalla Prosodia dell'Iliade di Erodiano e dallo scritto di Nicanore Sull'interpunzione». Didimo scrisse inoltre commentarî continui a libri dell'Iliade e dell'Odissea, che riguardavano esegesi di passi, etimologia e significato delle parole, geografia e mitologia omerica, e di cui si trovano frammenti negli scolî a Omero, in Stefano di Bisanzio e negli Etimologici. Egli dedicò poi eruditi hypomnemata a un copioso numero di opere di poeti epici, lirici, tragici e comici delle età arcaica e classica. Non vi è dubbio che abbia composto un commentario alla Theogonia di Esiodo, benché il suo nome venga menzionato una sola volta nei relativi scolî (Sch. Hes. Th. 126), mentre non è certo che avesse fatto altrettanto per gli Erga. Hypomnemata di Didimo alle opere di Pindaro vengono esplicitamente citati in Sch. Pind. O. 5 inscr. a e in Lact. inst. 1, 22, 19. Commentò i Peani (Amm. de adf. 231) e probabilmente gli Inni; dei suoi commentari agli Epinici vi è ampia attestazione negli scolî, dove egli è nominato un'ottantina di volte; e, al di là delle menzioni esplicite, è ritenuto verosimile che molto del materiale di erudizione alessandrina contenuto negli scolî pindarici risalga comunque a lui. Di un suo hypomnema agli Epinici di Bacchilide reca testimonianza Ammonio (de adf. 333 = Eustath. – www.lgga.unige.it – LESSICO DEI GRAMMATICI GRECI ANTICHI 1954, 5). Per quanto concerne l'attività di Didimo sulle opere dei tragici, non si hanno prove che abbia commentato Eschilo, mentre è ben attestato il suo lavoro su Sofocle, che viene menzionato da Ateneo (2, 70c) e che ha lasciato traccia negli scolî, di cui fu probabilmente una delle fonti principali; una sottoscrizione alla Medea (ms. Paris. gr. 2713) dà notizia di un commento di Didimo alle tragedie di Euripide, e negli scolî a questo autore il nome del grammatico ricorre 18 volte; egli si occupò inoltre anche di Ione e forse di Acheo. La composizione di commenti alle commedie di Aristofane è comprovata ampiamente dagli scolî di tradizione medievale, nei quali restano più di 60 menzioni: benché le sottoscrizioni nei mss. medievali di Nubes, Aves e Pax non citino Didimo tra le fonti dirette degli scoliasti, è da ritenere che il suo contributo esegetico sia penetrato ampiamente negli scolî tramite i commenti dell'età imperiale, in primis quello di Simmaco, che ad esso attinsero. Sussiste l'ipotesi che a lui risalgano, attraverso rifacimenti e interventi di tipo compendiario, due commenti papiracei frammentari a commedie aristofanee non precisamente identificate, entrambi del 2° secolo d.C.: P. Oxy. XXXV 2737 (commento all'Anagyros?) e P. Flor. II 112, nel quale il nome di Didimo compare in due additamenta esegetici. Scrisse hypomnemata anche a Cratino (Sch. Aristoph. Ve. 151), a Menandro (EGud. 338, 25) e forse ad Eupoli. È stato supposto che P. Oxy. XIII 1611 (commento frammentario a commedia anonima perduta) sia l'epitome di un hypomnema didimeo. Fra i prosatori, Didimo si occupò degli oratori, soprattutto di Demostene, Eschine, Iperide, Iseo e forse altri, procedendo sempre tramite excerpta e compilazioni da materiale preesistente (Pfeiffer, Storia, 1973, pp. 419-420; contra Cohn, RE 458 ss., che sosteneva la maggiore originalità di Didimo nelle opere sugli oratori). Il tramite principale del lavoro di Didimo in questo ambito, il lessico di Arpocrazione, è affiancato da un ampio frammento (forse un compendio) dell'opera Diduvmou peri; Dhmoçqevnouç, comprendente un gruppo di lemmi dai Philippika seguiti da note esplicative, restituito da P. Berol. 9780 (2° sec. d.C.). Pare probabile che Didimo si sia occupato di Tucidide: un importante testimone in tal senso è costituito dalla biografia dello storico ateniese composta da Marcellino, nella quale Didimo è citato alcune volte. Nella metodologia didimea, una componente imprescindibile e strettamente connessa all'esegesi degli autori era la ricerca lessicografica. In questo ambito emergono una levxiç kwmikhv ed una levxiç tragikhv, entrambe ricordate da Esichio nella lettera a Eulogio premessa al suo lessico; Arpocrazione (s.v. dermhçthvç) ricorda un'opera intitolata !Aporoumevnh levxiç; in una glossa atticistica del VI lessico di Bekker (p. 334, 1) è menzionata una Tropikh; levxiç; una Diefqorui'a (o Parefqorui'a) levxiç è citata da Ateneo (9, 368b) e negli scolî ad Aristofane (Sch. Aristoph. Av. 768 e Pl. 388). Forse si occupò anche del lessico ippocratico, mentre il lessico platonico edito da Miller è pseudepigrafo. – www.lgga.unige.it – LESSICO DEI GRAMMATICI GRECI ANTICHI In ambito grammaticale, la tradizione (EGen. 159, 28) attribuisce a Didimo un'opera Peri; paqw'n. Trova consensi la tesi di M. Schmidt, che assegna all'Alessandrino alcune opere che la Suda (d 873. 874) riferisce a un Didimo più giovane, attivo a Roma (Peri; ojrqografivaç e Piqanav), e a un terzo omonimo, Didimo Claudio (Peri; th'ç para; ÔRwmaivoiç ajnalogivaç). Infine sappiamo di una serie di monografie di argomento diverso. Il lessico di Orione conserva frammenti di uno scritto Peri; lurikw'n poihtw'n, che probabilmente contemplava una classificazione dei vari generi con le rispettive definizioni. Si ha poi notizia di un'opera critica miscellanea (Çuvmmikta o Çumpoçiakav), dove argomenti eruditi venivano trattati sotto le specie di una conversazione simposiale, e di una raccolta di materiale mitografico (Xevnh iJçtoriva), dai cui frammenti emerge una tendenza fortemente razionalistica. Elladio (ap. Phot. Bibl. cod. 279 p. 530a) attesta un'opera Peri; paroimiw'n, in 13 libri, che ampliava la raccolta di Aristofane di Bisanzio e che divenne la fonte principale della tradizione paremiografica successiva. Plutarco (Sol. 1), infine, cita uno scritto antiquario Peri; tw'n ajxovnwn tw'n Çovlwnoç ajntigrafh; pro;ç !Açklhpiav d hn. Problematica e discussa l'attribuzione a Didimo, sostenuta da Ammiano Marcellino (22, 16, 16), di uno scritto polemico sul De re publica di Cicerone, che risulterebbe piuttosto incongruente con metodi e obiettivi della cultura alessandrina e che probabilmente è da ascrivere a Didimo Claudio. Il principale contributo culturale di Didimo – che è impossibile quantificare con maggior precisione a causa della trasmissione in forma anonima, nei lessici e negli scolî, di materiale erudito sicuramente tratto o derivato in gran parte dai suoi studi – risiede nell'aver garantito la sopravvivenza, per quanto parziale, del lavoro critico delle precedenti generazioni di filologi alessandrini e nell'averne perpetuato le forme, gli obiettivi e il metodo, stabilendo un fondamentale trait d'union tra la filologia greca dell'età ellenistica e l'erudizione greco-romana di età imperiale e bizantina. Ed.: • Schmidt, Did. Chalc., 1854 • Didymi, Peri; tw'n ajporoumevnwn para; Platw'ni levxewn fragmenta, ed. E. Miller, Mélanges, 1868, pp. 399-406 (= Lex. Gr. min., 1965, pp. 245-252) • Didymi commentarii qui inscribebatur Peri; th'ç !Ariçtarceivou diorqwvçewç fragmenta, ed. A. Ludwich, in Aristarchs hom. 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