SESSIONE A – LINGUA, LINGUE COME PARLANO I BAMBINI
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SESSIONE A – LINGUA, LINGUE COME PARLANO I BAMBINI
SESSIONE A – LINGUA, LINGUE COME PARLANO I BAMBINI. SPUNTI SULL’ALFABETIZZAZIONE LESSICALE DA 0 A 6 ANNI Emilia Passaponti, Caporedattore “Scuola dell’infanzia” Giunti Scuola A differenza di altri aspetti della lingua, come la fonologia o la sintassi, di cui i parlanti si impossessano entro un periodo di tempo limitato, il lessico, l’insieme delle parole di qualsiasi lingua, lingua madre o seconda, viene conquistato in maniera graduale. Ed è una conoscenza non può dirsi mai conclusa. La costruzione del patrimonio lessicale comincia nei primissimi mesi di vita, e si incrementa progressivamente, prosegue lungo tutto l’arco della vita. Tuttavia deve essere sostenuto e alimentato, altrimenti va incontro a forme di impoverimento e di regressione anche gravi (l’analfabetismo di ritorno che secondo ricerche internazionali colpisce una percentuale rilevante della popolazione adulta di tutti i paesi industrializzati, e l’Italia in maniera impressionante). Quante parole conosce un bambino a 2, a 3, a 5 anni? E quante a 11? E un adulto? Le ricerche di cui provengono prevalentemente dagli studi di psicologia evolutiva in area anglosassone ed esaminano l’evolversi della comparsa di nuove parole nel bambini dai primi mesi di vita fino ai sei anni. Analoghe ricerche condotte in Italia (Caselli e Volterra) confermano queste linee. A titolo di esempio alcuni dati: nel loro campione, a 12 mesi i bambini producono in media 8 parole, a 16, 32 parole, a 17-18 mesi 54 parole, a 19-21 circa 130 a 2 anni e mezzo circa 400. Come per gli studi relativi ai bambini inglesi, si registra un’ampia banda di oscillazione e di variabilità soggettiva: a 20-21 mesi, a fronte di una media di 130 parole, ci sono bambini che producono 7 parole ad altri che arrivano a 484. Ci troviamo di fronte a linee di tendenza e non a stadi di sviluppo di un processo obbligato rispetto a cui misurare scarti individuali. Tuttavia, questi dati possono rappresentare un buon indicatore per misurare eventuali scostamenti patologici. Un altro aspetto interessante che emerge da queste ricerche è la correlazione tra comprensione e produzione. La comprensione anticipa e consolida la produzione, in quantità e in qualità. Di qui l’importanza di esporre i bambini a input vari e protratti nel tempo: dialoghi e scambi verbali programmati e progettati con cura, lettura di immagini, offerta di ascolto di testi di vario tipo (filastrocche, racconti, resoconti, narrazioni…). Ecco che arrivano in aiuto i libri, con tutta la loro potenzialità e ricchezza di spunti per intrattenere dialoghi e scambi con i bambini, i libri da cui originano domande e curiosità (“Che cos’è?”, “Cosa fa?”, “Perché?”, “Me lo racconti di nuovo?”) Via via che i bambini proseguono nella conquista della lingua materna (attraverso gli scambi verbali con gli adulti, e con i pari, l’ascolto e la rielaborazione di testi, filastrocche) imparano parole nuove e soprattutto imparano a riflettono sui meccanismi di formazione delle parole e sulla costruzione degli enunciati. L’incremento lessicale avviene sia a livello quantitativo sia qualitativo; attraverso una parola vengono veicolate molteplici conoscenze: quelle inerenti la sua forma fonica, la sua forma grafica, la sua morfologia, il significato singolo, il significato plurimo, le relazioni con altre parole ecc. L’apprendimento del lessico può essere guidato e inserito in un processo formale di apprendimento? Il lessico è per sua natura vasta, illimitato, aperto, indeterminabile. Per osservarne lo sviluppo a livello individuale e programmare le linee di sviluppo e di potenziamento occorre circoscriverlo, © Giunti Scuola 2012 delimitarlo in modo da evidenziare le forze che agiscono al suo interno. Questa operazione è possibile prendendo come riferimento i dizionari, soprattutto quelli progettati per scopi pedagogici. Indicazioni utili per la scuola – soprattutto dalla primaria in poi, ma interessanti anche per la scuola dell’infanzia – ci sono forniti dall’analisi della struttura e dalla stratificazione del lessico delle lingue: vocabolario di base, parole di alto uso, linguaggi delle discipline. Il vocabolario di base (le 7000 parole con cui sono costruite il 92% dei testi scritti o parlati) costituisce una bussola utile soprattutto per guidare l’apprendimento del lessico e la costruzione della competenza linguistica dei bambini nati da famiglie non italofone sempre più presenti nelle nostre scuole. Ma se è imprescindibile costruire solide fondamenta, il discrimine tra il capire e il non capire passa dalla conoscenza (mai conclusa) delle parole specialistiche, dalla stratificazione e specializzazione delle accezioni. E allora, leggere, leggere, leggere. © Giunti Scuola 2012