Ultima lotta tra incubo e sogno:il castello incantato

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Ultima lotta tra incubo e sogno:il castello incantato
Il re degli Elfi
Chi cavalca a quest’ora per la notte e il vento?
È il padre con il suo figlioletto;
se l’è stretto forte in braccio,
lo regge sicuro, lo tiene al canto.
“Figlio, perché hai paura e il volto ti celi?”
“Non vedi, padre, il re degli Elfi?”
Il re degli Elfi con la corona e lo strascico?
“Figlio, è una lingua di nebbia, nient’altro.”
“Caro bambino, su, vieni, con me!
Vedrai i bei giochi che farò con te;
tanti fiori diversi sulla riva ci sono;
mia madre ha tante vesti d’oro”.
“Padre mio, padre mio, la promessa non senti,
che mi sussurra il re degli Elfi?”
“Stai buono, stai buono, è il vento, bambino mio,
tra le foglie secche, con il suo fruscio.”
Preso da orrore il padre veloce cavalca,
il bimbo che geme, stringe fra le sue braccia,
raggiunge il palazzo con stento e con sforzo,
nelle sue braccia il bambino era morto.
Questo tema richiama il dipinto di William Blake (1757-1827): Gli angeli del
bene e del male
Il quadro presenta una situazione sconvolgente. Nel dipinto, come nei versi,
prevalgono gli elementi maligni che vogliono portar via il bambino dalle braccia
del padre.Il re degli elfi è simile per malvagità all’angelo del male; il padre del
bimbo è simile per bontà all’angelo del bene.
La lirica di J. W. Goethe: Il re degli Elfi e il dipinto di W.Blake: Gli angeli del
bene e del male, mi hanno suggerito questo racconto poiché l’"Arte” è l’attività
spirituale che ci consente di esprimere mediante la parola, il suono, il colore o
con altro mezzo e altro linguaggio il nostro pensiero.
Ultima lotta tra incubo e sogno:
"Il castello incantato"
Chi cavalca a quest’ora per la notte e il vento?
E’ il padre con il suo figlioletto;
se l’è stretto forte in braccio,
lo regge sicuro, lo tiene al caldo.
Era notte, il vento soffiava impetuoso e due ombre, che si mimetizzavano fra le
tenebre, viaggiavano senza una meta ben precisa, in groppa a un cavallo.
I due viandanti percorrevano una strada a noi sconosciuta: la via dei sogni.
In realtà quei due esseri erano padre e figlio e il loro scopo era quello di
raggiungere il castello del Signore dei sogni.
Il vecchio padre infatti pensava che fosse l’unico modo per salvare il figlioletto
dai ricorrenti incubi provocati dal re degli Elfi, un dispettoso folletto che rendeva
reali i cattivi pensieri del piccolo.
La strada da percorrere era ancora molta e a un tratto il bimbo cominciò a dire:
papà ho paura, papà ho paura!!
<<Caro bambino, su, vieni con me!
Vedrai i bei giochi che farò con te;
tanti fiori diversi sulla riva ci sono;
mia madre ha tante vesti d’oro>>.
<<Bel fanciullo, vuoi venire con me?
Le mie figlie avranno cura di te.
Le mie figlie di notte guidano la danza
Ti cullano, ballano, ti cantano la ninna-nanna>>.
“Figlio mio cerca di resistere, fra poco guarirai!”gli diceva il padre angosciato.
“Eccolo, il re degli Elfi!”
“Cosa vedi, piccolo mio, di
così terribile?
“E’ il re degli Elfi. Ha il
naso lungo e le orecchie a
punta! Il colore verde della
sua pelle si confonde con
ciò che lo circonda e per
questo riesce a farmi i
dispetti.
Ha un cipiglio cattivo e mi fissa, mi fissa !…
Stringiti a me, piccino! Cosa ti dice questo essere tanto cattivo?
“Nulla, padre, nulla! Vola di qua e di là e si poggia sugli alberi spogli…
La terra è arida e contornata da pochi fili d’erba rinsecchiti.
Il cielo è nero e i lampi cadono giù come pioggia gelida.
Il forte vento mi punge sul volto e i rami secchi degli alberi si protendono verso di
me per afferrarmi e portarmi via! Aiutami, padre mio!
Il tempo stringeva e arrivare al castello incantato sarebbe stato ormai inutile.
Preso da orrore, il padre veloce cavalca, il bimbo che geme, stringe fra le sue
braccia,raggiunge il palazzo con stento e con sforzo, nelle sue braccia il bambino
era morto…Il vecchio padre allora pensò di accelerare il passo e con un ultimo e
straziante sforzo arrivò dinnanzi all’imponente edificio e si precipitò dal Signore
dei sogni.
Il suo pianto disperato, in pena per la vita del proprio figlio, commosse il vecchio
mago che decise di aiutarlo:”Se vuoi davvero sconfiggere il re degli Elfi, gli disse,
devi far sì che tuo figlio si fidi di te e per ottenere questo devi aprirgli gli occhi
verso le cose belle di questo mondo.
Quando crederà in te, il suo spirito sarà guarito e il re degli Elfi scomparirà
dalla sua mente turbata.
Il vecchio saggio ringraziò il mago, scappò verso il figlioletto e lo prese tra le
braccia.
“ Piccolo mio, sei ancora spaventato? Cosa vedi adesso di così terribile?”
“ Oh padre, le nubi stanno tentando di mangiarmi con i loro denti aguzzi!.
“ No, figlio mio, guarda meglio…Quelle nubi non sono poi così paurose; sono
soffici nuvole che volano alte nel cielo azzurro e ti proteggono dai fulmini che
saettano in cielo!”
“ E quelli, padre, e quei rami degli alberi, non vedi che cercano di rapirmi?
“ Ma no tesoro, le loro grandi mani servono per ospitare ogni piccolo fiore
colorato che darà origine a dolci frutti, e le loro verdi foglie ti sfiorano il viso per
accarezzarti”.
“ Eccolo papà! Ecco il re degli Elfi! Il suo ghigno mi terrorizza!.
“ No, piccolo mio, non devi aver paura”, è solo polvere…Polvere che arriva e
vola via.
Lascialo andar via dalla tua testa, fa’ sì che voli lontano dai tuoi pensieri.
Il piccolo si addormentò e sul suo volto si disegnò un sorriso paradisiaco.
Il padre lo stringeva sereno tra le braccia: il suo amore lo aveva salvato.
Testo e disegno di Elena Mancuso
Immagini
William Blake, Gli angeli del bene e del male; acquerello, cm 44,5 x 59,4.
Londra, Tate Gallery
Note
In un mondo fantastico il poeta tedesco W. Goethe (1749-1832) ambientò la lirica
composta nel 1782: "Il re degli elfi" per la quale trasse spunto da una ballata
danese ( da Ballate magiche), tradotta da J. G. von Herder (poeta tedesco,17441803) "La figlia del re degli ontani".
Gli Elfi sono creature notturne che danzano con grazia al chiaro di luna. In questa
lirica rappresentano una forza misteriosa che esercita un influsso negativo sul
bambino, in altri casi , come gli Elfi su cui regna Oberon, nell’opera di
Shakespeare "Sogno di una notte di mezza estate", sono benigni.