BIMBI, ALBICOCCHE E MOLTO ALTRO ANCORA di
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BIMBI, ALBICOCCHE E MOLTO ALTRO ANCORA di
VIII CLASSIFICATO Titolo: BIMBI, ALBICOCCHE E MOLTO ALTRO ANCORA di Barbara Mulas Il vecchio melo era preoccupato. Da giorni riceveva lamentele da parte di tutti gli abitanti del Giardino, persino dalle talpe e dai gufi che di solito si facevano i fatti loro. Stava succedendo qualcosa di strano. Qualcosa di grosso. “Io ve l’avevo detto! Sono gli umani! Stanno tagliando gli alberi per far spazio a quegli orribili tubi da cui esce tutto quel fumo, che non ci lascia respirare”, disse l’albicocco. “Gli scoiattoli della casa accanto mi hanno detto che le ruspe hanno abbattuto un cortile di larici”. Era questione di tempo prima che toccasse a loro. “E allora ribelliamoci! Io da questo momento non faccio un frutto, né produrrò per loro l’ossigeno che serve”. Il ciliegio aveva le lacrime agli occhi, ma non si poteva più tornare indietro. Ne convenne anche il melo, che era il più anziano e ne aveva viste tante. Era una decisione solenne. Ci volle del tempo prima che gli umani si rendessero conto che da quel Giardino, rigoglioso da anni, non veniva più nemmeno un piccolo frutto. Mentre le fabbriche avanzavano, prosperando e tagliando gli alberi, gli animali si rintanavano in tane sempre più profonde, i rami dell’albicocco restavano vuoti e il ciliegio continuava a malincuore il suo sciopero. Così fecero tutti le altre Creature, fino a che un bel giorno una bambina, non più alta di un cespuglio di rose e che abitava lì vicino, fece notare alla mamma che in quel Giardino non c’erano fiori. Non che alla signora importasse più di tanto; ma si sa, gli occhi dei bambini vedono cose che ai grandi sono nascoste o che, forse, non vogliono notare. “Mamma, forse gli alberi sono arrabbiati con la nuova fabbrica”. “E perché mai dovrebbero, Cloe? Sono solo piante”. Che fantasia, questi bambini. “Gli alberi quando li tagli soffrono”. Il melo si trattenne a fatica dall’abbracciare quell’esserino con le trecce e la gonna a pallini che era stato capace di dire una così grande verità. Bisognerebbe sempre ascoltare i bambini.