Forme Parlando delle forme della pipa in radica bisogna distinguere

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Forme Parlando delle forme della pipa in radica bisogna distinguere
Forme
Parlando delle forme della pipa in radica bisogna distinguere tra:
Pipe curve (bent): per fumatori già esperti, si fuma più fresco, sono confortevoli per la tenuta in bocca ma
esigono più cura per la pulizia. Al loro interno ospitano un pozzetto per la raccolta dell’umidità che si forma nel
bocchino. Si consiglia di passare a fumare le pipe curve solo dopo averne già fumate almeno alcune diritte. Le
forme curve più tipiche sono la Bent classica e la Sax.
Pipe semi-curve: uniscono pregi e difetti delle due categorie estreme mitigandone le peculiarità.
Pipe diritte (straight): sono le migliori per i principianti perché permettono di distribuire l’umidità su tutto il
cannello, evitando di fumare amaro e di far bruciare la lingua. Di contro pesano di più sui denti essendo più
lunghe e creando una maggiore leva da sostenere.
Le teste delle pipe si possono suddividere in:
Billiard, la più classica a forma di cilindro ampia e capiente con il fornello ad angolo retto con il cannello
(più l’angolo è acuto, meno acre arriverà il fumo).
Bulldog o quadra, era la pipa della festa che veniva utilizzata alla domenica dai nostri antenati.
Boccetta o apple, è quella testa tonda, tutta legno che permette di dissipare bene il calore.
Canadese, con il cannello molto lungo (ed il bocchino corto) permette di avere in bocca il fumo più fresco e
aromatico anche se risulta più fragile.
Pot, molto bassa, facile da tenere accesa per una fumata veloce; quello che perde in leggerezza lo recupera in
aroma essendo piena di legno.
Dublino, con il suo fornello conico permette una fumata costante nel tempo.
Per quel che riguarda le dimensioni si passa dalle pipette da donna alle pipe grosse e pesanti per le grandi
fumate ricche di aroma (attenzione perché il prezzo delle pipe aumenta con le dimensioni).
Lavorazione
La prima operazione importantissima è la scelta della radica: dalle piante italiane si otterranno delle pipe più
buone e più dolci, da quelle inglesi si avranno pipe più difficili da rodare ma che hanno una maggiore durata
nel tempo. Le pipe vengono classificate in 3 fasce: dai ciocchi selezionati per realizzare le pipe fatte a mano, si
arriva a quelli di terza scelta con stuccature che spesso vengono nascoste da rifiniture coprenti.
Dalla radice dell’erica arborea (delle dimensioni di un pallone da calcio) si possono estrarre tagliando una
decina di ciocchi suddivisi in varie forme. Si passa poi alla fase della stagionatura artificiale (che può durare
pochi giorni) o dell’essiccazione naturale (arriva fino a 10 anni per le pipe pregiate).
Le lavorazioni successive si eseguono in breve sequenza a partire dalla rettificazione, sbozzamento della testa,
tornitura del cannello, fresatura, raspatura, perforazione del cannello, assemblaggio col bocchino, rifiniture
finali (verniciatura, inceratura), marchiatura.
Rifiniture
A seconda della loro bellezza, i ciocchi di radica possono essere lavorati a macchina o intagliati a mano
ricercando, a seconda della direzione delle venature, la bellezza della fiammatura o la freschezza dell’occhio di
pernice (le venature orizzontali estraggono più calore).
A seconda della scelta dovuta alla purezza del ciocco, la pipa potrà essere lasciata al naturale chiara (più
pregiata) o verniciata rossa o più scura, può essere lasciata opaca o lucidata con cera di carnauba per esaltarne
le venature.
Lavorazioni particolari per nascondere eventuali difetti, punti neri o stuccature sono la “rusticatura” (fatta a
mano da un intagliatore) o la “sabbiatura” (dove la testa della pipa è sottoposta ad un getto di sabbia calda che
erode le parti tenere del legno e mette in risalto le venature). Quest’ultima operazione garantisce un’ottima
qualità della radica unita alla buona dissipazione e alla leggerezza della pipa.
Il rodaggio
Una pipa nuova non darà il meglio di sé subito, perché ha bisogno di un periodo di rodaggio dove si cercherà di
caricare la pipa solo in parte (prima 1/3, poi 1/2, 2/3 ed infine tutta intera) e si cercherà di fumare più
lentamente, allungando i periodi di riposo, in modo che a poco a poco si formi una camicia di carbone dello
spessore di 1 mm all’interno del fornello nel modo più omogeneo possibile. Questo strato (che non deve però
crescere eccessivamente) serve per conservare la pipa, assorbe l’umidità e raffredda il fumo. Non serve il
rodaggio per le pipe in schiuma anche se la stessa tecnica le garantisce uniformità di colore.
L’accensione
Un buon caricamento si realizza a piccoli pizzichi successivi: i primi sciolti, poi bisogna premere sempre di più.
Non lasciare debordare i filamenti dall’orlo del fornello. Alla fine si passa alla prova aspirazione: l’aria deve
passare, ma con una certa resistenza. Si passa ora alla seconda fase: accendere con cura tutta la superficie in
modo circolare tirando con corti sbuffi. Dopo l’accensione, il tabacco si solleva; bisogna comprimerlo
leggermente con il pigino e riaccendere. Evitare di usare cerini, accendini a benzina (alterano il gusto del
tabacco) ed accendini turbo (la loro fiamma è una minaccia per la pipa).
La fumata
Si fuma con boccate lente, corte, ritmate e distanziate; il fumo non deve andare nei polmoni ma si deve
assaporare il gusto tra bocca e naso. Le boccate forti e frequenti riscaldano la pipa e fanno bruciare la lingua. Se
la pipa risulta troppo calda e non si riesce più a tenerla in mano si deve smettere subito e riprendere riducendo
forza e ritmo. Se la pipa si spegne invece troppo frequentemente si deve aumentare semplicemente il ritmo.
Premere il tabacco man mano che si procede con la combustione. Se la pipa si spegne basta riaccenderla a meno
che non si sia creato sul fondo del fornello un fondiglio umido che conviene allora svuotare.
L’umidità può essere un problema perché fa spegnere la pipa e rende la fumata più amara: si può sopperire
fumando pipe diritte o pipe con filtri, usando uno scovolino anche a pipa accesa per estrarre l’umidità,
essiccando maggiormente il tabacco delle lattine se troppo umido, o rallentando il modo di fumare perché, se
questo è troppo affrettato e frenetico, si crea più calore, condensa ed umidità.
La pulizia
Al termine della fumata rimarrà del tabacco non bruciato che si dovrà togliere battendo la pipa contro il palmo
della mano o contro il sughero del battipipa (mai contro qualcosa di duro) o lavorando piano con il nettapipe.
La cenere che non viene via deve essere lasciata per la prossima fumata perché aiuta la combustione. Soffiare
con forza nel bocchino e se possibile passare subito uno scovolino senza separare la testa dal bocchino;
lasciatela asciugare e raffreddare completamente prima di un nuovo utilizzo. Dopo 2 o 3 pipate il ciocco ha
invece bisogno di completo riposo per almeno un giorno (meglio 2 o 3) ed è tempo di pulizia generale: quando
la pipa è fredda (mai farlo a caldo) separare il bocchino dalla radica e pulirla utilizzando il punteruolo del
nettapipe, gli scovolini ed eventualmente effettuare il cambio del filtro in balsa (ricordarsi che una pipa
“sporca” è maleodorante e tira male). La condizione ideale è avere una pipa per ogni giorno della settimana per
cambiare la pipa ad ogni fumata..
Aziende
Tra le aziende italiane produttrici di pipe possiamo menzionare:
Savinelli, dal 1876, è la n.1 italiana, inventrice del Balsa System, il sistema di filtraggio utilizzando i legnetti
di balsa per ridurre l’umidità della pipa.
Brebbia, unisce alla bontà della radica italiana il migliore rapporto prezzo/qualità, per cui si può ottenere a
parità di bellezza, il prezzo più basso.
Tra gli artigiani italiani che realizzano le pipe completamente a mano:
Castello, con un’accurata scelta della radica e la stagionatura naturale di 10 anni garantisce la migliore radica
sul mercato e le pipe più facilmente fumabili.
Mastro de Paja, la scelta della bellezza delle linee portata all’estremo nella radica accuratamente selezionata.
Tra le pipe inglesi citeremo:
Dunhill, la pipa inglese n.1, la più prestigiosa, la scelta della più grande firma garanzia di qualità e bontà per
una pipa che dura nel tempo.
Peterson, le pipe dei film di Sherlock Holmes; nel loro sistema, uno speciale bocchino ed il fornello sono
intramezzate da una camera di espansione per raffreddare il fumo.
Gli accessori
Pigino, nettapipe o curapipe: accessorio indispensabile che serve per premere il tabacco durante la combustione,
pulire il fornello ed il cannello a fine pipata.
Scovolini: indispensabili per asciugare l’umidità e pulire bocchino e cannello. Possono essere normali o
abrasivi, a coda di topo.
L’accendino: l’accendino da pipa è diverso da quello usato per le sigarette perché ha la fiamma che esce
orizzontalmente per evitare di bruciare le dita ed il fornello; è spesso dotato di un pigino di emergenza.
Battipipa + posacenere: per svuotare la pipa l’ideale è batterla contro un materiale tipo sughero.
Borsa portapipa + portatabacco: borsa da passeggio costituita da diverse tasche per pipa, accessori e tabacco;
esternamente realizzata in pelle, internamente è ricoperta da un materiale derivato dalla gomma che conserva
l’umidità del tabacco (inserire solo la quota giornaliera) senza dare gusto.
Vaso portatabacco: quasi sempre umidificato e di materiale inodore per conservare a casa le miscele realizzate
alla giusta umidità per diversi giorni.
Posapipe: poggiapipe singoli, da tasca o da tavolo, di legno o di resina con animali, rastrelliere o vetrinette per
alloggiare molte pipe sono l’ideale per far riposare le pipe nelle corrette posizioni.
Il tabacco
Il tabacco si ricava dalle foglie dalla pianta della Nicotiana originaria dell’America ed importata nel vecchio
continente da Colombo, si diffuse nel XVI secolo. Oggi i maggiori stati coltivatori di tabacco sono: Cina, Stati
Uniti, India, Brasile, Cuba e Italia. I tabacchi si possono classificare a seconda del diverso procedimento di
essiccazione:
 Tabacco biondo Virginia, molto forte, seccato artificialmente, la base delle miscele bionde.
 Tabacco biondo Burley, più leggero, assorbe bene gli aromi, essicato all’aria naturale.
 Tabacco bruno essicato all’aria tipico dei sigari cubani, molto forte ed intenso dei tabacchi francesi.
 Tabacco biondo orientale o levantino, molto dolce, leggero ed essicato direttamente al sole.
 Altri tipi di tabacco speciale sono il Perique molto fruttato, i bruni Latakia siriano dal gusto bruciacchiato ed
il Kentacky affumicato, il Caverdish a doppia fermentazione estremamente dolce.
Quando noi comperiamo una busta o una scatoletta di tabacco, non ritroviamo quasi mai del tabacco puro
perché ogni miscela che acquistiamo contiene da 10 a 30 diversi tipi di tabacco (anche se solo alcuni danno le
note dominanti dell’aroma). Come facciamo allora ad orientarci?
Le miscele si possono suddividere in categorie di “gusto”, considerando non i tabacchi utilizzati ma i paesi che
privilegiano queste combinazioni e questi aromi:
 Tabacchi inglesi: quasi mai aromatizzati, forti e dalla concia particolare, si presentano spesso in scatoletta
metallica (garantisce meglio l’aroma ma crea molta umidità) e sono più costosi. Si dividono in: “mixtures”
(contrapposizioni tra tabacco biondo Virginia e nero Latakia, molto forti) e “flake cut” (tabacco Virginia
pressato in forme di lamelle sottili). Le migliori sono: Dunhill, Peterson.
 Tabacchi olandesi: miscele aromatiche di Virginia e Burley, molto leggere, dolci con aromi fruttati. Sono i
tabacchi ideali per chi inizia a fumare e garantiscono una grande scelta. Le miscele più vendute sono:
Amphora, Clan, Kentucky Bird. .
 Tabacchi danesi: con miscele aromatiche simili agli olandesi per la leggerezza (Skandinavik, così come sono
molto simili i Borkum Riff svedesi).
 Tabacchi americani: sono miscele bionde di Virginia e Burley, leggeri, molto aromatizzati con zuccheri ed
estratti di frutta, quindi molto dolci e fruttati.
 Tabacchi forti: i francesi bruni e molto forti, i cubani (il flake della Partagas), il Latakia puro siriano sono
tabacchi che non si fumano da soli ma sono ideali per rinforzare le miscele.
 Tabacchi italiani: Golf-Savinelli Armonia dolce e leggero, Cellini Bianco (medio) o Forte più robusto
contenente anche Barolo italiano, i più corposi trinciato Forte, trinciato Italia (medio) e trinciato comune (più
leggero) realizzati con le stesse foglie Kentacky che rendono famoso il nostro sigaro Toscano nel mondo.
È importante il giusto grado di umidità: conservare sempre in vasi con chiusura ermetica. Le misture inglesi in
scatola sono quasi sempre troppo umide: meglio lasciarle all’aria per qualche ora. Per inumidire invece un
tabacco secco basta spargerlo su un foglio di carta e bagnarlo con uno spruzzino. Utile la fetta di mela, patata o
carota nel recipiente e l’aromatizzazione con liquori che evita la formazione di muffe. Tenere sempre lontano da
fonti di calore e da profumi.
Conviene sempre preparare le miscele personali in piccole dosi tenendo nota scritta delle quantità. Le
dimensioni del tabacco si possono suddividere in taglio fine, che brucia con molta facilità, mentre il taglio
grosso dà più gusto e permette una combustione più lenta. Mescolare tagli compatibili lasciando sempre
maturare un po’ perché i diversi aromi possano fondersi. Se si desidera una miscela più leggera basta
aggiungere del tabacco Burley o misture olandesi. Per rinforzare una miscela, basta aggiungere tabacchi bruni o
misture inglesi.
Stampato e realizzato da:
TABACCHERIA PRIGIONE
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Quattro parole sulla…
pipa
Storia
Mitico è il calumet, la pipa fumata dagli indiani d’America in segno di pace, ma già i nostri antenati romani e i
greci inalavano il fumo di molte piante. Colombo ci fece scoprire il tabacco nel 1492 e la pipa in argilla si
diffuse dal XVI secolo in Inghilterra, arrivò poi la pipa di porcellana ma per la nascita della pipa moderna
bisogna attendere fino al 1850 in Francia con i primi ciocchi di radica.
Perché fumare la pipa
Oltre a motivi di eleganza o prestigio ci sono diversi motivi che fanno propendere il fumatore verso la pipa
piuttosto che la sigaretta.
Serenità: la fumata della pipa non è veloce e stressante come quella della sigaretta, ma è calma e rilassante.
Economico: si fuma per molto più tempo rispetto alla sigaretta, consumando pochi grammi di tabacco rendendo
ogni fumata poco costosa.
Profuma: al contrario della sigaretta che puzza e lascia cattivo odore anche sui vestiti, la pipa lascia un aroma
piacevole nell’aria.
Salutare: mentre il fumo della sigaretta viene inspirato ed inalato nei polmoni, il fumo della pipa lo si assapora
tra bocca e naso e quindi è meno nocivo per il nostro organismo.
Personale: al posto di avere gusti preconfezionati dalle multinazionali del tabacco, mischiando i tabacchi per la
pipa si possono realizzare le miscele personalizzate, unendo diversi aromi o liquori per umidificare.
Nomenclatura
Fornello: parte terminale della pipa dove avviene la combustione del tabacco.
Cannello: parte di congiunzione tra fornello e bocchino; può ospitare una piccola camera di espansione utile per
raffreddare il fumo e raccogliere l’umidità dovuta alla condensa ed alla concia del tabacco.
Testa: è l’unione del Fornello e del Cannello realizzati con lo stesso materiale.
Bocchino: parte della pipa realizzato in materiale plastico a contatto con la bocca.
Filtro: parte di metallo o legno morbido che serve per raffreddare il fumo e ridurre l’umidità (il suo utilizzo è
spesso fonte di controversie). Tipici delle pipe tedesche, i sistemi di filtraggio più usati sono le pagliette, i
frangifumo di metallo, i legni di balsa.
Materiali
Per la testa della pipa si usa:
Radica: è il materiale estratto dall’escrescenza della radice dell’erica arborea (pianta che vive intorno ai 700
m di altitudine nella macchia mediterranea), la cui caratteristica principale è la durezza e l’estrema resistenza
al fuoco. La pipa in radica necessita di un periodo di rodaggio per poter garantire l’aroma ed il gusto del
tabacco.
Schiuma di mare: il silicato di magnesio o sepiolite è un minerale leggero, fragile, raro (e quindi più caro) che
si estrae nelle miniere turche e lì viene lavorato da artigiani del luogo. È di colore bianco candido ma si
scurisce con l’uso e si possono realizzare facilmente belle lavorazioni artistiche.
Altri materiali: mais (per le pipe “usa e getta”), zucca (pipe calabash), pyrolite (pipe ultra moderne), ferro,
vetro, argilla, ceramica, gesso, avorio, terracotta, corno, porcellana, altri tipi di legno (noce, palissandro,
olivo, bosso) raggiungono al massimo il 3% della produzione delle pipe.
Ormai quasi scomparsi i bocchini in ambra, osso, bambù e corno, primeggiano due materiali:
Ebanite: più economico, caucciù vulcanizzato, più morbido alla bocca, ha il difetto di invecchiare malamente
e patisce gli agenti atmosferici e l’umidità, perdendo il colore e diventando verdognolo a causa della presenza
dello zolfo. Bisogna quindi lucidarlo spesso.
Metacrilato ,plexiglass, acrilico: più costoso, di materiale sintetico plastico per cui più resistente agli agenti
atmosferici e all’invecchiamento (rimane sempre lucido), dà una sensazione vetrosa in bocca.
La forma del bocchino può essere dritto, a sella o ricurvo, con attacco ad innesto o a baionetta (“floc”), con
innesti o fori particolari (Savinelli o Peterson).