Campagna di Russia: un appello. (“La Battaglia di Cappello Frigio”)

Transcript

Campagna di Russia: un appello. (“La Battaglia di Cappello Frigio”)
Campagna di Russia: un appello. (“La Battaglia di Cappello
Frigio”)
By Roberto Olla | Giugno 19, 2009
Ricevo questo appello dal Colonnello Maurizio Caso e voglio dargli il massimo risalto. Sulla sua
richiesta di documenti e testimonianze realizzeremo al più presto (tenedo conto di un’estate piena di
anniversari importanti, dalla ”Luna” allo scoppio della seconda guerra mondiale) un servizio nel
Tg1Storia. Questo è il link per il testo a cui si riferisce il colonnello: La battaglia di Cappello
Frigio
Sono il Colonnello di Artiglieria Angelo Maurizio CASO, 74° Comandante l’8° Reggimento di
Artiglieria “Pasubio”, oggi di stanza a Persano (SA). Ho letto con grande interesse ed attenzione
le parole di quanti hanno voluto commentare le vicende legate all’allora Sottotenente Paolo
Porceddu, Alfiere dello Stendardo di guerra rientrato dalla Russia e che è ubicato nel mio
ufficio.
Come custode della storia e
delle tradizioni di quello che è il più decorato Reggimento dell’Artiglieria Italiana, posso solo
dire di essere sinceramente commosso dai commenti riportati in questo sito. Ciò accresce in me
ed in tutto il personale alle mie dipendenze l’orgoglio di appartenenza ad un Reggimento che,
alla data del 1 luglio 2009, potrà vantare 149 anni di storia. I
noltre, al
solo scopo di tramandare alle future generazioni di Artiglieri del Reggimento, sarei interessato
ad acquisire qualsiasi materiale, originale od in copia, concernente Ufficiali, Sottufficiali ed
artiglieri dell’8° Reggimento, con particolare riferimento alla “Campagna di Russia”. Come
ovvio, siamo in possesso di molti documenti, anche ufficiali. Tuttavia, le testimonianze personali
dei singoli componenti, di coloro che in prima persona hanno vissuto sulla loro pelle la tragedia
di un fatto storicamente così rilevante, non può che essere di immenso interesse per chi ha
l’onore e l’onere di perpetrarne storia e tradizioni. Ringrazio anticipatamente quanti riterranno
opportuno fornirci la loro testimonianza, porgo distinti saluti.
Col. Maurizio CASO
93 risposte per “Campagna di Russia: un appello. (“La Battaglia di Cappello
Frigio”)”
1. laura porceddu scrive:
Giugno 21st, 2009 alle 10:41
Carissimo Colonnello Caso;
sono Laura Porceddu,la figlia più giovane dell’Ing. Paolo Porceddu,allora Sottotenente
dell’8°Reggimento di Artiglieria Pasubio.Sono lieta e ancor più commossa di aver letto le
sue parole, altre importanti testimonianze di ciò che mio padre, insieme ai suoi compagni,
ebbe vissuto in quella famosa “Battaglia di Cappello Frigio”. Lo stendardo, di cui Voi oggi
ne siete il custode, mio padre gelosamente lo custodiva in una borsa per maschera anti-gas,
tenuta da lui a tracolla e dalla quale non si separava MAI, neanche durante il sonno. Questo
fu uno dei motivi per cui il mio caro genitore,deceduto nel 1999 all’età di 77 anni,fu
decorato con Medaglia d’Argento al Valor Militare insieme all’8° Reggimento Artiglieria
Pasubio,decorato di Medaglia d’oro al Valor Militare.
Purtroppo su 1874 inizialmente presenti,solo 444 furono i sopravissuti e mio padre
fortunatamente fu uno di questi. Il romanzo-diario da lui scritto : “La battaglia di Cappello
Frigio” è infatti dedicato a tutti i caduti dell’ARMIR, in modo particolare alla gloriosa
Divisione Pasubio e, con fraterno affetto, ai commilitoni dell’8°Reggimento Ariglieria
Pasubio , dispersi per sempre nella steppa della Russia.
Io, insieme alle tre mie sorelle e mio fratello con rispettive famiglie,non siamo ancora
riusciti a organizzarci per far stampare questo importante scritto , richiestoci da
numerosissime persone.
Comunque noi rimaniamo a Vostra completa disposizione per qualsiasi informazione e
dettagli, come spero Voi lo siate per noi.
Per finire, noi figli gradiremo immensamente avere la possibilità di poter vedere lo
stendardo che mio padre portò con se gloriosamente in guerra. Sarebbe quindi un’occasione
per conoscerci personalmente . Se ciò può essere possibile , fateci sapere quando potremmo
recarci nel Vostro ufficio della sede di Persano(SA). Un immenso grazie e un caro saluto da
parte di tutti i familiari del Sottotenente Paolo Porceddu.
1. Roberto Olla scrive:
Ottobre 18th, 2009 alle 09:06
Speriamo di trovare qualche discendente del Tenente Francon. In ogni caso, un’altra
occasione per parlare della guerra in Russia sarà la beatificazione (domenica prossima) di
Don Gnocchi, per la quale stiamo preparando i servizi.
2. toni de santoli scrive:
Ottobre 18th, 2009 alle 10:59
Caro Olla !
in casa nostra a Firenze si parlava spesso di Don Gnocchi. Per il quale mio papà (riepilogo:
volontario di guerra con gli universitari del ‘21 in forza all’8° Reggimento Artiglieria
Divisione “Pasubio”) aveva una vera e propria devozione. Lui che dall’età di sedici o
diciassette anni alla Messa non andava più… Ma in quell’indimenticabile sacerdote c’era, sì,
qualcosa di sublime, di arcano: v’era il Bene che può illuminare lo spirito di un essere
umano e illuminare quindi coloro i quali a questo essere umano si avvicinano.
A presto!
TONI DE SANTOLI
3. Roberto Olla scrive:
Ottobre 18th, 2009 alle 11:16
Caro De Santoli, c’è qualche frase particolare con cui suo padre ricordava Don Gnocchi che
possa essere utile per descrivere l’uomo e l’opera meglio nei servizi?
4. toni de santoli scrive:
Ottobre 18th, 2009 alle 15:12
Caro Olla !
Di Don Gnocchi, il papà diceva: “Ha il coraggio d’un santo”. Oppure, se ben rammento (ma
credo di rammentare benino!): “Al fronte faceva presa anche sugli atei”. Neanche i non
credenti potevano quindi sottrarsi allo straordinario fascino esercitato da quest’uomo
semplice e grande proprio perchè semplice. Un cugino di mio papà, Raffaele De Filippis,
molisano, classe ‘16, conobbe Don Gnocchi. Lo conobbe proprio sul Fronte Russo.
Raffaele De Filippis ricopriva il grado di Tenente nel Battaglione “Tirano” (quello composto
da abruzzesi e molisani) Divisione “Julia”. Ma Raffaele De Filippis è morto sette anni fa.
Di Don Gnocchi si discorreva in casa nostra (secondo la mia eserienza) nel periodo che,
grosso modo, va dal 1950 alla fine del 1955. Nel febbraio del ‘56 il papà andò in Brasile, da
dove tornò nel ‘58. Ma questa è un’altra storia.
Altro, caro Olla, non so; non rcordo. Me ne dispiace.
A dopo!
TONI DE SANTOLI
5. Roberto Olla scrive:
Ottobre 18th, 2009 alle 16:40
Beh….mica poco! Queste frasi su un “uomo semplice” dette da “semplici” militari in realtà
ne descrivono bene la grandezza. Credo che le userò in un servizio, specialmente la seconda:
“Al fronte faceva presa anche sugli atei!”. Tutti hanno una spiritualità, tutti la devono
difendere nelle condizioni estreme della guerra. Tutti hanno bisogno di un aiuto.
6. toni de santoli scrive:
Ottobre 18th, 2009 alle 17:03
Caro Olla! Caro collega Lei ha ragione: ogni essere umano ha la propria spiritualità e ogni essere umano – anche
quello dall’animo più saldo – a un tratto può aver bisogno di un aiuto, di un grosso aiuto
morale che forse lo riconduce – esso solo – a se stesso…
Don Gnocchi, sì, faceva presa anche sugli atei. E di atei ce n’erano diversi, specie – come lei
sa – fra i toscani, i romagnoli, i liguri.
Ora sarebbe bello se riuscissimo a scovare eventuali discendenti del Tenente Francon!
A dopo!
TONI DE SANTOLI
1. laura porceddu scrive:
Marzo 22nd, 2010 alle 12:24
Gent.mo Dott. Olla;
vedendo in data odierna la sua trasmissione che, in parte, era dedicata a Don Gnocchi e ai
combattenti in Russia,ho provato tanta emozione nel vedere quei filmati dei poveri soldati
che, come mio padre, dovettero camminare in quelle interminabili campagne gelide.
Per miracolo, a mio padre non l’era stata amputata una gamba.
Le frasi di Don Gnocchi che li incitava al cammino,ad andare avanti in qualsiasi situazione e
di non fermarsi mai,sicuramente avranno aiutato molti uomini, che son riusciti a tornare. Ma
purtroppo, non tutti. Mi interessava sapere il titolo del libro che ha presentato e sapere da
quale casa editrice è stato pubblicato e se, eventualmente ci potremmo rivolgere alla stessa
per la pubblicazione del libro di mio padre. Un saluto Laura Porceddu