levatrice e santoli

Transcript

levatrice e santoli
LEVATRICE E SANTOLI
Credo opportuno ricordare queste due categorie di persone alle quali, tutti noi
della terza età e oltre, dobbiamo riconoscenza e affetto. La prima, che ricordo con
affetto e simpatia, è quella della levatrice, la cosiddetta "fèmné létà", che in tutte le
stagioni, di giorno e di notte, con qualunque tempo, accorreva ad aiutare le nostre
care mamme a dare alla luce i tanti bimbi che nascevano in casa. Si chiamava De
Lorenzo Noto Lucia, ma per tutti era la "Cùtà", la quale, allorché ci incontrava, ci
chiamava "Nin" o "Nina" come fossimo suoi figli.
Quando la vedevo con la valigia nera le correvo vicino a salutarla e poi
chiedevo:- Da chi andate oggi Cùtà? -. Lei me lo diceva, ma io curiosa
domandavo ancora:- E' un bambino o una bambina? -. Lei mi rispondeva:- Non
cara finché non apro la valigia -. Eravamo convinti che i bambini li portasse
beata ingenuità!
le
le
so
e
l i,
Era una bella figura di donna, alta e magra, con i capelli a crocchia "zùfal",
buona e affabile; quando divenne anziana e un po' arteriosclerotica chiamava le
persone prive di un braccio e me, senza una gamba in seguito ad amputazione, per
darci delle iniezioni per far ricrescere gli arti mancanti. Questo per dire quanto era
grande il suo cuore!
La seconda categoria è quella dei santoli, sia del battesimo che della cresima.
Per il battesimo i bambini venivano avvolti con la fascia, con la più bella cuffietta e
infilati nel porta-infante, quindi posati su un cuscino e coperti da un velo bianco. Le
santole li portavano con orgoglio al sacro fonte nella chiesa parrocchiale di Candide
e si preoccupavano di dare l'offerta al Pievano. Al neonato regalavano qualche
capo d'abbigliamento e alla puerpera il buon "pan Kùnzò", cioè la buona focaccia!
I cresimandi, invece, venivano vestiti da capo a piedi con abiti nuovi che in
seguito sarebbero dovuti durare a lungo, venendo indossati solo la domenica, per
essere poi passati, com'era usanza, ai più piccoli. Finita la cerimonia, i santoli
compravano per il cresimato una corona di "bàzzàdè", biscotti col buco, infilati in
una fettuccia lunga fino ai piedi. Nei successivi cinque anni, cioè fino al ritorno del
vescovo per la successiva visita pastorale, ogni capodanno essi facevano al
figlioccio un regalo utile. Dopo la seconda guerra mondiale, appena ritornò
l'abbondanza e si fecero sentire le prime avvisaglie della società consumistica, i
santoli vennero liberati da quell'oneroso compito, in quanto ai cresimandi e ai
battesimandi ci pensavano ormai i genitori, mentre per quanto riguarda i padrini e le
madrine si affermò la consuetudine di fare semplicemente un regalo. Cosicché ora i
santoli vengono per la maggior parte dimenticati, ma noi di vecchia data non li
scorderemo mai.
Festini Cappello Lidia