Intervista ad Andrea Vaccaro

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Intervista ad Andrea Vaccaro
Intervista ad Andrea Vaccaro
Le interviste di Estropico.
Andrea Vaccaro, autore di 'L'ultimo esorcismo. Filosofie dell’immortalità terrena' .
Qual'è il tuo background e come sei arrivato a longevismo, transumanismo, postumano, etc?
Wittgenstein, filosofia del linguaggio, filosofia analitica, filosofia della mente: la striscia conduce
abbastanza conseguentemente alla filosofia della GNR revolution [la rivoluzione di Genetica,
Nanotecnologie, Robotica - Ndr] e al suo nucleo: le filosofie dell’immortalità terrena. Poi, ho
compiuto studi accademici in teologia e psicologia.
Come ti descriveresti? Transumanista, longevista, immortalista, o che altro?
Credo che in un futuro imminente l’umanità potrà rimanere in vita fino al Big Crunch (quello che
anticamente si chiamava ‘apocalisse’) e, dopo quell’evento, ciascun uomo proseguirà a vivere,
in eterno (cioè fuori dal tempo), o in uno stato di beatitudine o in un altro meno invidiabile.
Adesso occorre che mi aiuti tu o qualcun altro comunque più addentro di me in questa cultura
per coniare la definizione appropriata. Devo confessare, peraltro, che molte sfumature mi
sfuggono. Preferisco studiare per autore più che per movimenti e ho non poche difficoltà poi a
inserire un pensiero individuale all’interno di questa o quella categoria. In senso generale, l’«Ich
bin ein Singularitarian» di Kurzweil mi sembra il complesso di idee più solido, coerente e
largamente da apprezzare. In omaggio alla distinzione storica di Sartre tra “esistenzialismo
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ateo” ed “esistenzialismo religioso”, potrei scegliere l’espressione “singolaritanismo cristiano”. E’ stato dunque Kurzweil a influenzare il tuo percorso personale ed intellettuale verso il
transumanesimo (usando il termine in senso lato)?
Sì, The Age of Spiritual Machines, con il suo prologo fulminante (l’apologo escatologico del
gambler), è stato anche il primo testo che ho letto di questo genere di letteratura e mi ha fatto
subito pensare di avere a che fare con un autore molto intelligente, che in precedenza avevo
avuto modo di incontrare solo in Storia dell’IA (Arguing AI) di Sam Williams del 2001. Ricordo
che allora tentai molti approcci con Ramona [il chatbot di Kurzweil - Ndr], con esiti non
fantastici. Il furbesco Why The Future Doesn’t Need Us di Bill Joy accrebbe il desiderio di
approfondire ancora. Da qui, Lanier, Moravec, Drexler e tutti gli altri. Intanto, proseguendo sulla
via della neurofilosofia vedevo che pure questo discorso convogliava lì: Dennett con i suoi Earth
Neurons; Andy Clark – che avevo assai apprezzato per il suo Dare corpo alla mente (Being
There) – proponeva Natural Born Cyborg; Hofstadter, con il quale ho avuto il piacere di
trascorrere due serate filosoficamente intense nella sua visita a Bologna-Pistoia, che partecipa
e coordina diversi simposi sul tema della Singolarità. Così mi sono veramente appassionato. Il
giudizio equidistante di Hofstadter su questa filosofia, che ho ritrovato anche in rete, è per me la
valutazione più condivisibile.
Il transumanismo promette, in questa vita, quanto le religioni promettono in un ipotetico aldilà ed
è quindi visto da molti come una alternativa alla religione. Esistano molti paralleli fra queste due
"fedi", un fatto da te polemicamente descritto, in L'ultimo esorcismo, come "il saccheggio del
paradiso" e delle metafore del cristianesimo da parte dei "profeti dell'immortalità". Trattandosi di
due risposte diverse agli stessi bisogni profondi dell'Uomo questi due complessi memetici sono
in concorrenza per l'attenzione dello stesso pubblico. Eppure, il tuo libro sembra giungere alla
conclusione che transumanismo e religione siano compatibili. Potresti descrivere la tua visione
del modus vivendi che potrebbe emergere nelle prossime decadi fra transumanesimo e
religione?
Immagino che la società ‘transumanerà’ un bel po’ in salute, intelligenza, ricchezza di tempo e
di spazi, distribuzione generale dei beni, fino ad una dimensione che all’uomo d’oggi sembra
utopica. Anche la stragrande maggioranza dei cristiani, comprese le più alte cariche della
chiesa, immagino usufruiranno delle strategie che inducono a questo stato e i transumanisti, in
quel momento, gonfieranno comprensibilmente il petto. Tale umanità, però, sentirà subito
questo futuro stato di benessere come la normalità e non come la beatitudine. Allora - essendo
peraltro più intelligente – capirà anche che l’invenzione migliore sta in quella cosa … come si
chiama … quella che prova il bimbo in braccio alla madre… quella dell’innamorato verso la
sposa e i pargoletti… A quel punto si faranno avanti i cristiani a dire: noi riconosciamo quella
cosa proprio come l’essenza della nostra divinità. I due gruppi si guarderanno e diranno: ‘allora
è perfetto!’. Quindi si offriranno reciprocamente ciò che di più buono hanno e, insieme, si
incammineranno verso il nuovo mondo.
In L'ultimo esorcismo, fai notare una fondamentale differenza fra cristiani e "profeti
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dell'immortalità": l'assenza, fra quest'ultimi, della "visione di Dio" descritta come "il nome, la
somma e la sintesi di ogni bene" e "tradotta come sentimento di amore, di quell'amore che fa
quasi piangere per la gioia". Mi sembra di capire che tu sottoscriva la teoria per cui la spiritualità
è al di là della tecnologia, mentre per molti transumanisti essa (insieme alla "visione di Dio") è
uno stato mentale come molti altri, anch'esso, in uno scenario postumano, a nostra
disposizione quanto un vestito da indossare quando desiderato. E la prospettiva di utilizzare
mezzi tecnologici per potenziare la propria spiritualità non sembra trovarti entusiasta, visto che
la descrive come una "spiritualità impoverita". Non ti sembra una contraddizione, visto che non
rigetti l'uso di mezzi tecnologici per il miglioramento e il superamento di altri aspetti della
condizione umana?
‘Spiritualità impoverità, come sai, è un’espressione di W. Dembski. ‘Spiritualità’, per me,
coinvolge tre dimensioni. La prima è quella dell’amore. La seconda è quella che si prova dinanzi
a domande filosofiche tipo: “Perché l’essere invece del nulla?” oppure “Perché io sono proprio
io?”. La terza è la percezione della trascendenza. Ora, a parte il discorso della trascendenza,
che i transumanisti recano addirittura nella radice del nome (meriterebbe uno studio a sé il
confronto tra l’accezione del concetto di “trascendenza” in chiave transumanista e in quella
teologica), nei testi GNR che ho letto non ho trovato parti dedicati agli altri ambiti. Forse è un
mio limite nello studio, forse quelle dimensioni non interessano particolarmente il mondo della
tecno-scienza. Mi sembra che sia una constatazione, più che un giudizio. Forse, ora che mi fai
porre l’attenzione con maggior rigore, al posto di “spiritualità impoverita” sarebbe più corretto
“spiritualità non arricchita”. La tecnologia, per l’appunto, è capace di arricchire una moltitudine di
aspetti della nostra vita, ma non si presta ad arricchire amore e filosofia e per questo crea
l’effetto di lasciarle indietro. “Spiritualità impoverita”, invece, credo possa continuare a valere
per quelle tendenze dematerializzanti della cyber-cultura. Quando si passa dagli atomi ai bit
(un’altra ricchezza acquisita che il transumanesimo ha contribuito non poco a divulgare)
necessariamente si va oltre il concetto di materia. Essendo classicamente definite come polarità
opposte materia e spirito, ecco che, oltrepassando il polo “materia” sembra automatico
scivolare in quello di “spirito”. Una lettura del mondo come “informazione” non è discutibile;
discutibile - e in questo caso davvero “impoverente” - è proporre questa “spiritualità fatta di bit”
come la vera spiritualità, o meglio come il vero significato del concetto classico e tradizionale di
“spiritualità”, cioè quella interiore e filosofica (sentimento e pensiero).
Una postilla, infine, sull’espressione: “la spiritualità è uno stato mentale”. Questa mi fa tornare
in mente quella frase di Wittgenstein che non cessa di darmi sensazioni: “se dici che questa è
una mano, allora ti concedo tutto il resto”. Si tratta dell’irrisolto problema filosofico del
solipsismo, che attraversa i secoli nelle forme dell’«esse est percipi» di Berkeley o in quello
della fenomenologia trascendentale husserliana. Cos’è che non è uno stato mentale? Come si
può uscire dall’involucro delle proprie percezioni?
Un ateo quale il sottoscritto potrebbe pensare che chi creda nell'esistenza di un'anima
metafisica ed immortale non dovrebbe essere particolarmente interessato alla prospettiva
dell'immortalità terrena, o quantomeno lo dovrebbe essere in minor misura di atei ed agnostici.
Pensi che ciò sia vero e che potrebbe rappresentare un ostacolo alla coabitazione di fede
religiosa e postumano?
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Sì, penso che sia vero e trovo anche interessante notare come la promessa: “la vita non finisce”
sia capace di suscitare entusiasmo oggi nella versione transumanista come duemila anni fa
(fino ad oggi) nella versione del cristianesimo. Una differenza rimarchevole è sull’aspetto etico:
mentre il cristianesimo la promette ai buoni (e, forse, anche ai meno buoni), il transumanesimo
la promette ai ricchi (e, forse, anche ai meno ricchi). Comunque il cristianesimo è notevolmente
progredito rispetto a quello delle raffigurazioni – spesso marcate anche più del dovuto – del
Medioevo, per cui si deve sacrificare questa vita e questo corpo terreno per guadagnare quelli
sopraterreni. La dimensione del piacere non è più demonizzata e ogni attività compiuta in
favore del benessere di tutti è considerata meritoria. Fuga cristiana dal mondo oggi significa
prendere le distanze dalle logiche del potere, del profitto, della prevaricazione, della violenza e
simili. Anzi, mi arrischio a dire (non senza qualche azzardo dottrinale) che “le nuove terre e i
nuovi cieli” della promessa cristiana potrebbero perfino essere avvicinate con questo stesso
mondo trasformato (in meglio) da una trans-umanità più intelligente, ovvero con più logos, che
abbia così tanti beni da poter sollevare dalla piaga della povertà, che abbia così tanti mezzi da
poter vincere ogni forma di male e che sia così tanto equa e caritatevole da eliminare ogni
condizione che origina l’odio e il desiderio di rivalsa. Se prima lo spazio tra questo mondo e
l’eternità era un abisso oscuro, adesso sembra di intravedere, grazie alle visioni transumaniste,
se non proprio dei ponti, almeno dei fili di ancoraggio. Anche la variazione del corpo proposta
dalla GNR e dalla cyber-cultura non è poi così lontana dal concetto di “corpo spirituale”,
promesso dal cristianesimo per la nuova vita. Devi concedere che prefigurare questa realtà a
degli ebrei del primo secolo poteva ben ammettere qualche ricorso a descrizioni mitologiche.
Eppoi le sacre Scritture ci hanno abituato a qualche sorpresa, come quando l’attesa
veterotestamentaria era per un messia regale e super-potente e poi questi si è presentato come
si è presentato. Nelle riflessioni più argomentate del postumano non mi sembra di rilevare
tendenze o aspetti incompatibili con la fede cristiana. Il miglioramento delle condizioni
individuali e collettive dell’umanità non lo è certamente. Dato poi che l’ambito dell’interiorità e
della ricerca filosofica e teologica mi sembra lasciato alla libera scelta personale non vedo
onuste difficoltà di convivenza.
Un’ultima annotazione, in breve, sul concetto di “anima metafisica” che tu hai rimarcato anche
nella recensione al libro. E’ vero che l’accettazione di un iperuranio platonico è oggi troppo
onerosa e lontana dalla sensibilità filosofica. Tuttavia, l’ermeneutica ci ha oramai insegnato a
cogliere il significato di un’espressione anche al di là delle categorie culturali con cui è stata
espressa e, quindi, a trasportarlo in maniera aggiornata nella nostra cultura. Ora, cosa voleva
esprimere nell’apparato della metafisica greca il concetto di “anima sostanziale” se non il
presentimento che l’uomo in qualche modo e in qualche forma misteriosa riuscirà a
sopravvivere? “Avere l’anima”, oltre ad altri significati, vuol dire essenzialmente “sentire di
essere immortali”. Pur con linguaggio e categorie molto differenti, il contenuto semantico non
differisce poi di molto.
Devo dire di aver notato, in L'ultimo esorcismo, una certa irritazione nei confronti del
"saccheggio del paradiso" di cui sopra, e un certo risentimento verso la "spiritualità impoverita"
dei cosiddetti tecno-gnostici che vedono nella tecnologia un mezzo per espandere la propria
spiritualità (la reingegnerizzazione della spiritualità, per usare la frase di Kurzweil da te
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riportata). Non credi che in quest'epoca di dialogo fra le religioni sia giunta l'ora di includere i
tecno-gnostici nel dialogo? O pensi che succedera' in futuro?
Ogni tanto – è noto anche per il clamore sui giornali – gli esponenti di tutte le religioni si
incontrano e insieme impetrano l’Essere soprannaturale creatore di tutto, a prescindere dal
nome con cui a Lui si rivolgono; poi ricercano quello che, nei propri plurisecolari Libri sacri, c’è
di comune; poi mostrano le peculiari ritualità liturgiche e soprattutto pregano Dio in tutte le
lingue e per innumerevoli realtà: pregano per la pace, pregano per i poveri, pregano per i
prigionieri … Ora, se i tecno-gnostici pensano di trovarsi nel posto giusto in questi incontri e di
avere qualcosa da spartire con papa, imam, patriarchi e rabbini, credo che non ci sia alcuna
rigida preclusione. Per il mio senso estetico sarebbe un po’ fuori luogo. L’irritazione che hai
percepito nel paragrafo sul “saccheggio del paradiso” non è certo dovuta al fatto che gli
scienziati dell’immortalità terrena si impegnino nel portare in questo mondo alcuni degli stati di
beatitudine descritti dai Padri della Chiesa come peculiari del paradiso, quanto piuttosto da una
considerazione linguistica. Parole come “paradiso”, “anima”, “spiritualità” hanno per moltissimi
cristiani quello che si dice un aura di sacro. Quando qualcosa o qualcuno ci è molto caro non
siamo ben disposti a sentirlo nominare in modo tendenzioso, da persone poi per cui questo
qualcuno non è affatto caro. Allora, mi chiedo, dato che per la maggior parte dei transumanisti
questi termini non hanno significato, perché usarli, se non per “aizzare” coloro che in essi
credono? Perché dire “paradise engineering” e non per esempio “ingegnerizzazione del paese
dei balocchi”, dato che nessuno porta al collo un pinocchino impiccato? L’idea sarebbe
parimenti espressa senza toccare la suscettibilità di alcuno.
Molti transumanisti danno per scontato che il Vaticano e i cattolici in generale debbano
inevitabilmente schierarsi contro il transumanismo. Eppure, in una comunicazione privata, mi
hai detto che "nelle Facoltà teologiche circolano tesi che farebbero impallidire molti dei nostri
parroci anzianotti. Su tutto la consapevolezza che il cristianesimo va dal Vecchio Testamento al
Nuovo e non viceversa, cosicché l’immagine del rapporto uomo-Dio non è più quello di Jahvè
che si adira e maledice perché Adamo lo vuol raggiungere o che butta giù la Torre di Babele
perché rischia di avvicinarsi troppo al cielo. Con il Nuovo Testamento il rapporto si rivoluziona e
il principio diventa: Dio si fa uomo perché l’uomo diventi Dio. E nel Vaticano II non mancano
testi in cui si incita ad anticipare il Regno di Dio, a costruirlo, ad avvicinarlo, invece che a
temerlo o ad attenderlo passivamente." Potresti elaborare? E come sono viste queste posizioni
rispetto a quelle dominanti in Vaticano?
Era solo un modo molto informale per dire quanto la teologia sia progredita in questi ultimi
decenni. Un progresso tanto spedito da lasciare indietro gli stessi cristiani che non si
aggiornano costantemente, figuriamoci coloro che ne sono all’esterno. Il paradosso è che, alla
fine, si leggono libri contro il cristianesimo che criticano formule e cliché che gli stessi teologi
hanno già criticato e superato. Penso all’enorme sommovimento che ha subito l’escatologia nei
decenni scorsi, con lo sforzo di demitizzare (detemporalizzare e despazializzare) le descrizioni
dell’inferno e del paradiso; penso all’elaborazione teologica attuale sulla dottrina del peccato
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originale, conseguenza radicale dell’interpretazione non-letterale della Genesi che causa
ricadute anche in elementi cristologici (su tutti, la critica alla teoria anselmiana della redenzione
vicaria, quella che popolarmente dice che il Padre ha voluto sacrificare il Figlio per ristabilire
l’ordine rotto con il peccato di Adamo); penso all’antropologia, dove la stessa dicotomia
corpo-anima è oramai appurata come “un’imposizione” della cultura greca al messaggio
cristiano e quindi, in certo senso, estranea al cristianesimo delle origini… Su tutto, poi, in questo
discorso, la tesi centrale del libro, ovvero l’idea che è il Dio del Vecchio Testamento ad essere
geloso della propria distanza rispetto all’uomo, mentre il Nuovo Testamento presenta il Dio
cristiano che fa di tutto per attirare a sé e alla propria dimensione ogni uomo. Ogni progresso
nella condizione umana è gradito indubitabilmente a Dio.
In L'ultimo esorcismo ho notato, la mancanza di riferimenti alla crionica / ibernazione umana.
Come mai e qual'è la tua opinione di quella che è stata descritta come una "scommessa
razionale" verso l'immortalita' terrena?
Premesso che il mio giudizio non è da scienziato, ma solo da studioso di dati scientifici, ho idea
che arriveranno prima le tecniche per vincere tutte le cause di malattia che non la tecnica per
ottenere una crionica di successo. Per questo non ho preso in considerazione la questione.
Hai una tua strategia personale per arrivare al postumano (esercizio fisico, terapie, diete,
integratori, stili di vita longevisti, crionica/ibernazione, meditazione, monitoraggio, etc)?
L’unica mia strategia è sperare (intensamente) che mentre me ne sto in poltrona a leggere
anche i loro libri, gli scienziati si diano daffare nei loro laboratori per far giungere la Singolarità il
prima possibile. Mi rendo conto della miseria del mio contributo.
Vorrei porti una domanda su uno dei percorsi più controversi verso la semi-immortalità, quello
del mind-uploading. Se permetti, presento la domanda sotto forma dell'introduzione ad un
articolo pubblicato su Estropico su questo tema: "L'anno è il 2030. La tecnologia necessaria a
creare una copia perfetta di un cervello umano è disponibile (che si tratti di una copia identica a
livello atomico, creata con mezzi nanotecnologici o di un modello su computer, basato su
scannerizzazione del cervello originale, poco importa ai fini di questa discussione). La domanda
è: se il cervello in questione fosse il tuo, la copia saresti sempre tu?"
Le potenzialità filosofiche insite in questo genere di quesiti è uno degli elementi che mi fa più
apprezzare e, per quel che posso, diffondere la filosofia dell’immortalità terrena. Alla domanda
rispondo: credo di sì. Nell’attimo in cui lo scaricamento è avvenuto la copia (se è perfettamente
riuscita) sarei io. Nell’attimo immediatamente successivo, però, ci dovrebbe essere già uno
scarto immenso, in quanto io (l’io vecchio) so di essere me stesso e di aver prodotto una copia
del cervello, mentre l’io nuovo (la copia) – sempre che mi riesca immedesimarmi con la copia di
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me stesso – prenderà subito consapevolezza di essere un cervello “scaricato”, vivo (?) e
funzionante solo da pochi attimi, con ricordi di storie che non ha vissuto e con sentimenti verso
persone che non ha mai visto. Non vorrei essere in lui, anche se lui è pressoché identico a me.
Quale nuovo modello di esistenza postumana pensi sia il più adatto al tuo io del futuro e
perche'? Cyborg, info-essere uploadato e distribuito ( infomorfo ), essere umano "tradizionale"
potenziato geneticamente,
bor
ganismo
, o che altro?
All’essere cyborg m’immagino di essere esteriormente molto simile ad adesso con qualche
organo interno un po’ logoro sostituito con materiali artificiali. L’idea può aggradarmi. Il secondo
che hai detto supera le mie capacità di rappresentazione. L’essere umano potenziato
geneticamente mi fa venire in mente aspetti corporei modificati secondo il gusto e capacità di
performance largamente migliorate: non disdegno. O che altro? Presumi davvero troppo dalla
mia fantasia.
Desidero in ultimo ringraziarti per le tue sollecitazioni, per il modo gentile di porle e per la tua
qualità di prestare attenzione anche a contenuti e ragioni diverse da quelle con cui il tuo
pensiero abitualmente lavora.
Piacere mio! Fa bene al cervello avventurarsi in nuovi territori intellettuali...
Vedi anche:
L'introduzione e il quinto capitolo di L'ultimo esorcismo. Filosofie dell'immortalità terrena , di
Andrea Vaccaro
L'intervento di Andrea Vaccaro alla settimana teologica intitolata 'L'idea dell'immortalità
terrena. Una nuova sfida per la teologia.' Picture credits: microphone , by owaief89
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