Andrea del Verrocchio

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Andrea del Verrocchio
Andrea del Verrocchio
Andrea di Michele di Cione, detto il Verrocchio (Firenze tra il 1434 ed il 1437 circa - Venezia
1488) fu uno scultore, orafo e pittore italiano che lavorò alla corte di Lorenzo de' Medici.
Nacque a Firenze tra 1434 ed il 1437 nella parrocchia di Sant'Ambrogio (la sua casa natale si trova
oggi tra via dell'Agnolo e via de' Macci). Il primo documento che lo cita risale al 1452 ed è relativo
ad una rissa dove un giovane perse la vita a causa di una sassata di Andrea. Suo fratello Simone fu
un monaco di Vallombrosa e divenne abate di San Salvi. Un fratello fu operaio tessile e una sorella
sposò un barbiere.
Iniziò a lavorare come orafo, nella bottega di Giuliano Verrocchi, dal quale sembra che Andrea
abbia in seguito preso il cognome. I suoi primi approcci alla pittura risalirebbero alla metà degli
anni 1460 quando lavorò a Prato con Fra Filippo Lippi nel coro del Duomo.
Resta famosa una denucia anonima di sodomia che coinvolse gli allievi della sua bottega, fra gli
altri anche il giovane Leonardo da Vinci.
Le prime opere autonome
Nel 1465 circa scolpì il lavabo della Sagrestia Vecchia di San Lorenzo, mentre tra il 1465 e il 1467
eseguì il monumento funebre di Cosimo de' Medici nella cripta sotto l'altare della stessa chiesa e nel
1472 terminò il monumento funebre per Piero e Giovanni de' Medici, ancora nella Sagrestia
Vecchia.
Il Battesimo di Cristo
Lo stile del Verrocchio in pittura è affine a quello del
Pollaiolo e del Botticelli, intensamente realistico, con modi
ripresi dalla pittura fiamminga, costruito da una linea
espressiva e ricca di pathos. Tra il 1474 e il 1475 realizzò
il Battesimo di Cristo, ora agli Uffizi, con il giovane
allievo Leonardo da Vinci, che dipinse quasi sicuramente
l'angelo di sinistra e i fondali paesistici.
In quest'opera la composizione è triangolare con al vertice
la ciotola nella mano di san Giovanni Battista e come base
la linea che collega il piede sinistro del Battista a quello
dell'angelo inginocchiato; in essa è inscritta e funge da
centro visivo la figura del Cristo in piedi che da alla scena
un movimento rotatorio, accentuato dalla posizione di tre
quarti dell'angelo sulla sinistra, che volge le spalle
all'osservatore. In questo angelo è stata riconosciuta la
mano di Leonardo, diversa per la grazia e morbidezza
rispetto alle altre figure monumentali e definite dalla linea incisiva del contorno; allo stesso modo il
paesaggio sullo sfondo aperto su di un'ampia valle percorsa da un fiume, reso con valori atmosferici
che ne hanno ammorbidito e sfumato le forme, si differenzia dalle rocce rozzamente squadrate.
A partire dalla seconda metà degli anni 1470 il Verrocchio si dedicò principalmente alla scultura,
secondo le leggende narrate dal Vasari per via del confronto con il suo allievo Leonardo che aveva
superato il maestro. Attenendosi in un primo tempo ai modelli canonici fiorentini, come nel David
bronzeo del Bargello, su commissione di Lorenzo e Giuliano de' Medici del 1475 circa, riprese lo
stesso soggetto di Donatello, ma stilisticamente, vista l'idealizzata e goticizzante bellezza, si rifece
al Ghiberti, risolvendo il tema dell'eroe cristiano in un paggio
cortese.
Il Putto con delfino
Una copia del Putto con Delfino è anche al centro della fontana nel
primo cortile di Palazzo Vecchio
Nel 1478 circa realizzò il Putto alato con delfino, originariamente
destinato a una fontana per la villa medicea di Careggi, dove
l'acqua usciva dalla bocca del delfino e spruzzava in alto
ricadendo, ora conservato a Palazzo Vecchio. In esso si
percepiscono echi del dinamico naturalismo appreso da Desiderio
da Settignano, che lo indirizzò verso la trasfigurare della materia
scultorea in morbide forme levigate, mentre il soggetto deriva
dall'antico, ma reinterpretato in sorridente un putto danzante, in
precario equilibrio, con il manto che si incolla alla schiena e il
ciuffo bagnato, appiccicato alla fronte.
La Dama col mazzolino
La capacità di conferire effetti di vibrazione atmosferica alle forme modellate con nitida
incisività lineare è quanto maggiormente caratterizza lo stile
verrocchiesco e si manifesta anche nelle sculture in marmo. la più
famosa delle quali è la Dama dal mazzolino, dove per evitare una
rigida visione frontale e per rendere più dinamica la composizione girò il
volto della donna e, grazie all'espediente del taglio del ritratto all'altezza
dell'ombelico, poté inserirvi anche le mani. in essa le sottilissime
increspature della veste sul petto, le ondeggianti pieghe delle
maniche e persino le arricciate e minute ciocche della capigliatura
acquistano una sorta di mobile levità che ha la sua più squisita
espressione nei morbidi trapassi chiaroscurali - quasi un anticipo
dello "sfumato" leonardesco - delle stupende mani che per la prima volta compaiono in un
busto del Quattrocento.
Il Monumento a Bartolomeo Colleoni
Nel 1479 la Repubblica di Venezia decretò la realizzazione
di un monumento equestre per il condottiero Bartolomeo
Colleoni, morto tre anni prima, da collocarsi in campo
Santi Giovanni e Paolo, nel 1480 ne affidò l'esecuzione ad
Andrea Verrocchio, nel 1481 il modello di cera venne
mandato a Venezia, dove nel 1486 si trasferì l'artista per
attendere alla fusione in bronzo del gruppo. Andrea morì
nel 1488 a lavoro non terminato, l'artista aveva nominato
erede ed esecutore Lorenzo di Credi, ma la Signoria
veneziana gli preferì Alessandro Leopardi, artista locale.
Per la realizzazione del gruppo Andrea si rifece alla statua
equestre del Gattamelata di Donatello, alle statue antiche di
Marco Aurelio, dei cavalli di San Marco e del Reggisole, ma tiene anche presente l'affresco con
Giovanni Acuto di Paolo Uccello in Santa Maria Novella. È la prima statua equestre in bronzo a
ritrarre una delle gambe del cavallo in posizione sollevata. In altre parole, l'intero peso della statua è
sorretto da tre gambe invece che quattro. La statua è inoltre notevole per l'espressione attentamente
osservata sul volto del Colleoni: il condottiero, rivestito dall'armatura, si erge in posa solenne e con
lo sguardo, sottolineato dalla zona d'ombra data dal cimiero, aggrottato, l'effetto dinamico del
gruppo è dato dall'incrocio di due diagonali una quella formata dal profilo superiore del corpo del
cavallo l'altra quella che va dal busto del condottiero alla dalla zampa anteriore sinistra del cavallo,
piegata ad angolo retto.