La diagnosi del carcinoma a cellule basali
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La diagnosi del carcinoma a cellule basali
fluorescenza DIAGNOSTICA PER IMMAGINI Luciano Mavilia1 Torello Lotti2 Santo Raffaele Mercuri1 1 La diagnosi del carcinoma a cellule basali Unità di Dermatologia e Cosmetologia Ospedale San Raffaele - Milano 2 Dipartimento di Scienze Dermatologiche Università di Firenze Nuove opzioni con metodica fotografica tramite fluorescenza Introduzione La diagnosi in fluorescenza (DF) rappresenta uno degli argomenti di maggiore attualità per il quale si osserva un crescente interesse nel campo della terapia fotodinamica (PDT – Photodynamic Therapy) in quanto consente di distinguere con precisione e accuratezza il tessuto tumorale o patologico dalla cute sana circostante (1). Ciò rappresenta un’arma aggiuntiva per la diagnosi e la definizione dei margini tumorali, così come per la fotodiagnosi di guarigione del tumore. La metodica non è invasiva ed è applicabile, oltre che in dermatologia, anche in altri settori della medicina. Al paziente viene somministrato, per via topica o sistemica, un cromoforo fluorescente o un suo precursore metabolico che si accumula selettivamente nella lesione. Dopodiché, esponendo la lesione a una radiazione specifica per il cromoforo utilizzato, viene prodotta un'emissione fluorescente che spesso aggiunge molti più dettagli al semplice esame a "occhio nudo". La fluorescenza è un’emissione secondaria di luce da parte di una molecola o di un atomo che, in seguito all’assorbimento di energia elettromagnetica, vengono portati a un livello energetico più elevato. L’emissione ha luogo quando la molecola o l’atomo ritornano al livello energetico di base. Di norma, questo processo avviene molto rapidamente (alcu- hi.tech dermo 4/2010 Nell’ambito della terapia fotodinamica, la diagnosi in fluorescenza sta riscuotendo un crescente interesse, poiché permette di distinguere con accuratezza il tessuto tumorale o patologico dalla cute sana circostante. 33 ne decine di nanosecondi per la protoporfirina IX – PpIX), per cui la fluorescenza cessa quando la luce di eccitazione viene spenta. La lunghezza d’onda ottimale viene determinata in funzione dello spettro di assorbimento dell’agente fotosensibilizzante e della lunghezza d’onda di emissione stabilita per una determinata sostanza. Per quanto possibile, la luce di eccitazione deve utilizzare una banda differente in modo da poter essere discriminata visivamente dall'emissione che, di norma, possiede un'intensità molto più debole. Lo spettro della PpIX presenta un’emissione con picco principale a 630 nm, con un intenso picco di assorbimento a 405 nm (fig. 1). Si utilizza questa lunghezza d’onda anche se la penetrazione della luce nell’epidermide è limitata a pochi decimi di millimetro (0,5–0,7 mm). Di norma, questo è sufficiente per fornire informazioni diagnostiche sugli aspetti superficiali delle lesioni e sulle strutture immediatamente circostanti. A differenza delle reazioni fotochimiche tipiche della PDT, che richiedono livelli di intensità di luce elevati (circa 150 mW/cm2), la fluorescenza può essere eccitata con potenze molto più basse (10,5 mW/cm2), per cui è possibile eseguire la DF contestualmente alla terapia fotodinamica senza che l’indagine diagnostica alteri in modo significativo la quantità di cromoforo presente nei tessuti. Da un punto di vista pratico, se l’investigazione si limita alla semplice osservazione della fluorescenza (senza acquisizione) è possibile utilizzare una comune lampada di Wood (3), anche se l'intensità della fluorescenza risulterà scarsa. Oggi sul mercato è disponibile un’ampia gamma di dispositivi concepiti specificamente per questo scopo; tra questi vi sono le lampade a scarica di gas ad alta pressione (Xenon, lampade alogene metalliche), il cui spettro di emissione viene filtrato otticamente fino all’acquisizione della banda di emissione desiderata. Negli ultimi anni, la diagnosi in fluorescenza ha Fig. 1: spettro di eccitazione e di emissione della protoporfirina 2 conosciuto un graduale perfezionamento, con la messa a punto di sofisticate apparecchiature per l'acquisizione di immagini, la determinazione dei margini di neoplasie e la quantificazione della fluorescenza che permette la diagnosi di guarigione nei followup, rendendola quindi un metodo indispensabile per il dermatologo che utilizza la terapia fotodinamica. Materiali e metodi Ventuno pazienti affetti da carcinoma basocellulare (BCC - Basal Cell Carcinoma) sottoposti a terapia fotodinamica con Metil-Aminolevulinato (Metvix crema – Galderma) sono stati monitorati, prima e dopo ciascun trattamento (figg. 2-8), con un nuovo sistema fotografico (Anthology, Deka M.E.L.A., Calenzano – Firenze, Italia) dotato di uno speciale software che consente la realizzazione di scatti con luce UV in modalità digitale e di una colonna professionale con distanziali standard (20, 35 e Fig. 2: carcinoma a cellule basali a tre anni dall’esordio, localizzato sulla spalla destra di una donna di 51 anni 4/2010 hi.tech dermo Fig. 3: immagine di fluorescenza con applicazione di MAL crema al 16% in bendaggio occlusivo per 3 ore Fig. 4: buon miglioramento clinico della lesione a distanza di 3 settimane dalla conclusione di 2 trattamenti di terapia fotodinamica con MAL Fig. 5: immagine di fluorescenza dopo 2 trattamenti con applicazione in occlusivo per 3 ore di MAL. Riduzione significativa dell’area e dell'intensità della fluorescenza Fig. 6: recidiva di carcinoma a cellule basali sulla fronte di una donna di 39 anni a distanza di un anno dall'intervento Fig. 7: guarigione clinica a distanza di un mese dalla conclusione di 4 trattamenti di terapia fotodinamica con MAL Fig. 8: conferma di guarigione: diagnostica in fluorescenza negativa dopo l’applicazione di MAL in bendaggio occlusivo per 3 ore sull’intera area interessata 50 cm) che permettono di rifotografare il paziente, nei controlli successivi, esattamente nella medesima posizione. L’apparecchio utilizza un sistema di controllo remoto della fotocamera per ogni operazione di messa a fuoco, selezione dei parametri, zoom e scatto delle immagini diret- hi.tech dermo 4/2010 tamente dal PC; i parametri di acquisizione possono essere salvati e impostati direttamente dal software in modo da garantirne la riproducibilità. Sullo schermo del PC sarà visualizzata l’anteprima di scatto, alla quale sarà possibile sovrapporre un’immagine di riferimento che consentirà di realizzare la foto esattamente nella stessa posizione rispetto a quella precedente, anche nel caso di parti difficili da riprodurre, come mani e braccia. Il sistema utilizza uno speciale doppio flash (twin flash) a luce UV (360-480 nm) e una 3 lampada a luce bianca doppia (twin white lighting) che consentono di realizzare doppi scatti standardizzati e sovrapposti delle parti interessate, sia con luce naturale che con luce UV, in modo da evidenziare la distribuzione dei fluorofori applicati localmente senza dover oscurare la stanza, come invece accade quando si utilizza la tradizionale lampada di Wood. La metodica offre i seguenti vantaggi: a) possibilità di scattare foto sovrapposte con luce naturale e luce UV utilizzando un’unica fotocamera senza dover oscurare la stanza; b) possibilità di avere un’anteprima della foto utilizzando un’immagine di riferimento sovrapposta in trasparenza che permette di fotografare il paziente durante il controllo, esattamente nella stessa posizione della visita precedente. Bibliografia: l. Cappugi P, Rossi R, Mavilia L, Campolmi P. Terapia fotodinamica nella pratica clinica. Manuale pratico e testo-atlante dermatologico. SEE, Firenze 2004. 2. Monti M, Motta S. Manuale di Terapia Fotodinamica in Dermatologia. Lampi di Stampa, Milano 2005. 3. Szeimies RM, Landthaler M. Photodynamic therapy and fluorescence diagnosis of skin cancers. Recent Results Cancer Res. 2002;160:240-5. Parole chiave terapia fotodinamica, metilaminolevulinato, fluorescenza, carcinoma a cellule basali ABSTRACT Basal cell carcinoma diagnosis New options with methodic by fluorescence Fluorescence diagnosis is reaping growing interest in the field of photodynamic therapy (PDT) as it allows for accurately distinguishing between tumoral or pathological tissue and the surrounding healthy skin.PDT basal cell carcinoma treatments of 21 patients were monitorized with a new photographic system,who makes a double standardized and superimposed shots of the subject in visible lighting and UV to hightlight the distribution of externally applied fluorophores. Fluorescence diagnosis of basal cell carcinomas is a method that offers dermatologists using PDT an additional weapon for the diagnosis and definition of tumoural margins. Conclusioni La diagnosi in fluorescenza del carcinoma a cellule basali è una metodica nuova e, per certi aspetti, rivoluzionaria, che offre ai dermatologi che utilizzano la terapia fotodinamica uno strumento aggiuntivo, sia per la diagnosi e la determinazione dei margini di neoplasie che per i controlli e la diagnosi di guarigione delle lesioni tumorali. Come per tutte le nuove metodiche, saranno necessari ulteriori studi approfonditi per fornire una definizione precisa delle prospettive e dei limiti di questa promettente tecnologia. CONFLITTI NESSUNO 4 D ’ INTERESSE DICHIARATI RIASSUNTO La diagnosi del carcinoma a cellule basali Nuove opzioni con metodica fotografica tramite fluorescenza Nell’ambito della terapia fotodinamica (PDT), la diagnosi in fluorescenza è di grande attualità e sta riscuotendo un crescente interesse poiché permette di distinguere con accuratezza il tessuto tumorale o patologico dalla cute sana circostante. 21pazienti affetti da carcinoma a cellule basali trattati con PDT sono stati monitorati con un nuovo strumento fotografico che realizza in modalità digitale scatti con luce UV e offre la possibilità di rifotografare il paziente nella stessa posizione e alla stessa distanza della prima foto, con una perfetta sovrapposizione delle due immagini. La metodica è un’arma aggiuntiva per la diagnosi e la definizione dei margini tumorali così come per la fotodiagnosi di guarigione del tumore. Riferimento per contatti: Luciano Mavilia [email protected] Key words photodynamic therapy, methyl-aminolevulinate, fluorescence, basal cell carcinoma 4/2010 hi.tech dermo