L`essenza del tragico Percorsi didattici sul teatro

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L`essenza del tragico Percorsi didattici sul teatro
Il teatro greco: esperienze da un TFA
L’essenza del tragico
Percorsi didattici sul teatro greco antico (parte II)
di Cristiano Scagliarini
Proseguendo la riflessione sul teatro greco, dopo la domanda affrontata nel precedente
intervento introduttivo su chi siano i destinatari dell’attività didattica, occorre porsi quella sul
DOVE: quale spazio può trovare un percorso di studi sul teatro ateniese del V secolo nella nuova
scuola delle competenze? Studiare una tragedia greca rende gli studenti più competenti?
Non intendo certo addentrarmi nel tema della didattica delle competenze che già suscita molti
interventi e dibattiti per stabilire cosa esse siano e come possano essere sviluppate nella scuola di
oggi1; mi limito qui a rimandare alle Indicazioni Nazionali degli obbiettivi specifici di apprendimento per i
licei che, a proposito del liceo classico, così enunciano:
“Il percorso del liceo classico è indirizzato allo studio della civiltà classica e della cultura
umanistica. Favorisce una formazione letteraria, storica e filosofica idonea a comprenderne il
ruolo nello sviluppo della civiltà e della tradizione occidentali e nel mondo contemporaneo
sotto un profilo simbolico, antropologico e di confronto di valori. Favorisce l’acquisizione dei
metodi propri degli studi classici e umanistici, all’interno di un quadro culturale che,
riservando attenzione anche alle scienze matematiche, fisiche e naturali, consente di cogliere
le intersezioni fra i saperi e di elaborare una visione critica della realtà. Guida lo studente ad
approfondire e a sviluppare le conoscenze e le abilità e a maturare le competenze a ciò
necessarie”
(Art. 5 comma 1)
Che cosa del teatro greco è adatto per questa scuola? Può lo studio di uno dei momenti e
delle espressioni più qualificanti della cultura greca contribuire ad un processo di rinnovamento dei
contenuti e dei metodi? Può soprattutto sviluppare l’autonomia della persona-studente, renderlo
capace di scegliere, fornirlo di adeguati strumenti culturali per raggiungere i propri obiettivi?
1
Il concetto di competenza è definibile oggi, secondo le indicazioni ministeriali (Cfr. Documento tecnico allegato al
DM139/07 (Regolamento sul nuovo obbligo di istruzione) che riprende e fa sua la definizione della Raccomandazione del
Parlamento Europeo e del Consiglio del 7 settembre 2006 (Quadro Europeo delle qualifiche e dei titoli), come “la
comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche, in situazioni di lavoro
o di studio e nello sviluppo professionale e/o personale; le competenze sono descritte in termini di responsabilità e
autonomia”.
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Si tratta, come ben si vede, di domande non semplici né banali, per rispondere alle quali non
basta concentrarsi sull’aggiornamento disciplinare, ma occorre piuttosto mettere in comune, anche
al di fuori dei confini propri di ciascuna materia, esperienze altrimenti destinate a rimanere isolate
e dunque a non produrre frutti nella misura dovuta ed attesa2.
In questo senso, si deve rilevare che proprio le Indicazioni per il liceo classico, pur partendo da
presupposti teorici di vera novità, ricadono poi, nella definizione dei programmi disciplinari di
“cultura” greca, in una riproposizione dell’esistente, limitata ad una differente scansione che
anticipa lo studio della retorica al penultimo anno, spostando quello della filosofia antica al quinto
anno del liceo. Davvero un po’ poco, con il rischio che ogni tentativo di rinnovamento didattico sia
svuotato di significato. D’altro canto, solo un’attenta riflessione sulle prassi dell’insegnamento
quotidiano può validare ogni scelta didattica, salvaguardandola da inutili, quando non dannose,
metateorie.
È in questo contesto ed entro questi limiti che vanno cercate le risposte alla domanda da cui
abbiamo preso le mosse circa l’efficacia dell’insegnamento del teatro greco nella scuola delle
competenze.
Personalmente credo che lo studio della tragedia possa servire a far maturare negli studenti:
•
Competenze interpretative:
interpretare un testo per tradurlo in lingua italiana con padronanza linguistica e sensibilità nelle
scelte lessicali determina progressivamente capacità di rielaborazione personale; esercitare
questa competenza nella traduzione di un testo greco costituisce un asse paradigmatico del
liceo classico. È altresì vero che inquadrare un’opera e un autore in una prospettiva storicoletteraria, individuandone le peculiarità di contenuti e di stile, sviluppa attenzione ai legami con
le altre discipline, in una visione al tempo stesso capace di riconoscere la prospettiva
dell’antico. La relazione con l’antico non può prescindere dalla comprensione di come noi oggi
interpretiamo il mondo classico e consente in tal modo di sondare territori trans-culturali,
superando il particolarismo e la frammentarietà del sapere.
•
Competenze estetiche:
la lettura di una tragedia educa ad apprezzare un testo letterario nei suoi valori estetici, grazie
ai quali è possibile rappresentare in forme simboliche i diversi contenuti dell’esistenza umana.
La necessità di riconoscere, ma anche di costruire, rappresentazioni simboliche affranca da un
apprendimento passivo e coinvolge il soggetto nell’identificazione di possibili percorsi di lettura.
Se con Todorov si può affermare che il testo letterario “propone e non impone”, questo è
particolarmente vero per le opere del teatro greco. In esse infatti, il senso tragico della
responsabilità apre a una riflessione polisemica e problematica sull’agire umano. Nel
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Il complesso tema dell’insegnamento della letteratura nella scuola delle competenze è stato recentemente trattato in:
Per una letteratura delle competenze, a cura di Natascia Tonelli, “I Quaderni della Ricerca” n.6, Torino, Loescher, 2013.
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riconoscimento delle caratteristiche tematiche e formali del testo tragico e, soprattutto,
nel’individuazione degli archetipi del mito, lo studente amplia il campo delle proprie
competenze: diviene capace di riconoscere somiglianze e differenze tra le culture; nel confronto
partecipe con le grandi questioni della conoscenza e dell’esistenza che la lettura di una tragedia
è in grado di suscitare, sviluppa capacità immaginativa e simbolica, affina il gusto estetico nei
confronti della comunicazione linguistica e, infine, matura interessi e compie personali scelte di
lettura.
•
Competenze di cittadinanza:
in un mondo in cui sempre più si avverte l’esigenza che le culture si confrontino tra loro, senza
che questo determini dinamiche conflittuali di scontro aperto, lo studio della tragedia greca
favorisce processi dialettici in cui la cultura classica interagisce con le altre culture,
relativizzando gli universi rappresentativi individuali e sociali. Ha giustamente osservato
Vittorio Citti che “se la cultura greca e latina hanno elaborato un complesso sistema di valori,
noi che ne siamo gli eredi dobbiamo conservarlo e averne piena consapevolezza, proprio per non
essere sradicati nel secolo egemonizzato dalla tecnologia e dall’imperialismo”3. Il caleidoscopico
scenario di storie e di uomini che si avvicendano sul palcoscenico della tragedia greca, consente
di formarsi nell’educazione all’ascolto dell’altro in quanto portatore di diversa identità culturale.
Lo studio della tragedia attica del V secolo a.C. può divenire così lo strumento per definire una
nuova humanitas da esercitare, grazie all’acquisizione di una rinnovata competenza di
cittadinanza, nel riconoscimento dei diritti individuali e collettivi. È insomma – per usare
un’efficace espressione di Umberto Albini – con un “ammonimento ad essere molteplici” che lo
studio del teatro e, più in generale, della letteratura greca porta il suo contributo qualificato e
determinante alla scuola delle competenze.
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La serie dei saggi prosegue con due nuovi articoli, entrambi destinati ad un percorso di lettura
e analisi delle Baccanti di Euripide, uno dei testi più stimolanti e straordinariamente suggestivi del
teatro greco, per la profondità con cui l’autore riesce a rappresentare le inquietudini umane in
riferimento alla prospettiva del divino.
Nel suo Beato chi conosce i misteri degli dei, Sara Lanna, attraverso un’analisi linguisticolessicale, affronta con taglio antropologico la parodo della tragedia, per evidenziare il complesso
tema della celebrazione dei riti misterici all’interno del culto religioso cittadino. Il contributo
proposto offre un esempio di come dall’analisi di un testo si possa risalire all’individuazione di un
tema fondamentale per la comprensione del fenomeno religioso nel mondo greco, comprensione
3
V. Citti, Prospettive per lo studio delle letterature “classiche”: considerazione e interrogativi, in AA.VV. Il latino e il greco nella
scuola oggi, Foggia, Atlantica, 1985, pgg. 41-51.
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peraltro non priva di legami con la concezione attuale circa gli aspetti a cui i temi affrontati
rimandano.
Nel secondo saggio, Il tema della vista nelle Baccanti di Euripide, Barbara Giubilo, anche in
questo caso senza mai prescindere da un accurato confronto con il testo greco, si sofferma ad
individuare una chiave di lettura, quella del vedere, che può servire da leit-motiv nel percorso di
traduzione da proporre in una classe III liceo. Il lavoro offre in tal modo un utile supporto per
identificare le scelte di lettura per la classe, operando una coerente selezione antologica di versi.
Proporre insieme due contributi di studio, entrambi riferiti ad un unico testo, vuole dunque
fornire un esempio di come da un lato si possa affrontare lo studio complessivo di una tragedia e
dall’altro di come l’analisi di singoli passi possa servire all’identificazione di grandi nuclei
concettuali dell’autore e, più in generale, del mondo greco.
[continua…]
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