Vita Diocesana Pinerolese

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Vita Diocesana Pinerolese
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diocesana pinerolese
N.1 - DOMENICA 17 GENNAIO 2016
Aosta-Ventimiglia. In un libro l’impresa “ecologica” di Alotto e Cavallo
D
isomlo tra ’d noi...
osman, ma ch’as senta
Le feste natalizie sono ormai solo più
un ricordo, chissà se tutti avranno potuto trascorrerle in serenità ed in tranquillità? Domanda questa che potrebbe
sembrare inquietante, ma vi è anche chi
dice, e forse persino a ragione, che l’averne troppa potrebbe persino venire a noia, quasi come detta il vecchio modo di
dire: Nosgnor a na veul gnun tranquil – Il
Signore non vuole nessun tranquillo, cioè
: Iddio ci mette tutti a dura prova, e le
prove sono innumerevoli e di ogni sorta
possibile, dalle malattie che ci ricordano
seriamente che – A conòss nen ël mal chi
ch’a lo preuva nen – Non conosce il male chi non lo prova, ma anche perché A
l’é fàcil dé ’d consèj quand che un a l’ha
nen mal – È facile dare consigli quando
si è sani e purtroppo, sovente Ël mal a
ven a caval e a va via a pé – Il male giunge a cavallo e va via a piedi. Altra cosa
che potrebbe nuocere all’essere sereni potrebbe essere la mancanza del lavoro, come ben si sente dire tramite i vari gazzettini regionali riguardanti ad aziende
che licenziano i lavoratori – j’ovrié, mettendo in crisi innumerevoli famiglie, quasi come se chi ha la possibilità di offrire il lavoro non sarebbe a conoscenza del
vecchio proverbio che dice Chi ch’a veul
mangé, ch’a travaja – Chi vuol mangiare,
lavori, ma se al lavoratore il lavoro gli
viene negato, la questione diventa assai
ardua. Così capita ch’a pijo pé – che si affermino manifestazioni e proteste per far
valere una ragione, ma non sempre, queste possono giungere ad una conclusione
soddisfacente, anche perché molte volte
succede che A basta nen avèj rason, a toca
’dcò trové chi ch’av la dà – Non basta aver
ragione, bisogna anche trovare chi ve la
dà ed allora, forse proprio in questi casi,
dovrebbe subentrare un ragionamento di
giustizia che potrebbe recitare in questo
modo: Tra la brila e lë spron a dev essje la
rason – Tra la briglia e lo sperone vi deve
essere la ragione, solo che può anche capitare che gli interessi, in certi ambienti
possono prevaricare certi crismi del fare
ed allora subentrano fatti non molto belli, cioè che Ant j’interesse as conòss gnun
amis – Negli interessi non si conosce alcun amico. Certo che quando incorrono
le preoccupazioni, la vita non è del tutto
tranquilla ed è un bel dire Se gli affari
vanno male il corpo non deve patire – Se
j’afé a van a rabel ël còrp a dev nen buté ’l
musel, però bisogna saper reagire, magari anche regalandosi, senza spendere un
patrimonio, un momento dolce facendo in
casa i famosi baci di dama, originari di
Tortona, altra specialità nostrana, con farina: 100 g., nocciole tostate frullate: 100
g., zucchero: 80 g., burro ammorbidito:
100 g., il tutto amalgamato per farne poi
delle mezze palline atte a passarle in forno a 160° per una decina di minuti da
farcire nella parte piatta con il cioccolato sciolto a bagnomaria: 100 g., per poi
unire le due metà. A volte ci chiediamo,
ma certi proverbi da dove potranno giungere? Alcuni, senza dubbio, penso possano derivare dal Libro dei Proverbi come
questo, dal Prologo – Achit 1-7: Il timore
del Signore è il principio della scienza; gli
stolti disprezzano la sapienza e l’istruzione. – La tëmma ’d Dé a l’é ’l prinsipi dla
siensa; ij fabiòch a dëspresio sia la siensa
che la dissiplin-a. A questo punto, quanti proverbi potrebbero entrare nel novero del detto? Ho trovato questi: Cossiensa
sensa siensa a l’é mej che siensa sensa cossiensa – Coscienza senza scienza è meglio
che scienza senza coscienza; Fesse tëmme
e fé paùra, a l’é na còsa nì bela nì sicura – Farsi temere e far paura, è una cosa né bella né sicura; Chi as fà tëmme, a
l’ha chiel da tëmme – Chi si fa temere, ha
egli da temere; Për tëmma ’d sò pare, a l’é
stàit ciuto – Per apprensione di suo padre
è stato zitto; La farin-a dël diav a va tuta
an brenn – La farina del diavolo va tutta in crusca; Chi ch’a tribula j’àutri, a peul
nen vive tranquil – Chi fa soffrire gli altri, non può vivere tranquillo.
Siamo giunti in pieno inverno – ant ël
cheur ëd l’invern e mi sovviene una poesia
di Nino Costa, da Brassabòsch del 1928,
Invern – Inverno, che propongo una quartina significativa: Un as sent quàich frisson travers la schin-a, / ma ’l cheur, sota ’l
paltò, come a martela./ Quasi, se an dieisso ’d gieughe a cavalin-a, / i tornerìo masnà për fé ij disbela. – Uno si sente qualche brivido attraverso la schiena, / ma il
cuore, sotto al pastrano, come martella. /
Quasi, se ci dicessero di giocare a cavallina, / torneremmo bambini per fare gli
sbarazzini.
Il 16 gennaio si festeggia San Marcello – Marsel I papa (dal 27/05/308 al
16/01/309).
È giunta l’ora dei ricordi, da L’Armanach Ëstòrich, Gené 2005 ëd Luciano Gibelli su Piemontèis Ancheuj ci dice che il 24
gennaio a Torino (e qui voglio ricordare
due grandi personaggi ed amici) vi esce
il primo numero dell’Almanacco – Armanach Car Amis, scritto proprio dal Gibelli
(mancato nel 2007) per l’industriale Tòjo
Fnoj – Vittorio Fenocchio (mancato a 82
anni il 9 dicembre 2014) anima della tradizione piemontese.
Cosa piacevole da fare, sarebbe farsi un
bel regalo - cadò annuale, come l’abbonamento a Piemontèis Ancheuj, mensil ëd poesìa e ’d coltura ’nt le lenghe dël Piemont
– il mensile di poesia e di cultura nelle lingue del Piemonte a : (Editris: Centro Studi Don Minzoni / Strada Settimo
92 / 10156 Torino / su C.C.P. 19016104,
per euro 35)
Ricordando queste due persone, che hanno dato molto per questa rivista, comodi al calduccio possiamo provare a vagare con la mente e cercare di capire cosa
potrebbe essere l’infinito.
L’infinì a l’é lì
L’infinito è lì
Ëd vire a basta saré j’euj al mond
ch’a bat sò grev martel su ’l frèid ancuso
ch’a pòrta a lassé score la lamera
schërzinanta e tajenta ’d nòstra vita.
Un colp a res l’àutr a l’é ’l temp ch’a scor
ch’arbomba sensa sosta an nòstre orije,
come lament etern dël temp passà,
ch’a pòrta arvive an seugn la nòstra vita.
A basta saré j’euj un cit moment
për vëdde dnans a noi, travers l’ecran
ëd nòstre parpèile, fnestre sarà,
për cariesse a còl l’avnì dl’ininì.
A volte è suiciente chiudere gli occhi al mondo
che batte il suo pesante martello sul freddo incudine
che porta a lasciar scorrere la lamiera
scricchiolante e tagliente della nostra vita.
Un colpo dopo l’altro è il tempo che scorre
che rimbomba senza sosta nelle nostre orecchie,
come lamento eterno del tempo passato,
che porta a rivivere in sogno la nostra vita.
È suiciente chiudere gli occhi un istante
per vedere dinanzi a noi, attraverso lo schermo
delle nostre palpebre, inestre chiuse,
per caricarsi in groppa quell’avvenire dell’ininito.
Carlin Pòrta
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Pulisci e corri
LA MONTAGNA E il
mare, due estremi dello stesso elemento: la
Terra, questo pianeta sempre più sporcato dall’uomo, che lo
usa come se fosse un
vuoto a perdere, senza accorgersi di rovinare irrimediabilmente il più grande dono
ricevuto da Dio, dopo
la vita.
Per
realizzare
qualche cosa di concreto, per ricordare
che il 70% dei rifiuti marini arrivano dall’entroterra, due ambientalisti, due atleti hanno deciso di percorrerlo da Aosta a Ventimiglia in otto tappe decisamente impegnative,
tra due sabati di maggio: quasi quattrocento
chilometri, per un dislivello complessivo che
sfiora i ventimila metri.
Attenzione, però: non la solita prova di
forza da supereroi dello sport-spettacolo, per
esaltare le capacità fisiche di pochi eletti, ma
una corsa che, come si diceva un tempo, ha
coinvolto dal basso la gente.
Collegandosi all’European Clean Up Day,
Oliviero Alotto e Roberto Cavallo (il secondo anche autore del libro “Keep Clean and
Run”, Fusta Editore, 14 euro) si sono inventati un’iniziativa che accanto, anzi, al
di sopra dell’evento sportivo non agonistico, ha posto una serie di iniziative di pulizia dell’ambiente lungo il percorso e nei luoghi di tappa.
Insomma, si corre, ma con l’occhio puntato per scoprire i rifiuti, come scrive l’autore: «Purtroppo dove la ciclabile sfiora letteralmente l’autostrada, protetta dalle reti di
confine, i segni dell’uomo sono visibili: la base della rete metallica, un po’ come una rete da pesca, è piena di cadaveri. Non sono
pesci pronti da cucinare, ma imballaggi di
ogni tipo, tanto che ci chiediamo come possa
una persona acquistare una bevanda o uno
yogurt o un pacco di biscotti, consumarli in
auto e poi gettare fuori dal finestrino la confezione. Ma purtroppo è così. In 5 chilometri lo zaino che porto sulle spalle si riempie di rifiuti».
I protagonisti non corrono da soli, ma
hanno dei compagni di eccezione, che sono
attori, musicisti, intellettuali, sportivi, personaggi famosi e anche amministratori pubblici, come il presidente della Regione Valle
d’Aosta che li accompagna per venti chilometri: la fatica comune rende il dialogo diretto, senza inutili formalità, speriamo anche concreto.
E proprio per rassicurarci su questo fronte abbiamo voluto porre ad Oliviero Alotto la
fatidica domanda: correre per tanti chilometri su e giù per le montagne educa la gente
e converte i politici o è solo spettacolo?
«Credo che oggi – ci ha risposto – l’educazione possa passare anche da gesti un
po’ spettacolari. Esiste un’attività educativa fatta anche di gesti concreti, come correre quattrocento chilometri. Questo fa parlare del tema: se avessimo solo organizzato un
convegno, avremmo raggiunto meno gente e
non sarebbe stato attraente per molti. Attività dimostrative possono educare sicuramente
i giovani ed obbligano i politici a prendere in
considerazione la tua esistenza, non sempre
sposta la loro azione».
Ne siamo convinti anche noi.
LUCA RETEUNA
A CURA DI PIERO SIVERA E RITA GAMBA ([email protected])
LA MASSIMA CIFRATA
A numero uguale lettera uguale. A gioco risolto si otterrà una massima di Friedrich Nietzsche.
SOLUZIONE DEL NUMERO 22
Chiunque può simpatizzare col dolore di un amico, ma solo chi ha
un animo nobile riesce a simpatizzare col successo di un amico.
(Oscar Wilde)
Dal gruppo Facebook “Hai un momento, Dio?”