28 - San Luigi Maria Grignion da Montfort

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28 - San Luigi Maria Grignion da Montfort
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La formazione spirituale
Secondo dei diciotto figli di Jean-Baptiste (1647-1716), avvocato, e di Jeanne Robert de la
Vizeule (1649-1718), Luigi Grignion nasce il 31 gennaio 1673 a Montfort-la-Cane, oggi
Montfort-sur-Meu, in Bretagna, nella Francia nordoccidentale. La sua vita, breve secondo i
normali criteri di valutazione — morirà a quarantatré anni —, s’iscrive quasi perfettamente entro
i limiti cronologici (1680-1715) del periodo trattato dallo storico Paul Hazard (1878-1944) nella
sua opera sulla crisi della coscienza europea, cioè l’epoca dei razionalisti e dei libertini, del
deismo e del giansenismo, dell’attacco contro le credenze tradizionali, soprattutto in Francia.
L’aver intuito l’esistenza di un’unità di fondo di queste correnti e tendenze è il grande merito di
Montfort, che si dedicherà alla riconquista delle anime con ardente carità missionaria.
Egli riceve la prima educazione in una famiglia profondamente cristiana e manifesta molto
presto attenzione alla vita interiore, vocazione all’apostolato e una tenera devozione alla Santa
Vergine, espressa anche con l’aggiunta del nome di Maria a quello di Luigi in occasione della
Cresima. Compie quindi gli studi umanistici e filosofici nel collegio San Tommaso Becket di
Rennes, tenuto dai padri gesuiti, dove stringe amicizia con il futuro canonico Jean-Baptiste
Blain (1674-1751), che ha lasciato una preziosa testimonianza di prima mano sulla sua vita, e
con Claude-François Poullart des Places (1679-1709), più tardi fondatore della Congregazione
dello Spirito Santo, e matura la vocazione sacerdotale.
Nell’autunno del 1692 si trasferisce a Parigi per studiare teologia alla Sorbona ed entra,
grazie a una borsa di studio, nel seminario di Saint-Sulpice, vivaio del clero di Francia,
distinguendosi per il rigore ascetico e per i gesti di carità, e alimentandosi alla grande scuola
spirituale francese del secolo XVII, il cui inizio è fatto risalire al card. Pierre de Bérulle
(1575-1629), principale artefice della Riforma cattolica in Francia. Il 5 giugno 1700, a ventisette
anni, riceve l’ordinazione sacerdotale e comincia a dedicarsi al riscatto spirituale del popolo,
rianimandone la fede e difendendone la pietà contro gli attacchi degli innovatori.
Nel novembre del 1701, nominato cappellano dell’ospedale di Poitiers dal vescovo diocesano,
mons. Claude de La Poype de Vertrieu (1655-1732), si preoccupa di porre ordine, spirituale e
materiale, in quella "povera Babilonia", stimolando riforme e dando esempi di grande
abnegazione. In città conosce Marie-Louise Trichet (1684-1759), la futura beata suor Maria
Luisa di Gesù, figlia del procuratore generale, con la quale fonderà le Figlie della Carità, che si
dedicheranno all’istruzione dei fanciulli e all’assistenza negli ospedali. Tuttavia, un uragano
furioso — scatenato dagli scettici e dai giansenisti, che mal ne sopportavano lo zelo
missionario, la purezza morale e la profonda devozione mariana — si leva contro la sua
predicazione fin dall’inizio. Le resistenze e le ostilità sono tali che dopo quattro anni deve
lasciare l’incarico, nonostante l’affetto e la gratitudine dei malati, dimostrati anche in modo
clamoroso.
Si trattiene a Poitiers ancora un anno, quindi, provando il desiderio di dedicarsi alla salvezza
degl’infedeli, compie un pellegrinaggio a Roma, a piedi, per consigliarsi con il Vicario di Cristo.
Papa Clemente XI (1700-1721), ricevendolo in udienza il 6 giugno 1706, lo dissuade da quel
proposito, gli conferisce il titolo di Missionario Apostolico e gl’ingiunge di riprendere l’apostolato
in Francia.
L’attività missionaria
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Poiché la diocesi di Poitiers continua a essergli preclusa, Montfort si dedica alla predicazione
nella nativa Bretagna e in Vandea, proseguendo la tradizione delle missioni al popolo,
espressione del movimento missionario sorto agli inizi del secolo XVII e realizzato da
personalità eminenti come san Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), san Giovanni Eudes
(1601-1680) e il gesuita beato Giuliano Maunoir (1606-1683).
Luigi Maria Grignion è l’ultimo di questi grandi missionari e, sebbene i suoi metodi
innovassero solo aspetti secondari, immette nella loro applicazione un dinamismo creativo e un
ardore apostolico eccezionali. Le sue missioni sono caratterizzate dalla predicazione del
catechismo e da grandi manifestazioni pubbliche di culto, soprattutto da solenni processioni,
che culminano nella rinnovazione da parte dei partecipanti delle promesse battesimali e
nell’innalzamento, in luogo eminente, della croce della missione. Egli dà grande importanza a
queste pratiche, sia per rendere visibili le principali verità della fede e per radicare gli effetti
della sua ardente predicazione, sia per prendere una posizione chiara nei confronti degli
innovatori, che attaccavano proprio queste manifestazioni in nome e sotto il pretesto di una
religiosità più intima e più austera. Una parte di rilievo nella sua predicazione hanno anche i
canti popolari, da lui composti in gran numero e utilizzati non solo per trasmettere il messaggio
cristiano e per educare le menti, ma anche per scaldare i cuori dei semplici e per scuotere quelli
più induriti.
Allo scopo di perpetuare la sua opera Montfort fonda la Compagnia di Maria, una
congregazione di sacerdoti, detti monfortani, votati unicamente alle missioni al popolo. Nel
1708, a Nantes, fonda anche l’associazione laicale degli Amici della Croce, alla quale
indirizzerà sei anni dopo la Lettera agli Amici della Croce — l’unico scritto dato alle stampe
quando era ancora in vita —, in cui condensa il suo pensiero sul significato della Croce nella
vita cristiana. Nella Croce egli vede la fonte di una superiore sapienza, la sapienza cristiana,
che si è incarnata ed e stata crocifissa, che insegna all’uomo a preporre la fede alla ragione
orgogliosa, la retta ragione ai sensi ribelli, la morale alla volontà sregolata, l’eterno al
contingente e al transitorio. Analoghe considerazioni aveva svolto nel suo primo scritto, L’amore
dell’eterna Sapienza, composto a Parigi fra la fine del 1703 e l’inizio del 1704, in cui oppone la
Saggezza vera e profonda, quella consistente nell’unirsi a Cristo e alla sua Croce, alla
saggezza superficiale e salottiera che cominciava a dominare la cultura francese laica e, in
parte, quella cattolica.
Il successo delle sue iniziative è grande, ma grandi sono anche le ostilità incontrate e le prove
affrontate. Così, per esempio, il vescovo di Saint-Malo, mons. Vincenzo Francesco Desmarets
(1657-1739), che simpatizza per i giansenisti, in un primo tempo gli proibisce ogni predicazione,
quindi, ritirato questo drastico ordine, gli limita comunque la possibilità d’azione. Ancor più
dolorosa è la prova che lo aspetta nella diocesi di Nantes, il cui vescovo, mons. Egidio de
Beauveau (1653-1717), nega la benedizione al Calvario di Pontchâteau, costruito in quindici
mesi grazie al concorso di una moltitudine di persone di ogni sesso, età e condizione sociale, e
distrutto poco dopo per ordine di re Luigi XIV di Borbone (1638-1715), sobillato da nemici di
Montfort. Il Calvario, ricostruito anni dopo, sarà distrutto una seconda volta durante la
Rivoluzione francese; oggi, nuovamente ricostruito, è un centro di pietà e una meta di
pellegrinaggi.
Finalmente, quasi a divina ricompensa della carità e dell’umiltà dimostrate, Luigi Maria
Grignion viene chiamato nelle diocesi di Luçon e di La Rochelle dai rispettivi vescovi, mons.
Jean-François de Valdèries de Lescure (1644-1723) e mons. Etienne de Champflour
(1647-1724), ferventi antigiansenisti, e vi predica durante gli ultimi cinque anni di vita. In quel
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periodo compone Il segreto ammirabile del Santo Rosario per ribattere alle obiezioni formulate
contro tale forma di devozione, per spiegare i sacri misteri e per diffonderne ulteriormente la
pratica.
Consumato dalle fatiche e dalle sofferenze, nonostante una tempra straordinariamente
resistente, muore il 28 aprile 1716, al suo posto di combattimento, come un autentico soldato di
Cristo, predicando una missione a Saint-Laurent-sur-Sèvre.
San Luigi Maria attraverso i secoli
La causa di beatificazione di Luigi Maria Grignion viene introdotta nel 1838, Papa Pio IX
(1846-1878) ne proclama l’eroicità delle virtù il 29 settembre 1869, Papa Leone XIII
(1878-1903) lo proclama beato il 22 gennaio 1888 e Papa Pio XII (1939-1958) lo eleva alla
gloria degli altari il 20 luglio 1947.
Il più alto riconoscimento della dottrina spirituale di Grignion da Montfort, che molti vorrebbero
fosse dichiarato Dottore della Chiesa, è venuto da Papa Giovanni Paolo II il quale, oltre a trarre
il motto del suo pontificato, Totus tuus, proprio dagli scritti del santo, nell’enciclica Redemptoris
Mater, del 25 marzo 1987, lo indica come testimone e come guida della spiritualità mariana.
Inoltre, il 20 luglio 1996 ha stabilito che il suo nome fosse iscritto nel Calendario generale della
Chiesa, proponendone quindi la venerazione a tutti i fedeli.
Tuttavia, per oltre un secolo dopo la morte, l’influenza del "buon padre di Montfort", come il
santo era chiamato comunemente dai fedeli, si manifesta soprattutto grazie alle sue fondazioni,
fra cui anche quella dei Fratelli dell’Istruzione cristiana di San Gabriele, riorganizzata dal
sacerdote Gabriel Deshayes (1767-1841). Queste istituzioni, inizialmente poco consistenti e
oggetto di violenti attacchi da parte di giansenisti e di razionalisti nonché di persecuzioni
durante la Rivoluzione francese e a opera della massonica Terza Repubblica francese, avranno
nel tempo un grande sviluppo, segno del fecondo lascito spirituale del loro fondatore.
In particolare, l’opera missionaria di Montfort e dei suoi successori porrà le basi spirituali della
resistenza contro-rivoluzionaria delle genti della Bretagna e della Vandea, cioè delle regioni
nelle quali egli poté svolgere liberamente il suo apostolato. I sacerdoti della Compagnia furono
le guide spirituali di quei coraggiosi improvvisatisi soldati per Dio, per la Francia e per il re, e i
canti composti da Luigi Maria Grignion si contrapposero a quelli rivoluzionari.
Il ritrovamento fortuito, nel 1842, del manoscritto del Trattato della vera devozione alla Santa
Vergine, sepolto per oltre un secolo "nel silenzio d’un cofano", secondo la profetica visione del
suo autore, dà inizio alla diffusione delle opere e del pensiero monfortano in tutto il mondo. Nel
Trattato Montfort raccomanda che i devoti si consacrino interamente a Gesù attraverso Maria
nelle forme di un’amorosa schiavitù, cioè di una dedizione di mirabile radicalità, comprendente
non solo i beni materiali dell’uomo ma anche il merito delle sue buone opere e preghiere. In
cambio di questa consacrazione la Vergine agisce nell’interiorità della persona in modo
meraviglioso, istituendo con lei un’unione ineffabile. L’opera, insieme a Il segreto di Maria —
stampato integralmente soltanto nel 1898 ma pubblicato ormai in trecentocinquanta edizioni e in
venticinque lingue — e con Le glorie di Maria, di sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787),
rappresenta uno dei libri mariani più conosciuti e amati degli ultimi secoli, e fra quelli che più
hanno alimentato la pietà cristiana.
Inoltre, gli scritti monfortani forniscono alla scuola di pensiero e d’azione della
Contro-Rivoluzione cattolica del secolo XX, di cui è figura eminente il pensatore brasiliano Plinio
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Corrêa de Oliveira (1908-1995), una teologia della storia in cui inserire l’ascesi sociale, cioè
l’apostolato mirante alla restaurazione di una civiltà cristiana. Questa scuola condivide con il
santo missionario della Vandea la speranza, alimentata dalla promessa di Fatima — "Infine, il
mio Cuore Immacolato trionferà" —, di una grande conversione e di un tempo storico di trionfo
della Chiesa cattolica. La "vera devozione" prepara gli eroi che schiacceranno la Rivoluzione, i
santi missionari dei "tempi ultimi" - il cui profilo morale è tracciato da Luigi Maria Grignion nella
famosa Preghiera infuocata - che lotteranno per la realizzazione del regno di Maria.
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