San Luigi Maria Grignion de Montfort

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San Luigi Maria Grignion de Montfort
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Jean-Baptiste Blain
San Luigi Maria
Grignion de Montfort
Edizioni Monfortane
Roma 2010
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Introduzione
Per la prima volta viene pubblicato in traduzione italiana il testo di una testimonianza sulla
persona e la vita di Luigi Maria Grignion de Montfort, scritta da Jean-Baptiste Blain, suo amico e
compagno di studi.
Già due anni dopo la morte di Montfort, avvenuta nel 1716, in fama di santità, l’avvocato
Arot, a Rennes, era stato esortato a raccogliere la documentazione necessaria per scrivere una
biografia del santo missionario, e nel 1719 l’incarico fu dato a Joseph Grandet, sacerdote di Angers,
il quale scrisse e pubblicò la sua opera nel 1724.1
Grandet, per comporre la biografia di Montfort, raccolse informazioni e sollecitò
testimonianze da persone che avevano conosciuto Luigi Maria Grignion: familiari, formatori,
collaboratori, amici. Tra il materiale raccolto, due documenti spiccano per ampiezza e per qualità: le
informazioni date da Pierre-Ernault des Bastières, sacerdote di Nantes e collaboratore di Montfort in
molte missioni, e la testimonianza di Jean-Baptiste Blain.
JEAN-BAPTISTE BLAIN
Nato a Rennes nel 1674, Blain entra da ragazzo al collegio dei Gesuiti, nella sua città, dove
conosce il giovane Grignion e ne diviene amico confidente. Terminati gli anni del collegio, sia
Montfort che Blain, a poca distanza di tempo l’uno dall’altro, vanno a Parigi, per gli studi in vista di
essere sacerdoti. Qui si ritrovano a percorrere le medesime tappe, ospiti successivamente in tre
diverse comunità di seminario. Gli anni trascorsi insieme forniscono contenuti e qualità alla loro
amicizia, durata tutta la vita.
Con l’ordinazione sacerdotale dell’uno e dell’altro, le esperienze si diversificano. Montfort è
missionario itinerante, in diverse zone delle Francia. Blain, coltiva per un po’ l’idea di seguirlo, ma
non si decide, viste le valutazioni critiche espresse su di lui negli ambienti di St-Sulpice. Così, si
inserisce prima nella diocesi di Noyon, poiché ne conosceva il vescovo D’Aubigné, e quando
quest’ultimo è nominato arcivescovo di Rouen, Blain lo segue in quella città.
A Rouen, Blain è canonico della cattedrale e figura di spicco tra il clero e in città. Si dedica
alla pastorale sotto forme diverse: assistenza spirituale, opere sociali e di carità, anche parroco per
alcuni anni. È di buona cultura. Scrive e ha interesse per la storia; ne è prova la voluminosa
biografia di Jean-Baptiste de la Salle, pubblicata nel 1733.2
Sebbene a distanza, Blain non perde di vista l’amico missionario, almeno per le notizie che
ne può avere, sempre dagli ambienti sulpiziani con i quali resta in contatto. E una volta si
incontrano pure, nel 1714, quando Montfort si reca da lui, a Rouen. Incontro commovente, in cui i
due amici tornano a confrontarsi, sulle scelte di vita, compiute o da compiersi, e dove l’amicizia
resiste alla diversità, in reciproca edificazione.
Ma il missionario è già logorato dalle fatiche e Blain lo nota. Morirà meno di due anni dopo.
Blain invece morirà nel 1751, a 77 anni. E la testimonianza scritta che egli ha lasciato a Grandet, è
l’atto di amicizia reso a Montfort post mortem, prezioso ancora oggi per noi.
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[J. Grandet], La vie de Messire Louis-Marie Grignion de Montfort, Prêtre et Missionnaire Apostolique, Nantes 1724.
L’opera è stata ristampata in «Documents et Recherches» X, Centre International Montfortain, Saint-Laurent-sur Sèvre
1994.
2
J.-B. Blain, La vie de Monsieur Jean-Baptiste de la Salle, Instituteur des Frères des Ecoles Chrétiennes, t. 2, Rouen
1733.
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UNA TESTIMONIANZA
Lo scritto di Blain è presentato sotto forma di Lettera, una lunga lettera che è piuttosto una
memoria, o – si direbbe oggi – una testimonianza in favore della vita santa di Luigi Maria di
Montfort. L’autore non ha intenzione di tracciare una biografia vera e propria; perciò non si
preoccupa di essere completo. Egli ripete spesso di voler riferire ciò che ha visto di persona, o che
ha raccolto da testimoni diretti, e in questo caso li cita espressamente volta per volta.
In rapporto all’arco degli anni vissuti da Montfort, la narrazione di Blain risulta
necessariamente più abbondante per certi periodi e invece lacunosa per altri. L’autore si sofferma a
lungo sugli anni della formazione del giovane Grignion, avendoli vissuti insieme a lui. Invece, per
tutto il tempo successivo, egli riferisce solo alcuni episodi di cui ha sentito parlare, nell’intento di
precisarne le circostanze o di correggere la versione che circolava.
Blain è un ammiratore di Montfort, della sua virtù e dello zelo apostolico. Egli avrebbe
voluto imitarlo e perfino seguirlo nelle sue imprese missionarie. Non lo fece, frenato da una parte
dal timore di non riuscire a tenere il passo di questo gigante nelle fatiche e nella penitenza, e
dall’altra perplesso per le critiche che molti rivolgevano a Montfort per certi suoi modi di fare,
ritenuti troppo fuori dall’ordinario.
Ciò che soprattutto colpiva Blain e lo obbligava a interrogarsi, era il fatto che tra i critici vi
erano alcuni Sulpiziani che egli stimava molto, essendo stati suoi superiori e formatori, persone di
vita santa e di grande esperienza nel giudicare e condurre le anime.
Il suo scritto su Montfort riflette continuamente questa duplice ammirazione, per l’amico e
compagno di studi e per i santi superiori. E in caso di conflitto, egli vorrebbe difendere l’una e
l’altra parte; cerca in effetti di spiegare le ragioni di ciascuno, e in ogni caso non viene mai meno in
lui la convinzione della santità di vita di Montfort, confermata dalla sua morte santa.
In questo sforzo apologetico, che costringe l’autore a presentare persone, a precisare
circostanze e a spiegare abitudini e tradizioni, lo scritto di Blain risulta prezioso per una migliore
conoscenza non solo della persona di Montfort, ma anche del suo ambiente, delle sensibilità
spirituali, dell’idea di santità che si aveva allora, della concezione dello stato clericale, e perciò dei
sistemi formativi in uso e dei relativi criteri di valutazione. In questo si ha uno spaccato della vita
ecclesiale nella Francia del ‘600-‘700.
ESPERIENZE DIVERSE
E tuttavia, poiché di fatto le scelte di vita di Blain e di Montfort furono diverse, anche le
sensibilità si sono in seguito differenziate. La radicalità evangelica di Montfort, lo spirito di
penitenza, la dedizione a una vita apostolica itinerante, lo hanno condotto sempre più verso il
popolo delle campagne e verso i poveri, più esposto all’imprevisto, confrontato allo straordinario.
Blain invece è un degno sacerdote, lui pure zelante e attivo nelle opere pastorali e sociali, ma che
vive in città, inserito nelle ordinarie strutture di chiesa, conformato ai buoni usi del clero.
Alcune osservazioni contenute nel suo testo rivelano la diversa sensibilità di Blain: quando
usa espressioni severe verso l’ignoranza del popolo, specie nelle campagne; quando fatica lui pure
ad accettare i modi originali dell’amico; o quando usa le sue forti posizioni antigiansenistiche per
spiegare certi fatti della vita e della missione di Montfort.
Resta ammirevole la decisione con la quale Blain difende ed esalta Montfort, confrontandolo
sempre con gli insegnamenti di Gesù Cristo e con l’esempio dei santi. L’ideale della chiesa dei
primi tempi viene spesso richiamato, citando gli apostoli, gli uomini apostolici, gli antichi Padri, i
padri del deserto. Ma anche la citazione di grandi figure contemporanee serve a mostrare come
Montfort stia nell’alveo della più sana tradizione della santità.
Vi sono pagine, in Blain, di una rara bellezza. Una perla è certamente la relazione del
colloquio di Rouen, commovente e piena di fascino (nn.79-80); ma anche certe scene della vita di
collegio (n. 2), e di seminario, restano impresse per realismo, o per gli aspetti umoristici con cui
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sono descritte circostanze che sono invece drammatiche, come nella comunità di Boucher (n. 20);
così la descrizione in termini militari della lotta all’amor proprio ingaggiata – e perduta – da Brenier
nei confronti di Montfort ha accenti drammatici, su sfondo edificante (n. 40); il pellegrinaggio a
Chartres coinvolge chi legge nell’atmosfera mistica raccontata (n. 46); il ritratto di Levesque non si
può dimenticare, dipinto con il sangue delle sue penitenze (n. 51); i rifiuti che Montfort riceve a
Issy, da Leschassier (n. 53), e ad Angers, da Brenier (n. 73) muovono a sdegno il lettore. E così
tante altre pagine, da quella della prima messa di Montfort (n. 49), a quella del mancato rogo di libri
a Poitiers (nn. 60-61), o quella del calvario di Pontchâteau (n. 73), fino a quelle della sua morte e
del fervore conservato dagli abitanti di St-Laurent (nn. 85-86).
In lettura continua, nonostante qualche pesantezza, il testo di Blain conserva la freschezza
del racconto di un testimone accorato e pieno di affetto per l’amico.
IL TESTO
Scritto intorno al 1724, e perciò forse arrivato in ritardo sul tavolo di Grandet, il testo è
presentato come una Lettera, contenete ciò che viene chiamato un abrégé, una “abbreviazione”, o
meglio: elementi per una biografia. Dunque: Lettera del sacerdote Blain, dottore della Sorbona,
canonico della cattedrale di Rouen, che contiene l’abrégé della vita di Luigi Maria Grignion de
Montfort, missionario apostolico, morto in odore di santità, in Poitou, il 28 aprile 1716.
Di questa Lettera, non si ha l’originale scritto da Blain, bensì due copie manoscritte,
conservate nell’archivio generale della Compagnia di Maria. Esse risultano anonime e senza data,
ma da alcuni dettagli, aggiunte e correzioni, si può dedurre che siano ambedue del ‘700, e anzi
eseguite poco dopo l’originale e ancora presente Blain.
I due manoscritti sono di grafia diversa l’uno dall’altro. Chiamiamo manoscritto A (ms A)
quello che copre 349 pagine, ben curato nella scrittura e nella impaginazione; e manoscritto B (ms
B), l’altro che copre 255 pagine, di formato leggermente più piccolo, meno curato nella grafia e
marginatura, e meno facile alla lettura.
Quanto al contenuto, i due testi si corrispondono quasi totalmente. Nel riprodurre l’opera a
stampa in traduzione italiana, come già nell’edizione francese del 1973, si è preferito seguire il ms
A, che risulta meglio definito. Le leggere differenze fra ms A e ms B vengono registrate nelle note,
così come alcune annotazioni che compaiono a margine dei due manoscritti.
Sempre a margine, sia in ms A che in ms B, vengono riportate diciture in funzione di titoli,
numerati da 1 a 86.
Il testo di Blain è stato pubblicato per la prima volta, nell’originale francese, sulla Revue des
Prêtres de Marie Reine des Coeurs, a puntate, negli anni 1925-1926. E in volume unico nel 1973, a
cura di Louis Pérouas, che ne ha verificato il testo sui manoscritti.3 Una traduzione è stata fatta in
inglese e pubblicata nel 1977.4
QUESTA EDIZIONE
La presente traduzione italiana ha voluto essere il più letterale possibile. Vocaboli,
espressioni e costruzione della frase dell’originale, sono state conservate quando avevano la loro
corrispondenza corretta in italiano. Tuttavia, oltre ai necessari adattamenti morfologici e sintattici
propri della lingua italiana, si è dovuto tener conto del fatto che alcuni termini (nomi comuni e
aggettivi) hanno nel linguaggio del ‘600-‘700 un significato particolare, in parte diverso da quello
attuale, sia in francese che in italiano. Poiché tali termini ritornano spesso, la iniziale difficoltà alla
lettura scompare dopo le prime pagine.
3
Jean-Baptiste Blain, Abrégé de la vie de Louis-Marie Grignion de Montfort, Texte établi, présenté et annoté par Louis
Péroaus, «Documents et Recherches» II, Centre International Montfortain, Roma 1973.
4
Jean- Baptiste Blain, Summary of the life of L.-M. Grignion de Montfort, «Documents et Recherches» III, Centre
International Montfortain, Roma 1977.
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Nel manoscritto, il testo scorre dall’inizio alla fine senza suddivisione in capitoli. Vi sono
però a margine delle didascalie, che aiutano a reperire i temi trattati o il periodo di tempo descritto.
Abbiamo posto in evidenza tali indicazioni, con la relativa numerazione (da 1 a 86); esse
permettono una certa suddivisione del testo e offrono i necessari riferimenti per la ricerca di dati
particolari.
Le note aggiunte al testo sono ridotte a ciò che può essere utile alla sua comprensione. Per i
commenti, o per le integrazioni di notizie, si rimanda a una bibliografia più generale.5
Al termine del volume, oltre a un Indice dei titoli che riporta le 86 annotazioni che
compaiono a margine del manoscritto, è stato aggiunto un Indice dei nomi, per una più facile ricerca
su episodi legati a persone o luoghi particolari, e alcune indicazioni bibliografiche per chi desidera
integrare la conoscenza della vita di Montfort e dei suoi scritti.
5
Una bibliografia essenziale viene riportata in fondo al presente volume, mentre per una bibliografia più generale, cf
Spiritualità Monfortana, 2 (2003), 151-212.
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Indice dei titoli
1.
Gli studi di retorica con il padre Gilbert.
2.
Chi era il rettore.
3.
Pietà eminente di Grignion. Ricreazioni innocenti.
4.
Un singolare gesto di carità con il quale inizia a farsi notare.
5.
La sua grande innocenza e il gusto per la penitenza.
6.
Speciale devozione alla Santa Vergine fin dall’infanzia.
7.
La vocazione.
8.
Un soggiorno in campagna. Studio della teologia.
9.
Il desiderio di St-Sulpice. Mezzo di cui si servì la Provvidenza per realizzarlo.
10. Il viaggio verso Parigi e St-Sulpice.
11. Come si svolge il viaggio.
12. Come si comporta entrando a Parigi. Mortificazione degli occhi.
13. La prova che Dio gli manda nella comunità di La Barmondière.
14. Fiducia in Dio e abbandono nella prova.
15. Carità per i poveri.
16. Il suo fervore nella comunità di La Barmondière.
17. L’amore alla croce.
18. La morte di La Barmondière. Comportamento di Grignion in questa prova.
19. Progressi nello studio.
20. Ingresso nella comunità di Boucher. Grignion si ammala.
21. La malattia.
22. La sua virtù si fa notare ed edifica.
23. Predice che non morrà.
24. L’entrata al Piccolo Seminario di St-Sulpice.
25. Ha come direttore spirituale Baüyn, uno dei più santi ecclesiastici del secolo, e come superiore
Brenier, un altro santo.
26. Il fervore di Grignion si rinnova e si fa notare sempre più.
27. Parlava solo di Dio e della Santa Vergine. Alcuni se ne lamentano.
28. La devozione e lo zelo gli ispirano diverse sante pratiche che egli mette in atto.
29. L’amore per la Santa Vergine gli ispira di portarne sempre l’immagine.
30. L’ardente zelo per l’onore di Dio. Interviene per separare due giovani che mettono mano alla
spada.
31. Il ricorso alla Santa Vergine nei bisogni e la protezione che ne riceve.
32. La sua obbedienza. Senza avervi mai mancato, riceve spesso rimproveri, con calma e pazienza.
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33. Prova di obbedienza. Sempre sottomesso alla direzione spirituale e alla regola, per obbedienza.
Grande gusto per la penitenza e la preghiera.
34. Baüyn, uno dei più santi direttori spirituali del secolo, testimonia l’obbedienza di Grignion e la
difende.
35. Leschassier, suo direttore spirituale dopo la morte di Baüyn, gli fa praticare l’obbedienza e la
prova in ogni maniera.
36. La penitenza di Grignion, benché moderata, è ancora estrema.
37. Diventa così assorto, ritirato in se stesso, unito a Dio, che lo si nomina cerimoniere, per
impegnarlo esteriormente.
38. Compone cantici spirituali che gli servono in seguito.
39. Le sue maniere singolari. Quante umiliazioni gli hanno attirato.
40. Si prova la sua virtù con umiliazioni pungenti e dure.
41. Fuori dal seminario si sottomette alla direzione spirituale.
42. La sua grande regolarità.
43. Amore per la dipendenza.
44. Non ha mai agito contro il parere e gli ordini dei superiori.
45. Risposta alle obiezioni contro la sua perfetta obbedienza. Dalle stesse obiezioni la prova
dell’eminente virtù di Montfort.
46. Secondo la tradizione del seminario di St-Sulpice, va in pellegrinaggio a Chartres, in visita
all’immagine e alla cappella della Santa Vergine. Zelo e mortificazione si evidenziano nel
pellegrinaggio.
47. Fo voto di castità prima di entrare negli Ordini sacri.
48. Il sacerdozio.
49. Celebra la prima messa come un angelo.
50. Divenuto sacerdote, respira solo la salvezza delle anime.
51. Montfort a servizio del santo sacerdote Levesque, persona di grande umiltà.
52. Entra all’ospedale di Poitiers e vi rimane qualche tempo, su richiesta dei poveri, che lo pregano
tutti come per ispirazione divina.
53. Ritorna a Parigi. Che cosa fa e soffre.
54. Le angosce che soffre. È rifiutato da ogni parte e diviene il problema delle persone spirituali.
55. Le virtù e le persone straordinarie sono solitamente esposte a tali sofferenze.
56. Dio non l’abbandona e persone di grande virtù approvano il suo spirito.
57. Le assurde dicerie che si facevano circolare sul suo conto.
58. Il suo modo di predicare.
59. Viene mandato al Mont-Valérien dagli eremiti, per creare unione. Vi riesce.
60. Lascia Parigi, dà ai poveri il denaro ricevuto per il viaggio, secondo l’abitudine che ha sempre
mantenuto.
61. Riceve come un santo una pubblica umiliazione.
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62. Passa dall’abbazia di Fontevraud senza vedervi la sorella, che aveva fatto entrare come
conversa. Che cosa avviene.
63. Altro episodio singolare accaduto con suo fratello domenicano.
64. Va al paese natale, dove nessuno lo vuole ospitare, eccetto la sua povera nutrice.
65. Lavora con lo Scolastico di St-Brieuc, famoso missionario di Bretagna. Ne viene poi
allontanato, e in seguito richiamato, ma segue la sua ispirazione nella pratica delle missioni.
66. Andava sempre a piedi. Il suo modo di fare le missioni.
67. Attrattiva per istruire i poveri. Dava loro sempre la preferenza nelle attività. Le pie invenzioni e
l’arte delle anime.
68. Si giustifica il suo modo di istruire con l’esempio di Le Nobletz, celebre missionario di
Bretagna, morto in odore di santità.
69. Il grande frutto delle sue istruzioni ne giustifica il modo.
70. Nelle missioni di campagna istituisce una sorta di congregazioni per giovani e ragazze,
separatamente.
71. Nel corso delle missioni, aveva un’arte speciale per organizzare le processioni e mantenere
l’ordine.
72. Il suo influsso nei cuori e il talento della parola.
73. Innalza un calvario. Gli invidiosi fanno scrivere alla Corte e l’Intendente riceve ordine di
distruggerlo, se lo crede opportuno. Egli lo fa, dando ascolto ai pregiudizi. Poi se ne pente.
74. Prodigi della carità di Montfort a Nantes, durante lo straripamento della Loira.
75. La carità eroica che Montfort esercitò a Nantes non impedì che fosse perseguitato e anche
interdetto e allontanato dalla diocesi.
76. Fa un ritiro presso i Gesuiti, a Nantes.
77. Passando da Angers, riceve un affronto molto doloroso dal superiore del seminario.
78. Arrivo al viaggio che Montfort fece a Roma. Lo fece a piedi, come tutti gli altri e in perfetto
abbandono alla Provvidenza. Perché lo fece.
79. Un viaggio a Rouen. Come lo fece.
80. Risponde efficacemente a tutte le obiezioni che gli vengono fatte contro la sua condotta.
81. Mi predisse per la seconda volta ciò che doveva accadere.
82. Ritorna con il battello La Bouille, dove propone di dire il rosario. Lo si prende in giro, ma alla
fine vi riesce.
83. Il successo di questa azione serve a giustificare le altre.
84. Ritorna nella diocesi di La Rochelle. Che cosa gli succede a Poitiers.
85. La morte a St-Laurent, villaggio della diocesi di La Rochelle, dove faceva una missione.
86. Si viene da ogni parte alla sua tomba. La grande pietà della parrocchia in cui egli morì e dove
riposa il corpo.