Rubrica: Primi e ultimi. Raccontare il Cammino di Santiago di

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Rubrica: Primi e ultimi. Raccontare il Cammino di Santiago di
Rubrica: Primi e ultimi.
Raccontare il Cammino di Santiago di Compostela: un manoscritto, un
libro, un blog
di Staff Newsletter VBA
Il Cammino di Santiago di Compostela è uno dei pellegrinaggi più famosi dei nostri giorni: primo itinerario
culturale europeo dal 1987 e più di 200.00 pellegrini ogni anno. I pellegrinaggi sono iniziati subito dopo la
scoperta della presunta tomba dell’apostolo Giacomo avvenuta nell’813. Nel corso dei secoli diversi
pellegrini hanno raccontato la loro esperienza in diari, lettere, libri e, di recente, anche attraverso video e
post condivisi sui social media.
La Veneranda Biblioteca Ambrosiana custodisce diverse testimonianze di pellegrinaggi a Santiago di
Compostela. Tra queste abbiamo selezionato un manoscritto, un libro e un blog. Il “Primo” è un manoscritto
che raccoglie le lettere inviate tra il 1505 e il 1506 dall’ambasciatore della Repubblica Veneziana Vincenzo
Querini al Doge Leonardo Loredan. Gli “Ultimi” sono: il libro Alla conquista di Compostela di Pierre Barret e
Jean-Noël Gurdand pubblicato nel 2000, e il blog Camminoportoghese tenuto da Alessandra Mazzei e
Antonio Marogna nel 2015.
Primo. Il manoscritto.
di Loredana Fabbri
Lettere di Vincenzo Quirini dal 1505 all’Agosto del 1506 (Biblioteca Ambrosiana, collocazione D. 495 inf .)
<<Post scripta: ho inteso chel serenissimo de Castiglia, questa matina, ha mandato alla maestà catholica Don Diego maestro de
caxa de la Rezina per che de li non se attrovava alcun suo, ne ho potuto intender che l’habbi altra commissione che trattar quello
occorrerà per zornata ditto Don Diego e delli amici de don Zuane Emanuel et per questo se iudica che ogni di più le cose vadino alla
discordia
Serenissime princeps, et dapoi che questi signori casigliani, mal contenti, hanno operato cum sue astutie tanto chel serenissimo re
de Aragonsia sdegnato cum suo zenero et non vuol venir qui avanti de Villa Franca, come per mie del 25 et 27 scrissi a Vostra sublimità,
hanno tolto materia de quale persuader el re de Castiglia che la Maestà catholica venia a trovarlo con intention di volerlo governar et far
de lui come d’un picolo garzone, ma che cognosciuto che le ho per voler veder el fatto suo et esser sui juris et non sotto posto a tutori.
Immediate sè firmato et non vien più oltra conscio de se stesso et del mal anco l’ha verso questo maestà, dubitando che lei se ne sia
aveduta et cum queste et altre molte false relazioni, se forzano dar ad intendere a Sua maestà chel serenissimo suo socero non l’ami
anzi procuri el danno et vergogna sua et, oltra questo, li dicono che Sua maestà non è obligata servar el Re catholico quello che per il
passato li ha promesso, poi che ello ha rotto el testamento della rezina vechia, la qual lassa Sua maestà governatrice di Castiglia in
caso che la non prenda moglie, ma havendola già presa praesertim da poi seguito lo accordo tra loro la diè goder del beneffitio et che
se bene inanzi laccordo l’era in pratica di prenderla, non era però tanto avanti che la non la potesse lassar subgiongendo ditti signori a
questo serenissimo re, che se la maestà sua ha sentito al sopra scripto acordo quando el fu fatto la zenti cum speranza li dete
monsignor De Vere, suo ordinario, apresso el catholico Re che l’accordo saria certissima causa di romper ogni pratica di matrimonio.>>
Il 31 maggio 1506 Vincenzo Quirini, scrive questa lettera a Leonardo Loredan, settantacinquesimo doge
di Venezia, il cui dogato si svolse in un periodo molto difficoltoso per la storia della città, fu eletto il 2 ottobre
1501 e l’anno seguente dovette accettare una pace molto onerosa con l’Impero turco e successivamente
affrontare la Lega di Cambrai (1509-1517), che portò una lunga guerra nei territori veneziani.
Vincenzo Quirini o Querini appartenne ad una delle famiglie patrizie più importanti di Venezia, che, fin
dall’antichità, dette alla Repubblica personaggi notevoli in tutti i campi, i membri della famiglia parteciparono
ininterrottamente alle vicende di Venezia ed è singolare che non abbia mai avuto un doge. Vincenzo, figlio di
Girolamo, nacque nel 1479: fu umanista, filosofo e diplomatico, egli appartenne con Tommaso Giustinian
( Paolo), Nicolò Tiepolo, Paolo Canal, Gaspare Contarini Sebastiano Zorzi, Trifon Gabriel ed altri al gruppo
degli amici della giovinezza veneziana di Pietro Bembo. in questa compagnia, formata da uomini laici di alto
livello sociale, appassionati di cultura classica coesistevano, anche se con diverse accentuazioni, interessi
poetici ed esigenze religiose, che furono molto accentuate tra il primo e il secondo decennio del secolo.
Questo gruppo di giovani patrizi era conosciuto anche con il nome di “Circolo di Murano” ed era
caratterizzato per la forte sensibilità verso il tema della salvezza individuale, che cercava nella preghiera e
nella meditazione un rifugio dai drammatici eventi politici del tempo. Nell’ambito del gruppo, il Guistarin
assunse il ruolo di guida spirutuale, esercitando una forte influenza sugli altri, specialmente sul Quirini, infatti,
quando nel 1510 Giustinian fondò la Congregazione camaldolese di Monte Corona, egli lo seguì l’anno
successivo, ma pochi anni dopo, nel 1514 morì.
Quirini partì da Venezia nel 1505 nel mese di febbraio, arrivò in Germania alla corte di Strasburgo, dove
ebbe l’incarico di accompagnare Filippo il Bello in Spagna. Massimiliano I d’Asburgo con le sue oculate
strategie matrimoniali segnò il destino europeo degli Asburgo: dopo i due matrimoni che gli fecero ottenere
le terre più ricche del ducato di Borgogna, sposando la figlia di Carlo il Temerario in prime nozze e Bianca
Maria Sforza, nipote del Signore di Milano, con il secondo matrimonio, con cui ebbe la facoltà di intervenire a
pieno titolo nelle guerre d’Italia; in seguito combinò i matrimoni dei propri figli, mirando al rafforzamento del
potere degli Asburgo. In particolare, il figlio Filippo il Bello sposò Giovanna detta “la Loca”, figlia di
Ferdinando II d’Aragona il Cattolico e di Isabella di Castiglia. Da questo matrimonio nacquero sei figli i cui
due maschi, Carlo e Ferdinando avrebbero ottenuto la dignità imperiale. I numerosi tradimenti di Filippo
scatenarono la gelosia di Giovanna, la quale ebbe delle crisi così violente che iniziarono a soprannominarla
“la Pazza”. Quando nel 1504, la regina Isabella morì, suo marito Ferdinando riunì le corone di Castiglia e di
Aragona in un unico Regno di Spagna.
Questo è il periodo in cui Vincenzo Quirini si trova in Spagna, infatti nel 1506 lo troviamo come
ambasciatore in Spagna. Querini ha dunque percorso un tratto di strada compreso nel Cammino e ha
soggiornato alcuni giorni in questa città.
Si tratta di un momento storico molto delicato, in quanto alla morte di Isabella, diventò regina titolare di
Castiglia Giovanna (poiché il fratello e la sorella maggiore di Giovanna erano morti prematuramente) ed a
Filippo vennero concessi i titoli nobiliari, ma non il potere di governare e prendere decisioni politiche. Se
Giovanna fosse stata dichiarata incapace di governare la reggenza sarebbe stata esercitata da Ferdinando,
suo padre. La grande brama di potere sia di Filippo che di Ferdinando li portarono a far riconoscere come
pazza Giovanna, che in tal modo sarebbe stata estromessa dal potere, una grande parte dei nobili castigliani
si schierò dalla parte di Filippo, quindi Ferdinando fu costretto a ritirarsi in Aragona. Il potere passò, dunque,
nelle mani di Filippo fin dall’aprile del 1506, potere che esercitò per poco tempo, poiché morì il 25 settembre
dello stesso anno, per cause ignote. Giovanna venne rinchiusa a Tordesillas fino alla fine dei suoi giorni. La
vera o presunta pazzia fece di Giovanna una regina sottomessa all’egoismo del padre prima, del figlio poi,
con un intermezzo matrimoniale in cui il marito offendeva gli affetti e la femminilità di una donna la cui colpa
era quella di essere regina e di esprimere un anticonformismo religioso a dir poco inconsueto per i tempi.
Nacque la leggenda opportunamente esaltata e diffusa dal padre degli strani comportamenti di Giovanna,
dopo la morte del marito, che la portarono ad essere vittima delle circostanze politiche del tempo.
<<Domum, li sopraditi de Castiglia, poi ché hanno condutto questo re qui a San Iacomo, cum metterli suspitione chel staria mal
securo alle Crugne, per esser loco donde facilmente el potria esser sta serato soño ancora intenti in pratica di condurlo fino in Castiglia
per inusitato camino prima chel parli o possi incontrar el Re (de Spagna), suo suocero, parendo a tutti loro che se passano questo
punto senza che un re se abbochi cum l’altro non li mancarà poi materia di tenirli separati et in discordia et danno ad intender a questa
maestà che come la se ritrova alla larga et fuora di questi monti, sarà in sua libertà far quello li parerà, senza alcuno rispetto et che molti
altri signori che adesso mostrano, per paura, esser amici al catholico Re, vedendo la maestà sua in Castiglia la venirano a veder et
seguir et il re Ferando istesso harà di gratia prender ogni apuntamento le qual tutte presunzioni? par siano hora ben consonanti alle
orechie di questo serenissimo Re et che non li dispiacciano, anzi monstra haverle grate, per il che non se sta senza suspetto di
discenssione et tra socero et zenero et che l’habbi a seguir mal assai, ben che li onori de la Maestà catholica habiano speranza nella
bona natura del re de Castiglia et non se possino persuader chel suo re, chè tanto saccio, non trovi qualche remedio per non veder
tanta ruina di Spagna, quanta se vederia per la discordia di questi dicto re. La serenissima rezina sene sta, allusato, serrata
continuamente nella sua camera et con gran fatica hozi è conduta alla messa nella chiesia di san Iacomo per satisfar a questi populi
che per il rispetto de lla matre li hanno grande affettione, la qual potrà facilmente mancar sela maestà sua non muta costume l’ha fatto
in questa città, come la fece alle Crugne, che la non volse zurarli privilegii et el re et qui li ha convenuti zurar solo alia non sunt…>>.
In questo post scriptum del Quirini appare abbastanza chiara sia la situazione politica, sia la rivalità che
c’era tra suocero e genero, cioè Ferdinando e Filippo il Bello; ma possiamo anche capire il comportamento
anticonformista e non sempre ortodosso di Giovanna, la quale stava chiusa nella sua stanza, uscendo solo,
dietro forzature, per recarsi alla messa nella chiesa di San Giacomo di Compostela.
Nella seconda lettera, datata 2 giugno 1506, di passaggio per Compostela, il Quirini ribadisce le discordie
tra i due contendenti il trono: << Serenissime Princeps et Avedendosse la Maestà Catholica che lenta quasi per reuscir
gravissimo male et destructione inremediabile de tutta Spagna, durando longamente el suo sdegno cum el re de Castiglia, il che saria
et stato cum poca sua laude et fossi alla fine cum manco profito, ha deliberato, deposta ogni colera et passione, remediare omnino a
tanto imminente ruina cum dolceza et humanità et sapendo che ogni altra provisione saria vana se la non corrumpe don Zuane
Emanuel che solo è stato et è un prencipale dogni discordia per non esser sta subornato come li altri conseglieri. Sua maestà ha voluto
incominciar da questo capo come più necessario et per haver cum si per qualche hora el predicto don Zuane scrisse di sua propria
mano al re de Castiglia in questa sententia. Carissimo fiol se tu mi amasti tanto come io te amo non saresti stato fin hora a venirmi a
vedere. Cognosco ben che da maligni et cupide discordia tra nui se sono sta date ad intender zanze assai aliene d’ogni verità et quanto
più stanno lontani, tanto più te ne darano, ma io voglio tu sapi che te amo quanto la vita mia et niun mazor desiderio ho a questo mondo
de vederte et a abrazarte et farte cognoscer che te son bon presente.>>
Vincenzo Quirini aveva avuto tutte queste informazioni dal “commendador” Harro, suo amico, quindi
riferisce il tutto al doge di Venezia Leonardo Loredan, in un rapporto sulla sua visita in Castiglia: << …come mi
affirma el commendador di Harro, uno delli oratori della Maestà cattolica, amicissimo mio, el qual mi ha coricato quanto è detto di supra,
affirmandomi chel spera, se altro non impedisce, che l’habia a seguir concordia per ché tutto el conseglio de questo re… >>.
Querini traccia un resoconto della sua legazione nella relazione che consegnò al Senato di Venezia (in
Albèri, 1839). Nella “Breve relazione sul reame di Castiglia” Querini riporta stime di tipo economico,
finanziario e sociale: il numero di città, villaggi, castelli; chi sono i grandi e i notabili e a quanto ammontano le
loro rendite; se e quanto i signori versano al re; la disponibilità di uomini e mezzi per la guerra; informazioni
sul sistema giudiziario e sull’inquisizione, impegnata in modo particolare a perseguitare gli ebrei. Il paese è
descritto come povero e non previdente, caratterizzato da scarso ordine pubblico e da una popolazione
propensa a ribellarsi. Nelle pagine di questo resoconto apprendiamo che l’arcivescovo di Santiago è uno dei
“mediocri” e l’ordine dei cavalieri di San Giacomo è il primo dei tre presenti in quel momento in Castiglia.
Troviamo quindi una conferma dell’importanza della città di San Giacomo che raggiungerà il massimo
sviluppo nel secolo successivo. Le annotazioni di Quirini, forniscono elementi per comprendere il contesto
nel quale i fedeli pellegrini affrontavano il viaggio in quel periodo storico. Esse saranno state inevitabilmente
basate sulle lettere scritte nel corso della legazione e di cui abbiamo una testimonianza nel manoscritto
custodito in Ambrosiana.
Riferimenti bibliografici
Albèri, E. 1939. “Relazione di Borgogna con aggiunta di alcuni particolari intorno ai Regni d’Inghilterra e di
Castiglia – Letta in Pregadi da Vincenzo Quirini”, in Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato, Firenze:
Tipografia All’insegna di Clio, 1839-1863, in 15 volumi (Reperibile su Googlebooks).
Andreas, W. 1908. Die ihr venetianischen RelationenVerhaltniss zur Kultur und der Renaissance, Lipsia.
Garcia Mercadal, J. 1952. Viajes de extranjeros por Espana y Portugal (vol. I), Madrid.
Ultimo. Il libro.
di Staff NL-VBA
Barret Pierre, Gurgand Jean-Noël, Alla conquista di Compostela, Piemme, Casale Monferrato, 2000. ISBN:
88-384-4874-4 (Titolo originale: Priez pour nous à Compostelle) (Biblioteca Ambrosiana, collocazione
N.A.5730)
Il volume di Barret e Gurgand pubblicato nel 1999 e tradotto in italiano nel 2000 è una ricostruzione
storica del Cammino, basata su cinque resoconti lasciati da pellegrini di epoche diverse: il vescovo di Puy,
Godescalco che fece il Cammino nel 951; il monaco del Poitou, Aymeri Picaud che pubblicò la “Guida del
pellegrino di San Giacomo di Compostela” nel 1130; Jean de Tournai di Valenciénnes nelle Fiandre che
percorse il Cammino nel 1488; Domenico Laffi, sacerdote partito da Bologna nel 1670 insieme a un suo
amico pittore; Guillaume Manier un sarto di 22 anni di Carlepoint in Piccardia, partito con altri due amici
scapoli nel 1726; Bonnecaze, un giovane di Perdiès-en-Béarn, partito di nascosto dai suoi genitori con tre
compagni.
I due autori sono degli storici che hanno raccontato il contesto, le abitudini e le avventure che i pellegrini
affrontavano nel Medioevo lungo il Cammino attingendo ai cinque resoconti. Il lettore conoscerà attraverso
questo racconto numerosi aspetti storici del Cammino: quali permessi e salvacondotti fossero necessari nel
Medioevo per partire e la necessità di prevenire truffe e salvaguardare l’incolumità dei viandanti; l’abitudine
di fare testamento e i rituali prima di partire; l’equipaggiamento e i beni preziosi che alcuni pellegrini
portavano al proprio seguito; la realizzazione di opere pubbliche quali i ponti al fine di ridurre i pericoli per i
pellegrini; le pratiche penitenziali e devozionali diffuse; le difficoltà legate alla diversità di lingua; la
trasandatezza e sporcizia che caratterizzava i pellegrini; la morte di numerosi pellegrini e la tristezza dei
compagni che arrivavano da soli alla meta; i problemi con le calzature e con i piedi; i falsi pellegrini e gli
impostori che infestavano il Cammino cercando di trarre guadagno dalla devozione dei forestieri; l’uso di
affidarsi a persone del luogo come guide; l’ospitalità basata sulla sola carità; lo sviluppo di forme di ospitalità
pubbliche non a pagamento per i pellegrini; le perplessità sull’autenticità delle spoglie custodite a Santiago; il
desiderio che anima i pellegrini stremati in vista della meta tanto desiderata; la pratica dell’abbraccio alla
statua di San Giacomo e dell’ascolto della messa all’arrivo; l’esperienza di trasformazione nel corso del
Cammino che i pellegrini testimoniano; il soggiorno a Santiago dopo il compimento del pellegrinaggio; il
prolungato parlare del Cammino al proprio ritorno a casa.
Il volume riporta in appendice il diario che gli stessi autori hanno durante il loro Cammino nel 1977, 250
anni dopo l’ultimo resoconto da essi utilizzato. Inoltre in appendice il libro riporta una preziosa bibliografia
con l’indicazione di guide, relazioni di pellegrini sia storiche sia contemporanee, pubblicazioni su aspetti di
architettura, scultura, pittura, iconografia, ospitalità, confraternite, spiritualità, miracoli, leggende, letteratura,
insegne, itinerari e approfondimenti diversi.
Il volume costituisce una ricca fonte di informazione e acquisizione di conoscenza sui diversi Cammini
per Santiago di Compostela. Attraverso questo “resoconto dei resoconti”, il libro esprime il senso di
universalità del Cammino: universalità nel tempo perché lungo più di 1.000 anni; universalità delle
esperienza per la sorprendente ricorrenza di temi, situazioni, sentimenti; universalità di luoghi attraversati a
distanza di secoli. L’esemplare presente in Biblioteca Ambrosiana è prezioso anche perché al momento il
volume non è reperibile sul mercato.
Ultimo. Il blog.
di Staff NL-VBA
Alessandra Mazzei e Antonio Marogna, Camminoporteghese. Il blog di due pellegrini verso Santiago di
Compostela, ADM, Milano, 2015. (Biblioteca Ambrosiana, collocazione S.O.O.XXI.3106 Sala Mercati)
Il volume è la sintesi stampata su carta del blog Camminoportoghese.wordpress.com. I due pellegrini
hanno tenuto questo diario giornaliero raccontando se stessi e ciò che è accaduto loro e intorno a loro nei
sei giorni durante i quali da Valença do Miño sono arrivati a Santiago. Questi due pellegrini raccontano in
tempo reale alle persone care lontane che cosa sta accadendo usando le parole e le immagini delle foto. Il
loro racconto giunge ai lettori in tempo reale rispetto. E’ di fatto una cronaca in diretta. E i lettori
interagiscono con i due pellegrini facendo commenti e domande. Si crea così un dialogo che è a sua volta
parte della vicenda.
Nei post-pagine che descrivono il Cammino emergono le storie di pellegrini di tutto il mondo che
interagiscono tra di loro in numerose lingue. Emergono anche le caratteristiche delle persone che
accudiscono i pellegrini: i baristi, i locandieri, gli albergatori, gli addetti degli enti preposti. Trovano posto nel
racconto anche i devoti arrivati a bordo di mezzi di trasporto, di gran lunga più numerosi dei pellegrini e che
invadono la scena con le loro pratiche religiose sono affini alla superstizione. Questi però non riescono a
coprire la spiritualità e l’atmosfera di pace portata a Santiago dalle fatiche dei pellegrini. I simboli esteriori dei
pellegrini come la conchiglia e il bordone vengono via via abbandonati per lasciar posto a un atteggiamento
particolare, a uno sguardo diverso che caratterizza chi è stato forgiato dai passi e dall’andare.
Il blog si apre con alcune note sull’Apostolo Giacomo, di cui ricostruisce la vicenda umana e spirituale
con i rimandi ai brani dei Vangeli e degli Atti degli Apostoli che lo vedono protagonista. La descrizione di
Giacomo è completata presentandone alcune raffigurazioni: quelle pittoresche e leggendarie raccolte lungo il
Cammino e quelle più realistiche dell’iconografia italiana.
Il racconto dei due pellegrini-blogger si avvale di un linguaggio multimediale che combina la parola scritta
e le immagini delle fotografie. Il racconto arriva in tempo reale ai lettori, la distanza temporale è azzerata e
compensa la distanza geografica. I lettori commentanoe rivolgono domande ai pellegrini-blogger.
Il confronto: linguaggi diversi per sentimenti universali
Le lettere manoscritte, il libro stampato, il blog online: supporti e linguaggi profondamente diversi per
narrare eventi e persone intorno a Santiago di Compostela.
L’Ambasciatore Querini presenta un quadro politico-economico dei primi secoli del Cammino; gli scrittori
Barret e Gurdang raccontano il pellegrinaggio in prospettiva storica; i due pellegrini-blogger Mazzei e
Marogna gestiscono uno spazio di conversazione dove le voci dei pellegrini si confrontano con le voci dei
lettori.
I supporti, i linguaggi e l’interazione con gli interlocutori cambiano in modo profondo. Il supporto: dalle
lettere scritte e copiate a mano, al libro stampato, al blog digitale. I mezzi espressivi: dalla parola scritta a
mano, alla parola stampata, alla parola potenziata dalle foto. L’interazione con il destinatario: le lettere di
Querini giungono al destinatario doge Loredan dopo settimane o mesi; il libro stampato frappone tra i due
scrittori e i lettori un lungo tempo; il blog azzera la distanza temporale tra i blogger e i follower che
partecipano al racconto.
In confronto di questi tre resoconti ha fatto emergere diversi linguaggi legati alle differenze di tecnologie e
sensibilità di tre epoche diverse. Tra il primo e il primo ultimo sono passati secoli. Tra il primo e il secondo
ultimo solo due decenni, un lasso di tempo oggi sufficiente a segnare un salto di epoca.
Il Primo, un manoscritto: un epistolario che ci aiuta a comprendere il contesto nel quale il Cammino di
Santiago si svolgeva nei primi anni del ‘500.
L’Ultimo, un libro stampato degli anni 2000: un saggio che racconta l’origine storica delle pratiche ancora
oggi vive tra i pellegrini.
L’Ultimo, un blog degli anni ’10: un racconto in presa diretta, scritto on the road, in un dialogo interattivo
con i lettori, sostenuto da immagini.
Nel loro insieme, i tre documenti custoditi in Biblioteca Ambrosiana consentono un escursus lungo i secoli,
nella diversità di situazioni, personaggi, mezzi e linguaggi del Cammino di Santiago. Buon Cammino!