Notiziario di maggio 2012 - Associazione Culturale Athesis BFI

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Notiziario di maggio 2012 - Associazione Culturale Athesis BFI
Fondato nel 1948
Iscrizione FIAF n. 12
NOTIZIARIO
del Circolo Fotografico LA GONDOLA
Associazione di Promozione Sociale
Encomiabile e Benemerito della Fotografia Italiana
ANNO XXXVII
Numero
5
Maggio 2012
I soci del Circolo Fotografico La Gondola si riuniscono ogni venerdì alle ore 21 presso la Sede Sociale alla Giudecca c/o il Centro Civico
Recapito postale P.O.BOX120 - Venezia, tel. Presidente 041-5237116
CALENDARIO DI MAGGIO 2012
Venerdì!4!
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visione opere dei soci per la mostra Flash
11!
Ospite del mese : Silvia
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Camporesi
18!
Visione opere dei soci per la
!
mostra Flash
25 !
Visione opere dei soci per la
!
mostra Flash
ESTETICA E INTERPRETAZIONE
Secondo Arthur Danto (Ann Arbor, Mich. 1924), uno dei
maggiori rappresentanti della filosofia analitica, l'opera di
Marcel Duchamp, ad esempio la famosa “Ruota di
bicicletta” (1913), assume valore di opera d'arte in quanto
capace di porsi in relazione con il fruitore che “sta al
gioco”.
In parole povere, chi guarda sa che quello davanti a lui
altro non è che un oggetto comune, ma il fatto che l'artista
abbia deciso di “decontestualizzarlo”, cioè di toglierlo
dall'impiego per cui era stato prodotto, genera interesse
cioè pensiero.
Finita da più di un secolo l'imitazione della natura (intesa
come riproduzione interpretativa del reale), proprio
partendo dai ready-made di Duchamp ci si interroga per
una nuova definizione dell'estetica che giustifichi, secondo
nuove regole, il procedere dell'arte.
Duchamp, come si sa, apre la strada all'arte concettuale,
dove non conta più, o conta molto meno, l'abilità
accademica quanto invece il pensiero, il gesto, l'azione.
Qualità imprescindibile delle nuove correnti è comunque
la rappresentazione che implica, in ogni caso, un valore
estetico.
Quale potrà essere, allora, il valore estetico di una pipa,
di un bidet, di un ammasso di vetri rotti, di una sedia
isolata?
Se lo chiede Stefano Velotti nel suo saggio “La filosofia e
le arti. Sentire, pensare, immaginare”
( Laterza, pagg.194 - € 12) mettendo in evidenza il valore
relazionale dell'oggetto in questione con chi guarda.
Lo “stare al gioco” accennato più sopra altro non sarebbe
che la predisposizione del fruitore ad accettare il fatto che
dal preciso momento in cui l'artista ha prelevato dalla
realtà corrente un oggetto, questo ha assunto per lui nuovi
ruoli e significati.
Velotti chiama in causa Nelson Goodman (Sommerville,
Mass. 1908 – Needham, Mass.1998) altro pilastro della
filosofia analitica, il quale pone il problema della
rappresentazione evitando di considerarla semplice
imitazione; in effetti, “les objets trouvés “ sono una realtà
effettiva, esistente, che soltanto un volere intellettuale
sposta sul piano della percezione d'arte.
E qui interviene lo spettatore, il fruitore, il quale si pone di
fronte all'oggetto in modo assai differente di come si
sarebbe posto di fronte a un quadro o ad una scultura.
In questo caso, interviene un processo partecipativo che
non riguarda l'oggetto in sé, magari seriale e di scarsa
qualità tecnica o formale, quanto le motivazioni che hanno
spinto l'artista ad una simile operazione.
L'empatia tra artista e fruitore non avviene più
direttamente attraverso l'interpretazione dell'opera d'arte
(significato, qualità tecnica, ecc.) quanto sul “gesto”, nel
mettere “fuori ruolo” l'oggetto.
Velotti, citando Louis Bourgeois, aggiunge che nell'arte
esperiamo “qualcosa di singolare che attiva un processo
emotivo, sensibile, che non possiamo trovare
altrove.....Nell'opera d'arte l'immaginazione può dar corpo
a qualcosa che non riusciamo a padroneggiare del tutto,
ma verso cui siamo attratti perché sentiamo che vi è un
che di irrinunciabile”.
Lo spaesamento provocato dall'arte concettuale è ben
riassunto in queste frasi; che senso avrebbero, tra l'altro,
la Pop Art, i tagli di Fontana, l'arte povera, se non
intervenisse la complicità di chi guarda a stabilirne valori e
significati?
Anche la fotografia assume in sé molte delle
caratteristiche dell'opera di Duchamp, anzi le precede sin
dalla nascita.
Le ragioni sono evidenti: l'obiettivo decontestualizza una
parte della realtà e la riduce ad una porzione
bidimensionale.
Da quel momento l'oggetto rappresentato vive una nuova
vita, del tutto autonoma.
Peraltro, qui sta la grande differenza, questo oggetto
assume nuovi significati ma soprattutto nuove apparenze,
sembrando altro.
Anche un ferro da stiro, o una bicicletta, possono
acquisire in fotografia valori estetici, cosa in parte o del
tutto negata al ready made.
Se per lungo tempo questa qualità (forse il vero specifico
della fotografia) era stata ignorata o molto sottovalutata,
dando un peso maggiore alla presunta verità del
messaggio fotografico in virtù della meccanicità
riproduttiva, ci si è resi conto, dapprima con Stieglitz ma
successivamente con maggior convinzione con Minor
White e altri, specialmente attorno agli anni '60 del secolo
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scorso, che la fotografia possedeva questa qualità
straniante.
In fondo anche Cavalli, con la rincorsa alla perfezione
della forma, non si sottraeva a questa oggettiva
condizione: i tubi di stufa, le palline, gli imbuti erano
trasferiti in una dimensione metafisica che, oltre a tutto,
veniva rappresentata con dei requisiti estetici del tutto
inediti quanto convincenti.
Si dirà che tutto questo non è nuovo; può anche essere,
ma resta il fatto che ribadirlo serve a sottolineare queste
specificità della fotografia talvolta ignorate, specie oggi
che le novità tecnologiche tendono ad amalgamare i
risultati in ibridi espressivi nei quali si fa fatica a ritrovare il
binario disciplinare lungo il quale avevano corso tante
generazioni di fotografi.
Manfredo Manfroi
L’OSPITE DEL MESE
Venerdì 11 maggio sarà gradita ospite della Gondola la
fotografa Silvia Camporesi; nata a Forlì dove vive e
lavora, conduce da diversi anni una approfondita ricerca
su varie tematiche.
Ha esposto in numerosissime mostre personali e
collettive sia in Italia che all'estero; tra le affermazioni
ricordiamo i premi Guercino (2000) Robinson (2005)
Campigna (2006) Celeste (2007) Spazievasi (2008) Acea,
Aletti, Terna (2010-2011).
Tra i i libri pubblicati ricordiamo il recente “La terza
Venezia” presentato anche nella nostra città a cura dell'
editrice LT2.
L'autrice presenterà una selezione dei suoi ultimi lavori
tra cui oltre al già citato “Terza Venezia” figureranno “A
perte de vue” e “Sink or Float”.
con Roberto Ellero direttore del Centro Candiani, Amerigo
Restucci rettore dell'IUAV, il prof. Antonio Marazzi
antropologo, il prof. Renato Stella sociologo dell'Università
di Padova, il moderatore e curatore della mostra Enrico
Gusella, alla tavola rotonda “Fotografia, architettura e
società”.
ATTIVITA’ DEL CIRCOLO
Il 15 aprile scorso è venuto a Venezia da Monte San
Savino (Arezzo) il Fotoclub “Sansovino” guidato dal
presidente e dall'attivissima Federica Malentacchi; gli
ospiti sono stati accolti dal Presidente della Gondola che li
ha accompagnati a visitare la mostra “Personal Best”di
Elliott Erwitt alla Casa dei tre Oci.
La Gondola ha partecipato alla prima edizione del “Giro
dei Files Veneto” assieme ad altri 14 Circoli del Veneto.
Alla fine della laboriosissima classifica il nostro sodalizio si
è classificato virtualmente sesto a pari merito; in realtà è
arrivato penultimo. Ci ha tolto il piacere dell'ultimo posto il
Circolo Athesis.
Ha meritatamente vinto il Circolo “Chiaroscuro” che
organizzava il concorso.
La serata di premiazione svoltasi a Piove di Sacco in
modo impeccabile e molto piacevole ha visto anche un
riconoscimento per il nostro Giorgio Nicolini.
Complimenti vivissimi al Circolo Chiaroscuro per la
vittoria e all'anima della manifestazione Sandra Zagolin
per l'impegno profuso.
LUTTI FOTOGRAFICI
Il 21 marzo scorso se n'è andato Tonino Guerra
(Sant'Arcangelo di Romagna 1920-2012), poeta,
sceneggiatore, pittore, scultore e, aggiungiamo noi,
visionario.
AFFERMAZIONI DEI NOSTRI SOCI
Continua a Catania presso il Centro Arti Visive “Sikanie”
sino al 25 c.m.
la ricerca fotografica “Confini
impermanenti” di Carlo Chiapponi.
Stefania Galluccio ha presentato lo scorso 15 aprile
negli spazi del famoso “ Caffè al Vapore” di Marghera la
sua personale “Strument-are” cioè fotografie di musicisti
non suonanti. L'inaugurazione è stata accompagnata da
una jam-session dei musicisti medesimi.
“Momenti plurali” è il titolo della mostra di Fabrizio
Brugnaro inaugurata il 21 aprile presso Le Bistrot de
Venise ( San Marco – Calle dei fabbri 4685 – fino al 5
maggio) una ricerca realizzata con la gloriosa Polaroid
600 successivamente elaborata.
Fotografia di Mario Lasalandra
Il 28 aprile scorso, nell'ambito della mostra “Glocal 3: fra
Centro e periferia” tenutasi presso il Centro Culturale
Candiani di Mestre, Manfredo Manfroi ha partecipato,
© Archivio C.F. La Gondola
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In quest'ultima veste lo comprendiamo tra i lutti della
fotografia poiché molti autori nel campo delle arti visive
furono da lui motivati: nel cinema – da Fellini ad Antonioni,
Rosi, Tarkovskij, Anghelopoulos – e anche nella fotografia,
si pensi solo all'opera di Mario Lasalandra, suo estimatore
da sempre.
Federico Fellini si avvalse a piene mani di Guerra come
sceneggiatore ma anche come ispiratore di quel senso
onirico, di mistero sospeso, che ammantò le sue opere
migliori.
Tonino Guerra iniziò la sua carriera, paradossalmente, nei
lager tedeschi; dopo esser sfuggito alla leva di Salò si era
fatto imprudentemente catturare per essere andato a dar
da mangiare al gatto.
Raccontava che in prigionia, alla vigilia di Natale del '44,
davanti ai compagni di sventura improvvisò a parole il
cenone, virtualmente preparando il succulento sugo e i
tortellini, cosparsi di formaggio grana.
Talmente verosimile la descrizione che alla fine uno dei
compagni chiese “ Scusa, ne posso avere un'altra
porzione?”
davanti ai compagni di sventura improvvisò a parole il
cenone, virtualmente preparando il succulento sugo e i
tortellini, cosparsi di formaggio grana.
Talmente verosimile la descrizione che alla fine uno dei
compagni chiese “ Scusa, ne posso avere un'altra
porzione?”
La home page di maggio è eccezionalmente dedicata a
Italo Zannnier per due buone ragioni; la prima è che il
Nostro compirà il 9 giugno prossimo ottant'anni, ( auguri
molti), la seconda è che in coincidenza con questo
traguardo il Comune di Pordenone gli dedica una grande
mostra intitolata “Italo Zannier -La sfida della fotografia
– Un racconto per immagini”.
Si tratta di un insieme di circa trecento pezzi che
“attraversano la conoscenza dell'evoluzione tecnologica,
espressiva e culturale della fotografia”.
Disseminata nei seicento metri quadrati degli Spazi
Espositivi di Via Bertossi la mostra sarà suddivisa in varie
sezioni: la storica, sia nazionale che internazionale
partendo dagli anni '30, la contemporanea con gli “eletti”
Guidi e Jodice nonché una schiera di giovani che daranno
conto degli attuali indirizzi espressivi e un'ultima sala,
infine, che sarà dedicata esclusivamente all'opera di
Zannier fotografo.
Assieme alle immagini saranno visibili molti importanti
volumi che hanno segnato il percorso della cultura
fotografica.
“Italo Zannier- La sfida della fotografia- un inedito
racconto per immagini” a cura di Italo Zannier e Denis
Curti – Spazi Espositivi di Via Bertossi – Pordenone via
Bertossi 9
Ciao grande Tonino; mancherai a tutti.
--------- 0 ---------
NOVITA’ DAL SITO WWW.CFLAGONDOLA.IT
La Photogallery del sito presenta il portfolio “Osterie”
tratto dalla donazione fatta tempo fa da Alessandro
Giacobbi, figlio d'arte in quanto il padre è l'avv. Giorgio,
nostro Presidente decano e Socio Onorario.
Fotografia di Alessandro Giacobbi
© Archivio C.F. La Gondola
Fotografia di Italo Zannier
© Archivio C.F. La Gondola
Alessandro Giacobbi ha praticato la fotografia per non
molto tempo, poi gli impegni di lavoro lo hanno sottratto a
questa passione.
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Comunque, ha fatto in tempo a lasciare una traccia non
trascurabile del suo passaggio, come testimonia questa
bella serie dedicata ai tipici ritrovi dei veneziani, le osterie,
in dialetto “bàcari”.
Questi, ormai piegatisi al volere turistico, hanno perso
quell'aura di quieto languore, una via di mezzo tra il fumoir
mediorientale e i café
parigini, dove gli avventori,
chiamiamoli così, passavano il pomeriggio e anche la sera
davanti a un bicchiere di “clinto”, di “foresto” o di “trani”,
micidiali tipologie vinicole ora completamente soppiantate
dalle più potabili bollicine.
Una pratica di cui ormai si è persa la traccia, una Venezia
anch'essa perduta che Alessandro Giacobbi rievoca con
umana, quasi commossa partecipazione.
DONAZIONI ALL’ARCHIVIO STORICO
Da Gianfranco Giantin riceviamo 5 stampe in BN del
formato 30x40 e 6 stampe 20x30;
Da Aldo Brandolisio 3 clp del formato 30x45 sull'area
industriale di Marghera.
Da Stefano Pandiani
n.2 portfolio completi : uno
riguardante appunti di viaggio (12 stampe in BN) l'altro
riguardante riflessioni sull'aldilà ( 12 stampe in BN)
Ai donatori i più sentiti ringraziamenti
LIBRI RICEVUTI
AUGURI
Il Veneto fotografico è sempre ricco di sorprese; è venuto
a far visita all'Archivio Storico accompagnato dal Socio
Onorario prof. Alberto Prandi, Alberto Nascimben, un
maturo signore che alla fine della visita ha donato alla
biblioteca due esemplari del suo volume “Il colore della
notte; notturni di città venete”
Compiono gli anni in questo mese di maggio sotto i segni
del Toro e dei Gemelli i soci Pier Giorgio Bonassin,
Simonetta Gasparini e Renato Brunetta.
Auguri anche ai nostri lettori e simpatizzanti.
Dobbiamo dire che, per nostra ignoranza, l'opera di
Nascimben ci era del tutto sconosciuta; ne abbiamo
misurato il valore proprio su questo libro che ci ha molto
colpito non tanto e non solo per la qualità estetica,
davvero rilevante, ma anche per la sapienza tecnica in
ripresa e stampa.
Soggetti del libro sono le città capoluoghi di provincia del
Veneto riprese nel cuore della notte, senza passanti né
“mossi” fastidiosi.
Le città si presentano nella loro integrità architettonica
colte da un punto di ripresa mai banale, che rende
nuovamente accettabili le situazioni monumentali più
abusate (si pensi a Venezia...) e nobilita quelle più umili e
nascoste.
Il merito tecnico sta nell'uso degli apparecchi di ripresa –
una Fuji professional 6x9 e una Plaubel Makina W67 – e
del bianco e nero, davvero magistrale, che in questo caso
ha la fondamentale funzione di ricondurci a una
dimensione di sogno.
Un po' quello che Monti diceva di Leiss; il paragone non è
improprio poiché anche Nascimben sa calibrare le alte luci
in modo che non sovrastino le ombre e non cancellino il
piacere dell'occhio nel soffermarsi sui dettagli più nascosti
restituendoci quell'atmosfera un po' sospesa che ad una
cert'ora della notte avvolge le città, dove tutto è possibile
che accada.
Davvero un ottimo lavoro.
Tutti i testi e le fotografie edite su questo notiziario sono di proprietà del Circolo Fotografico La Gondola A.P.S. e dei singoli autori, se
indicati, ed ogni riproduzione è riservata. A norma della vigente legge sul diritto d'autore e del codice civile, è vietata la riproduzione dei
testi o di parte di essi e delle fotografie con qualsiasi mezzo.
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