MOSTRA SPAZIOEVENTI MONDADORI Per gli assenti e i distratti

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MOSTRA SPAZIOEVENTI MONDADORI Per gli assenti e i distratti
I soci del Circolo Fotografico La Gondola si riuniscono ogni venerdì alle ore 21 presso la Sede Sociale alla Giudecca c/o il Centro Civico
Recapito postale P.O.BOX120 - Venezia, tel. Presidente 041-5237116, tel. Segretario 041-5238325
www.cflagondola.it e-mail to: [email protected] - fax 0415237116
MOSTRA SPAZIOEVENTI MONDADORI
Per gli assenti e i distratti riepiloghiamo brevemente gli
elementi salienti della prossima mostra sociale programmata
per novembre 2007 presso lo spazio Mondadori a San Marco.
Dopo alcune serate di proposte e aggiustamenti ( 12 gennaio,
2 e 16 febbraio) sono stati definiti l’oggetto e le linee di indirizzo
raccolti dal Segretario in due paginette a disposizione dei soci
partecipanti.
Il tema, piuttosto impegnativo, “TRACCE DEL PRESENTE
– una riflessione sulla contemporaneità” vuole offrire una sintesi
di quanto è attribuibile “indiscutibilmente e inequivocabilmente”
all’epoca in cui viviamo e individuarne le connotazioni
specifiche.
Allo stesso tempo si vogliono evidenziare la complessità, i
vincoli, i condizionamenti, le ritualità, le contraddizioni profonde
della vita contemporanea non solo attraverso l’osservazione
degli altri ma anche sulla base della propria personale
esperienza.
Un argomento indubbiamente non facile, da interpretare con
equilibrio e ponderatezza soprattutto senza partire da posizioni
preconcette o da pulpiti moraleggianti o ideologici.
Sarà naturalmente da evitare la “bella” immagine badando
alla sostanza e all’efficacia del messaggio fotografico.
Contiamo di esporre una o due foto per ogni autore, non di
più; nella serata del 16 febbraio si è convenuto di arrivare al
formato massimo di cm. 50x60 quello cioè delle cornici che
attualmente abbiamo in dotazione.
Naturalmente è possibile, come sempre è avvenuto, qualche
aggiustamento in corso d’opera. tuttavia vorremmo che i termini
concordati fossero rispettati da tutti.
Ultimo termine per la presentazione delle fotografie 21
settembre 2007.
Alé.
CALENDARIO DI MARZO 2007
• Venerdì 2: la socia Paola Casanova festeggia i suoi dieci
anni di associazione al Circolo presentando una selezione di
recenti immagini. Seguirà la presentazione della mostra “Made
in Italy Contemporary Pinhole Photography”.
• Venerdì 9: visione opere dei soci per la mostra “Tracce del
Presente”.
• Venerdì 16: visione opere dei soci per la mostra “Tracce del
Presente”.
• Venerdì 23: Gianfranco Giantin e Carlo Chiapponi
presentano alcuni loro recenti portfolios.
• Sabato 24 h.18 presso il BLB a San Marco 1345
inaugurazione della Mostra “Made in Italy – Contemporary
Pinhole Photography”.
• Venerdì 30: visione opere dei soci per la mostra “Tracce del
Presente”.
LUTTI DEL CIRCOLO
Con vivo dispiacere il Circolo La Gondola annuncia la
scomparsa all’età di anni 100 del Socio Onorario Rant
Pambakian, avvenuta a Milano il 14 febbraio scorso.
Come è noto a tutti Rant Pambakian, assieme al fratello
Vasken, fu il primo artefice della nascita del nostro Circolo
accogliendo fra le mura del negozietto FotoRecord i tanti
appassionati di fotografia che lavoravano nei negozi e negli
uffici della Piazza.
Aveva una mente geniale; appena giunto a Venezia progettò
un banco in legno ripiegabile come una valigia con cui si mise
a vendere materiali fotografici reperiti in giro per l’Europa. Era
anche un chimico di prim’ordine ed un eccezionale conoscitore
dei procedimenti di stampa a colori.
Ci ha raccontato il nipote Onnik che Rant Pambakian era
talmente affezionato alla Gondola da tenere appuntato sul petto
sin quando ha potuto il distintivo di Socio Onorario.
Al fratello Vasken e a tutta la famiglia le più sincere
condoglianze.
NOVITA’ DAL SITO
www.cflagondola.it
Nella fotogalleria dei soci appaiono i primi portfolios dell’anno;
vengono presentati gli attuali Soci fotografati da Francesco
Barasciutti.
Di Paolo Monti viene presentato un inedito assoluto: si tratta
delle fotografie tratte dall’album n. 2 della nostra collezione
riguardante le isole e il circondario veneziano negli anni ’50.
Di Sergio del Pero viene presentato lo straordinario portfolio “
Minatori di superficie”, degno di Salgado.
E poi una serie di immagini di Soci degli anni ’50 –’70 fra i quali
Stefano Boscolo, Carlo Trois, Franco Lattuada, Ennio Puntin
Gognan, Federico Gasparotto, Toni Schena e tanti altri.
UN BUCO MADE IN ITALY
Sabato 24 marzo alle ore 18 presso la galleria “BLB
– Bacaro Lounge Bar” a San Marco 1345 (apertura
h. 9 – 02) verrà inaugurata la mostra “Made in Italy
– Contemporary Pinhole Photography”.
Si tratta di una rassegna di oltre trenta immagini che
cerca di fare il punto sull’attuale momento della fotografia
stenopeica italiana.
Oltre agli abituali curatori – Casanova, Avezzù, Uliana,
Salvadori – stavolta l’ideazione e la realizzazione si
avvalgono dell’intervento di Massimo Stefanutti da anni
convinto appassionato di questo affascinante settore
dell’espressività fotografica.
Sono presenti alcuni nomi importanti e qualche
rivelazione: Roberto Aita, Paolo Aldi, Mario Beltrambini,
Alessandra Capodacqua, Rosario Consonni, Claudio
Ferri, Pierluigi Manzone, Massimo Marchini, Sergio
Maritato, Vincenzo Marzocchini, Innocenzo Perdetti,
Danilo Pedruzzi, Raffaele Puce, Lorenzo Tommasoni,
Massimo Trenti, Massimo Vaccaro, Luigi Vegini, Dino
Zanier e naturalmente Massimo Stefanutti.
Si avrà modo di riflettere e di apprezzare i risultati
di una pratica che esclude la tecnologia per risalire
ai principi della “camera obscura” che in molti casi,
provocatoriamente, è costituita da contenitori fra i più
disparati e imprevedibili : scatole da scarpe, lattine, vasi,
ecc.
Ciò nonostante, come scrive Massimo Stefanutti,
“Il foro (stenopeico ndr) applicato alla macchina, per
l’assenza di una struttura di mediazione (la lente) che dia
forma compiuta (organizzazione) a quanto c’è davanti a
sé, risolve la realtà in una rappresentazione simbolica ed
oscura dove il buio staziona in periferia e convoglia la
luce nell’area centrale dell’immagine.
L’assenza della mediazione dovuta alla lente inibisce
all’immagine la fruizione di una serie di strutture formali –
che ci si attenderebbe ritrovare in una normale fotografia
– prima di tutto la messa a fuoco.
E non solo. La prospettiva non è più quella del
Brunelleschi, l’ampiezza della focale non è più
riconoscibile, le masse hanno rapporti inconosciuti, le
proporzioni delle cose all’interno dell’immagine sono
assolutamente incongrue, la riconoscibilità del soggetto
rasenta sovente il paradosso e il senso di spaesamento
è fortemente marcato”.
Sarà, insomma, una realtà osservata attraverso lo
“spiràculo” di leonardesca memoria. Tutto un altro
vedere.
IO, NOSTALGICO FETICISTA
di Giorgio Giacobbi
L’ha detto il signor Oliviero Toscani in una breve e insipida
intervista su “La Repubblica” (8 febbraio 2007). E se l’ha detto
Lui (tantum nomen) c’è di che preoccuparsi.
Ebbene, lo confesso: è vero! Io rimpiango la Leica con il
suo corredo di obiettivi, rimpiango il rullino 24x36, avverto
una strana sensazione di vuoto e di insicurezza senza il
mio ingranditore Durst, senza le bacinelle per lo sviluppo e il
fissaggio, senza la smaltatrice.
L’oscuramento totale delle miti lucette rossa e verde nella
camera oscura mi procura angoscia e sgomento.
Non c’è proprio nulla da fare; sono un inguaribile nostalgicofeticista della fotografia “c’era una volta”, quando l’immagine
fotografica tu la vedevi apparire dal nulla, lentamente a poco a
poco, mentre la cullavi ondeggiando la bacinella.
Certo, il sig. Oliviero Toscani è un “pubblicitario” che si avvale
del mezzo fotografico per reclamizzare su commissione un
prodotto o una data “situazione” e quindi per lui la memoria
digitale può anche essere utile.
Ma la fotografia per risvegliare la memoria deve poter essere
guardata non attraverso uno schermo video, deve venir
presa, toccata con le mani, deve avere un certo formato, una
dimensione, deve essere messa in cornice come il quadro del
pittore.
I negativi vanno conservati al riparo delle muffe (ma anche i
computers ogni qual tanto si bloccano a causa dei virus!), ma
le copie, i positivi, sono fatti per essere esposti o pubblicati sui
giornali e sui libri.
E’ ben chiaro a mio avviso che “tenere le foto in un CD” come
dice il sig. Oliviero, vuole dire che esse rimarranno invisibili
come le mummie egizie negli inestricabili dedali sotterranei
della Valle dei Re.
La fotografia ci restituisce la memoria visiva di fatti,
avvenimenti, situazioni irripetibili, accaduti tempo addietro.
Se noi la ricopriamo con il velo nero dell’archivio
computerizzato , questa memoria resterà seppellita sino
a quando non decideremo di farla resuscitare alla luce dei
nostri occhi con l’ausilio di un marchingegno informatico e uno
schermo computerizzato.
Questo e non la fotografia “d’antan”è il vero feticcio del nostro
tempo. Il vero mostro è la memoria virtuale resuscitata dal
computer che ha imprigionato e schiavizzato l’immaginazione
e la fantasia, l’anima stessa dei più giovani con il suo orrendo
corredo di hard disk, scanner, DVD, CD, megapixel, etc.
Questo è il feticcio, il dio Moloch che insaziabile divora
l’intelligenza dell’uomo e lo rende prono ai suoi piedi.
MASCHERE E PIXEL
di Manfredo Manfroi
Sentite come il magno Ansel Adams descrive la stampa di
una sua famosa fotografia (Mount McKinley and Wonder Lake
– Alaska 1948):
“La foto è stata scattata all’alba, all’1:30 del mattino. Il
primo piano era in ombra profonda e la montagna e il
debole cielo nebbioso erano coperti da una luce dorata.
Una leggera brezza sul lago dava molti riflessi diffusi.
Ho usato un filtro Wratten n. 15 per schiarire le ombre in
primo piano; il cielo era così poco saturo che nessun filtro
avrebbe avuto effetto.
La prima stampa che ho fatto era molto morbida e non
esprimeva in modo adeguato la qualità del soggetto.
Sono stati necessari consistenti interventi di mascheratura
e bruciatura. Con un cartoncino in movimento, molto vicino
all’obiettivo per avere un’ampia zona di penombra, ho
mascherato per circa i tre quarti dell’esposizione la zona del
lago in ombra e il primo piano.
(La superficie del lago è stata poi bruciata per bilanciare le
mascherature delle colline sovrastanti e del primo piano).
Successivamente sono state bruciate la montagna e il
cielo, partendo dalla base della montagna, con tre cicli di
movimento alternato.
Il cielo è stato ancora sovraesposto usano un cartoncino
piegato in modo da seguire il profilo della montagna. Gli
angoli in alto a sinistra e a destra e i bordi hanno ricevuto
un’ulteriore bruciatura.
La consistenza dell’intervento di mascheratura e
bruciatura è valutabile considerando che montagna e cielo
hanno un basso contrasto mentre il contrasto generale del
lago e delle zone in ombra è alto.
Ho usato una carta con contrasto abbastanza alto
(Oriental Seagull grad. 3)
Ho mantenuto cielo ed ombre sulla montagna senza
foschia e il filtro ha assicurato un’ampia separazione di
valori sulla Seagull di gradazione 2.
Ho usato il componente da 23” dell’obiettivo Cooke Series
XV e un filtro Wratten n. 15(G).
La pellicola era una Isopan 8x10” esposta per 64 Iso e
sviluppata in Kodak D23.” (Ansel Adams “La Stampa” – Ed.
Zanichelli 1988 pag.166).
Trascuro per mancanza di spazio l’altrettanto accurata
descrizione del procedimento di ripresa di un’altra
famosissima immagine “Moonrise, Hernandez, New
Mexico” quella, per capire, della luna che sorge nella valle
di San Fernando sopra un tappeto di nuvole.
Ora, venerdì 16 è stato ospite della Gondola il fotografo
cortinese Emilio Zangiacomi Pompanin che ci ha portato
una serie di immagini in bianco e nero da utilizzare per un
libro fotografico, aventi per soggetto le magnifiche vette
che circondano la conca ampezzana riprese in particolari
condizioni di luce e a una quota normalmente proibita a chi
non sia in confidenza con la montagna.
I risultati espressivi e tecnici sono di prim’ordine; da
tempo non si vedeva al Circolo la montagna fotografata
con tanta perizia e soprattutto con un pensiero fotografico
che si teneva distante dalla bellezza oggettiva dei luoghi
per darcene quasi una versione metafisica, alla Buzzati per
intenderci.
Alcune di queste fotografie erano paragonabili, per
composizione e risultato, al miglior Ansel Adams; in
particolare colpiva l’assoluta perfezione della stampa dove
ogni tono, ogni passaggio “cromatico” era soppesato e
armonizzato al tutto.
Zangiacomi si avvale esclusivamente di tecnologia
digitale in ripresa e in stampa e prima di mostrarci i risultati
finiti ha voluto farci vedere i numerosi “passaggi” tramite
i quali uno scatto iniziale a colori diventa un formidabile
bianco e nero.
Se non ricordo male (gli esperti mi perdoneranno
l’imprecisione) sono una quindicina e riguardano la messa
a fuoco, il bilanciamento, l’armonizzazione, la gradualità,
l’intensità, la saturazione dei toni dei grigi e così via sino a
raggiungere un risultato finale del tutto voluto e controllato.
Abbiamo chiesto all’autore quanto tempo ci è voluto : una
quindicina di secondi per la ripresa e quattro/cinque ore per
la stampa.
A questo punto, qualche considerazione è d’obbligo;
prima dell’avvento del digitale, usando cioè le tradizionali
tecniche manuali, risultati come quelli di Zangiacomi erano
riservati a pochissimi.
Per sua stessa ammissione anche Ansel Adams,
eccezionale maestro, doveva impegnarsi non poco e per
svariate ore prima di raggiungere i risultati voluti.
Ora, senza sminuire la conoscenza tecnica di Zangiacomi
è indubitabile, secondo il mio modesto parere, che il digitale
– se ben padroneggiato – possa fornire oggi a un numero
maggiore di appassionati risultati tecnici pari o molto vicini a
quelli di Adams.
Per di più è del tutto annullata l’alea dei risultati su carta
con notevoli risparmi di tempo e di soldi.
Il digitale dunque si sta imponendo definitivamente per la
sua relativa “facilità” ma anche per la qualità dei risultati.
Quello che il digitale non potrà mai sostituire è il “manico”
cioè la creatività e la scelta soggettiva dell’autore.
Ma per il resto, il digitale è la fotografia di oggi e di
domani.
Vero è che i problemi ci sono, ma d’altro tipo come ho
avuto modo di scrivere recentemente e riguardano la
manipolazione delle immagini, la conservazione dei files, la
lettura nel futuro remoto e così via.
Quanto alla fotografia “analogica” essa è destinata
inevitabilmente a divenire un prodotto di nicchia, almeno
sino a quando si troveranno produttori in grado di fornire
apparecchi, pellicole e carte.
Ancor oggi c’è chi si fabbrica la carta salata, la gomma
bicromatata, e così via.
Certamente duole pensare che un’epoca di entusiasmo,
di passione, di conoscenza chimica e ottica stia finendo ma
l’importante è che ragione e sentimento guidino le nuove
tecnologie affinché il prodotto fotografico continui ad essere
veramente espressione dell’anima e non dell’arido incedere
del progresso.
La Reyer e i cento anni della pallacanestro a Venezia
Ve.Sport , Venezia, 2006
di Massimo Stefanutti
L’emozione ci prende quando, a pag. 135, rivediamo il
lucidissimo parquet della Misericordia (così si chiama tuttora
la Scuola Grande di Santa Maria in Valverde – completata dal
Sansovino - dove, al secondo piano, c’era il campo di gioco) e,
quasi sospeso nell’aria in sublime gesto atletico, quel Lorenzo
Carraro che per molti anni ha incarnato il basket a Venezia.
E le immagini di questo libro stimolano il ricordo di chi scrive
che, nei propri anni universitari, ha avuto modo di calcare i campi
di gioco veneziani allenando una squadra di ragazzini; Diè N’Ai,
Laetitita,Alvisiana, San Giobbe, Virtus Murano, Pallacanestro Lido,
questi i nomi di piccole società che hanno fatto giocare - dapprima
a minibasket e poi a basket - migliaia di ragazzi all’aperto sui campi
in cemento e per i quali andare alla Reyer , sul parquet in legno e al
ripario dalla pioggia e dal freddo, era quasi un’esperienza mistica.
Il pregio maggiore di questo libro di ben 250 pagine è proprio la
parte iconografica, curata dal nostro socio Alessandro Rizzardini
(in collaborazione con Franco Bacciolo e Marco De Lazzari per i
testi) il quale, dopo il volume sul Calcio Venezia, si conferma non
solo come un attento esploratore della realtà sportiva veneziana
ma anche rileva non comuni capacità e doti di ricercatore.
Lunga è, infatti, la lista delle fonti iconografiche in testa al volume
a testimonianza di una vera passione e di un lavoro approfondito.
Le immagini – accompagnate da precise didascalie ed
approfondimenti storici e culturali inerenti al basket ed al suo
intrecciarsi alla vita veneziana – scorrono via veloci quasi a provare
che dal 1907 (anno della prima dimostrazione assoluta in Italia
– a Venezia - della “palla al cerchio”) ad oggi, nulla sembrerebbe
cambiato in questo sport fatto di passione e di sudore atletico.
Con l’eccezione di Venezia, dove non solo la Misercordia
è chiusa per questioni statiche ma - passando vicino ai vecchi
patronati dove avevano sede le piccole società di basket - non si
sente più l’ovattato rumore del pallone che rimbalza sul cemento.
Marcon. Paesaggi di transizione.
Ed. Cicero, Venezia, 2007
di Massimo Stefanutti
Territorio, paesaggio e fotografia sono un trinomio il cui
il risultato non solo è diverso a seconda del termine che
si antepone ma che, addirittura, porta spesso a somme
superiori al valore dei singoli addendi.
Dare rilevanza ad uno dei tre succitati aspetti significa
orientare dapprima lo sguardo di chi fotografa verso un
risultato piuttosto che ad un altro e poi indicare al fruitore un
preciso contesto di lettura.
E, posto che l’individuazione del contesto in cui l’immagine
opera è la prima e preliminare azione per poter comprendere
il senso di una fotografia, in questo libro ci si accorge subito
come i tre livelli siano in assoluto equilibrio tra loro, trattandosi di
un raro esempio dove la committenza non ha pesantemente
influito sui fotografi per mero lucro commerciale.
Non per nulla il lavoro ha natura pubblica ed è stato voluto
dall’amministrazione del Comune di Marcon (territorio
vicino a Mestre, lambito dalla parte finale della famigerata
Tangenziale di Mestre verso l’autostrada per Trieste) in
collaborazione con il Coses di Venezia e ciò in vista della
redazione del Piano di Assetto del Territorio.
Un grande sforzo di conoscenza della zona (Marcon
ha, in pochi anni, visto quintuplicare i suoi abitanti con
un’inconsueta espansione edilizia e sociale) e che servirà
per meglio indirizzare le scelte politico-urbanistiche che tra
poco dovranno esser adottate.
I quattro fotografi che hanno partecipato a questa
esperienza (Primoz Bizjak, Neva Gasparo, Fulvio Orsenigo
e il nostro socio Giovanni Vio) provengono tutti da
esperienze universitarie nel campo dell’architettura: ma
questa loro preparazione specifica non viene a prevalicare
la visione prettamente fotografica dell’argomento che stanno
affrontando.
In particolare Giovanni Vio, grazie alle sue consuete riprese
con una macchina fotografica panoramica, riesce a darci un
ampliamento della visione (quasi una presa in diretta) che
si oppone al concetto di fotografia come parte della realtà,
accentando non solo gli aspetti urbanistici del territorio ma
operando anche un’indagine sugli spazi sociali che a Marcon
(sede di vari centri commerciali) sono luoghi di rito collettivo
ed icone della contemporaneità.
LIBRI RICEVUTI
Recentemente due nostri soci, Alessandro Rizzardini e
Giovanni Vio, hanno partecipato alla pubblicazione di due
interessantissimi volumi di cui Massimo Stefanutti fornisce la
recensione.
DONAZIONI ALL’ARCHIVIO STORICO
Eccezionale messe di donazioni all’Archivio Storico:
il Socio Onorario Gustavo Millozzi ha donato all’Archivio
Storico 51 stampe “vintage” dell’ex socio e Presidente degli
anni ’50 Libero Dell’Agnese oltre ad alcune sue personali e
alla riproduzione in alta definizione dell‘“Angelo della Morte”
di Paolo Monti.
Dall’ex Socio Andrea Tonon tutta la sua produzione
fotografica degli anni ’80 e ‘90
Dagli ex soci Leonardo e Laura Stroili tutto il loro fondo
fotografico che ammonta a ben 167 stampe “vintage”.
Leonardo Stroili e Laura Martinelli in Stroili furono soci
della prima ora frequentando il negozio dei Pambakian e
partecipando alle prime mostre sociali.
Si tratta di immagini complessivamente interessanti molte
delle quali di ottimo livello che lasciano spesso trapelare la
lezione di Paolo Monti di cui, ciliegina sulla torta, ci sono state
donate anche due magnifiche immagini 30x40 in tono alto
del 1951 (datate e firmate).

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