UN MONDO IN ROSA - Circolo Fotografico La Gondola
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UN MONDO IN ROSA - Circolo Fotografico La Gondola
I soci del Circolo Fotografico La Gondola si riuniscono ogni venerdì alle ore 21 presso la Sede Sociale alla Giudecca c/o il Centro Civico Recapito postale P.O.BOX120 - Venezia, tel. Presidente 041-5237116, www.cflagondola.it e-mail to: [email protected] - fax 0415237116 UN MONDO IN ROSA ? Tornando, nel novembre scorso, dall’abbuffata parigina del Mois de la Photo si rifletteva, il segretario Stefanutti e il sottoscritto, sul dilagare della fotografia dell’orrore e della disgrazia. Non c’era stata mostra, stand, rassegna dove infanzie derelitte, giovinezze devastate dal vizio, rapporti familiari contorti, comunità colpite dalle piaghe più tremende non avessero avuto la meglio; per non parlare di come era stata trattata la sfera dell’eros: rapporti piegati da maledizioni ancestrali, da perversioni sottilmente alluse o manifestamente dichiarate, insomma una casistica della devianza la cui parossistica ripetitività lasciava quasi intendere che questa fosse la regola, non l’eccezione. E poi i reportage di guerra, con il consueto strascico di lutti e di rovine ad aggredire i corpi e le anime. Annota bene Michele Smargiassi (Blog “Fotocrazia” del 1 gennaio “Inquietanti sono le domande”) che c’è una bella differenza tra le immagini che giocano tutto sullo shock visivo, sull’emozione dell’orrore e le fotografie inquietanti, quelle che pongono le questioni senza dare la soluzione, che ci lasciano arbitri nel prendere partito. Comunque sia, da questa esaltazione dell’efferato si pensava di prendere le distanze, non tanto perché la fotografia non debba occuparsi anche degli aspetti più nefasti della vicenda umana, quanto perché si aveva l’impressione che su questi si fosse costruita proprio una filosofia della rappresentazione né più né meno di quella che nel dopoguerra andava a caccia nel Sud d’Italia delle situazioni più neglette ovvero di quella falsamente consolatoria e rassicurante che fino a ieri costituiva la gran parte della produzione amatoriale. E’ anche vero che la sensibilità della fotografia (come del resto di ogni altra forma d’arte) avverte assai bene la cupezza dei tempi che corrono. L’artista ha sensibilissime antenne che gli consentono di captare meglio di chiunque altro il sentire generale, lo stato d’animo delle generazioni che vivono il divenire storico. Proprio per questo, ci è sembrato altrettanto maturo il momento per volgere il nostro sguardo verso tutti quegli aspetti della vita che rappresentano le ancore morali, spirituali, materiali alle quali ci riferiamo per superare l’oggi e guardare al futuro con sufficiente fiducia e senza rassegnazione. Intendiamoci, non si tratta di mistificare ancora una volta la realtà ma di porre in evidenza quei risvolti della vita che ci confortano e ci sostengono nella speranza. Anche nei tempi bui della seconda guerra mondiale ci si aggrappava, per esempio, a una canzone (ricordate “We’ll meet again” o “Lili Marleen?) per far fronte ai momenti più dolorosi. Così, ragionando assieme agli altri soci del Circolo abbiamo scelto il tema della prossima mostra sociale che si chiamerà “Positif”, positivo, detto in francese per ricordare il luogo dove è nata l’idea ma anche per rimarcare che questo disagio epocale non riguarda solo il nostro Paese (anche se, per la verità, i nostri sono davvero problemi seri..) ma l’intera comunità umana. E’ un impegno davvero arduo poiché il rischio, ancora una volta, è quello di travisare la realtà; ci rivolgeremo prima di tutto alla quotidianità, a quegli episodi talvolta poco apprezzati che scandiscono i ritmi della giornata ma anche a tutti quegli ambiti – la cultura, lo sport, il tempo libero, ecc. - che in qualsiasi misura qualificano positivamente la nostra esistenza. Per non parlare della sfera dei sentimenti e del trascendente – l’amore, l’amicizia, la religione, ecc. – che ci fortificano e si sostengono. Varrà anche in questo caso, come per le “immagini inquietanti” non tanto la rappresentazione di un fatto o di una situazione su cui non c’è nulla da aggiungere quanto il messaggio incompiuto, indeterminato, senza enfasi o retorica, che lascerà spazio a chi guarda per trarre le proprie conclusioni. Un’avventura controcorrente e dall’esito incerto? E’ possibile, ma intanto ci proviamo; confidiamo, come sempre, nella buona stella della Gondola. Manfredo Manfroi CALENDARIO DI FEBBRAIO 2011 •Venerdì 4 serata sorpresa: Luigi Ghirri •Giovedi 10 Trasferta del Circolo presso il Fotoclub Pernumia (PD); appuntamento per i veneziani presso la rampa di sosta di Piazzale Roma alle h. 17.45 •Venerdì 11 Serata dedicata alla visione opere per la mostra “Positif” •Venerdì 18 Serata dedicata alla visione opere per la mostra “Positif” •Venerdì 25 Ospite del mese: Pier Paolo Fassetta L’OSPITE DEL MESE Venerdì 25 avremo graditissimo ospite il prof. Pier Paolo Fassetta (Venezia, 1948) uno dei più interessanti artisti veneziani maturati nei controversi anni ‘70; dopo gli studi all’Istituto Statale d’Arte e la laurea in Architettura, Fassetta iniziò il suo percorso artistico privilegiando il concettuale avvalendosi della fotografia quale mezzo espressivo prevalente. Proprio il concettuale sarà il terreno su cui argomenteremo con l’Autore che sicuramente saprà fornirci dall’alto della sua esperienza validissimi spunti di riflessione e di dibattito. Sull’opera di Fassetta hanno scritto Giulio Carlo Argan, Gillo Dorfles, Toni Toniato, Paolo Cardazzo, Vincenzo Fagone e molti altri. FINCHE’ LA GONDOLA VA Di Michele Smargiassi Michele Smargiassi, nel suo blog “Fotocrazia” presente nel sito del giornale “ La Repubblica”, ha commentato la visita fatta al nostro Archivio nel novembre scorso; riportiamo su queste pagine quanto ha scritto sia, se permettete, per un briciolo di soddisfazione personale ma anche per render note le impressioni di un “esterno” sullo stato dell’arte del nostro “giacimento culturale” a Palazzo Fortuny. Nel frattempo qualcosa si è mosso e l’avvenire non sembra più tanto fosco; vi informeremo a tempo debito. “Ho passato recentemente una splendida giornata in Gondola. Con la maiuscola. Chi conosce la storia della fotografia italiana sa di cosa sto parlando: La Gondola è uno dei sodalizi fotografici più celebri del dopoguerra, l’unico ancora in vita dei grandi vivai della nostra fotografia d’autore, casa e culla di talenti come Paolo Monti, Gianni Berengo Gardin, Fulvio Roiter, Toni Del Tin, Elio Ciol e tanti altri. Sessant’anni appena festeggiati, il circolo fotografico La Gondola naviga ancora fra i canali di Venezia: una sede sociale alla Giudecca, dove al venerdì una trentina di soci e tutti gli appassionati possono trovare cibo per le loro menti e per i loro occhi; un archivio storico nelle soffitte del bellissimo palazzo Fortuny, a due passi da campo Santo Stefano. E’ dell’archivio storico che vorrei parlare. I cui sacri penetrali mi sono stati dischiusi, con raro onore e squisita gentilezza, da Massimo Stefanutti e dal presidente Manfredo Manfroi, per un troppo breve ma intensissimo pomeriggio di scartabellamenti con i guanti di cotone fra faldoni e cataloghi digitali. Decine di migliaia di immagini che hanno fatto la storia della fotografia d’autore in Italia (e anche quelle che non sono riuscite a farla perché nessuno le ha mai viste) sono state recuperate da ripostigli precari, donate da eredi intelligenti, o comprate sul mercato (spesso col contributo generoso e riservato di alcuni soci celebri) prima che si disperdessero per sempre; e ora sono custodite con perizia da conservatori scientifici e organizzate (anche in un archivio informatizzato) con cura catalografica da archivisti professionali quali si sono rivelati essere, ai miei occhi, i curatori amorevoli della memoria foto-gondoliera coordinati da Aldo Brandolisio, archivista capo. Ma questi custodi, e siamo al punto, sono tutti volontari. Hanno altri mestieri, o li hanno avuti, comunque si dedicano con questa costanza e cura a questo patrimonio fenomenale, non solo per Venezia, solo in virtù della propria passione. E questo è il versante bello. Il versante meno bello è che in Italia, quando ci sono di mezzo passione e non professione, amore e non mestiere, pochi ti prendono sul serio. La Gondola, a parte l’utilizzo in comodato gratuito da parte dei Musei civici veneziani della sede, vive solo dei contributi associativi. Anche solo l’investimento di tremila euro in cartelle e buste di carta acid free rischia di prosciugarne i bilanci. E a quel che mi è parso di capire dalla dignitosa reticenza dei miei ospiti, anche la possibilità di rimanere in quella affascinate, romantica anche se scomoda sede (con un fondo che cresce di mille foto l’anno le due stanzette nel sottotetto sono già al limite) non è del tutto garantita né ora né in un futuro a medio termine: il patto decennale (revocabile però in qualsiasi momento) scade fra due o tre anni e non sembra che tiri un’aria favorevole al rinnovo. Un trasloco forzato potrebbe rivelarsi una catastrofe: i documenti di un’esperienza fondamentale nella cultura fotografica italiana potrebbero tornare, nella migliore delle ipotesi, ad accumularsi in ambienti dove sarebbero difficilmente consultabili (finora invece hanno consentito la scrittura di una trentina di tesi di laurea, la realizzazione di mostre annuali, la pubblicazione di piccoli e grandi libri) e magari in condizioni inadatte (Venezia non è una città in cui proprio abbondino i locali asciutti e salubri). Non sto lanciando nessun appello particolare: la firmomania lascia spesso il tempo che trova. Sto solo raccontando una storia. Una storiella esemplare dell’Italia distratta. Forse la storia ci ha giocato un brutto scherzo. Forse ci ha regalato troppa ricchezza senza darci la voglia di custodirla. Forse non siamo all’altezza dell’eredità ricevuta. Certo, “Venezia muore” è un ritornello, e nella mente di tanti, anche di chi avrebbe forse modo di fare qualcosa, i faldoni della Gondola non sono in cima alla classifica dei tesori da salvare in questa fiabesca città che il mare sembra volersi riprendere. Eppure a Venezia qualcosa si muove, con soldi privati: la Fondazione di Venezia ha acquistato proprio alla Giudecca la Casa dei tre oci già proprietà del pittore Mario De Maria per farne la Casa della Fotografia: per ora il fondo più rilevante è quello donato da Italo Zannier, 1500 foto d’autore e 15 mila volumi. Bene, benissimo, ma la Gondola? Andrà a finire che i gondolieri dell’obiettivo, figli di un dio minore, cercheranno di farsi adottare da divinità più attente e generose, anche se più “terrestri” e meno mondialmente celebri della città magica? Io spero di no. I primi a insorgere sarebbero gli amici della Gondola. Che è Venezia anche più della gondola con la minuscola. Ma ci sarà pure un assessore alla cultura, a Venezia.” GLI AIUTI ALLA CULTURA A proposito di aiuti rendiamo noto di aver incassato (il 21 dicembre scorso!) il 5°/°° relativo al 2009 pari alla bella cifra di € 1414, 77. Tutto l’importo è stato impiegato per l’acquisto di buste e altro materiale d’archivio. Ringraziamo coloro che ci hanno sostenuto e li invitiamo caldamente a rinnovare la loro adesione anche nella prossima dichiarazione dei redditi. Vi assicuriamo che il 5°/°° è per noi un sostegno vitale visti anche i tagli alla cultura che ci hanno praticamente tolto i modesti contributi degli Enti Pubblici. LIBRI RICEVUTI Cesare Gerolimetto, con la modestia che lo contraddistingue, ci manda “Rosà da scoprire”, un fotolibro sulla cittadina della piana bassanese. Per capire cosa ha fatto Gerolimetto, bisogna essere passati per Rosà almeno una volta; avete presente quegli stradoni del country americano, tipo “On the road again”, dritti e lunghi con ai lati decine di case anonime, di fabbrichette e capannoni? Ecco, più o meno, questa è Rosà. Dal punto di vista produttivo, tanto di cappello, trattandosi di uno degli agglomerati più laboriosi del famoso Nord Est; quanto invece ai valori paesaggistici e monumentali, un pianto. Per di più il dissennato diffondersi, come nel resto del Veneto, delle piccole aziende con tutto il loro corollario di infrastrutture , ha pressocchè cancellato le tracce della preesistente civiltà rurale che vantava reperti non secondari del dominio veneziano, come la magnifica villa Dolfin. E’ stata l’Amministrazione Comunale a commissionare il libro con il lodevole intento di indorare la pillola, almeno sulla carta. E Gerolimetto ha compiuto il miracolo di trasformare in cigno il brutto anatroccolo. Un’operazione sapiente, fatta di luci, colori, tagli arditi, atmosfere sommesse e anche un po’ ruffiane, insomma tutto l’armamentario del grande professionista alle prese con una realtà poco fotogenica. Però, una considerazione va fatta e cioè che sarà anche vero che la fotografia mistifica ma è altrettanto vero che essa è in grado di far risaltare dettagli, situazioni visive, punti di vista inediti che il cittadino distratto spesso non vede o non apprezza. In questo senso, “Rosà da scoprire” costituisce davvero un capitolo esemplare. Cesare Gerolimetto “Rosà da scoprire”- Ed. Terra Ferma – Grafiche Antiga 2010 Il nostro Socio Onorario e carissimo amico, Vasken Pambakian, ci manda un semplice volumetto da lui scritto nel 2007: “ Viaggiando nei miei ricordi”. Come forse saprete, Vasken assieme al fratello Hrant fu il “padre” del Circolo La Gondola, accogliendo negli angusti spazi del negozietto Foto Record in Piazza San Marco il primo gruppo di appassionati che avrebbe successivamente fondato il nostro sodalizio. I Pambakian erano di origine armena ma nati a Smirne in Turchia da cui fuggirono per evitare letteralmente la morte e la loro venuta a Venezia fu l’epilogo di un’autentica odissea punteggiata dal terrore e dai lutti; le vicende narrate nel libro riguardano non solo i nostri amici ma l’intero popolo armeno e sono una sofferta testimonianza della diaspora che seguì alle persecuzioni turche. Abbiamo tratto dal volume un passo, assai commovente, che descrive l’arrivo a Venezia dopo romanzesche peripezie in un barcone spinto a remi: “Dopo tutto questo viaggio così singolare, difficile e pericoloso, eravamo tutti stanchi e tanto depressi e non pensavamo ad altro che arrivare a destinazione. Ma quando il barcone sul Canal Grande è passato davanti alla piazza San Marco, tutta l’ansia si è trasformata in estasi, dimenticata tutta la fatica, la respirazione dei polmoni per un attimo è rimasta ferma lasciando respirare lo spirito, la mente; gli occhi hanno visto che il mondo può essere anche diverso. Il sole si attardava a entrare nel suo letto e con tutta la sua forza era rimasto ancora rosso e illuminava gli ori di San Marco. Era una visione strappa-fiato che in tutto il tempo che ho vissuto a Venezia e in tutte le innumerevoli volte che ho visto San Marco durante il calar del sole, non si è più ripetuta. Verso sera siamo arrivati al Lido, al Corno d’Oro. Era il 21 o il 22 aprile 1945.” Vasken Pambakian “Viaggiando ricordi” Ed. privata 2010 nei miei RIFLESSIONI Riceviamo dall’amico Ernesto Fantozzi il numero diciannove della rivista “Riflessioni” interamente dedicato all’esperienza fotografica del Gruppo 66 che si formo’ a Milano, appunto nel lontano 1965 (l’anno ‘66 venne scelto come sigla del gruppo soltanto per ragioni estetiche), con il preciso intento di documentare la realtà quotidiana della città senza alcun intento “artistico”, in controtendenza rispetto alla fotografia amatoriale in voga. Afferma infatti Ernesto:”non ne potevamo più di tutta la mercanzia pittoresca...dei ritratti dolciastri di vecchi e bambini..”; da questo sentire scaturì la realizzazione di due mostre : “Paesaggio milanese” seguita dopo breve tempo dal “Paesaggio industriale” . Furono queste le premesse del costituendo Gruppo 66 formato dallo stesso Fantozzi, da M. Finocchiaro, G. Castagnola, G.Rosa, C.Cosulich, G.Serravezza, V.Bassanini , O.Steffenini cui si aggiunse l’allora misconosciuto Giuseppe Pessina. L’intenzione, come apparve sul documento programmatico, era quella di “operare...con particolare attenzione su quegli aspetti della realtà meno appariscenti ma significativi che vengono generalmente trascurati dai consueti servizi d’informazione”. Il gruppo, assai coeso sotto il profilo intellettuale, agì per un decennio dal 1965 al 1975 producendo circa 1200 stampe ricavate da oltre 12000 scatti. Successivamente fu tratto un corpus d’eccellenza di ca. 130 immagini che fu presentato in varie importanti occasioni. Poi, le vicende personali dei componenti, come accade spesso nei sodalizi amatoriali, ebbero la meglio e il gruppo si disperse. Oggi, quell’esperienza rimane un esempio, ancorché scarsamente imitato, di eccellente fotografia, frutto di un progetto realizzato con inedito spirito sociale e qualità estetica assai funzionale alle premesse d’origine, cosa questa piuttosto rara anche nel versante professionistico. Tutte le immagini del Gruppo 66 (ecco la ragione della monografia su “Riflessioni”) sono state donate al Centro Italiano di Bibbiena che sicuramente saprà ben conservarle e esemplarmente diffonderne il messaggio. RIFLESSIONI n.19 “Il Gruppo 66 – La fotografia di documento a Milano negli anni ‘60-’70” Dicembre 2010 ANCORA SU GIORGIA FIORIO Torniamo brevemente sulla serata che ha visto nostra ospite Giorgia Fiorio il 21 gennaio scorso; è stata davvero una bella serata di fotografia. Giorgia ha mostrato tutte le serie dei suoi pluriennali progetti - “Uomini” “Il Dono” “Cum finis, sotto otto il cielo” cielo”accompagnati da considerazioni sulla sua attività che ha toccato siti e persone di ogni parte del pianeta. Il dibattito si è snodato poi sul processo mentale che impronta il suo agire e più in generale sugli orientamenti che oggi caratterizzano la fotografia contemporanea. Ci sono stati molti interventi da parte dei presenti che ci sono sembrati sempre interessanti e mai banali. Una nota di soddisfazione per il Circolo viene dalla nutrita presenza del pubblico, in larga parte proveniente dalla terraferma. Una partecipazione confortante specie in una città difficile, sotto il profilo dei trasferimenti, come Venezia che premia l’impegno profuso dai Soci perché tutto si svolgesse per il meglio. AFFERMAZIONI DEI NOSTRI SOCI Di Massimo Stefanutti, nella sua veste di fotografo e avvocato specializzato in diritto della fotografia, il blog di Michele Smargiassi “Fotocrazia”, ha pubblicato il 20 gennaio scorso un bell’intervento a proposito di fotografia e aule di giustizia dal titolo “Obiezione, vostro onore: la foto influenza il teste”. David Salvadori presenta (fino al 20 febbraio) presso la Cartolibreria Stefano Trevisan in Este (Pd) via Porta Vecchia 2, la mostra “Quattro braccia di terra” riguardante il bellissimo cimitero ebraico del Lido di Venezia. Di Andrea Avezzù sono state pubblicate due immagini sulla stampa a tiratura nazionale: una sull’Espresso n.4 del 27 gennaio, la seconda nella sezione cultura del Corriere della Sera di mercoledì 26 gennaio. DONAZIONI ALL’ARCHIVIO STORICO Il 2011 è cominciato in modo davvero eccellente: Alessandro Rizzardini ha donato tutti i ritratti, ben 463, esposti nella mostra “Veneziani (quasi) famosi”, chiusa con grande partecipazione di pubblico il 5 gennaio scorso presso lo SpazioEventi Mondadori di cui ha costituito -purtroppo- l’ultima manifestazione. Questo gruppo di ritratti, oltre al piacere estetico, possiede anche un forte valore documentario rappresentando una parte non trascurabile dell’odierna venezianità su cui forse un giorno i no stri concittadini saranno costretti a meditare. Altre fotografie sono state donate da Massimo Stefanutti (1), Elio Ciol (1), Pierpaolo Fassetta (1), Manfredo Manfroi (1) Giorgio Semenzato (2) A tutti i donatori i più vivi ringraziamenti. NOVITA’ DAL SITO WWW.CFLAGONDOLA.IT L’home page di febbraio è dedicata ad uno dei componenti più noti del gruppo “La Bussola”, la cosiddetta “rivale” della Gondola: Vincenzo Balocchi (1892-1975). Nato a Firenze, laureato in ingegneria, diresse lo stabilimento dei Fratelli Alinari e alla fine degli anni ‘ 20 fondò l’Istituto Fotocromo Italiano, specializzato in riproduzioni d’arte. Dal 1936 agli anni ‘60 fu fotografo molto apprezzato e pubblicato su numerose riviste. Nel 1948, già in età matura, aderì alla Bussola e fu uno dei più ortodossi interpreti del credo cavalliano. Di questo interessante autore l’Archivio della Gondola possiede dieci stampe. Ricordiamo ancora una volta ai nostri Soci di trasmettere al web master Mazziol i loro più recenti portfolio. AUGURI Al socio Benito Dalla Giustina e agli altri amici della Gondola che compiono gli anni in questo mese di febbraio.