annali - Laboratorio di Scienze dell`Antichità

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annali - Laboratorio di Scienze dell`Antichità
ANNALI
DELLA
SCUOLA NORMALE
SUPERIORE DI PISA
Serie IV
Quaderni, 1
CLASSE DI LETTERE E FILOSOFIA
PISA 1999
Pubbl icazione semestrale
Amor. Trib. Pisa n. 7/64 del 28 di cembre 197 1 - Di r. resp. Enrico Castelnuovo
Periodico associato all'Uni one Stampa Periodica Italiana
ISSN 1128- 1510
Sicilia Epigraphica
Atti del convegno internazionale
Erice, 15-18 Ottobre 1998
a cura di Maria Ida Gulletta
A l ricordo di Giuseppe Nenci
SOMMARIO
QUADERNO
1
UGO FANTASIA
Premessa
IX
GIUSEPPE NENCI
Saluto inaugurale
XI
LUCIANO AGOSTINIANI
L'epigrafia e1ima
l
VITTORIA AUIATA
Le epigrafi islamiche su pietra da Monte Iato
15
MARlA GIULIA AMAoASI Gu zzo
Epigrafia fenicia in Sicilia
33
RENATO ARENA
Interferenze linguistiche e grafiche
nell' epigrafia greca di Sicilia
47
ALBERTO B ERNASJ:
La laminetta orfica di Entella
53
GABRIELLA BEVILACQUA
Le epigrafi magiche
65
IRMA BITTO
Leggende monetali romane di Sicilia
LI VIA BIVONA
L'epigrafia latina
ANTONIETTA B RUGNONE
89
113
L'iscrizione del Tempio G di Selinunte e le tradizioni
sui responsi oracolari delfici
129
141
GIORGIO CAMASSA
La Lex Sacra di Selinunte
FEDERICA CORDANO
Le istituzioni delle città greche di Sicilia
nelle fonti epigrafiche
149
J AlME CURBERA
Defixiones
ALDINA CUTRON I T USA
L'epigrafia monetale greca
159
187
MARlA AMALIA DE LUCA
L'epigrafia araba in Sicilia. Bilancio degli studi
condoni nel corso dell ' ultimo cinquantennio
e prospettive per il Duemil a
197
Riflessioni sull' ono mastica punica
20 5
Corpora epigrafici siciliani da G ualthe rus a Kaibel
22 1
UG O F A..NTAS IA
I al To<jJUÀaKES e i
25 1
BRUNO GAROZZO
Nuovi bolli anfo rari dalla Sicili a occid entale
R OSSANA DE SIMONE
STEFAl'\lIA
DE Vroo
aLTWVLU
(Entell a, Erice, Segesta)
di Taurom en io
281
QUADERNO
2
MARIARITA SGARLATA
L'epigrafia greca e latina cristiana della Sicilia
CARLO DE SIMONE
L'epigrafia sicana e sicula
385
393
407
417
425
439
449
465
483
499
SHLOMO SIMONSOHN
Epigrafia ebraica in Sicilia
509
Iscrizioni su manufatti siciliani in età ellenistico-romana
531
ANDru: GUILLOU
Epigrafia bizantina e post-bizantina
HANS PETER ISLER
Iscrizioni su ghiande missili dagli scavi di Monte Iato
ALAN ]OHNSTON
Ceramic Texts, Archaic to Hellenistic
GIACOMO MANGANARO
L'epigrafia greca di Sicilia
GIACOMO MANGANARO
Annotazioni sulla epigrafia di Lipara
CHIARA MICHELINI
Reimpiego di iscrizioni a Segesta
ANNA MARIA PRESTIANNI GIALLOMBARDO
Le Tabu/ae Ha/aesinae. Aicuni aspetti grafici c linguistici
ALDO LUIGI PROSDOCIMI
Sicilia. Note sull'alfabetizzazione
ROGER
J.A. WILSON
DISCUSSIONE
557
ILLUSTRAZIONI
601
PREMESSA
Chi ha avuro il piacere di partecipare alle giornate ericine dell' ottobre 1998 dedicate a Sicilia Epigraphica
serberà certamente un vivo rico rdo dell'atmosfera di forte impegno intellettuale e di franca discussione che le
ha cararterizzate.
L'incontro era, in un certo senso, una scommessa. Si trattava da un laro di tracciare un bilancio delle
conoscenze nei diversi ambiti specialistici dell' epigrafia siciliana, dall' altro di contribuire, attraverso il
confronto fra esperienze così diverse , ad una migliore comprensione di una prassi epigrafica che, nella varietà
delle sue concrete manifestazioni, rispecchia fedelmente il carattere multietnico e multiculturale della storia
millenaria della Sicilia.
Il lettore degli Atti di quelle giornate (la cui pronta pubblicazione è stata curata con impegno e competenza
dalla dott.ssa Maria Ida Gulletta) giudicherà se lo scopo è stato raggiunto. Egli ne trarrà comunque, credo,
numerosi spunti di riflessione su molteplici aspetti del patrimonio epigrafico siciliano e sul contributo che esso
offre in campo linguistico, storico, istituzionale, religioso; e non farà fatica ascorgervi chiare tracce del progetto
culturale, ovvero politico-culturale, che ha ispirato Giuseppe Nenci nell' organizzazione di quel Convegno. La
dedica di questi Atti alla Sua memoria non è solo il nostro doveroso omaggio a colui che ne ha concepito l'idea,
ma non ha purtroppo fatto in tempo a vederne la pubblicazione. Essa è anche il giusto riconoscimento allo
studioso che ha dato un contributo decisivo alla scoperta e alla valorizzazione del patrimonio culturale della
Sicilia; che, in spirito autenticamente 'erodoteo ' , ha dedicato una larga parte del Suo impegno scientifico allo
studio dei contatti fra le diverse culture del mondo antico; che, infine, soprattutto in alcuni saggi recenti sul
plurilinguismo e sulle interferenze grafiche e linguistiche nella Sicilia antica, ha additato linee di ricerca la cui
fecondità è testimoniata proprio dalle pagine di quesro volume.
Nel licenzi are gli Atti di Sicilia Epigraphica mi è gradito rinnovare il ringraziamento alle persone e agli Enti
che, a vario titolo, ne hanno reso possibile lo svolgimento e la pubblicazione: in primo luogo il Centro 'Ettore
Majorana' di Erice che ha generosamente ospitato il Convegno, e il suo Direttore, Prof. Antonino Zichichi,
che fin dal primo mom ento h a dato la sua convinta adesione al progetto; la Scuola Normale Superiore per il
costante e concreto sostegno d ato all' iniziativa; il Prof. Enrico Castelnuovo, Direnore d egli Annali della Scuola
Normale Superiore di Pisa per avere accolto gli Arri nei Quaderni della rivista; il personale del Laboratorio di
Topografi a Storico-Archeologica del M o ndo Antico della Scuo la Norm ale per l'impegno organizzativo.
U go Fantas ia
Direnore del Labo rato rio d i Topografia
Sto rico-Archeo logica del Mondo Am ico
Pisa, settembre 2000
Autorità, Signore e Signori, cari e illustri Colleghi,
è motivo di grande soddisfazione, per gli organizzatori del presente Convegno, aprirne stamani i lavori in questa magnifica
cornice ericina in cui, un anno fo, abbiamo chiuso le Terze Giornate Internazionali di Studi suff'Area Elima.
Ed è motivo di soddisfazione anche il fatto che, in un anno che ha visto arrestarsi in Sicilia l'attività archeologica, sia stato
possibile - grazie ai congiunti sforzi della Scuola Normale Superiore di Pisa, della Fondazione 'Ettore Majorana' e del Centro
di Cultura Scientifica di Erice - dar vita a questo incontro che, per l'importanza del tema affrontato e per l'alto livello dei
Rduori, dimOsti'i ti chi ne ha la responsabilità politica quanto urgente sia che ia SiclÌia continui a valorizzare i suoi beni con
mezzi adeguati e impegno non destlltorio. E purtroppo in questa situazione non è stato possibile né allestire una Mostra dei
principali testi epigrafici della Sicilia, né esporre almeno a Trapani la 'lamina di piombo di Selinunte' che giace a Roma ormai
da anni, dopo il suo rientro in Italia nel 1992.
Quale sia la finalità del Convegno è ben chiaro a tutti i partecipanti e nasce dalproposito di cogliere gli elementi di continuità
o di rottura nella prassi epigrafica nel corso dei secoli e attraverso quei processi di interferenza linguistica che diedero vita nello
stesso tempo a fenomeni di interferenza epigrafica, in un susseguirsi e intrecciarsi di lingue e culture che, anche sotto questo profilo,
fo della Sicilia un 'unicum: Nello stesso tempo sarà questa un 'occasione per dei bilanci critici sulle scoperte epigrafiche più
significative dell'ultimo cinquantennio, in cui l'eccezionale rifiorire della ricerca archeologica in Sicilia ha tanto arricchito
anche il patrimonio epigrafico dell'isola: basterebbe citare il caso deltE/imo.
In questo senso il Convegno si articola in una serie di relazioni che affronteranno, in ordine cronologico, le testimonianze
epigrafiche peculiari delle varie lingue o alcuni specifici tematismi ad esse connessi e sarà arricchito da alcune brevi
comunicazioni.
Sono certo che i risultati saranno pari, o superiori, alle nostre attese e questo Convegno avrà raggiunto il StIO scopo se da esso
nascerà anche la consapevolezza che la documentazione epigrafica siciliana meriterebbe nei nostri musei quella esposizione che
oggi le è, nella maggior parte dei casi, del tutto negata.
Nel ringraziare i partecipanti al nostro Convegno, mi corre il gradito obbligo di ringraziare a nome di tutti il Centro 'Ettore
Majorana 'per la sua liberale, generosa, signorile ospitalità in questo anfiteatro che ha visto, negli anni, presenze e testimonianze
scientifiche fra le più illustri del nostro secolo.
Ma ci tengo a ricordare che, come diretta espressione di quello che da tempo è stato definito "lo spirito di Erice», è nata proprio
qui, quindici anni fo, la World Federation ofScientist. Questa Federazione, che opera in una larga serie di Paesi, dalla Cina
agli Stati Uniti, dal Brasile alla Repubblica di Georgia, dalla Svizzera al Giappone, ha lo scopo di richiamare l'attenzione degli
scienziati di tutto il mondo su quelle che furono definite "le quindici emergenze planetarie», a partire dai fomosi Seminari sul
nucleare che qui si svolsero negli anni della guerra fredda.
La Federazione si propone infotti di fovorire il trasferimento delle conoscenze scientifiche e tecnologiche, di contribuire alla
salvaguardia dell'ambiente ed all'ottimizzazione delle risorse, in una parola di incentivare la cooperazione scientifica fra i vari
Paesi.
La Federazione, della quale è stato fondatore ed è Presidente l'amico Pro! Zichichi, che in questo spirito ha accolto con
entusiasmo i nostri lavori ed al quale va la mia più sentita gratitudine, ha rappresentanze in centodieci Paesi ed ha costituito
quindici grandi e qualificatissimi gruppi di lavoro per ognuna delle emergenze planetarie, fra le quali - per non citarne che
alcune - la sism%gia, la desertificazione, le biotecnologie.
Si tratta, com è evidente, di competenze ben lo ntan e dalle nostre ma anche noi, in un certo senso, riflettendo su/ passato della
civiltà occidentale, contribuiamo con i nostri la vori a propagare ,cio spirito di Erice".
A quanti studiera nno i manufa tti epigrafici, in questa sorta di visione stratigrafì ca dell'epigrafia siciliana, non mi resta che
porgere il p iù cordiale augurio di buon la voro.
C iuseppe N enci
Erice, ottobre 1998
L'ISCRIZIONE DEL TEMPIO G DI SELINUNTE
E LE TRADIZIONI SUI RESPONSI ORACOLARI DELFICI
A NTONIETIA BRUG NONE
La più nota tra le iscrizioni su pietra da Selinunte è stata rinvenuta nel corso della campagna di scavi
condotta nel 1871 , sotto la direzione di Saverio Cavallari, ed è stata pubblicata da Gregorio Ugdulena
nella Riv'istil sicula dello steSSO annu !, L'iscrizione è incisa su un biocco di tufo caÌcareo, appartenente
all' anta sinistra del naiskos del 'tempio G'. II blocco è stato recuperato in frammenti e ricomposto nel
Museo Archeologico di Palermo. Nel corso di più di un secolo molti studiosi hanno affrontato iliO
problemi della restituzione e dell'interpretazione dell'iscrizione: non è mia intenzione ripercorrere
qui tutti i contributi ad essa dedicati, accennerò pertanto solo ai più recenti, per soffermarmi poi sul
problema delle corrispondenze con i testi oracolari.
L'iscrizione si può dividere in due parti.
Per l'interpretazione della prima parte (Il. 1-7), che presenta delle piccole lacune facilmente
integrabili, le maggiori difficoltà derivano dall' omissione del nome dei nemici vinti e dall'uso del tempo
presente (I. l: VLKÒVTL; I. 2: VLKÒf-1fS') che ha fatto avanzare l'ipotesi che si volesse alludere, più che a una
«episodica vittoria», a una «costante superiorità politica e militare di Selinunte»2 oppure che la cpLÀLQ non
fosse quella che segue una vittoria militare, ma una riconciliazione al termine di una stasis o una
riconquista della cpLÀLa TWV 8fWV, dopo un atto sacrileg0 3 • L'interpretazione tradizionale 4, secondo
cui i presenti VLKÒVTL, VLKÒf-1f S' potevano indicare una «vittoria recentemente acquisita», è stata
riproposta nel 1985 da Musti, che ha richiamato una serie di brani nei quali l'indicativo presente o
imperfetto del verbo vLKaw viene usato per indicare un'azione compiuta5. Per l'interpretazione della
seconda parte - che si fa cominciare col genitivo assoluto cpLÀLa[S'] ÒÈ YfIJOf-1ÉvaS' -, se si accetta
l'integrazione di ÈÀa[aav]Ta[S' alla l. 8, le maggiori difficoltà deriverebbero invece dall' assenza del nome
dell' oggetto in oro che doveva essere dedicato nell'Apollonion6 • Si è ipotizzato che si trattasse di una statua
di Zeus sul cui pIinto dovevano essere incisi i nomi degli dd , di una lamina con la rappresentazione in
rilievo delle divinità favorevoli alla vittoria8 , di uno scud0 9, di un lingotto lO o di una stele l I.
Allontanandosi dall'interpretazione tradizionale, Gallavotti e Pugliese Carratelli hanno proposto
di interpretare il cpLÀl as- y f VOf-1Évas- , invece che come genitivo assoluto, come accusativo plurale,
oggetto del verbo ÈÀà IJ: stando a quest'ipotesi, il votivo aureo avrebbe dovuto rappresentare
simbolicamente gli «accordi di amicizia»12, le «alleanze promosse o consolidate dalla superiorità di
Selinunte»u. Secondo Musti, invece, non ci sarebbero difficoltà ad interpretare CPLÀLaS- y fvO f-1Évasco m e genitivo assoluto , «se si ti ene co nto dell a situazione che il testo descrive, ci oè un a situazione
momentanea, di di chi arata provvisorietà, un momento di passaggio tra l'attu ale e presente iscrizione
su tufo del ' tempi o G ' e la futura isc rizi one su oro . .. ,,14. C oncl usa la pace, un ogge tto in oro co n i
no mi delle divinità doveva essere dedi ca to nelI'Apo!!onio12 , da id entifì care co l ' tempi o C' dell ' ac ro po li ,
che co n grande probabilità ospi tava il tesoro dell a città l5 .
La mi a indagine prenderà le m osse dalla feli ce intuizione di H anell 16 , ripresa da Picard 17, sul
ANTONIETTA BRUGNON E
carattere oracolare dell'iscrizione per prendere in considerazione, infine, l'integrazione, alla 1. 8, della
parola EÀO[<p0]v proposta recentemente da Manganaro l8 . Se si accetta quest'integrazione l'oggetto
da dedi care nell'Apollonion sarebbe un cervo o meglio , come vedremo più avanti, una cerva d 'oro.
I! testo potrebbe essere il seguente:
18dà TOS 8EOS TOla )8E VLKOVTL TOl LE ÀlVOV[TlOtl.
18Llà T ÒV t.[o VlKOWS W l 8là T OV </lof3ov IKOU
81 là) hEpoKÀÉo KOL 8l' 'A TToÀÀOva Kal 8l à TIlOT )Ei l 8éi)va KaL 8là Tvv8op[8os Wl 8l' 'A8Ia]vnl.nv Wl 8là MaÀoG>opov KaL 8là TIaadK!pci[Thav KaL OLà TOS èiÀÀos 8EOS. olà W:! t.[a
~ciÀlaTa. G>l À[a[sl oÈ yEvo~ÉVas, fvxip)0a Eolvl €ÀalG>o)v , Tà [o' h ' I òv0~aTa TaVTa KOÀ.ci(jJavT[ES, fsl TÒ 'A[TT)OÀÀOVLOV KaeeÉ~Ev. TÒ t.lòls TTpo)ypal(jJ)avTES. TÒ 8È xpua[ov
ÈçÉK[OVTa Ta lÀcivTov [t)wv.
Hanell e Picard, a sostegno della loro ipotesi, avevano richiamato l'attenzione su un'iscrizione di
Tenos e su un brano dell'orazione demostenica contro Midia.
L'iscrizione di Tenos, che potrebbe essere connessa con una vittoria del 177 a.c., è una dedica fatta
dalla guarnigione rodia di stanza nell'isola a Zeus Soter, Athena Soteira, Poseidone Asphaleios,
Artemide Orthosia, Herakles, Ares, Athena Areia, Enyo, Enyalios e Nike, in obbedienza a un
responso dell'oracolo delfico (KOTà TÒV ÈK ~fÀ<pWV XpTJ01J.6v) 19.
Demostene, schiaffeggiato da Midia, mentre esercitava le funzioni di corego, per sostenere l'accusa
di empietà contro il suo avversario, ricorda tra l'altro che i cori e gli inni in onore di Bacco sono fatti
non solo secondo le norme che regolano le Dionisie, ma anche secondo gli oracoli di Delfi e di
Dodona20 e cita dei responsi oracolari dati agli Ateniesi. I! primo che può essere attribuito a Delfi,
si compone di due parti; nella prima parte, in versi, si fissa il rituale del culto di Bacco, nella seconda
si aggiungono le norme relative al culto di altre divinità:
per la salute, offrite sacrifici e innalzate preghiere a Zeus Hyparos , a Eracle, ad Apollo Prostaterios, per la buona
fortuna, ad Apollo Agyieus, a Latona e ad Artemide e collocate crateri nelle strade, formate cori e cingetevi di
ghirlande, secondo la tradizione dei vosrri padri , in onore di tutti gli dei e le dee dell'Olimpo; sollevando la mano
destra e la sinistra, ricordatevi di fare pubbliche offerte zi .
Dei responsi attribuiti esplicitamente all'interprete dello Zeus di Dodona, il primo ordina agli
Ateniesi di inviare theoroi e di offrire sacrifici a Zeus Naios, sacrifici e una trapeza bronzea a Dione;
il secondo o rdin a di offrire sacrifici in onore di Dioniso, Apollo Apotropaios e Zeus Ctesios 22 .
Il responso delfico è confro ntabile con altri due o racoli databili nello stesso periodo, quello
del l' orazione demosten ica co ntro Macanato 23 e quello riportato nel trattato del 356 a. C. tra Filippo II
e le città della Calcidica, restituito da un'iscrizione di Olinro. Il dio aveva vaticinato ai Calcidesi e a
Filippo che era meglio e più conveniente stipulare un trattaro 'di amicizia e alleanza', sulla base delle
clausole già co ncordate, e fare sacrifici a Zeus T eleios e H ypatos, ad Apollo Prostaterios, ad Anemis
Orthosia e ad H ermes ed inoltre che, per la buona fortuna , era meglio e più conveniente pregare per
130
L' ISCRI ZION E DEL TEM PI O G 01 SELINU NT E
la conclusione del l' accordo, inviare doni di ringraziamento all'Apollo delfico e ricordarsi di fare offerte 24 .
Era apparso strano che nell'iscrizione selinuntina si insistesse tanto sulla preminenza del padre degli
dei e, in parti colare, che il suo nome dovesse essere scritto per primo sull' oggetto dedicato
nell'Apollonion; ma, anche negli oracoli che abbiamo ricordato, viene data sempre la precedenza a
Zeus e dopo gli dei citati per nome, che variano in rel azione all'orizzonte cultuale degli interroganti
e forse anche in relazione alle circostanze che hanno determinato il ricorso all ' oracolo, si invocano,
come nell'iscrizio ne , tutti gli altri dei e dee dell'Olimpo .
I responsi di Dodona che abbiamo citato, evidenziano peraltro che la funzion e di indicare gli dei
ai quali si dovevano fa re sacrifici e offerte, non era una prerogativa esclusiva dell 'oracolo delfico.
Potrebbe non essere delfico, ma di qualche santuario oracolare dell'Asia minore, ad esempio, il responso
dato a Poseidonios, figlio di Iatrokles, inciso su una stele daAlicarnasso, datata al III sec. a.c. A Poseidonios
che, prima dell' istituzione di una fondazione, aveva inviato messi per chiedere ad Apollo che cosa egli stesso
e i suoi discendenti dovessero fare per assicurarsi la prosperità, il dio vaticinò che era più desiderabile e più
conveniente che propiziassero e onorassero, come loro progenitori, Zeus Patroios, Apollo protettore di
Telmesso, le Moire, la Madre degli dei e l'agathos daimon dello stesso Poseidonios e di Gorgis 25.
La nostra indagine rimarrà circoscritta però agli oracoli delfici. Le opere di Parke-W ormell e di
Fontenrose26 consentono di individuare facilmente altri esempi di res ponsi in cui figurano elenchi
più o meno lunghi di divinità all e quali si ordinava di sacrificare e di offrire doni ; tali responsi
potevano essere dati, non solo a città, ma anche a gruppi o a si ngoli individui.
Senofonte, prima di recarsi da Prosseno che lo aveva invitato a seguirlo nella spedizione di Ciro,
su consiglio di Socrate, «chiese ad Apollo a quale dio dovesse offrire sacrifici e preghiere per percorrere
nel migliore dei modi il cammino che stava per intraprendere e per ritornare sano e salvo, dopo aver
conseguito pieno successo. Apollo gli indicò i nomi degli dei ai quali doveva sacrificare>,l?,
Appartiene alla medesima età dell'iscrizione del 'tempio G ' di Selinunte un decreto della boulé e
del demos ateniesi in cui viene riportato il responso di Apollo, che riconferma le prerogative cultuali
del ghenos attico dei Praxiergidai: «avvolgere il peplo intorno alla statua di Atena e fare un sacrificio
preliminare alle Moire, a Zeus Moiragetes, alla Terra., . »28 .
Si data alla vigilia della battaglia di Platea (479 a, C.) un confronto particolarmente significa tivo
per l' interpretazione dell 'iscrizione selinuntina.
Nella Vita di Aristide Plutarco narra che, quando l'indovino eleo Tisameno vaticinò allo spartano
Pausania e a tutti gli altri Greci che avrebbero ottenuto la vittoria se si fossero limitati a difendersi e non
avessero attaccato per primi , l'ateniese, che era stato eletto strategos autokrator, mandò a consultare l'oracolo
delfico e «il dio predisse agli Ateniesi che sarebbero ri usciti a prevalere sui nemici se avessero rivol to preghiere
a Zeus, a Hera Ki thairon ia, a Pan , alle Ninfe Sphragitides, se avessero fatto sacrifici agli eroi Androkrates,
Leukon, Peisandros, Damokrates, H ypsion, Aktaion, Polyidos, e se avessero affrontato il pericolo sul loro
terri tori o, nella pianura di Demetra Eleusinia e di Kora»29. Dopo la vittoria i Greci offrirono all'Apollo
delfi co un tripode aureo, sostenuto da una colon na formata da (re serpenti di bronzo 30 .
Secondo un altro vat icin io delfico, riportato da Plutarco, Sal o ne sa rebbe riuscito a strappare
Sal am ina ai Megaresi solo d opo aver offerto sacri fi ci agli eroi locali. In ob bedi enza all'oracolo Salone,
passato d i notte nell' isola, sacrificò agli eroi Periphemos e C ych reios31 •
N ell'oraz io ne contro C tes ifo nte, compos ta nel 336 a.c., dopo la conclusione dell a guerra
com battu ta contro i Locresi di Anfissa che avevano violato il divieto di coltivazione della terra sac ra,
13 1
ANTONIETTA BRUGNONE
Eschine fa risalire l'imposizione di questo divieto alla guerra crisea. La Pizia avrebbe ordinato agli
Anfizioni di combattere contro Cirrei e Cragalidi che avevano profanato il sancuario delfico, di
saccheggiare la loro città e il loro territorio, di venderne gli abitami e di dedicare infine il territorio
ad Apollo Pizio, ad Artemide, a Latona e ad Atena Pronoia, affinché restasse incol to, di impegnarsi
a non coltivarlo essi stessi e di impedire che altri lo coltivassero ( ... KOl TlÌv xwpov OlJTWV KOl T~V
TIOÀLV ÈKTIop8T]CJOVTOç KOL aÙToùç àv8pOTT08wOflÉVOUç àva8ELvm T(~ 'ATTOMwVL Te+> TIU8L0
KOl TD 'APTÉ fl l8l KOl AllTOL Kal 'A811vq TIpOVO Lçt ÈTTl TTCiCJl] àEPYLçt , KOl TOUTllV TlÌV XwpOV
flT)T' OÙTOÙç Èpyci(ECJ8m flT]T' aMov Èàv)32.
Dopo questa esemplificazione di testi oracolari, credo che difficilmente possa essere rimessa in
discussione l'intuizione di Hanell sul carattere oracolare dell'iscrizione dei 'tempio G'.
Si può ipotizzare che l'antefatto della dedica sia la richiesta di un oracolo al dio di Delfi: prima di
dare inizio ad un a guerra o dopo qualche sconfitta i Selinuntini avrebbero chiesto a quali divinità
dovessero sacrificare e offrire doni per conseguire la vittoria e la Pizia non si sarebbe limitata ad
indicare i nomi delle divinità protettrici della città 33 che, dopo la vittoria appunto, sarebbero stati
incisi nell'iscrizione su cufo, ma avrebbe ordinato di depositare nell'Apollonion, dopo la conclusione
della pace, un dono aureo su cui avrebbero dovuto essere incisi gli stessi nomi. Nella seconda parte
dell'iscrizione si dovrebbe riconoscere, pertanto, non il dispositivo di un decreto della città34 , ma la
citazione testuale della seconda parte del responso oracolare. I nomi che figurano nell'iscrizione su
cufo sono dunque i nomi degli dei, grazie ai quali i Selinuntini hanno riportato la recente vittoria e
grazie ai quali potranno riportare in futuro altre vittorie.
Vale la pena di ricordare, a questo punto del nostro discorso, che i rapporti tra la colonia megarese
e il santuario pitico sono documentati a partire dall'ultimo quarto del VI sec. a.c.: risale infatti a
questo periodo l'epitafio delfico del selinuntinoArchedamos, figlio di Pytheas 35, mentre si può datare
intorno alla metà del V sec. a.c. la dedica nel santuario apollineo di un Asclepiade selinuntin0 36 •
Passiamo ora alla proposta d'integrazione della parola EÀOCPOç .
Che la cerbiatta fosse particolarmente sacra ad Apollo, oltre che ad Artemide, è evidente, sia dal
complesso delle rappresentazioni artistiche del dio, sia dalle fonti letterarie che ad esse si riferiscono.
Ricorderò soltanto alcune opere particolarmente significative per la loro funzione di archetipi di
molte altre raffigurazioni.
Secondo la testimonianza di Pausania37, nel Didymaion di Mileto era stata dedicata una statua
bronzea di Apollo Philesios (o Philios), opera del sicionio Canachos che, com e dimostrano le molte
copie pervenute38 , era raffigurato con il braccio sinistro che reggeva l'arco, disteso lungo il fianco,
mentre piegato era il braccio destro, che reggeva sul palmo dell a mano un cervo. La statua sarebbe
stata sottratra dai Persian i, probabilmente dopo la conquista di Mileto nel 494 a.c., e restituita alla
città da Seleuco 1. U na riproduzione dell 'Apollo Philesios in legno di cedro sarebbe sta ta scolpita dallo
stesso C anachos per il sancuario di Apollo Ismenios a Tebe39 .
Pausania ricorda pure la statua di Apollo che tocca la cerva, dedicata a Delfi dai Macedoni che
abitavano la città di Dione, nel S della Pieria40 . A questa dedica potrebbe essere ispirato, secondo
Schmitt, il gruppo m armoreo raffigurato su un cratere apulo da Ruvo del Pittore di Licurgo, data bile
alla metà del IV sec. a.c. Il gruppo è costitu ito dalle figure di Apollo e dell a cerva dipinte di bianco,
poggianti su un basamento comune: il dio tiene la mano sinistra poggiata sull a testa dell' an imale, m entre
132
L' ISCRIZIONE DEL TE/vi PIO G DI SELINUNTE
con la destra regge un ramo di alloro. Dovendo creare l'ambientazione delfica dello Ion e euripideo,
l'aurore del vaso, in omaggio a Filippo II, si sarebbe ispirato al gruppo votivo macedoné 1 , ma è possibile
che l'archetipo di questa raffigurazione fosse una statua più arcaica dedicata nel santuario delfico.
Un'altra statua di Apollo all'interno di un tempio, con la cerva che, in questo caso, tiene le zampe
anteriori sui gradini, compare su un 'anfora lucana di tipo panatenaico del Pittore di Amburgo,
databile tra la fine del V e l'inizio del IV sec. a.C. 42 .
Da queste e da molte altre opere, che non è possibile elencare in questa sede, si evince che la dedica in
un tempio di Apollo dell' immagine in oro di una cerva non è in contrasto con l'iconografia del dio di Delfi.
Resta da vedere se essa trovi qualche corrispondenza nella letteratura oracolare.
Alia fìne dei brano di Eschine, sopra menzionato, i codici riportano il testo di un oracolo che non
risponde alla domanda iniziale sulla punizione da infliggere ai sacrileghi ma, verosimilmente, a una
domanda rivolta al dio nel corso della guerra sulle condizioni che avrebbero potuto rendere possibile
la vittoria degli Anfizioni: «non farete cadere questa città, avendone presa la torre, prima che le onde
di Anfitrite dagli occhi azzurri bagnino il mio temenos, risuonando sulle sacre sponde»43.
La pianura cirrea era stata allora consacrata al dio affinché il mare giungesse a bagnare il santuario
delfico, tuttavia, non sarebbe stato questo lo stratagemma risolutivo dell' assedio, bensÌ l'avvelenamento
del fiume o del canale che riforniva d'acqua la città: Pausania lo attribuisce a Solone 44 , Frontin0 45 a
Clistene di Sicione, Polieno al tessalo Euriloc0 46 . La tradizione più interessante per il tema che stiamo
trattando è però quella del Presbeutikos47 , un discorso conservato nel Corpus Hippocraticum e
attribuito a Tessalo, figlio di Ippocrate, che lo avrebbe pronunciato davanti agli Ateniesi. Nel
Presbeutikos l'avvelenamento delle acque è attribuito ad uno degli Asclepiadi, chiamato Nebros. Un
oracolo porta a Delfi NE ~ p6S' (Cerbiatto) con Xpuo6S' (Oro), e N E ~p6S' avvelena la condotta che
riforniva d'acqua la città assediata 48 .
Tessalo dice di essere stato mandato dal padre per ricordare l'aiuto che, in quattro diverse occasioni,
la sua patria e gli Asclepiadi, in particolare, avevano portato agli Ateniesi e per chiedere a questi di
rinunciare all'invio di un esercito con lo scopo di ridurli in schiavitù.
Il primo servizio era stato reso dagli antenati di Tessalo a tutti gliAnfizioni, impegnati in una guerra
contro i Crisei che avevano profanato il santuario delfico e violato i pellegrini che lo visitavano.
Conclusasi la prima fase della guerra, i Crisei, sconfitti, avevano fortificato la città che si trovava vicino
al luogo in cui più tardi sarebbe stato costruito l'ippodromo, evi avevano raccolto quanti erano riusciti
a fuggire dalle città che erano state distrutte. Trascorso del tempo, la peste aveva colpito l'esercito
anfizionico , uccidendo molti soldati e costringendo altri ad abbandonare l'assedio. Gli Anfizioni,
turb ati e divisi, avevano interrogato il dio sulle cose da fare:
Il dio ordinò di contin uare la guerra e pro mise che avrebbero conseguito la vittoria se, recatisi a Cos, avessero condotto
da lì in soccorso il fì glio del cervo con oro , in frecra, prima che i C risei rubassero il tripode che si trovava nel l'adyton (o
ti' fKÉÀEVGE rroÀEl LE:Li'. KOL \mWXVfÙ O KpaTIjGElv. ÌÌv f C; !<:i,j ÈÀ60VTE(,' fÀér<PoU rrclLoa Èc; fTTLKOVPLllV
àyciY('lL'TOl l;ù\J XPUGt~). GrrElJaOIJTE(,' (;)(,' fl~ rrpoTEpolJ o'L !<:PWclLOl Èv T~) à OVH:J TÒIJ TpLrrooo GUÀTjGGJGlV):
se non avessero farro cib la città non sare bbe stata presa. Udi to ciò, an daro no a Cos e ri fe ri ro no il responso oracolare;
trovandosi i Coi in diffì coltà poiché non comprendevano il vaticinio, si alzò in piedi un L1omo delghenosdegli Asciepiad i,
uno dei nostri progcni to ri, che aveva fama di essere il più espeno tra i medici greci d i quel tem po, si chiamava NE 0p6c;
e d isse che l'oracol o si ri volgeva per nome a lui stesso: «se il dio vi ha ord inato di recarvi a Cos e di pon are da lì in soccorso
il piccolo dci cervo: questa è Cos, i piccoli dei cervi si chiamano VEl3pol, il mio nome è NE0p6c; e per un eserci to colpi ro
da un'epidemia qll ale altro aiuto può essere più impanante di quello di un med ico ì (d rrf p O BEÒ<; OUT(,J iTapflVEGEV
133
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ANTONIETIA BRUG NON E
4llV. fÀ8oVTae; fe; 1(0) fÀéIcpOV mlLba fC; f1TlKOVpLT]V àyayÉlv' K(0C; f1.EV yàp alrrrj. Tà 8f fÀ6.cpuJV fKyova
KaÀfOVTaL, NE ~PÒS' Of f1.OL OVvOf1.a . È1TlKOVpLTl [) èìv èiMT) Tic; n pOTf PTl yfvOL TO aTpaTOnfO(;J VOa fOVTL
LTlTPOV:). E dawero non credo che sia ragionevole che a coloro che tanto superano per ricchezze gli altri Greci il dio abbia
potura ordinare di andare a Cos per chiedere monete d 'oro; quesro responso si riferisce alla mia famiglia: Xpva6c; si
VE~pOL
chiama il più giovane dei miei figli che, come può dire un padre, si distingue tra i concittadini per l'aspetto e per la virtù.
Se voi non prenderete altre decisioni io partirò insieme con mio fìglio, avendo armaro a mie spese una pentecontere,
per portare così doppia assistenza, medica e militare». Così disse e i Coi approvarono le sue parole e i messi ripartirono.
Nebros fece salire sulla nave anche un uomo di Calidone che era stato allevaro nella sua casa del quale parleremo più
avanti, quando se ne presenterà l'occasione. Quando questi uomini giunsero nel luogo in cui si trovava l'accampamento
il dio si compiacque e le morti dei soldati cessarono e quando la sorre volle che il cavallo di Euriloco, che comandava
la guerra ed era tessalo ~ cliscendente degli Eraclidi, rotolandosi nella polvere urtasse con lo zoccolo la condotta che
portava l'acqua alle mura, Nebros contaminò l'acqua con dei veleni; i ventri dei Cnsei furono quindi scollvolti e ciò
contribuì grandemente alla conquista della cirrà, e da quel momento gli animi degli assedianti si sentirono rincuorati,
comese il dio chiaramente accorresse in loro aiuro. Essendo stati sferrati degli attacchi ed essendo stati promessi dei premi
a qu elli che per primi fossero arrivari alle mura, la gara per la scalata diventò violentissima e la cirrà fu presa: Chrysos
salì per primo sulle mura e si impadronì della torre; lo seguiva da vicino, coprendolo con lo scudo , l'uomo di Calidone
di cui ho parlaro. Chrysos cadde dall'alto della torre colpiro dalla la!lcia di Mermodeus, fratello di Lycos, quello che fu
ucciso a colpi di pietra quando entrò nell'adyton per rubare il tripode (ÒS' ànf8avE ÀEOOTÒS' aTE ~À8Ev fS TÒ èiOVTOV
T ÒV 'Tpi nooa aVÀT]O(,JV). La città dunque fu presa in questo modo: il soccorso medico e militare di Nebros con Chrysos
ebbe pieno successo; il dio aveva detto la verità e aveva fatto le cose che aveva promesso. Per queste ragioni gli Anfizioni
dedicarono ad Apollo il tempio che si trova tuttora a Delfi, l'agone ginnico e ippico che non avevano istimiro prima
istituirono in questa occasione, consacrarono tutto il territorio dei Crisei, restituendo, secondo l'oracolo, al donatore
i doni che aveva fatto, seppellirono il figlio di Nebros, Chrysos, vicino all'ippodromo, e stabilirono che i Delfi a spese
pubbliche gli offrissero sacrifici funebri. Agli Asclepiadi di Cos fu concessa, per riconoscenza nei confronti di Nebros,
la precedenza nella consultazione dell' oracolo, come agli ieromnemoni; ai Calidoni, per meriro di quel loro concittadino
e dei servizi da lui resi, fu concessa la precedenza nella consuIrazione dell'oracolo e i privilegi degli ospiti perpetui 49 .
Il Presbeutikos è un esercizio retorico nel quale sono usati turtÌ gli strumenti atti a guadagnare
l'interesse e l'approvazione dell'uditori0 50 . T essalo, pseudoautore del discorso, si vanta di discendere
dagli Eraclidi della Tessaglia e dagli Asclepiadi di Cos e infatti attribuisce tuttO il merito della vittoria
agli Anfizioni e al loro capo Euriloco, un tessalo di discendenza eraclide che aveva ricevuto aiuto
dall'asclepiade Nebros 51 . Sono profondamente radica ti nelle tradizioni degli Asclepiadi il ruolo di
primo piano di Nebros, dal quale un ramo della famiglia prende il nome di Nebridai 52, la discendenza
eraclide 53 e le relazioni privilegiate con Delfi54.
L'autore del Presbeutikos descrive con ricchezza di particolari le imprese di Nebros e Chrysos, in quanto
fUnzionali alla propaganda asclepiade55 , mentre ritorna a parlare del tripode, incidentalmente, solo
quando, a proposito dell'uccisione di Chrysos per mano di Mermodeus, precisa che questo era fratello di
quel Lycos che, sorpreso nel tentativo di rubare il tripode, era stato lapidato; mostra dunque di non avere
alcun interesse per questo tema che doveva figurare in qualche tradizione leggendaria della guerra crisea 56 •
Se si esclude il Presbeutikos il tema del furto del tripode compare soltanto nel ciclo delfico di Eracle57
ed è stato interpretato come un tentativo dell'eroe di impadronirsi dell'oraco lo delfico , tentativo che
sarebbe stato respinto, co m e sembra dimostrare la rico nciliazione con Apollo documentata sia dalle
fonti letterarie sia dalla produzione figurativa 58.
La straordin aria fortuna del furto del tripode nell'i co nografi a artistica del V1 secolo è stata spiegata
co n un a lettura sto rica del mito , preso a simbolo del tentativo dei Crisei 59 (o degli Anfizioni) GO,
ass imilati ad Eracle, di acquisire il controllo dell'oracolo. Secondo Boardman G1 sarebbe stata
134
Ed
L' ISC RIZI ONE DEL TEMP IO G DI SELINUNT E
un 'impanante opera letteraria o un 'imporrante raffigurazione artistica a favorire la diffusione di
questo tema come immagine simbolica della guerra crisea; per la prima ipotesi ci sarebbe solo un vago
accenno a poeti che «cantano la guerra di Eracle contro Apollo per il tripode», nel brano di Pausania
relativo al gruppo dedicato dai Facesi che avevano combattuto contro i T essali, sotto la guida dell' eleo
Tellia, non molti anni prima della spedizione di Sersé 2 • Il gruppo era costiruito da grandi statue che
si fronteggiavano ai due lati del tripode, dinanzi al tempio di Delfi, da una parte Latona, Artemide
eApollo, dall 'altraAtenaed Eraclé3 . Quanto al monumento che avrebbe pOtuto favorire la diffusione
del tema del furto del tripode nelle rappresentazioni artistiche del VI sec. a.c., Boardman ha avanzato
l'ipotesi che fosse quello costituito dalle statue di Apollo, Diana, Ercole e Minerva che, come si legge
in un brano di Piinio D4, i Sicionii avevano commissionato a due scultori cretesi, Dipoenus e Scyllis,
nati intorno alla 50' Olimpiade (580 a.C.)65. Se le statue costituivano un gruppo, questo doveva
rappresentare la lotta per il tripode: le divinità sono le stesse che compaiono in molte delle opere che
traducono in immagine questo racconto mitico, dai vasi figurati al tesoro dei Sifnr'6, al gruppo
dedicato dai Facesi di cui abbiamo già parlato.
Lo sviluppo del tema della lotta del tripode sotto l'aspetto iconografic0 67 è un problema che esula
dalle mie competenze, mi limito a ricordare che in molti vasi figurati degli ultimi decenni del VI e
dell'inizio del V sec. a.c., tra Eracle ed Apollo, al di sotto del tripode, in parallelo con l'oggetto
conteso, compare l'immagine di una cerva68 .
La cerva che, come abbiamo visto, è frequentemente associata ad Apollo, potrebbe essere
considerata un elemento aggiun tivo per la localizzazione delfica della scena, ma Boardman69 sulla base
di un gruppo di raffigurazioni su vasi nei quali la lotta tra Eracle ed Apollo per la cerva viene
rappresentata con lo stesso schema della lotta per il tripode ritiene che la cerva debba essere vista come
un oggetto ambito da Eracle, un sostituto del tripode e, pur non escludendo del rutto la possibilità
di contaminazioni, enfatizza la mancanza di corrispondenze tra queste raffigurazioni e le tradizioni
relative al mito della cerva cerinite (la cerva sacra ad Artemide che viene inseguita e poi catturata da
Eraclefo. Come la lotta per il tripode, anche la lotta per la cerva, secondo Boardman, sarebbe stata
presa a simbolo della guerra crisea.
Vale la pena di ricordare che il mito della lotta per la cerva era noto a Selinunte, fin dall' età arcaica,
come sembra dimostrare il rilievo meta pale trovato nel 1988, duran te i lavori di ristrutturazione della
Torre di Polluce7l .
La lettura del Presbeutikos suggerisce che gli Asclepiadi di Cos abbiano conosciuto una tradizione
delta guerra sacra nella quale un responso oracolare ordinava di dedicare nel tempio di Apollo una
cerva d 'oro, prima che i Crisei portassero via il tripode, e che l'abbiano modificata, per fini
propagandistici, sostiruendo XPuoòS' D..acpoS' o ÈlJXPUOEOS' EÀacpoS' (come nell'iscrizione
selinuntina) con ÈÀacpo u iTalS ì;ulJ xpua t{>.
La cerva d'oro co nsacrata nel tempio delfico, oggetto delt a contesa tra Eracle e Apollo, sarebbe
diventata quindi , nella versione coa, un allea to di Del fi il cui contributo si sarebbe rivelato decisi vo
per la so lu zio ne della guerra.
Lo stesso o rdin e d i co nsacrare un a cerva d'o ro nell'ApoLLonion, sa reb be stato dato ai Selinun tini che,
in un momento in cui la loro città sarebbe stata sco nvo lta da un a guerra, avrebbero inviaro a Delfi
degli amb ascia tori per chiedere al di o a quali dei, sacrifica ndo e offren do do ni, avrebbero p otuto
o ttenere la vi ttoria e ins ieme, forse, la liberazione dall a m alattia.
135
116
117
115
ANTONIETTA BRUGNONE
Resta da considerare la possibilità di un collegamento tra l'evento bellico e le epidemie malariche
che avrebbero colpito Selinunte nel V sec. a.c. 72 .
l.
G. UGDULENA, AI Cav. Francesco Di Ciovanni senatore del regno d'Italia sopra una iscrizione selinuntina, in «Rivista
sicula», VI, 1871, 201-207.
2.
G. PUGLIES E CARRATELLI, Sull'epigrafi del tempio C di Se/inunte, in A TIAPXAI . Nuove ricerche e studi sulla Magna
Crecia e la Sicilia in onore di PE. Arias, Pisa, Giardini 1982, I, 191 -193; ID., L 'oggetto storico di Selinunte, in V. T USA
(a cura di), La scultura in pietra di Selinunte, Palermo, Sellerio 1983, 17-25,24. Cfr. anche C. A,\1POLO, Le ricchezze
dei SelinuTliini. Tucidide VI 20, 4 e l'iscrizione d{" tempio C di Selinunte, in "PP", XXXV, 1984,81- 89, 85.
3.
M.T. MANNI PIRAINO, Iscrizioni greche lapidarie del Museo di Palermo, Palermo, Flaccovio 1973,73-79, n. 49; EAD., Su
alcuni documenti epigrafici della religiosità siceLiota, in Religione e città nel mondo antico, Roma, L'Erma di Bretschneider
1984 [«Atti del Centro ricerche e documentazione sull'antichità classica», XI, 1980-1981], 165-170, 168.
4.
W. DITTENBERGER (ed), SyLloge inscriptionum Craecarum, Lipsiae, Hirzel 1920, IIP, n. 1122; E. SCHWYZER (ed.),
Dialectorum Craecarum exempla epigraphica potiora 3 , Leipzig, Hirzel 1923, n. 166 [Hildesheim, G. Olms, 1960];
W.M. CALDER III , The Inscription from Tempie C at Selinous (Greek, Roman and Byzamine Monographs, 4),
Durham (North Carolina), Duke University 1963,26; ID., Further Notes on IC XIV268 and other Tufo Inscriptions
/rom Selinus, in «G RBS», V, 1964, 113-119.
5.
D. MUSTI, L Iscrizione del tempio C di Selinunte, in «RFIC>, CXIII, 1985, 134-157, 135-138; ID., Addendum
sull'iscrizione di Selinunte, in «RFIC», CXIII, 1985, 443-445.
6.
Cfr. G. MANGANARO, Studi di epigrafia siceliota, in «RAb, s. IX, VII, 1996,27-63, 35.
7.
8.
UGDULENA, art. cit., 205.
A. HOL\1, Iscrizione trovata nel tempio grande di Selinunte, in "Bollenino della Commissione di Antichità e Belle Arti in
Sicilia», IV, 1871, 27-34; DITTENBERGER (ed.), op. cit., n. 1122, nota 8; CH. PICARD, Sur /'identification des temples de
SéLinonte:plateau de Marinella (I Pileri), in «RA», s. VI, VII, 1936, 12-45, 18; M.N. TOD (ed), A Selection ofCreek
Historicallnseriptions, Oxford, Clarendon Press 1946, Il, n. 37; PUGLIESE CARRATELLI, Sull'epigrafe del tempio C cic, 192.
9.
CALDER, op. cit., 45-49; MANNI PIRAINO, op. cit., 78; P. KEYSER, The Shape and Size ofthe Shield in the Inscription
from Tempie C at Selinus (lC, 14, 268), in "ZPE», 75, 1988, 281-289.
10.
L. D UBOIS, Inseriptiom grecques dialectales de Sici/e, Contribution à letude du vocabulaire grec colonial, Rome, École
Française de Rome 1989, 77, 79.
M USTl, L 'iscrizionedeltempioCcic, 145.
11.
12.
C. GALLAVOTTI, Scritture della Sicilia ed altre epigrafi arcaiche, in "Helikon», XVII, 1977,97-136,98 ss. Per il ritmo
prosodico dell'iscrizione cfr. ID., Un poemetto citarodico di Stes/coro nel quadro della cultura siceliota, in "BPEC"
n.s. XXV, 1977, 1-30,29 s.
13.
PUGLIESE CARRATELLI, Sull 'epigrafe del tempio C cic, 192. Secondo Ampolo (art. cit., 87 sgg.) ct>1 A I A~ deve essere
interpretato come accusativo plurale, ma sostituito con <1>1 AAA~: l'iscrizione prescriverebbe quindi di "lavorare
o rilavorare in oro le phialai, di incidervi sopra i nomi delle divinità salvatrici, di trasferirle nell'ApoLLonion, ma
scrivendoci sopra il nome di Zeus».
14.
M USTl, L'iscrizione del tempio C cit., 139.
15.
Per l'attribuzione ad Apollo del 'tempio C' , cfr. C. KERIONYl , Le divinità ed i tempii a Selinunte, in «KokaJos» , XII ,
1966,3-7; V. T USA, Le divinità edi templi diSclinunte, in "Kokalos», XII!, 1967, 186-193; G . BElOR, Problemi di
localizzazione di culti a Selinunte, in «ASNP», s. IlI, VII, 1977,4 39-457; M USTI, L'iscrizione del tempio C cir., 14014 l ; C. MARCON!, Immagini pubbliche e identità di una colonia: il caso delle metope del tempio "C" di Selinunte, in
11 Dinamismo della colonizzazione greca. Espansione e colonizzazione greca di età arcaica: metodologie e problemi a
confronto. Atti della tavola rotonda, VeneTia IO - 11 novembre 1995, a cura di C. Anton etti (co n la coll ab. di P.
Leveque) , Napoli, Loffredo 1997, 121-134, 127-128, nota 26.
16.
K. HANELL, Megarische Studien, Lund, Hakan Ohlssons Buchdruckerei 1934, 173.
136
L'ISC RI ZIO NE DEL T EMPIO G D I SELINUNTE
17.
PICARD, art. cit., 17 sgg.
18.
Manganaro in un primo momento aveva proposto di leggere Èvx[p)vaw[ v ) EÀacpov (Darici in Sicilia e le emissioni
auree delle poleis siceliote e di Cartagine nel V-III sec. a.C , in «REA», XCI, 1989,299-315 , 301, nota 16),
successivamente, ritenendo che non ci fosse spazio suffìciente per un ny, ha lena Èv x[p)uat'dd D-a[cpo)v (L elaphos
dì oro dedicato dai Selinuntini nell'Apollonion (lG XIV, nr. 268), in «ZPE» , 106, 1995, 162- 164; Studi di epigrafia
siceliota cir., 33-38), ma la prima integrazione porrebbe essere accolfa se fosse possibile far girare leggermente il
frammenw, non delin eato nell 'apografo, su cui si leggono le lettere EAA.
IG XII, 5, II, n. 9 13: 'POOlOL 10'L a TpaTEUaa [.LE VOL jJ.ETà I apxovToS' T(;iv àcppaKTl>W I 'Aya6ayi]Tou TOU
t.ajJ.(;WaKToS' I Ka8 ' u08wlav oÈ TIa ua avLa I Kal Tplllpapxùw' I 'A yi] jJ.ovoS' TOU t.ajJ.oaTpaTou. I
'A[ylaaLocijJ.ou TOU KaÀÀwTpaTou. It. LÌ. IÙlT~pL. 'A8avaL I[(1)TELPaL. ITIoan oa vl 'Aa<paÀEL0Jl. I 'A pTf jJ.L Tl
'Op6(lla laL. ! 'Hrod,,,·l. "Apn, 'A6avm 'Apetal. 'EVUGJl .j 'Evu{a]ÀLÙJ[tl. NlKaL i KaTà TOV ÈK t.EÀ<pùiv
XPllajJ.ov. Cfr. H.W. PARKE - D.E.W. WOR1\1ELL, The Delphic Orade, Oxford, Blackwell1956, II, 173, n. 426;
J. FONTENROSE, The Delphic Orade, its Responses and Operations with a Catalogue ofResponses, Berkeley - Las Angeles
- London , Universi[y of Cali forn ia Press 1978, 260, H 50.
19.
20.
21.
DEMOSTH. , 21, 51.
DEMOSTH. , 21, 52. Cfr. PARKE- WORMELL, op. cit., II , 114s., n. 282; FONTENROSE, op. cit., 187-188 , 193-194,253,
H 28 .
22.
23.
DEMOSTH., 21, 53.
DEMOSTH., 43, 66. Cfr. PARKE WOR1\1ELL, op. cit., II , 115 , n. 283; FONTENROSE, op. cit., 253 s., H 29 .
24.
M .N. TOD (ed.) , A Selection ofGreek HistoricalInscriptions, Oxford, Clarendon Press 1948, II, n. 158: ["EXPllaEv
6 6EÒS' Xa ÀKLOÒJaL Klaì. <PlÀl TTTT0lL À0.ì[Llov TE Ka[ì. Q[.LE tlvov ; LjJ.EjJ. <j>lÀouS' TE Kaì. I[aujJ.jJ.clxoUS' ylvw8m
KaTà Tà 01 jJ.01ÀoYlljJ.É va . Guam oÈ Kaì. fKaÀ1ÀLEp~am t. lì. T EÀÉOL Kaì. I ['YTTclTùlL, 'ATT6ÀÀ0WL
TIpoaTaTllplultl, 'ApTÉjJ.LOL {[oDp} 'Op6[ù)lalm, 'EpjJ.[~ Ll, KaL KaTà Tuxav àya8àv v I [ÈTTEuxw6m Tàv
aUIljJ.axLavl Èaaàa8aL , KaL TI u8[t,ìbk T0)[l 'A1TToÀÀ0JVL XaPWTi]pta vvv llàTTooLo6vm, Kaì. jJ.vaal (0)ph v.
Cfr. PARKE-WORM ELL, op. cit., 105 , n. 260; FONTENROSE, op. cit., 14,212,221,250, H 19.
25.
F. SOKOLOWSKI, Lois sacrées de l'Asie mineure, Paris, De Boccard 1955 , n. 72, II. 5-11: EXPllaEv 6 8EOS', Ea Ea8aL
À01(OV WL cljJ.ELVOV aÙToLS' 't ÀaaKojJ.ÉvoLS' Kaì. TLjJ.Ù·laLV , Ka6clTTEp Kal o't TTPOYOVOl t.La TIaTp0j(oV Kaì.
'ATToÀÀ0wa TEÀEjJ.waov [.LEot'ovTa Kaì. MolpaS' Kaì. 8E0ìv MllTÉpa' TLjJ.a.v oÈ Kaì. 'LMaKw8m Kaì. 'Aya6òv
t.aljJ.ova TIoaElo(!lvlou Kaì. f OpyLbOS'. TOlS' oÈ TavTa btacpuÀ.ciaaouaLV WL TTOLovaLV cljJ.E LVOV EaEa6m .
Cfr. PARKE-WORM ELL, op. cit., II, 136, n. 335 ; FONTENROSE, op. cit., 257 , H 36.
26.
C fr. supra , nota 19.
27.
MNoPH.,An., 3, 1,6. Cfr. PARKE-WORMELL, op. cit., II, 74 s., n. 172; FONTENROSE, op. cit., 248, H II. T ra questi nomi,
come si può dedurre da un altro brano dell'Anabasi , c'era sicurameme quello di Zeus Basileus (XENOPH. An., 6, 1,22).
28.
IG]l, n. 7, II. 10-13 : [Ta lbE ho 'ATT6ÀÀ0lV EXPWEV v[ojJ. ljJ.a TIpa XaLEpyLbaLS'l I [à jJ.lcpLEvvuoaLv TÒV rrÉTTÀov
T[ÈV 8EOII KaL TTp08uoO'lv) I [MollpmS', L:.lì. MOlp<a >yt' TEl, rlEl- - - - - - - - - l. Cfr. PARKE-WORMELL, op.
eit., II, 55, n. 124; FONTENROSE, op. cit. , 244, H 2.
29.
PLUT., Arist., 11,3. Cfr. PARKE-WORMELL, op. cit. , II, 45, n. 102; FONTENROSE, op. cit., 319 s., Q 154.
30.
HoT. , 9, 8 1; TH UC., I, 132; PAUS ., IO, 13, 9. C fr. M. GUAROUCCI, Epigrafiagreca, Roma, Istitmo Poligrafìco dello
Sta ro 1969, II, 129- 132.
3 1.
PLUT., Sol., 9, I. Cfr. PARKE-WOR1\1ELL, op. cit., lf, 131, n. 326; FONTENROS E, op. cit., 29 1, Q69.
32.
AESCHIN. , 3, 108. Gli An fìzioni giurarono so lennememe di rispettare il divieto e im precarono affìnché i trasgresso ri
cadessero sotto la maledizione di Apollo, Artemide, Larona e Atma Prono ia così da essere co lpiti dalle più gravi
sciagure e da no n poter offrire sacrifìci graditi all e stesse divini tà (cfr. AESCHIN ., 3, Il O- Ili ; 121).
33.
C fr. C. MARCON I, Selìnunte. Le metope dell'Heraion, Modena , Panini 1994 , 296 s.
34.
CALDER, op. cit., 33-44; M USTI, L'iscrizione del tempio G CiL, 144. Secondo Pugliese Carra[e1li (Sull'epigrafi del
tempio G cit., 192), le II. 7- 11 so no da interpretare come «esrra(ro abbreviato di un decrero" o «responso oracolare".
L.H .J EF FERY, The LocalScripts ofArché c Greece, rev. ed. wirh a Supplemenr by A.W. Johnston, Oxfo rd , Clarendo n
35.
137
ANTONIETTA BRUGNON E
Press 1990, 271, 277 , n. 33; G. RO UGEMONT, D elphes et les cités grecques d'ltalie du Sud et de Siede, in La Magna
Grecia e i grandi santuari della madrepatria. Atti del XXXI Convegno di Stud i sull a Magna Grecia, Taranto, 4-8
ottobre 1991, Taranto, Istiwto per la Storia e l'Archeologia della Magna Grecia 1992, 157- 192, J 70.
36.
Cfr. JEFFERY, op. cit., 272, 277, n. 44 ; ROUGEMONT , art. cit., 169- 170.
37.
PAUS ., 1, 16, 3; 8,46, 3. Cfr. W. LAMBRINUDAKIS, S.v . Apol/on, in LIMe, Il l (I 984), 221-232, 224, n. 332.
38.
Cfr. U\1BRINUDAKlS, art. cÌf., 224-225 , n. 332 a-j.
39.
PAUS ., 9, 10, 2; 2, 10,5. Cfr. UMBRINUDAKIS, art. cit. , 225, n. 33 3.
40.
PAUS., lO , 13,5: .... MaKEoovES oÈ o'L È:v li. Lt,J
LAMBRIN UDAKIS, art. cit., 224, n. 330.
,,
TÒV
'.
'ATI6ÀÀ(w a 05' ELÀllj.lj.lÉv05' È:aTl Tll5' È: Àci4>ou. Cfr.
m
undder Eur~[)ideische Ion aufUnteritalischen Vasenbildern, inA. CAMBITOGLOU
(ed.), Studies in Honour ofArthur Dale Trenda!!, Sydney, University Press 1979, 159- 169, 163 sg., 167 s., nota 40 .
Cfr. LAJ\1BRINUDAKIS, art. cit., 223, n. 326; M. DE CESARE, Le statue in immagine, Roma, L'Erma di Bretschneider
1997, 141 nota63,228.
'tI.
M. SCHMiTT, Eil1 Di7.naidendrama
42.
Cfr. LAJ\1BRINUDAKIS, art. cit., 214 , n. 242; DE CESARE, op. cit., 97-99 , 251 s., fig. 48 a.
43.
AESCHI N., 3,112: ai! TIpLV T~O"8E TIOÀl105' È: pd1j;OE 1T1Jpyov EÀ6VTES, TIpLV y E BEOU TEj.lÉVEL KUaVt:l1TlÒ05'
'Aj.l4>l TPL Tll5' KUj.la TIOTlKÀU(T] KEÀaoouv LEP(IlO"lV È: TI , àKTOl5'. L'oracolo è riportato anche, con alcune varianti,
da Diodoro (9,16), Pausania (J 0, 37, 6) e Polieno (Strat., 3, 5). Cfr. PARKE-WORMELL, op. cit., 8, n. 18; FONTENROSE,
op. cit., 64-65 , 291 S. , Q 7l.
44.
PAUS., 10 , 37,7.
45.
FRONTIN. , Strat., 3, 7, 6.
46.
POLYAEN., Strat., 6,13.
47.
Cfr. le seguenti edizioni: E. LITTRt, Oeuvres comp/ètes dHippocrate, Paris, 1861 [Amsterdam, Adolf M. Hakkert
1962), IX, 405-429 (27); H. HERCHER, Epistolographi Graeci, Parisiis, Firmin Didot 1871,312-318, (27), §§ 155; H. POMTOW, Delphische und Neufonde. III. Hippokrates und die Asklepiaden in Delphi, in "Klio», XV, 1918,
303-338,318-320 (solo i paragrafi relativi alla guerra sacra); W.D. SMITH (ed.), Hippocrates Pseudepigraphic
Writings, in Studies in Ancient Medicine, Leiden, Brill 1990, II, 110-125, (27), §§ l-10.
48.
Cfr. PARKE-WORMELL, op. cit., 97, n. 237; FONTENROSE, op. cÌf., 292, Q 72.
49.
LITTRf, op. cit., IX, 410-415; HERcHER, op. cit., 313-314, (27), §§ 13-22; SMITH, op. cit.,112-114, §§ 3-4.
50.
SMITH, op. cit., 1-17. La datazione oscilla tra il IV sec. a.c. e la tarda età ellenistica (cfr. H.W. PARKE, in H.W. PARKE
- ]. BOARDMAN, The Struggle flr the Tripod and the First Sacred War, in "JHS», LXXVII, 1957,276-282,277; N.
ROB ERTsoN, The Myth ofthe First Sacred War, in "CQ», n.s. XXVIII, 1978,38-73,68 S5.; S.M. SHERWIN - WHITE,
Ancient Cos. (Hypomnemata 51), Gottingen, Vandenhoeck und Ruprecht 1978, 167, nota 76; F. CASSOLA, Note
suffa guerra crisea, in 4>1 AI AI XA PI N. Miscellanea di studi classici in onore di Eugenio Manni, Roma, G .
Bret5chneider 1980, 415-439, 420, nota 8.
5l.
LITTRf, op. cÌf. , IX, 4 15; H ERc HER, op. cit., 314 ,( 27), § 17; SMITH, op. cit. , 114, (27) , § 4.
52.
STEPH. BYl., s. v. KÙJ5'; Tz. , H, 944-958. Cfr. j. jOUANNA, Hippocrate, Paris , Librairie A. Fayard 1992 (= lppocrate,
[[ad. iL di L Rebaudo, Torin o, SEI 1994), 14-17. I nomi Nebros e Nebridai fi gurano anche nella documentazione
epigrafìca di Cos (ROBERTSON, art. cit., 72, nota l; S.M. SHER\VIN - WHITE, op. cit., 167,492) .
53.
] OUANNA, op. cit., 19 sg. con le fonti. La discendenza asclep iade ed eracl ide sa rà rive ndicat a ancora in età romana
(G. PU GUESE CARRATELLl, Il damos Coo di Isthmos, in "ASAA», n.s. XXV-XXV I, 1963-64, 147-202, 149-152).
54.
POMTO\V, art. cit., 30 3 55. ;]. BOUSQUET,lnscriptionsde Delphes, 7. DelphesetlesAsclepiades, in "BCH» , LXXX, 19 56,
547-594 , 57955.; G. ROUGEMONT, Corpus des inseriptions de D elphes, l, Lols sacrées et réglem ents religieux, Paris,
Boccard 1977 , 11 9-1 24. Cfr. ]OUANl\:A, op. Clt., 35 -37 .
55.
Cfr. SMITH, op. cit., 14-18 . Com e in altre tradizioni fa miliari , si può individuare una reminiscenza omerica
nell'insis tenza co n cu i si parl a della doppia funz ione di guerriero e di med ico di Neb ros: nell'Iliade Podalire e
Macaone, figl i di Asclep io, re di T ricca, in T essaglia, inviati dal padre a Troia, si distinguono tra gli Achei come
guerrieri e come medici (HOM . !I., 4, 193-219; 11 , 514; 833-836. Cfr. ) OUANl\:A , op. cit., 12 sg.).
138
L'ISCRI ZIO NE DEL T EM PIO G DI SELlN UNTE
56.
57.
58.
59.
Cfr. PARKE, in PARKE - BOARDMAN, art. cit., 277.
Le fo nti so no racco lte e discusse da]. D EFRADAS, Les thèmesde lapropagandedelphique, Paris, Les Belles Lemes 1962,
123- 146, 15 7-159.
D EF RADAS, op. cit. , 144-145; PARKE , in PARKE - BOARDMAN, art. cit. , 277-278; LA..\1 BRINUDAKIS, art. cit., 304-308,
nn . 1009- 1040; S. WOO DFORD, S.v. Herakles, in LlMC, V 1(1 990),133-143, 139, 142, n. 3052.
PARKE, in PARKE - BOARDMAN, art.cit., 28 1. Vale la pena di rico rdare che nel Presbeutikos il tentativo di rubare il
tri pode è attribuito ad uno dei Crisei, Lycos.
60.
Seco ndo Defradas (op. cit., 143- 146) il mito sim boleggia la resistenza dei Focidesi di C risa, antichi amministratori
del santuario , co ntro l'Anfìzionia di Antela (Cfr. J. BOARDMAN, Herakles, Delphi and Kleisthenes ofSikyon, in «RA",
1978,227-234, 232 sgg.
61.
BOARDMAN , in PARKE - BOARDMAN , art. cit., 278-280.
62.
PAUS ., lO, 13 , 7-8: 'Hpa KÀ~ S' bÈ KaL 'ATTaìv\ùJV fXOVTaL TOV TplTTOboS' KaL ES' ~ci XllV TTEpl aliToi)
Ka8lcrTC1vTaL. AllTl0 ~Èv bi) WL "A pT E~L S 'ATTa\\ùJVa , 'A8T]va bÈ: 'HpaK\É a ÈTTÉXOVcrL TOV 8v~ov. <PùJKÉ ùJV
KaL TOVTO ÈcrTLV àvci8T]~a, aTE crcplmv ÈTTL TOÙS' 8cacraÀoùs T E\\laS' i)YTlcraTo 'H\E"LOS'. Tà ~È: v Si)
a\Àa àyci\~a Ta Lllu\\6s TE Èv KOLVÙ,ì Kal 'A ~ vK\aL OS, Ti)V SÈ: 'A8T]vav WL "A pTE ~ L V XlovlS' ÈcrTL V
cL Pya cr~É vos' KOPLV8lous SÈ: cTval cpacrLv aliTOus . \ÉynaL SÈ: ÙTTÒ LlE\cpùìv 'HpaK\il T0.ì 'A ~cpLTPU(;JVOS
È\ 8oVTL È"TTL TÒ XPllcrTTlPLOV TlÌv TTpa~aVTLV :::EvoK\ELaV OÙK È8E \~craL OL xpav bLà TOV 'I cpl TOV TÒV
cpovov' TÒV bÈ: àpciwvov TÒV Tpl TToSa ÈK TOV vaou cpÉpELV fçùJ, cl TTE'LV TE bi) Ti)V TTpO~aVTLv' èi\\os
ap' 'HpaK\ÈllS' TLpuv8LOS', OÙXL KaVU)~E uS" TTpaTE pOV yàp ETL ò Al yUTTTLOS' ' H pa K\~ S' àcplKETO ÈS'
LlE\cpoùS'. TOTE bÈ: Ò 'A ~cpL TpUùJVOS' TOV TE Tpl TTOba à TTOblbùJcrL T~ì 'A TTO\\lWL Kal TTapà T~S' :::EvoK\ElaS'
òTTocra ÈbEÙ O ÈbL bciX811 . TTapa SEçci ~EVOL SÈ: oL TTOLllTC1L TÒV \ayov ~ci XT]V 'HpaK\ÉovS' TTpÒS' 'ATTo\\ùJVa
imÈp Tp LTTOSOS' çiSo vmv. Cfr. lAMBRINUDAKIS, art. cit., 306, n. 1021; WOO DFORD , art. cit., 139, 142, n. 3054.
63.
64.
H DT., 8, 27, 5.
65.
PUN., n.h., 36, 4. C fr. WOODFORD, art. cit., 140, n. 3063 .
L'opera commissionata dai Sicionl sarebbe riconducibile alla tirannide di Clistene che, secondo la testimonianza
di Pausania, co n le spoglie della guer ra sacra avrebbe costruito a Delfì una stoa (PAUS., 2, 9, 6. Cfr. PARKE, in PARKEBOARDMAN, art. cit., 281 -282) . Per una diversa interpretazione, cfr. A. GRIFFIN, Sikyon, Oxford, Clarendon Press
1982, 114 ss.; J. D AVI ES, The Tradition abotlt the First Sacred War, in S. H ORNB LOWER (ed.), Greek Historiography,
O xfo rd, C larendon Press 1994, 193-212,203.
66.
LA..\1BRINUDAKIS, art. cit. , 224, n. 331; W OODFORD, art. cit., 138, n. 3026.
67.
Cfr. D. VON BOTHMER, TheStruggle for the Tripod, in Festschriftfii r F Brommer(hrsg. vo n U. Hi:ickmann-A. Krug),
Mainz am Rhein , Zabern 1977,51-63.
68.
BOARDMAN, in PARKE- BOARDMAN, art. cit., 280; WOODFORD, art. cit. , 135- 139, nn. 2965, 2975, 2988, 2996, 2998,
2999 ,3001, 3033,3036,3037, 3042, 305 1.
BOARDMAN, in PARKE - BOARDMAN, art. cit., 280-281.
69.
70.
Il Boardman si ricollega ad una vecchia ipotesi su ll' esistenza di un mito perd uto della lotta per la cerva, mentre altri
sostengono che nell e imm agini di questi vasi si traduce u n'al tra versione d el mito dell a cerva di Cerinea (Cfr. W.
FELTEN, s.v. Herakles, in LlMC, V, 1(1 990),48-54,53; WOODFORD, art. cit., 14 1).
7 1.
R. CA..\1ERAl'ASCOVAZZO, Soprintendenza Beni Culturali eA mbientali. Sezioneper i Beni archeologici Trapani, in «Kokalos»,
XXXiX-XL, 1993-94, 143 1-1 44 0: secondo l'A. il tema rappresenrato doveva essere quello della cerva di Cerinea.
72 . Sono apparse riconducibili ad epidemie malariche la ded ica selinu l1 tina ad Apo llo Paian (lG, XlV, n. 269), il dio invocaro
perla fi ne della guerra e della peste (Schof. AR., Pl. , 636: n màv flÈV UflVOS' f (JTLV ciS' ';\ TTòMe,JVa ETT'L TTa UtTE'l Àoqwu
q86w v OS'.
a Mò Kal fTIL TTalDn TTO\ÈIl OU), le emission i monerali co n le im magin i del Sel inos e dell'Hyps:J.S, che
versano li bagioni davanti ad un altare (M. C~CCA..\10 CAl.TABw.:O, S. v. Hyps,u, in LIMC, V l (1990), 61 0; R. VOU.KO.\1MER,
s.v. Selinous, in LIMe, VII 1 (1994), 7 16-717) e il brano della vita di Empedocle di Diogene Lacrzio (8 , 70) in cui si
accenna ai lavori di risanamenro di un fi ume selin untino, condon i dal filosofo a proprie spese (Cfr. da ultim o MARCONI,
op. cit., 300-303, dove si escl ude qualsias i nesso tra le monete e la testimonianza di D iogene Lae rzio).
139
BRUCNONE
110. Palermo. Museo Archeologico Regionale (inv. 8573) . Iscrizione del tempio G di Selinunre.
111. Ru vo di Puglia. Museo Jatra (inv. 1097) . C rate re a vol ute del
'Pittore di Licurgo'.
11 2. Ruvo di Puglia. Museo Jatta (inv. 1097) . C ratere a volute
del 'Pitto re di Licurgo. Parti colare.
BRUGNONE
11 3. Taranto. Museo Archeologico Regionale (inv. LG. 8275).
Anfora di tipo panatenaico del 'Pittore di Amburgo'.
114. Taranto. Museo Archeologico Regionale (inv. I.G. 8275).
Anfora di tipo panatenaico del ' Pittore di Amburgo'. Particolare.
11 5. Selinunte. Rilievo meropale della Torre di Casrore e Polluce.
BRUGNONE
116. Parigi. Museo del Louvre (inv. F 242). Anfora a collo, a figure nere. Particolare.
J 17.
Città del Vat icano. Musei Vaticani (in v. 390). Anfora a co llo atrica, a fi gure nere. Pani colare.