Lavorare intelligente conviene

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Lavorare intelligente conviene
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Modena
Economica Numero 6
novembre‐dicembre
Lavorare
intelligente
CONVIENE
Alla Tetra Pak lo “Smart Working 2013”
ERMES FERRARI
Modena
Economica Numero 6
novembre‐dicembre
iniziative
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C
on un termine magari un po’ pomposo lo si definisce smart working. In italiano suona come “lavorare intelligente” e, se c’è una cosa che in Tetra
Pak sanno fare, tra le altre, è proprio lavorare in
questo modo, almeno stando ai risultati economici dell’azienda a capitale svedese, ormai di casa a Modena.
Non stiamo parlando (solo) di intelligenza nei prodotti, ma, in
questo caso, di un approccio diverso al lavoro dei dipendenti,
delle persone. Un approccio basato sulla fiducia, sulla responsabilizzazione, sulla consapevolezza che, per vivere bene, è necessario lavorare bene. È quello che hanno appunto cercato di
fare alla Tetra Pak, riuscendoci peraltro piuttosto bene, tanto da
meritare l’edizione 2013 di “Smart Working Awards”, iniziativa
che premia le buone prassi nell’ambito dei modelli di lavoro
adottati dalle aziende.
«Un problema che abbiamo voluto affrontare da due punti di
vista, quello logistico e quello, per così dire, personale», spiega
Gianmaurizio Cazzarolli, direttore del personale di questa importante multinazionale.
«Dal punto di vista logistico abbiamo modulato gli ambienti di
lavoro per renderli più confortevoli e accoglienti, e non solo per
chi lavora in Tetra Pak. Abbiamo rilevato, infatti, che la metà delle
persone che entrano ogni giorno in azienda è esterna e per questo
abbiamo allestito luoghi adatti agli incontri e disponibili a tutti».
Ma è soprattutto nell’aspetto della gestione del lavoro che l’impegno di Tetra Pak si è rivelato innovativo. «Siamo voluti intervenire nell’organizzazione del lavoro sia dal punto di vista dell’attività professionale, sia per ciò che riguarda la conciliazione
tra i tempi di lavoro e quelli privati, consapevoli del fatto che
questi aspetti della vita sono tra loro assolutamente integrati.
Abbiamo cominciato quindi dagli orari: oggi in Tetra Pak non si
lavora più dalle 8.00 alle 17.00, ma si può entrare fra le 7.30
e le 9.00, la pausa pranzo può durare a piacere e l’uscita la si
regola individualmente di conseguenza. In più, ciascun dipen-
dente può lavorare da casa, opportunità disponibile non solo da
parte di coloro che hanno già in dotazione un pc portatile e un
telefono aziendale: tutti i dipendenti possono chiedere temporaneamente ciò di cui hanno bisogno per poter fare il proprio
lavoro da casa propria».
Un passo culturale notevole per il singolo lavoratore così come
per i manager. «In effetti – continua Cazzarolli – questa politica
si basa sulla fiducia e sulla responsabilità. Non a caso, uno dei
nostri valori chiave è freedom and responsibility». E non si tratta
di un semplice slogan, visto che sono proprio i dipendenti a
scrivere materialmente l’orario di lavoro svolto ai fini dell’elaborazione delle buste paga – gli orologi marcatempo sono stati eliminati, con un risparmio anche in termini di strumenti di
controllo –, mentre ai manager viene lasciata la responsabilità
di certificarlo. «Questo ci consente davvero di applicare la meritocrazia e di intervenire selettivamente su chi tradisce questa
fiducia, il che accade davvero di rado».
Insomma, in Tetra Pak il lavoro è valutato in base agli obiettivi,
piuttosto che rispetto al tempo passato materialmente davanti alla scrivania. E comunque non ci si ferma qui. «Cerchiamo
di agevolare i dipendenti anche in faccende più materiali. Ad
esempio, oggi i nostri collaboratori possono usufruire di un servizio di lavanderia esterna a prezzi convenzionati che ritira e
riconsegna i capi direttamente in azienda».
I risultati? «Direi decisamente buoni, visti gli esiti del monitoraggio del clima aziendale. Ma, al di là dei questionari, la conferma
dell’apprezzamento delle nostre politiche arriva dalla percentuale del turnover, che rimane al di sotto del 3% su un universo
di oltre 800 dipendenti». Un risultato che vale più di qualsiasi
riconoscimento ufficiale – peraltro Tetra Pak fa parte del Club
RSI (Responsabilità sociale d’impresa), che riunisce le aziende
modenesi più attente alle varie declinazioni della responsabilità
sociale, e che dimostra, una volta di più, il valore di questi veri
e propri investimenti culturali.