Quel fiume è un Po inquinato
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Quel fiume è un Po inquinato
Quel fiume è un Po inquinato Tutti a scuola abbiamo imparato che il Po è il maggiore fiume italiano con i suoi 650 km di lunghezza e i 71mila km quadrati di estensione. Malgrado sia così “robusto” questo bacino idrografico ha uno stato di salute piuttosto cagionevole e, ciò che è più preoccupante, poco si conosce su come migliorarlo. Ad indagare sui possibili scenari di riduzione dell’inquinamento nell’ottica della Direttiva europea sulle acque (Water framework directive 2000/60/EC) ci sta pensando però la Sezione di Rende dell’Istituto dell’inquinamento atmosferico (Iia) del Cnr, che partecipa al progetto europeo Eurocat. “Il progetto Eurocat - dice il dottor Nicola Pirrone, ricercatore dell’Iia – riguarda i maggiori bacini fluviali d’Europa e mira allo sviluppo di un sistema integrato di analisi ambientale, sociale ed economica, al fine di definire strategie ottimali per ridurre la pressione antropica sugli ecosistemi fluviali e costieri. L’Iia del Cnr coordina le attività relative al Bacino del Po e alla zona costiera del Mare Adriatico e si propone di indagare i fattori che determinano la qualità delle acque di un fiume e, di conseguenza del mare; di valutare come intervenire sugli elementi inquinanti così da migliorare lo stato di salute delle acque; di considerare, infine, l’impatto sociale e i vantaggi economici di tali interventi.”. Uno dei problemi maggiori e più evidenti del Po è l’eutrofizzazione, fenomeno che estende i suoi effetti sia al bacino che all’area costiera, provocando, tra l’altro, una riduzione della diversità biologica ed effetti negativi sul turismo. “All’origine dell’eutrofizzazione – spiega Pirrone – c’è l’enorme quantità di nutrienti (azoto e fosforo) che a seguito delle attività di tipo civile, industriale, agricolo e zootecnico vengono riversate nel Po. Abbiamo calcolato che il fiume trasporta circa 165.000 tonnellate l’anno di azoto e circa 9.000 tonnellate l’anno di fosforo, stime confermate anche dai dati dell’Autorità di Bacino del Po”. Una volta terminata la fase di analisi dei trend dei parametri di qualità rilevati negli ultimi 25 anni in diverse stazioni di monitoraggio distribuite nel bacino, i ricercatori dell’Iia sono passati all’analisi dei possibili scenari di sviluppo sociale ed economico che potrebbero essere adotta ti per ridurre le conseguenze dell’attività umana sugli ecosistemi, in particolare le emissioni di azoto e fosforo nel Po e nel Mare Adriatico. “Per fare in modo che le acque del Po raggiungano gli “obiettivi di qualità” (ob) stabiliti dalla Direttiva europea – conclude il ricercatore dell’Iia – sarà necessario promuovere politiche di intervento nei vari settori sociali ed economici, così da raggiungere uno sviluppo sostenibile e compatibile con le specificità ambientali del bacino del Po; si dovranno, tra l’altro, migliorare gli attuali impianti di trattamento dei reflui urbani, potenziare quelli di trattamento industriale ed esercitare un maggior controllo sulla concimazione dei terreni”. Autore: Rita Bugliosi Fonte: Nicola Pirrone, Sezione di Rende dell’Istituto dell’inquinamento atmosferico del Cnr, Roma, tel. 0984/493213, e-mail: [email protected] Per saperne di più: www.iia-cnr.unical.it