Il commento all`indagine - Società Italiana di Pediatria
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Il commento all`indagine - Società Italiana di Pediatria
La Società degli Adolescenti Generazione senza “no” - Dr. Maurizio Tucci, Giornalista scientifico - Curatore indagine “Ai genitori fanno quasi paura, i figli; [i genitori] fanno tutto quello che gli chiedono loro”. Sono le parole di Sara, 13 anni, studentessa di terza media presso la Scuola Media Ferraris di Modena. Parole che trovo particolarmente adatte per iniziare il breve escursus che farò sui risultati dell’edizione 2010 dell’indagine annuale su “Abitudini e stili di vita degli adolescenti” che da quattordici anni svolgo, per conto della Società italiana di Pediatria, su un campione nazionale di 1300 adolescenti di età compresa tra i 12 e i 14 anni. Da diversi anni chiediamo agli adolescenti intervistati: “In quale delle seguenti situazioni (modo di vestire, modo di pettinarsi, di truccarsi (per le femmine), sport da praticare, scuola superiore da frequentare, amicizie, scelta del ragazzo/a, abitudini alimentari, utilizzo del tempo libero) i tuoi genitori influiscono sulle tue decisioni?” E poi, riproponendo la stessa lista di situazioni chiediamo: “indipendentemente da quello che capita a te, è giusto che i genitori diano il loro parere?” La sorpresa – che si rinnova ogni anno – è riscontrare dalle risposte dei ragazzi e delle ragazze che i genitori “intervengono” meno di quanto loro stessi riterrebbero ragionevole che un genitore facesse in quella determinata circostanza. Ed inoltre (tabella 1) la forbice tra le due risposte tende, negli anni, ad allargarsi sempre più . 2010 2010 Tabella 1- Influenza genitori nelle decisioni dei figli I genitori Sarebbe giusto che un influiscono nelle genitore influisse nelle mie decisioni decisioni di un figlio Modo di vestire 32,0% 46,1% Modo di pettinarsi 20,8% 31,1% Truccarsi (per le femmine) 41,0% 56,9% Sport da praticare 27,2% 31,4% Scuola superiore da frequentare 34,1% 46,1% Amicizie 33,1% 39,9% Scelta del ragazzo/a 18,5% 24,3% Abitudini alimentari 68,6% 70,4% Utilizzo del tempo libero 58,4% 56,3% delta 2010 delta 2009 +14% +11% +16% +4% +12% +7% +6% +2% -2% +11% +3% +7% +4% +3% +2% - 5% Una famiglia che “interviene” nella vita dei propri figli meno di quanto gli stessi figli riterrebbero ragionevole crea un pericoloso “vuoto di potere”. Vuoto che inevitabilmente gli adolescenti compensano facendo riferimento a modelli esterni (dal gruppo dei pari, ad Internet, alla televisione) che possono – e spesso lo sono - essere forvianti. Ma c’è di più. Rispetto alle “regole” che i genitori impongono, il 67% degli intervistati considera che “vanno bene così”; solo il 19% le considera “troppe” o “troppo severe”, mentre per il 14% (dato in crescita nel corso degli anni) sono addirittura “poche”. Registrare questo stato di fatto in un’età come l’adolescenza, considerata tradizionalmente (e naturalmente) di “ribellione”, la dice lunga sul ruolo di “indirizzo” che la famiglia oggi riesce a svolgere. Il desiderio di regole, che gli adolescenti ribadiscono anche nei focus group che svolgo annualmente non è certo – sia bene inteso - desiderio d’ubbidienza, ma piuttosto voglia di confronto e di mettere in discussione quelle regole, per il piacere – del quale un adolescente non può (e forse non deve) fare a meno – della trasgressione. Ed è anche voglia di capire “cosa è giusto” e “cosa è sbagliato”, perché senza punti di riferimento la difficile transazione dall’adolescenza all’età adulta è una sorta di cammino nel deserto. Nonostante la “blandezza” delle regole, c’è anche un consistente 22% di adolescenti che dichiara di rispettarle raramente o mai. Sessualità Di fronte ad un problema, poco più del 40% degli adolescenti intervistati dichiara di rivolgersi alla mamma per un consiglio e appena il 20% al padre. Se preoccupazioni e dubbi riguardano la sfera sessuale le cose vanno anche peggio: meno di un terzo fa affidamento sulla mamma e meno di un quinto sul padre. L’interlocutore full-time e fullpourpose è il gruppo dei pari e sul sesso, sempre di più, i forum su Internet. “Quando ho un dubbio faccio la domanda su qualche forum e mi rispondono sempre” dice una tredicenne in un focus group. Il problema, naturalmente, è chi risponde e l’affidabilità della risposta. Ma la giovane interlocutrice non è sprovveduta: “Beh in genere le cose che chiedo più o meno le so. Se mi rispondono come so io significa che avevo ragione, sennò mi informo meglio”. Perché non chiedono alla mamma lo spiega un’altra ragazza del gruppo: “Metti che voglio sapere una cosa di contraccezione: io adesso manco c’ho il ragazzo, ma comunque mi interessa. Solo che se lo chiedo a mia madre quella subito pensa a chissaché e comincia a stressarmi.” Difficile darle torto, ma ancora più difficile capire – ancora una volta – perché la scuola latiti. Quante generazioni di adolescenti dovranno ancora affidarsi a sconosciuti frequentatori della rete per soddisfare le loro legittime esigenze di informazione sul sesso? Nel frattempo, il 68% degli adolescenti intervistati ha affermato di avere (o di avere già avuto) il ragazzo o la ragazza e il 16,9% (era l’11,7% lo scorso anno) afferma che 14 anni sono una età ragionevole per avere rapporti sessuali completi. Il 25% ritiene che la soglia giusta siano 18 anni, mentre il 40% sostiene – in modo teoricamente ineccepibile – che non c’è una età giusta, l’importante è sentirsi pronti. Sperando – questo lo aggiungo io – che non si sentano tutti “pronti subito”. D’altra parte il 58% (67% dei maschi) ritiene di avere già tutte le informazioni che necessitano riguardo il sesso anche se – lo abbiamo già detto – la loro fonte principale di informazione sono gli amici, per lo più coetanei. Molti studi rilevano che l’esposizione ad immagini che richiamano al sesso possano far anticipare le pulsioni sessuali in un bambino o in una bambina alla soglia della pubertà. Dal nostro punto di vista registriamo che gli adolescenti che passano più di 3 ore al giorno davanti alla TV ma, soprattutto, quelli che navigano in Internet (dove l’esposizione alla pornografia è elevatissima) per più di 3 ore al giorno, hanno comportamenti evidentemente più sessualizzati. Hanno in percentuale maggiore il ragazzo o la ragazza, si affidano ancor meno agli adulti per avere informazioni sul sesso, ma sono, in percentuale superiore alla media, convinti di “sapere già tutto”. E tra loro cresce la percentuale di chi considera 14 anni l’età soglia ragionevole per un rapporto sessuale completo. (tabella 2) Tabella 2 - sessualità Ho (ho già avuto) il ragazzo o la ragazza Sul sesso ho tutte le informazioni che mi servono Chiedo informazioni sul sesso ad - Amico/Amica - Mamma - Papà - Forum o chat su Internet - Pediatra/Medico di famiglia 14 anni ètà ragionevole per primo rapporto sessuale Campione nazionale 68,1% 57,7% Più di 3h al giorno di Internet 75,6% 74,3% 59,1% 30,3% 20,1% 18,4% 16,0% 16,9% 64,5% 20,1% 15,5% 26,8% 12,0% 18,5% E c’è un altro dato che preoccupa. Nell’ambito di un progressivo e generalizzato abbassamento della percezione del rischio da parte degli adolescenti, la consapevolezza che “avere rapporti sessuali non protetti” sia un comportamento a rischio è scesa dal 2009 al 2010 dall’86,7% all’83,9% (77% tra i soli maschi). A questo si aggiunge l’aumento (specie tra le femmine) della percentuale (68,2%) di chi dichiara di adottare deliberatamente comportamenti che lui stesso considera rischiosi. TV e Internet Abbiamo accennato a TV e Internet come fattori che influenzano negativamente i comportamenti e gli stili di vita degli adolescenti, specie se la fruizione quotidiana è massiccia. Ma quanti sono gli utenti, e soprattutto i “grandi utenti” di TV e Internet? La TV, con differente intensità, la guardano praticamente tutti mentre in Internet (che nel 2001 aveva frequentato occasionalmente meno del 5% degli adolescenti) oggi naviga, con diversa intensità, il 97% (lo scorso anno era il 91,7%). E per la prima volta, quest’anno, si è assistito al “sorpasso” tra Internet e TV per quello che riguarda il “grandi utenti”, ovvero quelli che dichiarano di trascorrere in Internet o davanti alla TV più di 3 ore al giorno. Sorpasso dovuto ad un lieve incremento, rispetto al 2009, dei “naviganti (17,2% vs 16,4%) ma, soprattutto, ad un calo abbastanza significativo dei “telespettatori” (15,3% vs 22,9%). Non va sottovalutato, a proposito di “eccessi”, che c’è un 5% di adolescenti che dichiara di passare, tra TV e Internet, più di 6 ore al giorno davanti ad uno “schermo” e la percentuale supera il 30% se fissiamo come soglia le 4 ore complessive. Si conferma, inoltre, la tendenza ad un uso sempre più “privato” di TV e Internet. Più della metà ha TV e computer nella propria camera da letto e quasi il 50% guarda la TV, e oltre il 20% naviga in Internet, la sera tardi prima di andare a dormire. Chattare e frequentare You Tube sono di gran lunga le attività principali per le quali gli adolescenti si collegano in Internet e perde sempre più terreno la “ricerca di informazioni” per studio che, solo nel 2005 (81%), era la prima ragione di utilizzo. Fenomeno Facebook Il fenomeno dell’anno è comunque Facebook. Oltre il 67% degli adolescenti ha il suo profilo, con un incremento di circa il 35% rispetto allo scorso anno. Nel 2009 aveva il profilo “solo” il 50% , mentre nel 2008 frequentava il social network una esigua minoranza. Facebook merita qualche considerazione specifica non solo per la velocità con la quale ha preso piede (tutto è velocissimo nell’adolescenza di oggi), ma perché – come il telefononino agli inizi del 2000 – sta profondamente condizionando le abitudini degli adolescenti, almeno per quanto riguarda la fascia d’età da noi osservata. Come era stato il telefonino dieci anni fa (oggi sono i genitori che lo regalano ai figli anche prima che questi lo chiedano), il permesso di crearsi un profilo su facebook fa parte, oggi, del nuovo “contratto” genitori-figli. I genitori – ne incontro tanti – lo percepiscono come un pericolo, ma sono pochissimi che riescono ad opporre un “no” insormontabile. Al massimo riescono a ritardare l’iniziazione di un paio di stagioni. Il “pressing” dei figli è a tutto campo. Qualche giorno fa una l’unica tredicenne facebook-less di un focus group ha detto che se a Natale non fosse arrivato il regalo-permesso scattava lo “sciopero di tutto”. Ma come ci si deve comportare di fronte ad un “pericolo” che non si riesce ad evitare? Una volta si insegnava ai bambini ad attraversare le strada, forse sarebbe opportuno che qualcuno (i genitori? la scuola?) illustrasse ai cyber-adolescenti i pericoli che si possono correre attraversando il web senza guardare a destra e sinistra. Fino a qualche mese fa il limite d’età minimo accettato da Facebook per crearsi un profilo era 15 anni (oggi “per fortuna” è stato abbassato a 13), per cui tutti gli under-15 dovevano necessariamente aumentarsi l’età. Tanti l’hanno aumentata del minimo indispensabile, ma tanti altri, cambiare per cambiare, si sono “creati” maggiorenni. Quanti genitori hanno fatto questa verifica? Facebook consente di creare filtri più o meno potenti per limitare le informazioni visibili (foto comprese) ai “non amici”. Quanti genitori hanno controllato la “permeabilità” dei profili dei loro figli simil-quindicenni? Il 15,7% dei “grandi utenti” di Internet ha dichiarato di aver pubblicato in fb una propria foto “provocante” (dato per altro verosimilmente sottostimato se si considera che il 61% dice di avere amici che lo hanno fatto). Quanti genitori hanno controllato il “book” fotografico on line dei loro figli? Gli esempi potrebbero continuare. Le insidie di uno strumento potente ed invasivo come Internet sono tantissime ed è impossibile eliminarle tutte. I genitori dei baby-cibernauti sembrano però esageratamente disarmati. Facebook a parte, i comportamenti a rischio, in Internet, aumentano progressivamente con l’aumentare della confidenza che le generazioni prendono, via via, con lo strumento. Percentuali significative (tra il 10 e il 20%), che crescono in modo estremamente elevato tra coloro che trascorrono in Internet più ore al giorno, adottano – anche nei confronti di interlocutori sconosciuti - comportamenti potenzialmente a rischio, quali inviare foto, dare informazioni personali (come ad esempio la scuola che frequentano), farsi vedere in webcam, accettare incontri. E’ bene precisare che nella stragrande maggioranza dei casi questi “sconosciuti” sono altri adolescenti, ma non sono rari i casi in cui l’interlocutore sconosciuto si sia rivelato un adulto (che non vuol dire necessariamente un pedofilo). Bullismo Si conferma l’attenuazione (in termini di frequenza) del fenomeno (in calo dal 2008), ma cresce – seppure relativa ad una minoranza – la percentuale di chi considera “fifone o spia” chi denuncia di essere vittima di atti di bullismo o, peggio, di chi considera il bullo “un tipo in gamba”. Anche in questo caso si avverte l’influenza negativa di TV e Internet (tabella 3) Tabella 3 – Bullismo 2008 Spia chi riferisce un atto di bullismo fifone chi riferisce un atto di bullismo Il “bullo” è un tipo (una tipa) in gamba 2009 2010 9,0% 10,5% 9,2% 10,0% 2,9% 3,5% 4,5% Più di 3h TV 13,4% 14,4% 7,7% Più di 3h Internet 15,3% 20,2% 8,2% Ma se il fenomeno del bullismo “classico” è in contrazione, è sempre più frequente il cyber-bullismo, ovvero forme di persecuzione e di denigrazione più o meno forti proprio attraverso i social network. Addiction Anche in questo ambito si osserva un forte influsso negativo determinato da una fruizione massiccia di televisione e Internet (tabella 4) Tabella 4 - Comportamenti in relazione al maggior consumo televisivo e di Internet (%) Campione Nazionale Ho fumato/fumo sigarette Ho fumato/fumo canne Conosco amici che fumano (hanno fumato) canne Ho fatto uso di ecstasy Conosco amici che fanno (hanno fatto uso) di ecstasy Conosco amici che fanno (hanno fatto uso) di cocaina Bevo abitualmente vino Bevo abitualmente birra Bevo abitualmente liquori Mi sono ubriacato 27,5% 9,0% 37,6% 1,5% 6,6% 11,9% 39,1% 46,5% 18,3% 12,1% Più di 3 H di Più di 3 H di TV al giorno Internet al giorno 37,1% 47,0% 9,3% 16,4% 43,3% 47,5% 3,1% 3,4% 10,3% 17,5% 14,9% 21,3% 49,5% 51,3% 55,7% 60,1% 32,0% 22,4% 14,9% 20,2% Conclusioni Sara dice: “Ai genitori fanno quasi paura, i figli; [i genitori] fanno tutto quello che gli chiedono loro”. Una immagine certamente evocativa di genitori asserragliati in un fortino pronti a pagare tributi e dazi per scongiurare l’assalto finale. Ma forse, più che “paura” vera e propria, è quella che e lo psicologo domenicano Costantino Gilardi chiama preoccupazione di essere “amati” dai loro figli, piuttosto che essere identificati come coloro che esercitano un ruolo di guida e indirizzo e quindi, inevitabilmente, anche sanzonatorio e limitante. Genitori-amici e sempre di più in concorrenza tra di loro, a contendersi l’amore dei figli, da quando la differenza tra i ruoli di madre e padre si è drasticamente sfumata. Nella mia attività di ricerca svolgo decine di gruppi con gli adolescenti e, da qualche anno, anche gruppi con i genitori, mamme in particolare. La percezione è che i “figli” siano figli di altri genitori e che quei genitori non siano mai i genitori dei ragazzi e delle ragazze che incontro. La candida presunzione delle mamme di raccogliere tutte le confidenze delle loro figlie “perché siamo amiche” è pari solo alla determinatezza con cui le figlie dicono che alle mamme raccontano si e no il 10% della loro vita: “qualcosa, anche inventata, la devi dire così non sospettano”. Non credo che ai nostri tempi raccontassimo di più ai nostri genitori, ma certamente loro ne erano più consapevoli. L’adolescenza è, da sempre, anche l’età del desiderio di sentirsi adulti e di imitarne i comportamenti. Ciò che è cambiato, in modo estremamente significativo proprio in questa generazione, è che mentre in passato gli adolescenti avevano nei genitori un modello di adulto “vero” oggi – forse per la prima volta nella millenaria storia della famiglia – hanno dei genitori che, a loro volta, cercano di imitare gli adolescenti: nel modo di vestire, nel modo di parlare, negli atteggiamenti, in una attenzione esasperata verso il proprio aspetto fisico. Non a caso solo l’11% degli adolescenti che vorrebbe apparire più adulto della sua età indica dei comportamenti (leggere, ridere meno, parlare con gli adulti, essere prudente, lavorare, cucinare, mangiare in modo più genuino…) che possono in qualche modo ricondurre ad una maturità di tipo adulto, mentre il 47% (63% tra le femmine) confina la rappresentazione dell’adultità al look (modo di vestire, trucco, farsi crescere la barba, mettere in risalto il seno, fare un piercing…). Dico spesso che se un tempo era la figlia a desiderare di indossare i vestiti della mamma, oggi sono le mamme a cercare di “entrare” a tutti i costi nei jeans o nelle T-shirt delle figlie. Così come in tante case il secondo computer è entrato perché genitori e figli si contendevano il primo per chattare la sera “Io chatto una sera si e una no – dice in un focus group Cristina (nome inventato, adolescente vera) di 13 anni - perché le altre sere chatta mia madre. Però adesso compriamo il router così possiamo chattare tutte e due contemporaneamente”. E gli esempi potrebbero essere tantissimi. Se i figli si attardano nell’adolescenza, spesso fin oltre i 30 anni, i genitori cercano disperatamente di rientrarci. Ma questo “affollamento” non giova a nessuno. Non giova agli adulti che restano sempre più figli che genitori (complice l’allungarsi della vita per cui è sempre più probabile che a cinquant’anni si abbiano ancora in vita i propri genitori) e, soprattutto, non giova agli adolescenti “veri” che non sanno più dove andare a cercare dei modelli di riferimento dell’età adulta. Famiglia debole o assente? Forse si può essere presenti senza “esserci”, perché una assenza più che temporale può essere “strutturale”. Oggi, molti genitori-amici più che “esserci”, “danno” e gli effetti sono una generazione di adolescenti “full-optional”, accessoriata di ogni genere di tecnologia e di griffe, che – ascoltando ciò che raccontano i ragazzi - ha perso anche il piacere del desiderio, spesso esaudito prima che compaia (come nel caso, frequente, del telefonino regalato prima che venisse chiesto) o la sfida per il premio (regali per la promozione riscossi a febbraio… sulla fiducia). Ma nell’educazione dei figli (termine fondamentale che però non piace più) non va bene “risarcire” in I-Pfone e scarpe Nike il tempo che non si riesce a dedicare loro, e quel 33% di adolescenti che dice di non essere mai aiutato dai genitori nello studio non si compensa con quell’atro 37% che viene quotidianamente accompagnato a scuola, in auto, da mamma o da papà.