La baia della sciumara, tra 1803 e il 1805

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La baia della sciumara, tra 1803 e il 1805
La Nuova Sardegna del 29 settembre 2008
Pagina 56 - Cultura e Spettacoli
Quando la «Victory» di Nelson ormeggiava alla
Maddalena
CELEBRAZIONI L’ammiraglio nasceva 250 anni fa
Manlio Brigaglia
Oggi nel Regno Unito si celebra il 250.mo anniversario della nascita di Horatio Nelson, duca di Bronte,
il più grande marinaio di una nazione che viveva soprattutto sul mare. Se n’è parlato molto, anche in
Sardegna, nei giorni scorsi: a Santa Teresa Gallura dove, festeggiandosi il duecentesimo anniversario
della sua fondazione, si è ricordata l’amicizia di Pietro Francesco Maria Magnon, il fondatore di Santa
Teresa, con l’ammiraglio britannico.
Le cose andarono così: nell’ottobre del 1803, mentre faceva la posta alla flotta francese, Nelson fu per
diversi periodi alla fonda a La Maddalena: in un quieto golfo dalle parti di Porto Rafael che i nativi
chiamano la baia di Mezzoschifo (con riferimento a una barca che probabilmente ci era affondata) e
lo stesso Nelson aveva battezzato la baia di Agincourt in memoria di una famosa vittoria sulla
flotta di Napoleone. In realtà l’ammiraglia “Victory” e il resto della flotta si ancorarono a più riprese a
Mezzoschifo, fra l’ottobre 1803 e il gennaio 1805. A quel punto arrivò il segnale che la flotta
francese era uscita da Tolone e Nelson si lanciò all’inseguimento per tutto il Mediterraneo, sino a
quando la individuò vicino a Gibilterra e a Trafalgar le diede battaglia. Fu una vittoria straordinaria, che
cancellò la potenza francese sul mare: Nelson la pagò con la vita.
La storia dell’amicizia fra Nelson e Magnon è abbastanza curiosa. Il Regno di Sardegna si era
dichiarato neutrale, e quando poteva faceva rispettare la neutralità, sebbene pendesse fortemente
dalla parte degli inglesi. Così, quando Magnon chiese di poterlo visitare a bordo, l’ammiraglio lo
ricevette e lo invitò spesso a cena, facendogli preziosi regali (lo decorò della prestigiosa medaglia del
Nilo) e ricevendone qualche mucchietto di quelle monete romane che dalle parti di Capo Testa si
trovavano appena si grattava un tantino la sabbia. Magnon era un personaggio fuori del normale.
Avvocato del Senato della Savoia, aveva combattuto contro i francesi e e quando questi aveva
conquistato il suo paese se n’era venuto in Sardegna dove gli era stato affidato il comando della torre
di Longonsardo. Lì, nel 1808, avrebbe fondato il nuovo borgo, e lì ci avrebbe rimesso la pelle nel 1813.
Uomo colto che si dilettava di scienze e di filosofia (studiava la malaria sarda, discuteva su Cicerone),
intratteneva corrispondenza con i più distinti intellettuali sardi. Fu lui che fece avere a Nelson un
poemetto in versi latini di Francesco Carboni, il più famoso poeta latino della Sardegna, anzi uno dei
più famosi di tutta Italia. Il suo punto di riferimento, a bordo della “Victory”, era il reverendo Alexander
Scott, cappellano della flotta e segretario personale di Nelson. In effetti la figura di Scott è circondata
da un qualche alone di mistero: nel 1842 sua figlia e il genero pubblicarono una sua biografia sotto
l’intrigante titolo di “Nelson’s Spy?”(il libro è stato ripubblicato nel 2003 dalla londinese Meriden). Il
punto interrogativo non toglie attrattiva all’immagine di questo 007 marino, che ogni tanto sbarcava
clandestinamente sulle coste del Mediterraneo per raccogliere informazioni sugli spostamenti delle navi
nemiche.
Era un buon conoscitore delle lingue, come si conviene a una buona spia, e aveva apprezzato il testo
della popolare poesia di “don Baignu” Pes che comincia: “Palchì no torri, dì, tempu paldutu / palchì no
torri, dì, tempu passatu”. Gliela aveva fatta avere il Magnon, che da recenti ricerche condensate nel
libro a sei mani di Giovanna Sotgiu, Alberto Sega, John R. Gwyter (”La sentinella delle Bocche”,
sottotitolo “Pietro Magnon e Santa Teresa”, edito dal maddalenino Paolo Sorba nella collana del
benemerito Comitato per le Ricerche Storiche Maddalenine, 200 pagine, 18 Euro) risulta anche autore
di una incredibile canzone di lode amorosa in un galluro-italiano che è un divertente (e temerario)
pastiche linguistico.