Le ali del mare - Lega Navale Italiana

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Le ali del mare - Lega Navale Italiana
Lega Navale Italiana - Sezione di Arenzano
Passeggiata de André - Loc. Rio Tonino
16011 ARENZANO (GE)
Segreteria (mer-ven-sab 9.30-12.30)
TEL/FAX 010. 911.18.39; e–mail: [email protected]
N. 5 - Novembre 2014
SOMMARIO
Cari Amici,
come in molti si era immaginato, dopo un'estate tragica dal punto di
vista meteorologico, Settembre è stato magnifico, con tante persone
ad animare le spiagge e Soci in mare, a vela e a motore. Un po' meno bello lo è stato occasionalmente Ottobre, specialmente pensando
all'alluvione di Genova, che però, contrariamente alla tromba d'aria
estiva, non ha colpito particolarmente Arenzano.
Come ampiamente detto in altra parte di questo notiziario, la Sezione,
anche quest'anno, ha allestito, con generi di conforto forniti dal Comune e “manodopera” volontaria di Soci, il banco ristoro per i numerosissimi partecipanti alla Mare e Monti.
In Ottobre la Sezione ha poi fattivamente collaborato nello stand
della Lega Navale al Salone Nautico di Genova attraverso la presenza di diversi Soci che hanno
coadiuvato nello svolgimento di
numerose attività formative e divulgative, sia in acqua sia a terra,
specialmente a favore delle tante scolaresche in visita, incluse
classi elementari e medie di Arenzano.
Ora stiamo entrando nel periodo
più grigio dell'anno e già sappiamo che il mare si porterà via quella poca spiaggia che abbiamo,
lasciandoci in cambio tanti detriti che poi dovremo rimuovere, ormai
è una costante! Il Consiglio ha comunque in mente alcuni lavori di
manutenzione e razionalizzazione da effettuare “in economia” per
rendere sempre più gradevole la Sezione.
A proposito, molti sabati pomeriggio la sala di ritrovo è aperta, e saremmo molto lieti di salutare amici con il cappotto anziché il costume
da bagno. Veniteci a trovare.
Anche se ad orario ridotto, la segreteria è aperta al mattino da mercoledì a sabato.
Ad maiora.
Il Presidente
Resoconto delle iniziative di Settembre e
Ottobre……………………..……………………2
Mare e Monti 2014 – Un posto di ristoro
molto frequentato……….……………………..2
Attività della Lega Navale al 54° Salone
Nautico di Genova………………………….…6
Dalla Rivista LNI – Settembre-Ottobre 2014....8
La foto del mese…………………………..…….9
La riflessione del mese…………………….……9
Personaggi del Mare: Horatio Nelson…….....10
PROMEMORIA
Il Muvita (Museo Vivo per le
Tecnologie per l’Ambiente)
diventa Muvita Science Center.
Dal 20 Ottobre al 7 Gennaio è visitabile la Mostra interattiva “Matematica da toccare” per bambini e
adulti, con giochi e demo didattiche. C’è anche “La Matematica del
Miele” che ha un laboratorio che
insegna come produrre candele
con la cera raccolta.
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Notizie dalla Sezione
Resoconto delle iniziative di Settembre e Ottobre
Sembrava che questo numero dovesse essere un po’ spoglio, poiché con la fine della stagione estiva terminano
anche molte iniziative sociali che coinvolgono i tanti Soci che frequentano la Sede soprattutto d’estate.
Invece come vedete abbiamo un Notiziario anche più abbondante, e soprattutto ricco di immagini che si riferiscono alla Mare e Monti del 12 e 13 Settembre, per la quale la nostra Sezione ha allestito un ricco banco di ristoro con i rifornimenti forniti dal Comune di Arenzano, e al Salone Nautico di Genova, ove abbiamo fatto presidio al bellissimo stand della L.N.I. ricevendo scolari e studenti e intrattenendoli con temi marinari.
In copertina avete visto un riferimento a nuove iniziative per il Muvita Science Center, al quale ci impegnamo
ad organizzare una visita durante la prossima stagione.
Ancora una volta raccomandiamo il “passaparola” per invitare tutti coloro che hanno una e-mail, se non
l’hanno già fatto, a comunicarla in Segreteria, perché questo è l’unico modo di ricevere il Notiziario, che non
viene stampato, e tutti coloro che non l’hanno, di crearsela. “Be digital”, ripetiamo…
Mare e Monti 2014 – Un posto di ristoro molto frequentato.
Un caldo sole settembrino ha allietato i partecipanti al percorso “C”, il più breve ma forse il più bello, lungo le
passeggiate a mare tra Arenzano e Cogoleto. Il banco della Sezione ha visto passare tanti bambini volonterosi,
tante carrozzine con neonati e anche qualche nascituro nella pancia della mamma, e tanti camminatori e camminatrici incuranti dell’età. Il tutto sotto i guidoni della Lega Navale, tesi a sventolare (non garrivano, c’era
poco vento) sulla passeggiata. Nella foto si riconoscono l’infaticabile Rita con marito di supporto, il Presidente
Farinetti e Giò Testa, colonna della Sezione. Il vostro cronista era dall’altra parte della macchina fotografica.
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Notizie dalla Sezione
Partecipanti di ogni età, tutti sorridenti, alcune belle
mamme con maglietta rossa ufficiale e bicchiere
d’acqua ristoratrice. C’è anche chi si atteggia a pin up.
I guidoni della Sezione erano visibili a cento metri…
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Notizie dalla Sezione
In senso orario: uno dei gruppi più
numerosi, con i bambini abbondantemente riforniti di cioccolata; una
mamma con la sua “bambina” cresciuta; la cassetta delle mele (erano
20 kg, offerti a quartini, e presto volatilizzati); mamma, bimbo e zie.
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Notizie dalla Sezione
In senso orario: 6 a 4 per i bambini;
bella e felice al nostro posto ristoro; il
vostro cronista-fotografo non resiste
alla tentazione di inserire figlia, genero e nipotino Alessandro, anche se
non completano il percorso; gruppo
multigenerazionale; forze armate
tedesche in vena di fraternizzare.
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Notizie dalla Sezione
Attività della Lega Navale al 54° Salone Nautico di Genova
Al 54° Salone Nautico la Lega Navale Italiana ha avuto una bellissima area proprio vicino
all’ingresso, con l’Ammiraglio Biroli, Delegato Regionale LNI per la Liguria, a fare gli onori di casa. Un
palco ben attrezzato ha ospitato presentazioni e conferenze; un vecchio gozzo in fase di restauro ha
mostrato i segreti dei Maestri d’ascia; un’area con ampio schermo ha potuto ospitare scolari e studenti di varie scuole genovesi e lì il vostro cronista non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di fare
un po’ di scuola di nodi. Il nostro Socio Franco Volpi, Esperto Velista LNI, ha anche accompagnato
molti ragazzi in uscite in mare a vela.
La Sezione di Savona
Conferenza sul Progetto
LNI per il supporto alle disabilità negli sport e nelle
attività del mare, presentata dal Vicepresidente
della Sezione di Savona,
sotto lo sguardo vigile
dell’Ammiraglio Biroli e
con la presenza di autorità cittadine.
La Sezione di Genova Sestri Ponente
Progetto di restauro di un Gozzo ligure con armamento a Vela Latina. Dimostrazione dell’attività di Maestro d’ascia, lavorazione, sagomatura del legno e calafataggio dei comenti.
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Notizie dalla Sezione
La Sezione di Arenzano
Tanti bambini di scuola Elementare e Media, per una veloce lezione di nodi, e anche una Classe IV dell’Istituto Nautico S.
Giorgio, che ha assistito alla presentazione
dell’armamento e delle attrezzature di
bordo di Nave Scuola Palinuro , in occasione della visita ad Arenzano (Aprile 2014).
Abbiamo anche avuto l’onore di una ripresa e di una intervista della Rai, poi andata
in onda nell’edizione delle 14 di Rai 3.
Il link al servizio Rai 3 è qui sotto: ma se lo vedono
solo quelli che consultano il nostro Notiziario on line.
Ve l’abbiamo detto: be digital!
Il servizio parte verso il minuto 8.
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/
ContentItem-e3d9af01-535a-4ce6-a9cbd3c4cbef583a-tgr.html?refresh_ce#p=1
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Notizie dalla Sezione
Dalla Rivista LNI – Settembre-Ottobre 2014 – Recensioni di P.T.
Pag. 12 Flotta verde per la Marina Militare Italiana di Claudio Boccalatte
I grandi sforzi che sono dispiegati in tutti i paesi per la sostituzione dei carburanti e combustibili fossili derivati dal petrolio sono sotto gli occhi di tutti.
Eolico, solare, fotovoltaico, idraulico di nuova concezione (maree) sono
ormai ben conosciuti. Ma tutti forniscono energia elettrica, che può essere
prodotta, distribuita e consumata facilmente in terra.
Ma in mare? Eh, no, in mare la fonte di energia bisogna portarsela dietro e
consumarla durante il viaggio. Tralasciando soluzioni più complesse e problematiche, una soluzione percorribile a breve è quello dell’uso dei biocarburanti, cioè quelli ricavati da prodotti agricoli o comunque da prodotti
vegetali naturali. L’articolo è interessante e ci conduce verso i biocarburanti
di terza generazione, che non sono in competizione con la produzione agricola (non tolgono il pane di bocca all’uomo…), con la Marina Militare e
l’ENI che lanciano il progetto “Flotta Verde”. Per noi appassionati del mare
è bello sapere che il biocarburante del futuro sarà prodotto anche da alghe e microalghe marine…
Pag. 24 Il grande fiammiferaio di Franco Maria Puddu
Inghilterra, 1948. Philip Warren, studente inglese di Blandford nel Dorset, è
appassionato di modellismo e di naviglio militare. Ma i materiali canonici del
modellista (balsa, mogano, listelli di tiglio, ecc.) sono introvabili all’epoca. E allora? Poiché accendini, accensioni
piezoelettriche e simili non sono ancora esistenti o diffusi, cosa resta in una casa per accendere il fuoco? I fiammiferi! I fiammiferi sono leggeri, poco costosi, prendono bene la colla, e se accuratamente anneriti possono anche
dare un tocco di estetica ad una costruzione (n.d.r., modellista a sua volta).
Da quel momento Philip non li abbandona più e con questo materiale in 62 anni costruisce 432 unità militari di
ogni tipo, che coprono praticamente tutta la flotta della Royal Navy. Poiché mediamente gli occorrono 1500
fiammiferi per costruire una nave (ma 5000 per le portaerei per le quali costruisce anche gli aerei imbarcati) lui ha
acceso, spento e maneggiato nella sua vita quasi 700.000 fiammiferi e un numero proporzionale di scatolette.
La sua attività non gli impedisce durante la sua vita di ottenere imbarchi in comando su un dragamine e una
fregata e di diventare Direttore d’Azienda.
È una figura ben nota e apprezzata in Inghilterra, ove tiene conferenze ed esposizioni dei suoi modelli.
Ha solo una grave preoccupazione: la Royal Navy ha problemi di spesa e ha tagliato i programmi di costruzione
e varo di nuove unità: così Philips viene privato di nuovi modelli da realizzare…
Ma che bella la foto del 1956 di Philip in cravatta e pullover con scollo a V che costruisce la USS Forrestal, mitica
portaerei americana!
Pag. 34 I Capraiesi nella Marina Elbana di Roberto Moresco
Perché mi è piaciuto questo articolo? Perché getta un po’ di luce su di un dettaglio che mi aveva sempre incuriosito: come aveva fatto Napoleone a organizzare la sortita dall’Elba, dove era confinato (ancorché come re)
non avendo sostanzialmente un esercito e tantomeno una flotta?
Roberto Moresco ci spiega come Napoleone abbia potuto raccogliere i suoi equipaggi per i vascelli Inconstant
ed Étoile quasi esclusivamente dall’isola di Capraia. Marinai e pescatori tosti ed esperti del Tirreno.
È il 26 febbraio 1815, sono le 14 e le truppe imbarcano; alle 19 Napoleone raggiunge l’Inconstant sulla lancia
imperiale e alle 21 gli ormeggi sono mollati. All’alba del 1° marzo Antibes è in vista e verso le 16 l’Imperatore sbarca e si consegna al proprio destino (Waterloo è del 18 Giugno).
Lasciato Napoleone alla sua sorte, i lettori vengono accompagnati a seguire il destino dell’Inconstant e
dell’Étoile, che dopo alterne vicende vengono messi in disarmo nel mese di luglio. Con spietato pragmatismo gli
inglesi vincitori arruolano a forza i Capraiesi sulle proprie navi da guerra, e con nota ufficiale dispongono che le
paghe arretrate maturate durante il servizio a Napoleone non vengano erogate. Mi avrebbe stupito il contrario…
Per finire: di Soldini che vince la Cap2Rio 2014 (pag. 30) avevamo fugacemente accennato nell’articoletto sul
salvataggio della Autissier, ma qui scopriamo che con Soldini c’è un equipaggio di sei nazionalità, con tre italiani,
un tedesco, uno spagnolo, due francesi, un danese e un monegasco (è un Casiraghi!). Bella multi etnicità!
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La foto del mese
Questa giovane prossima mamma, in breve
sosta al nostro punto di ristoro per la Mare e
Monti del 13 Settembre ci aveva un po’ preoccupato.
Le dimensioni del “fagotto” e anche la sua
posizione parecchio bassa ci aveva fatto pensare:”E se ce lo scodella qui?”
E così abbiamo fatto due parole con lei e le
abbiamo chiesto quando era atteso il lieto
evento.
E lei candidamente:”Veramente doveva arrivare l’11; oggi è il 13, e così ho pensato di
fargli fare un po’ di moto alla Mare e Monti:
chi sa che non si dia una mossa?”
Adesso l’avrà avuto e ricorderà con piacere
la bella giornata e la sosta per una fetta di
pane e marmellata sotto i guidoni bianchi e
azzurri della Lega Navale di Arenzano.
La riflessione del mese
L’informatico è uno che ti risolve in modo incomprensibile un problema che non sapevi di avere.
Anonimo
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Personaggi del Mare
Horatio Nelson, Eroe di Trafalgar e spina nel fianco di Napoleone
Gibilterra, ottobre 1805. Dopo un breve viaggio per mare, nella locale sede della Royal Navy britannica viene recapitato un “Cask of refined spirit”. È un barile di un non meglio specificato spirito di vino
ad alta gradazione. Non rum, whisky o brandy: solo refined spirit, dicono le cronache.
Occhi attenti scrutano l’interno: un corpo umano giace raggomitolato sul fondo. Mani caute e rispettose lo prelevano e lo compongono su di un tavolo con la massima cura. È la fine di una vita avventurosa
e l’inizio del mito di Horatio Nelson, l’eroe della battaglia di Trafalgar che ha sigillato il definitivo
monito: Napoleone può fare a volontà le sue campagne di terra, ma il mare è del leone britannico.
Horatio Nelson nasce nel 1758 in una cittadina del Norfolk, figlio di
un pastore protestante che non ci andava tanto per il sottile: infatti
Horatio è il sesto dei suoi undici figli. Frequenta la scuola fino ai
dodici anni, poi s’imbarca come young gentleman, inizialmente
marinaio semplice ma aspirante al ruolo di ufficiale. È ben sponsorizzato, poiché il capitano della HMS Raisonnable è suo zio materno
e personaggio importante nella Marineria inglese che conta.
Praticamente per il resto della vita, salvo brevi parentesi, non mette
più piede a terra, e sì che fin dai primi imbarchi si accorge di soffrire il mal di mare, che non lo abbandonerà più ma non gli ostacolerà
la carriera fino al ruolo di Ammiraglio.
Ma l’onnipotente zio gli procura imbarchi su navi mercantili che lo
portano in India (quella vera) e nelle Indie Occidentali, con due traversate dell’Atlantico al suo attivo. Fa parte anche di una spedizione
al polo Nord, alla caccia del fantomatico “passaggio a Nord Ovest”.
La spedizione fallisce, ma c’è una relazione che riporta un rimprovero del capitano a Nelson per essere partito con un compagno alla
caccia di un orso bianco sulla banchisa. Lui si giustifica: “Volevo
portare la pelliccia a mio padre”.
Dopo queste spedizioni, nel 1777, a 19 anni, è promosso Tenente di
Vascello, e l’anno dopo, 1778, Capitano di Vascello.
Ha grande capacità di utilizzo delle “spare parts” del suo corpo. Madre Natura ci ha dato diversi organi
doppi per sopperire alla mancanza o al difetto di uno di essi, braccia, gambe, occhi e molti altri. Lui fa
buon uso degli organi di riserva.
Durante l’assedio di Calvi, in Corsica, nel 1797, per impedire che i Francesi se ne impadroniscano, perde l’occhio destro, nel quale, anziché mettere la piratesca benda nera, porterà un occhio di vetro.
A Santa Cruz de Tenerife, durante una battaglia contro gli Spagnoli, nel 1794, perde il braccio destro,
colpito da una palla sopra il gomito e amputato nella sua stessa nave dal chirurgo di bordo. Essendo destro, e anche dotato di bella calligrafia, come si vede da una firma antecedente, si applica con impegno e
scrive tutte le sue comunicazioni e lettere con la sinistra, scusandosi di non poterle fare troppo lunghe. Il
suo moncherino lo chiama “la mia pinna”.
Ad Abukir, 1798, si prende sulla fronte una scheggia del duro legno delle murate, un pezzo di pelle gli
piomba sull’occhio buono e gli fa temere la cecità, per fortuna scongiurata.
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Insomma, porta con sé le testimonianze visibili del suo valore: e infatti ha la fama di uno che non si nasconde mai in battaglia (e le battaglie navali a quei tempi si trasformavano spesso in veri e propri macelli, tra cannonate a palla e a mitraglia, fucileria e arrembaggi all’arma bianca, con scuri e sciabole!), ed è
l’idolo dei suoi marinai.
Ha una spiccata tendenza ad interpretare gli ordini in modo estensivo. Non è vera e propria insubordinazione (l’Ammiragliato non lo perdonerebbe): è la ricerca di ottenere il massimo per sconfiggere il nemico. Non gli manca il britannico sense of humour: nella battaglia di Copenhagen, per la supremazia nel
Baltico, ad un certo punto il comandante in capo Ammiraglio Parker alza il segnale di ritirarsi. Nelson
appoggia il cannocchiale sull’occhio di vetro, dice all’ufficiale che glie lo aveva segnalato: “Lei pensi a
controllare la rotta. Io non vedo niente” e continua la battaglia. Ha successo, viene perdonato ed elogiato.
A Cabo San Vicente, nell’estremo sud del Portogallo, 1797, infuria la battaglia tra la flotta inglese e
quella spagnola. Le navi sono in rigida linea di fila, una dietro l’altra e gli ordini di battaglia sono di non
rompere questa linea. Nelson è in coda alla fila, non può combattere, ma gli prudono le mani: non ci sta
e ordina un’abbattuta, cioè una virata di bordo in poppa; esce dalla linea di fila e si porta avanti, attaccando l’avanguardia spagnola e catturando due navi. L’ammiraglio Jarvis non lo punisce, ma nemmeno
lo cita come responsabile della cattura, ciò che gli fa perdere il premio di preda. Comunque è promosso
contrammiraglio.
In battaglia è imprevedibile, ha il Nelson touch, come vedremo a Trafalgar.
Sono i tempi in cui Napoleone è all’apice della gloria, e miete vittorie su
vittorie contro le nazioni europee. L’Inghilterra non può lasciar fare. Il concetto, in sé molto semplice e coerente col pragmatismo inglese, che da duecento anni a questa parte non si è spostato di un pollice, è più o meno questo:
“Per terra fai quello che ti pare, ma non toccarci il commercio. E in mare,
non venire a intralciare i nostri traffici”.
Per parte sua Napoleone, come direbbero i romani, “rosica” di avere
quell’isoletta ad appena poche miglia dalla Francia che, arrogante e presuntuosa, non si sottomette, anzi lo prende in giro chiamandolo Boney, che sarebbe anche il diminutivo di Bonaparte, ma in slang vuol dire piccoletto e
magrolino. Progetta l’invasione dell’Inghilterra e fa costruire scialuppe di
vario tipo (cannoniere, trasporto truppe e cavalli) in numero di oltre 6.000,
L'ammiraglia di Nelson,
che tiene in agguato nei porti della manica, ma non si risolve a far partire.
HMS Victory, ancora oggi nei
Teme la flotta inglese e cerca in ogni modo di annientarla.
ruoli della Royal Navy
Ma lui è uomo di terra. Del mare capisce poco, e lo disturba il fatto che invece di avere un solido terreno sotto i piedi, la Marina ha un protagonista insubordinato come il mare, che
fa sempre quello che vuole lui a dispetto dei piani.
Utilizzando un trucco che spesso ha funzionato in terra, crea un diversivo navale. Manda una flotta civetta ad attaccare le colonie inglesi nei Caraibi, con l’intento di attirarsi dietro la flotta inglese, che ha
Nelson al comando, e di sguarnire la Manica per lanciare lo sbarco in Inghilterra. Nelson non ci casca,
fa una prima puntata ai Caraibi, non trova i francesi, fiuta la trappola e ritorna subito verso la costa occidentale della Spagna. Non dimentichiamo che la Royal Navy ha il più sofisticato Servizio Segreto
dell’epoca, con infiltrati in Francia…
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La flotta francese torna a sua volta (è in realtà una formazione franco-spagnola) ma l’ammiraglio Villeneuve è tutt’altro che intenzionato a dare battaglia. Sa che gli equipaggi inglesi sono meglio addestrati
dalla dura disciplina della Royal Navy, sparano bordate e ricaricano con frequenza doppia e manovrano
meglio anche con vento debole (apro una parentesi per quei ragazzi che vanno con le derive e che eventualmente leggessero queste note: ve l’immaginate cosa vuol dire manovrare un vascello di 5000 tonnellate, grasso e panciuto, fasciame di 60 cm di spessore, tre alberi a vele quadre, e con un garbuglio
ordinato ma infinito di cime, cavi, stroppi, bozzelli, bigotte, paranchi e caviglie, uno stuolo di uomini da
comandare e sincronizzare, e la frusta se sbagli: altro che molla il fiocco, cambia mure, cazza e riparti…). Si rifugia nel porto di Cadice, bersagliato dagli ordini di Napoleone, che lo ritiene un vile, di attaccare Nelson. Solo quando apprende che l’Empereur lo sta sollevando dall’incarico, si decide a uscire e
andare incontro alla sua sorte.
Il destino si compie davanti al Capo Trafalgar il 21 ottobre 1805, con l’ultimo capolavoro tattico di Nelson. Lui sa di essere in inferiorità numerica: la flotta britannica ha 28 vascelli di linea e 6 fregate, in tutto 2.178 cannoni e 17.076 uomini, ma è ben addestrata e in perfetta efficienza; la flotta franco-spagnola
ha 33 vascelli di linea, di cui 15 spagnoli, e 7 fregate, in tutto 2.652 cannoni e 25.200 uomini, ma scarseggia di marinai e soprattutto di ufficiali esperti, che provenendo in gran parte dall’aristocrazia erano
stati decimati dalla Rivoluzione.
La flotta di Villeneuve sta navigando verso nord. Nelson proviene da ovest, dall’Atlantico, sulla nave
ammiraglia HMS Victory. Divide la propria flotta in due linee di fila,
alza il suo famoso segnale di battaglia (lo vedremo alla fine di questo
raccontino) e punta direttamente la prua verso il centro della formazione nemica: altro che mettersi parallelo e farla fuori a bordate! I franco
spagnoli sono allibiti. Ma come, questi giocano con altre regole: ma
non era scritto anche nell’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert che le
battaglie navali si fanno bordo contro bordo?
No, i britannici la mettono sul piano della rissa, nave contro nave.
È il “taglio del T”: spezzano la linea di fila nemica in tre tronconi;
l’avanguardia francese, che non vede più i segnali, prosegue verso nord
con otto navi e inconsapevolmente ripristina la parità numerica. La flotta di Nelson può sparare bordate da due lati, molte cannonate prendono
d’infilata i vascelli nemici da poppa a prua e spazzano a mitraglia i ponti dei cannoni.
La battaglia infuria per tutta la giornata e alla fine la flotta franco spagnola è distrutta e l’Ammiraglio
Villeneuve si arrende ed è catturato. Sarà poi liberato, ma morirà suicida, in disgrazia con Napoleone e
perseguitato dallo sconforto.
Ma il destino vuole ancora la sua parte. Nelson, che con la sua uniforme di ammiraglio segue la battaglia
sul cassero della Victory, è ben visibile e un fuciliere francese appostato su di un pennone lo prende di
mira e lo centra con un colpo del suo Charleville. La palla entra nella spalla sinistra, spezza la spina
dorsale e si ferma sotto la spalla destra. Nelson è paralizzato alle gambe, sopravvive tre ore, fino a sapere dell’esito vittorioso e muore mormorando, come riportano le cronache: “God and my Country…”, Dio
e il mio Paese, la maiuscola ce l’ho messa io. Sono le 16:30 del 21 ottobre 1805. Ha 47 anni.
L’Inghilterra ha il suo Eroe, e il suo dominio sui mari non sarà più messo in discussione.
Le regole della Royal Navy erano che i caduti, dopo un breve servizio funebre, fossero gettati in mare in
un sacco di tela da vela zavorrato con palle di cannone. Ma per questo caduto, non si può. Bisogna porPagina 12 di 13
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tarlo a Londra. C’è però il problema della conservazione, e qui spunta il cask of refined spirit, nel quale
il corpo è composto con canfora e mirra, ed è quello che arriverà a Gibilterra, per essere poi trasferito
in una bara foderata di piombo e anch’essa riempita di refined spirit, che approderà a
Greenwich e poi a Londra per i solenni funerali. La cerimonia avrà luogo il 9 gennaio
1806 nella Cattedrale di St. Paul con la partecipazione di 32 ammiragli, oltre 100 capitani e 10.000 marinai.
La bara di Nelson è ricavata da un frammento dell’albero maestro della Orient, nave
ammiraglia della flotta francese sconfitta ad Abukir. È sepolto in St. Paul e la sua
statua troneggia altissima a Londra nella grandiosa Trafalgar Square.
Paolo Tondi
Il famoso segnale di battaglia alzato da Nelson a Trafalgar sull’albero di mezzana della Victory
(chiaro esempio di understatement inglese)
“L’Inghilterra si aspetta che ogni uomo faccia il suo dovere”
NOTA: Nelson, secondo i più accurati studi, usò il "Telegraphic Signals or Marine Vocabulary" che fu introdotto da
Sir Home Popham nel 1800, come estensione del primo Libro dei Segnali dell’ammiraglio Howe (1790). Il Vocabulary era
presente su ogni vascello della Royal Navy sotto forma di un libro zavorrato col piombo, con la consegna di gettarlo in mare
in caso di cattura della nave da parte del nemico. Erano usate solo 10 bandiere, ognuna corrispondente ad un numero da 0
a 9, e potevano essere usare singole, a gruppi di due o a gruppi di tre, e ciascuno di questi gruppi corrispondeva ad una
parola che Popham aveva giudicato di probabile uso nella comunicazione tra le navi. Poiché “duty” non era nel Vocabulary, si dovette compitarlo lettera per lettera.
Fonti: Wikipedia e La lunga Rotta per Trafalgar di Antonio Martelli, ed. Il Giornale
P.S. Per chi volesse un più concreto ricordo, suggerisco una bottiglia
di Nelson’s Blood, rum memorabile tendente al rosso, che può essere
acquistato per la modica cifra di 27.50 pounds + sped. da:
http://www.nelsonslocal.co.uk/nelsons-blood
Volendo per altri 27.50 c’è anche il morso (o pizzicotto) di Lady Hamilton, l’amata amante di Nelson che gli darà l’unica figlia Horatia.
Il nome è originato dalla leggenda che i marinai che trasportarono il
cask a Gibilterra si fossero abbondantemente serviti del refined spirit
che conservava il corpo dell’Ammiraglio tramite una cannuccia inserita in un foro del barile…
P.T.
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