“Quando sono debole è allora che sono forte”
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“Quando sono debole è allora che sono forte”
Lectio (Che cosa dice la PAROLA in sé) “Quando sono debole è allora che sono forte” (2 Corinzi 12,10) L’INCARNAZIONE. C’è una debolezza che qualifica l’esperienza stessa di Gesù e si riassume nella croce: “Se il seme di frumen-to non finisce sottoterra e non muore, non porta frutto” (Giovanni 12,24). “Da Nazaret non può venire nulla di buono” (Giovanni 1,46). “Non è lui il falegname, il figlio di Maria?” (Marco 6,3). “...Perché mi hai abbandonato?” (Marco 15,34). C’è la debolezza proposta ai discepoli, mandati nella debolezza: “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento” (Matteo 10,8-10). “Io sono Giovanni. Ero in esilio nell’isola di Patmos, perché avevo annunziato la Parola di Dio e la testimonianza portata da Gesù” (Apocalisse 1,9). C’è la debolezza raccontata da Paolo: “Dio rifulse nei nostri cuori per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo. Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta perché appaia che questa impotenza viene da Dio e non da noi. Lectio divina/Pdv 0007 Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo scon-volti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandona-ti; colpiti, ma non uccisi. Portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo” (2 Corinzi 4,6ss.). C’ è la condizione di debolezza delle comunità cristiane, soggette ai limiti, alla fatica e alle persecuzioni, fino ad oggi. LA FORZA. “Attirerò tutti a me” (Giovanni 12,32). “Fu ben potente il figlio del falegname che portò la sua croce sopra gli inferi che ingoiavano tutto e trasferì il genere umano nella casa della vita. Coloro che ti hanno ucciso hanno agito verso la tua vita come gli agricoltori. La seminarono come frumento nel solco profondo. Ma di là rifiorì e fece risorgere con sé tutti” (S. Efrem, disc. 3). La debolezza è dalla creatura. La forza dallo Spirito santo: “Ricevete forza dallo Spirito santo e sarete testimoni di me fino agli estremi confini della terra” (Atti 1,8). “Né chi pianta, né chi irriga è qualcosa, ma Dio che fa crescere. Noi siamo collaboratori di Dio” (1 Corinzi 3,5-9). “La debolezza di Dio è più forte della forza degli uomini” (1 Corinzi 1,25). Meditatio (Che cosa dice la Parola oggi e a me) 1. La Parola mi fa vedere gli avvenimenti in nuova luce e infonde infinita fiducia: “Non temere piccolo gregge” (Luca 12,32). 2. Mi fa superare le vanità, le ambizioni, le prepotenze. Ricercavo conoscenze importanti e mi compiacevo di amicizie altolocate e di persone famose. 3. Mi suggerisce un nuovo stile di apostolato. S. Paolo riprende il tema della potenza di Dio e della debolezza dell’uomo ogni volta che parla della sua missione di apostolo. I suoi limiti consentono alla potenza di Dio di agire. Lui è solo strumento. La sua fragilità permette che appaia la travolgente potenza del Salvatore. La Parola elimina la mia mentalità di efficientismo e la mia timidezza. “Ogni essere umano è oggetto della tenerezza di Dio e noi abbiamo la missione di servire questa tenerezza di Dio” (Mons. H. Teissier). 4. Mi convince che ogni debolezza deve tradursi in vanto e gioia: “Mi vanto volentieri della mia debolezza... Mi rallegro della debolezza, degli insulti, delle difficoltà, delle persecuzioni e delle angosce” (vv 9 - 10). 5. Gesù, nella debolezza dell’Eucarestia, mi educa all’ascolto della Parola, rivolta all’umanità intera, e all’assimilazione del corpo suo, offerto per tutti. La debolezza è forza di vita! E’ la Messa il luogo della mia formazione permanente? Il tempo e il silenzio della mia preghiera sono il mio primo apostolato? Oratio (Che cosa mi fa dire la Parola) 2 Riparazione Ringraziamento Richiesta dello Spirito Contemplatio Arroganza, desiderio di onore, fare i benefattori sono una falsa forza.: “Io voglio gloriarmi del Signore: gli umili udranno e saranno felici. IL POVERO GRIDA E IL SIGNORE LO ASCOLTA” (Salmo 33,3.7). “RENDIAMO GRAZIE A DIO che ci dà la vittoria per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore” (1 Corinzi 15,57). “Chi grida a lui diventa raggiante, dal suo volto svanisce la vergogna. GUSTATE E VEDETE COME E’ BUONO IL SIGNORE” (Salmo 33,6.9). “Venite, figli, ascoltatemi: VI INSEGNERÒ IL TIMORE DELSIGNORE” (Salmo 33,12). (Il Signore parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste -Salmo 32,9) Come Maria: “Humilitatem respexit. Fecit mihi magna!”. Sul nulla di me, Dio Trinità vive. Sono un nulla, ma abitato da Dio; una creaturina, ma con la Trinità (= saeculum et Trinitas!). “Gloria a te che della tua croce hai fatto un ponte sulla morte. Gloria a te che ti sei rivestito del corpo dell’uomo mortale e lo hai trasformato in sorgente di vita per tutti i mortali” (S. Efrem, disc. 4). Communicatio (Destinatario della Parola è il popolo di Dio) “Prendere coscienza della povertà radicale del nostro essere davanti a Dio diventa un appello urgente a creare con gli altri delle relazioni di non-potenza” (Christian Chessel, missionario d’Africa, ucciso in Algeria [1994]). “Più la comunità è fragile e più l’incontro è profondo e libero, perché non facciamo più paura all’altro. C’è un legame fra la debolezza e il ‘sacramento dell’incontro’. I gruppi religiosi si fanno paura gli uni gli altri perché in qualche modo si fanno concorrenza. Ma nell’incontro interpersonale, soprattutto in una posizione di debolezza, la condivisione pacifica del dono di Dio è più significativa” (Mons. H. Teissier). LA SCRITTURA CINESE INVITA A COGLIERE LE OCCASIONI 3 Noi, mettendo di seguito lettere e vocali, formuliamo le parole e chiamiamo in questo modo le cose. Un amico cinese mi spiega che la sua lingua viene scritta invece con caratteri che assomigliano a disegni ed esprimono più direttamente i vari significati. Ad esempio, casa viene scritta con un disegno molto essenziale che la richiama. Tra gli esempi, uno mi attrae particolarmente: il concetto di crisi. Crisi equivale un po’ ad ogni momento difficile o penoso, ad un periodo tribolato, ad una provocazione, ad una tentazione. Un tempo impegnativo, insomma. La scrittura cinese contiene un messaggio molto educativo. Il mio amico scrive il disegno e spiega: per esprimere il contenuto di crisi, la nostra lingua adopera due segni grafici, uno sopra l’altro. Il primo è quello che si usa per attrarre l’attenzione e lo si vede anche tra i segnali stradali. Dice: ALT! ATTENZIONE! PERICOLO! Come invitasse a fermarsi e ad essere ben coscienti. L’altro equivale a: OCCASIONE! OPPORTUNITÀ! Come intendesse far stare attenti al pericolo, ma anche invitasse a cogliere il momento favorevole per affrontare una situazione, evitarne la pericolosità e trasformarla in vantaggio. Ogni tempo difficile può tornare in danno o in vantaggio. Abbiamo la capacità di orientare l’esito al bene. [Il grafico cinese l’ha scritto S.E. Mons. Joseph Zen Ze-Kiun, vescovo di Hong Kong]. 4