La Tesina - SOGI SNC

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La Tesina - SOGI SNC
PIRANDELLO INCONTRA IL CINEMA E IL CINEMA INCONTRA PIRANDELLO
Scoprire che Pirandello si sia interessato al Cinema è stato per noi uno shock: ci sembrava
impossibile che la cinematografia, arte che fissa le immagini sulla pellicola, potesse concordare con
le idee dell’Autore di Girgenti. Sulla base dei nostri studi, infatti, avevamo capito che filosofia dello
scrittore fosse fondata su una visione della vita come fluire magmatico, che si cristallizza e muore
nel momento in cui acquisisce forma, e sulla consapevolezza che la verità dipenda dal punto di vista
dell’osservatore1. In effetti, la nostra primitiva impressione è stata riscontrata nella lettura di quei
testi in cui Pirandello esprime la propria repulsione nei confronti della settima arte.
L’autore stesso, nei “Quaderni di Serafino Gubbio operatore”2, afferma che il fotogramma fossilizza
la vita e la macchina da presa mostra le cose dal punto di vista di chi la manovra. Egli, dunque, si
misura in maniera diretta con le rivoluzionarie innovazioni tecnologiche dei suoi tempi: assume la
difesa del teatro “vitale”, crocevia di partecipazioni emotive tra attori e pubblico, contro un cinema
formale, frigido ripetitore di stereotipati fotogrammi, merce da lanciare sul mercato con l’unico
scopo del guadagno.3
Lentamente, tuttavia, Pirandello deve scendere a compromessi con la decima musa e lavora alla
stesura di testi, tra i quali spicca il soggetto del film “Acciaio” del 1933, diretto da Walter
Ruttmann. Ma, come è noto, fin dagli anni trenta, i testi di Pirandello sono in auge in tutto il mondo:
sono tantissimi i registi che ne realizzano pellicole e altrettanti quelli che ne rievocano i temi con
1
G.Baldi, S.Giusso, M. Razetti, G.Zaccaria, La Letteratura, Vol. 6, To, Paravia, 2009.
“La vita ingoiata dalle macchine è lì, in quei vermi solitari, dico nelle pellicole già avvolte nei telai. Bisogna fissare questa vita, che non è più vita
perché un’altra macchina possa ridarle il movimento qui in tanti attimi sospeso. Siamo come in un ventre, nel quale si sta sviluppando e formando una
mostruosa gestazione meccanica.”
3
Cfr. S.Costa, in L.Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Mi, Mondadori, pp. XII - XV
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1
sceneggiature evidentemente influenzate da suggestioni pirandelliane.4
Anche nel mondo contemporaneo, i temi cari a Pirandello sono rintracciabili in una miriade di film
poiché la chiave di lettura della realtà che l’autore propone segna una svolta importante tanto nella
letteratura quanto nel cinema. Critici ben più autorevoli di noi hanno individuato il pensiero di
Pirandello all’interno di numerose, interessanti pellicole del secolo scorso, come quelle di
Antonioni, dei Taviani, di Fassbinder, di Bergman, di Truffaut, di Scorsese, di Woody Allen ecc.5
Seguendo l’iter proposto dal libro “Quel che il cinema deve a Pirandello” ed emulando la procedura
della dottoressa Vincis, che abbiamo incontrato nella Giornata Pirandelliana lo scorso marzo6,
abbiamo visionato alcuni dei film più significativi, nei quali abbiamo gradualmente imparato a
“leggere” l’autore di Girgenti.
LEGGERE I FILM CON OCCHI PIRANDELLIANI
Lo studio letterario e la lettura diretta di alcune opere di Pirandello, nonché l’analisi di alcuni testi
di critica sul Nostro in generale e, più specificatamente, sui suoi rapporti con il Cinema, ci hanno
fornito gli strumenti per cominciare a vedere le sue tracce anche autonomamente in molti testi
letterari e cinematografici che già conoscevamo o che andavamo via via approcciando.
L'immersione in questo progetto del nostro gruppo di lavoro è stata graduale ma costante. Ci siamo
resi conto di come il pensiero di Pirandello costituisca indubbiamente una lente di lettura dei
fenomeni sociali e della natura umana così valida che chiunque può trovare, in un cinema che
rispecchi la realtà, echi del suo pensiero. Sia che i registi abbiano operato consapevolmente o
4
Cfr. F.Callari, Pirandello e il Cinema, Ve, Marsilio, 1991.
AA.VV: Quel che il Cinema deve a Pirandello, a cura di Enzo Lauretta, Centro Nazionale Studi Pirandelliani, Metauro
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S.Vincis, Ingmar Bergman “in cerca d’autore”. Echi pirandelliani nel film L’infedele, ibidem
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inconsapevolmente, conoscendo o no l’opera del Nostro, infatti, in tantissimi lungometraggi si
possono evidenziare le sue tematiche.
Dopo aver scrutato per tutta l’estate numerosissimi film con occhi “pirandelliani”, dunque, alla fine
abbiamo concordemente selezionato "A Serious Man" dei fratelli Coen, che ci è parso il più
indicativo, per la ricchezza di elementi che si ricollegano all’autore, quali l'incomunicabilità, la
maschera e il relativismo gnoseologico.
A SERIOUS MAN 7
Da qualche parte nel Mid West, 1967, Larry Gopnik (interpretato da un eccezionale Michael
Stuhlbarg) è un inguaiato professore di fisica dalle povere ambizioni. Sua moglie intraprende una
relazione con il serio e affabile Sy Ableman e vuole un divorzio rituale per risposarsi nella fede; il
figlio si droga e ascolta i Jefferson Airplane, poco interessato al suo Bar mitzvah; la figlia passa il
tempo a lavarsi i capelli e gli sottrae denaro per una rinoplastica; il fratello si è accampato sul suo
divano, raramente esce dal gabinetto e redige un diario sulla numerologia cabalistica; uno studente
coreano tenta di corromperlo e, paradossalmente, lo minaccia di diffamazione; una bella vicina
prende il sole nuda e attira maliziosamente il suo sguardo; un vicino di casa occupa
progressivamente il suo prato sempre meno verde. Vittima di una smisurata serie di disavventure e
della propria incurabile apatia, Larry chiede aiuto a tre rabbini per interpretare la parola di HaShem
e comprenderne la volontà. In attesa di una cattedra all'Università, dell'esito delle lastre e dell'arrivo
dell'uragano, Larry insegue la strada per diventare un mensch, un uomo serio.
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A Serious Man, USA-GB-FR, 2009, di Joel e Ethan Coen, con Michael Stuhelbarg, Richard Kind, Aaron Wolff, Fred Melamed da: L.Morandini,
L.Morandini, M.Morandini, Il Morandini 2011. Dizionario dei film, Zanichelli, 2011
3
IL PROLOGO
Come spesso accade nelle pellicole dei Coen, la storia di Larry è introdotta da un prologo, un breve
film nel film che diventa pretesto e scintilla per avviare la giostra dell'assurdo e lo splendore
registico dei fratelli di Minneapolis. Questa volta il sipario si alza su uno shtetl polacco, dove un
uomo, una donna e un presunto dybbuk (un'anima posseduta) interagiscono e parlano una lingua
antica e minoritaria, l'yiddish. Il prologo, avulso dalla storia che segue, ma iscritto nel corpo del
film, favorisce il gioco interpretativo e lo impone come strumento necessario e come parte
integrante della sceneggiatura. Ed è proprio questo frammento, estraneo alla vicenda dominante,
che tuttavia la presenta e la connota, introducendo una chiave di lettura che noi azzardiamo a
definire pirandellianamente “meta-filmica”.8
IL SOGGETTO E LA MASCHERA
Nell'enorme pupazzata che annichilisce i soggetti, l'uomo ordinario, Larry Gopnik, è continuamente
tormentato dal dio-regista a due teste, “erma bifronte che ride del pianto della faccia opposta”. 9, che
si diverte a giocargli irridenti scherzi, rovesciandone repentinamente prospettive e attese. “A
Serious Man”, infatti, è la storia di un inetto, un mediocre ignavo condannato da un destino che non
capisce e del quale cerca segnali nella religione. Larry è costretto a reinventarsi “uomo serio” dalle
vicissitudini in cui è coinvolto: obbligato ad abbandonare la sua maschera di padre di famiglia,
marito e professore, il protagonista cerca in tutti i modi di dare al suo io nudo un senso attraverso i
vincoli della religione: come dice Leone De Castris a proposito dei personaggi pirandelliani, “lo
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9
Cfr. N.Borsellino, in L.Pirandello, Maschere nude, Mi, Garzanti, 1993, p.XXX
L.Pirandello, L’Umorismo in S.Guglielmino, Guida al Novecento, Mi, Principato, 1971, p. 142
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smarrimento della libera coscienza rivela la necessità di trovare un ubi consistam, una serie di linee
e di connotati che lo riallaccino alla realtà.”10. Il vero problema del protagonista è l'essere un uomo
moderno, con tutte le sue incertezze, senza veri punti di riferimento, solo. Come dice Pirandello in
“Marionette, che passione!”, “la sua storia farà ridere, ma di un riso trattenuto da una certa angoscia
indefinita”.11. Larry Gopnik, infatti, condivide pienamente la triste condizione che accomuna tutti i
personaggi pirandelliani: come Vitangelo Moscarda, Mattia Pascal e Belluca, il povero professore
dei Coen arranca lungo la strada della vita, disperso e frantumato nel flusso infinito e amorfo della
vita. Persino i disperati tentativi di salvarsi grazie alla religione e alle scappatelle con la vicina
spingono Larry ancora di più nel baratro dal quale tenta di uscire: egli, infatti, non fa altro che
aggiungere maschere con le quali coprire la sua pochezza e inettitudine.
L’UMORISMO
L'umorismo, elemento fondamentale nella letteratura pirandelliana, nel film "A Serious Man"
rappresenta una costante per tutta la durata della pellicola. Le situazioni assurde e le catene di
imprevisti e sfortune in cui Larry incappa fanno ridere a denti stretti lo spettatore, che avverte sì lo
stimolo del riso, ma anche una sorta di angoscia, di inquietante percezione che va a rimescolare le
profondità del nostro sentire. Egli si sente "come tenuto tra due: vorrebbe ridere, ride, ma il riso gli
è turbato e ostacolato da qualcosa che spira dalla rappresentazione stessa."12
E quest'inquietudine che serpeggia nell'animo di chi assiste è causata dalla realizzazione di ciò che
sta sotto all'apparente comicità del buffo personaggio che è Larry Gopnik: una vita vissuta senza
10
A. Leone De Castris, da “Nella commedia umana di Pirandello la crisi esistenziale della civiltà contemporanea”, ne “La voce repubblicana” del 17
dicembre 1961)
11
G.Munafò, Conoscere Pirandello, Fi, Le Monnier, 1991, p. 35
12
L.Pirandello, L’Umorismo, con Introduzione di S.Guglielmino, Arnoldo Mondadori Editore, Mi, 1992, p.131
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certezze e senza una vera coscienza di sé, passata a cercarsi un posto sicuro (in cui chiaramente non
si sente a suo agio) nella società e a sperare che questa lo accetti e lo accolga dentro i suoi schemi.
Evidente è l'uso dell'umorismo nella vicenda della corruzione da parte di uno studente coreano, in
cui Larry da effettiva vittima passa agli occhi di tutti come "carnefice" (e qui troviamo il relativismo
gnoseologico e la frantumazione della verità effettiva, altri temi cari a Pirandello), accusato di aver
accettato il denaro incriminato. La scena passa come un malinteso divertente davanti agli occhi
dello spettatore, ma l'umorismo viene colto appena ci si accorge dell'atteggiamento del protagonista
verso la sua sfortuna: cerca di spiegarsi e di mostrare la sua innocenza a colleghi e superiori, ma
non è capito, o forse nemmeno ascoltato. Dietro la comicità della trama si nasconde, quindi, il
dramma della condizione umana, e da qui nasce la confusione di emozioni nell'animo di chi guarda.
I PERSONAGGI
I personaggi del film sono altrettanto connotati da caratteristiche tipiche della poetica di Pirandello:
primo fra tutti, Larry è un inetto novecentesco, intrappolato in una vita che, inconsapevolmente, non
tollera, incapace di trovare un senso a sé stesso e agli altri. Le persone da cui è circondato sono
altrettanto imbevute di quei particolari modi di fare, dire ed essere che caratterizzano le maschere
pirandelliane.
La moglie, per esempio, che è vittima delle convenzioni e delle credenze sociali ritiene doveroso
risposarsi nella fede, poiché un semplice divorzio sarebbe poco dignitoso e privo di senso.
Sy Ableman, l’amante e futuro sposo della moglie, è la personificazione della vacuità e della falsità
delle convenzioni sociali: il suo modo premuroso e accogliente, i suoi continui tentativi di pacificare
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tutto e tutti, il suo tono lento e flemmatico sono tutti mattoni di una facciata che cela qualcosa di
profondamente diverso. Nel sogno di Larry, infatti, intravediamo una fugace immagine del vero Sy
Ableman, cioè di un uomo che ha coinvolto la moglie di un altro in un rapporto adulterino e non
perde l'occasione di renderlo noto al coniuge tradito.
L'unico personaggio estraneo alle vicende degli altri è il fratello di Larry, Arthur, il quale ricorda
molto i pazzi o i “forestieri della vita” delle vicende pirandelliane; particolarità di questi personaggi
(Vitangelo Moscarda sopra tutti13) è quella di essere liberi dal “gioco delle parti” che rende
l'umanità una “grande pupazzata”. Egli, infatti, non ha nessun contatto con la realtà, se non il
personale approccio di tipo cabalistico che conserva nel suo diario. Arthur, inoltre, è l'unico
personaggio del film che dimostri un po' di stupore nei confronti delle cose: il suo "particolare"
modo di renderlo noto è la stravagante proposta di imbottigliare la salutare aria di una spiaggia per
via della sua purezza strabiliante.
Bisogna anche notare che tutti i personaggi condividono la pirandelliana caratteristica
dell'incomunicabilità: nessuno, infatti, parla la lingua degli altri. Quasi tutti i dialoghi del film si
svolgono in due sensi unici, e i due interlocutori seguono il filo dei propri pensieri per non arrivare
puntualmente da nessuna parte.
I RABBINI
Procedendo in tal senso nell'analisi dei personaggi, si rivela importante prendere in esame le
sequenze dedicate ai rabbini, in quanto gli incontri tra questi e il protagonista sono le chiavi di volta
13
Cfr. "Sono quest'albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo." L. Pirandello, Uno,
nessuno e centomila, Libro ottavo, cap. IV, ed. Mondadori, 1973
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della vicenda. Larry, infatti, sospeso tra l'orrore per il caos della vita e la noia esistenziale, per non
precipitare nel vuoto e in un movimento insensato, decide di cercare conforto presso coloro che
incarnano la saggezza e la sapienza della cultura ebraica. Il film, dunque, è scandito dagli incontri
del protagonista con tre rabbini, che si rivelano non solo inutili, ma anche controproducenti: la
risposta è un grande buco di senso intorno al quale i Coen fanno scorrere le azioni dei personaggi.
La cultura ebraica, di cui il film è pregno, è una delle chiavi di lettura principali della storia: il
povero Larry, come dice uno dei personaggi secondari, è fortunato, perché “può fare affidamento al
pozzo della tradizione”. Tuttavia in mano ai fratelli Coen, la religione non è fonte di risposte, ma
solo di domande.
I rabbini che consulta Larry, infatti, non fanno altro che inebriarlo con storie e aneddoti ripescati dal
loro personale e privatissimo pozzo della tradizione.
Nella prima sequenza, arrivato nell'ufficio del rabbino, Larry si trova davanti un sostituto, Scott.
Questi gli consiglia di cambiare la sua prospettiva sulle cose, sostenendo, con esempi improbabili,
come un pirandelliano relativismo gnoseologico gli possa offrire la possibilità di risolvere i suoi
problemi. Lo sproloquio del rabbino è un esempio clamoroso del dramma dell’incomunicabilità14:
ne consegue che il protagonista si ritrova ancora più dubbioso e incerto sulla sua situazione.
Lo sfortunato protagonista decide quindi di avere un colloquio con un altro uomo di fede. Nel
frattempo ha avuto un incidente, ha scoperto di dover pagare una collana di album che non ha
ordinato, e, come se non bastasse, gli vengono addebitate anche le spese del funerale del promesso
14
Cfr. "Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico
metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé,
del mondo com'egli l'ha dentro?" L. Pirandello, "Sei personaggi in cerca d'autore", atto I, ed. Mondadori, 1990
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sposo della moglie, vittima della strada. Chiede, dunque, che cosa voglia dirgli HaShem al Rabbi, il
quale però gli spiega come Dio si manifesti agli uomini, deviando la discussione
sull'incomprensibile aneddoto sui “denti del non ebreo”. Esattamente come nel primo incontro, le
domande di Larry vengono deragliate su una verità comprensibile solo a chi la propina
(coerentemente con il relativismo gnoseologico pirandelliano), tant'è che il protagonista, alla fine
del tortuoso monologo, risponde: “Pare che lei non sappia niente! Perché deve raccontarmi questa
storia?” Sembra che il destino di chi si fa troppe domande, come il protagonista, sia quello di vivere
un'esistenza infelice, perché non troverà mai le risposte. Sarà Marshak, il terzo e ultimo rabbino, a
dargliele? No, perché è occupato a pensare. “La vita non si spiega: si vive”15
Le sequenze dei rabbini si presentano come un climax ascendente di incomunicabilità: il primo,
infatti, gli propina la sua “parabola del parcheggio”; il secondo l'aneddoto dei “denti del non ebreo”;
il terzo non gli parla proprio, lasciando Larry privo di risposte.
NON C’E’CONCLUSIONE
La conclusione del film è che, purtroppo, non c'è conclusione. La fede non dà nessun tipo di
certezze al povero protagonista, il quale incarna e rappresenta la terribile situazione umana delle
dramatis personae pirandelliane, che, confinando se stesse all'interno di schemi di azioni e parole
riconducibili alle maschere che indossano, vivono il dramma descritto da Peter Szondi come una
“limitazione indebita e nociva della vita interiore, infinitamente varia e molteplice”.16
15
16
L.Pirandello, Quaderni…op.cit., p146
P. Szondi, Teoria del dramma moderno, "Il dramma impossibile", par. XIV, To, Einaudi, 1979
9
BIBLIOGRAFIA
AA.VV., Pirandello e il Cinema, a cura di E.Lauretta, Atti del Centro Nazionale di Studi
Pirandelliani, Agrigento, 1978
AA.VV., Quel che il Cinema deve a Pirandello, a cura di E. Lauretta, Centro Nazionale Studi
Pirandelliani, Metauro, 2011
G.Baldi, S.Giusso, M. Razetti, G.Zaccaria, La Letteratura, Vol. 6, To, Paravia, 2009.
F.Callari, Pirandello e il Cinema, Ve, Marsilio, 1991
S.Guglielmino, Guida al Novecento, Mi, Principato, 1971
S. Guglielmino; H. Grosser, Il sistema letterario 2000, Vol. Storia 3, Mi, Principato, 2002
L.Morandini, L.Morandini, M.Morandini, Il Morandini 2011. Dizionario dei film, Zanichelli, 2011
L. Pirandello, Sei personaggi in cerca d'autore, Mi, Mondadori, 1990
L. Pirandello, Uno, nessuno e centomila, Mi, Mondadori, 1973
L.Pirandello, Quaderni di Serafino Gubbio operatore, Mi, Mondadori, 1992
G.Munafò, Conoscere Pirandello, Fi, Le Monnier, 1991
L.Pirandello, L’Umorismo, Arnoldo Mondadori Editore, Mi, 1992
L.Pirandello, Maschere nude, Mi, Garzanti, 1993
P. Szondi, Teoria del dramma moderno, To, Einaudi, 1979
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