Daria Farafonova - Istituto di studi italiani
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Daria Farafonova - Istituto di studi italiani
Daria Farafonova Visiting post-doc 2014-2015 Progetto: Le fonti francesi del pensiero pirandelliano: Michel de Montaigne. La ricerca rappresenta l’approfondimento di un tema di ampia dimensione: l’influsso che i «moralisti classici» francesi (soprattutto Pascal e Montaigne) esercitarono nella formazione del pensiero pirandelliano. I primi risultati, relativi a Pascal (da me pubblicati in «Lettere italiane» LXV/1, 2013), sono di grande ricchezza, e invitano a proseguire nella direzione di Montaigne, anch'essa mai studiata. Appare evidente in Pirandello la continuità ininterrotta dell'idea di metamorfosi interiore riconducibile a Sant'Agostino e che attraverso Montaigne e Pascal si configura nella paradossale formula pirandelliana che «non si è mai quel che si è». Di Montaigne si trovano tracce precise in Pirandello (che lo cita ben quattro volte, insieme a Rabelais, nel saggio sull'Umorismo), in relazione alla distinzione tra “vero” e “falso”, al rapporto fra la vita e la scrittura e soprattutto alla pura contemplazione stoica e impassibile della realtà, che trovò il massimo esito in Quaderni di Serafino Gubbio. Inoltre il tema delle illusioni, delle «forme fittizie» che la ragione costruisce in continuazione e la cui falsità lo scrittore umorista, secondo la definizione di Pirandello, è tenuto a svelare, sembra porre le radici nella riflessione di Montaigne sull'anima che «plustost que demeurer en vain, s'en forge ainsin une faulce e frivole», producendo questo «desreglement de l’esprit» (Essais, I 4), che Montaigne si prefigge di seguire in dettaglio nei suoi Essais. Su un piano affine la riflessione umoristica di Pirandello «s’insinua acuta e sottile da per tutto e tutto scompone: ogni immagine del sentimento, ogni finzione ideale, ogni apparenza della realtà, ogni illusione» (Umorismo, p. 931). La ricerca prevede dunque un attento esame comparato fra gli Essais e i testi pirandelliani (soprattutto la narrativa e il saggio sull’Umorismo), i cui esiti potrebbero contribuire a un ripensamento del conclamato scetticismo di Pirandello, portare a comprendere la natura peculiare del suo agnosticismo, recuperando dentro la sua opera il fondo di una religiosità intensa e individuale, che troppo spesso viene trascurata dalla critica.