ecco la nostra dignita`: siamo figli di dio

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ecco la nostra dignita`: siamo figli di dio
ECCO LA NOSTRA DIGNITA’:
SIAMO FIGLI DI DIO
(1Gv 2,26-3,10)
26 Questo vi ho scritto riguardo a quanti tentano di ingannarvi. 27 E
quanto a voi, l’unzione che avete ricevuto da lui rimane in voi e non
avete bisogno che alcuno vi ammaestri; ma come la sua unzione vi
insegna ogni cosa, ed è vera e non mentisce, così rimanete in lui, come
essa vi ha insegnato.
28 E ora, figlioli, rimanete in lui, perché possiamo aver fiducia quando
egli si manifesterà e non veniamo svergognati da lui alla sua venuta. 29
Se sapete che egli è giusto, sappiate anche che chiunque opera la giustizia
è nato da lui.
3
1 Guardate quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati
figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci
conosce è perché non ha conosciuto lui. 2 Carissimi, noi fin d’ora siamo
figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo,
però, che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché
lo vedremo così come egli è.
3 Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è
puro. 4 Chiunque commette il peccato, commette anche l’iniquità, perché
il peccato è l’iniquità. 5 Voi sapete che egli si è manifestato per togliere i
peccati e che in lui non v’è peccato. 6 Chiunque rimane in lui non pecca;
chiunque pecca non l’ha visto né l’ha conosciuto.
7 Figlioli, nessuno vi inganni. Chi pratica la giustizia è giusto com’egli è
giusto. 8 Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è
peccatore da principio. Per questo il Figlio di Dio si è manifestato: per
distruggere le opere del diavolo. 9 Chiunque è nato da Dio non commette
peccato, perché un germe divino rimane in lui; egli non può peccare,
perché è stato generato da Dio.
10 Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non
pratica la giustizia non è da Dio, come pure chi non ama il proprio
fratello.
Il Messaggio
Giovanni mette in evidenza alcune idee:
La conoscenza di Dio: la conoscenza di Dio, Luce e Amore, costituisce la felicità del cristiano. Questa conoscenza però non viene da una
ispirazione superiore, o da una ricerca del nostro spirito, ma è un dono
che l'uomo riceve in Gesù Cristo, manifestazione del volto di Dio. La
fede cristiana risale alla testimonianza diretta di coloro che sono stati con
il Signore: Gesù è il Figlio di Dio.
La persona di Gesù: gli Apostoli - testimoni oculari - ci hanno tramandato la realtà che Gesù Cristo ha un vero corpo, dona veramente il
suo sangue, soffre e risorge. Se si rifiuta il Cristo venuto nella carne,
crolla tutto il cristianesimo, non c'è più redenzione, né può esserci una
vera conoscenza di Dio. Rifiutare consapevolmente la sua persona è il
peccato del mondo.
Il peccato: Cristo inoltre ci salva dal peccato. Poiché il peccato esiste;
bisogna riconoscerlo, e accettare di esserne salvati. Questo realismo non
apre la via allo scoraggiamento, è invece una condizione per la speranza.
È secondo verità riconoscersi peccatori.
L'amore fraterno: infine, Dio è Amore, è comunione, è una comunità
in se stesso. Egli ama per primo e Gesù testimonia questo amore. Credere
in Dio vuol dire entrare in questa stretta relazione di amore con lui e con i
fratelli e le sorelle che costituiscono il suo Corpo. Questa è la vita
cristiana. Infatti rifiutare questo amore contraddice la nostra esistenza
come figli di Dio.
Lo Spirito Santo è il nostro Maestro interiore: Dice Agostino: Il
suono delle nostre parole percuote le orecchie, ma il vero maestro sta
dentro. Non crediate di poter apprendere qualcosa da un uomo. Noi
possiamo esortare con lo strepito della voce, ma se dentro non v'è chi
insegna, inutile diviene il nostro rumore. Ne volete una prova, fratelli
miei? Ebbene, non è forse vero che tutti avete udito questa mia predica?
Quanti saranno quelli che usciranno di qui senza aver nulla appreso? Per
quel che mi riguarda ho parlato a tutti; ma coloro dentro i quali non parla
quell'unzione. quelli che lo Spirito non istruisce internamente. se ne
vanno via senza aver nulla appreso. L'ammaestramento esterno è soltanto
un ammonimento, un aiuto. Colui che ammaestra i cuori ha la sua
cattedra in cielo. Egli perciò dice nel Vangelo: "Non vogliate farvi
chiamare maestri sulla terra; uno solo è il vostro maestro: Cristo" (Mt
23,8-9). Sia lui dunque a parlare dentro di voi. perché lì nessun uomo può
penetrare. Se qualcuno può mettersi al tuo fianco, nessuno può stare nel
tuo cuore. Nessuno dunque vi stia nel tuo cuore, solo Cristo. Vi resti la
sua unzione, perché il tuo cuore assetato non rimanga solo e manchi delle
acque necessarie ad irrigarlo. È dunque il maestro interiore colui che
veramente istruisce, è Cristo, è la sua ispirazione ad istruire. Quando
manca la sua ispirazione e la sua unzione, le parole esterne fanno soltanto
un inutile strepito».
Esaminiamo allora l'Epistola di Giovanni. Giovanni rappresenta la
voce della Chiesa e come tale è certamente in contatto con il «maestro
interiore»; è un Apostolo, quindi è un fondatore della comunità ed anche
un testimone della sana dottrina. Non ci sono dubbi; Giovanni può
parlare e la sua parola è guidata dallo Spirito Santo di cui Gesù ha detto:
«Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve
l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho
detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà» (Gv 16,13-15).
Questo ci mostra un'altra bellezza del corpo di Cristo. Ogni membro
della Chiesa che vive immerso nell'amore di Cristo ed è attento ad
ascoltare la voce del «maestro interiore», vive un' esperienza di gioia e di
pace in cui la sua vita cristiana cresce continuamente attraverso la
Scrittura, la parola della Chiesa, la tradizione dei Padri e l'azione del
carisma di parola, che lo Spirito Santo può donare a chi parla delle cose
di Dio. In ogni caso è sempre lo Spirito che, come dice Gesù:
«...vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dir ciò
che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà,
prenderà del mio e ve l'annunzierà...».
«...noi fin d'ora siamo figli di Dio»
Lo Spirito Santo - che ci è stato donato già nel battesimo - quando
viene infuso su di noi, che viviamo l'esperienza della vita nel corpo di
Cristo dopo l'evento della Pentecoste, trasforma tutta la nostra coscienza
e ci conduce alla grande certezza della paternità di Dio, come dice Paolo:
«E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri
cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!» (Gal 4,6).
Questa straordinaria trasformazione fa dire a san Cirillo di Gerusalemme:
«Battezzati in Cristo e rivestiti di Cristo, avete assunto una natura simile
a quella del Figlio di Dio. Il Dio, che ci ha predestinati ad essere suoi
figli adottivi, ci ha reso conformi al corpo glorioso di Cristo. Divenuti
partecipi di Cristo non indebitamente siete chiamati "cristi" cioè
"consacrati", perciò di voi Dio ha detto: "Non toccate i miei consacrati"
(Sal 1 04,15). Siete diventati "consacrati" quando avete ricevuto il segno
dello Spirito Santo. Tutto si è realizzato per voi in simbolo, dato che siete
immagine di Cristo».
Tutto ciò è prodotto dall'azione divina dello Spirito Santo, che ci
trasforma ad immagine del Figlio rendendoci «conformi» al Figlio e
perciò figli del Padre. San Cirillo di Alessandria, così descrive questa
trasformazione:
«Il tempo più adatto alla missione dello Spirito e alla sua venuta su di noi
era quello che seguì l'ascensione di Cristo al cielo. Finché Cristo infatti
aveva ancora con il suo corpo insieme ai fedeli, egli stesso, a mio parere,
dispensava loro ogni bene. Quando invece giunse il momento stabilito di
salire al Padre celeste era necessario che egli fosse presente ai suoi
seguaci per mezzo dello Spirito ed abitasse per mezzo della fede nei
nostri cuori, perché, avendolo in noi, potessimo dire con fiducia "Abbà,
Padre" e praticassimo con facilità ogni virtù e inoltre fossimo trovati forti
ed invincibili contro le insidie del diavolo e gli attacchi degli uomini, dal
momento che possedevamo lo Spirito Santo onnipotente. Che lo Spirito
infatti trasformi in un'altra natura coloro nei quali abita e li rinnovi nella
loro vita è facile d mostrarlo con testimonianze sia dell'Antico che del
Nuovo Testamento... San Paolo... dice: “E noi tutti, a viso scoperto,
riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo
trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo
l'azione dello Spirito del Signore. Il Signore poi è Spirito”(2 Cor 3,1718). Vedi come lo Spirito trasforma, per così dire, in un'altra immagine
coloro nei quali abita? Infatti porta con facilità dal gusto delle cose
terrene a quello delle sole cose celesti e da un'imbelle timidezza ad una
forza d'animo piena di coraggio e grande generosità. discepoli erano così
disposti e così rinfrancati nell'animo dallo Spirito Santo, da non essere
per nulla vinti dagli assalti dei persecutori, ma fortemente stretti all'amore
di Cristo. È vero dunque quello che dice il Salvatore: ' meglio per voi che
io me ne ritorni al cielo" (cf Gv 16,7). Quello infatti era il tempo in cui
sarebbe disceso lo Spirito Santo».
La certezza di essere figli del Padre ci viene anche da ciò che Gesù ci
ha detto quando ha affermato di essere l'unica via che porta 2 Padre:
«lo sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per
mezzo di me» (Gv 14,6).
Se siamo intensamente legati a lui, vivendo realmente la sua vita nel suo
Corpo, che è la Chiesa, allora lui ci porterà certamente dentro l'amore del
Padre che subito ci accoglierà come figli.
«...noi saremo simili a lui»
Questo è il grande dono che riceve il cristiano e di cui molti non sono
neppure coscienti. Il grande miracolo che si è compiuto nell'Incarnazione
è che Dio, l'Eterno, è entrato nel tempo e nello spazio per essere
visibilmente vicino a noi, ma, nell' evento della Passione, Morte e
Risurrezione di Cristo, sta racchiuso il mistero ancora più incredibile
dell'uomo prima salvato poi deificato per mezzo dello Spirito Santo. Lo
Spirito infatti, conduce il credente a diventare pienamente <<figlio» per
mezzo della Chiesa corpo di Cristo, e da lì lo prepara alla gloria. Origene
scrive:
«Diventare simili a Dio quanto più ci è possibile: ecco secondo molti
filosofi, il sommo bene al quale ogni uomo tende e per il quale esistono
tutte le cose. Ma non credo che questa idea l'abbiano trovata i filosofi.
L'hanno piuttosto tratta dalla Scrittura... Essa racconta: "Dio disse:
'facciamo l'uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza"'. E
prosegue: "Così Dio fece l'uomo a sua immagine, lo fece a immagine di
Dio, lo fece maschio e femmina". Ma c'è un fatto. Qui afferma: "Lo fece
a sua immagine" e non parla più di somiglianza. Ciò significa che nella
creazione l'uomo ha ricevuto la dignità dell'immagine, mentre la
perfezione della somiglianza gli è riservata per la fine: egli la deve
conseguire imitando Dio con le proprie opere...
Già all'inizio per mezzo della dignità dell'immagine gli è stata concessa la
possibilità della perfezione: alla fine, mediante le opere l'uomo arriverà
alla perfetta somiglianza. Questa idea è stata esposta in forma più chiara
dall’ apostolo Giovanni: "figlioli, ancora non è apparso quello che
saremo, ma sappiamo che, quando ciò sarà manifestato, saremo
assomiglianti a Lui". Egli si riferisce alla fine di tutte le cose, e, pur
ammettendo che questa fine è ignota, esprime la speranza che
somiglieremo a Dio grazie all'eccellenza dei meriti. Dalla somiglianza si
passerà all'unità, perché alla fine "Dio sarà tutto in tutti”.
«Chiunque è nato da Dio non commette peccato
Il peccato non viene mai da Dio, quindi chi si rifugia in I pecca;
questo è il segreto del credente. Se infatti il cristiano v la verità la realtà
del corpo di Cristo, Dio vive in lui e questa 11 lo protegge dall' assalto
del peccato. Sant' Agostino però a questo punto sviluppa un suo
splendido ragionamento, che vale la pena di meditare:
«Sono certo, fratelli, che un uomo che pensi realmente agli interessi della
sua anima, non entra con leggerezza a far parte della Chiesa, e lo fa scopo
ben preciso: non per ricercare le cose temporali e neppure perché voglia
dedicarsi agli affari di questo mondo, ma perché vuol trovare la strada
per giungere a possedere quel bene eterno che gli è stato promesso.
Bisogna che ognuno osservi come procede nel suo cammino, se si
arresta, se torna indietro, se sbaglia strada, se corre il rischio di non
arrivare a causa del suo passo claudicante. L'uomo sollecito del proprio
bene, sia che proceda lentamente, sia che corra, non deve abbandonare la
giusta via.
Ho detto dunque che le parole: "Chi è nato da Dio, non pecca", vanno
riferite ad un determinato peccato, perché diversamente sarebbero in
contraddizione con questa affermazione: "Se dicessimo di non avere
peccato, inganneremmo noi stessi, e la verità non sarebbe in noi",
La soluzione del problema può essere questa. C'è un peccato che non può
essere commesso da chi è nato da Dio: se uno si astiene da esso, sono
tolti tutti gli altri peccati; ma se uno lo commette, anche tutti gli altri
vengono rafforzati». Sant' Agostino ci incuriosisce. Certamente come lui
stesso ci ha indicato prima il peccato non è cosa da poco, per cui:
«Nessuno dica: il peccato è una cosa, l'iniquità un'altra. Nessuno dica: io
sono peccatore, ma non una persona iniqua. Perché: "chiunque commette
un peccato, commette anche un'iniquità"».
Allora qual è il «peccato che non può essere commesso da chi è nato da
Dio»? Il santo Vescovo ci spiega:
«Qual è questo peccato? Agire contro il comandamento... nuovo. E qual è
il comandamento nuovo? "Vi do un comandamento nuovo: Che vi amiate
l'un l'altro". Non osi gloriarsi e neppure dirsi nato da Dio, chi agisce
contro la carità e l'amore fraterno. Chi invece è costante nell'amore
fraterno, certi peccati non li può commettere e particolarmente quello di
odiare il proprio fratello. Che ne sarà allora degli altri peccati, dei quali
fu detto: "Se dicessimo di non aver alcun peccato, inganneremmo noi
stessi e la verità non sarebbe in noi”? Ebbene c'è una affermazione
rassicurante al riguardo, contenuta in un altro passo della Scrittura: "La
carità copre una moltitudine di peccati" (1 Pt 4,8)).
Il peccato di non amare è il più grave, perché nega non solo il
«comandamento nuovo», ma soprattutto nega Dio stesso, che «è Amore»
(1 Gv 4,16). Il non amare quindi è fuori della realtà della nostra fede e
chi non ama certamente non è nato da Dio.
Per al riflessione: Al di sopra di tutto c’è l’Amore!
 Qual è la nostra esperienza di paternità e di filiazione?
 Dio ha un sogno su ciascuno di noi e mantiene il suo sguardo su di
noi. Noi “sogniamo” i nostri figli? Come li guardiamo?
 Il valore della pazienza che vigila ed attende.
 I rischi della crescita: i cattivi maestri, la chiusura egoistica, la
vanagloria o “io gonfiato”.
PREGHIAMO
IL
Cristo non ha mani,
ha soltanto le nostre mani
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IL
T
2L
T
IL
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per fare il suo lavoro oggi.
Signore, ecco le mie mani
per stringere le mani
del fratello di colore diverso,
di una lingua diversa
di una diversa religione e fede.
Le mie mani non sono più mie: voglio che servano per lavorare
per un mondo di pace.
Cristo non ha piedi,
ha soltanto i nostri piedi
per guidare gli uomini sui suoi sentieri.
Signore, voglio usare i miei piedi per camminare
verso quei sentieri che tu hai indicati:
il sentiero della povertà,
il sentiero della pace,
il sentiero di chi ha fame e sete.
Cristo non ha labbra,
ha soltanto le nostre labbra
per raccontare di sé agli uomini d'oggi.
Signore, ecco le mie labbra
per raccontare agli uomini
che Dio vuole l'uomo felice
e che lo vuole f"mo a morire d'amore perché l'uomo non uccida l'altro uomo,
perché l'uomo non distrugga il creato.
Cristo non ha mezzi,
ha soltanto il nostro aiuto
per condurre gli uomini a sé.
Signore, ecco la mia intelligenza,
il mio cuore, il mio corpo
per collaborare con quanti
con te costruiscono un mondo nuovo: tutto voglio dare per lavorare con Gesù a
rendere l'uomo felice della felicità che nasce e porta a Dio.
Noi siamo l'unica Bibbia
che i popoli leggono ancora,
siamo l'unico messaggio di Dio
scritto in parole e opere.
Signore, voglio essere un tuo messaggio e proclamare attorno a me
il vangelo della felicità.