Michela Valentini – “LE FANCIULLE DEL MITO”

Transcript

Michela Valentini – “LE FANCIULLE DEL MITO”
RECENSIONI OTTAVO TORNEO - A. SC. 2010 – 2011
PAG.2 DI 7
16 1A - Michela Valentini - “LE FANCIULLE DEL MITO”
N° PRESTITO 970 – Michela Valentini I A
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Luciana Magliocca
Recensione: “LE FANCIULLE DEL MITO”
Autore: Marina Giovannelli
Edizioni : Loescher
Ifigenia, figlia di Agamennone, viene convocata dal padre con il pretesto del matrimonio con Achille. In realtà
il padre l’aveva chiamata perché egli aveva bisogno di partire per andare in guerra; ma i venti erano contrari.
L’indovino Calcante interpreta il fatto come una richiesta degli dei: il sacrificio della figlia maggiore del re
Avrà ragione il veggente?
Cassandra ed Eleno sono figli di Priamo, re di Troia, e possiedono il dono della veggenza, ispirati da Apollo.
Cassandra prevedeva tutte le catastrofi, che sempre si avveravano; ma nessuno le credeva e per questo finì in
prigione …
La vicenda della nobile famiglia dei Labdacidi si sviluppa attraverso tre generazioni. Laio, re di Tebe, è
consigliato dagli indovini della città di non generare eredi, ma lui decide comunque di generare un
discendente. Il figlio viene cacciato ma, senza volerlo, uccide il padre e sposa la madre.
Quando si scopre il fatto, Laio viene cacciato e il regno resta conteso tra i suoi due figli Eteocle e Polinince.
Come si concluderà la sfida tra i fratelli ?
Il dramma di Antigone, sorella dei due eredi, inizia quando la loro sorte si è già compiuta … Che ne sarà della
sfortunata fanciulla?
COMMENTO
"Le fanciulle del mito” è un volume molto bello; vi si trovano descritti i personaggi mitologici della Grecia
classica, con tutti i particolari e con le loro sensazioni più profonde.
Questo libro è molto coinvolgente, perché insegna a scoprire il ruolo femminile nella mitologia classica e
questo aspetto mi appassiona.
Voglio lasciare a tutti i lettori una frase molto attuale: “Chi ha la mente sana, deve dunque rifuggire dalla
guerra.”EURIPIDE
Supervisione: Prof.ssa Paola Celletti
17 1B - Cecilia Perinelli - "Il libro della giungla"
1B – PERINELLI CECILIA - N° PRESTITO 573 - A.S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“IL LIBRO DELLA GIUNGLA”
di Rudyard Kipling
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
TRAMA
Il libro della giungla è una raccolta di otto racconti ambientati in India, durante il periodo del colonialismo
inglese (fine 1800): I ‘fratelli’ di Mowgli , la caccia di Kaa , Tigre-Tigre, il fiore rosso, La foca bianca , Rikkitikki-tavi, Toomai degli elefanti, Al servizio della regina.
Ho deciso di raccontare quella che, fra queste storie, mi è più piaciuta : Rikki-tikki-tavi .
L’autore ci racconta di un mangusta, Rikki-tikki-tavi , che un giorno si trova in un giardino, di proprietà di
una famiglia inglese, e qui conosce l’uccello Darzee e sua moglie. La mangusta si rende subito conto che il
giardino è dominato da due serpenti aggressivi: Kala Nag e sua moglie Nagaina.
Dopo aver trascorso diversi giorni a casa della famiglia inglese a cui apparteneva il giardino, e dopo diversi
tentativi falliti di uccidere Kala Nag e sua moglie, una notte, mentre questi ultimi cercano di entrare nella casa
ed uccidere la famiglia, Rikki-tikki-tavi uccide Kala Nag.
Nagaina e le uova deposte, che si sarebbero schiuse da lì a poco, restano ormai l’unico nemico della mangusta
Rikki-tikki-tavi. Un giorno questa, passando indisturbata vicino al nido, riesce ad uccidere tutte le uova.
Un giorno Nagaina entra in casa per vendicarsi e cerca di uccidere il bambino.
Riuscirà Rikki-tikki-tavi a salvare il piccino e a ristabilire la pace nel giardino?
<<Ora, questa è la legge della giungla, vecchia e vera come il cielo.» Kipling
COMMENTO
Questo racconto è quello che mi è piaciuto di più, perché mi ha fatto capire che si sfruttano le forze e l’astuzia
propria e che, anche se non sono al massimo, tutto si può fare in più o meno tempo.
Questa storia, per me, rappresenta la vittoria del debole sul più forte. Mi ha fatto capire che gli uomini, negli
animali, possono trovare non solo pericolo, ma anche salvezza. Questo, è anche il primo libro che leggo di
Kipling e penso sia stato un uomo semplice, a cui piaceva la natura e i suoi abitanti.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
18 1B - Cecilia Perinelli - "Il Visconte dimezzato"
1B – PERINELLI CECILIA - N° PRESTITO 832 - A. S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“IL VISCONTE DIMEZZATO”
di Italo Calvino
RECENSIONE
L’autore
Italo Calvino nasce nel 1923 a Cuba . Dopo un uragano che distrugge quasi la loro casa-bungalow, i coniugi
Calvino decidono nel 1926 di ritornare in Italia. A Sanremo, Calvino vive la sua infanzia, che egli ricorda
spensierata nel clima amorevole di una famiglia dedita alle attività scientifiche e alla ricerca. Calvino si dedicò
alla saggistica politica e all’attività letteraria, teatrale e poetica: dal racconto impegnato, a quello ironico e
umoristico.
TRAMA
Durante una guerra contro i turchi, il visconte Medardo di Terralba venne colpito da una cannonata in pieno
petto. Il protagonista venne ritrovato da alcuni uomini e da questi portato all’ospedale, dove i medici lo
curarono e gli salvarono la vita. Fatto sta che l’indomani il visconte si ritrovò dimezzato nel corpo e
nell’anima: una parte buona e una parte cattiva. ‘Medardo cattivo’ tornò a Terralba e creò scompiglio, perché
voleva creare tutto a sua immagine e somiglianza; infatti, dimezzava tutto ciò che incontrava: alberi, animali,
oggetti e frutti. Ora il visconte era chiamato “il Gramo”. Durante una sua passeggiata notturna incontrò
Pamela, una contadina della quale si innamorò.
Ad un certo punto a Terralba si iniziò a dire che il visconte compisse opere di carità e di gentilezza. Queste, in
realtà, erano opere dell’altra metà di Medardo: la parte buona. Quest’ultima, dopo essere stata salvata da
alcuni beduini, era tornata a Terralba.
Le due metà del visconte furono sempre in contrasto fra loro.
Pamela, intanto, si era innamorata anche del visconte buono. Il “Gramo” le chiese la mano, ma la ragazza
chiese al “Buono” di sposarla. Il matrimonio fu fissato lo stesso giorno. All’altare arrivò, però, soltanto ‘il
Buono’, perché “il Gramo” era caduto da cavallo; quest’ultimo, scoperto il tradimento di Pamela, volle sfidare
a duello ‘il Buono’. Il giorno dopo avvenne la sfida e ciascuna metà colpì l’altra. Il dottor Trelawney li curò,
unendoli in un corpo solo.
Chissà se Medardo saprà tornare ad essere un uomo normale? E regnerà la pace a Terralba?
COMMENTO
Questo libro per me è stato bellissimo ed ho capito molte cose: secondo me, l’autore ha voluto esprimere il
fatto che tutti ci sentiamo incompleti e realizziamo solo una parte di noi stessi. Nel profondo, tutti viviamo
con una parte cattiva e con una buona: l’ importante è da quale parte decidiamo di schierarci.
19
1B - Cecilia Perinelli - "Kim"
1B – PERINELLI CECILIA - N° PRESTITO 917 - A.S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Kim”
di Rudyard Kipling
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
TRAMA
Il romanzo, ambientato in India, durante il periodo del colonialismo inglese (fine 1800), ha per protagonista
Kim, un ragazzino orfano di madre e padre: sua madre era morta di colera e suo padre, un sergente inglese
dell’armata britannica, era morto dopo aver iniziato a fumare l’oppio. Kim era accudito da una signora, che
diceva di essere sorella di sua madre.
Il ragazzo era consapevole di dover cercare un toro rosso in un campo verde, simbolo della bandiera del
reggimento inglese.
Nella sua citta’, Kim incontrò il vecchio lama Teshu , proveniente da Kulu: l’uomo andava in cerca del ‘fiume
della freccia’, un fiume che purificava da tutti i peccati e che sarebbe spuntato ai loro piedi.
Kim accetto’ di diventare suo chela (seguace): gli procurava il cibo e faceva l’ elemosina per lui. Nella loro
ricerca si recarono prima a Benares, poi si diressero verso Umballa, dove Kim ricevette l’ordine di consegnare
ad un ufficiale un pedigree di uno stallone bianco da parte di Mahub Ali, un commerciante di cavalli.
Durante il loro cammino incontrarono una buona e ricca donna; con essa trascorsero alcuni giorni, che
cambiarono radicalmente la vita di Kim: incontro’, infatti, dei soldati che avevano raffigurato sul loro stemma
un toro rosso in un campo verde.
Kim venne, cosi’, adottato dal reggimento di cavalieri e istruito per diventare ‘Sahib’.
Si separa dal lama e frequenta la scuola di San Saverio, dove prosegue gli studi e viene scelto come agente
segreto: Kim entra, quindi, a far parte del gran gioco dello spionaggio inglese, con la missione di smascherare
due spie.
Intanto ritrova il suo lama, con il quale si rimette in cammino. Pochi giorni dopo, il lama si accorge che Kim è
stanco e malato e questi lo conduce dalla buona donna di Kulu, che lo accudisce. A casa sua Kim dorme per
due settimane e, quando si risveglia, il lama ha gia’ trovato il suo fiume e vi si è immerso.
Alla fine del viaggio, Kim conquisterà la consapevolezza di aver raggiunto tutti i suoi compiti?
COMMENTO
Questo libro mi è molto piaciuto, anche se è stato molto difficile ed impegnativo. Non è stato solo un semplice
romanzo, ma un libro che mi ha fatto conoscere l’India, la cultura orientale e molto della religione buddista.
Il momento più bello, per me, è stato quando Kim trova il toro rosso nel campo verde e quando il reggimento
lo adotta.
Mi è molto piaciuta anche la figura del protagonista, Kim: anche se è rimasto traumatizzato dalla morte dei
genitori, egli è gentile, intraprendente, curioso e ben disposto: caratteristiche che lo aiutano a essere benvoluto
da tutti. Questo si può vedere dai diversi epiteti che gli attribuivano: ‘amico di tutto il mondo’ e ‘amico delle
stelle’.
La storia di Kim mi ha portata a riflettere sul fatto che ognuno di noi ha un suo destino e che, se sa aspettare e
vivere con saggezza, questo si compie. Mi ha fatto capire che, se si è coraggiosi, la vita è più piena di
occasioni che di paure.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
20 1B - Pierluigi Damosso - "Capitani Coraggiosi"
1B – DAMOSSO PIERLUIGI - N° PRESTITO 1625 - A.S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Capitani coraggiosi”
di Rudyard Kipling
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
Trama
Harvey Cheyne è un arrogante ragazzino di quindici anni, figlio di un ricco signore, proprietario delle ferrovie
americane. Alla sua età egli possiede tutto ciò che si possa desiderare; ma non conosce il valore della fatica e
del denaro guadagnato col sudore.
Durante una traversata che lo dovrebbe portare in Europa, il ragazzo cade dalla nave. Viene salvato da una
barca di pescatori che stava lavorando nelle vicinanze, la ‘We're Here‘, sotto la guida di Disko Troop,il
capitano della nave.
Sull’imbarcazione Harvey impara a conoscere e ad apprezzare la lealtà e la solidarietà degli uomini di mare:
uomini di poche parole, ma di grande coraggio e abilità. A poco a poco diventa parte attiva del gruppo,
cosicchè i marinai iniziano ad apprezzarlo e a stimarlo.
Nasce così un forte legame tra l'equipaggio , composto dal burbero capitano, il superstizioso e allegro
Manuel, il carismatico Long Jack, l'ex soldato Tom Platt, Zio Salters, il suo misterioso amico Pennsylvania
Pratt, il silenzioso cuoco, e il giovane Harvey. Il ragazzo si ritrova, così, ad essere felice di ricevere la sua
paga di 10 dollari e mezzo al mese per il faticoso lavoro di pesca, svolto durante la navigazione e a gioire di
ogni piccolo successo e di ogni nuova lezione. Prezioso è l’aiuto del suo amico Dan, mozzo e figlio di Disko
Troop.
Il ragazzino viziato diventa, così, un giovane consapevole ed un perfetto marinaio. Una volta tornato sulla
terraferma egli stupirà i suoi genitori per la maturità acquisita sulla nave.
Commento
Quando ho cominciato a leggere questo libro, mi è sembrato molto noioso, anche se dell’autore ho apprezzato
la descrizione particolareggiata dei luoghi che il protagonista visitava: un modo di scrivere straordinario e
originale.
Questo romanzo, con semplici scene di vita quotidiana, ci fa capire i tortuosi ostacoli della vita e come
bisogna affrontarli. Per esempio, il viziato Harvey Cheyne ha dovuto vivere per un lungo periodo su una nave
squallida e triste; egli ha dovuto lavorare per procurarsi da vivere e ciò lo ha maturato molto profondamente.
Nonostante il basso tenore di vita, infatti, Harvey non si è scoraggiato, ed è stato costretto ad affrontare da
solo le sue difficoltà.
Questo libro è meraviglioso e, man mano che lo si legge, lo stile dell'autore diventa accativante e non si vede
l'ora di leggerne il finale.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
21 1B - Rosa Maria Tommasini - "Capitani Coraggiosi"
1B – TOMMASINI ROSA MARIA - N° PRESTITO 715 - A.S. 2010/ 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Capitani coraggiosi”
di Rudyard Kipling
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
L'AUTORE
Kipling nasce a Bombay nel 1865. A sei anni viene mandato in Inghilterra a fare "studi seri"; ma a scuola non
è particolarmente bravo e, nel 1882, decide di non frequentare l'università e di tornare in India. Il
padre,direttore del museo di Lahore, gli trova un posto nella redazione della "Civil and Military Gazzette".
Con la pubblicazione dei primi racconti di vita indiana Kipling si impone all'attenzione del pubblico. Nel 1907
riceve il Premio Nobel. Muore a Londra nel 1936.
TRAMA
Il romanzo è ambientato nell’Atlantico settentrionale (Stati Uniti d’America) alla fine del XIX secolo. Il
personaggio principale è Harvey Cheyne, giovane figlio di un uomo molto ricco e potente.
Harvey possiede tutte le cose più belle che si possano desiderare, ma si dimostra poco disponibile ed egoista
con gli altri e non conosce i veri valori vita: per guadagnare bisogna faticare molto.
Mentre viaggia su una nave che dovrebbe condurlo in Europa, il ragazzo cade in mare a causa di una
tempesta! Fortunatamente arriva una barca di pescatori, che lo trae in salvo e lo accoglie a bordo.
Capitano del peschereccio è Disko Troop, dal temperamento forte e poco cortese nei confronti del suo
equipaggio.
In pochi mesi Harvey si trasforma da bambino arrogante in marinaio diligente e disponibile con tutti: egli
capisce che nella vita non si può sempre avere tutto ma, a volte, bisogna accontentarsi delle cose che si
possiedono e sapersele guadagnare con lo sforzo.
Ogni mese Disko Troop gli dà dieci dollari per premiarlo del suo sforzo ed per il suo impegno, la paga
mensile che invece Harvey avrebbe sicuramente disprezzato se ricevuta da suo padre.
In questo modo il protagonista riesce a fare amicizia e a conquistare la fiducia di tutto l’equipaggio.
COMMENTO
L’inizio di questa lettura non mi ha molto appassionata ma, verso la fine, mi incuriosiva sapere come
sarebbe andata a finire. ‘Capitani Coraggiosi’ insegna il vero senso della vita.
Essere ricchi non significa essere una persona necessariamente felice perché, alcune volte, si può essere
ugualmente scontenti, specialmente se non si è aperti e generosi verso il prossimo.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
22 1B - Rosa Maria Tommasini - "Cuore"
1B – TOMMASINI ROSA MARIA - N° PRESTITO 411 – A.S. 2010/2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Cuore”
di Edmondo De Amicis
L'AUTORE
Il libro Cuore è stato scritto da Edmondo De Amicis, nato ad Oneglia il 21 ottobre 1846 e morto a Bordighera
1’11 marzo 1908. E' stato uno scrittore e pedagogo italiano che ha scritto “Cuore”, uno dei testi più popolari
della letteratura italiana per ragazzi. Studiò a Cuneo e poi frequentò il liceo a Torino. A sedici anni entrò
nellAccademia Militare di Modena, dove divenne ufficiale. A Firenze, scrisse sulla propria esperienza una
serie di bozzetti, che poi sarebbero stati raccolti in un unico libro intitolato "La vita militare". Nel 1906
Edmondo si recò da Mario Rapisardi, immaginando l'incontro come quello di: "due vecchi soldati coperti di
cicatrici, dopo una lunga guerra combattuta sotto la stessa bandiera" (Edmondo De Amicis).
TRAMA
“Cuore” è un romanzo che racconta della vita scolastica di Enrico Bottini e dei suoi compagni di classe:
Garrone, enorme di statura, il Muratorino, famoso per il suo muso da lepre, Derossi, il più bravo della classe.
Franti, il più cattivo, Grossi che ha il braccio paralizzato, Nelli il gobbo, Precossi il figlio del fabbro, Votini il
ricco. La loro maestra è la Maestrina dalla Penna Rossa, che è chiamata così perchè ha una piuma sul suo
cappello.
Ogni mese la maestra racconta ai suoi alunni una storia e a me fra tutte quante quella che mi è piaciuta di più è
"Il piccolo scrivano fiorentino". Parla di un ragazzo di dodici anni che era molto studioso ma, il papà non era
mai soddisfatto di lui.
Il padre scriveva le lettere per altre persone e ognuna di esse valeva un po' di soldi. Per guadagnare di più il
papà scriveva velocemente e per questo motivo si ammalò agli occhi e così il figlio, capendo il disagio, si
mise a scriverle al posto del padre, di notte. Così il ragazzo era sempre più stanco e non riusciva più a dormire
e il papà lo sgridava perchè non studiava mai.
Solo dopo molte notti, il papà si alzò dal letto e si accorse che il figlio stava scrivendo al suo posto. Allora
comprese la stanchezza del figlio, lo ringraziò, si scusò con lui e gli chiese perdono.
Commento
Cuore è un libro che è stato scritto un po' di tempo fa e ogni racconto della maestra serve ad imparare
qualcosa di nuovo. Alla fine i racconti sono tutti collegati ad una morale ossia che bisogna saper amare il
prossimo.
Dopo aver letto il libro il mio modo di pensare che avevo prima è tutto cambiato. Sono rimasta molto sorpresa
perchè quando ho iniziato a leggere "Cuore" ho pensato che fosse un libro noioso, ma adesso che lo conosco
ho capito che è un libro su cui c'è molto da riflettere.
Poi io, ogni volta che finivo di leggere un racconto, mi fermavo e ripensavo su ciò che avevo letto.
Da grande lo voglio rileggere perchè mi incuriosisce sapere come mi sembrerà da grande.
23 1B - Rosa Maria Tommasini - "I ragazzi della via Pal"
1B – TOMMASINI ROSA MARIA - N° PRESTITO 1303 – A.S. 2010/2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“I ragazzi della via Pal ”
di Ferenc Molnàr
L'AUTORE
Ferenc Molnàr vide per la prima volta la luce il 2 Gennaio del 1878 a Budapest al n° 83 d'una insolita casa in
viale Joszef fatta costruire appositamente da suo padre. Fu uno scrittore e drammaturgo ungherese, giornalista,
si mise in luce con una serie di bozzetti umoristici ambientati nella città di Budapest. Il libro più famoso che
scrisse fu "I ragazzi della via Pàl", pubblicato nel 1907. Abile costruttore di drammi e commedie, Molnàr
ottenne un grande successo con Liliom (1909) in cui risalta una vena ironica, tra realistica e fiabesca. Ferenc
Molnàr morì a New York il 3 Aprile del 1952.
TRAMA
In un paese ungherese si muovono due "gruppi" di ragazzini temibili: le “Camicie rosse”, il cui capo era
Franco Ats, che avevano la loro base nell'orto botanico; l’altro gruppo “i ragazzi della via Pàl”, il cui capo era
Boka, che invece avevano la loro base nella via Pàl.
Un giorno Boka, insieme al soldato semplice Nemecsek e Csonakos, va a fare una spedizione per andare a
sentire che cosa stanno progettando le camicie rosse. Ed ecco che i ragazzi, ascoltando silenziosamente il
discorso, vedono il loro compagno Gerèb che sta insieme ai nemici e si rendono conto che è un traditore!
Intanto, ascoltando, percepiscono che le camicie rosse stanno preparando un piano di battaglia contro i ragazzi
della via Pàl, per estendere il proprio dominio anche sul loro territorio. Boka ed i suoi compagni dovevano
assolutamente proibire alle camicie rosse di realizzare l’impresa. Tutti i ragazzi stavano preparando la difesa
dai nemici e anche il capitano stava progettando un piano di battaglia.
Ma nessuno sapeva dov’era finito Nemecsek. Egli infatti si trova nell'orto botanico, da solo, e mentre ascolta
il discorso delle camicie rosse, scende dall'albero da cui li stava spiando e viene aggredito dai nemici.
Chiaramente il povero bambino si ammala proprio il giorno in cui le camicie rosse hanno dichiarato l’attacco.
La battaglia fu vinta dai ragazzi della via Pàl e quindi le camicie rosse non riuscirono a conquistare il territorio
desiderato. Nel momento in cui i perdenti stavano uscendo dalla via Pàl, arrivò il piccolo Nemecsek che,
nonostante le raccomandazioni dei genitori, era uscito da casa con la febbre e quasi barcollante…
Commento
Il coraggio e la fede nella patria del piccolo Nemecsek lo porta fino alla morte; ugualmente il suo coraggio
nell'affrontare Franco Ats rimarrà impresso nel cuore dei suoi fedeli compagni della via Pàl ed egli sarà
ricordato come una persona capace di essere più potente del capo delle camicie rosse, che tutti pensavano
fosse insuperabile.
I suoi compagni consideravano solo lui, Nemecsek, come una persona "inutile" fra i ragazzi della via Pàl con
poca autostima; eppure, facendosi avanti, egli riesce a far capire ai suoi compagni che tutti possono superare
gli altri, anche i più temuti. Inoltre alla fine del romanzo è triste pensare che il povero bambino Nemecsek sia
morto conquistandosi un territorio su cui, solo dopo pochi giorni, sarà costruita una casa.
24 1B - Rosa Maria Tommasini - "Il visconte dimezzato"
1B – TOMMASINI ROSA MARIA - N° PRESTITO 918 - A.S. 2010 /2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Il visconte dimezzato”
di Italo Calvino
L'AUTORE: Italo Calvino nasce a Santiago de Las Vegas il 15 Ottobre 1923 e muore a 62 anni a Siena, il 19
settembre. E' stato uno scrittore italiano, intellettuale di grande impegno non solo culturale, ma anche politico
e civile. Forse si può considerare il narratore italiano più importante del secondo Novecento. Calvino ha
aderito a tutte le principali tendenze letterarie, dal Neorealismo fino al Postmoderno, ma restando sempre ad
una certa distanza da esse e svolgendo un proprio coerente percorso di ricerca. Scrive il suo primo libro nel
1947 intitolato "Il sentiero dei nidi di ragno" e il suo ultimo nel 1984 "Cosmiche vecchie e nuove". Egli
trascorre una vita piena di avventure, allegria, ma anche di dispiaceri e depressione.
TRAMA
Il visconte Medardo di Terralba avrebbe dovuto partecipare alla guerra contro i nemici Turchi. La guerra si
svolge regolarmente, tranne alla fine, in cui Medardo viene dimezzato in due parti esteriormente uguali, ma
caratterialmente molto diverse. Infatti una parte è buona e gentile con i più bisognosi, e l'altra parte è cattiva e
odia tutto ciò che gli sta intorno. La parte cattiva si innamora di una ragazza di nome Pamela, una contadinella
molto affettuosa e disponbile.
Pamela ha paura del Medardo ‘cattivo’, conosciuto per la sua crudeltà, e così scappa dalla propria casa e si
rifugia nel bosco. Qui incontra anche la parte ‘buona’, di cui si innamora, e decide di sposarla. La
contadinella si commuove per il cattivo e decide di sposare tutte le due metà. In questo modo sposa solo una
persona, formata sia dal bene che dal male.
COMMENTO
Questo libro fa capire al lettore che nella nostra anima convivono sempre il male e il bene. Non può prevalere
solo uno dei due aspetti perché, altrimenti, ci sarebbe un mondo di soli buoni o viceversa.
Talvolta una delle due prevale sull'altra, ma bisognerebbe riuscire a non far prevalere troppo la parte buona,
altrimenti le persone più egoiste e cattive potrebbero approfittarsi della tua bontà e disponibilità.
Adesso ciò che ho detto tutti dovrebbero cercare di metterlo in pratica, e questo è molto più difficile, perchè
si è condizionati anche dalle altre persone, che spesso portano verso la strada sbagliata.
25 1B - Rosa Maria Tommasini - "Kim"
1B – TOMMASINI ROSA MARIA - N° PRESTITO 1141 - A.S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Kim”
di Rudyard Kipling
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
L'AUTORE
Kipling nasce a Bombay il 30 dicembre 1865. All'età di sei anni viene mandato in Inghilterra per ricevere
un'educazione ed un'istruzione adeguate. Nel 1882 decide di non frequentare l'Università e torna in India,
dove lavora nella redazione della "Civil and military gazette" e nel 1887 diventa vicedirettore del "The
Pioneer". Nel frattempo Kipling si dedica alla scrittura e pubblica, tra un viaggio e l'altro, i primi racconti di
vita indiana. Stabilitosi infine negli Stati Uniti, raggiunge il successo con i libri che lo hanno reso famoso: "Il
libro della giungla" e "Il secondo libro della giungla". Scrive per i bambini "Storie proprio così" e si avvicina
al mondo degli Scout, accogliendo volentieri l'idea di Baden Powell, fondatore dello scoutismo, di istituire
una sezione di Lupetti per i minori. Consegue il massimo riconoscimento letterario ricevendo il Premio
Nobel nel 1907. Alla sua morte, avvenuta a Londra nel 1936, viene sepolto nell'abbazia di Westminster.
TRAMA
Il libro "Kim" narra la storia un bambino irlandese di quindici anni al quale sono morti i genitori. Per questo
motivo egli vive vagabondando fra le strade dell'India e odia andare a scuola. L'unica cosa che possiede è
un astuccio di cuoio, in cui è conservato il suo certificato di nascita.
Il protagonista incontra il Lama Teshòo, in pellegrinaggio verso Benares, e il mercante di cavalli Mahbub Ali,
il quale pensa di utilizzare il bambino come messaggero ad Umballa. Dopo aver compiuto la sua "missione"
di messaggero, Kim frequenta la scuola St.Xavier, pagata a caro prezzo dal suo Lama. Durante le vacanze
scolastiche, Kim fa sempre ritorno alle strade indiane, mescolandosi fra le vie dell'India.
COMMENTO
Questo libro mi ha fatto capire che in India la maggior parte dei bambini vive per le strade e, il più delle
volte, essi sono bambini orfani. Uno di questi è Kim che ormai, dopo tanti anni, è abituato a vivere per le
strade, vagabondo senza regole.
“Kim” mi è piaciuto molto, perché mi ha fatto capire che in India, come in altri paesi poveri del mondo,
esistono dei bambini che vivono per le strade ignorati da tutti ma che, dentro di loro, sono felici di essere
liberi.
26 1B - Rossana Maletto - "Il barone rampante”
1B – MALETTO ROSSANA - N° PRESTITO 1559 - A.S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Il barone rampante”
di Italo Calvino
ITALO CALVINO
Italo Giovanni Calvino Mameli (Santiago de Las Vegas, 15 ottobre 1923 – Siena, 19 settembre 1985) è stato
uno scrittore italiano. è stato forse il narratore italiano più importante del secondo novecento. Ne ha
frequentato tutte le principali tendenze letterarie, ma svolgendo un proprio coerente percorso di ricerca. Di qui
l'impressione contraddittoria che offrono la sua opera e la sua personalità: da un lato una grande varietà di
atteggiamenti che riflette il vario succedersi delle poetiche e degli indirizzi culturali; dall'altro, invece,
un’unità determinata da un atteggiamento ispirato a un razionalismo più metodologico che ideologico, dal
gusto dell'ironia, dall'interesse per le scienze e per i tentativi di spiegazione del mondo.
TRAMA
Un giorno Cosimo Piovasco di Rondò si rifiutò di mangiare lumache per pranzo; il padre minacciò una
punizione e lui, punto sull’orgoglio scappò sugli alberi. Lì trascorse il resto della sua vita.
Ci fu un periodo nel quale egli potò gli alberi dei contadini, uno in cui faceva progetti insieme al Cavaliere
Avvocato, uno in cui lesse ed un altro in cui volle raccontare le sue storie alla gente; tutto questo rimanendo
sempre sugli alberi.
Col tempo tutta la popolazione d’Ombrosa si abituò alle sue stranezze e Cosimo cominciò a portare sugli
alberi anche numerose ragazze, con le quali trascorreva piacevolmente il suo tempo.
Un’importante tappa della sua vita fu quella vissuta in mezzo alla gente di un villaggio vicino, che era stata
esiliata e costretta a non toccare il suolo di quel territorio e che, quindi, era andata a vivere sugli alberi. Qui il
giovane si innamorò di una ragazza ,Ursula, con la quale trascorse un anno; poi lei dovette tornare a Granada,
dove lui non poté seguirla.
Cosimo tornò, così, ad Ombrosa dove ritrovò una sua amica d’infanzia, Viola, con la quale ebbe una lunga
storia d’amore; ma i due erano troppo orgogliosi per stare insieme, così un giorno lei partì per non tornare mai
più. Cosimo non dimenticò mai Viola e quando partì lui impazzì.
Rimase solo finché un giorno, ormai vecchio, si attaccò ad una corda che pendeva da una mongolfiera e sparì
oltreoceano.
COMMENTO
Questa storia mi è sembrata bella per il fatto che, pur trattando di cose piuttosto comuni, spiega come il
carattere di un uomo può cambiare totalmente la propria vita: è quello che succede a Cosimo, che per orgoglio
si è rifiutato di scendere dagli alberi fino alla sua poetica morte avvolta nel mistero.
Molte persone si abbassano a fare cose che non vogliono, come il Cavaliere Avvocato che viene spinto
continuamente a preparare progetti, che poi non realizza mai del tutto. In tutta questa vicenda hanno un ruolo
fondamentale la personalità dei personaggi, che fanno perdere grandi opportunità: infatti, Cosimo è costretto a
rinunciare ai grandi amori della sua vita, Ursula e Viola, per orgoglio. Oppure la scomodità di una vita
solitaria che pochi sarebbero in grado di sostenere: insomma la rinuncia di tutti i beni da parte di una persona
che poteva avere tutto.
Cosimo è l’esempio di un uomo che ha affrontato molte difficoltà pur di “essere se stesso fino all’ultimo”
27 1B - Rossana Maletto - "L’inventore di sogni”
1B – MALETTO ROSSANA - N° PRESTITO 1306 - A.S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“L’inventore di sogni”
di Ian Mc Ewan
BIOGRAFIA
Ian Mc Ewan Nasce ad Aldershot in Inghilterra e studia all'Università del Sussex e all'Università dell'East
Anglia, dove risulta essere il primo a diplomarsi nell'innovativo corso di scrittura creativa di Malcolm
Bradbury. La sua prima pubblicazione è la collezione di brevi racconti Primo amore, ultimi riti nel 1975. Nel
1998 fa discutere la sua premiazione al Booker Prize per il romanzo Amsterdam. Il libro del 1997 L'amore
fatale, su una persona affetta dalla Sindrome di de Clerambault, viene da molti considerato un capolavoro, ma
anche il suo romanzo, Espiazione, ha ricevuto critiche egualmente favorevoli. Nel marzo e nell'aprile 2004,
solo qualche mese dopo che il governo britannico lo aveva invitato a presenziare a una cena in onore della
First Lady Laura Bush, a McEwan è stato negato l'ingresso negli Stati Uniti dal Dipartimento per la Homeland
Security non essendo provvisto del visto corretto per un soggiorno di lavoro (lo scrittore si accingeva a tenere
una serie di lezioni dietro compenso). Solo dopo diversi giorni di esposizione del caso sulla stampa britannica
a McEwan è stato concesso l'ingresso, a ragione del fatto che, come illustrato da un funzionario di frontiera,
«siamo ancora dell'avviso che lei non dovrebbe entrare, ma il suo caso ci sta procurando un danno di
immagine.»
È soprannominato "Ian Macabre" per i toni cupi di molte delle sue narrazioni.
TRAMA
Il libro “L’inventore dei sogni” narra di un bambino, Peter Fortune, di undici anni a cui piace molto sognare,
fantasticare con la mente e inventare storie. Peter viene definito, dalle persone adulte che lo circondano, un
bambino difficile, poiché spesso sognando (anche ad occhi aperti) perde la cognizione del tempo e della
realtà, quasi assentandosi. Nel libro sono presenti, come personaggi secondari, i suoi familiari: la mamma
Viola, il papà Thomas e la sorellina Kate.
Ogni capitolo del libro rappresenta un sogno che Peter fa e ognuno di essi presenta una trama differente: il
primo capitolo, Le Bambole, vede come protagonista Peter e le bambole della sorellina, Kate, che si
animeranno; il capitolo intitolato Il Gatto narra di Peter che scambia la sua essenza con il gatto di famiglia; il
capitolo La Pomata Svanilina racconta di Peter che trova una pomata che fa scomparire le persone e sarà con
questa che farà scomparire l’intera famiglia; nel capitolo Il Prepotente si aggiunge un nuovo personaggio,
Barry Tamerlane, con il quale Peter avrà uno scontro; nel capitolo Il Ladro, ci sarà la presenza di un ladro
reale sostituito, secondo Peter, da una vecchia signora che maltrattava i bambini, Mrs. Goodgame. Nel
capitolo intitolato Il Bambino, a casa di Peter arriverà la zia Laura e suo figlio, il piccolo Kenneth che
ingelosirà Peter, e infine nell’ultimo capitolo, I Grandi, Peter si troverà a riflettere sul fatto, se gli piacerà o no
essere adulto e immaginerà di crescere in una notte, diventare uno scienziato e di fidanzarsi.
COMMENTO
Questo libro mi è piaciuto molto, forse perché non fatico ad immedesimarmi nel protagonista; infatti, anche a
me piace prendere un po’ di tempo per riflettere e per sognare ad occhi aperti.
Il mio capitolo preferito è quello della pomata svanillina, nel quale Peter fa sparire la sua famiglia e butta la
maggior parte degli oggetti presenti in casa, ma poi viene spaventato da quel mostro che è la solitudine.
Questo capitolo mi è piaciuto perché spesso anch’io vorrei far sparire tutte le persone che ho attorno, perché
penso che siano inutili e che vogliano solo ostacolare i miei piani; però dopo mi devo sempre ricredere.
Un altro capitolo che mi ha colpito molto è stato l’ultimo, quello in cui immagina di diventare adulto: mi ha
fatto riflettere sul fatto che, prima o poi, tutti crescono e devono abbandonare i giochi dell’infanzia.
-------------------------------------------------------------------------------------------------28 1B - Rossana Maletto - "Marcovaldo”
1B – MALETTO ROSSANA - N° PRESTITO 410 - A.S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Marcovaldo”
di Italo Calvino
Italo Calvino.
Si può considerare uno dei più grandi scrittori italiani del novecento, Italo Calvino nacque a Santiago de Las
Vegas (Cuba) nel 1923. La famiglia tornò presto in Italia dove il padre si occupò delle piante esotiche che
crescevano nei vivai intorno a San Remo.
Purtroppo dovette superare un terribile periodo rappresentato per lui dalla guerra, però anche allora continuò a
leggere e a scrivere, coltivando le sue passioni.
Dopo la guerra si trasferì a Torino, dove entrò in contato con l’ambiente culturale della casa editrice Einaudi,
della quale fu a lungo consulente oltre che autore. Ha vissuto a lungo a Parigi; ha svolto varia attività
pubblicistica. E’morto a Siena nel 1985.
TRAMA
La storia racconta le disavventure di un personaggio di animo semplice, padre di famiglia numerosa, che
lavora come uomo di fatica in una ditta. Marcovaldo ha come luogo privilegiato della sua esperienza il
rapporto tra la città e la natura. Egli si ostina a cercare la natura in una grande città industriale; è attento a ogni
variazione atmosferica e coglie minimi segni di vita animale e vegetale, ma ogni volta va incontro ad una
delusione. Marcovaldo non capisce che la città stravolge la natura, che qualsiasi pianta o animale di città non
può essere uguale a quello che tu vedi in natura; non puoi pensare di raccogliere dei funghi in mezzo alla
strada e di poterli mangiare come puoi fare con quelli trovati in un bosco, non puoi pensare che una pianta che
vive in un magazzino possa crescere e svilupparsi come una che vive in campagna. Chiunque rinuncerebbe
all’ idea, ma Marcovaldo no.
In una città industriale dove tutti sono impegnati a lavorare, guadagnare e spendere, Marcovaldo sembra
essere l’unico ad accorgersi della natura, quella vera. Cartelli, semafori, vetrine, insegne luminose, manifesti,
anche se studiati per cogliere l’attenzione, non riescono a colpire il suo sguardo, però una foglia che
ingiallisce su un ramo, una piuma che si impiglia ad una tegola non gli sfuggono mai. Ma la natura, in città,
sembra essere cambiata con la vita artificiale, non è la natura che ha forse conosciuto da bambino e che
vorrebbe far amare anche ai suoi figli.
Marcovaldo è una creatura “spaesata”, che sembra provenire da un altro pianeta.
Il libro racchiude venti racconti nei quali il ciclo delle stagioni si ripete per cinque volte:
1. 1. I funghi in città
Anche in città crescono i funghi. Quello che per Marcovaldo sembra un miracolo si rivelerà assai spiacevole a
causa dell’ inquinamento che li ha resi velenosi. Questo porterà Marcovaldo e la sua famiglia ad un lungo
periodo da passare in ospedale a causa di una lieve intossicazione alimentare.
1. 2. La villeggiatura in panchina
Per Marcovaldo, costretto a passare l’estate in città, anche la frescura notturna su una panchina può andare
bene. Scoprirà che non è poi così tranquilla la notte, tra un semaforo che lampeggia, operai che lavorano di
notte e il camion della Nettezza Urbana che raccoglie i rifiuti.
1. 3. Il piccione comunale
Al passaggio di uno stormo di uccelli, Marcovaldo decide di tentarne la cattura con del vischio e dei semi.
Ma dovrà accontentarsi di un misero piccione comunale, di cui dovrà anche rispondere alla guardia che indaga
sul fatto.
1. 4. La città smarrita nella neve
In città è caduta la neve. Alla ditta dove lavora, Marcovaldo è incaricato di spalarla dal cortile.
Però, completato il lavoro, si rende conto che preferiva vedere la città coperta da quello strato bianco che la
rende morbida e rotonda, mentre ora è spigolosa e dura.
1. 5. La cura della vespe
Marcovaldo sperimenta la cura dei reumatismi con la puntura di vespa. Sarà assai difficile per lui e i suoi
figli, procurarsi la materia prima, le vespe.
1. 6. Un sabato di sole, sabbia e sonno
Per fare le sabbiature per i suoi reni, Marcovaldo non trova di meglio che sfruttare la rena su un barcone
ormeggiato in prossimità di una cava. Si addormenta e al barcone si sciolgono gli ormeggi. Scivolando lungo
il fiume finisce alle rapide e piomba in mezzo ai bagnanti.
1. 7. La pietanziera
Per la pausa di mezzogiorno, Marcovaldo si porta il cibo da casa in una pietanziera che la moglie gli prepara
la sera prima. Che delusione nel riconoscere quello che si è mangiato la sera avanti!
1. 8. Il bosco sull’autostrada
Per raccogliere legna, i figli di Marcovaldo vanno in cerca di un bosco. Ma non sanno come è fatto un bosco e
finiscono con l’abbattere i cartelloni pubblicitari lungo l’auto
1. 9. L’aria buona
I bambini di Marcovaldo hanno bisogno di respirare un po’ d’aria buona, a una certa altezza ,di correre sui
prati.
Sulla collina della periferia della città c’è l’aria buona. Da lassù la città appare triste e plumbea. Discorrendo
con alcuni degenti del sanatorio che sta sulla collina, Marcovaldo capisce come per loro la città sia invece
desiderata, non potendoci tornare a causa della loro salute.
1. 10.
Un viaggio con le mucche
Marcovaldo stava ad occhi chiusi ad ascoltare i rumori della città al rumore del passaggio di una mandria tutta
la famiglia uscì a vedere curiosi. Quando l’ultimo branco fu passato Marcovaldo prese per mano i bambini per
tornare a dormire ma Michelino non era più con loro. Era salito all’alpeggio con la mandria.
1. 11.
Il coniglio velenoso
Marcovaldo trova in un ospedale, un coniglio contaminato da virus. Vorrebbe ingrassarlo per Natale,o magari
fare un allevamento: E’subito ricercato. Ma nel frattempo il coniglio è scappato. Abituato alla gabbia è
disorientato. Si aggira sui tetti, prima attratto da chi se lo vuole mangiare, poi, quando si sparge l’allarme,
cacciato o preso a fucilate.
1. 12.
La fermata sbagliata
Marcovaldo, all’uscita da un cinema, si perde bella nebbia. Il vuoto in cui si trova immerso, prolunga nella sua
mente le immagini del film, ambientato in India. Si ritroverà stranamente su un aereo diretto proprio a
Bombay.
1. 13.
Dov’è più azzurro il fiume
Tutti gli sforzi di Marcovaldo erano diretti a fornire alla famiglia cibi non passati tra le mani infide di
speculatori, cercava un posto dove l’acqua fosse veramente acqua e i pesci davvero pesci.
Un giorno che si era smarrito, spostando certi rami, vide uno slargo di fiume di un colore azzurro che
sembrava un laghetto di montagna! Nella sua rete le tinche correvano a capofitto. Che delusione per lui
scoprire dalle parole di un tipo col berretto da guardia che il fiume era così azzurro per gli scarichi di una
fabbrica di vernici. Marcovaldo rovesciò la sporta piena di pesci nel fiume.
1. 14.
Luna e Gnac
La scritta pubblicitaria lampeggiante : SPAAC- COGNAC “ di cui si vede solo la parte “GNAC” permette a
Marcovaldo e alla sua famiglia di vedere il cielo notturno solo nei venti secondi in cui rimane spenta.
Michelino ,fionda alla mano, provvide a romperla e per alcuni giorni Marcovaldo si godette il cielo stellato.
Ma il guasto è presto riparato e la nuova scritta “COGNAC TOMAWAK! ,concorrente della vecchia “SPAAC
“, lampeggia ogni due secondi.
1. 15.
La pioggia e le foglie
Alla ditta in cui lavora, Marcovaldo si prende cura di una piantina secca posta nell’atrio. Messa in cortile, la
pianta traeva ogni giorno profitto dalla pioggia. Marcovaldo, per non trascurarla , la portava a casa;
attraversava la città portando con sé la piantina sulla sua bicicletta, inseguendo nuvole. Il sabato e la domenica
la passò in questo modo. La piantina era talmente cresciuta che sembrava un albero su due ruote. Ma così
grande era anche diventata ingombrante nell’ingresso della ditta e forse era meglio restituirla al vivaio in
cambio di una più piccola. Marcovaldo ricominciò la corsa per la città senza decidersi ad imboccare la strada
del vivaio.
Però, ad un tratto, Marcovaldo si gira e vede che la pianta è tornata secca come prima.
1. 16.
Marcovaldo al supermarket
Marcovaldo, con la sua famiglia, va ogni sera al supermarket, ma essendo perennemente senza soldi, si limita
a girare per i reparti del supermarket con il carrello, senza prendere nulla. Sarà difficile per lui frenare la
tentazione di riempire il carrello. Sogna per almeno un quarto d’ora di poter gustare la gioia di portare in giro i
suoi acquisti e poi rimetterli dove li aveva presi.
Purtroppo tutta la famiglia ebbe la stessa idea. Con le provviste saliva e scendeva per le scale rotanti ed ad
ogni parte si trovava di fronte a passaggi obbligati con una cassiera di sentinella.
Finirono su un’impalcatura dell’ampliamento del supermarket, all’altezza delle case di sette piani.
Marcovaldo rovesciò il carrello nelle fauci di una gru. La moglie e i bambini fecero lo stesso. Sotto
s’accendevano le scritte luminose che invitavano comprare i prodotti i vendita nel grande supermarket.
1. 17.
Fumo,vento e bolle di sapone
I figli di Marcovaldo pensano di arricchirsi accaparrandosi i buoni delle reclame dei detersivi che danno il
diritto a ritirare campioni gratuiti, rivendendoli. Però l’operazione fallisce.
Tra gli incaricati delle ditte inoltre non tarda a spargersi la voce dell’esistenza di una concorrenza sleale. Da
un momento all’altro il detersivo diventa pericoloso come dinamite e per sbarazzarsene i bambini gettano la
polvere nel fiume. Il sapone, sciogliendosi, diventa schiuma che, sotto l’azione del vento, libera bolle di
sapone nell’aria, le quali a loro volta si confondono col fumo nero delle ciminiere. Poi le bolle svaniscono e
non resta che il fumo nero delle ciminiere.
1. 18.
La città tutta per lui.
Ad agosto la città è vuota, ed è tutta per Marcovaldo. La domenica mattina, in giro, si ritrova in una città
diversa, dove può camminare in mezzo alla strada e attraversare col rosso.
Capisce che il piacere non è tanto fare tutte quelle cose insolite, quanto il vedere tutto in un altro modo.
Ma si imbatte in una troupe che gira un servizio giornalistico. A Marcovaldo sembra, per un momento, che la
città di tutti i giorni abbia ripreso il posto di quella, per un momento, intravista o forse solamente sognata.
1. 19.
Il giardino dei gatti ostinati
La città dei gatti vive dentro ala città degli uomini. Una volta le due città coincidevano, uomini e gatti usavano
gli stessi luoghi; oggi gli itinerari di gatti sfruttano i passaggi lasciati tra palazzo e palazzo, per obbligo di
legge. Marcovaldo è amico di tutti i gatti che incontra. Un giorno un suo “amico soriano” lo porta alla
scoperta di un grande ristorante. Trascurando gli inviti del gatto che voleva guidarlo verso la cucina,
Marcovaldo scopre una peschiera; getta una lenza, cattura un pesce ma il soriano glielo soffia in un baleno.
Inseguendo il filo della lenza giunge fino al giardino di una casetta in mezzo alla città, piena di gatti.
Nella casa vive una vecchietta assediata dai gatti; vorrebbe andarsene, ma i gatti spaventano i compratori.
L’inverno successivo, i miagolii dei gatti attirano l’attenzione; la vecchietta è morta. La primavera dopo già
iniziano i lavori per costruire un palazzo, ma i lavori sono continuamente ostacolai dai gatti.
1. 20.
I figli di babbo natale
Nel periodo natalizio l’Ufficio relazioni Pubbliche propone che alle persone di maggior riguardo, le strenne
siano recapitate a domicilio da un uomo vestito da Babbo Natale. Il compito viene affidato a Marcovaldo .
Egli nel suo giro porta con sé il più piccolo dei suoi figli che è alla ricerca di un bambino povero cui fare
regali.
Si recano alla villa di un dirigente dove trovano un bambino pieno di regali, ma annoiato. Il figlio di
Marcovaldo pensa che sia un bambino povero e corre dai fratelli per prendere dei regali per lui: un martello.
Un tira sassi e una scatola di fiammiferi. Con questi regali il bambino distrugge tutti i giocattoli e incendia la
casa.
Nell’apprendere questo Marcovaldo pensa al peggio, ma alla ditta sono entusiasti. Questo tipo di regalo, oltre
a far felice per la prima volta il bambino, incrementa i consumi.
COMMENTO
Questo libro è molto bello, ma allo stesso tempo difficile da capire: il lettore si perde nelle precise descrizioni
di Calvino fino a immedesimarsi nel personaggio, fino a far sembrare le inverosimili avventure di Marcovaldo
del tutto naturali.
Nonostante le disavventure del protagonista siano divertenti quanto strampalate, nel libro c’è un pizzico di
malinconia, dovuta alla pietosa situazione economica di Marcovaldo e della sua famiglia e alla sua infinita e
impossibile ricerca della natura nella città.
--------------------------------------------------------------------------------------------------29 1B - Rossana Maletto - “Alexandros Vol. 1°”
1B – MALETTO ROSSANA - N° PRESTITO 1219 - A.S. 2010/ 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Alexandros Vol. 1°”
di Valerio Massimo Manfredi
Valerio Massimo Manfredi
Valerio Massimo Manfredi è nato nel 1943. Vive e lavora nella sua casa di campagna a Piumazzo di
Castelfranco Emilia (Modena). Laureato in Lettere Classiche è specializzato in Topografia del Mondo Antico.
Ha condotto spedizioni scientifiche, esplorazioni e scavi in molte località d'Italia e all'estero ed ha insegnato
all'Università Cattolica di Milano, all'Università di Venezia, alla Loyola University di Chicago e all'Ecole
Pratique des Hautes Etudes della Sorbona.
TRAMA
Una sera Olympias, moglie di re Filippo, partorì un bambino maschio. Un messaggero corse dal re Filippo
che, nonostante fosse nel bel mezzo di una campagna militare, lasciò il campo di battaglia per andare alla
reggia di Pella per conoscere l’ erede al trono, che chiamò Alessandro.
Tre anni dopo nacque una bambina, Cleopatra, sorella di Alessandro, che più cresceva, più assomigliava alla
regina. A sei anni Alessandro venne affidato a Leonida, un maestro che gli insegnò tutte le materie basilari.
Alessandro apprese tutto molto velocemente, anche se non si dimostrava interessato a tutto questo: preferiva
seguire le riunioni del padre durante le poche volte che si trovava a Pella. In quel periodo Alessandro conobbe
quelli che poi sarebbero diventati i suoi amici più fedeli. Poco tempo dopo il padre lo portò alle miniere del
Pangeo dove il ragazzo adottò una giovane schiava di nome Leptine. Di lì a poco tempo arrivarono a palazzo
i dignitari persiani, per parlare con il re macedone della situazione attuale delle città greche d'Asia. Dopo una
prima conferenza con il re, Alessandro portò gli ospiti a visitare il castello, non smettendo di fare domande sul
loro vasto impero. Il giorno dopo Filippo aveva organizzato una battuta di caccia in onore dei persiani.
Alessandro, con i suoi compagni, rischiò di essere ucciso da un leone maschio, che da molto tempo seminava
strage tra i greggi e le mandrie. Poco tempo dopo, Alessandro d'Epiro, re dell’ Epiro e cugino di Olympias, si
recò nella camera del nipote per regalargli un cucciolo di cane che Alessandro chiamò Peritas. Ben presto
Filippo decise che suo figlio sarebbe dovuto recarsi a Mieza, una cittadina vicina, per approfondire gli studi,
cercando di offrirgli maggiori opportunità rispetto a quelle che aveva avuto lui. Aristotele, il suo nuovo
maestro, gli regalò delle copie dell'Iliade e dell'Odissea. Alessandro stando a scuola del maestro poté
conoscere anche Lisippo, un famoso scultore che era stato incaricato di eseguirgli una statua. Dopo tre anni di
intensi studi, Filippo lo riportò a casa e gli donò uno stupendo cavallo nero che nessuno riusciva a domare.
Solo Alessandro riuscì nell’impresa, conquistandosi la stima e l'amicizia dell'animale. Alessandro chiamò lo
stallone Bucefalo.
Il re Filippo stava preparando i piani di battaglia contro la Grecia. E decise di schierarsi nella piana di
Cheronea, dove si svolse una battaglia alla quale prese parte anche Alessandro con i suoi amici, contro tebani
e ateniesi. Filippo ne uscì vittorioso, ma dubitò molto prima di concedere alle vedove dei soldati le salme
straziate dei loro poveri mariti. Alessandro fu incaricato allora di esserne custode fino alla loro degna
sepoltura. Nel frattempo Olympias cominciava a preoccuparsi sempre più, perché al ritorno il marito mostrò
interesse per la figlia del generale Attalo: Euridice. I due così deciserto di sposarsi. Durante il banchetto di
nozze, Attalo offese Olympias e Alessandro che, in preda alla rabbia insultò l’offensore e Filippo. Fu
costretto, così, a scappare da palazzo con la madre rifugiandosi da suo zio Alessandro. Ma poco tempo dopo
partì alla volta del nord e i suoi amici lo seguirono. Padre e figlio non si videro per un anno finché Eumene
non li fece rappacificare con l’inganno. Di lì a poco ci sarebbero celebrate le nozze tra Cleopatra e suo zio
Alessandro d'Epiro. Durante la cerimonia una guardia del corpo di Filippo lo assassinò. L’uomo, però, fu
ucciso per mano delle altre guardie, che lo trafissero con una spada. Alessandro, in questo modo, diventò re.
COMMENTO
Questa storia mi è piaciuta soprattutto, perché i fatti raccontati sono accaduti veramente e non sono frutto
della fantasia dell’autore.
Inoltre il libro mi è piaciuto perché le accurate descrizioni di Valerio Massimo Manfredi e i continui colpi di
scena mi hanno fatto sentire coinvolta nei fatti avvenuti a Pella e nel territorio macedone, facendo in modo che
io non riuscissi mai a smettere di leggere e mi ponessi sempre la domanda – chissà come finirà?- e una volta
arrivata all’ultima pagina che ti lascia in sospeso con l’arrivo di Alessandro in Asia – ma come è già finito?
Che peccato!
30 1B - Rossana Maletto - “Capitani coraggiosi”
1B – MALETTO ROSSANA - N° PRESTITO 1452 - A.S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Capitani coraggiosi”
di Rudyard Kipling
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
AUTORE:
Rudyard Kipling Nacque a Mumbay nel 1865. All’età di 6 anni venne mandato in Inghilterra dove ricevette
l’educazione elementare. Nel 1882 tornò in India a Lahore, dove iniziò a lavorare per un piccolo giornale
locale. In seguito si ristabilì a Londra. Nel 1897 scrisse l’opera “Capitani coraggiosi” e ottenne nel 1907 il
premio Nobel per la letteratura.
TRAMA
Il protagonista del romanzo è Harvey, un ragazzo viziato e prepotente, figlio di un ricco uomo, che si fa odiare
e disprezzare da tutti per la sua arroganza.
Durante il suo viaggio verso l ‘Europa, accompagnato dalla madre, il giovane cade in mare sporgendosi dalla
goletta. Viene salvato dai marinai dell’imbarcazione ‘We’ re here’, che si trovavano nella zona.
Harvey viene ospitato sulla goletta dove il capitano Disko Troop, insieme all’ equipaggio, lo trasforma in un
bravo lavoratore. In poco tempo egli impara tutto ciò che bisogna sapere su una nave: impara a pescare e a
farsi accettare e, cosa più importante, impara ad abbassarsi ad eseguire gli ordini di un uomo che prima
considerava suo inferiore, ma che col tempo impara a rispettare; quest’ uomo è il capitano Disko.
Nel corso della navigazione Harvey diviene amico di Dan, figlio del capitano Disko. Dan è l’unico a credergli
quando racconta il proprio passato; infatti, i membri dell’ equipaggio credono che egli inventi tutti i racconti
che fa sulla ricchezza del padre e sui suoi possedimenti. Per questo motivo viene trattato da tutti i marinai
come un loro pari.
Harvey, nel finale rivede i genitori, che lo credevano morto e che lo ritrovano trasformato in un vero uomo.
COMMENTO
Questo libro mi è sembrato piuttosto avvincente, anche se in certi passaggi era un po’ troppo lento.
La cosa che più mi è piaciuta è stata il vedere come un ragazzo ricco e presuntuoso come Harvey, disprezzato
perfino da ricchi fumatori tedeschi, riesca a piegarsi alla volontà di un marinaio e ad essere accettato dall’
equipaggio, fino a diventar parte di esso.
Inoltre mi ha molto colpito il modo in cui il protagonista si mostra orgoglioso di essere riuscito a fare cose
semplici, come prendere un pesce e il fatto che per Harvey diventare parte dell’equipaggio di una nave sia
bello, così come la condizione di essere ricco.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
FINE PAG. 2 DI 7
OTTAVO TORNEO DI LETTURA