Riordino degli istituti tecnici fatto da incompetenti

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Riordino degli istituti tecnici fatto da incompetenti
l
DIALOGO CON I LETTORI
LETTERE AL DIRETTORE
Riordino
degli istituti tecnici
fatto da incompetenti
S
ono insegnante presso un Istituto
tecnico agrario. Pensavo di scrivere una semplice lettera per disdire
l'abbonamento alla vostra rivista, ma ne
approfitto per fare alcune osservazioni
che mi premono non poco.
Esattamente trent'anni fa ho iniziato a
insegnare fitopatologia ed entomologia
agraria nelle classi quarte e quinte, poi
divenuta biologia applicata con il progetto Cerere Unitario. Per tale ragione
mi abbonai a questa e ad altre riviste del
settore agrario, al fine di strappare, studiare e conservare tutti gli articoli scientifici e tecnici, essere sempre aggiornata
e costruire, con queste e altre fonti, le
mie lezioni.
Ora però arriva la riforma e con questa la materia sparisce, o meglio, al suo
posto compare la nuova biotecnologie
agrarie, che alla fitopatologia potrà dedicare solo 2 ore (su 4 totali), o in quarta
o in quinta a seconda dell'articolazione,
a fronte delle 7 (3 in quarta e 4 in quinta) svolte fino a oggi.
A questo buco avranno l'onere di supplire i docenti di agronomia (produzioni
vegetali), che dovranno trattare gli argo-
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che uscirà il21 dicembre
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4
Llnformatore Agrario • 47/2012
menti mancanti come «appendice» della
loro materia, senza un congruo aumento
delle ore di insegnamento. Ovviamente
faranno quello che potranno.
Ora io mi chiedo: ma se nei licei avessero fatto la stessa cosa, per esempio, con
filosofia, riducendola a un'appendice magari di italiano o di storia? Che cosa sarebbe successo? Un caso nazionale, manifestazioni di sdegno da tutto il mondo
intellettuale e non.
Invece noi docenti degli istituti agrari
siamo qui, soli, a cercare rimedi a questa e
alle molte altre assurdità della riforma.
Così si cerca di rivedere il quadro orario sfruttando l'autonomia scolastica, per
finire a litigare tra noi nei collegi docenti,
dove ognuno difende le proprie ore come
la pagnotta in una guerra tra poveri.
Così fioriscono gli incontri tra istituti
(di solito ce n'è uno per provincia, quindi
ci dobbiamo anche sobbarcare gli spostamenti) per cercare soluzioni, riempire lacune, confrontarci e confortarci nonché
riuscire a continuare a svolgere comunque al meglio il nostro lavoro.
Così mi trovo a leggere e rileggere le
linee guida, in cerca di una spiegazione
e capisco, scandalizzandomi, che purtroppo dietro tante incongruenze e lacune (e non solo sulla mia materia) c'è
l'incompetenza di chi ha attuato il riordino degli istituti tecnici.
Vi basti pensare che si sono «dimenticati» di inserire lo studio della botanica
generale. Magari pensavano che chi deve sapere tutto sulla coltivazione non sia
tenuto necessariamente a sapere com'è
fatta e come funziona una pianta.
Ho ipotizzato che chi l'ha fatto non
sapesse niente di agraria e ne ho avuto
la conferma andando a studiarmi i curricula di tutti i componenti del gruppo
di lavoro che ha attuato la riforma degli
istituti tecnici: nessun agronomo, nessun
biologo, nessun naturalista.
Bene. E allora su quali basi si sono permessi di spostare le ore, inventarsi nuove materie, togliere e mettere argomenti,
chiedendo il parere ai docenti solo dopo avere fatto tutto e senza ascoltare le
Y.:
l Avete osservazioni,
curiosità, dubbi?
Scrivete una lettera o inviate
un quesito a:
[email protected]
oppure a: Redazione - Lettere
e quesiti: via Bencivenga-Biondani, 16
37133 Verona
rimostranze che venivano da ogni istituto d'Italia?
La risposta che, se pur indirettamente,
ci arriva è che noi docenti siamo troppo
legati al programma da portare a termine, agli argomenti da svolgere e che oggi
la didattica si deve fare diversamente.
Così ecco fiorire corsi di formazione
sulla «didattica per éompetenze» e tutti gli
istituti superiori fanno a gara per invitare
illuminare più esperto in competenze disponibile sulla piazza, di solito pagando
profumatamente. Ma purtroppo nessuno
di loro ha la capacità di insegnare le competenze necessarie ai docenti dei tecnici
agrari per fòrmare periti agrari qualificati ... nonostante la riforma! Se ce ne fosse
uno, per favore, si faccia vivo!
Per questo, tornando al pretesto iniziale della lettera, non mi abbonerò più né
a questa né alle altre riviste del settore,
che in questi anni ho tanto apprezzato e
tanto mi sono servite, dato che non potrò più utilizzarle al meglio per la mia didattica. Di sicuro però non mi abbonerò
nemmeno a riviste di didattica.
Poiché inoltre mi sono vista, come tutti, diminuire lo stipendio (della pensione
non ne parliamo nemmeno), ne approfitterò per attuare la mia piccola personale spending review, mi spiace, a vostre spese!
Maria Grazia Piatto
Parma
Gentile professoressa, non possiamo che
condividere le sue considerazioni e aggiungere amarezza e delusione per l'assenza nel
gruppo di lavoro che ha attuato la riforma
di agronomi, biologi, ecc. Purtroppo questa
situazione è lo specchio di quanto l'agricoltura è considerata dalle nostre istituzioni;
tutti vogliono parlare di agricoltura e cibo, senza però saperne nulla. La ringraziamo per la passione con cui continua a
svolgere il suo lavoro e per la lettera che
ci ha inviato. Da parte nostra possiamo
solo tentare di riprendere l'argomento e
portare all'attenzione della politica e delle istituzioni il problema che oggi affligge
la scuola e domani la professionalità dei
nostri agricoltori.