TuttoStampacchia-Dicembre 2009

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TuttoStampacchia-Dicembre 2009
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Periodico del Liceo Scientifico-Classico “G. Stampacchia” - Piazza Galilei, TRICASE (Le) - Anno XIV - Numero 1 - A.S. 2009-2010 tel. 0833.544020
RIECCOCI
L
di Giovanni Nuzzo
a redazione del giornale d’Istituto
“Tuttostampacchia” riprende la
sua attività giunta al traguardo dei suoi
14 anni. Come nel periodo passato,
anche in questo che stiamo affrontando,
dedicheremo i nostri pezzi giornalistici
alle problematiche più importanti che
riguardano il nostro liceo con i suoi
progetti, che pullulano nel campo
dell’istruzione e nelle varie comunità del
Sud Salento. Continueremo a trattare le
questioni e gli avvenimenti attuali che
circondano il nostro territorio: ambiente,
cultura, costume, società, musica e
sport. Insomma uno strumento ideale
per rompere l’isolamento, comunicare
notizie, approfondire problemi, creare
comunità. Riteniamo che il giornale
d’istituto possa ancora rappresentare un
eccellente strumento di comunicazione,
socializzazione e didattica. Nel nostro
liceo, infatti, esiste un grande fermento
di idee, sperimentazioni ed esperienze
didattiche, che troppo spesso non
hanno la giusta visibilità a causa di
una scarsa abitudine a documentare
e pubblicizzare le proprie attività.
Un giornalino ben realizzato è un modo
intelligente di documentare il proprio
percorso professionale, di comunicare
efficacemente con i cittadini e, soprattutto,
di mettere in rete le proprie conoscenze,
esperienze e competenze. Gli studenti
della redazione hanno partecipato con
entusiasmo e hanno profuso il loro impegno
per scrivere articoli, approfondendo
fatti di attualità, ricercando notizie sulle
varie attività svolte nel nostro istituto,
realizzando interviste. Le difficoltà, sia
a livello organizzativo che tecnico, non
sono mancate, ma sono state affrontate
e superate con l’impegno di tutti. Il
mio augurio è che negli anni prossimi
“Tuttostampacchia” continui ad essere una
realtà e si arricchisca di nuovi “giornalisti”.
Il saluto del dirigente scolastico professor Salvatore Piccinni
“I ragazzi si aspettano da noi il massimo della prestazione professionale”
D
opo una lunga ed interessante esperienza
scolastica torno nel mio Comune
dove agli inizi degli anni ‘70 ho iniziato la
carriera come insegnante
nella
prestigiosa
Scuola
Elementare
(allora
denominata
2O Circolo Didattico)
di Via R. Caputo.
Dopo aver diretto negli
ultimi 19 anni ben 5
Direzioni Didattiche in
varie province italiane,
ho deciso ormai al
culmine della carriera
di “Tornare a casa”.
Ho vissuto gli ultimi 10
anni in una splendida
realtà, quella di Maglie,
che mi ha “coccolato”
che mi ha voluto bene con una intensità
che probabilmente non meritavo. Mi
auguro di poter vivere anche nella mia città
un’esperienza così intensa sul piano umano e
professionale, che mi consenta di raccogliere
il frutto di un impegno per la Scuola, nella
cui azione educativa ho creduto e credo con
tutte le mie forze. Non ho avuto ancora il
piacere di incontrare tutti i “clienti” di
questa Scuola, se non i docenti negli incontri
formali collegiali ed alcuni genitori ed alunni
nell’Ufficio di presidenza. Tuttavia, da questi
primi incontri formali ho avuto la sensazione
di disporre di un materiale umano di tutto
rispetto, i docenti che ho incontrato per primi
ed alcuni alunni che dopo il primo colloquio
hanno dimostrato, se proprio ve ne fosse
bisogno, di essere molto più maturi della
loro età cronologica, dotati di un notevole
equilibrio e di una ricchezza interiore che
mi ha favorevolmente impressionato. A loro
come a tutti gli alunni va il mio saluto
affettuoso e l’augurio che in quest’anno
scolastico che è appena iniziato possano
coronare i loro sogni nel migliore dei modi.
Mi auguro ed auguro a tutti i docenti un
anno scolastico sereno, vissuto all’insegna
dell’onestà
intellettuale,
dell’impegno
incondizionato,
dell’animo
disposto
verso il vero e verso il bene, perché i
ragazzi si aspettano
da noi il massimo
della
prestazione
professionale,
accompagnato
dalla
comprensione,
dalla
condivisione dei tanti
momenti più o meno
esaltanti che connotano
la giornata scolastica.
Meritano tutto il nostro
rispetto,
la
nostra
considerazione, la nostra
stima, la nostra fiducia.
Questi sentimenti oltre
ad aiutarli a crescere ed
a maturare li farà sentire
capaci di osare, di volare alto, di stimarsi,
di volersi bene, di credere nel loro futuro.
I genitori stiano certi che la Scuola farà di
tutto per farsi apprezzare come “palestra
di vita” fornendo ai loro figli non soltanto
le nozioni disciplinari (servono anche
quelle) ma esempi significativi, perché
possano avere riferimenti personali stabili,
possibilmente immuni dalle miserie
umane. Il mondo degli adolescenti non può
assistere con stordimento al disgregarsi e
frantumarsi di certezze alle quali purtroppo
la società degli adulti ci sta abituando.
Abbiamo un dovere istituzionale, ma
soprattutto un dovere morale di far
vivere loro un’esperienza scolastica
entusiasmante, ricca di significato
umano che faccia svanire come per
incanto le loro paure, le loro ansie, le loro
preoccupazioni, guidando la tempesta di
emozioni che li agita verso approdi sicuri,
verso traguardi ambiziosi. Confidando
nell’aiuto di tutti indistintamente, Istituzioni
comprese, mi sia consentito di rinnovare
gli Auguri più sinceri per l’anno scolastico.
Ad Maiora.
Salvatore Piccinni
Dirigente scolastico Liceo Scientifico-Classico “G. Stampacchia”
I GRANDI UOMINI CHE HANNO AMATO LA NOSTRA TERRA
N
on ci si accorge della bellezza e della
preziosità di ciò che ci circonda se non
quando viene a mancare, si dice. È vero. Si
sente spesso dire dai giovani di voler partire,
abbandonare tutto e andare via. E sempre
dagli stessi, una volta cresciuti, il gran
desiderio di tornare a casa. È una regola fissa.
Ma forse è anche vero che chi viene da fuori
nelle nostre terre, non vuole più ripartire.
Perché? Mi sono posta questa domanda
quando, lontana da Tricase, il mio pensiero
non si era invece mai mosso dalla mia vera
dimora. Così ho spostato la mia riflessione
sugli uomini che, “toccando con mano” i
nostri luoghi, hanno lasciato la loro anima qui.
Il primo è senza
dubbio David
Maria Turoldo.
Il suo ricordo mi
pervade la mente
soprattutto
quando,
sulla
via che conduce
al mare, poso i
miei occhi sulla maestosità della quercia
a lui tanto cara: la Vallonea. Ma perché
questo misterioso albero, velato da un alone
di leggenda, lo affascinava e lo attraeva
tanto, come testimoniano le sue poesie? Due
sono i motivi principali: Turoldo adorava la
natura, dimostrazione tangibile del genio di
Dio, sua meravigliosa creatura. Nella natura
è possibile scorgere lo sguardo di Dio.
Ovunque, in qualunque angolo e posizione,
vi è la presenza stabile del Signore. Ogni
cosa è tesa verso di lui: gli animali, gli
uomini, i fiori, gli alberi. Gli alberi…
innalzati solennemente verso il cielo, come
per voler raggiungere con le loro sommità
il loro ideatore, stagliano verso l’alto le
loro fronde quasi in un rito di profonda
adorazione. Quindi la Vallonea, imponente
opera del creato, è la manifestazione
concreta dell’amore di Dio e, oltre a questo,
rappresenta anche l’immobilità del tempo.
Ma come può il tempo essere immobile?
Ebbene questa quercia, ben radicata con
forza nella roccia, solida, ostinatamente
ferma nonostante lo scorrere dei secoli,
spettatrice delle innumerevoli vicende
dell’uomo, estremamente viva nonostante
tutto attorno a lei perisca, fugacemente, è
un’inarrestabile sopravvissuta degli anni.
E nel ciclo di mondi, di cui parla Turoldo,
nella nascita del nuovo mondo che sta
via via sorgendo, nella vita di oggi simile
ad uno spettacolo, composto però più da
apparenze che da apparizioni, questa solida
quercia rappresenta stabilità.: dona un senso
di sicurezza, quasi un conforto per gli
improvvisi e drastici cambiamenti sempre
più frequenti, purtroppo. Questa stabilità,
oltre a permanere nella quercia, Turoldo
la ritrova nel viso di tutte le genti del Sud
e nell’immagine della terra del meridione:
“Uomo che porti un volto di secoli quando
una terra è intatta ancora…”. E perciò incita
quest’ uomo a non rinnegare la sua intima
natura, a non cedere alla tentazione del
peccato, della ricchezza, alle “seduzioni del
nord”. Ma incoraggia a preservare la loro
terra “libera…austera e amica!”, affinché da
2009:
20
ANNI
DALLA
CADUTA DEL MURO DI BERLINO
BERLINO TRA I RICORDI
la storia, il disprezzo, e il sacrificio
dell’uomo racchiusi in un muro, che dopo
vent’anni fa sentire ancora il suo peso.
9
novembre 1989: viene abbattuta
una delle più discusse costruzioni
che l’uomo abbia mai edificato. Il Berliner
Mauer era una barriera in cemento alta
circa tre metri e mezzo che separava
Berlino Ovest da Berlino Est e dal resto
della Repubblica Democratica Tedesca.
Il muro ha diviso in due la città di
Berlino per 28 anni, ed era considerato
un simbolo della Cortina di ferro, ossia
quella linea di confine che divise l’Europa
in due zone di differente influenza politica.
Dopo diverse settimane di disordini
pubblici, il Governo della Germania Est
annunciò che le visite in Germania e Berlino
Ovest sarebbero state permesse; dopo
questo annuncio una moltitudine di cittadini
dell’Est si arrampicò sul muro e lo superò,
per raggiungere gli abitanti della Germania
Ovest dall’altro lato in un’atmosfera festosa.
Durante le settimane successive piccole
parti del muro furono portate via dalla folla
e dai cercatori di souvenirs; in seguito fu
usato dell’equipaggiamento industriale per
rimuovere quasi tutto quello che era rimasto.
Questa data ha rappresentato una
svolta per l’intera comunità europea, dando
inizio a quel fenomeno che viene chiamato
globalizzazione.
Da un’epoca chiusa, oscura e minacciosa
di nuovi possibili conflitti, nel 1989 si
è finalmente passati ad una visione più
ottimistica della realtà, basata sulla libertà
dell’individuo e su un nuovo sistema
di relazioni economiche e politiche.
Quindi la caduta del muro di Berlino non è
solo la distruzione di un enorme ammasso di
cemento armato, ma anche il simbolo di chi
ha creduto e continua a credere in quella
libertà, che ha ancora il coraggio e la forza
di opporsi alla malvagità di questo mondo.
Alloggio Mariella e De Iaco Giuseppe III B Sc.
questa nasca ancora la più vera umanità e
cultura come la vita germoglia tra le rocce.
E non dimentichi mai le sue radici! Per
nascere dal passato e slanciarsi verso il
futuro. Futuro… allo stesso modo della
Vallonea: anche questa parola porta con sé
vari significati, ricordi, preghiere appena
sussurrate al desolato vento autunnale.
Rammenta di essere stata pronunciata in
riva al mare, accompagnata dalle vele e dai
sogni, dalla speranza e dal domani, anche
dalla paura, da un uomo in procinto di
affacciarsi ad un nuovo avvenire, lasciandosi
alla spalle la “terraferma tenace” di Tricase.
L’altro è Don Tonino Bello.
Il suo sguardo era
perennemente proiettato
“oltre”. Scrisse : “per
crescere insieme non
basta tirar dall’armadio
del passato i ricordi
splendidi e fastosi di
un tempo, ma occorre
segue a pag. 4
2
Un quotidiano nella civiltà del Comune?
Ci pensa la III H!
C
ome fare, dopo una dura mattinata di studio, tra lo
stress per un’interrogazione e la confusione causata
dall’ultima lezione di matematica, a sopportare la “solita”
noiosa
nonché
soporifera
ora
di
letteratura
italiana?
A questo problema sembrano aver trovato soluzione gli
alunni della III H che, già da un po’ di giorni, hanno dato inizio ad
un interessante e coinvolgente progetto. Seguendo le indicazioni della
professoressa Ciardo, infatti, gli studenti si sono divisi in tre gruppi di lavoro.
Uno solo il loro obiettivo: riuscire a realizzare entro la fine del
quadrimestre un vero e proprio quotidiano.
Ma, badate bene, non si tratterà di una semplice
testata, bensì di una rivista completamente
ambientata nella civiltà del Comune!
I gruppi, guidati da un direttore e da un
caporedattore, opportunamente selezionati tra gli
studenti stessi, e coordinati dalla professoressa
Ciardo, indagano attraverso vecchi libri e siti
web specializzati, sui principali avvenimenti,
letterari e non, dell’epoca prescelta: dalle varie
informazioni sono ricavati poi gli articoli.
Ovviamente è necessario calarsi nei panni di veri e proprio giornalisti:
ogni ragazzo, studiato a fondo l’argomento affidatogli, si documenta,
abbozza e stende il tutto con relativo titolo, e un occhio di riguardo
si dovrà avere soprattutto per il nome da assegnare alla testata stessa!
Gli studenti, che hanno iniziato questo progetto con grande entusiasmo,
lo stanno portando avanti con molto impegno e dedizione, e soprattutto
si stanno mostrando più predisposti all’apprendimento e stanno
accumulando un bagaglio culturale non indifferente. Ci sarà spazio
anche per la fantasia: i ragazzi stanno già pensando alle varie rubriche da
inserire nel proprio quotidiano, come ad esempio quella dell’oroscopo!
Non mancheranno poi le varie pubblicità, ovviamente credibili per
l’epoca storica trattata! E poi anteprime di libri, necrologi, consigli
agricoli: ci sono veramente le basi per la creazione di un’opera d’arte!!!
Questo progetto, miscela equilibrata di originalità, creatività
e cultura, ha le carte in regola per svolgere il ruolo per cui è stato
pensato: rendere più interessanti e divertenti da apprendere delle
informazioni che, con una normale lezione, sarebbero potute
risultare pesanti e noiose. Gli studenti sono soddisfatti del lavoro
finora svolto e si apprestano dunque ad entrare nella fase conclusiva
della redazione del quotidiano: la scadenza, infatti, è fissata per il mese
di Gennaio.
E poi chissà che tra questi ragazzi motivati e operativi non si
nasconda veramente qualche talento giornalistico pronto a esplodere
tra qualche anno… Noi ci auguriamo di sì.
Che fine stanno facendo i vecchi giornali?
Necessità di riprenderli in considerazione
V
i è mai capitato, mentre passeggiate per strada, di incontrare
seduto ad una panchina un giovane che legge un giornale?
Sicuramente è un’immagine alquanto anomala dato che in una società
così avanzata tecnologicamente per informarsi si ricorre sempre più
frequentemente ai programmi televisivi, e soprattutto ad internet.
Ebbene sì, i vecchi, cari giornali sono stati sostituiti da
pagine virtuali che si aprono con un semplice clic del mouse.
Il giornale è “da vecchi” ed è considerato quasi
un mezzo antiquato, non all’avanguardia.
Ma perché si sta pian piano svalutando questo
tradizionale mezzo di informazione che ha
segnato e soprattutto seguito la storia della
società tutta? Sarà forse per l’irrompere della
tecnologia, sarà perché si è stanchi di accumulare
carta in cantina, sarà per risparmiare?
Eppure ognuno di noi, almeno in un’occasione
nella propria vita, ha avuto al suo fianco un
giornale, come fedele compagno, che ha
conservato fino ad ora. Per esempio il giornalino
scolastico su cui è stato pubblicato il proprio articolo, una serie di giornali
che descrivono la vittoria dell’Italia alla coppa del mondo, recensioni
di film o libri significative, reportage sulla propria zona e tanto altro.
Il giornale è tra l’altro una fonte attendibile che non falsifica
dati o travisa informazioni come può invece avvenire on-line. Si
è sicuri che chi scrive, prima di farlo, si è documentato, soprattutto
per quanto riguarda argomenti come la politica, l’economia, la società.
Inoltre un articolo può essere fonte di ispirazione, può segnare
profondamente una persona e persino cambiarla. Un bravo giornalista
con le sue parole riesce ad arrivare al cuore della gente, emozionarla
ed immergerla nella realtà che sta descrivendo. Come un artista
mette tutto se stesso nella sua opera, così un giornalista, mentre
scrive il suo pezzo, disperde tra le parole un po’ di sé, in modo tale
che leggendo il suo articolo si può intravedere la sua personalità.
Tra l’altro, anche se può sembrare quasi un’idiozia, poter toccare
con mano quello che si sta leggendo, sfogliare pagina dopo pagina
un giornale è una sensazione particolare, perché è come avere tra
le proprie mani un pezzo di mondo. Dunque, un giornale, oltre ad
essere un ottimo mezzo d’informazione, è anche un insieme di
emozioni differenti, di personalità diverse, e rappresenta un
po’ tutti noi e le nostre sfaccettature. Bisogna quindi rivalutarlo e
tenerlo in stretta considerazione, soprattutto da parte di noi giovani.
In fin dei conti leggere un po’ di più non ha mai fatto male a nessuno!
Alloggio Mariella IV B Sc.
Fachechi Matteo III H
ISTITUZIONE “SCUOLA” I SUOI REALI DOVERI
I
n tv anche quest’anno sono cominciati i
consueti reality show, tra cui ricordiamo
il più famoso: “Il Grande fratello 10”. Ma
forse questo fenomeno “trash”, d’invasione
spudorata della realtà individuale non
riguarda solo la televisione. Abbiamo un
esempio proprio in casa nostra, nel nostro
paese, osiamo di più, nella nostra scuola!!
Ebbene sì, il nostro liceo è stato contagiato.
Tutti gli studenti sono obbligati dalla scuola
a porre una firma su un foglio ogni qual
volta si recano in bagno o abbandonano
l’aula. Dopo un certo periodo di tempo
questo foglio viene esaminato e vengono
calcolate le volte in cui ogni alunno ha
abbandonato la classe per i suoi bisogni.
Dunque ci mancano solo le telecamere!!
Le proteste a questa strana novità sono
tante, giunte sia da alunni che da professori,
entrambi indignati. Ecco dunque le
motivazioni per cui una consistente parte
della nostra scuola rifiuta questo singolare
provvedimento. Gli studenti, di qualsiasi
età, sono essere umani come tutti gli altri.
Sono innanzitutto individui, provvisti di
tutte le facoltà mentali e fisiche, capaci
d’intendere e di volere, persone che, anche
se “subordinate” ad un organo scolastico,
sono sempre degni di un rispetto che
va riservato a chiunque, qualsiasi sia la
sua condizione. In qualità di persona e
cittadino, maggiorenne o minorenne che sia,
è
provvisto
della
libertà,
diritto
inviolabile dell’uomo, a patto che
non sia a danno di altri ovviamente.
Un
altro
fattore
fondamentale,
indispensabile, intrinseco nella natura
stessa dell’uomo, valore imprescindibile è
la dignità, che nessuno su questo pianeta
ha il potere di alienare dalla persona.
La scuola ha il dovere di formare la gioventù
che, fruente, anno dopo anno, occupa le
sue strutture. Ha il dovere di renderlo
cittadino attivo, di impartirgli la più grande
lezione, ovvero educarlo e renderlo pronto
a spiccare il volo verso il futuro, il domani,
verso la vita. La scuola è il più grande
strumento di libertà che una persona abbia
la possibilità di sfruttare, poiché questa
stessa la rende LIBERA, essendo la chiave
del sapere, l’unico mezzo per detenere il
vero POTERE: “SAPERE è POTERE”.
“Scuola”, dunque, non può in nessun
modo essere sinonimo di “oppressione”,
“recinzione” ma di “dignità”, “libertà”,
“passione”! La scuola è così bella in
fondo! Forse non per tutti gli studenti, ma
prima o poi tutti riconoscono il merito
che questa ha avuto nella vita di ognuno.
Lo studente stesso, nel momento
dell’iscrizione, impartisce alla scuola
il diritto di formarlo. Ma attenzione,
mettendosi completamente nelle mani
di questa fondamentale istituzione, non
gli offre anche il diritto di umiliarlo,
l’autorizzazione a scavare nella propria
intimità. Questo nuovo provvedimento
è un’offesa vera e propria alla persona.
Nessun operaio o impiegato sul posto di
lavoro informa il proprio superiore di quante
volte soddisfa i propri bisogni naturali.
In questo periodo in tv, al tg, nella vita
di tutti i giorni si sente parlare di privacy.
E questa è una vera e propria infrazione!
Una persona, se è veramente definita tale
dalla società, non può essere obbligata a
porre nome e cognome, per usufruire del
bagno, su di un foglio che verrà revisionato,
studiato, criticato e giudicato da qualcuno
tanto curioso da sapere quante volte uno
studente va a urinare! Se proprio costui
vuole condurre questo sondaggio per
tanta brama di sapere che almeno, invece
del nome e cognome, faccia porre una X!
Se invece questo foglio è finalizzato alla
restrizione dei continui vagabondaggi per
i corridoi, credo che sia più opportuno
che siano i professori a decidere quali
siano i casi più gravi e quali no tra i
propri alunni e quali punire e quali no.
Una semplice firma, una semplice esigenza
fisiologica, non può essere metro di
giudizio per la valutazione della condotta.
Ho scritto questo articolo per diversi motivi:
per dare voce a quegli studenti che non possono
o non vogliono, per paura, alzarsi in piedi e
dire NO; per spiegare i vari motivi per cui
noi, parte integrante della vita scolastica,
aborriamo questo provvedimento; per
poter finalmente “dire la nostra” e, inoltre,
perché ritengo che la scuola sia ancora
un luogo di serenità, di riflessione,
di dialogo che potrà in futuro essere
il ricordo più bello della nostra vita.
Valentina Sodero II A Cl.
Titoli di articoli
giornalisti o cartelli
realmente pubblicati
Si è spento l’uomo che si è dato fuoco
Giornale di Sicilia, 1998
Pompini a raffica, Carrarese KO
Gazzetta dello sport, 1992
(Pompini era giocatore del Livorno,
che in quella partita segnò 4 goal)
Falegname impazzito,
tira una sega ad un passante
Corriere della sera, 1991
Tromba Marina per un quarto d’ora
Corriere del Mezzogiorno, 1991
Fa marcia indietro e uccide il cane
fa marcia avanti e uccide il gatto
Corriere della sera, 1992
Incredibile, all’aeroporto spariscono
le valigi e del Mago Silvan
Il Messaggero, 2001
In cinquecento contro un albero,
tutti morti
La Provincia Pavese
Vendo giochi e servizi di carnevale.
Astenersi burlonie perditempo
Inserzione giornale annunci gratuiti
Questa macelleria rimane aperta
la domenica solo per i polli
Insegna in un negozio di Roma
Qui chiavi in 5 minuti
Insegna in un negozio di Cuneo
Si affitta l’abitazione del terzo piano,
la signora del secondo la fa vedere a tutti
Inserzione in una strada di Trapani
LO
SCUOLA DI PROGETTI
S
Ben 25 laboratori culturali
per far crescere gli studenti.
ono disponibili per i partecipanti
numerosi progetti di vario tipo, con libera
scelta da parte degli stessi di un solo corso.
Tra questi ricordiamo il giornale
d’istituto TuttoStampacchia, che
pubblica in due uscite annuali argomenti
riferiti ad attività scolastiche e non;
un corso di pallavolo maschile e femminile
insieme ad un progetto di ginnastica aerobica
e artistica, per tenersi sempre in allenamento
e far crescere culturalmente i partecipanti;
un corso di danza sportiva (hip hop) con
la creazione di alcune coreografie che
potrebbero essere oggetto di un’assemblea
d’istituto o della festa di fine anno;
per chi vuole conseguire il certificato di
abilitazione alla guida del ciclomotore la
scuola mette a disposizione il patentino a
scuola; un corso di Archicad, disegno in 3d
al computer e ancora un laboratorio “Ragazzi
in forma”; e ancora un corso di educazione
alla salute, uno stage di laboratorio
biologico, un corso di astronomia pratica o il
conseguimento di lauree scientifiche di fisica.
Sono inoltre proposti dalla scuola corsi per il
conseguimento della Patente Europea ECDL
per imparare ad usare al meglio il computer,
e corsi di inglese tra cui il Ket, il Pet e il First,
al fine di essere maggiormente specializzati
nella lingua inglese; un corso di chimica e
biologia di preparazione ai test universitari,
uno di analisi matematica e un altro di
nozioni generali di diritto ed educazione
alla cittadinanza attiva, con l’aggiunta
di un progetto di tecnologie del dna
ricombinante e manipolazione del dna.
Attività integrative per gli alunni sono il
corso di fotografia per usare al meglio la
fotocamera, quello di cinema e risorgimento,
il progetto latine “news” e il Progetto Riesci.
Piergiorgio Martella IIA Sc.
3
LE BELLEZZE DEL SALENTO INVASE DA RIFIUTI
Tricase, Zona Campoverde: fermata degli autobus inefficace.
Il territorio di Tricase è circondato da 121 discariche abusive censite
dall’associazione “Coppula Tisa”
S.T.P. accusata di inefficienza nei servizi svolti
Sole, mare, vento: che fine ha fatto questa
terra? Continua ad essere sommersa
da discariche. E, nonostante il tempo
inevitabilmente passi, la situazione non
cambia, resta immutabilmente la stessa.
Dopo tanto clamore che fine ha
fatto l’associazione Coppula Tisa?
Che fine hanno fatto i suoi progetti?
Tricase, la città più importante del
basso Salento, presenta la bellezza
di 121 discariche abusive, che
provocano solo una serie di problemi
a livello di salute della popolazione,
che determinano l’inquinamento delle acque superficiali e di quelle sotterranee,
diffondendo cattivi odori, pericoli di auto combustione e rischi di infezioni.
Infatti la relazione sullo stato di salute della popolazione pugliese risalente al 2006,
ci addita il più alto tasso di mortalità maschile per tumori maligni di trachea, bronchi e
polmoni, e, per quanto riguarda quella femminile, di tumori maligni al collo dell’utero.
Per questo era stato elaborato un progetto da parte dell’associazione Coppula Tisa, ossia
“La bellezza non si rifiuta”.
Che fine ha fatto questo progetto? Le vie di campagna continuano, ad essere invase di
elettrodomestici non funzionanti e da rifiuti pesanti di vario genere. Chi bonificherà queste
discariche?
E’ chiaro a questo punto che è necessaria anzitutto una bonifica a “livello morale”, che
rinnovi la sensibilizzazione su questo argomento.
Mi rivolgo dunque a tutti i cittadini:
“Denunciate, segnalate agli organi competenti i luoghi occupati da questo mare di rifiuti”.
Vi invito, magari, a creare dei gruppi di persone che periodicamente controllino le zone a
rischio, anche perché se si vuole migliorare le proprie condizioni di vita, bisognerà anche
fare dei piccoli sacrifici che sicuramente porteranno a dei risultati! L’invito, naturalmente, è
rivolto ad ognuno di noi, per sentirci impegnati in prima persona nella tutela della nostra terra.
N
Federica Sparascio II F
INFLUENZA A:
STAMPACCHIA
DOBBIAMO
PREOCCUPARCI ?!
I casi di questo virus nel nostro paese (il Salento) sono aumentati. Infatti sono circa trenta mila
i pugliesi che hanno avuto a che fare con l’influenza A, ma solo sei sono i casi più gravi per ora.
A quanto pare la preoccupazione aumenta perché quest’ influenza sta colpendo
molti bambini e ragazzi fra i 6 e i 15 anni. I casi più gravi riguardano due bambini
di 5 e 7 anni, che sono ricoverati nell’ospedale di Bari ”Giovanni XXIII”, per
insufficienza respiratoria. Essi sono tenuti sotto osservazione 24 ore su 24.
L’influenza A è una normale influenza, solo se curata adeguatamente. Non è facile capire la
differenza fra la febbre suina e un’ influenza stagionale, perché i sintomi sono più o meno gli
stessi (nausea, tosse, febbre alta, mal di testa,ecc.). Siamo venuti a conoscenza che anche nel
nostro liceo si sono verificati parecchi casi di influenza A. Possiamo ritenerci fortunati, perché
la gente colpita non era affetta da altre patologie, che avrebbero potuto peggiorare la situazione.
Abbiamo la testimonianza di una ragazza che ha riscontrato l’influenza A (H1N1).
Essa ha manifestato gli stessi sintomi, che ci farebbero pensare al virus. Nonostante la
somministrazione di molti farmaci la febbre non si abbassava e rimaneva superiore a 39,5.
Non vi sono indicazioni particolari per curare il virus. In alcuni casi anche la normale aspirina
può aiutarci, mentre se non dovesse bastare bisognerebbe usare altri metodi (con borse di
ghiaccio e cortisoni). È bene comunque seguire una corretta alimentazione e bere molto,
evitando gli alcolici. Comunque, per capire se si tratta del virus H1N1 bisognerà ricorrere al
tampone. Esso più specificatamente viene chiamato tampone faringeo. In medicina è effettuato
per la determinazione delle specie batteriche presenti
sulla mucosa della faringe; di fatto esso viene impiegato
per la ricerca della specie Streptococco beta-emolitico.
Pensandoci su, qui il vero problema è la psicosi, che
ognuno di noi ha, appena si sente parlare del virus.
E ciò farà sicuramente più danni. Gli ospedali, gli
ambulatori in questo periodo sono colmi di gente che
cercano di richiedere il vaccino. Ecco, il vaccino…
Qui la domanda sorge spontanea: Il vaccino conviene o no?
Peggiorerebbe la situazione? C’è ne abbastanza per tutti?
Nella provincia di Lecce i vaccini complessivamente sono
circa 200mila dosi, per ora però ne sono stati consegnati
solo 18mila, neanche la metà. In primis saranno
sottoposti al vaccino: le donne in gravidanza, il personale
ospedaliero, i bambini fra i 6 mesi e i 17 anni con patologie croniche. E c’è anche da dire che
il vaccino non è sicuro, perché le sostanze utilizzate per questo composto sono particolari.
Per una questione di tempo, diciamo così, è stato aggiunto il mercurio, che come tutti
sappiamo è cancerogeno, e con il passare del tempo potrebbe danneggiare i nostri apparati.
Per proteggerci da questa influenza, bisognerebbe vivere in una campana di vetro!! Questa
sembrerebbe l’unica possibilità per sfuggire al contagio, oppure basterebbe seguire delle
regole fondamentali, come: lavarsi le mani prima di toccarsi occhi, naso, bocca; coprirsi il
naso e la bocca quando si starnutisce o si tossisce; restare a casa in caso di raffreddore; ecc.
Se invece si vive a contatto con un malato di febbre suina, la scelta migliore è
quella di isolarlo in una stanza e di usare la mascherina per evitare il contagio.
Infine i dati che ci vengono comunicati giornalmente non sono certo confortanti, però
per adesso l’importante è non farsi prendere dal panico e gestire al meglio la situazione.
Martella Lucia 2H
“Gli studenti nei giorni di pioggia sono costretti a passare nell’acqua ed
a rimanere bagnati sino alla fine delle lezioni e fino al rientro a casa!’’
el mese di Ottobre a Tricase, in zona Campoverde, si sono verificati, nelle giornate di
pioggia, episodi spiacevoli per gli studenti del Liceo Classico Stampacchia che, dall’a.
s.2008/2009, occupano il nuovo edificio, adiacente allo stabilimento dei Vigili del Fuoco,
sulla strada che collega Tricase a Lucugnano.
Il Comitato dei Genitori, dopo aver preso atto della situazione in cui si trovavano i propri
figli, ha deciso di inviare una lettera al Dirigente della S.T.P. di Lecce, al Preside dell’ I.I.S.S.
Stampacchia di Tricase, al Sindaco di Tricase, al Sindaco di Tiggiano e al Comando dei
Carabinieri di Corsano, chiedendo loro una cortese collaborazione per risolvere le problematiche
presentate in questi quattro punti:
1) Nel mese di ottobre molti studenti diretti
a Campoverde, sebbene muniti di
abbonamento, non sono riusciti a salire sul
pullman perché pieno e, prendendone un
secondo, sono stati costretti a scendere nei
pressi del passaggio a livello e percorrere
circa 2 km a piedi, entrando a scuola alle
9 circa;
2) Vi sono pullman che non segnalano la
destinazione impedendo allo studente di
capire su quale salire;
3) La fermata sullo spiazzale antistante il
campo sportivo di Tricase è una soluzione
comoda per le manovre dei pullman ma non per gli studenti in quanto, per arrivare a
scuola, questi devono percorrere una lunga distanza e, nei giorni di pioggia, sono costretti
a passare nell’acqua e a rimanere bagnati sino alla fine delle lezioni e fino al rientro a casa
(circa 6 ore);
4) I mezzi di trasporto sono insufficienti rispetto al numero di studenti. Il Comitato dei
Genitori fa notare anche che ‘’10 metri più avanti della scuola ci sono delle rientranze
della sede stradale che potrebbero fungere da fermata (antistante la struttura dei VV.FF
e G.F.), consentire la manovra ai pullman ed, in caso di pioggia, far giungere in classe gli
studenti con i piedi asciutti.
La lettera si conclude con un avvertimento: “qualora non si procedesse a risolvere in
tempi brevi i disservizi e le anomalie riscontrate, i sottoscritti genitori provvederanno ad
inoltrare regolare denuncia per inadempienza nei confronti della S.T.P. presso la Caserma
dei CC. di Corsano o altre sedi competenti’’. A quasi due mesi dall’invio della lettera solo
alcune problematiche sono state risolte e la fermata nella zona di Campoverde è la stessa.
Ecco una breve intervista al Maresciallo Leone della Caserma dei CC. di Corsano che si
è interessato del caso:
In che modo sono state effettuate le indagini e quali sono stati i riscontri?
Appostandoci nelle varie fermate abbiamo riscontrato che effettivamente su alcuni
pullman i display digitali non erano funzionanti e che per questo motivo molti studenti
erano confusi nello scegliere il pullman, non conoscendone la destinazione. Inoltre
abbiamo constatato che molti non riuscivano a salire sul pullman perché questo aveva
raggiunto, anche superandolo, il numero massimo di passeggeri. (V. R. II A Cl.)
Dalle sollecitazioni di molti nulla è stato ancora fatto: opere pubbliche di cartapesta!
UNA CLASSICA
“Con l’avvento dell’inverno la pioggia stagionale inizia ad abbracciare
freddolosamente la nostra scuola allagando completamente le entrate,
infiltrandosi dal tetto e cadendo dai soffitti: sarà forse l’amore?’’
Ritornando a scuola quest’anno ho avuto un dejavou: ho visto
un temporale, i due accessi della mia succursale situata in
Campoverde completamente allagati, gocce di acqua che mi
cadevano in testa dal soffitto e, per concludere, la visione di me tutto
bagnato mentre nuotavo nel tentativo di raggiungere la corriera.
Forse in condizioni peggiori dell’anno scorso si ripresenta
l’edificio che ospita il Liceo Classico di Tricase e da ciò
sorge la domanda: come mai non è ancora cambiato nulla?
Facciamo velocemente il punto della situazione: nell’a.s.
2008/2009, date le condizioni pietose in cui si trovavano gli
alunni e i professori nelle giornate di pioggia, è stata presentata
una lettera di reclamo all’attenzione di Flavio Fasano, Assessore
ai Lavori Pubblici e allo Sport nella provincia di Lecce.
Dopo un breve periodo di tempo è arrivata la risposta
dell’Assessore, in cui spiegò che i lavori sarebbero presto
iniziati per eliminare quell’enorme avvallamento stradale,
che con la pioggia si trasforma in un lago, e per portare
le dovute sistemazioni all’edificio scolastico. Sappiamo,
a questo punto, che è cambiata l’amministrazione
provinciale e che Flavio Fasano non è più l’assessore
ai lavori pubblici. Che cosa ci potrà attendere?
Dobbiamo sperare che la nuova giunta provinciale
prenda a cuore la nostra grave situazione e ci aiuti a
superare tutte le difficoltà che noi studenti ogni giorno
dobbiamo affrontare.
Sappiamo che alcuni professori, già negli anni passati, hanno tentato di rendere
l’ambiente scolastico più ospitale; anzi ringraziamo in particolare il prof. Roberto
Figini, che ha avviato un progetto di arredo degli ambienti scolastici; grazie anche
alla partecipazione dei genitori e degli alunni, grazie al Dirigente, prof. Salvatore
Piccini, in questi giorni si sono avviati i lavori per rendere le singole aule più ospitali
con l’installazione di Proiettori digitali e di armadi per libri e strumenti didattici vari.
Insomma, alla fine il detto: “Se a spaddha nu ta ratti sulu nu ta ratta ciuveddhi’’ (Se la
spalla non te la gratti da solo non te la gratta nessuno), è vero! C’è da dire che non tutto si
può fare autonomamente però e, come in questo caso, molti si chiedono: mentre si attendono
nuovi sviluppi e nuove iniziative, gli studenti del Liceo Classico di Tricase devono continuare
a rimanere nell’acqua?
Vincenzo Riso, II A Cl.
4
IL MONUMENTO, LA RONDINE E IL GATTO.
U
Il castello di Tutino in forte degrado e abbandono
n giorno una rondine chiede un’informazione ad un gatto:
“Amico gatto, sono di passaggio e vorrei riposare prima di ripartire verso il sud.
Conosci qualche luogo che possa fare al caso mio?” “Amica rondine, posso indicarti un
antico castello che offre facile rifugio non solo a te, ma anche ad altri animali di passaggio.
Vieni, ti ci accompagno volentieri!” Arrivata in prossimità del castello, la rondine esclama
con stupore: “E’ proprio il posto giusto per me! Ti ringrazio per il suggerimento, ma …
sembra disabitato! Chissà da quanti secoli esiste!” “Cara rondine, è il destino delle cose
vecchie: spesso più sono antiche e più sono
trascurate … sono poche le eccezioni a
questa regola.”
Questo dialogo immaginario, di poche
pretese, nasce dall’amara constatazione del
degrado in cui versano non solo monumenti
pubblici, ma anche residenze antiche,
come, ad esempio, il castello di Tutino
del Comune di Tricase che, pur essendo
di proprietà privata, potrebbe tuttavia
godere di aiuti e sovvenzionamenti proprio
per il suo incalcolabile valore storico. Non
saprei dire quante volte passiamo e ripassiamo davanti a queste magnifiche testimonianze
del passato senza che neppure ci rendiamo conto della loro esistenza vicino a noi.
Quando trascorriamo dei periodi di vacanza in altri paesi (mi ritorna in mente la rondine
costretta a compiere lunghi viaggi migratori), ci rendiamo conto di come vengano abilmente
valorizzati piccoli cimeli e tracce di monumenti neppure lontanamente paragonabili al
patrimonio che noi abbiamo. Il carico di storia che ci appartiene meriterebbe ben altro.
Meriterebbe un restauro degno di questo nome, una valorizzazione che possa essere il
nucleo di richiamo e di ammirazione non solo di noi, abitanti spesso ignari di queste
fortune, ma anche di eventuali e non improbabili gruppi di auspicabili turisti.
Come fare per fermare l’interesse di coloro che curano i beni culturali su questi incolpevoli
monumenti? Come evitare che la loro doverosa attenzione emigri dopo poco tempo (come la
rondine chiamata verso altre terre solo da motivi climatici)? Mi piace immaginare, chiudendo
per un attimo gli occhi, come potrebbe essere valorizzato questo castello. Rimarcare e
completare l’abbozzo di fossato che lo circonda solo in parte; ristrutturare e rinforzare le
mura perimetrali restituendo loro l’antico splendore; conferire un’illuminazione valida,
sapientemente studiata; creare un eventuale percorso storico culturale concordato con la
proprietà. Riapro gli occhi e penso che sarebbe un buon punto di partenza per chissà quante
altre iniziative simili. Donare bellezza e valore a queste testimonianze storiche dovrebbe
essere per noi un obbligo morale al quale nessuno dovrebbe sottrarsi.
Giovanni Bellisario III G
QUALCHE “SOGNO ADOLENSCENZIALE” PER
SALVARE IL PATRIMONIO SALENTINO
L
unedì 16 novembre 2009 una rappresentanza delle attuali classi 3G e 4B, è stata
protagonista di uno speciale riconoscimento, dovuto all’ adesione ad un importante
progetto regionale: “Adotta un monumento”. La cerimonia, tenutasi presso la Fiera del
Levante (Bari), è stata presieduta dalle massime autorità degli Enti promotori, tra cui l’attuale
presidente della regione Puglia, Niki Vendola.
Con questo programma sono state finanziate le attività di 51 scuole della nostra regione,
tra le quali 5 della provincia di Lecce, con l’ obiettivo di stimolare nelle giovani generazioni,
la sensibilità ai temi della tutela e della salvaguardia dei beni culturali. Gli alunni delle due
classi hanno presentato, alla fine dello scorso anno scolastico, una relazione riguardante
le torri costiere del sud Salento nei loro molteplici aspetti (storici, urbanistici, ambientali
e sociali), avendo particolare riguardo per la “Torre del Sasso”, nel territorio tricasino.
L’interesse in questi ragazzi è nato soprattutto dal risultato nazionale, ottenuto da due alunni
della nostra scuola alle olimpiadi di storia dell’arte dello scorso anno scolastico. Infatti
Giovanni Bellisario e Roberto Bortune si
sono classificati secondi proprio presentando
una relazione riguardante le torri costiere del
nostro Salento. Lo stesso lavoro arricchito
dai contributi dei ragazzi di queste due
classi è stato presentato per l’adesione al
progetto regionale: “Adotta un monumento”.
Queste costruzioni, a scopo difensivo, sono
situate lungo la costa adriatica e ionica, in
uno stato di profondo degrado e rischiano di
essere completamente distrutte per l’incuria e il problematico intervento degli enti istituzionali.
Quindi lo scopo principale degli alunni interessati è quello di sollecitare l’attenzione degli
enti locali e della Sovrintendenza sui monumenti e sui beni culturali, al fine di
realizzare un intervento incisivo ed efficace, per la tutela e
per la valorizzazione dei monumenti in questione.
Adesso i ragazzi possono intervenire davvero, poiché i
finanziamenti sono stati messi a disposizione dalla
provincia e hanno tante buone idee da realizzare.
Non vorrei anticiparvi molto sull’operato
che a breve verrà portato a compimento, ma
sicuramente molti di voi sono a conoscenza
del chilometro, tra la terra, che deve essere percorso a
piedi per raggiungere la “torre del Sasso”; beh, sicuramente
lavoreranno su questo grave problema, per rendere più agibile l’accesso alla torre.
Non resta che augurare buon lavoro a questi ragazzi e un grande in bocca al lupo
a tutto il personale tecnico che verrà coinvolto per dare vita a questi “sogni adolescenziali”.
Rossella Distante III G
... continua da pag. 1
spalancare la finestra del futuro…”.
Per lui vivere era un continuo reinventarsi, sentire “il fremito di speranze nuove”,
dimenarsi dalle catene del vecchio mondo, librarsi in nuovi cieli, oltrepassare nuovi
orizzonti, sorpassare rinnovati limiti. Vivere era avere il coraggio di gettarsi “senza
paracadute” dal trampolino di lancio, di “liberarsi da soggezioni antiche e nuove”. Non
era un rassegnarsi all’esistere, un inginocchiarsi al trascorrere del tempo… Vivere era
volare e sospingere nuovi voli verso l’inarrivabile. Non era “passare indifferenti”
vicino al fratello in difficoltà, “lasciare il prossimo nel vestibolo malinconico della vita,
ma avere la forza di non rifiutare il sorriso, il tendere la mano, provare “l’ebbrezza
di camminare insieme”, fianco a fianco, progettare, osare, sacrificarsi insieme.
Questo è ciò che due grandi uomini scrissero per Tricase: inni alla vita,
malinconiche preghiere poco prima della partenza, inviti alla fratellanza e a gettare
lo sguardo oltre tutti i possibili limiti, lodi alla natura, alle creature di Dio, elogi
all’imperturbabile guardiana della cittadina, la Vallonea, rimpianti per il passato e
speranze per il futuro. È tutto qui. Impresso per sempre sulla nostra terra, impronte
lasciate su una storia non ancora conclusa. Voci che si rincorrono nel vento ed echi
interminabili. Poesie che scivolano, morbide, sulle tondeggianti curve dei promontori.
Salviamo le
nostre spiagge
Le spiagge del Salento
minacciate
dai
falò
abusivi
I
l salento è conosciuto in tutt’italia
e nel mondo per le sue acque
limpidissime e per le sue spiagge
finissime e dorate. Le splendide
dune fanno da cornice a questo
spettacolare paesaggio.
Proprio quest’ anno molte
delle nostre spiagge sono state
premiate con il riconoscimento
bandiera blu, conferito dalla FEE
(Foundation
for
Environmental
Education), un premio che ci rende
davvero molto orgogliosi. Il turismo
rappresenta una delle maggiori
possibilità di sviluppo economico
per un territorio come il nostro.
Ma la bellezza dei nostri paesaggi è
in pericolo. Questi splendidi paradisi
terrestri sono infatti minacciati
dalla
sempre
più
frequente
usanza della gente di festeggiare
giornate particolari (San Lorenzo,
Ferragosto)
con
l’accensione
di falò, senza usare spesso
recipienti per contenere i carboni
ardenti, o con l’organizzazione di
cene e festeggiamenti. Carboni,
immondizie, resti di cibo, vengono
lasciati sulla sabbia o nascosti tra
le dune. Le conseguenze di tutto
ciò si vedono nei giorni successivi:
sporcizia, per non parlare di alcuni
gravi incidenti come ustioni dovute
a carboni ardenti nascosti sotto la
superficie sabbiosa.
Le misure di precauzione, come
il personale vigilante in queste
serate particolari, adottate in molti
comuni, si sono rivelate insufficienti.
È necessario aumentare la vigilanza
e punire i trasgressori di queste
semplici norme con sanzioni
disciplinari o pecuniarie.
Proteggiamo il nostro territorio
per conservare il primato di meta
turistica preferita che ci siamo
faticosamente guadagnato.
Lorenzo Pispero IV B Sc.
L’A RTE
B
Valentina Sodero II A Cl.
DI
REAGIRE
eatrice è una ragazza come tutte le altre, va
a scuola, pratica sport, fa parte del consiglio
comunale dei ragazzi del suo paese e frequenta
persino gli scout e, detto questo, non mi crederete
se vi dicessi che è priva degli arti inferiori e
superiori. Eppure, cari ragazzi, è proprio così!
Infatti, una meningite fulminante ha compromesso
permanentemente la vita di Beatrice portandole
via braccia e gambe. Ma tutto questo non l’ha
scoraggiata! Infatti, appena possibile, ha iniziato
ad andare a scuola e poi ha ripreso le sue amate
gite con gli scout. Poi la sua vera passione: la
scherma. Prima la praticava abilmente a livello
agonistico e vuole continuare a farlo tutt’ora! Qua
però, Beatrice, è incappata nei primi problemi: per
praticare uno sport del genere, infatti, servono
protesi adatte, che arrivano a costare dai 30.000
€ ai 50.000 € ed essendo nel pieno dell’età dello
sviluppo, ne servono continuamente di nuove.
Ma se la malattia non ha fermato Beatrice,
secondo voi ci riusciranno i problemi pratici?
Suo padre ed i suoi amici, infatti, hanno dato
vita ad un’associazione chiamata “Art. 4 sport”.
Un’altra passione di Beatrice è l’arte! È
infatti brava a progettare e disegnare magliette!
Con gli utensili adatti riuscirà a creare una linea
di t-shirts che saranno poi vendute su un sito web
(ancora in via di realizzazione) e in occasione
delle tante attività sportive e culturali durante
il corso dell’anno. “Il ricavato”, spiega il padre,
“servirà a nuovi progetti di ricerca, sviluppo e
realizzazione di protesi per attività sportive”.
C’è da dire anche che le protesi per le
attività sportive NON sono sovvenzionate
dal Sistema sanitario nazionale e, come detto,
possono arrivare a costare fino a 50.000€ (come
quelle del famoso para-atleta Oscar Pistorius).
“Art. 4 sport” serve proprio a questo, a dare
a milioni di bambini mutilati la possibilità di
praticare uno sport. “Quando mia figlia è tornata
in pedana, sebbene fosse seduta in una carrozzina
e con il fioretto fissato alla mano con dello scotch,
l’ho vista per la prima volta ridere di gusto dopo
sei mesi!” Sono queste le parole del padre dopo il
ritorno in pedana della figlia, parole pronunciate
non solo con gioia ma anche con la convinzione
di essere riuscito a superare abilmente insieme a
sua figlia un problema di un così grosso calibro!
Salvatore Zollino II E
5
LA NUOVA DROGA DEI GIOVANI 2 IL XXI SEC. VISTO DAL PASSATO
Lo tsunami reale del mare virtuale:
Facebook colpisce ancora
Q
uesto
irriverente
titolo
forse
non
vi
è
nuovo:
è il sequel dell’omonimo
episodio del numero
di maggio del corrente
anno. Riprendiamo le
penne in mano, facciamo
girare ancora il torchio
perché
lo
tsunami
facebook continua ancora
a colpire e colpisce
proprio
chi
meno
ti
aspetti.
“E’ una droga pericolosa, un muro di apparenze,
uno
stupido
status
sociale….”
Sì,
sì,
già
sentito.
“Fa perdere la percezione della realtà…” già letto.
Ma allora perché la penna continua a scorrere, perché quel torchio
continua a girare, per imprimere sulla carta bella e patinata del nostro
Stampacchia parole già scritte e per mettere “sotto torchio” un fenomeno
che si espande a macchia d’olio (o di inchiostro, tanto per stare in tema)?
Veniamo al dunque. Non voglio sparare a zero su un fenomeno
che, in quanto veicolo di libertà d’espressione, di comunicazione,
di autodeterminazione, va tutelato. Smettiamola di demonizzare
Facebook (lettera maiuscola stavolta, dopo tutti quei bei titoli).
E’ l’uso che se ne fa il fattore determinante. Proprio come un’auto
a 200 cavalli: basta trasformare quel “cavalli” in “all’ora”, non
avrebbe alle nostre orecchie lo stesso suono, ma uno schianto acuto.
L’uso che se ne fa è da demonizzare, o piuttosto l’atteggiamento
ambiguo di chi lancia contro strali appassionati per poi
venirne irrimediabilmente risucchiato. Siamo tutti drogati?
E’ probabile, dal momento che siamo tutti su Facebook.
Inutile prendersi in giro scomodando autorevoli sociologi e psicologi, quando
in realtà è la nostra coscienza che deve risponderne. Se siamo davvero
convinti che Facebook sia una droga, disattiviamoci il contatto.
Chiudiamo il computer. Apriamo la porta, varchiamo l’uscio e
solo così potremo scoprire il vero abbraccio di un amico e capire
che è davvero “meraviglioso” (Modugno e Negramaro docent).
Peluso Alberta IV B Sc.
E-Book:
C
Tutte
le
sfumature
osa succede quando scuola, ambiente, economia e tecnologia si
fondono? Di sicuro nasce un qualcosa di rivoluzionario. Sembra
che quel qualcosa a breve si affaccerà prepotentemente nella nostra
realtà quotidiana. Di cosa parliamo? Degli E-Book.
Come lascia intuire il nome per esteso, Electronic Book, rappresenta
l’evoluzione dei nostri Book che troviamo oggigiorno nelle scuole, ma
non solo. Cosa sono effettivamente? Sostanzialmente non sono altro
che dei semplici dispositivi dotati di uno schermo (dai 5 pollici in su)
e di accesso rapido a internet, una sorta di cellulare solo schermo,
dalle generose dimensioni. In cosa si differenziano? La particolarità
risiede in una predisposizione dello schermo a riprodurre fino a decine
di tonalità diverse di grigio, caratteristica questa che rende gli schermi
di questi dispositivi particolarmente simili alla carta vera e propria,
evitando di affaticare la vista (cercare E-Ink per maggiori info).
Sono la soluzione giusta per l’ambiente? Certo, poichè un libro
elettronico non ha bisogno di migliaia di alberi per stampare
milioni di volte un libro. Basta digitalizzare un libro cartaceo in
formato compatibile con l’E-Book. A lavoro completato potrà essere
scaricato miliardi di volte utilizzando la sola connessione a internet. Se
può aiutare a rendere l’idea, pensiamo ai vecchi CD musicali contro gli
attuali mp3: “pile di dischi in pochi centimetri, biblioteche intere in
un solo libro digitale”.
Facile dunque pensare al risparmio degli spazi, del tempo e infine
la comodità che si avrà. Ai più attenti alle tematiche ambientali non
sarà sfuggito il fatto che tolto il problema degli alberi, si crea quello
dell’alimentazione del dispositivo (infatti uno “svantaggio” degli
e-book, comune a tutti i gadget tecnologici, è quello di dover essere
sempre e costantemente alimentati, anche dopo la fabbricazione). Sono
già riusciti ad introdurre dei piccoli pannelli solari che eliminano di
fatto il problema alla radice. Che bello verrebbe da dire a questo punto!
E anzi ci si inizia a chiedere: “Quando inizierà questo paradiso”?
Per chi ancora non lo sapesse l’attuale ministro all’istruzione, Maria
Stella Gelmini, ha espressamente affermato di voler traghettare il sistema
scolastico italiano in questa nuova avventura! Saremo tra i primi a dare
vita all’esperimento, in meno di un lustro probabilmente!
Solo vantaggi? A rivoluzione completata, tutto il sistema, che
tiene in piedi oggi il servizio, verrà tagliato fuori dai guadagni del
ciclo dell’informazione, permettendo notevoli risparmi alle testate
giornalistiche. Dunque resta da capire quanto gli edicolanti saranno
contenti di questa News: ammesso che riescano a fare in tempo a
leggerla.
Dario Giannuzzi V H
3 Aprile 1968 - 3 Aprile 2009
“Un secolo d’agi e di comodità
ma non perdete di vista lo studio”
Ricordo di Girolamo Comi
000: il secolo della globalizzazione - prodotto di un lento e
lungo periodo che affonda le sue origini nella prima Rivoluzione
Industriale - si è affacciato prepotentemente nelle case di tutti noi
conquistando sempre più terreno e mutando abitudini, usi e costumi.
Ma com’è visto questo graduale processo dalla generazione
dei primi del ’900, quella a cui appartengono i nostri nonni e
bisnonni?
Ecco una breve intervista al nonnino Orlando Medico e alla
moglie Luigia Longo, residenti a Corsano.
Come avete vissuto la vostra infanzia e giovinezza?
Siamo nati negli anni a cavallo tra le due Guerre Mondiali
(rispettivamente 1925 e ’29) e, come potete ben immaginare,
quei periodi, che ricordiamo come se fossero ieri, sono stati
pieni di sacrifici e di duro lavoro…
Noi bambini e bambine avevamo la
possibilità di frequentare solo la Scuola
Elementare, se si era fortunati, perchè le
scuole medie si trovavano in paesi limitrofi
e noi ragazzi all’età di 12-13 anni eravamo
già adatti ad aiutare i nostri genitori, in
particolare i nostri padri; il loro lavoro
era principalmente “’zzuccare” cioè
lavorare i blocchi di tufo nelle cave mentre
noi bambine eravamo dedite ad imparare
a ricamare, ad aiutare la mamma nei
lavori di casa.
Non avevamo a disposizione elettricità,
acqua corrente e tanta altre comodità
presenti adesso: l’acqua si attingeva
dai “puzzi” e le lucerne erano ad olio o
a petrolio. Abbiamo trascorso momenti
molto duri, abbiamo sofferto la malaria
ma per fortuna tutto si è risolto e siamo andati avanti
formando una famiglia mattone dopo mattone. Con la fine
delle Guerre il tenore di vita iniziò a cambiare. Da quegli
anni in poi tutto progredì e cambiò in meglio.
Cosa ne pensate della società attuale?
Ora è tutto più semplice, i giovani sono fortunati a vivere
tra agi e comodità ma non bisogna perdere di vista lo
studio, perché purtroppo la nostra società è stata ignorante
e, a causa di questo, abbiamo subìto guerre e fame.
Se un giorno un viandante
di qui passerà
in un caldo meriggio d’estate
sentirà l’Armonia di uno Spirito
danzare nelle ore senza tempo
e respirerà il profumo dei suoi rosai
vivi, inebrianti e spalancati
negli spazi senza spazio,
negli anfratti della memoria
nelle stagioni dell’anima
nei respiri di ogni essere.
E sentirà nell’aria
magie di suoni arcani
antichi e sempreverdi,
accordi senza accordo
di fresche vibrazioni,
sonorità di echi lontani
canti sciolti in musica
consonanti e dissonanti armonie
miti scolpiti
nell’incantesimo della Poesia.
2
Maria Luisa Palumbo
Il 3 aprile 2009, in occasione della cerimonia
avvenuta in Lucugnano per l’intestazione di
una strada del paese all’Accademia Salentina,
sodalizio letterario fondato da Girolamo
Comi, Macrì, Marti, Pierri, Anceschi,
ecc.., l’autrice ha dedicato il pensiero
all’ illustre poeta, in casa del quale
spesso si recava per la sua tesi di laurea
e dove era accolta sempre con gioia dalla
signora Tina Lambrini, moglie del poeta.
Tra le personalità presenti alla cerimonia,
vi erano due grandi maestri e docenti
universitari: il prof. Mario Marti, già
membro dell’Accademia Salentina e il
prof. Donato Valli, discepolo e amico
carissimo di Comi, al cospetto dei quali
ha avuto l’onore di declamare i suoi versi.
Orlando Sofia II A Cl.
La giusta distanza
dal cellulare
A
vere il cellulare in tasca,
sempre pronto all’uso
è ormai diventata una moda
tra noi adolescenti. Una
moda, si, ma non un bene.
Uno studio condotto dalla
Suleyman Demirel University
di Isparta ha portato alla
conclusione che i campi
elettromagnetici, prodotti
dal cellulare, danneggiano
permanentemente
le
ossa,
le
indeboliscono.
Hanno provato questa ipotesi
su 150 uomini che usano
portare il cellulare attaccato
alla cinta: è stato visto su di
essi che la densità delle ossa
del bacino era leggermente
inferiore proprio dal lato in
cui poggiava il telefonino.
Sul lungo periodo, quindi,
le onde elettromagnetiche
potrebbero demineralizzare
le ossa e renderle più fragili.
Sarebbe
quindi
meglio
tenere il cellulare il più
lontano possibile dal corpo,
spento quando è possibile
(in questo caso però non
vi è la totale assenza di
onde elettromagnetica, ma
solo la loro riduzione) e,
di certo, le vostre ossa vi
ringrazieranno!
Salvatore Zollino II E
E
BENVENUTI A TRICASE!
’ consuetudine porre all’entrata di un paese l’insegna
di
benvenuto,
magari
espresso
in
diverse
lingue.
A Tricase, in alternativa, si viene accolti con un’improvvisa serie di
sobbalzi causati dalle strade dissestate e non c’è scampo da qualsiasi
entrata: da sud a nord,da est a ovest. Infatti, le strade della cittadina,
peraltro riferimento del Capo di Leuca per le scuole e di tutta la provincia per
l’importante ospedale, sono prevalentemente caratterizzate dall’irregolarità
strutturale e da un assetto urbano altrettanto trasandato, che danno
l’immediata impressione di una trascuratezza che si tramanda da tempo.
La situazione è grave, poiché i profondi “crateri” e le “voragini” che si
aprono sul manto stradale, non solo danno una pessima immagine ma non
garantiscono l’incolumità dei guidatori e, ovviamente, contribuiscono a causare
danni ai veicoli, giovando solo ai gommisti e carrozzieri…magra consolazione!
Quello che sconcerta
è che, sebbene ci sia
consapevolezza riguardo al
problema, non si intravedono
misure adeguate a risolverlo
e, quelle poche volte che
si interviene, lo si fa in
maniera a dir poco affrettata
e precaria, cioè si rattoppa il
manto stradale senza alcun
criterio tecnico, con una
disordinata sovrapposizione
di strati di catrame che
ben presto peggiora la
situazione anche con riferimento all’equilibrio idrico. Non è un’affermazione
iperbolica asserire che dinanzi al Liceo Stampacchia, cioè in piazza
Galilei, una lieve pioggia crea un ruscello che, con un acquazzone, può
facilmente trasformarsi in un pericoloso torrente creando seri disagi
alla circolazione. Degna di nota è anche la gestione del traffico urbano,
monitorato da semafori spenti, da vigili non sempre presenti e attivi e da una
segnaletica carente, poco visibile e spesso distrutta da chissà quale incidente.
Vi è poi il dilemma dei parcheggi, sovente si utilizza la doppia fila,
quando potrebbero essere sfruttate vaste aree centrali come quella antistante
il cimitero vecchio. Le indigenze descritte sono un sottoparagrafo del
libro-raccolta che elenca le problematiche che urge risolvere a Tricase, in
cui da anni ed anni regna una staticità politico-amministrativa deludente.
Mario Angelelli III D
6
IL CROCEFISSO: un dibattito multi religioso. Tricase chiede aiutoal diavolo….
Confronto tra una donna cristiana ed una mussulmana
L
a Corte europea dei diritti dell’uomo ha
proibito l’esposizione del crocefisso nelle
scuole italiane in quanto “viola” la libertà
religiosa degli alunni, dopo aver accolto
l’istanza presentata da una cittadina italiana di
origini finlandesi. Il nostro governo fa ricorso..
C: Da cristiana, amareggiata, sostengo
che l’esposizione del crocifisso in classe
non sia offensiva per nessuno, perché non
significa adesione al Cristianesimo, ma è un
simbolo della nostra tradizione religiosa.
Tu cosa pensi di questa battaglia su un simbolo?
M: La decisione, per me è discutibile in quanto
togliere il crocefisso non è un segno di rispetto nei
confronti delle altre religioni, ma io lo leggerei,
piuttosto, come un’offesa per la tradizione e la
storia italiana, una storia lunga due millenni. La
scuola, è vero, è un luogo dove convivono presenze
diverse caratterizzate da molteplici credenze
religiose, o dal non professare alcuna religione. Si
tratta di dover garantire equilibri difficili, evitare
ingiustificate prevaricazioni, assicurare la tutela
di ogni diritto, rispettare la dignità e l’uguaglianza.
Guai, però, a pensare alla sentenza come ad un
precedente che apre un insanabile conflitto. E’
inconcepibile, inoltre, come ho sentito da più parti,
la proposta di mettere tutti i simboli ben allineati
in nome di un assurdo egualitarismo laico.
C: Certo, anche perché viviamo in tempi in cui sono
necessari il rispetto del pluralismo, la convivenza
tra diversi, non bisogna strumentalizzare queste
argomentazioni. Quando andiamo in un paese a
maggioranza musulmana abbiamo rispetto delle
moschee, o della voce di prima mattina del muezzin
che invita alla preghiera, o dell’usanza di toglierci
le scarpe prima di entrare in un luogo a voi sacro.
Altri, invece, non riconoscono, né comprendono
il valore del simbolo della tua religione, il
crocefisso , mi spieghi perché?
M: Il crocefisso vuol dire riconoscere il primato
dell’amore, il dono della vita agli altri. Un amore
del tutto cristiano, diverso dalle altre religioni,
che comunque meritano rispetto. Il nostro Dio,
incarnandosi, si è lasciato crocifiggere per amore.
Sulla croce Cristo allarga le braccia come per
accogliere tutta l’umanità anche quella di oggi
che vive senza Dio e senza speranza, per donare
la sua misericordia.
Voglio citarti un pensiero di don Tonino Vescovo,
che sta per diventare beato: “Essere fedeli alla
croce di Gesù Cristo significa vedere in essa
lo strumento della salvezza e intuire che la
redenzione è vicina”.
C e M: Il messaggio che vogliamo far passare è
molto semplice e chiaro: ‘L’ateismo non si esplicita
tramite l’eliminazione dei simboli religiosi, ma
con l’indifferenza’.
di nuovo!
Ogni città cela qualcosa di misterioso… E Tricase non è da meno!
I
mmersa nella vegetazione mediterranea, a lato di una
stradina poco praticata, che conduce dal centro del
paese a Tricase Porto, sorge una paricolare costruzione
ottagonale: la Chiesa Nuova. Dedicata alla Beata Vergine
di Costantinopoli, fu edificata nel 1685 per volontà di quei
contadini che volevano un luogo dove pregare non distante
dai luoghi del lavoro. Nonostante il nome del committente
(Jacopo Francesco Arborio Gattinara, marchese di S.
Martino) fosse evidenziato su un’ epigrafe oggi scomparsa
(probabilmente trafugata), sulla nascita di questa chiesa
viene tramandata una fantasiosa, ma lugubre leggenda.
Infatti, secondo la tradizione, la “Chiesa dei Diavoli”,
come è stata ribattezzata dagli abitanti di Tricase, fu voluta
da tal “Principe Vecchio”, che si narra potesse evocare
il Diavolo per chiedere favori o privilegi. Dunque
questo nobiluomo, ossessionato dalle richeste di alcuni
contadini, chiese aiuto a Satana, il quale fece edificare la
chiesa in una sola notte, in cambio della promessa che il
principe avrebbe offerto, in quella stessa costruzione, l’ostia
consacrata al caprone, simbolo del maligno. Il principe
non se la sentì di sfidare Dio e venne meno al patto,
provocando l’ira del diavolo, che per la rabbia scagliò
le campane della chiesa nel canale del Rio, dove nelle
notti di tempesta, ancora oggi, se ne udirebbe il suono.
Nonostante le voci riguardanti maledizioni, durante
la festa di San Vito, la tradizionale fiera si svolgeva nei
dintorni della Chiesa Nuova, e quindi la zona pullulava
di paesani e mercanti. Ma quando la fiera fu trasferita
nel centro di Tricase, per la Chiesa cominciò un periodo
di progressiva decadenza che la portò ad uno stato di
abbandono. Così, nel 1878, una visita del vescovo Maselli
ne sancì la sconsacrazione, e le entrate furono murate
per impedire il saccheggio da parte di vandali o profani..
La muratura che impediva l’accesso all’edificio è
stata rimossa nel 2002, un primo passo verso un piano di
recupero e rivalutazione della struttura. Ma otto anni dopo
la riapertura delle mura, questo misterioso edificio
di dubbio stile architettonico, anzichè essere restaurato
e rivalutato è stato oggetto di un ulteriore processo di
incessante degrado, divenendo di fatto, una discarica. Oltre
a poter rappresentare una meta per turisti e curiosi, resta,
comunque, un patrimonio storico e culturale appartenente
al nostro paese e voluto dai nostri antenati, come segno
della loro fede, e come tale va rispettato e recuperato.
NOTTI DA RAVE
Raduni dei giovani a forte rischio
“Mamma, allora io vado!” “Ma dove vai? Me lo dici?” “Mamma,
te l’ho già detto, vado a passare il ferragosto da amici. Tranquilla,
va tutto bene.” “Non ci credo, non andare” “Ciao mà!”
L
a macchina parte… parte per un viaggio che mai ti assicura il
ritorno a casa.
“Figlio mio, perché mi fai questo? Ricordo ancora i tuoi primi
passi…quando dicevi di voler sposare la tua mamma. Ora invece
ai tuoi occhi sembro quasi un’estranea, e mi nascondi una parte
della tua vita, quella parte che ti sta portando alla rovina.”.
Queste le parole di una madre che, tra le lacrime e i ricordi,
vede la vita di suo figlio sfuggire pian piano dalle sue mani.
I giovani oggi sono così, sempre meno interessati ai problemi
sociali e più vicini allo scatafascio. Bullismo, alcool, disco,
droga, corse clandestine, ed ora la moda dell’ultima ora sembra
siano i “rave party”. Il significato etimologico di rave è delirio,
estasi. E’ il raduno che apre le porte all’inferno, dove il diavolo
è la “ketamina”, un anestetico per cavalli che sembra quasi
acqua. E’ una delle peggiori droghe in quanto oltre a dare euforia e
leggerezza ha anche un effetto collaterale: provoca un abbassamento
del senso dell’udito e in alcuni casi determina la totale sordità.
Nel Ferragosto scorso, nelle
campagne di Diso si è ballato
per ore; i ragazzi cadevano
per terra privi di forze, eppure
si rialzavano, sotto il “sound
system” a 6000 Watt di potenza.
Tra la gente per terra c’era
anche Laura Lamberti, che a
differenza degli altri non si è più
rialzata.
Una vera tragedia che ha
cambiato in un attimo la vita dei familiari di Laura.
“Mamma! Ho visto morire una ragazza; ho avuto paura
che potessi morire anch’io. Scusa per quello che ti sto
facendo.” “Figlio mio, è tutto finito. Ora sei qui con
me..” “Mamma, ho avuto paura… ma so che lo rifarò.”
Pensieri che ho dentro di me da tanto tempo e che ho deciso
di mettere per iscritto dopo aver ascoltato la testimonianza
di una madre. E motivato ora più che mai per il fatto che il
problema abbia toccato la mia provincia, dedico queste parole a
chi come me cerca con rabbia e sacrificio di capire come l’uomo
possa arrivare a distruggere in questo modo il dono della vita.
Francesco Pellegrino III B Sc.
Giuseppe De Iaco IV B Sc.
Teresa Za e Najwa Hamidallah 3G Sc.
R
DISPUTA SUL CROCIFISSO… E DINTORNI
ecente e assai discusso è l’avvenimento di cronaca riguardante
la presenza o meno del crocifisso nelle aule delle scuole italiane.
Subito sono esplose accanite polemiche, si sono accesi fervidi dibattiti.
Si sono già schierate le due fazioni contrapposte: da una parte colei che
ha dato inizio alla delicata questione, Soile Lautsi, italiana di origine
finlandese che ha richiesto la rimozione dell’oggetto in causa e la Corte
Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo che ha approvato la sua
istanza; dall’altra, invece, si sono alleate le due maggiori istituzioni
italiane, ovvero il Governo e il Vaticano, assolutamente contrari a questo
provvedimento. Il ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini,
infatti dichiara che si farà subito ricorso contro la sentenza della Corte.
Ma cosa ne pensa l’opinione pubblica di tutto ciò?
L’Italia è nettamente divisa. Su facebook, come in altri
social network, sono sorti numerosi gruppi a riguardo, quali
favorevoli alla sentenza e quali no, così come anche sui giornali
lo scontro è aperto. Nelle stesse scuole si discute animatamente.
Analizziamo dunque le opinioni opposte di due alunne del nostro Liceo.
Perché vuoi/non vuoi il crocifisso nelle aule?
Sofia: “Il crocifisso, da sempre emblema della nostra religione, è
stato anche un punto di riferimento nelle nostre case, in quelle dei
nostri nonni ed avi, è stata l’ancora a cui si sono aggrappate le
generazioni precedenti quando la fame si faceva sentire, di fronte
al drammatico evento delle Guerre Mondiali, ma ancora oggi, nei
difficili percorsi che si presentano nella vita, si pone come un supporto
psicologico. Perciò se il crocifisso non ci fosse stato nelle scuole, nei
luoghi che ci circondano, non ne avremmo sentito la mancanza, ma se
c’è stato e c’è ancora vuol dire che, seppur un simbolo, rappresenta
la speranza, una “spalla” su cui piangere, una presenza con cui
confidarci, che non ci giudica ma semplicemente ci ASCOLTA.
L’ascolto: un valore che, indipendentemente dalla religione,
dovrebbe essere fondamento della società, dei rapporti umani. Ecco
perché il crocifisso: perché da sempre nessuno ha mai voluto capire
i problemi altrui, e se ora ci sono gli psicologi con cui sfogarsi,
prima e, spero, anche in futuro ci sarà il nostro caro crocifisso.”
Valentina: “Non condivido la presenza del crocifisso nelle aule
scolastiche perché non credo che sia utile ai fini dell’istruzione
e della formazione di uno studente. Un simbolo religioso non deve
venire a far parte integrante della vita scolastica. Un culto si deve
praticare nella sfera privata del cittadino e non deve rientrare
nei simboli di un’istituzione. L’Italia è uno Stato laico, non una
teocrazia. La componente religiosa deve rimanere al di fuori della
nostra istruzione. Faccio un esempio banale: come un professore
non può permettersi di portare con sé in aula la propria ideologia
politica per non contaminare il pensiero altrui, così il crocifisso
deve, a mio parere, venire a mancare sui muri delle aule.”
Cosa rappresenta per te il simbolo del crocifisso?
S: “Il simbolo del crocifisso, per me, non è tanto il simbolo della passione di
Cristo -come ci hanno insegnato nel Catechismo- ma è ciò che identifica
la nostra cultura, il nostro mondo, il nostro stile di vita, la tradizione,
a prescindere che si creda o meno nella storia rivelata dalla Bibbia.”
V: “Il crocifisso rappresenta la religione cristiana. E’ il simbolo
di questo millenario credo. Nel corso dei secoli, però, è stato
causa di conflitti, “guerre giuste”, controllo del sapere e di
oppressione. Guardando il crocifisso mi sovvengono alla mente
tutte quelle vittime massacrate nel suo nome. Per me rappresenta
un ostacolo al progresso. Specifico: non ripudio il Cristo, ma la
sua manipolazione, strumentalizzazione per fini poco morali.”
Sofia Orlando e Valentina Sodero II A cl.
7
Caro amico ti scrivo
Lettera
a
dei
coetanei
per
rivalutare il concetto di politica
C
ari ragazzi,
o dovrei meglio dire “cari compagni”, la
nostra vita è piena di illusioni, di false verità,
di ridicoli valori, perdendo spesso di vista
quelle che davvero sono le cose importanti.
Se vi domandassi cos’è per voi
la politica, molti si asterrebbero dal
rispondere,
altri
comincerebbero
a
enumerare un’infinità di aggettivi negativi
che ricollegano alla parola, altri ancora
resterebbero semplicemente in silenzio.
Perché tutto questo disprezzo nei confronti
di quella “scienza e tecnica, come teoria e
prassi, che ha per oggetto la costituzione,
l’organizzazione, l’amministrazione dello
Stato e della direzione pubblica”? Non
facciamo anche noi parte dello Stato?
Una delle frasi più celebri del filosofo
Aristotele è quella che definisce l’uomo
come “animale politico”, in quanto non può
fare a meno di relazionarsi e confrontarsi
con gli altri e con le problematiche comuni.
Politica è intesa, dunque, come relazione
e diventa una parte essenziale della vita
dell’uomo, senza la quale quest’ultimo si
ridurrebbe ad un semplice animale, spinto
dall’unico e solo principio di sopravvivenza.
Perché, dunque, ora siamo giunti a rinnegare
quello che per i padri della filosofia era uno dei
fondamenti essenziali per la vita dell’uomo?
Di acqua ne è passata sotto i ponti,
molte cose sono cambiate, spesso in modo
negativo. Si sono compiuti errori e se ne
continuano a compiere; si parla spesso di
corruzione, di nepotismo e di impreparazione
negli alti seggi dello Stato, che spinge noi
giovani a disgustare un mondo che vediamo
lontano anni luce dalla nostra realtà, che
ci limitiamo così a ignorare o ad osservare
da lontano. La totale indifferenza è, però,
segno di debolezza: non siamo in grado
di farci avanti per difendere quello in cui
crediamo. Perché, in fondo, crediamo
in qualcosa, non siamo privi di puri
ideali come invece vogliono dipingerci.
È vero, non esiste uno Stato perfetto, un
politico
perfetto,
un’amministrazione
perfetta, ma deve continuare ad esserci la
voglia di cambiare; occorre impegnarsi
per quello in cui si crede veramente
e lottare in modo tale che si avveri.
La politica non è molto differente
dalla medicina: si prende cura degli altri
con passione, con volontà, con impegno,
con costanza e con amore. La politica è
passione per il bene di tutti, è voglia di
cambiare e di trovare un giusto equilibrio,
è impegno nel realizzare quello in cui si
crede, è una costante ricerca delle giuste
dosi per la felicità e il benessere, è amore
della giustizia e della correttezza. Quindi,
compagni, dobbiamo avere più interesse
nei confronti della politica perché è sempre
e comunque parte di tutti noi e ci riguarda
direttamente. Come fare? Informandosi un
po’ di più, chiedendo chiarimenti e, se ne
avete la possibilità, partecipando a comizi o
assemblee tenute nelle varie sedi politiche.
E soprattutto, prendendo parte alla vita
pubblica perchè è proprio da lì, dal contatto
con la gente che scatta la scintilla che vi
farà appassionare sempre più a quest’arte.
Mariella Alloggio IV B Sc.
Chi È L’uomo Nero?
C
hi non sorride nel vedere un bambino
saltellare in un parco giochi? Ci ricorda
la nostra infanzia, il periodo più spensierato
della nostra vita, senza responsabilità, senza
pensieri. Quando, però, quell’infanzia viene
strappata dalle mani di un innocente ci fa
venire in mente solo disgusto, disprezzo.
Come può guardarsi allo specchio la
mattina l’uomo che priva un bambino
della sua felicità?
La pedofilia è uno dei tanti mali della nostra
società. Conoscete, per caso, l’etimologia, il
vero significato di questo termine? Deriva
dal greco e vuol dire. Con un sorriso ironico,
ma amaro, posso solo chiedermi come può
definirsi affetto un atto che distrugge la
psicologia di un bambino, che frantuma
la sua campana di vetro lecita a quell’età.
Le più svariate testimonianze dilagano nei
nostri giornali, nelle televisioni, nei siti
internet. Persone disturbate abusano di
piccole creature indifese, costringendole
molto spesso a compiere “atti impuri”.
Queste persone sono state identificate, a
volte, con coloro che dovrebbero essere
l’esempio dell’integrità morale, del rispetto,
della carità. Tanti sono i sacerdoti nel mondo
che abusano di minori, come dimostrano
testimonianze su internet, su un programma
Un
passato
ricordare
La forza di lottare contro tragici ricordi
che è uno dei pochi al mondo a trasmettere
temi scottanti di vario genere. Come per
esempio, una testimonianza di un ormai
quarantenne, che al solo parlare dell’accaduto
ha un groppo in gola e lacrime silenziose.
Ciò che dà rabbia, però, è l’indifferenza e
l’omertà degli organi più alti, responsabili
delle destinazioni dei sacerdoti: una volta
scoperto il misfatto, non esiste una pena,
come strappare il vestiario sacerdotale dai
suddetti e chiuderli in carcere, ma solo un
cambio di comunità parrocchiale, dove
compieranno gli stessi atti e, scoperti,
verranno mandati altrove. La denuncia
da parte della comunità ecclesiastica è
praticamente inesistente, perciò i colpevoli
non subiscono nemmeno una pena dalla
giustizia.
da RELIGIO… QUID EST??
Presicce, città degli ipogei.
A
volte dimentichiamo perché questo
comune così piccolo abbia un nome
così grande. Da sempre Presicce ha avuto
il maggior numero di trappeti a grotta di
tutto il Salento e ognuno di questi poggia su
una storia che ci coinvolge in primo piano.
La storia di quelle generazioni che erano
costrette a vivere e a lavorare nelle stesso
luogo , per poter sopravvivere e sperare
di dare un futuro a coloro che seguiranno.
Ma cosa resta oggi? E’ vero, quei luoghi
sono sempre lì, seppure non svolgano lo
stesso ruolo di un tempo , non sono mai
scomparsi. Scomparso sembra il loro
ricordo nella mente e nel cuore di chi ha
troppo ancora da percorrere per voltarsi
indietro e pensare su cosa poggia il nostro
oggi. Eppure c’è chi ancora lotta per
dare la luce a queste storie del passato.
L’Associazione Fiori di Pietra offre infatti
la propria disponibilità a chiunque
volesse visitarli, anche perché, nonostante
il tempo trascorso, si trovano sparsi per tutto
il comune come quando furono lasciati.
La speranza è che un giorno questi luoghi
possano tornare a vivere con la presenza
di coloro che vogliono ancora conservare
quel lontano ricordo di un tempo e che
abbiano la possibilità di trovarli sempre
aperti ad ogni occasione. Potrà mai
esserci un domani se già oggi abbiamo
dimenticato quello che abbiamo vissuto ieri?
Vito Vitali IV B Sc.
Incontro o scontro tra giovani e religione?
S
e un giorno qualcuno vi chiedesse
cosa significa per voi... E lasciate da
parte tutti i vostri pregiudizi.. la vostra
falsa morale di comunità che si professa
credente non praticante.. le vostre
preghiere da ultimo minuto prima del
fatidico momento dell’interrogazione..
il ricorso ad un magnanimo essere
caritatevole sempre pronto a prodigarsi
per voi.. Ecco forse ora siete pronti..
Tranquilli se è assodato che fin dall’antichità
l’uomo, spaventato da ciò che non gli è
consentito conoscere, cerca dei punti di
riferimento, nelle seguenti righe verrà
analizzato il complesso rapporto tra
giovani e religione. E se ieri tale rifugio
si concretizzava in un ipotetico essere
trascendente, oggi risulta molto più naturale,
soprattutto per le ultime generazioni,
affidarsi ad una dottrina più edonista.
Magari una dottrina che non richieda
una rigida osservanza di precetti e canoni
prestabiliti, quanto piuttosto una dottrina
fondata sull’immediato raggiungimento
della felicità, senza dispendio di energie.
Esempi di tale perdizione potrebbero
variare dal semplice attaccamento a
sostanze materiali di vario genere alla più
preoccupante convinzione che sia il successo
a rendere l’uomo degno di considerazione.
Strettamente connesso a ciò risulta essere
in primo luogo il totale disinteresse che
i ragazzi d’oggi nutrono nei confronti
della spiritualità, ma anche il disincanto
riguardante le istituzioni dedite al culto.
Questa situazione è frutto dell’odierna
concezione di sé, basata su rapporti
virtuali, sull’assenza di modelli a cui
aspirare, sulla tendenza al conformismo
che ormai schiavizza la società.. e in
particolare i giovani. Pertanto senza
giungere ad una sterile critica su quanto
“renda malata” la nostra generazione, è bene
sperare in una nota d’ottimismo che la nostra
anima possa aspirare ad un’idea di Bene
meno materiale e torni a tendere verso valori
non necessariamente di natura religiosa, ma
anche semplicemente fondati sull’amore
della Verità, che tanto coinvolgevano
e rendevano partecipi i nostri savi.
Beatrice Errico ed Elisabetta Toma IV B Sc.
La Chiesa, intesa nel vero significato
originale, come comunità di cristiani,
dovrebbe pronunciarsi e denunciare.
L’omertà è tanto grave quanto lo stesso atto,
se non maggiormente.
Omertà vuol dire complicità.
L’accanimento di queste parole non è rivolto
alla Chiesa in quanto tale, ma agli uomini
che la compongono. Errare humanum est,
ma siamo stati dotati di una ragione che
dovrebbe farci distinguere il male dal bene.
Lasciare “in libertà” queste persone è un male
oggettivo. Salvare le apparenze potrebbe
valere per un adolescente che segue la moda,
non per una comunità che vive da 2009
anni e che predica umiltà, carità, rispetto.
Quando Gesù Cristo disse “Lasciate che
i bambini vengano a me” era un atto di
rispetto e di gioia nel coinvolgere l’ingenuità
delle loro menti a discorsi impegnativi.
I bambini sono i nostri gioielli: preziosi
più che mai, ma molto fragili. Un semplice
graffio e la loro esistenza è rovinata.
Esistono, certo, tanti altri non religiosi che
non vanno certamente giustificati, ma puniti
giustamente.
“Piccolino, l’uomo nero non esiste”. Ne
siamo proprio sicuri?
Elisabetta De Giovanni V B Sc.
,
UN FULMINE NELL EDIFICIO
S C O L A S T I C O
Inagibile la sede di Via d’Aquino per 15 giorni
ella fine del mese di Ottobre la scuola è
stata colpita nella notte da un fulmine che
ha reso la stessa inagibile per circa 15 giorni.
N
Gli studenti della suddetta sede sono
stati trasferiti nelle aule disponibili
delle altre 3 sedi. Gli stessi lamentavano
continuamente di essere stati trasferiti in
aule dove è impossibile fare lezione: chi
nelle aule di informatica, chi in aule non
a norma della centrale... e così via. Si è
cercato di fare tutto il possibile per rendere
al meglio agibile la scuola nel minor tempo.
Noi studenti siamo rientrati nella sede anche
se con un pò di paura che l’accaduto nella
notte potesse ripetersi mentre noi eravamo
dentro... e le conseguenze si possono solo
immaginare... Rimanendo sull’argomento
“edifici dello Stampacchia”, gli studenti delle
succursali d’Aquino e Varisco lamentano
la mancanza di una palestra per svolgere
le lezioni di educazione fisica. La scuola
ha messo a disposizione un garage adibito
a “palestra” di fronte alla scuola durante
l’inverno, tutto impolverato e oltretutto
pericoloso per la presenza di 4 colonne nel
centro. Lo stesso fenomeno si verifica anche
nella sede centrale, per la presenza di una
palestra inagibile, tanto per non cambiare.
Per non parlare di alcune aule della
sede centrale in cui ultimamente è stato
necessario l’acquisto di un deumidificatore.
Aule con una piccola finestra in alto,
muri neri di umidità, tubi di scarico dei
bagni, passanti da lì, e a volte anche con
allagamento per la rottura degli ultimi.
Ragazzi, così non si può andare
avanti. Rivendichiamo il nostro diritto
allo studio, ad avere delle palestre agibili
e sicure per svolgere le nostre lezioni di
educazione fisica, ad avere delle stanze
igieniche in cui si può fare lezione, ma
soprattutto rivendichiamo il nostro diritto
ad avere delle strutture scolastiche sicure,
affinchè quello che è successo nella sede
di Via d’Aquino non si ripeta mai più.
Piergiorgio Martella 2A
8
Occasione unica per gli studenti del Liceo Stampacchia:
AUMENTARE DEL 5% LA MATERIA
BIANCA DEL PROPRIO CERVELLO
D
iciamo pure, senza convenevoli, che gli
alunni dello Stampacchia sono davvero
straordinari, ma grazie al professore Turco
Vito, potrebbero davvero superare se stessi.
Secondo i ricercatori dell’Oxford University,
fare i giocolieri, facendo roteare tre palline
in aria per sei settimane modifica il cervello,
aumentando del 5% la materia bianca nella
sezione posteriore del cervello, chiamata
sacco intraparietale. Quest’area contiene
nervi che reagiscono per permetterci
di afferrare gli oggetti sfruttando la
visione periferica. Naturalmente gli
scienziati sperano di poter sfruttare tale
potenziamento per curare le malattie
neurologiche, come la sclerosi multipla.
Si sono svolte nei mesi scorsi le elezioni dei rappresentati della componente studentesca.
COMITATO STUDENTESCO
Presidente: Julia Gessner; vice: Amleto Monsellato;
segretaria: Veronica Negro; tesoriere: Luca Ciccarese;
cassiere: Mario Panico.
Componenti del Consiglio d’Istituto:
Luca Licchelli, Salvatore Accoto,
Giulia Sicuro, Andrea Ciardo.
Consulta Provinciale:
Federico Morgagni, Mattia Riso.
“Mi attiverò – spiega Luca Licchelli - per essere il
rappresentante di tutti, non solo del liceo Classico, di cui
faccio parte, ma di tutto il liceo Stampacchia”.
“Svolgerò al meglio il dovere di rappresentante – promette
Salvatore Accoto – e sarò a disposizione di tutti,
sforzandomi di aumentare il numero dei partecipanti alle
assemblee studentesche, coinvolgendo tutti gli studenti”.
“Il mio intento è quello di salvaguardare i diritti degli
studenti – ribadisce Andrea Ciardo – per far crescere
tutta la componente studentesca”.
DA PARTE DELLA REDAZIONE I MIGLIORI AUGURI DI BUON LAVORO.
L
Ma rimaniamo nel nostro liceo. L’impegno
è davvero tanto; gli alunni fanno roteare le
tre palline cercando di sfruttare le capacità
di coordinazione visiva. Spesso le tre palline
cadono e tanti sono gli sconforti. Ma nessuno
si perde d’animo. Allora si riprendono le tre
palline e di nuovo si fanno roteare in aria
cercando di non farle cadere. La speranza
non è solo quella di ottenere un buon voto
in educazione fisica per veder aumentare
la media, ma di poter in futuro riuscire a
“PRENDERE LA PALLA AL BALZO”.
V C Liceo Sc.
stro
...il no urio è...
Aug
Topolino “compra” Spiderman
E
ra il 31 agosto del 1939 quando sotto
il marchio “Timely Comics” nasceva
lo storico marchio della Marvel Comics,
pubblicata dall’ editore Martin Goodman.
Ma “La Casa delle Idee” subì la svolta
decisiva sotto la guida del nipote di
Goodman, Stan Lee, creatore della
maggior parte dei personaggi che popolano
questo fittizio universo narrativo. Inizia
in questi anni la celebre Silver Age dei
comic, che riportò di moda i supereroi.
E proprio nel 2009 la Marvel compie
70 anni, imponendosi di fatto come la più
rilevante società nel campo dell’editoria
dei comics! Ma esattamente durante i
festeggiamenti è stata trasmessa la notizia che
la nota etichetta è stata rilevata dal magnate
delle fables, Walt Disney, per quattro
miliardi di dollari. Questo è un plateale
esempio del morboso attaccamento degli
imprenditori al denaro. E forse dal prossimo
anno tutti i ragazzi che hanno sognato,
“riso”, sperato attraverso quelle avventure
alla soglia della realtà, saranno costretti
a leggere storie assai diverse
da quelle a cui
sono abituati……
magari
con
T o p o l i n o
impigliato nella
ragnatela
di
Spider man!
Francesco Pellegrino
III B Sc.
Simona Fanciullo, Francesca Pepe e Giuseppe De Iaco
La politica malata dei giorni nostri
Tra le prime otto ginnaste ai Mondiali di Londra
G
rande risultato ai Mondiali di
Ginnastica Artistica di Londra per
l’atleta corsanese, Serena Licchetta, che ora
è tra le otto ginnaste più brave al mondo.
Serena ha solo sedici anni, ma
ha alle spalle un lungo periodo di
allenamento. Ha frequentato per otto
anni la Palestra L C di Cristina Licchetta,
docente di Educazione Fisica presso il
“Liceo Classico Stampacchia” di Tricase.
Nel corso del tempo il talento della
ginnasta si è evidenziato a tal punto da
permetterle l’entrata nella Nazionale Italiana
e la partecipazione agli ultimi Mondiali.
Nel 2012 alle Olimpiadi di Londra
Serena avrà l’occasione di dimostrare
nuovamente le sue qualità sportive, in
cui crede fortemente anche Jury Chechi,
grande campione olimpico di anelli.
Francesca Penna III B
TURISTI
così
a musica è quell’espressione leggera che parte dall’anima e fluisce in tutto il corpo.
C’è chi la usa come sfogo, chi la sogna, chi cerca di capirne i suoi valori, chi si
rende protagonista della sua meravigliosa esistenza. Ogni testo di una canzone è lo
specchio di vita di ogni suo autore; chi ascolta e coglie il significato reale di quelle
parole, può renderle la colonna sonora del proprio cammino. Nel mondo odierno musica
e stile sono due realtà di cui una compensa l’altra.Uno stile musicale molto forte si
rispecchia nei giovani nella personalità, nel pensiero e nel modo di presentarsi agli altri.
Questa realtà si ritrova anche nel nostro Liceo. Nell’ assemblea di gennaio si
vuole proporre di organizzare uno spettacolo di arte varia con gruppi musicali,
cantanti, ballerini e attori.
Questa iniziativa, proposta e coordinata dalla professoressa Maria Antonietta
Ingletto, che oltre ad essere docente nel nostro Liceo ha alla spalle trent’anni di
esperienza nel campo della danza e dello spettacolo, è aperta a tutti coloro che
hanno voglia di dimostrare ciò che sanno fare meglio. Presto, non appena si
definiranno i particolari, una circolare chiarirà le modalità di partecipazione. Ci
si augura che con tale iniziativa ci sia maggiore affluenza di aderenti sia come
numero di partecipanti allo spettacolo sia come numero di pubblico.…
“La musica è l’unica arte essenzialmente viva. Permette alla danza di
rendersi poesia, dove ogni movimento è una parola.”...
SERENA LICCHETTA
U
non
L
Riccardo Cavalieri IV G
SPENNATI:
incrementa
il
territorio.
na delle domande che i Salentini si pongono sulla
propria terra è quella riguardante lo sviluppo
economico derivante dal settore turistico: essi sono
consapevoli delle innumerevoli bellezze naturali, dei
magnifici paesaggi che li circondano, della cultura
e delle forme d’arte rintracciabili in città come la
Lecce barocca, definita da molti la Firenze del Sud;
tuttavia, essi si chiedono il perché la propria terra non
riesca ad esplodere, turisticamente parlando, sebbene
in potenza ne abbia tutti i requisiti. Insomma,
perché mancano i turisti o quantomeno perché se ne
ricevono sempre di meno rispetto alle potenzialità?
La risposta è semplice: i servizi, ed i
prezzi,
NON
sono
affatto
soddisfacenti.
Tralasciando il solito discorso sulla mancanza di
servizi efficienti quali i vari bus, ciò che veramente
limita le visite turistiche sono i prezzi sconsiderati
che negozianti, albergatori e ristoratori applicano ai
propri listini sia in bassa che in alta stagione; anche
nei mesi invernali un pranzo in uno dei ristoranti
sul tratto costiero Novaglie-S.Maria di Leuca, per
altro neanche a base di pesce, può costare sino a
60 €! Ed il bello è che tutti i prezzi sono allineati
verso l’alto, e nella maggior parte dei casi non
corrispondono a servizi qualitativamente superiori.
Ora secondo voi, cari lettori, un turista dopo
essere stato spennato nel breve soggiorno nella nostra
stupenda ma salatissima terra, tornerà volentieri
semmai lo facesse? La risposta appare scontata,
ed anche il rimedio: occorre abbassare i prezzi, in
maniera tale che anche i Salentini stessi possano
beneficiare dei servizi ad un prezzo più contenuto.
Dal premier al sindaco, la situazione è sempre la stessa
a parola “politica”, secondo la prima definizione che diede Aristotele, indica
l’amministrare la polis per il bene di tutti; oggi ovviamente non ci riferiamo
alla polis, ma la sostanza è sempre la stessa. Il fine della politica è, quindi, il
benessere dei cittadini. O meglio, dovrebbe esserlo. Perchè analizzando l’attuale
situazione politica italiana è facile rendersi conto di quanto essa sia a dir poco
precaria e di quanto la classe politica abbia perso di vista il suo scopo principale.
E’ una situazione che coinvolge tutti i livelli e tutti i partiti, un male che non fa
sconti a nessuno. Dal piano nazionale, con un presidente del Consiglio che si crede
addirittura al di sopra della Corte Costituzionale, organo che tutti noi dovremmo
difendere in quanto tutela la nostra Costituzione, fino alla realtà tricasina, con un
Comune in difficoltà, con un sindaco che -almeno per ora - sembra non riuscire a
prendere in mano la situazione, passando per quella regionale coinvolta nello scandalo
della sanità pubblica, in cui destra e sinistra sembrano non differenziarsi affatto.
Dal centrodestra che, forte del suo “leader maximo”, cavalca l’onda di
incertezza che caratterizza la gente in questo periodo di crisi economica ed
alimenta sentimenti xenofobi per rafforzare il proprio consenso, al centrosinistra
poco compatto, che non riesce a costruire una degna opposizione al governo
e che non prende posizioni univoche su argomenti quali la laicità dello stato o i
temi di bioetica, passando per la sinistra radicale che da perfetta masochista è
riuscita a frammentarsi dai tempi del glorioso PCI con la stessa frequenza con
cui un batterio si riproduce, fino a scomparire prima dal Parlamento italiano e poi
da quello europeo. Senza tralasciare la candidatura di veline e vallette, complice
una legge elettorale definita dallo stesso autore una “porcata” che pare però
non essere un fenomeno trasversale ma caratteristico di un certo schieramento.
La gente è stanca dell’autoreferenzialità, delle false promesse, degli scandali
che coinvolgono la classe politica, eppure essa continua a fingere di non percepirlo.
Nessuno chiede che si realizzi l’Utopia di Platone, ma credo che dai politici più
pagati d’Europa sia d’obbligo aspettarsi quantomeno uno sforzo maggiore per far sì
che il nostro sia uno Stato migliore.
si
Roberto Preite IV D
Dirigente scolastico: Prof. Salvatore Piccinni
Responsabili:
Prof. Giovanni Nuzzo
Prof. Carmelo Anastasio
Comitato di redazione: De Iaco Giuseppe, Ricchiuto
Angela, Calati Francesca, Ricchiuto Francesco,
Santoro Giulia, Storella Giulia, Sodero Valentina,
Bacalini Chiara, Zaccaria Laura, Bortune Roberto, De
Giovanni Elisabetta,Magno Antonella, Santo Giulia.
Collaboratori: De Iaco Giuseppe, Antonazzo Pierluigi,
Musarò Marco, Alloggio Mariella, Toma Elisabetta,
Errico Beatrice, Peluso Alberta, Ricchiuto Angela,
Giudice Elisa, Brigante Valentina, D’aversa Alessandro,
Woloszhnski Luca, Bellante Sara, Bleve Antonella,
Baglivo Emanuela, Riso Luigi, Martella Davide,
De Giovanni Elisabetta, Aretano Lucia, Magno Antonella,
Carbone Katia, Turco Vito, Ferraro Mattia,
Panico Riccardo, Ciardo Simona, Negro Domenico,
Cavalieri Riccardo, Calati Francesca, Biasco Francesca,
Antonazzo Marina, Giangreco Giuseppe, Luciano Attilio,
Antonioli Silvio, Santo Giulia, Sparascio Andrea, Preite
Roberto, Ricchiuto Francesco, Za Teresa, Hamidallah
Naswa, Aretano Laura, Indino Franceca, Grezio Donato,
Errico Enrico Antonio, Santoro Giulia, Musio Vera,
Girasoli Letizia, Sergio Federica, Moncullo Francesca,
Penna Francesca, Pellegrino Francesco, Zollino Salvatore,
Bortune Roberto, Moncullo Irene, Sodero Valentina,
Ciardo Assunta Riso Vincenzo, Nuccio Alessandra,
Storella Giulia, Aretano Roberta, Bacalini Chiara,
Chiffi Giulia, Zaccaria Laura.
Stampa:
Serafino Arti Grafiche
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