TuttoStampacchia-Maggio 2010

Transcript

TuttoStampacchia-Maggio 2010
A
ST
AM
PA
SE
“ G.
- LE
IC O
LI CE
O
N TIFIC O E CL
SS
IE
SC
C C H IA”
IC
- TR
A
Periodico del Liceo Scientifico-Classico “G. Stampacchia” - Piazza Galilei, TRICASE (Le) - Anno XIV - Numero 3 - A.S. 2009-2010 tel. 0833.544020
ELISA COSTANZO:
INVI(T)ATA SPECIALE
SULLA BRECCIA
di Giovanni Nuzzo
Il
nostro
giornale
d’Istituto
“Tuttostampacchia” taglia il traguardo
del XIV anno. Ogni responsabile di
giornale conosce quanto sia importante
tenere vivo un dialogo aperto con i propri
lettori, riuscire sempre ad interessarli, a
rispondere alle loro attese, problematiche,
aspettative. Contribuire alla redazione di
un giornale significa saper collaborare
con gli altri, assumere ed onorare gli
impegni, condividere e sperimentare
regole di partecipazione e democrazia.
Pubblicare
un
giornale
d’istituto
significa raccontare i percorsi didattici,
formativi, attuativi che servono per far
crescere gli allievi e perché diventino
più maturi e responsabili. Purtroppo
non sempre noi operatori della scuola
riusciamo a comunicare all’esterno tutto
il calore, la meraviglia, l’entusiasmo che
proviamo insieme con i nostri alunni.
“Tuttostampacchia” ha avuto la voglia di
creare qualcosa di nuovo, un’informazione
che ha puntato lo sguardo soprattutto agli
interessi del territorio. I temi ambientali
sono stati infatti quelli che hanno animato
il laboratorio giornalistico, con il rispetto
della natura e dell’uomo, anche se i nostri
interessi sono stati molteplici: dall’attualità
alla cultura, dalle discipline didattiche
alle attività extracurriculari, dallo sport al
tempo libero, tutti avvenimenti registrati
nel territorio e ripresi con puntualità e
spirito di osservazione. L’attualità locale,
i focus sull’ecologia, i grandi personaggi
dell’area salentina, le problematiche sul
futuro lavoro, le curiosità nello scoprire
le novità del mondo e tante altre iniziative
sono stati i temi trattati con vivacità dagli
allievi, che hanno dimostrato interesse ed
entusiasmo nei loro “pezzi”. Ancora una
volta ringrazio e saluto tutti per avermi
dato l’opportunità di vivere questa bella
esperienza condotta per lunghi anni.
PRENDIAMOCI
CURA DEL NOSTRO
TERRITORIO!
La giornalista incontra la redazione del “Tuttostampacchia”
T
ricase, 8 maggio 2010, ore 11.30. Aula magna
del Liceo Scientifico G. Stampacchia.
Tutta la redazione del giornale d’Istituto con
le penne in mano col compito di scrivere 5
righe in 5 minuti: è richiesta estrema capacità
di sintesi, essenzialità concentrazione. Una
sfida che i giovani giornalisti hanno accettato:
sintetizzare un pezzo dell’agenzia ANSA fino
all’essenziale.“E’ questa la dote che si richiede
ad un giornalista” spiega la mattatrice della
-chiamiamola- “sfida”. Se poi la mattatrice è
E l i s a
Costanzo,
(in foto),
affer mata
giornalista
dell’ANSA, allora il
fatto diventa notizia. E di più, un’occasione.
Elisa di occasioni di crescita ne ha avute: dalla
sua città, Alessandria, dove ha conseguito la
laurea in lettere moderne, a Roma, dove lavora,
tra un’agenda sempre piena di interviste,
appostamenti, reportage in presa diretta, ha
trovato un attimo di respiro e si è precipitata:
perché sa quanto, per un giornalista in
formazione, le occasioni siano importanti.
E il folto pubblico dello Stampacchia non
se l’è lasciata sfuggire. Ultimissima tappa:
un blitz a Tricase non per un comunicato
stampa ma per una comunicazione
con penne, volti, esperienze umane.
La giornalista avrebbe potuto parlare di
sè stessa : non l’ha fatto. Ha preferito far
parlare due voci: quella dei mostri sacri
del giornalismo e la nostra, in un incontro
tra le parole dei grandi e le opinioni dei
giovani in uno scambio di fatti. E lei non ha
esitato a rompere gli schemi della lezione a
compartimenti stagni e ci ha aperto le porte del
mondo del giornalismo moderno: le sfide che
la società lancia ai giornalisti, l’articolazione
interna di questo mondo-cantiere, le doti
essenziali per scrivere un buon pezzo. Tutto
in presa diretta, immagini suggestive, flash
efficaci, tempi veloci:con la celerità di un
tg e l’apporto emotivo di un quotidiano.
Anche perché “i tempi dell’informazione sono
sempre più brevi” aggiunge la Costanzo,”e il
giornalista deve saper vivere sotto pressione,
unire la passione al sacrificio. Essere
giornalista non è un mestiere: è uno stile di
vita”. Altre pillole: “siate curiosi, non abbiate
mai paura di chiedere”. E noi l’abbiamo
presa in parola e l’abbiamo assalita con le
domande più curiose. Perché la curiosità
è il vero motore della notizia. E non solo…
Alberta Peluso, IVB. Sc
L
a Vallonea di Tricase Porto va
protetta e riqualificata. Non ci si
deve meravigliare poi se il turismo a
Tricase cala negli anni. Non ha senso
concentrarsi, discutere e spendere fiumi
di parole (oltre che di denaro) su centro
storico e negozi, se non pensiamo prima
di tutto a valorizzare e proteggere i
nostri patrimoni storici e naturali. Sono
tanti gli esempi di zone che potrebbero
fruttare molto al nostro paese e che invece
vengono sempre messe in fondo alla lista
delle priorità,se pure ci rientrano. Una
di queste , che mai nessuno ricorda, è
il Boschetto delle Vallonee di Tricase
Porto, che sarebbe uno dei posti più
belli e ameni del nostro paese , se solo
venisse trattato come merita. Circa dieci
anni fa il Comune mise a disposizione
una serie di finanziamenti per la sua
rimessa a nuovo. Il boschetto venne
infatti risistemato con addirittura delle
nuove panchine. Strutture delle quali
oggi rimane ben poco, dopo che le
varie amministrazioni comunali che si
sono susseguite hanno completamente
abbandonato il progetto. Ora il posto
è ridotto ad un cumulo di ferraglia in
mezzo alla quale domina imponente nei
secoli, ma lontana dalla sua “famiglia”,
la Quercia Vallonea, che mai in tutti
questi anni ci ha abbandonato.
E pensate a quanto potrebbe farle
piacere vedersi regalare una nuova
“casa”, magari dove i bambini possano
giocare e farle un po’ di compagnia... o
dove un ragazzo in cerca di tranquillità
possa fermarsi a studiare o anche solo
a riflettere... Insomma proviamo a
staccarci un po’ dal fumo e dai ritmi
della vita cittadina per ricordarci di chi
ha osservato tutta la nostra storia e forse
vorrebbe in cambio qualcosa di più di un
po’ di panchine.
Vera Musio, III E Sc.
SPROFONDARE NELLA VERGOGNA
Un forte “NO!” al razzismo
“Una ragazza stava aspettando il suo volo
in una sala d’attesa di un grande aeroporto.
Siccome avrebbe dovuto aspettare per
molto tempo, decise di comprare un
libro per smorzare l’attesa. Comprò
anche un pacchetto di biscotti. Si sedette
nella sala VIP per stare più tranquilla.
Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e
dall’altro lato un giovane di colore che stava
leggendo il giornale. Quando cominciò a
prendere il primo biscotto, anche il giovane
ne prese uno; lei si sentì indignata ma non
disse nulla e continuò a leggere il suo libro.
Tra lei e lei pensò: “Ma tu guarda che schifo,
che arroganza, che maleducazione… se solo
avessi un po’ più di coraggio, gliene direi
quattro, tornatene al tuo Paese, prima di
viaggiare impara ad essere civile...”. Così
ogni volta che lei prendeva un biscotto,
il giovane di colore accanto a lei, senza
fare un minimo cenno, ne prendeva uno.
Continuarono fino a che non rimase solo
un biscotto e la donna pensò: “Ah, adesso
voglio proprio vedere cosa farà…!”
Il giovane di colore prima che lei prendesse
l’ultimo biscotto lo divise a metà!
“Ah, questo è troppo”, pensò e cominciò
a sbuffare ed indignata si alzò di scatto,
borbottò a bassa voce:
“i cafoni dovrebbero
restare a casa”, prese
le sue cose, il libro e la
borsa e si incamminò
verso l’uscita della
sala d’attesa. Quando
si sentì un po’ meglio
e la rabbia le era
passata, si sedette su
una sedia lungo il corridoio per non attirare
troppo l’attenzione e per evitare altri incontri
spiacevoli. Chiuse il libro e aprì la borsa
per infilarlo dentro quando.... nell’aprire
la borsa vide che il pacchetto di biscotti
era ancora tutto intero nel suo interno.
Capì solo allora che il pacchetto di biscotti
uguale al suo era del giovane di colore che
si era seduto accanto a lei e che però aveva
diviso i suoi biscotti
con lei senza sentirsi
indignato,
schifato,
nervoso. Al contrario
di lei che aveva
sbuffato, ma che ora
si sentiva sprofondare
nella
vergogna…”
Viviamo davvero in
un mondo libero?
Molti si trovano in situazioni drastiche
senza avere colpa, solo per essersi dimostrati
ciò che sono veramente. Noi dovremmo
essere persone libere in un paese libero:
è vergognosa e sconvolgente ogni forma di
razzismo!
Quanti ancora dovranno soffrire o, peggio
ancora, morire in attesa che la gente
capisca che le cose non vanno? Atti di
violenza accadono tutti i giorni e non ce
ne accorgiamo … perché se l’uomo è nato
libero dovunque vada è in catene?
Tutti, soprattutto i giovani possono dare
una svolta a questa situazione. Come?
Basta rendere il mondo un luogo più
consapevole e aperto a tutti senza divisioni
per razza, credenze e orientamenti sessuali.
Roberto Bortune, IIB Sc.
2
E IL CIELO È SEMPRE PIÙ...
NERO!!!
LA PUGLIA E IL SUO RECORD DI
INQUINAMENTO ATMOSFERICO
N
egli ultimi anni il tema ambientale è
sempre più gettonato e su di esso ci si
confronta e si lanciano progetti utopici per
la salvaguardia dello stesso. Nonostante
la Regione Puglia abbia un basso tasso
di industrializzazione rispetto alle altre
regioni della penisola, il tacco d’Italia
vanta una serie di poco invidiabili primati
riguardo la presenza di sostanze dannose
nell’atmosfera. Dai dati forniti dall’Arpa
Puglia emerge un quadro allarmante: una
elevata criticità della qualità dell’aria, nella
quale è riscontrata la presenza di numerose
sostanze inquinanti e nocive per la salute.
Sebbene la regione sia densamente
popolata, le cause dell’inquinamento
atmosferico sono altre, come la continua
installazione di centrali per la produzione
di energia elettrica. Uno scopo sicuramente
nobile, ma che non tiene conto delle reali
esigenze del territorio.
La Puglia infatti è una delle poche regioni
energeticamente autosufficienti; anzi
produce ben l’86% di surplus energetico
Guarda il mare quanto è bello…
Ispira tanto risentimento
STESSA SPIAGGIA STESSO MALE:
un mare di rifiuti nel salento
V
olendo svecchiare questa hit parade balneare evergreen canticchiamo anche “In tutti i
luoghi e in tutti i laghi”. Così il nuovo idolo delle ragazzine, nonché fresco trionfatore
di Sanremo Valerio Scanu, canta in tono sdolcinato e melodrammatico l’orecchiabilissimo
ritornello che echeggia nella nostra mente come le onde dell’acqua. Aggiungiamoci “in tutti
i mari” ed ecco che la canzonetta melodrammatica del momento diventa un drammatico
bollettino di guerra:l’inquinamento è davvero l’ultima guerra mondiale. Forse non dico niente
di nuovo, eppure da una parte c’è quella stessa comunità internazionale che ha sottoscritto il
protocollo di Kyoto ma che non fa che trasformare ogni “usato” in rifiuto; dall’atra loro, gli
usati- rifiuti di quella società , il pattume, l’immondizia, la monnezza che-chiamiamola come
vogliamo- è un esercito temibile anche perché non schierato, immondo proprio per la continuità
contaminante tra scarti disomogenei e destinato inevitabilmente ad aumentare le sue “fila”.
E’ facile scrivere queste parole su una tastiera. Più difficile è avere il coraggio di guardarsi
attorno con un occhio di riguardo (o di disgusto) alla nostra realtà locale. La massa indomita di
rifiuti si addensa e si densifica, contamina e si contamina, striscia viscida e si trascina, finibus
terrae, ai confini estremi dell’italico stivale. Ed è soprattutto il nostro Salento a farne le spese.
Terra di sole, mare, vento, percorsa da antichi tratturi in pietra, muri a secco, rustiche pajare,
torri costiere che si stagliano tra una terra rossastra di ulivi e un orizzonte perduto tra
ponente e levante, tra cielo e mare. E perduto tra i rifiuti: le splendide coste salentine sono
invase da rifiuti di ogni genere, chiazze e mucillagini galleggiano su onde divenute ormai
fogne a cielo aperto, passando per i flussi di acque fognarie e scarichi industriali riversati in
impianti di depurazione difettosi, in un Mare Nostrum che nel frattempo è inevitabilmente
sempre più “Mostrum”. E come se non bastasse è l’edificazione abusiva di strutture con
impianti fognari non a norma a rivelarsi ulteriore fonte di problemi, specie lungo il litorale
della bellissima Santa Maria di Leuca. Nonostante innumerevoli tentativi di appalto raccolte
differenziate e infinite iniziative verdi, il mare è sempre più nero e le aspettative sempre
meno rosee… ma c’è veramente poco da sdrammatizzare e un gran bisogno di agire.
Riporto di seguito un’efficace immagine di uno psicologo inglese Bateson. La nostra società
si comporta come una rana. La rana viene fatta entrare in una pentola piena d’acqua fredda.
È come se la temperatura venisse gradualmente aumentata senza che la rana la percepisca,
finendo lessata senza accorgersene. Per salvarsi la rana dovrebbe allora conservare e
riportare in vita la memoria delle vecchie sensazioni, ricordarsi della frescura del suo stagno
e balzar fuori. Dovrebbe,
ammesso che per una
rana sia possibile, unire
gli strumenti della natura
e quelli della cultura:
se rimane ancorata al
presente perde non solo il
passato ma anche il futuro.
Noi, che la possibilità di
unire natura e cultura
la abbiamo, corriamo lo
stesso rischio. Non sentite
anche voi che l’acqua
comincia a scottare?
Alberta Maria Peluso, IVB Sc.
Il pezzo giornalistico su riportato è stato premiato dal “Volantino” con la seguente motivazione:
“Il saggio dell’autore è una presa di coscienza dei problemi ecologici del nostro
Salento, con un forte senso critico e una visione matura della realtà. Alla
densità dei contenuti fa riscontro un linguaggio che non ha nulla da invidiare
allo stile di un giornalismo moderno, capace di oltrepassare l’aridità del
cronista attraverso il concorso di una fantasia comparativa fresca e audace”.
Da parte di tutto l’istituto e dalla redazione di “Tuttostampacchia”
i migliori auguri per una brillante carriera.
che
viene
esportato
soprat t ut to
nel
resto
d’Italia
E p p u r e
governo
nazionale e
enti locali
continuano
ad autorizzare nuovi progetti, spesso
senza una adeguata valutazione di impatto
ambientale. Se nel passato i pericoli
maggiori venivano dal mare e la Puglia
era oggetto di scorribande da parte dei
saraceni, ora invece il territorio pugliese
rischia di essere saccheggiato dai maggiori
centri di potere economici. Banche e
grandi industrie spingono sempre più
per ottenere certificati e finanziamenti
pubblici del valore di milioni di euro,
presentando numerosi progetti (anche di
centrali nucleari purtroppo). In sostanza
ci guadagnano solo loro, mentre i cittadini
pugliesi pagano un caro conto in termini
di salute, e non solo. Taranto risulta la
città più inquinata d’Europa, la provincia
di Foggia è sommersa da richieste per la
costruzione di nuove centrali a biomasse,
sono ovunque presenti numerose centrali
termoelettriche, come la centrale di Cerano
(la più grande d’Europa), non sempre
costruite a norma di legge, e in tutto il
territorio ettari di terra sono occupati da
numerosi impianti di pannelli solari. Tutto
questo accelera la desertificazione dei
campi agricoli e, sotto la veste di energie
alternative,
sostiene
quell’economia
finanziaria speculativa che mira a sfruttare
i finanziamenti nazionali, senza alcuna
programmazione del territorio. Ne paga
le conseguenze l’agricoltura pugliese,
che soffre pesantemente dei danni inflitti
all’ambiente, così come ne soffre anche
il settore turistico. Come può la Puglia,
rinomata meta estiva, inserirsi in modo
deciso nel mercato del turismo? Nessun
catastrofismo però, ma la sola convinzione
che i nuovi saccheggiatori sono partiti
all’attacco.
Francesco Luca IVB Sc
IL FUTURO “ECOMOSTRO” NEL MARE DI TRICASE
I
l litorale tricasino è composto da circa 8 km
di scogliera, fra la quale si celano talvolta
piccole insenature sabbiose, sconosciute a
molti. In particolare, la località ribattezzata
“Tricase Porto”, di cui si ha notizia sin dal
1400, è da sempre il punto di riferimento
per gran parte dei balneanti del luogo,
molto fieri di questo tratto di mare, che
sentono ormai “proprio”. Ma lo scorso anno
il nostro porto, e di conseguenza il nostro
mare, ha rischiato una grave crisi, dovuta al
danneggiamento dei depuratori (fenomeno,
tra l’altro, avvenuto anche in zone limitrofe),
che hanno “obbligato” il Comune ad
emanare un divieto di balneazione che vige
tutt’ora. Ora è però giunta la notizia che,
dopo il finanziamento per i porti di Gallipoli,
Brindisi e Trani, sono previsti 40 milioni
di euro per 5 nuovi porti da realizzare nel
Salento. Il progetto è stato affidato alla società
spezzina MAST SRL, che utilizzerà i 5,5
milioni stanziati per il Comune di Tricase,
al fine di completare l’opera in un tempo non
superiore ai 2 anni. Entro il 2010 è prevista,
infatti, la costruzione di un impianto
antincendio, di spogliatoi per diportisti,
di colonnine per l’erogazione dell’acqua,
un servizio di video sorveglianza e di
guardiani, attivi 24 al giorno, mentre,
entro il 2011, il dragaggio dei fondali,
il rafforzamento di moli e banchine
e il consolidamento dei frangiflutti.
Leggendo dell’inserimento di un servizio
di video sorveglianza e di guardiani, la
domanda sorge spontanea: non vorranno
mica costruire un carcere sottomarino,
sullo stile dei mitici “piombi” veneziani??
Infatti, un qualsiasi abitante di Tricase
può notare come le costruzioni veramente
urgenti, ovvero il rafforzamento della
banchina e il consolidamento dei
frangiflutti, date le mareggiate molto
frequenti che hanno dilaniato la struttura
portuale, siano programmate per il 2011.
Ma l’allargamento dell’attuale braccio, che
diverrà quindi un vero e proprio ecomostro,
il quale si estenderà in mare aperto, servirà
soprattutto ad ampliare il numero di posti
barca di 250 unità (mentre l’ attuale porto
ne prevede solo 200). Ciò comporterà
un aumento dell’inquinamento marino,
dovuto non solo al maggior numero di
imbarcazioni, ma anche alla diminuzione
del ricambio dell’acqua all’interno del porto.
Dunque, anche se il nostro “attivissimo”
sindaco ha definito questa costruzione come
“una grande idea che porterà un enorme
vantaggio a tutto il territorio di Tricase”,
in realtà diventerà un porto turistico
certamente non ecologico o avvenente.
Ci ritroveremo, infatti, sotto l’ombrellone
ad osservare una sorta di “costola”, la
quale, partendo dal vecchio porto, arriverà
sino all’estremità opposta (conosciuta
come “Punta cannone”), attraversando
interamente il mare nel quale eravamo soliti
rilassarci e goderci la stagione estiva!
Francesco Pellegrino IIIB Sc.
3
ME NE VADO IN
TRANS-FERTA
Sono a casa in uno dei tanti pomeriggi in
cui, di fare i compiti, proprio non mi va. Mi
arrovello per cercare e valutare le alternative
ad una serata di studio che si prospetta
poco più che noiosa. “Potrei uscire a fare
una passeggiata”, penso, ma mi ricredo:
perchè abbandonare il mio caldo rifugio
vicino al fuoco del camino e affrontare il
freddo invernale? In effetti restano poche
possibilità di svago che non implichino
un mio spostamento, anzi, a dirla tutta,
ne rimane soltanto una: guardare la tv. In
seguito ad un’attenta analisi decido che la
televisione, con i suoi programmi culturali
ed i talk show, potrebbe insegnarmi molto
di più di un pomeriggio passato sui libri di
scuola. Non me lo ripeto due volte e, dopo
un infruttuoso zapping, mi fermo sul cinque,
dove Barbara D’Urso sta conducendo il
programma pomeridiano “Pomeriggio 5”.
Un sacerdote sta discutendo animatamente
con sei donne dai tratti mascolini. Leggo le
scritte che appaiono in sovrimpressione e
la mia attenzione si focalizza su una parola
sola: Trans. Ecco, il
mistero è svelato: si
tratta ancora di trans.
Fatico a trattenere un
urlo di esasperazione.
ADESSO BASTA!
Voi crederete che io
abbia qualcosa contro
i trans, e cadreste in
un errore madornale.
Sono dell’avviso che
chiunque abbia il
diritto di scegliere
la vita che più lo
soddisfa. Il mio problema è un altro. Quante
volte avete guardato la televisione da un
mese a questa parte? Vi sarete sicuramente
accorti che la campagna più in voga del
momento, quella che molte reti televisive
stanno divulgando, è l’integrazione dei
trans e dei gay nella società, in quanto si
tratta di PERSONE innanzitutto, uomini e
donne che vivono qualche disagio in più a
causa delle loro scelte, non sempre comprese
da individui incapaci di adattarsi a ciò che
differisce anche minimamente dal loto stile
di vita. Trans e gay, in qualche caso, sono
ancora considerati i “diversi”, e quindi i
pericolosi, perciò sono spesso protagonisti,
e vittime, di aberranti fatti di cronaca.
Una domanda sorge spontanea: queste
persone vogliono apparire in televisione per
dimostrare che anche loro hanno diritto ad
una vita serena, priva di discriminazioni
razziali, e per dire che non sono differenti
dagli altri, ma, a lungo andare, per
l’insistenza nel rimarcare la loro non
diversità, non saranno comunque etichettati
come tali? Diciamoci la verità: le statistiche
sono disarmanti: tre pomeriggi su cinque, in
tv, troviamo trans che parlano della loro vita
difficile, dell’impossibilità di adattarsi agli
schemi della società, quattro reti televisive
su cinque hanno trattato l’argomento almeno
una volta, e, oramai, posso affermare di
conoscere bene i nomi di ogni trans o gay
apparso in tv nell’arco dell’ultimo mese.
Possibile che i media non conoscano altre
problematiche di cui trattare? Perchè ho la
brutta impressione che si stia enfatizzando
un disagio realmente esistente, unicamente
per incrementare l’audience dei nuovi
talk show, ponendo in secondo piano la
veridicità e, soprattutto, la drammaticità
di una realtà tutt’altro che facile.
Francesca Calati, IVG Sc.
L’ITALIA RESPIRA
A STENTO
L’inquinamento atmosferico mette
a rischio la salute degli italiani
L
a questione ambientale nel nostro Paese,
come del resto in tutto il mondo, è
oggi più che mai oggetto di discussione. In
particolar modo l’inquinamento atmosferico,
dovuto ad un aumento delle emissioni di
diossina e di CO2 , ha portato ad una serie di
cambiamenti climatici, tra i quali soprattutto
un innalzamento delle temperature. Ma in
cosa consiste esattamente?
Proiettandoci per un attimo nella situazione
dei cittadini milanesi, come del resto delle
maggiori città italiane quali Napoli e Roma,
avremmo sicuramente l’opportunità di
riconoscere i problemi cui devono far fronte.
Quotidianamente si ritrovano nella frenesia
della loro città, imbottigliati nel traffico per
ore, a contatto con un’aria tutt’altro che pura
e limpida…
Il tutto va indubbiamente a danno della
salute pubblica; una salute chiaramente
a rischio come si può ben notare dal
progressivo aumento di decessi per malattie
cardiopolmonari e respiratorie. Prendendo
come esempio la città di Milano, recenti studi
mettono in evidenza il rapporto causa-effetto
tra aria malsana e patologie respiratorie.
Anche i luoghi da sempre considerati oasi di
benessere del nostro Paese, sinonimo di aria
pulita e vita sana, vedono peggiorare la loro
condizione. Tra questi la Puglia, divenuta
leader indiscusso della produzione, a livello
nazionale, di sostanze tossiche nocive.
Molte città, per cercare di limitare le
emissioni di CO2 e di agenti inquinanti,
hanno indetto delle giornate di chiusura al
traffico, specialmente durante il weekend.
Tra le più attive e determinate compaiono
quelle padane e Milano. Dalle varie ricerche
condotte e dai risultati ottenuti traspare
quindi una situazione problematica,
volta a peggiorare se non si dovesse
intervenire tempestivamente. In particolare
occorrerebbe ridurre i consumi di energia
a favore delle fonti rinnovabili, diminuire
il volume dei trasporti di almeno il 15% e,
soprattutto, intraprendere una campagna di
sensibilizzazione, appoggiando abitudini che
col tempo possano diventare consuetudini di
vita. Malgrado possa sembrare un’impresa
ardua, non è del tutto impossibile.
Il Ministero dell’Ambiente ha infatti
organizzato per il prossimo 9 Maggio la
Giornata Nazionale della Bicicletta per
promuovere una mobilità alternativa ed
ecocompatibile, che riporta in scena uno dei
mezzi di trasporto più antichi e soprattutto
amato da tutta la famiglia.
Pedaliamo dunque verso un futuro dall’aria
migliore!
Giuseppe De Iaco e Mariella Alloggio, IVB Sc.
“La Puglia...
leader indiscusso della
produzione, a livello nazionale,
di sostanze tossiche nocive”
Cumuli di pietre che raccontano una storia
Adottata la “Torre del Sasso” di Tricase grazie alla Regione Puglia
A
dozione a distanza? Abbiamo adottato un monumento a noi vicino e “da vicino”:
la Torre costiera tricasina “del Sasso”, da anni in degrado, aspetta solo di essere
recuperata e valorizzata. Le torri costiere si affacciano sulla suggestiva costa salentina verso
orizzonti lontani e vicini, in un incontro corale di voci e culture che ne fanno i cardini
delle porte d’Oriente. L’Oriente della Grecia, l’Oriente della Turchia, ma anche l’Occidente
dell’Europa civilizzata, alla quale le torri sono rimaste nel tempo ancorate con basamenti
fermi e orgogliosi, in un percorso storico-culturale “in cammino” tra tratturi e spuntoni
rocciosi. Ma quando i basamenti scricchiolano e il percorso è poco agevole e lungo un
chilometro, tra lavori di recupero e scarpinate perdifiato, il lavoro da fare per valorizzare la
torre del sasso diventa arduo. Per questo riteniamo che il Comune di Tricase debba prendere
in considerazione le nostre proposte: provvedere ad un sinergico e tempestivo intervento di
consolidamento della struttura, riattivare gli antichi tratturi per il raggiungimento della Torre
con la rimozione dei rifiuti che la circondano, magari organizzando percorsi guidati con
segnaletica verticale; infine inserire
l’area in un contesto turistico di
ampio respiro, proiettandola in una
dimensione interregionale. Questo
è solo l’inizio: le idee in fermento
sono tante e, rincorrendosi e
incrociandosi tra i corridoi della
scuola, aspettano solo di essere
realizzate. Noi tutti, alunni e
docenti del Liceo Scientifico “G.
Stampacchia” di Tricase ci stiamo
attivando con ricerche, reports e
monitoraggio on-stage, abbiamo
raccolto materiale informativo e
progettato un vero e proprio quadro
di lettura, decodificazione e interpretazione
dell’opera
e
del
suo
linguaggio
monumentale. Immagini, planimetrie,
ricostruzioni storiche hanno riprodotto
fedelmente la nitida voce di un racconto
Le assemblee studentesche vanno deserte divenuto a sua volta più chiaro. Racconto
che, forse, potrà continuare ad echeggiare
Nella nostra scuola i rappresentanti si
ancora in voci in tensione tra terra e mare.
preoccupano mensilmente di organizzare le
Alberta Peluso, IV B Sc.
assemblee d’istituto, presentando argomenti
con i quali si spera di richiamare quanti più
studenti possibile, evocando problematiche
del mondo sociale, o argomenti che non
vengono trattati durante le lezioni scolastiche.
Lo “STAMPACCHIA” alle
Il diritto alle assemblee si ottenne grazie OLIMPIADI NAZIONALI DI FISICA
agli ormai famosi “movimenti sociali” del
2009- 2010
’68, durante i quali gli studenti di tutto il
mondo, protestando contro i poteri forti
Gara locale del 15 dicembre 2009
della borghesia, hanno visto riconosciuti
I primi 5 classificati che hanno partecipato
alcuni diritti che noi oggi non riusciamo
alla gara interprovinciale:
a “sfruttare”, vanificando quanto quegli
studenti hanno fatto (molte volte hanno CITO ALESSANDRO VF
1°
coperto le strade con il sangue di ferite 2°
ANGELELLI MARIO IIID
provocate da colpi di manganelli e catene 3°
MARTELLA DAVIDE IIID
ed altre volte pagando con la vita stessa). 4°
MORCIANO GIACOMO IVF
Vi
voglio
semplicemente
ricordare 5°
MARSIGLIO LUCA IIID
che partecipare alle assemblee è un
diritto/dovere di ogni studente e che la
partecipazione di tutti deve essere un
Gara Interprovinciale (Lecce, Brindisi,
momento di confronto con gli altri ed
Taranto), dell’11 febbraio 2010.
un’occasione di arricchimento culturale.
Piazzamento dello STAMPACCHIA
Purtroppo noi studenti del liceo non
tra i primi 10 della classifica generale con
corrispondiamo a queste nobili iniziative,
CITO ALESSANDRO 4° classificato.
considerando l’assemblea come un giorno da
trascorrere a casa o meglio ancora in giro per
negozi … e per questo durante le consulte
Gara NAZIONALE di Senigallia 8-10 aprile
si contano pochissime presenze, (come si
2010
è potuto notare durante tutte le assemblee
di quest’anno). Perché non “sfruttare”
CITO ALESSANDRO
premiato con attestato di partecipazione.
quest’opportunità che periodicamente ci
viene concessa? Possibile che non riusciamo
a capire che il nostro assenteismo potrebbe
privarci di questo sacrosanto diritto?
Ognuno di noi ha il dovere di contribuire
alla realizzazione delle assemblee con
la propria fattiva presenza esponendo le
proprie opinioni ed i propri punti di vista
sui vari argomenti trattati. Invito quindi
tutti voi a proporre, in futuro, argomenti
utili e che comunque possano convogliare
l’interesse di tutti affinché si possa contare
nella presenza e collaborazione di tutti noi
Alessandro Cito, VF Sc.
studenti nella buona riuscita delle assemblee.
OLIMPIADI NAZIONALE DI FISICA
U N ’ A L T R A
O C C A S I O N E
S P R E C A T A . .
Roberto Bortune, IIB Sc.
Senigallia, Aprile 2010
4
GINNASIO - LICEO DI TRICASE
1969 - 2009
GIOVANI
e
P O L I T I C A :
un binomio ancora
possibile?
A
d un mese circa dalla fine
delle elezioni regionali, si
sono effettuati bilanci di ogni
genere, ma vorrei soffermare la
mia attenzione su un dato a mio
parere preoccupante: la crescita del
fenomeno dell’ assenteismo dal voto
nella maggior parte di neo-elettori.
Come si è potuto desumere da
numerosi sondaggi attuati in
provincia di Lecce e su tutto il
territorio di Leuca, molti giovani
sostengono
di
non
sentirsi
adeguatamente e ben rappresentati,
altri invece avvertono sentimenti di
sfiducia e di avversione nei confronti
della Politica, ritenuta come un
ambito poco “pulito” inerente alla
vita di un uomo; altri ancora ritengono
che nessun politico sostenga le
loro idee, le valorizzi o le tenga in
benché minima considerazione.
Tale dato non può non essere
considerato gravissimo, poiché i
ragazzi sembrano non comprendere
quale sia l’importanza del voto,
dell’esprimere la propria opinione
all’interno della singola regione
e persino della propria Nazione.
Pertanto per superare questo
momento di allontanamento e di
disinteresse totale nei confronti
della politica e, di conseguenza, in
coloro che ci governano, sarebbe
a mio parere, opportuno istituire
magari delle scuole di politica o
poter trattare anche durante le lezioni
di educazione alla cittadinanza
e cittadinanza attiva, in classe,
argomenti inerenti le istituzioni e
gli organismi governativi, perché
possano suscitare nel giovane
l’interesse e l’entusiasmo di poter fare
qualcosa di propositivo e di fattivo
per la nostra tanto bistrattata Italia.
Allora l’interesse per la ‘POLITICA’,
termine che deriva proprio dal
greco polis (città), dovrebbe sorgere
in tutti noi sin da giovani, perché
piccoli o grandi siamo tutti cittadini
ITALIANI, che devono operare per
il bene del proprio Paese.
Francesco Cazzato, IIE Sc.
Nell’ottobre 1969 prendeva vita il Ginnasio-Liceo di Tricase; inizialmente costituiva
una sezione distaccata del Liceo di Casarano. Gli iscritti della prima ed unica classe di
formazione, il IV Ginnasio, erano 16 ragazzi che si avviarono a questa esperienza
scolastica. Nel dicembre 2009, a distanza di 40 anni, quegli stessi alunni con i docenti
di allora, hanno ricordato l’evento con una suggestiva manifestazione presso la sede
del Liceo Classico a Tricase, alla presenza del Preside e di alcune classi della stessa
scuola, ponendo anche una stele marmorea a ricordo di quegli indimenticabili anni.
Uno degli alunni del tempo ha ritenuto di mantenere vivo il ricordo con una lettera.
A
quattordici anni,con la ingenua gaiezza di quella età e con la benevola complicità
del caso, in sedici ci apprestammo a partire per un viaggio che avrebbe cambiato
profondamente la nostra vita, schiudendo i cancelli del futuro.
Nel liceo si entra fanciulli e se ne esce uomini e donne; sono i momenti magici e
strategici della vita riguardo gli affetti,
sesso e spinte ideologiche. E’ un’età in cui
la gioia e le ansie sono facce della stessa
moneta, convivono ma non si incontrano
mai pur avendo il medesimo valore.
Tutto ebbe inizio nell’ottobre 1969.
Il primo ottobre,per
generazioni
di
studenti, è sempre
stata
una data
fatidica in quanto
sanciva
l’inizio
dell’anno scolastico
in tutta la penisola
e quell’ottobre era
particolare, perché
apparteneva
ad
una fase passata
alle
cronache
come “autunno caldo” ma quegli accadimenti, pur rilevanti dal punto di vista sociale
e funestati da “Piazza Fontana”, non intaccarono la nostra ingenua visione del mondo,
sublimata dal recente sbarco sulla Luna. Ma anche noi eravamo dei pionieri, fondatori
di quella scuola, una avanguardia ancora inconscia dell’abbraccio della cultura classica.
Soli,unici! Avanti, nulla che ci potesse offrire il conforto di un’ esperienza, qualcuno
da emulare, da imitare, da ammirare, da rispettare o da temere; dietro di noi niente su
cui far valere la nostra giovane anzianità. Costituivamo un solitario cuneo pedagogico a
beneficio di coloro che sarebbero col tempo arrivati.
La propensione alla gioia come metodo di autogoverno non si formava mai a maggioranza
ma sempre all’unanimità, in un’armonia che si raccordava con le piccole aspettative e
diversità di tutti noi, senza invidie e, soprattutto, senza competizione. Ci accettavamo
per quello che eravamo. Saggiammo il Latino, il Greco, banalità culturali se valutate in
funzione di un voto; fondamentali strumenti, per leggere il grande libro della vita.
Gli anni sono trascorsi veloci ma, a voler guardare indietro, le nebbie del tempo non
hanno offuscato la memoria perché quello dei ricordi è un calendario le cui pagine non
vengono strappate mai, a rammentare una esperienza passata ed indimenticata anche
verso chi non c’è piu’. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la presenza umana
dei docenti, Pretoriani della nostra crescita, presidio didattico posto a difesa del nostro
completamento, custodi della matrice disciplinare paradigma del nostro essere.
Da allora sono passati quaranta anni ma spero che il buon Dio ci conceda di festeggiarne
i cinquanta con lo stesso animo.
VIVERE CON LA LUCE DENTRO.
... È POSSIBILE.
A
patia: “Mancanza di volontà e interesse di
fronte alla vita, ai sentimenti; alienazione
dalla realtà.”.
È questa la definizione che il vocabolario dà al
fenomeno che, accanto al “boom-facebook” e agli
altri cliché della generazione giovanile, sta entrando
sempre più velocemente nelle vite della maggior
parte dei ragazzi italiani.
Il problema coinvolge da tanto tutto il mondo
occidentale ma solo da qualche tempo il bollino
dell’emergenza in Italia si è tinto di rosso. Nelle
testimonianze raccolte dagli esperti questo “male di
vivere” è paragonato ad un peso che grava sul petto.
Una pesantezza che rende difficile il più semplice
gesto: un sorriso, un cenno amichevole, un dovere
scolastico, un bisogno emotivo o l’automatismo
della quotidianità…anche scartare una caramella
diventa un’impresa carica di pathos e dolore…
può sembrare ridicolo, ma paradossalmente non è
ancora questo il punto limite della situazione, spesso
aggravata da commenti di genitori con poco tatto
(“che problemi potrai mai avere tu a quest’età?!”) e
dall’insoddisfazione che cresce ad ogni giornata no,
ad ogni richiesta negata e ad ogni incomprensione.
Ci sono ragazzi che per risolvere situazioni di
questo tipo arrivano addirittura a pensare di
compiere gesti estremi, perché pur di non sentire
quel malessere latente sarebbero disposti a mettere
a tacere tutto, risolvendo il problema alla radice. La
buona notizia in tutto questo? C’è una soluzione,
o meglio una presa di coscienza che tutti noi
dovremmo provare a fare. Guardiamo per un attimo
al passato: i problemi che la gioventù moderna si
trova ad affrontare, tolti cavilli e particolari, sono
gli stessi che hanno affrontato i nostri avi. Tuttavia
allora non si sentiva parlare di depressione o simili,
quindi cosa è cambiato? Sarà il ritmo del mondo
che accelera sempre più e lascia indietro chi non
è abbastanza pronto e forte? O piuttosto sarà il
fatto che in passato il tenore di vita era tale che
anche la minima novità rendeva estasiati e felici
mentre noi, abituati ad avere tutto e subito, siamo
annoiati da ogni cosa e pronti a buttarci giù alla
prima delusione? Che questo articolo possa essere
un monito: impegnarsi, stupirsi, affrontare
i problemi a mente aperta e con il giusto
stato d’animo, saper trovare il bello in tutto,
comunicare, confrontarsi… queste sono le azioni
che ci salvano dal buio. Vale la pena rifletterci bene
sopra, vale la pena riprendere le redini della propria
vita e guidarla verso l’alto, vale la pena porsi degli
obiettivi e combattere per raggiungerli, perché chi
lotta e si impegna non ha tempo per deprimersi,
chi si batte per uscire vincente da questo marasma
chiamato vita non ne sarà mai sopraffatto.
Gabriele Marasco, ex-alunno, oggi avvocato
Letizia Girasoli, III E Sc.
ROBERTO PAZZI ED EVA CANTARELLA:
INCONTRI CHE APRONO LA MENTE
viaggio nella psiche umana dalle passioni romane alle nevrosi contemporanee
C
onsiderato
una
delle
maggiori
personalità letterarie degli ultimi
decenni, Roberto Pazzi è stato definito
dal New York Times, “l’erede” ufficiale di
Italo Calvino. Poeta e prolifico scrittore
ferrarese, si colloca a buon diritto sulla linea
fantastico-visionaria della narrativa italiana.
Noi studenti del Liceo Classico abbiamo
avuto il piacere di incontrarlo il 14 aprile
scorso presso la Sala del Trono di Palazzo
Gallone, per la presentazione del suo
ultimo romanzo “Dopo Primavera”, in cui
è abile regista di una storia impossibile,
al confine tra realtà e invenzione, tra
quotidiano e subconscio. Dopo
i saluti del Sindaco e la lettura
di alcuni passi del libro eseguita
da nostri compagni, Roberto
Pazzi, straordinario affabulatore,
ha trattato il tema del “doppio”,
oggetto dell’opera e che ha illustri
precedenti nelle letteratura di tutti i tempi,
dal “Sosia” di Plauto al “Dorian Gray” di
Wilde o al “Mattia Pascal” di Pirandello.
Attraverso un discorso coinvolgente e
appassionato che ha tenuto accesa la nostra
attenzione, l’Autore ha ripercorso la genesi del
racconto il cui protagonista, Aldo Mercalli,
scrittore cinquantenne, presenta molti tratti
fisici e psicologici in parte autobiografici , in
parte evocativi di altri personaggi simbolo
di questo genere letterario. Con grande
sapienza e maestria, ci ha dato chiarimenti
sulle problematiche che emergono dal suo
romanzo quali l’inquietudine dell’uomo
moderno che, insoddisfatto di sé, cerca la
salvezza in un alter ego perfetto ma fittizio,
o il narcisismo che spinge l’individuo
alla ricerca della giovinezza e della
spensieratezza perdute. Un romanzo che si
rivela “attualmente inattuale”, sconcertando
con il finale ‘a sorpresa’ il lettore abituato
alle delusioni e ai drammi della quotidianità.
Certamente un racconto diverso da
quello dei tanti volumi, pubblicizzati dal
marketing, che oggi affollano gli scaffali di
librerie, autogrill e ipermercati e che, pur
mancando d’invenzione e fantasia, sono
preferiti a libri di spessore culturale come
quelli di Roberto Pazzi , o come quelli di
Eva Cantarella. Docente universitaria
e studiosa apprezzata di letteratura e
storia antica, abbiamo avuto l’opportunità
di conoscerla il 24 novembre scorso, per
la presentazione del suo ultimo volume
“Dammi mille baci”, dove prende in esame
la concezione e le dinamiche dell’amore
al tempo dei Romani, analizzando i testi
di Marziale, Giovenale, Catullo,dal quale
prende ‘in prestito’ anche il titolo del libro.
Entrambi gli incontri sono stati predisposti
dalla Prof.ssa Bondanese.
Due sguardi diversi quelli di Eva Cantarella
e di Roberto Pazzi, uno rivolto al passato,
in particolare a quello romano, fondamento
della nostra cultura e della nostra tradizione
e l’altro attento al presente, causa ed
effetto delle nostre azioni, che hanno però
un identico risultato: un’introspezione
consapevole e mai banale nella psiche
umana che apre la mente a nuovi scenari e
orizzonti.
Elena Lecci, II B Liceo Classico
5
L
PUGLIA,
che energia!
a mano tende il filo e guida il decollo
incerto e capriccioso dell’aquilone che
il bimbo, riparandosi con l’altra mano dalla
radiosa luce del sole, riesce faticosamente
a far volare. Ci sono gli ingredienti per un
ridente e luminoso quadretto la cui plasticità
è facilmente intuibile: l’energia della mano
del bimbo che corre, l’energia del vento la
cui portanza fa librare in alto l’aquilone,
l’energia del sole i cui fotoni danno vita a
tutto. Il filo logico che lega questi elementi
è quello delle energie naturali che sono
state prese in considerazione. Sono delle
fonti di energia ubiquitarie ed inesauribili o,
come si suol dire, rinnovabili. La geografia
favorisce l’esposizione di regioni, come la
Puglia, a queste sorgenti di energia e non
usufruirne sarebbe certamente un peccato.
Cosa limita la diffusione di sistemi di
utilizzo di queste energie? La necessità di
disporre pannelli fotovoltaici su tetti non
sempre facili da integrare e da armonizzare
con il nostro paesaggio mediterraneo?
L’impossibilità di poter occultare, almeno
in parte, l’imponente e prepotente presenza
dei mulini eolici, facilmente individuabili
anche a chilometri di distanza? La nostra
regione ha dimostrato già da alcuni anni
l’apertura delle proprie vedute in tema
energetico e non passa giorno che non si
scorga sul tetto delle abitazioni dei nostri
UN MEZZO DA RISCOPRIRE: LA BICICLETTA
D
a diversi anni si è discusso molto su come promuovere e sviluppare l’uso della bicicletta
come mezzo di trasporto semplice, economico, ed utile per porre fine al problema della
gestione della mobilità e della salvaguardia dell’ambiente. L’automobile è ancora oggi il
mezzo dominante in tutto il Salento, utilizzato da lavoratori, casalinghe e studenti, che per
spostarsi di soli 100 mt. fanno uso dell’automobile o comunque di mezzi a motore. Si calcola,
infatti, che gran parte dei ciclisti “abituali” si concentra nelle regioni del Nord Italia, e in
particolare nelle regioni del NORD-EST, mentre nel Salento la percentuale è molto bassa.
L’uso della bicicletta potrebbe risolvere o comunque diminuire sia gli incidenti, il caos e
l’inquinamento dovuto appunto all’uso smisurato dei mezzi a motore. I veicoli infatti
consumano una grande quantità di energia, che deriva in gran parte da fonti non rinnovabili,
e i mezzi di trasporto basati su motori a combustione interna generano una fetta consistente
dell’inquinamento atmosferico.
Come incoraggiare quindi un maggior ricorso al pedale, da considerare come mezzo di
trasporto alternativo ai mezzi motorizzati??? Si dovrebbe puntare in primo luogo alla
costruzione di nuove infrastrutture, di nuove piste ciclabili estese, ma soprattutto sicure e
difese dai pericoli derivanti dal traffico stradale.
Quindi l’uso della bicicletta ha dei vantaggi sia per l’uomo, perché dà la possibilità di
spostarsi in maniera veloce ed efficace, non si subisce la congestione del traffico, e inoltre
offre libertà e indipendenza; sia per l’ ambiente in quanto la bicicletta è silenziosa e pulita,
non rappresenta una minaccia per la natura o per il paesaggio e non necessita di riserve di
carburanti fossili.
E’ auspicabile rimuovere le barriere che ostacolano il regolare traffico delle biciclette.
Questo provvedimento per la tutela dell’ambiente porterà non solo ad una diminuzione
dell’inquinamento ma anche ad un miglioramento del trasporto pubblico.
Camminando per i paesi del Basso Salento
BUCHE DAPPERTUTTO
“Le nostre strade somigliano sempre più a
...un formaggio svizzero’’.
È
un problema reale quello delle strade
salentine: sono numerose le vie,
comunali e non, che sono disastrate e piene di
buche, vie che si trasformano in enormi laghi
nei giorni di pioggia, che diventano causa
di incidenti, che danno una dimostrazione
visiva del degrado in cui viviamo.
La domanda sorge spontanea: perché queste
strade non vengono riparate e per anni
continuano a consumarsi sotto i nostri piedi?
Solo per fare alcuni esempi: la strada
provinciale che collega Tricase a
Lugugnano, proprio di fronte alla sede
del Liceo Classico Stampacchia, presenta
un enorme avvallamento della sede stradale
che nei giorni di pioggia si trasforma in
un vero e proprio lago non permettendo
agli alunni di uscire da scuola senza dover
mettere i piedi a mollo. Un secondo esempio
è Via 2 Giugno di Tricase, che sfocia nel
punto in cui nel periodo natalizio viene
allestita l’entrata del ben noto Presepe
Vivente Tricasino, essendo in dislivello con
le aree rurali adiacenti, con il maltempo si
trasforma in un fiume a carattere torrentizio
che scorrendo porta via con sé terra e fango.
In condizioni pessime, sempre a Tricase,
si trova anche un breve tratto di strada che
collega Via San Giovanni Bosco a Via Lecce
e per ultima e non meno importante poi
vi è a Corsano Via A.Morosini, nei pressi
dell’anfiteatro comunale, che all’incrociarsi
con Via Risorgimento non sembra essere più
una strada e, anche se viene quotidianamente
utilizzata dai più, da anni non viene asfaltata
e presenta un fondo stradale gravemente
dissestato.
Antonella Magno, VA Sc.
Come sarebbe bello passeggiare…
paesi l’indizio di un nuovo pannello solare
o di un impianto fotovoltaico in via di
realizzazione, oppure sul crinale delle
murge salentine la predisposizione per
una nuova pala eolica. Le riserve degli
ambientalisti sono spesso pregiudiziali, se
consideriamo che qualsiasi intervento della
mano umana deve necessariamente avere un
impatto ambientale da gestire. Gli estremi di
questo impatto vengono rubricati nell’ampio
capitolo della cosiddetta “sostenibilità”.
Energia, quindi, rinnovabile, sostenibile e,
ovviamente, pulita, senza residui inquinanti.
Gli sforzi progettuali sono indirizzati
proprio in queste direzioni: giunge infatti
notizia di pannelli solari installabili su
piani orizzontali o verticali senza perdite
di rendimento. È altrettanto recente l’altra
notizia di mulini eolici ad asse verticale, dal
minimo ingombro e dalla resa soddisfacente.
Non trova molto seguito, invece, nella
nostra regione l’energia geotermica,
apparentemente di buona sostenibilità, ma
di difficile ingegnerizzazione.
La sensibilità ecologica pugliese è un dato
di fatto incoraggiante: il mantenimento
dei cosiddetti ecoincentivi e l’introduzione
di soluzioni maggiormente sostenibili non
potranno che incrementare la diffusione
di questi modi di gestione delle risorse.
Sarà certamente bello e augurabile un
futuro col bimbo che corre su di un prato
sempre più verde, facendo volare l’aquilone
in un cielo sempre più azzurro, grazie ad
un impegno a rispettare la nostra splendida
regione sempre più fruttuoso e condiviso.
Giovanni Bellisario, IIIG Sc.
Un
P
centro storico fruibile ai cittadini.
asseggiando per Tricase il primo problema che balza alla mente di un comune cittadino
è la difficoltà a... camminare nel centro storico tranquillamente; figuriamoci quanto si
moltiplichi il problema per un diversamente abile.
Una buona e facile idea per rendere sanabile questo “difetto” potrebbe essere la creazione di
un’isola pedonale, ovvero la chiusura al traffico del nostro amato e decrepito centro storico in
modo che anche le famiglie,e non, possano trascorrere un pomeriggio tranquillo, lasciando
liberi i figli di giocare senza l’angoscia che una macchina in corsa possa, con alla guida una
persona distratta, interromperne la quiete. Per far questo basterebbe che l’amministrazione
comunale approntasse un adeguato
progetto
di
riqualificazione
ambientale del centro storico, come
avviene già in altri luoghi d’Italia.
Questo progetto potrebbe essere
finanziato con risorse pubbliche per
quel che riguarda la viabilità e i servizi
connessi. Inoltre potrebbero essere
concessi eventuali sgravi fiscali a
quei cittadini proprietari di immobili
che insistono in questa zona e che a
loro spese favoriscano l’adeguamento
omogeneo
delle
strutture.
È
evidente che la realizzazione di
tutto ciò migliorerebbe la qualità
della vita dei cittadini così come gli
eventuali turisti o gli stessi cittadini
potrebbero apprezzare la nostra storia
vivendola e non solo sfruttandola.
Mi chiedo perché una cosa così
semplice non sia stata realizzata fino
a ora? Sarà solo colpa di cittadini
poco sensibili alla bellezza del paese?
Secondo il detto “ognuno ha ciò che
merita”, sarà questo che meritiamo?
Giulia Santoro, IIIE Sc.
Il problema è evidente anche perché giorno
dopo giorno vediamo scavare e scavare, e
poi ricoprire con catrame strade che segnate
da mille cicatrici si presentano sotto i nostri
occhi in maniera arlecchiniana, tappezzate
di buche, dissestate, prive di asfalto e
inagibili.
Forse i Romani, da inventori del sistema
stradale, dimostrerebbero un forte rispetto
nei confronti della nostra società che,
dopo secoli e secoli di evoluzione e
industrializzazione, anziché progredire
su questo aspetto sta progressivamente
regredendo.
Ora la speranza è che chi ha il compito di
vigilare e tenere in buona condizione la rete
stradale possa iniziare a farlo con maggiore
serietà e impegno.
Vincenzo Riso, IIA Cl.
“...basterebbe un adeguato
progetto di riqualificazione
ambientale del centro storico...
...e l’adeguamento omogeneo
delle strutture...”
6
UNA SCUOLA DI QUALITÀ
L
a chiamano SCUOLA DI QUALITÀ.
Un liceo capace di dare agli alunni tutto
ciò di cui hanno bisogno: una cultura. Un
ambiente sano(?) in cui crescere e diventare
le nuove menti del prossimo futuro. La
scuola ci educa, ci dà ‘concime’ di marca,
e non, per diventare persone in grado di
criticare, ma soprattutto autocriticarsi.
La nostra scuola: il liceo Scientifico-Classico
“G. Stampacchia”. Noi: alunni ambiziosi
costretti a vivere in un posto che non ci
rappresenta, che non ci appartiene e che non
ci dà la possibilità di esprimerci. E qui non
stiamo parlando di idee, sono altri i problemi
che riscontriamo ogni giorno in questo posto
supervisionato dal signor nessuno.
Viviamo gran parte delle nostre giornate
chiusi in buchi di grigio cemento, senza
nessun colore, privati della possibilità di
uscire all’aria aperta perché noi, figli di
nessuno, non abbiamo un posto sicuro
dove poter prendere un po’ d’aria. Le ore
di educazione fisica sono glossario di
ONESTA’: UN VALORE FALLITO
P
in virtù di un fine che
giustifica ogni mezzo
Martina Bramato
In fondo sono esseri umani…
L
a cattiveria di noi alunni è impressionante. Saremmo disposti
a vendere l’anima pur di vedere in rovina chi è seduto al di là
della cattedra, catalogato spesso come un mostro senza scrupoli,
una pura macchina “spara-voti” senza volto né dignità. I piccoli
screzi sono ordinari ed è legittimo e naturale che ci siano, ma
le lotte ed i sotterfugi messi in atto da parte nostra contro il
“nemico dietro la cattedra” talvolta vanno oltre il MODUS
sperato, toccando l’eccesso che porta all’odio.
L’atteggiamento dello “scarica-colpe” è proprio di noi alunni,
incapaci troppe volte di assumerci le nostre responsabilità,
incapaci di ammettere uno sbaglio che addossiamo a chi non ci
garba, incapaci di affrontare con tranquillità l’onere dello studio
quotidiano. Lottare per il riconoscimento dei propri meriti è
giusto, qualora essi ci fossero. La lotta condotta all’eccesso
preoccupa un pò, come tutti gli estremismi d’altronde.
In fondo perché ostentare il possesso degli onori? Forse sarebbe
meglio avere la coscienza di meritarli…
M. B.
avete i fondi per riparare la palestra, almeno
rendete vivibili gli spazi a disposizione:
un po’ di calce per riempire i buchi del
campetto e dell’asfalto non dissanguerà
certo la regione!
E mi dispiace, ma la proposta di chiuderci in
classe a fare lezione di educazione fisica sui
libri noi non la possiamo accettare: evitare
l’ostacolo, non vi fa vincere la gara. Piuttosto
all’inizio dell’anno era stato proposto di far
spostare gli alunni per sfruttare le risorse del
territorio (palazzetto, piscina, campo).
DOVE SONO ANDATI A FINIRE I VOSTRI PROGETTI?
Qui non si parla solo di stupidi contentini,
ci servono risposte. Ci serve la certezza
che venendo a scuola non inciamperemo
negli scalini distrutti dal tempo che passa
disinteressato. Ci serve la certezza che
domani sarà un giorno migliore.
Non ci serve un bollino, la qualità si vede
dai fatti.
Giulia Santo, IVF Sc.
È ORA DI VIVERE
I
OVERO IL NOSTRO SCIENZIATO DELLA POLITICA!
Machiavelli avrebbe difficilmente immaginato una tale
distorsione del suo pensiero ed un così morboso attaccamento
ad esso da parte dell’uomo, uomo che vi ricorre in ogni azione,
pensiero, parola:
il fine giustifica i mezzi.
“Il fine ed il bene coincidono” riecheggia Aristotele… Ma
allora in cosa risiede l’errore? L’uomo crede fine quel mezzo atto
al suo raggiungimento, mezzo che diventa esso stesso finalità,
deformatrice della natura umana. L’uomo è buono perché dotato
di ragione secondo il pensiero illuminista. Ma occorre chiedersi:
la ragione è un bene permanente? Perché pare che oggi non
voglia più alloggiare nell’uomo, nello studente in particolare…
Qual sorta di mezzi utilizzati per adempiere al fine! E che fine
malefico in sé: il voto. Certo dello ius dei Romani ci è rimasto
ben poco! Il termine giustizia è stato turpemente inflazionato!
Che mondo scolastico ipocrita e materialista! La più grande
paura di Aristotele pare giustificata: anche lo studente scambia
per fine (la formazione in quanto persona) un mezzo ausilio
dello stesso (il profitto), per cui l’obbiettivo di divenire esseri
civili ed educati ai più sani principi viene subordinato alla
smaniosa brama di successo scolastico, all’insana voglia di
essere catalogati come un alto numero (possibilmente dall’otto in
su), ad una vantaggiosa apparenza culturale dentro vuota, vuota,
vuota... Perché attribuire tutta questa rilevanza ad un giudizio
numerico che denota senza connotare?
La vera cultura non si esplica in un tabellone che espone i tuoi
risultati, né in un voto inerente esclusivamente al compito svolto.
Non è un edificio costruito senza basi, né un uomo nato senza
cuore. Essa è il nocciolo virtuoso che matura giorno dopo giorno.
Su di esso si innesta l’albero secolare dell’esistenza!
preghiere perché nessuno si faccia male. Si,
abbiamo un campo da calcetto, se così lo si
può chiamare. Un campo senza reti, con le
mille e una buca da evitare; per non parlare
dell’unico spazio utilizzabile, cioè la buca
per il salto in lungo, che non viene pulita
da anni: nessuno si preoccupa di togliere
tutte le erbacce che decorano non solo il
campo, ma tutti gli spazi liberi. Giochiamo
a pallavolo sull’asfalto, perché la nostra
palestra è inagibile da mesi e nessuno prova
ad aggiustare le cose. E adesso è arrivato il
momento di chiedere spiegazioni, adesso è
arrivato il momento di parlare, di puntare
il dito. Signor preside, se lei ha il potere di
cambiare le cose o almeno di migliorarle,
le migliori. E la provincia, in particolare,
si rimbocchi le maniche, prenda i dovuti
provvedimenti, risolva i problemi che si
è proposta di risolvere, ci ridia la nostra
libertà. Dateci ciò che ci è dovuto: se non
l mio nome è Esperanza e sto per nascere. Tale
consapevolezza urla nella mia testa. Pochi minuti
ancora e la mia vita, come la conosco, finirà, ma un
unico pensiero mi consola: non sarò sola. Le persone.
Tutto ciò che bramo.
Sono seccata di sentire filtrate tutte quelle voci
amichevoli, il canto degli usignoli, il fruscio del vento
fra gli alberi, il piacere che scaturisce dall’odorare
il profumo di un fiore… niente è reale per me, non
finché non percepirò tutto attraverso i miei sensi.
Francamente non riesco a comprendere le storie che
mi racconta continuamente la mamma. Parla di un
pianeta diverso, popolato da uomini superbi, venali,
corrotti, spietati, insofferenti verso la vita, tanto presi
da loro stessi da non accorgersi che quello che stavano
costruendo non era altro che un castello di sabbia, un
intreccio evanescente di colori ad acquerello, aria putrida
dispersa in altra aria putrida. C’erano voluti anni perché
la natura si rivoltasse alla brutalità di coloro che la
stavano distruggendo, demolendola pezzo per pezzo.
Doveva pur difendersi, no? E quando le vittime della sua
furia si contarono a migliaia, il genere umano comprese,
e mutò. Le parole della mamma, percorse da una lieve
vena di amarezza, fanno credere che le sue non siano
storie inventate, bensì fatti realmente accaduti. Il mio
nome, secondo i miei genitori, simboleggia la speranza
che nasce dal cambiamento che genera una rinascita.
Lì, chiusa nel limbo di chi viene generato per essere, non
credo possibile che possa esistere un tale abominio.
Ma ero stata rassicurata: quel mondo apatico era una
lontana reminiscenza, un posto di là dal costituire una
minaccia per quella Terra nuova, viva. L’uomo adesso
è un animale diverso, partecipe dell’incommensurabile
bellezza della natura, in perfetta comunione con essa,
elemento prezioso al pari di ogni altra creatura. Come
se potesse esistere altrimenti.
D’improvviso sento il bisogno di stiracchiarmi, impresa
ardua dato che nella mia dimora ci sto un po’ stretta,
e odo mia madre gemere prima di captare una
melodia celestiale, armoniosa, magnifica. So da dove
proviene. Il “flauto” di papà. Non so precisamente
cosa sia un “flauto”. Mi piace immaginarlo come un
qualche animale splendente e solenne che canti al
solo fine di allietare. Forse è per questo che papà
non parla mai quando il flauto canta, per assorbire
tanta serenità quanta gli è possibile. Chi d’altronde
avrebbe cuore di interrompere quella magia?
Basta, ho deciso. Voglio conoscere il mondo. Il calore
che mi circonda va svanendo. Apro gli occhi. Il livello
dell’acqua si abbassa. Ho paura e sono felice. È ora di
nascere. È ora di vivere.
Ed ecco che vengo al mondo e i suoni, gli odori, il
freddo contatto dell’aria e il suo sapore pungente
mi investono e provocano un ventaglio di emozioni
contrastanti. Vado nel panico e l’unica maniera per
sfogare la complessità che sento dentro è piangere.
Passa il tempo e torno tra le braccia della mamma. Gli
occhi chiusi m’impediscono di vederla, tuttavia so che
si tratta di lei. Lo avverto dalle ondate di amore che
emette. Penso che quello che gli uomini chiamano
oro, parlandone con tanto ardore da sfiorare la
cupidigia, non valga la ricchezza di quel momento.
Mi sveglio. Ho diciassette anni e sono nel mio
letto. È l’alba, si capisce dal canto degli uccelli fuori
dalla finestra della mia stanza. Mi alzo per aprire le
imposte e guardo gli alberi d’arancio del giardino
dietro casa, le foglie sono coperte di rugiada. Mai la
bellezza della natura mi era parsa così travolgente.
Francesca Calati, IV G Sc.
“...l’uomo...
è partecipe dell’
incommensurabile
bellezza
della natura,
in perfetta
comunione
con essa...”
7
RSU:
La situazione d’emergenza del basso Salento.
una
realtà
dimenticata
o…
ignorata?
E quando le discariche chiudono i rifiuti dove vanno a finire??....
Rsu:
cosa vorrà mai significare questa
sigla?
Convenzionalmente
si utilizza per indicare tutto ciò che ha
a che fare con plastica, carta, vetro,
spazzatura, Rifiuti Solidi Urbani (difficili
da smaltire). E, come una reminiscenza,
chiama all’attenzione le menti di politici
e di sindaci ogni qualvolta la situazione
ritorna ad essere di una particolare e grave
emergenza.
I rifiuti cittadini sono diventati i prodotti
del nuovo mercato, la diretta conseguenza
della pratica dell’usa e getta, di un labirinto
in cui non si conosce né la porta d’ingresso
né la via d’uscita; siamo le vittime di una
corsa in cui il vincitore è il manager o il
pubblicitario che ha il compito di convincere
a comprare, consumare e gettare e poi
ancora comprare, consumare e gettare
fino al punto in cui, quando emerge tutta
la negatività di questa assurda propaganda
affaristica, si è costretti a ricorrere a delle
soluzioni “tampone” assurde.
Il settore dello smaltimento dei rifiuti è
quello in cui emergono i più chiari difetti
di quel mercato domanda-offerta. Detta
così potrebbe sembrare quasi una visione
distorta della realtà ma, a livello mondiale,
le testimonianze dei paesi poveri invasi
da tonnellate di rifiuti provenienti dalle
industrie e dalle grandi città occidentali,
si commentano da sole; mentre i “grandi”
del mondo si limitano a organizzare eventi
di portata internazionale per “decidere le
sorti dell’ambiente”.
Andiamo nel concreto: in che termini i rifiuti
e la loro raccolta interessano così da vicino
il cittadino? Perchè mai un problema di tal
genere dovrebbe destare l’ attenzione?
Prendiamo come punto di riferimento il
Salento. Anche qui ci si è dovuti “alzare le
maniche” di fronte a quest’ incombente
problema. Fortunatamente la prontezza
degli enti amministrativi ha saputo tener
testa alla situazione presentatasi con la
nascita di vari enti locali con scopo quello di
coordinarsi e collaborare insieme riguardo
la gestione dei Comuni e, tra i tanti altri
obiettivi, si è proposto anche quello di
gestire e smaltire i rifiuti; ne è un esempio
l’Unione dei Comuni della Terra di Leuca
attivatasi il 22 settembre 2001 mediante
un Atto di Costituzione sottoscritto dal
sig. Biagio Cazzato, l’allora sindaco di
Corsano, dal sig. Luigi Nicolardi di Alessano,
Salvatore Monteduro di Gagliano del Capo,
Giovanni Pisanò di Morciano di Leuca,
Angelo Galante di Patù, Giovanni Siciliano
di Salve, ed infine Ernesto Bellante di
Tiggiano.
Precedentemente al 2000 i sette comuni
sopracitati usufruivano di un servizio
di spazzatura basato su un sistema di
cassonetti situati in vari punti del paese,
mentre, dal 2002 circa, l’Unione dei
Comuni e la sezione ATO Le3 sono state
le protagoniste di una svolta: l’ entrata in
funzione di un servizio “porta a porta” con
l’ eliminazione totale dei cassonetti.
Il costo? Il cassonettizzato (costi inferiori
di raccolta, meno personale ma maggiori
spese di smaltimento) alla fine dei conti
richiede lo stesso impegno economico del
porta a porta che però, in prospettiva, oltre
agli evidenti vantaggi ambientali, porterà
anche vantaggi economici.
Da allora sono trascorsi un po’ di anni
e il sistema dei rifiuti sembra proprio
complicarsi. Lo stato vuole che, in
concomitanza di questa emergenza
caratterizzata dall’ emissione ininterrotta
nell’ ambiente di moli di rifiuti, le discariche
vengano chiuse: ipse dixit e così è stato fatto.
La prima ad essere chiusa è stata quella
di Poggiardo nel dicembre 2004, segue
Cavallino nel maggio 2006, Nardò nel luglio
dello stesso anno, Ugento nel settembre
del 2007: chiuse perchè per il futuro si
dovrà costruire al loro posto un impianto di
termovalorizzazione, tuttora inesistente. La
domanda a questo punto sorge spontanea:
i rifiuti? i soldi che i cittadini pagano per la
tassa della spazzatura?... a voi la risposta!
Sofia Orlando IIA Cl.
A scuola anche per …
IMPARARE A DIFENDERCI!
C
osa significa per noi alunni frequentare
il nostro liceo? La risposta potrebbe
essere questa : frequentare il liceo per noi
vuol dire avere la possibilità di costruirci
una solida cultura che ci arricchisca e ci
“elevi” come persone e che ci possa essere
utile nel nostro futuro. In realtà ci sarebbe
qualcosa da aggiungere !! La nostra scuola
ci offre l’importantissima possibilità di
crescere. Ad esempio, il nostro prof. di ed.
fisica, Turco Vito, ha pensato di inserire nel
suo programma un “esercizio” utile e per
niente noioso.. basta con i salti in lungo o i
lanci del peso...
ora a scuola si pratica “difesa personale”!!!
Questo “sport” è particolarmente importante
per noi ragazzi ( e soprattutto per le ragazze)
che prima o poi lasceremo la nostra comoda
“culla” rappresentata dalla piccola realtà
di paese in cui viviamo, per andare ad
affrontare un mondo che non diventerà meno
pericoloso apposta per noi!!
È fondamentale, secondo il nostro prof,
venire a conoscenza della diverse forme
di violenza in cui è possibile incorrere
nella vita di tutti i giorni, comprese le
violenze psicologiche e tutte le situazioni
nelle quali non veniamo rispettati come
persone, ed è per questo che in diverse ore
scolastiche si è discusso di ciò anche non
escludendo excursus storico-sociologici.
L’obiettivo è quello di fornire a noi alunni
gli “strumenti” per saperci in qualche
modo difendere da qualsiasi forma di
violenza, dopo avere compreso quelle che
potrebbero essere definite le “norme” da
seguire per evitare situazioni pericolose e
l’atteggiamento giusto che occorre avere in
“certi” casi. Quindi andare a scuola per noi
vuol dire anche crescere, acquisire una certa
sicurezza, imparando utili strategie di difesa
e, perché no?, anche divertendoci !!
Silvia Vitali, VC Sc.
RENDERE BELLO L’AMBIENTE È VIVERE ARMONIOSI
I
l tema del “bello” è un tema molto
ricorrente all’interno della filosofia e
della letteratura e tra le tante sfaccettature
che caratterizzano questo termine, una
delle più interessanti è senza dubbio
quella legata all’ambiente, al mondo che ci
circonda. Era questo un argomento molto
sentito già secoli addietro (si ricordino
ad esempio le aspre critiche che l’autore
settecentesco Parini lanciava nelle sue opere
a chi inquinava scriteriatamente la città).
Vivere in un ambiente esteticamente
bello è infatti indispensabile per una vita
basata su relazioni armoniose con l’altro;
questo perchè il territorio in cui viviamo
è espressione del nostro stesso essere, dei
nostri modi di fare, della nostra mentalità: il
comportamento che assumiamo nei confronti
dell’ambiente rispecchia molto spesso il
nostro modo di relazionarci col prossimo.
L’errore in cui purtroppo spesso l’uomo
incorre, è quello di sottovalutare questo
importantissimo aspetto; gli esempi che
si possono fare sono davvero numerosi,
ma non volendo allontanarci troppo dalle
nostre zone, basta fare una passeggiata per
le meravigliose campagne tricasine. Ci si
accorgerà tristemente della superficialità e
dell’egoismo che caratterizzano il rapporto
che alcune persone hanno con la natura,
e che si manifestano con diversi cumuli
di rifiuti di vario tipo (frigoriferi, divani,
cucine, materassi, lavatrici, l’elenco è
da bazar) apparendo davvero come un
pugno nell’occhio nell’infelice contrasto
con vecchi muretti a secco, pajare e
alberi di ulivo che facevano da sfondo
alle lunghe giornate lavorative dei nostri
nonni intenti a donarci un futuro migliore.
Il tutto diventa poi molto più avvilente
quando la parte del cittadino “poco attento”
viene interpretata (tra l’altro in un modo
degno di premio Oscar) dalle istituzioni,
cioè da quegli enti che come la stessa
definizione di “politica” ci suggerisce,
avrebbero lo scopo di prendersi cura dei
cittadini. Siamo sicuri che, ad esempio
nell’ambito delle grandi opere, proprio le
istituzioni non riescano a trovare vie di
mezzo condivisibili da tutti, scappando via
dai “si a tutti i costi” e dai “no a priori”?
La verità è che stiamo via via smarrendo
il senso del bello, quel bello che dovrebbe
riempire di gioia i nostri occhi rivolti
verso le meraviglie che ci circondano. Ma,
poiché si dice che dopo aver toccato il fondo
non si può che risalire, e se non l’abbiamo
ancora toccato poco ci manca, mi auguro
fortemente che tutti noi possiamo renderci
protagonisti di una rivoluzione culturale, una
rivoluzione che deve partire dal particolare
delle piccole azioni di ogni giorno per poi
arrivare all’universale di un mondo più bello.
Sembrano quasi parole vuote ed utopistiche
le mie, ma se ci priviamo della bellezza dei
sogni cosa ci resta?
Riccardo Cavalieri
8
on prendiamoci in giro troppo sul serio… è questo il motivo ispiratore di cui è intrisa questa pagina. Perché a puntualizzare
troppo si finisce spiazzati. Nasi aquilini e gobbuti, visi irregolari e smorfie facciali, l’anima della caricatura è questo ed altro; è
quell’umorismo che dall’antichità si manifesta regolare “semel in anno licet insanire”, “Una volta all’anno è lecito impazzire”
- “Una volta all’anno è lecito impazzire” dicevano gli antichi. Una critica bonaria e una risata banale; e gli esempi storici si
sprecano:nel florido impero romano vi era una particolare giornata che vedeva il ribaltamento dei ruoli sociali, con la plebe a
deridere e sbeffeggiare i potenti; la festa dei folli nella Francia rinascimentale nonché lo stesso spirito del nostro carnevale ne sono
lampanti esempi. Quell’umorismo utile a sdrammatizzare la stressante quotidianità, per mettersi in discussione e ironizzare senza
esagerare. Non prendiamoci troppo sul serio, quindi, e anzi accettiamo col riso quell’imperfezione perfetta propriamente umana.
Antonio Nuccio, IIID Sc.
Giacomo Panico
Antonio Sticchi
Antonio Verardo
Rina Pucci
Cosimo Martella
Sento il dovere di porgere un sentito
ringraziamento per la fiducia e la stima
avuta da questo istituto in 20 anni di servizio.
Ringrazio e saluto il dirigente scolastico,
docenti, alunni, direttore e tutti gli assistenti
amministrativi. Un forte abbraccio a tutti i
miei colleghi.
Giacomo Panico
IE N
TIFIC O E C
LA
- LE
IC O
“ G.
AM
ST
Rivoluzione al Liceo Scientifico – Classico “Stampacchia”
per la corsa alle pensioni: 7 docenti e  del personale ATA
sono collocati a riposo. Al termine del collegio dei docenti
di fine anno si svolgerà il saluto di commiato del personale,
che dal prossimo anno scolastico sarà collocato a riposo. Ci
lasceranno il prossimo 31 agosto i seguenti docenti: Maria
Antonietta Bondanese (Storia e Filosofia al Classico), Maria
Grazia Coppola (Religione), Francesco De Salvo (Matematica
e Fisica allo Scientifico), Mario Monaco (Latino e Greco al
Classico), Giovanni Nuzzo (Disegno e Storia dell’Arte allo
Scientifico), Raffaele Sergi (Matematica e Fisica al Classico),
Maria Serena Jazzetti (Materie Letterarie al Ginnasio).
Personale ATA: Donato Carluccio, Aldo Ferrari, Cosimo
Martella, Giacomo Panico, Rina Pucci, Antonio Sticchi
e Antonio Verardo. A tutti un augurio di lunga vita.
Tra i pensionandi era incluso l’assistente di laboratorio
informatico Antonio Nichil, purtroppo prematuramente
scomparso, al quale il destino avverso non ha consentito di
godere la meritata pensione. A lui va il nostro caro ricordo.
SC
SS
L’angolo dei collocati a riposo
(collaboratore scolastico)
PA
SE
Federica De Blasi, IIIB Sc.
N
O
C
i sono parecchi modi per esprimere
i propri sentimenti e le proprie
emozioni, ma credo che farlo attraverso la
musica sia senza dubbio quello migliore.
Questo perché la musica è qualcosa di
estremamente intimo, che sfiora la nostra
anima suscitandone le emozioni più
intense; è qualcosa che seppur in maniera
non troppo evidente accoglie ogni istante
della nostra vita, triste o allegro che sia; è
capace di farci commuovere, piangere o
ridere, di darci la forza di andare avanti
nei momenti più difficili semplicemente
mettendo un paio di cuffie per evadere
dalla realtà che ci circonda e ritrovarci
in un’altra dove ognuno può dare libero
sfogo alle sue fantasie, ai suoi sogni, ai
suoi desideri. Spesso la musica è l’unico
strumento che abbiamo per sfogarci
quando siamo tristi, arrabbiati, delusi
o anche felici, perché ci fa ripensare a
momenti trascorsi, situazioni vissute e
persone conosciute. Ci sono canzoni che
sembrano essere fatte apposta per noi,
sembrano raccontare perfettamente un
periodo o un evento della nostra vita. E non
importa quale sia il genere, non importa
chi sia il cantante, ognuno ha i propri
gusti che nessuno può criticare, perché
la musica è espressione, è comunicare le
nostre emozioni, il nostro stato d’animo,
insomma, è libertà. Infine, credo che il
jazzista Carlo Actis Dato non sbagliasse
nell’affermare che “la musica che non
trasmette sentimenti, immagini, pensieri,
ricordi, è unicamente rumore di fondo”.
L’umorismo nella storia
LI CE
MUSICA,
ESPRESSIONE
DELL’ANIMA
C C H IA” - T RI
CA
Dirigente scolastico: Prof. Salvatore Piccinni
In prossimità di Marina di
Pescoluse, Salve, l’abitazione qui
fotografata in via A.Vivaldi presenta
ben due diversi numeri civici, uno
pari e l’altro dispari che dovrebbe
stare dall’altro lato della strada.
Quale è giusto?
Lorenzo Pispero, IVB Sc.
MATEMATICA SENZA FRONTIERE 21
Le classi II D e III D, accompagnate rispettivamente dai proff.
Giuseppina Greco e Luigi Bianco, fra le prime dieci classificate
nella competizione per il polo del sud Italia, hanno partecipato
alla finalissima del 20/05/2010 a Campobasso, presso l’Università
del Molise, ricevendo in
premio la targa, la T-shirt
e altro materiale.
Onore a loro,
ai loro docenti
e allo “Stampacchia”!
Responsabili:
Prof. Giovanni Nuzzo
Prof. Carmelo Anastasio
Comitato di redazione: De Iaco Giuseppe,
Ricchiuto Angela, Calati Francesca, Ricchiuto
Francesco, Santoro Giulia, Storella Giulia,
Sodero Valentina, Bacalini Chiara, Zaccaria
Laura, Bortune Roberto, De Giovanni
Elisabetta, Magno Antonella, Santo Giulia.
Collaboratori:
De
Iaco
Giuseppe,
Antonazzo Pierluigi, Musarò Marco, Alloggio Mariella,
Toma Elisabetta, Errico Beatrice, Peluso Alberta,
Ricchiuto Angela, Giudice Elisa, Brigante Valentina,
D’aversa Alessandro, Woloszhnski Luca, Bellante Sara,
Bleve Antonella, Baglivo Emanuela, Riso Luigi,
Martella Davide, De Giovanni Elisabetta, Aretano Lucia,
Magno Antonella, Carbone Katia, Turco Vito, Ferraro
Mattia, Panico Riccardo, Ciardo Simona, Negro
Domenico, Cavalieri Riccardo, Calati Francesca,
Biasco Francesca, Antonazzo Marina, Giangreco
Giuseppe, Luciano Attilio, Antonioli Silvio,
Santo Giulia, Sparascio Andrea, Preite Roberto,
Ricchiuto Francesco, Za Teresa, Hamidallah Naswa,
Aretano Laura, Indino Francesca, Grezio Donato,
Errico Enrico Antonio, Santoro Giulia, Musio Vera,
Girasoli
Letizia,
Sergio
Federica,
Moncullo Francesca, Penna Francesca, Pellegrino
Francesco, Zollino Salvatore, Bortune Roberto,
Moncullo Irene, Sodero Valentina, Ciardo Assunta
Riso Vincenzo, Nuccio Alessandra, Storella Giulia,
Aretano Roberta, Bacalini Chiara, Chiffi Giulia,
Zaccaria Laura.
Stampa:
Serafino Arti Grafiche
TRICASE - tel. 0833.54 18 66