TuttoStampacchia-Maggio 2010
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TuttoStampacchia-Maggio 2010
A ST AM PA SE “ G. - LE IC O LI CE O N TIFIC O E CL SS IE SC C C H IA” IC - TR A Periodico del Liceo Scientifico-Classico “G. Stampacchia” - Piazza Galilei, TRICASE (Le) - Anno XIV - Numero 3 - A.S. 2009-2010 tel. 0833.544020 ELISA COSTANZO: INVI(T)ATA SPECIALE SULLA BRECCIA di Giovanni Nuzzo Il nostro giornale d’Istituto “Tuttostampacchia” taglia il traguardo del XIV anno. Ogni responsabile di giornale conosce quanto sia importante tenere vivo un dialogo aperto con i propri lettori, riuscire sempre ad interessarli, a rispondere alle loro attese, problematiche, aspettative. Contribuire alla redazione di un giornale significa saper collaborare con gli altri, assumere ed onorare gli impegni, condividere e sperimentare regole di partecipazione e democrazia. Pubblicare un giornale d’istituto significa raccontare i percorsi didattici, formativi, attuativi che servono per far crescere gli allievi e perché diventino più maturi e responsabili. Purtroppo non sempre noi operatori della scuola riusciamo a comunicare all’esterno tutto il calore, la meraviglia, l’entusiasmo che proviamo insieme con i nostri alunni. “Tuttostampacchia” ha avuto la voglia di creare qualcosa di nuovo, un’informazione che ha puntato lo sguardo soprattutto agli interessi del territorio. I temi ambientali sono stati infatti quelli che hanno animato il laboratorio giornalistico, con il rispetto della natura e dell’uomo, anche se i nostri interessi sono stati molteplici: dall’attualità alla cultura, dalle discipline didattiche alle attività extracurriculari, dallo sport al tempo libero, tutti avvenimenti registrati nel territorio e ripresi con puntualità e spirito di osservazione. L’attualità locale, i focus sull’ecologia, i grandi personaggi dell’area salentina, le problematiche sul futuro lavoro, le curiosità nello scoprire le novità del mondo e tante altre iniziative sono stati i temi trattati con vivacità dagli allievi, che hanno dimostrato interesse ed entusiasmo nei loro “pezzi”. Ancora una volta ringrazio e saluto tutti per avermi dato l’opportunità di vivere questa bella esperienza condotta per lunghi anni. PRENDIAMOCI CURA DEL NOSTRO TERRITORIO! La giornalista incontra la redazione del “Tuttostampacchia” T ricase, 8 maggio 2010, ore 11.30. Aula magna del Liceo Scientifico G. Stampacchia. Tutta la redazione del giornale d’Istituto con le penne in mano col compito di scrivere 5 righe in 5 minuti: è richiesta estrema capacità di sintesi, essenzialità concentrazione. Una sfida che i giovani giornalisti hanno accettato: sintetizzare un pezzo dell’agenzia ANSA fino all’essenziale.“E’ questa la dote che si richiede ad un giornalista” spiega la mattatrice della -chiamiamola- “sfida”. Se poi la mattatrice è E l i s a Costanzo, (in foto), affer mata giornalista dell’ANSA, allora il fatto diventa notizia. E di più, un’occasione. Elisa di occasioni di crescita ne ha avute: dalla sua città, Alessandria, dove ha conseguito la laurea in lettere moderne, a Roma, dove lavora, tra un’agenda sempre piena di interviste, appostamenti, reportage in presa diretta, ha trovato un attimo di respiro e si è precipitata: perché sa quanto, per un giornalista in formazione, le occasioni siano importanti. E il folto pubblico dello Stampacchia non se l’è lasciata sfuggire. Ultimissima tappa: un blitz a Tricase non per un comunicato stampa ma per una comunicazione con penne, volti, esperienze umane. La giornalista avrebbe potuto parlare di sè stessa : non l’ha fatto. Ha preferito far parlare due voci: quella dei mostri sacri del giornalismo e la nostra, in un incontro tra le parole dei grandi e le opinioni dei giovani in uno scambio di fatti. E lei non ha esitato a rompere gli schemi della lezione a compartimenti stagni e ci ha aperto le porte del mondo del giornalismo moderno: le sfide che la società lancia ai giornalisti, l’articolazione interna di questo mondo-cantiere, le doti essenziali per scrivere un buon pezzo. Tutto in presa diretta, immagini suggestive, flash efficaci, tempi veloci:con la celerità di un tg e l’apporto emotivo di un quotidiano. Anche perché “i tempi dell’informazione sono sempre più brevi” aggiunge la Costanzo,”e il giornalista deve saper vivere sotto pressione, unire la passione al sacrificio. Essere giornalista non è un mestiere: è uno stile di vita”. Altre pillole: “siate curiosi, non abbiate mai paura di chiedere”. E noi l’abbiamo presa in parola e l’abbiamo assalita con le domande più curiose. Perché la curiosità è il vero motore della notizia. E non solo… Alberta Peluso, IVB. Sc L a Vallonea di Tricase Porto va protetta e riqualificata. Non ci si deve meravigliare poi se il turismo a Tricase cala negli anni. Non ha senso concentrarsi, discutere e spendere fiumi di parole (oltre che di denaro) su centro storico e negozi, se non pensiamo prima di tutto a valorizzare e proteggere i nostri patrimoni storici e naturali. Sono tanti gli esempi di zone che potrebbero fruttare molto al nostro paese e che invece vengono sempre messe in fondo alla lista delle priorità,se pure ci rientrano. Una di queste , che mai nessuno ricorda, è il Boschetto delle Vallonee di Tricase Porto, che sarebbe uno dei posti più belli e ameni del nostro paese , se solo venisse trattato come merita. Circa dieci anni fa il Comune mise a disposizione una serie di finanziamenti per la sua rimessa a nuovo. Il boschetto venne infatti risistemato con addirittura delle nuove panchine. Strutture delle quali oggi rimane ben poco, dopo che le varie amministrazioni comunali che si sono susseguite hanno completamente abbandonato il progetto. Ora il posto è ridotto ad un cumulo di ferraglia in mezzo alla quale domina imponente nei secoli, ma lontana dalla sua “famiglia”, la Quercia Vallonea, che mai in tutti questi anni ci ha abbandonato. E pensate a quanto potrebbe farle piacere vedersi regalare una nuova “casa”, magari dove i bambini possano giocare e farle un po’ di compagnia... o dove un ragazzo in cerca di tranquillità possa fermarsi a studiare o anche solo a riflettere... Insomma proviamo a staccarci un po’ dal fumo e dai ritmi della vita cittadina per ricordarci di chi ha osservato tutta la nostra storia e forse vorrebbe in cambio qualcosa di più di un po’ di panchine. Vera Musio, III E Sc. SPROFONDARE NELLA VERGOGNA Un forte “NO!” al razzismo “Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d’attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per smorzare l’attesa. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla. Accanto a lei c’era la sedia con i biscotti e dall’altro lato un giovane di colore che stava leggendo il giornale. Quando cominciò a prendere il primo biscotto, anche il giovane ne prese uno; lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra lei e lei pensò: “Ma tu guarda che schifo, che arroganza, che maleducazione… se solo avessi un po’ più di coraggio, gliene direi quattro, tornatene al tuo Paese, prima di viaggiare impara ad essere civile...”. Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, il giovane di colore accanto a lei, senza fare un minimo cenno, ne prendeva uno. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò: “Ah, adesso voglio proprio vedere cosa farà…!” Il giovane di colore prima che lei prendesse l’ultimo biscotto lo divise a metà! “Ah, questo è troppo”, pensò e cominciò a sbuffare ed indignata si alzò di scatto, borbottò a bassa voce: “i cafoni dovrebbero restare a casa”, prese le sue cose, il libro e la borsa e si incamminò verso l’uscita della sala d’attesa. Quando si sentì un po’ meglio e la rabbia le era passata, si sedette su una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l’attenzione e per evitare altri incontri spiacevoli. Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando.... nell’aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno. Capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era del giovane di colore che si era seduto accanto a lei e che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, schifato, nervoso. Al contrario di lei che aveva sbuffato, ma che ora si sentiva sprofondare nella vergogna…” Viviamo davvero in un mondo libero? Molti si trovano in situazioni drastiche senza avere colpa, solo per essersi dimostrati ciò che sono veramente. Noi dovremmo essere persone libere in un paese libero: è vergognosa e sconvolgente ogni forma di razzismo! Quanti ancora dovranno soffrire o, peggio ancora, morire in attesa che la gente capisca che le cose non vanno? Atti di violenza accadono tutti i giorni e non ce ne accorgiamo … perché se l’uomo è nato libero dovunque vada è in catene? Tutti, soprattutto i giovani possono dare una svolta a questa situazione. Come? Basta rendere il mondo un luogo più consapevole e aperto a tutti senza divisioni per razza, credenze e orientamenti sessuali. Roberto Bortune, IIB Sc. 2 E IL CIELO È SEMPRE PIÙ... NERO!!! LA PUGLIA E IL SUO RECORD DI INQUINAMENTO ATMOSFERICO N egli ultimi anni il tema ambientale è sempre più gettonato e su di esso ci si confronta e si lanciano progetti utopici per la salvaguardia dello stesso. Nonostante la Regione Puglia abbia un basso tasso di industrializzazione rispetto alle altre regioni della penisola, il tacco d’Italia vanta una serie di poco invidiabili primati riguardo la presenza di sostanze dannose nell’atmosfera. Dai dati forniti dall’Arpa Puglia emerge un quadro allarmante: una elevata criticità della qualità dell’aria, nella quale è riscontrata la presenza di numerose sostanze inquinanti e nocive per la salute. Sebbene la regione sia densamente popolata, le cause dell’inquinamento atmosferico sono altre, come la continua installazione di centrali per la produzione di energia elettrica. Uno scopo sicuramente nobile, ma che non tiene conto delle reali esigenze del territorio. La Puglia infatti è una delle poche regioni energeticamente autosufficienti; anzi produce ben l’86% di surplus energetico Guarda il mare quanto è bello… Ispira tanto risentimento STESSA SPIAGGIA STESSO MALE: un mare di rifiuti nel salento V olendo svecchiare questa hit parade balneare evergreen canticchiamo anche “In tutti i luoghi e in tutti i laghi”. Così il nuovo idolo delle ragazzine, nonché fresco trionfatore di Sanremo Valerio Scanu, canta in tono sdolcinato e melodrammatico l’orecchiabilissimo ritornello che echeggia nella nostra mente come le onde dell’acqua. Aggiungiamoci “in tutti i mari” ed ecco che la canzonetta melodrammatica del momento diventa un drammatico bollettino di guerra:l’inquinamento è davvero l’ultima guerra mondiale. Forse non dico niente di nuovo, eppure da una parte c’è quella stessa comunità internazionale che ha sottoscritto il protocollo di Kyoto ma che non fa che trasformare ogni “usato” in rifiuto; dall’atra loro, gli usati- rifiuti di quella società , il pattume, l’immondizia, la monnezza che-chiamiamola come vogliamo- è un esercito temibile anche perché non schierato, immondo proprio per la continuità contaminante tra scarti disomogenei e destinato inevitabilmente ad aumentare le sue “fila”. E’ facile scrivere queste parole su una tastiera. Più difficile è avere il coraggio di guardarsi attorno con un occhio di riguardo (o di disgusto) alla nostra realtà locale. La massa indomita di rifiuti si addensa e si densifica, contamina e si contamina, striscia viscida e si trascina, finibus terrae, ai confini estremi dell’italico stivale. Ed è soprattutto il nostro Salento a farne le spese. Terra di sole, mare, vento, percorsa da antichi tratturi in pietra, muri a secco, rustiche pajare, torri costiere che si stagliano tra una terra rossastra di ulivi e un orizzonte perduto tra ponente e levante, tra cielo e mare. E perduto tra i rifiuti: le splendide coste salentine sono invase da rifiuti di ogni genere, chiazze e mucillagini galleggiano su onde divenute ormai fogne a cielo aperto, passando per i flussi di acque fognarie e scarichi industriali riversati in impianti di depurazione difettosi, in un Mare Nostrum che nel frattempo è inevitabilmente sempre più “Mostrum”. E come se non bastasse è l’edificazione abusiva di strutture con impianti fognari non a norma a rivelarsi ulteriore fonte di problemi, specie lungo il litorale della bellissima Santa Maria di Leuca. Nonostante innumerevoli tentativi di appalto raccolte differenziate e infinite iniziative verdi, il mare è sempre più nero e le aspettative sempre meno rosee… ma c’è veramente poco da sdrammatizzare e un gran bisogno di agire. Riporto di seguito un’efficace immagine di uno psicologo inglese Bateson. La nostra società si comporta come una rana. La rana viene fatta entrare in una pentola piena d’acqua fredda. È come se la temperatura venisse gradualmente aumentata senza che la rana la percepisca, finendo lessata senza accorgersene. Per salvarsi la rana dovrebbe allora conservare e riportare in vita la memoria delle vecchie sensazioni, ricordarsi della frescura del suo stagno e balzar fuori. Dovrebbe, ammesso che per una rana sia possibile, unire gli strumenti della natura e quelli della cultura: se rimane ancorata al presente perde non solo il passato ma anche il futuro. Noi, che la possibilità di unire natura e cultura la abbiamo, corriamo lo stesso rischio. Non sentite anche voi che l’acqua comincia a scottare? Alberta Maria Peluso, IVB Sc. Il pezzo giornalistico su riportato è stato premiato dal “Volantino” con la seguente motivazione: “Il saggio dell’autore è una presa di coscienza dei problemi ecologici del nostro Salento, con un forte senso critico e una visione matura della realtà. Alla densità dei contenuti fa riscontro un linguaggio che non ha nulla da invidiare allo stile di un giornalismo moderno, capace di oltrepassare l’aridità del cronista attraverso il concorso di una fantasia comparativa fresca e audace”. Da parte di tutto l’istituto e dalla redazione di “Tuttostampacchia” i migliori auguri per una brillante carriera. che viene esportato soprat t ut to nel resto d’Italia E p p u r e governo nazionale e enti locali continuano ad autorizzare nuovi progetti, spesso senza una adeguata valutazione di impatto ambientale. Se nel passato i pericoli maggiori venivano dal mare e la Puglia era oggetto di scorribande da parte dei saraceni, ora invece il territorio pugliese rischia di essere saccheggiato dai maggiori centri di potere economici. Banche e grandi industrie spingono sempre più per ottenere certificati e finanziamenti pubblici del valore di milioni di euro, presentando numerosi progetti (anche di centrali nucleari purtroppo). In sostanza ci guadagnano solo loro, mentre i cittadini pugliesi pagano un caro conto in termini di salute, e non solo. Taranto risulta la città più inquinata d’Europa, la provincia di Foggia è sommersa da richieste per la costruzione di nuove centrali a biomasse, sono ovunque presenti numerose centrali termoelettriche, come la centrale di Cerano (la più grande d’Europa), non sempre costruite a norma di legge, e in tutto il territorio ettari di terra sono occupati da numerosi impianti di pannelli solari. Tutto questo accelera la desertificazione dei campi agricoli e, sotto la veste di energie alternative, sostiene quell’economia finanziaria speculativa che mira a sfruttare i finanziamenti nazionali, senza alcuna programmazione del territorio. Ne paga le conseguenze l’agricoltura pugliese, che soffre pesantemente dei danni inflitti all’ambiente, così come ne soffre anche il settore turistico. Come può la Puglia, rinomata meta estiva, inserirsi in modo deciso nel mercato del turismo? Nessun catastrofismo però, ma la sola convinzione che i nuovi saccheggiatori sono partiti all’attacco. Francesco Luca IVB Sc IL FUTURO “ECOMOSTRO” NEL MARE DI TRICASE I l litorale tricasino è composto da circa 8 km di scogliera, fra la quale si celano talvolta piccole insenature sabbiose, sconosciute a molti. In particolare, la località ribattezzata “Tricase Porto”, di cui si ha notizia sin dal 1400, è da sempre il punto di riferimento per gran parte dei balneanti del luogo, molto fieri di questo tratto di mare, che sentono ormai “proprio”. Ma lo scorso anno il nostro porto, e di conseguenza il nostro mare, ha rischiato una grave crisi, dovuta al danneggiamento dei depuratori (fenomeno, tra l’altro, avvenuto anche in zone limitrofe), che hanno “obbligato” il Comune ad emanare un divieto di balneazione che vige tutt’ora. Ora è però giunta la notizia che, dopo il finanziamento per i porti di Gallipoli, Brindisi e Trani, sono previsti 40 milioni di euro per 5 nuovi porti da realizzare nel Salento. Il progetto è stato affidato alla società spezzina MAST SRL, che utilizzerà i 5,5 milioni stanziati per il Comune di Tricase, al fine di completare l’opera in un tempo non superiore ai 2 anni. Entro il 2010 è prevista, infatti, la costruzione di un impianto antincendio, di spogliatoi per diportisti, di colonnine per l’erogazione dell’acqua, un servizio di video sorveglianza e di guardiani, attivi 24 al giorno, mentre, entro il 2011, il dragaggio dei fondali, il rafforzamento di moli e banchine e il consolidamento dei frangiflutti. Leggendo dell’inserimento di un servizio di video sorveglianza e di guardiani, la domanda sorge spontanea: non vorranno mica costruire un carcere sottomarino, sullo stile dei mitici “piombi” veneziani?? Infatti, un qualsiasi abitante di Tricase può notare come le costruzioni veramente urgenti, ovvero il rafforzamento della banchina e il consolidamento dei frangiflutti, date le mareggiate molto frequenti che hanno dilaniato la struttura portuale, siano programmate per il 2011. Ma l’allargamento dell’attuale braccio, che diverrà quindi un vero e proprio ecomostro, il quale si estenderà in mare aperto, servirà soprattutto ad ampliare il numero di posti barca di 250 unità (mentre l’ attuale porto ne prevede solo 200). Ciò comporterà un aumento dell’inquinamento marino, dovuto non solo al maggior numero di imbarcazioni, ma anche alla diminuzione del ricambio dell’acqua all’interno del porto. Dunque, anche se il nostro “attivissimo” sindaco ha definito questa costruzione come “una grande idea che porterà un enorme vantaggio a tutto il territorio di Tricase”, in realtà diventerà un porto turistico certamente non ecologico o avvenente. Ci ritroveremo, infatti, sotto l’ombrellone ad osservare una sorta di “costola”, la quale, partendo dal vecchio porto, arriverà sino all’estremità opposta (conosciuta come “Punta cannone”), attraversando interamente il mare nel quale eravamo soliti rilassarci e goderci la stagione estiva! Francesco Pellegrino IIIB Sc. 3 ME NE VADO IN TRANS-FERTA Sono a casa in uno dei tanti pomeriggi in cui, di fare i compiti, proprio non mi va. Mi arrovello per cercare e valutare le alternative ad una serata di studio che si prospetta poco più che noiosa. “Potrei uscire a fare una passeggiata”, penso, ma mi ricredo: perchè abbandonare il mio caldo rifugio vicino al fuoco del camino e affrontare il freddo invernale? In effetti restano poche possibilità di svago che non implichino un mio spostamento, anzi, a dirla tutta, ne rimane soltanto una: guardare la tv. In seguito ad un’attenta analisi decido che la televisione, con i suoi programmi culturali ed i talk show, potrebbe insegnarmi molto di più di un pomeriggio passato sui libri di scuola. Non me lo ripeto due volte e, dopo un infruttuoso zapping, mi fermo sul cinque, dove Barbara D’Urso sta conducendo il programma pomeridiano “Pomeriggio 5”. Un sacerdote sta discutendo animatamente con sei donne dai tratti mascolini. Leggo le scritte che appaiono in sovrimpressione e la mia attenzione si focalizza su una parola sola: Trans. Ecco, il mistero è svelato: si tratta ancora di trans. Fatico a trattenere un urlo di esasperazione. ADESSO BASTA! Voi crederete che io abbia qualcosa contro i trans, e cadreste in un errore madornale. Sono dell’avviso che chiunque abbia il diritto di scegliere la vita che più lo soddisfa. Il mio problema è un altro. Quante volte avete guardato la televisione da un mese a questa parte? Vi sarete sicuramente accorti che la campagna più in voga del momento, quella che molte reti televisive stanno divulgando, è l’integrazione dei trans e dei gay nella società, in quanto si tratta di PERSONE innanzitutto, uomini e donne che vivono qualche disagio in più a causa delle loro scelte, non sempre comprese da individui incapaci di adattarsi a ciò che differisce anche minimamente dal loto stile di vita. Trans e gay, in qualche caso, sono ancora considerati i “diversi”, e quindi i pericolosi, perciò sono spesso protagonisti, e vittime, di aberranti fatti di cronaca. Una domanda sorge spontanea: queste persone vogliono apparire in televisione per dimostrare che anche loro hanno diritto ad una vita serena, priva di discriminazioni razziali, e per dire che non sono differenti dagli altri, ma, a lungo andare, per l’insistenza nel rimarcare la loro non diversità, non saranno comunque etichettati come tali? Diciamoci la verità: le statistiche sono disarmanti: tre pomeriggi su cinque, in tv, troviamo trans che parlano della loro vita difficile, dell’impossibilità di adattarsi agli schemi della società, quattro reti televisive su cinque hanno trattato l’argomento almeno una volta, e, oramai, posso affermare di conoscere bene i nomi di ogni trans o gay apparso in tv nell’arco dell’ultimo mese. Possibile che i media non conoscano altre problematiche di cui trattare? Perchè ho la brutta impressione che si stia enfatizzando un disagio realmente esistente, unicamente per incrementare l’audience dei nuovi talk show, ponendo in secondo piano la veridicità e, soprattutto, la drammaticità di una realtà tutt’altro che facile. Francesca Calati, IVG Sc. L’ITALIA RESPIRA A STENTO L’inquinamento atmosferico mette a rischio la salute degli italiani L a questione ambientale nel nostro Paese, come del resto in tutto il mondo, è oggi più che mai oggetto di discussione. In particolar modo l’inquinamento atmosferico, dovuto ad un aumento delle emissioni di diossina e di CO2 , ha portato ad una serie di cambiamenti climatici, tra i quali soprattutto un innalzamento delle temperature. Ma in cosa consiste esattamente? Proiettandoci per un attimo nella situazione dei cittadini milanesi, come del resto delle maggiori città italiane quali Napoli e Roma, avremmo sicuramente l’opportunità di riconoscere i problemi cui devono far fronte. Quotidianamente si ritrovano nella frenesia della loro città, imbottigliati nel traffico per ore, a contatto con un’aria tutt’altro che pura e limpida… Il tutto va indubbiamente a danno della salute pubblica; una salute chiaramente a rischio come si può ben notare dal progressivo aumento di decessi per malattie cardiopolmonari e respiratorie. Prendendo come esempio la città di Milano, recenti studi mettono in evidenza il rapporto causa-effetto tra aria malsana e patologie respiratorie. Anche i luoghi da sempre considerati oasi di benessere del nostro Paese, sinonimo di aria pulita e vita sana, vedono peggiorare la loro condizione. Tra questi la Puglia, divenuta leader indiscusso della produzione, a livello nazionale, di sostanze tossiche nocive. Molte città, per cercare di limitare le emissioni di CO2 e di agenti inquinanti, hanno indetto delle giornate di chiusura al traffico, specialmente durante il weekend. Tra le più attive e determinate compaiono quelle padane e Milano. Dalle varie ricerche condotte e dai risultati ottenuti traspare quindi una situazione problematica, volta a peggiorare se non si dovesse intervenire tempestivamente. In particolare occorrerebbe ridurre i consumi di energia a favore delle fonti rinnovabili, diminuire il volume dei trasporti di almeno il 15% e, soprattutto, intraprendere una campagna di sensibilizzazione, appoggiando abitudini che col tempo possano diventare consuetudini di vita. Malgrado possa sembrare un’impresa ardua, non è del tutto impossibile. Il Ministero dell’Ambiente ha infatti organizzato per il prossimo 9 Maggio la Giornata Nazionale della Bicicletta per promuovere una mobilità alternativa ed ecocompatibile, che riporta in scena uno dei mezzi di trasporto più antichi e soprattutto amato da tutta la famiglia. Pedaliamo dunque verso un futuro dall’aria migliore! Giuseppe De Iaco e Mariella Alloggio, IVB Sc. “La Puglia... leader indiscusso della produzione, a livello nazionale, di sostanze tossiche nocive” Cumuli di pietre che raccontano una storia Adottata la “Torre del Sasso” di Tricase grazie alla Regione Puglia A dozione a distanza? Abbiamo adottato un monumento a noi vicino e “da vicino”: la Torre costiera tricasina “del Sasso”, da anni in degrado, aspetta solo di essere recuperata e valorizzata. Le torri costiere si affacciano sulla suggestiva costa salentina verso orizzonti lontani e vicini, in un incontro corale di voci e culture che ne fanno i cardini delle porte d’Oriente. L’Oriente della Grecia, l’Oriente della Turchia, ma anche l’Occidente dell’Europa civilizzata, alla quale le torri sono rimaste nel tempo ancorate con basamenti fermi e orgogliosi, in un percorso storico-culturale “in cammino” tra tratturi e spuntoni rocciosi. Ma quando i basamenti scricchiolano e il percorso è poco agevole e lungo un chilometro, tra lavori di recupero e scarpinate perdifiato, il lavoro da fare per valorizzare la torre del sasso diventa arduo. Per questo riteniamo che il Comune di Tricase debba prendere in considerazione le nostre proposte: provvedere ad un sinergico e tempestivo intervento di consolidamento della struttura, riattivare gli antichi tratturi per il raggiungimento della Torre con la rimozione dei rifiuti che la circondano, magari organizzando percorsi guidati con segnaletica verticale; infine inserire l’area in un contesto turistico di ampio respiro, proiettandola in una dimensione interregionale. Questo è solo l’inizio: le idee in fermento sono tante e, rincorrendosi e incrociandosi tra i corridoi della scuola, aspettano solo di essere realizzate. Noi tutti, alunni e docenti del Liceo Scientifico “G. Stampacchia” di Tricase ci stiamo attivando con ricerche, reports e monitoraggio on-stage, abbiamo raccolto materiale informativo e progettato un vero e proprio quadro di lettura, decodificazione e interpretazione dell’opera e del suo linguaggio monumentale. Immagini, planimetrie, ricostruzioni storiche hanno riprodotto fedelmente la nitida voce di un racconto Le assemblee studentesche vanno deserte divenuto a sua volta più chiaro. Racconto che, forse, potrà continuare ad echeggiare Nella nostra scuola i rappresentanti si ancora in voci in tensione tra terra e mare. preoccupano mensilmente di organizzare le Alberta Peluso, IV B Sc. assemblee d’istituto, presentando argomenti con i quali si spera di richiamare quanti più studenti possibile, evocando problematiche del mondo sociale, o argomenti che non vengono trattati durante le lezioni scolastiche. Lo “STAMPACCHIA” alle Il diritto alle assemblee si ottenne grazie OLIMPIADI NAZIONALI DI FISICA agli ormai famosi “movimenti sociali” del 2009- 2010 ’68, durante i quali gli studenti di tutto il mondo, protestando contro i poteri forti Gara locale del 15 dicembre 2009 della borghesia, hanno visto riconosciuti I primi 5 classificati che hanno partecipato alcuni diritti che noi oggi non riusciamo alla gara interprovinciale: a “sfruttare”, vanificando quanto quegli studenti hanno fatto (molte volte hanno CITO ALESSANDRO VF 1° coperto le strade con il sangue di ferite 2° ANGELELLI MARIO IIID provocate da colpi di manganelli e catene 3° MARTELLA DAVIDE IIID ed altre volte pagando con la vita stessa). 4° MORCIANO GIACOMO IVF Vi voglio semplicemente ricordare 5° MARSIGLIO LUCA IIID che partecipare alle assemblee è un diritto/dovere di ogni studente e che la partecipazione di tutti deve essere un Gara Interprovinciale (Lecce, Brindisi, momento di confronto con gli altri ed Taranto), dell’11 febbraio 2010. un’occasione di arricchimento culturale. Piazzamento dello STAMPACCHIA Purtroppo noi studenti del liceo non tra i primi 10 della classifica generale con corrispondiamo a queste nobili iniziative, CITO ALESSANDRO 4° classificato. considerando l’assemblea come un giorno da trascorrere a casa o meglio ancora in giro per negozi … e per questo durante le consulte Gara NAZIONALE di Senigallia 8-10 aprile si contano pochissime presenze, (come si 2010 è potuto notare durante tutte le assemblee di quest’anno). Perché non “sfruttare” CITO ALESSANDRO premiato con attestato di partecipazione. quest’opportunità che periodicamente ci viene concessa? Possibile che non riusciamo a capire che il nostro assenteismo potrebbe privarci di questo sacrosanto diritto? Ognuno di noi ha il dovere di contribuire alla realizzazione delle assemblee con la propria fattiva presenza esponendo le proprie opinioni ed i propri punti di vista sui vari argomenti trattati. Invito quindi tutti voi a proporre, in futuro, argomenti utili e che comunque possano convogliare l’interesse di tutti affinché si possa contare nella presenza e collaborazione di tutti noi Alessandro Cito, VF Sc. studenti nella buona riuscita delle assemblee. OLIMPIADI NAZIONALE DI FISICA U N ’ A L T R A O C C A S I O N E S P R E C A T A . . Roberto Bortune, IIB Sc. Senigallia, Aprile 2010 4 GINNASIO - LICEO DI TRICASE 1969 - 2009 GIOVANI e P O L I T I C A : un binomio ancora possibile? A d un mese circa dalla fine delle elezioni regionali, si sono effettuati bilanci di ogni genere, ma vorrei soffermare la mia attenzione su un dato a mio parere preoccupante: la crescita del fenomeno dell’ assenteismo dal voto nella maggior parte di neo-elettori. Come si è potuto desumere da numerosi sondaggi attuati in provincia di Lecce e su tutto il territorio di Leuca, molti giovani sostengono di non sentirsi adeguatamente e ben rappresentati, altri invece avvertono sentimenti di sfiducia e di avversione nei confronti della Politica, ritenuta come un ambito poco “pulito” inerente alla vita di un uomo; altri ancora ritengono che nessun politico sostenga le loro idee, le valorizzi o le tenga in benché minima considerazione. Tale dato non può non essere considerato gravissimo, poiché i ragazzi sembrano non comprendere quale sia l’importanza del voto, dell’esprimere la propria opinione all’interno della singola regione e persino della propria Nazione. Pertanto per superare questo momento di allontanamento e di disinteresse totale nei confronti della politica e, di conseguenza, in coloro che ci governano, sarebbe a mio parere, opportuno istituire magari delle scuole di politica o poter trattare anche durante le lezioni di educazione alla cittadinanza e cittadinanza attiva, in classe, argomenti inerenti le istituzioni e gli organismi governativi, perché possano suscitare nel giovane l’interesse e l’entusiasmo di poter fare qualcosa di propositivo e di fattivo per la nostra tanto bistrattata Italia. Allora l’interesse per la ‘POLITICA’, termine che deriva proprio dal greco polis (città), dovrebbe sorgere in tutti noi sin da giovani, perché piccoli o grandi siamo tutti cittadini ITALIANI, che devono operare per il bene del proprio Paese. Francesco Cazzato, IIE Sc. Nell’ottobre 1969 prendeva vita il Ginnasio-Liceo di Tricase; inizialmente costituiva una sezione distaccata del Liceo di Casarano. Gli iscritti della prima ed unica classe di formazione, il IV Ginnasio, erano 16 ragazzi che si avviarono a questa esperienza scolastica. Nel dicembre 2009, a distanza di 40 anni, quegli stessi alunni con i docenti di allora, hanno ricordato l’evento con una suggestiva manifestazione presso la sede del Liceo Classico a Tricase, alla presenza del Preside e di alcune classi della stessa scuola, ponendo anche una stele marmorea a ricordo di quegli indimenticabili anni. Uno degli alunni del tempo ha ritenuto di mantenere vivo il ricordo con una lettera. A quattordici anni,con la ingenua gaiezza di quella età e con la benevola complicità del caso, in sedici ci apprestammo a partire per un viaggio che avrebbe cambiato profondamente la nostra vita, schiudendo i cancelli del futuro. Nel liceo si entra fanciulli e se ne esce uomini e donne; sono i momenti magici e strategici della vita riguardo gli affetti, sesso e spinte ideologiche. E’ un’età in cui la gioia e le ansie sono facce della stessa moneta, convivono ma non si incontrano mai pur avendo il medesimo valore. Tutto ebbe inizio nell’ottobre 1969. Il primo ottobre,per generazioni di studenti, è sempre stata una data fatidica in quanto sanciva l’inizio dell’anno scolastico in tutta la penisola e quell’ottobre era particolare, perché apparteneva ad una fase passata alle cronache come “autunno caldo” ma quegli accadimenti, pur rilevanti dal punto di vista sociale e funestati da “Piazza Fontana”, non intaccarono la nostra ingenua visione del mondo, sublimata dal recente sbarco sulla Luna. Ma anche noi eravamo dei pionieri, fondatori di quella scuola, una avanguardia ancora inconscia dell’abbraccio della cultura classica. Soli,unici! Avanti, nulla che ci potesse offrire il conforto di un’ esperienza, qualcuno da emulare, da imitare, da ammirare, da rispettare o da temere; dietro di noi niente su cui far valere la nostra giovane anzianità. Costituivamo un solitario cuneo pedagogico a beneficio di coloro che sarebbero col tempo arrivati. La propensione alla gioia come metodo di autogoverno non si formava mai a maggioranza ma sempre all’unanimità, in un’armonia che si raccordava con le piccole aspettative e diversità di tutti noi, senza invidie e, soprattutto, senza competizione. Ci accettavamo per quello che eravamo. Saggiammo il Latino, il Greco, banalità culturali se valutate in funzione di un voto; fondamentali strumenti, per leggere il grande libro della vita. Gli anni sono trascorsi veloci ma, a voler guardare indietro, le nebbie del tempo non hanno offuscato la memoria perché quello dei ricordi è un calendario le cui pagine non vengono strappate mai, a rammentare una esperienza passata ed indimenticata anche verso chi non c’è piu’. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la presenza umana dei docenti, Pretoriani della nostra crescita, presidio didattico posto a difesa del nostro completamento, custodi della matrice disciplinare paradigma del nostro essere. Da allora sono passati quaranta anni ma spero che il buon Dio ci conceda di festeggiarne i cinquanta con lo stesso animo. VIVERE CON LA LUCE DENTRO. ... È POSSIBILE. A patia: “Mancanza di volontà e interesse di fronte alla vita, ai sentimenti; alienazione dalla realtà.”. È questa la definizione che il vocabolario dà al fenomeno che, accanto al “boom-facebook” e agli altri cliché della generazione giovanile, sta entrando sempre più velocemente nelle vite della maggior parte dei ragazzi italiani. Il problema coinvolge da tanto tutto il mondo occidentale ma solo da qualche tempo il bollino dell’emergenza in Italia si è tinto di rosso. Nelle testimonianze raccolte dagli esperti questo “male di vivere” è paragonato ad un peso che grava sul petto. Una pesantezza che rende difficile il più semplice gesto: un sorriso, un cenno amichevole, un dovere scolastico, un bisogno emotivo o l’automatismo della quotidianità…anche scartare una caramella diventa un’impresa carica di pathos e dolore… può sembrare ridicolo, ma paradossalmente non è ancora questo il punto limite della situazione, spesso aggravata da commenti di genitori con poco tatto (“che problemi potrai mai avere tu a quest’età?!”) e dall’insoddisfazione che cresce ad ogni giornata no, ad ogni richiesta negata e ad ogni incomprensione. Ci sono ragazzi che per risolvere situazioni di questo tipo arrivano addirittura a pensare di compiere gesti estremi, perché pur di non sentire quel malessere latente sarebbero disposti a mettere a tacere tutto, risolvendo il problema alla radice. La buona notizia in tutto questo? C’è una soluzione, o meglio una presa di coscienza che tutti noi dovremmo provare a fare. Guardiamo per un attimo al passato: i problemi che la gioventù moderna si trova ad affrontare, tolti cavilli e particolari, sono gli stessi che hanno affrontato i nostri avi. Tuttavia allora non si sentiva parlare di depressione o simili, quindi cosa è cambiato? Sarà il ritmo del mondo che accelera sempre più e lascia indietro chi non è abbastanza pronto e forte? O piuttosto sarà il fatto che in passato il tenore di vita era tale che anche la minima novità rendeva estasiati e felici mentre noi, abituati ad avere tutto e subito, siamo annoiati da ogni cosa e pronti a buttarci giù alla prima delusione? Che questo articolo possa essere un monito: impegnarsi, stupirsi, affrontare i problemi a mente aperta e con il giusto stato d’animo, saper trovare il bello in tutto, comunicare, confrontarsi… queste sono le azioni che ci salvano dal buio. Vale la pena rifletterci bene sopra, vale la pena riprendere le redini della propria vita e guidarla verso l’alto, vale la pena porsi degli obiettivi e combattere per raggiungerli, perché chi lotta e si impegna non ha tempo per deprimersi, chi si batte per uscire vincente da questo marasma chiamato vita non ne sarà mai sopraffatto. Gabriele Marasco, ex-alunno, oggi avvocato Letizia Girasoli, III E Sc. ROBERTO PAZZI ED EVA CANTARELLA: INCONTRI CHE APRONO LA MENTE viaggio nella psiche umana dalle passioni romane alle nevrosi contemporanee C onsiderato una delle maggiori personalità letterarie degli ultimi decenni, Roberto Pazzi è stato definito dal New York Times, “l’erede” ufficiale di Italo Calvino. Poeta e prolifico scrittore ferrarese, si colloca a buon diritto sulla linea fantastico-visionaria della narrativa italiana. Noi studenti del Liceo Classico abbiamo avuto il piacere di incontrarlo il 14 aprile scorso presso la Sala del Trono di Palazzo Gallone, per la presentazione del suo ultimo romanzo “Dopo Primavera”, in cui è abile regista di una storia impossibile, al confine tra realtà e invenzione, tra quotidiano e subconscio. Dopo i saluti del Sindaco e la lettura di alcuni passi del libro eseguita da nostri compagni, Roberto Pazzi, straordinario affabulatore, ha trattato il tema del “doppio”, oggetto dell’opera e che ha illustri precedenti nelle letteratura di tutti i tempi, dal “Sosia” di Plauto al “Dorian Gray” di Wilde o al “Mattia Pascal” di Pirandello. Attraverso un discorso coinvolgente e appassionato che ha tenuto accesa la nostra attenzione, l’Autore ha ripercorso la genesi del racconto il cui protagonista, Aldo Mercalli, scrittore cinquantenne, presenta molti tratti fisici e psicologici in parte autobiografici , in parte evocativi di altri personaggi simbolo di questo genere letterario. Con grande sapienza e maestria, ci ha dato chiarimenti sulle problematiche che emergono dal suo romanzo quali l’inquietudine dell’uomo moderno che, insoddisfatto di sé, cerca la salvezza in un alter ego perfetto ma fittizio, o il narcisismo che spinge l’individuo alla ricerca della giovinezza e della spensieratezza perdute. Un romanzo che si rivela “attualmente inattuale”, sconcertando con il finale ‘a sorpresa’ il lettore abituato alle delusioni e ai drammi della quotidianità. Certamente un racconto diverso da quello dei tanti volumi, pubblicizzati dal marketing, che oggi affollano gli scaffali di librerie, autogrill e ipermercati e che, pur mancando d’invenzione e fantasia, sono preferiti a libri di spessore culturale come quelli di Roberto Pazzi , o come quelli di Eva Cantarella. Docente universitaria e studiosa apprezzata di letteratura e storia antica, abbiamo avuto l’opportunità di conoscerla il 24 novembre scorso, per la presentazione del suo ultimo volume “Dammi mille baci”, dove prende in esame la concezione e le dinamiche dell’amore al tempo dei Romani, analizzando i testi di Marziale, Giovenale, Catullo,dal quale prende ‘in prestito’ anche il titolo del libro. Entrambi gli incontri sono stati predisposti dalla Prof.ssa Bondanese. Due sguardi diversi quelli di Eva Cantarella e di Roberto Pazzi, uno rivolto al passato, in particolare a quello romano, fondamento della nostra cultura e della nostra tradizione e l’altro attento al presente, causa ed effetto delle nostre azioni, che hanno però un identico risultato: un’introspezione consapevole e mai banale nella psiche umana che apre la mente a nuovi scenari e orizzonti. Elena Lecci, II B Liceo Classico 5 L PUGLIA, che energia! a mano tende il filo e guida il decollo incerto e capriccioso dell’aquilone che il bimbo, riparandosi con l’altra mano dalla radiosa luce del sole, riesce faticosamente a far volare. Ci sono gli ingredienti per un ridente e luminoso quadretto la cui plasticità è facilmente intuibile: l’energia della mano del bimbo che corre, l’energia del vento la cui portanza fa librare in alto l’aquilone, l’energia del sole i cui fotoni danno vita a tutto. Il filo logico che lega questi elementi è quello delle energie naturali che sono state prese in considerazione. Sono delle fonti di energia ubiquitarie ed inesauribili o, come si suol dire, rinnovabili. La geografia favorisce l’esposizione di regioni, come la Puglia, a queste sorgenti di energia e non usufruirne sarebbe certamente un peccato. Cosa limita la diffusione di sistemi di utilizzo di queste energie? La necessità di disporre pannelli fotovoltaici su tetti non sempre facili da integrare e da armonizzare con il nostro paesaggio mediterraneo? L’impossibilità di poter occultare, almeno in parte, l’imponente e prepotente presenza dei mulini eolici, facilmente individuabili anche a chilometri di distanza? La nostra regione ha dimostrato già da alcuni anni l’apertura delle proprie vedute in tema energetico e non passa giorno che non si scorga sul tetto delle abitazioni dei nostri UN MEZZO DA RISCOPRIRE: LA BICICLETTA D a diversi anni si è discusso molto su come promuovere e sviluppare l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto semplice, economico, ed utile per porre fine al problema della gestione della mobilità e della salvaguardia dell’ambiente. L’automobile è ancora oggi il mezzo dominante in tutto il Salento, utilizzato da lavoratori, casalinghe e studenti, che per spostarsi di soli 100 mt. fanno uso dell’automobile o comunque di mezzi a motore. Si calcola, infatti, che gran parte dei ciclisti “abituali” si concentra nelle regioni del Nord Italia, e in particolare nelle regioni del NORD-EST, mentre nel Salento la percentuale è molto bassa. L’uso della bicicletta potrebbe risolvere o comunque diminuire sia gli incidenti, il caos e l’inquinamento dovuto appunto all’uso smisurato dei mezzi a motore. I veicoli infatti consumano una grande quantità di energia, che deriva in gran parte da fonti non rinnovabili, e i mezzi di trasporto basati su motori a combustione interna generano una fetta consistente dell’inquinamento atmosferico. Come incoraggiare quindi un maggior ricorso al pedale, da considerare come mezzo di trasporto alternativo ai mezzi motorizzati??? Si dovrebbe puntare in primo luogo alla costruzione di nuove infrastrutture, di nuove piste ciclabili estese, ma soprattutto sicure e difese dai pericoli derivanti dal traffico stradale. Quindi l’uso della bicicletta ha dei vantaggi sia per l’uomo, perché dà la possibilità di spostarsi in maniera veloce ed efficace, non si subisce la congestione del traffico, e inoltre offre libertà e indipendenza; sia per l’ ambiente in quanto la bicicletta è silenziosa e pulita, non rappresenta una minaccia per la natura o per il paesaggio e non necessita di riserve di carburanti fossili. E’ auspicabile rimuovere le barriere che ostacolano il regolare traffico delle biciclette. Questo provvedimento per la tutela dell’ambiente porterà non solo ad una diminuzione dell’inquinamento ma anche ad un miglioramento del trasporto pubblico. Camminando per i paesi del Basso Salento BUCHE DAPPERTUTTO “Le nostre strade somigliano sempre più a ...un formaggio svizzero’’. È un problema reale quello delle strade salentine: sono numerose le vie, comunali e non, che sono disastrate e piene di buche, vie che si trasformano in enormi laghi nei giorni di pioggia, che diventano causa di incidenti, che danno una dimostrazione visiva del degrado in cui viviamo. La domanda sorge spontanea: perché queste strade non vengono riparate e per anni continuano a consumarsi sotto i nostri piedi? Solo per fare alcuni esempi: la strada provinciale che collega Tricase a Lugugnano, proprio di fronte alla sede del Liceo Classico Stampacchia, presenta un enorme avvallamento della sede stradale che nei giorni di pioggia si trasforma in un vero e proprio lago non permettendo agli alunni di uscire da scuola senza dover mettere i piedi a mollo. Un secondo esempio è Via 2 Giugno di Tricase, che sfocia nel punto in cui nel periodo natalizio viene allestita l’entrata del ben noto Presepe Vivente Tricasino, essendo in dislivello con le aree rurali adiacenti, con il maltempo si trasforma in un fiume a carattere torrentizio che scorrendo porta via con sé terra e fango. In condizioni pessime, sempre a Tricase, si trova anche un breve tratto di strada che collega Via San Giovanni Bosco a Via Lecce e per ultima e non meno importante poi vi è a Corsano Via A.Morosini, nei pressi dell’anfiteatro comunale, che all’incrociarsi con Via Risorgimento non sembra essere più una strada e, anche se viene quotidianamente utilizzata dai più, da anni non viene asfaltata e presenta un fondo stradale gravemente dissestato. Antonella Magno, VA Sc. Come sarebbe bello passeggiare… paesi l’indizio di un nuovo pannello solare o di un impianto fotovoltaico in via di realizzazione, oppure sul crinale delle murge salentine la predisposizione per una nuova pala eolica. Le riserve degli ambientalisti sono spesso pregiudiziali, se consideriamo che qualsiasi intervento della mano umana deve necessariamente avere un impatto ambientale da gestire. Gli estremi di questo impatto vengono rubricati nell’ampio capitolo della cosiddetta “sostenibilità”. Energia, quindi, rinnovabile, sostenibile e, ovviamente, pulita, senza residui inquinanti. Gli sforzi progettuali sono indirizzati proprio in queste direzioni: giunge infatti notizia di pannelli solari installabili su piani orizzontali o verticali senza perdite di rendimento. È altrettanto recente l’altra notizia di mulini eolici ad asse verticale, dal minimo ingombro e dalla resa soddisfacente. Non trova molto seguito, invece, nella nostra regione l’energia geotermica, apparentemente di buona sostenibilità, ma di difficile ingegnerizzazione. La sensibilità ecologica pugliese è un dato di fatto incoraggiante: il mantenimento dei cosiddetti ecoincentivi e l’introduzione di soluzioni maggiormente sostenibili non potranno che incrementare la diffusione di questi modi di gestione delle risorse. Sarà certamente bello e augurabile un futuro col bimbo che corre su di un prato sempre più verde, facendo volare l’aquilone in un cielo sempre più azzurro, grazie ad un impegno a rispettare la nostra splendida regione sempre più fruttuoso e condiviso. Giovanni Bellisario, IIIG Sc. Un P centro storico fruibile ai cittadini. asseggiando per Tricase il primo problema che balza alla mente di un comune cittadino è la difficoltà a... camminare nel centro storico tranquillamente; figuriamoci quanto si moltiplichi il problema per un diversamente abile. Una buona e facile idea per rendere sanabile questo “difetto” potrebbe essere la creazione di un’isola pedonale, ovvero la chiusura al traffico del nostro amato e decrepito centro storico in modo che anche le famiglie,e non, possano trascorrere un pomeriggio tranquillo, lasciando liberi i figli di giocare senza l’angoscia che una macchina in corsa possa, con alla guida una persona distratta, interromperne la quiete. Per far questo basterebbe che l’amministrazione comunale approntasse un adeguato progetto di riqualificazione ambientale del centro storico, come avviene già in altri luoghi d’Italia. Questo progetto potrebbe essere finanziato con risorse pubbliche per quel che riguarda la viabilità e i servizi connessi. Inoltre potrebbero essere concessi eventuali sgravi fiscali a quei cittadini proprietari di immobili che insistono in questa zona e che a loro spese favoriscano l’adeguamento omogeneo delle strutture. È evidente che la realizzazione di tutto ciò migliorerebbe la qualità della vita dei cittadini così come gli eventuali turisti o gli stessi cittadini potrebbero apprezzare la nostra storia vivendola e non solo sfruttandola. Mi chiedo perché una cosa così semplice non sia stata realizzata fino a ora? Sarà solo colpa di cittadini poco sensibili alla bellezza del paese? Secondo il detto “ognuno ha ciò che merita”, sarà questo che meritiamo? Giulia Santoro, IIIE Sc. Il problema è evidente anche perché giorno dopo giorno vediamo scavare e scavare, e poi ricoprire con catrame strade che segnate da mille cicatrici si presentano sotto i nostri occhi in maniera arlecchiniana, tappezzate di buche, dissestate, prive di asfalto e inagibili. Forse i Romani, da inventori del sistema stradale, dimostrerebbero un forte rispetto nei confronti della nostra società che, dopo secoli e secoli di evoluzione e industrializzazione, anziché progredire su questo aspetto sta progressivamente regredendo. Ora la speranza è che chi ha il compito di vigilare e tenere in buona condizione la rete stradale possa iniziare a farlo con maggiore serietà e impegno. Vincenzo Riso, IIA Cl. “...basterebbe un adeguato progetto di riqualificazione ambientale del centro storico... ...e l’adeguamento omogeneo delle strutture...” 6 UNA SCUOLA DI QUALITÀ L a chiamano SCUOLA DI QUALITÀ. Un liceo capace di dare agli alunni tutto ciò di cui hanno bisogno: una cultura. Un ambiente sano(?) in cui crescere e diventare le nuove menti del prossimo futuro. La scuola ci educa, ci dà ‘concime’ di marca, e non, per diventare persone in grado di criticare, ma soprattutto autocriticarsi. La nostra scuola: il liceo Scientifico-Classico “G. Stampacchia”. Noi: alunni ambiziosi costretti a vivere in un posto che non ci rappresenta, che non ci appartiene e che non ci dà la possibilità di esprimerci. E qui non stiamo parlando di idee, sono altri i problemi che riscontriamo ogni giorno in questo posto supervisionato dal signor nessuno. Viviamo gran parte delle nostre giornate chiusi in buchi di grigio cemento, senza nessun colore, privati della possibilità di uscire all’aria aperta perché noi, figli di nessuno, non abbiamo un posto sicuro dove poter prendere un po’ d’aria. Le ore di educazione fisica sono glossario di ONESTA’: UN VALORE FALLITO P in virtù di un fine che giustifica ogni mezzo Martina Bramato In fondo sono esseri umani… L a cattiveria di noi alunni è impressionante. Saremmo disposti a vendere l’anima pur di vedere in rovina chi è seduto al di là della cattedra, catalogato spesso come un mostro senza scrupoli, una pura macchina “spara-voti” senza volto né dignità. I piccoli screzi sono ordinari ed è legittimo e naturale che ci siano, ma le lotte ed i sotterfugi messi in atto da parte nostra contro il “nemico dietro la cattedra” talvolta vanno oltre il MODUS sperato, toccando l’eccesso che porta all’odio. L’atteggiamento dello “scarica-colpe” è proprio di noi alunni, incapaci troppe volte di assumerci le nostre responsabilità, incapaci di ammettere uno sbaglio che addossiamo a chi non ci garba, incapaci di affrontare con tranquillità l’onere dello studio quotidiano. Lottare per il riconoscimento dei propri meriti è giusto, qualora essi ci fossero. La lotta condotta all’eccesso preoccupa un pò, come tutti gli estremismi d’altronde. In fondo perché ostentare il possesso degli onori? Forse sarebbe meglio avere la coscienza di meritarli… M. B. avete i fondi per riparare la palestra, almeno rendete vivibili gli spazi a disposizione: un po’ di calce per riempire i buchi del campetto e dell’asfalto non dissanguerà certo la regione! E mi dispiace, ma la proposta di chiuderci in classe a fare lezione di educazione fisica sui libri noi non la possiamo accettare: evitare l’ostacolo, non vi fa vincere la gara. Piuttosto all’inizio dell’anno era stato proposto di far spostare gli alunni per sfruttare le risorse del territorio (palazzetto, piscina, campo). DOVE SONO ANDATI A FINIRE I VOSTRI PROGETTI? Qui non si parla solo di stupidi contentini, ci servono risposte. Ci serve la certezza che venendo a scuola non inciamperemo negli scalini distrutti dal tempo che passa disinteressato. Ci serve la certezza che domani sarà un giorno migliore. Non ci serve un bollino, la qualità si vede dai fatti. Giulia Santo, IVF Sc. È ORA DI VIVERE I OVERO IL NOSTRO SCIENZIATO DELLA POLITICA! Machiavelli avrebbe difficilmente immaginato una tale distorsione del suo pensiero ed un così morboso attaccamento ad esso da parte dell’uomo, uomo che vi ricorre in ogni azione, pensiero, parola: il fine giustifica i mezzi. “Il fine ed il bene coincidono” riecheggia Aristotele… Ma allora in cosa risiede l’errore? L’uomo crede fine quel mezzo atto al suo raggiungimento, mezzo che diventa esso stesso finalità, deformatrice della natura umana. L’uomo è buono perché dotato di ragione secondo il pensiero illuminista. Ma occorre chiedersi: la ragione è un bene permanente? Perché pare che oggi non voglia più alloggiare nell’uomo, nello studente in particolare… Qual sorta di mezzi utilizzati per adempiere al fine! E che fine malefico in sé: il voto. Certo dello ius dei Romani ci è rimasto ben poco! Il termine giustizia è stato turpemente inflazionato! Che mondo scolastico ipocrita e materialista! La più grande paura di Aristotele pare giustificata: anche lo studente scambia per fine (la formazione in quanto persona) un mezzo ausilio dello stesso (il profitto), per cui l’obbiettivo di divenire esseri civili ed educati ai più sani principi viene subordinato alla smaniosa brama di successo scolastico, all’insana voglia di essere catalogati come un alto numero (possibilmente dall’otto in su), ad una vantaggiosa apparenza culturale dentro vuota, vuota, vuota... Perché attribuire tutta questa rilevanza ad un giudizio numerico che denota senza connotare? La vera cultura non si esplica in un tabellone che espone i tuoi risultati, né in un voto inerente esclusivamente al compito svolto. Non è un edificio costruito senza basi, né un uomo nato senza cuore. Essa è il nocciolo virtuoso che matura giorno dopo giorno. Su di esso si innesta l’albero secolare dell’esistenza! preghiere perché nessuno si faccia male. Si, abbiamo un campo da calcetto, se così lo si può chiamare. Un campo senza reti, con le mille e una buca da evitare; per non parlare dell’unico spazio utilizzabile, cioè la buca per il salto in lungo, che non viene pulita da anni: nessuno si preoccupa di togliere tutte le erbacce che decorano non solo il campo, ma tutti gli spazi liberi. Giochiamo a pallavolo sull’asfalto, perché la nostra palestra è inagibile da mesi e nessuno prova ad aggiustare le cose. E adesso è arrivato il momento di chiedere spiegazioni, adesso è arrivato il momento di parlare, di puntare il dito. Signor preside, se lei ha il potere di cambiare le cose o almeno di migliorarle, le migliori. E la provincia, in particolare, si rimbocchi le maniche, prenda i dovuti provvedimenti, risolva i problemi che si è proposta di risolvere, ci ridia la nostra libertà. Dateci ciò che ci è dovuto: se non l mio nome è Esperanza e sto per nascere. Tale consapevolezza urla nella mia testa. Pochi minuti ancora e la mia vita, come la conosco, finirà, ma un unico pensiero mi consola: non sarò sola. Le persone. Tutto ciò che bramo. Sono seccata di sentire filtrate tutte quelle voci amichevoli, il canto degli usignoli, il fruscio del vento fra gli alberi, il piacere che scaturisce dall’odorare il profumo di un fiore… niente è reale per me, non finché non percepirò tutto attraverso i miei sensi. Francamente non riesco a comprendere le storie che mi racconta continuamente la mamma. Parla di un pianeta diverso, popolato da uomini superbi, venali, corrotti, spietati, insofferenti verso la vita, tanto presi da loro stessi da non accorgersi che quello che stavano costruendo non era altro che un castello di sabbia, un intreccio evanescente di colori ad acquerello, aria putrida dispersa in altra aria putrida. C’erano voluti anni perché la natura si rivoltasse alla brutalità di coloro che la stavano distruggendo, demolendola pezzo per pezzo. Doveva pur difendersi, no? E quando le vittime della sua furia si contarono a migliaia, il genere umano comprese, e mutò. Le parole della mamma, percorse da una lieve vena di amarezza, fanno credere che le sue non siano storie inventate, bensì fatti realmente accaduti. Il mio nome, secondo i miei genitori, simboleggia la speranza che nasce dal cambiamento che genera una rinascita. Lì, chiusa nel limbo di chi viene generato per essere, non credo possibile che possa esistere un tale abominio. Ma ero stata rassicurata: quel mondo apatico era una lontana reminiscenza, un posto di là dal costituire una minaccia per quella Terra nuova, viva. L’uomo adesso è un animale diverso, partecipe dell’incommensurabile bellezza della natura, in perfetta comunione con essa, elemento prezioso al pari di ogni altra creatura. Come se potesse esistere altrimenti. D’improvviso sento il bisogno di stiracchiarmi, impresa ardua dato che nella mia dimora ci sto un po’ stretta, e odo mia madre gemere prima di captare una melodia celestiale, armoniosa, magnifica. So da dove proviene. Il “flauto” di papà. Non so precisamente cosa sia un “flauto”. Mi piace immaginarlo come un qualche animale splendente e solenne che canti al solo fine di allietare. Forse è per questo che papà non parla mai quando il flauto canta, per assorbire tanta serenità quanta gli è possibile. Chi d’altronde avrebbe cuore di interrompere quella magia? Basta, ho deciso. Voglio conoscere il mondo. Il calore che mi circonda va svanendo. Apro gli occhi. Il livello dell’acqua si abbassa. Ho paura e sono felice. È ora di nascere. È ora di vivere. Ed ecco che vengo al mondo e i suoni, gli odori, il freddo contatto dell’aria e il suo sapore pungente mi investono e provocano un ventaglio di emozioni contrastanti. Vado nel panico e l’unica maniera per sfogare la complessità che sento dentro è piangere. Passa il tempo e torno tra le braccia della mamma. Gli occhi chiusi m’impediscono di vederla, tuttavia so che si tratta di lei. Lo avverto dalle ondate di amore che emette. Penso che quello che gli uomini chiamano oro, parlandone con tanto ardore da sfiorare la cupidigia, non valga la ricchezza di quel momento. Mi sveglio. Ho diciassette anni e sono nel mio letto. È l’alba, si capisce dal canto degli uccelli fuori dalla finestra della mia stanza. Mi alzo per aprire le imposte e guardo gli alberi d’arancio del giardino dietro casa, le foglie sono coperte di rugiada. Mai la bellezza della natura mi era parsa così travolgente. Francesca Calati, IV G Sc. “...l’uomo... è partecipe dell’ incommensurabile bellezza della natura, in perfetta comunione con essa...” 7 RSU: La situazione d’emergenza del basso Salento. una realtà dimenticata o… ignorata? E quando le discariche chiudono i rifiuti dove vanno a finire??.... Rsu: cosa vorrà mai significare questa sigla? Convenzionalmente si utilizza per indicare tutto ciò che ha a che fare con plastica, carta, vetro, spazzatura, Rifiuti Solidi Urbani (difficili da smaltire). E, come una reminiscenza, chiama all’attenzione le menti di politici e di sindaci ogni qualvolta la situazione ritorna ad essere di una particolare e grave emergenza. I rifiuti cittadini sono diventati i prodotti del nuovo mercato, la diretta conseguenza della pratica dell’usa e getta, di un labirinto in cui non si conosce né la porta d’ingresso né la via d’uscita; siamo le vittime di una corsa in cui il vincitore è il manager o il pubblicitario che ha il compito di convincere a comprare, consumare e gettare e poi ancora comprare, consumare e gettare fino al punto in cui, quando emerge tutta la negatività di questa assurda propaganda affaristica, si è costretti a ricorrere a delle soluzioni “tampone” assurde. Il settore dello smaltimento dei rifiuti è quello in cui emergono i più chiari difetti di quel mercato domanda-offerta. Detta così potrebbe sembrare quasi una visione distorta della realtà ma, a livello mondiale, le testimonianze dei paesi poveri invasi da tonnellate di rifiuti provenienti dalle industrie e dalle grandi città occidentali, si commentano da sole; mentre i “grandi” del mondo si limitano a organizzare eventi di portata internazionale per “decidere le sorti dell’ambiente”. Andiamo nel concreto: in che termini i rifiuti e la loro raccolta interessano così da vicino il cittadino? Perchè mai un problema di tal genere dovrebbe destare l’ attenzione? Prendiamo come punto di riferimento il Salento. Anche qui ci si è dovuti “alzare le maniche” di fronte a quest’ incombente problema. Fortunatamente la prontezza degli enti amministrativi ha saputo tener testa alla situazione presentatasi con la nascita di vari enti locali con scopo quello di coordinarsi e collaborare insieme riguardo la gestione dei Comuni e, tra i tanti altri obiettivi, si è proposto anche quello di gestire e smaltire i rifiuti; ne è un esempio l’Unione dei Comuni della Terra di Leuca attivatasi il 22 settembre 2001 mediante un Atto di Costituzione sottoscritto dal sig. Biagio Cazzato, l’allora sindaco di Corsano, dal sig. Luigi Nicolardi di Alessano, Salvatore Monteduro di Gagliano del Capo, Giovanni Pisanò di Morciano di Leuca, Angelo Galante di Patù, Giovanni Siciliano di Salve, ed infine Ernesto Bellante di Tiggiano. Precedentemente al 2000 i sette comuni sopracitati usufruivano di un servizio di spazzatura basato su un sistema di cassonetti situati in vari punti del paese, mentre, dal 2002 circa, l’Unione dei Comuni e la sezione ATO Le3 sono state le protagoniste di una svolta: l’ entrata in funzione di un servizio “porta a porta” con l’ eliminazione totale dei cassonetti. Il costo? Il cassonettizzato (costi inferiori di raccolta, meno personale ma maggiori spese di smaltimento) alla fine dei conti richiede lo stesso impegno economico del porta a porta che però, in prospettiva, oltre agli evidenti vantaggi ambientali, porterà anche vantaggi economici. Da allora sono trascorsi un po’ di anni e il sistema dei rifiuti sembra proprio complicarsi. Lo stato vuole che, in concomitanza di questa emergenza caratterizzata dall’ emissione ininterrotta nell’ ambiente di moli di rifiuti, le discariche vengano chiuse: ipse dixit e così è stato fatto. La prima ad essere chiusa è stata quella di Poggiardo nel dicembre 2004, segue Cavallino nel maggio 2006, Nardò nel luglio dello stesso anno, Ugento nel settembre del 2007: chiuse perchè per il futuro si dovrà costruire al loro posto un impianto di termovalorizzazione, tuttora inesistente. La domanda a questo punto sorge spontanea: i rifiuti? i soldi che i cittadini pagano per la tassa della spazzatura?... a voi la risposta! Sofia Orlando IIA Cl. A scuola anche per … IMPARARE A DIFENDERCI! C osa significa per noi alunni frequentare il nostro liceo? La risposta potrebbe essere questa : frequentare il liceo per noi vuol dire avere la possibilità di costruirci una solida cultura che ci arricchisca e ci “elevi” come persone e che ci possa essere utile nel nostro futuro. In realtà ci sarebbe qualcosa da aggiungere !! La nostra scuola ci offre l’importantissima possibilità di crescere. Ad esempio, il nostro prof. di ed. fisica, Turco Vito, ha pensato di inserire nel suo programma un “esercizio” utile e per niente noioso.. basta con i salti in lungo o i lanci del peso... ora a scuola si pratica “difesa personale”!!! Questo “sport” è particolarmente importante per noi ragazzi ( e soprattutto per le ragazze) che prima o poi lasceremo la nostra comoda “culla” rappresentata dalla piccola realtà di paese in cui viviamo, per andare ad affrontare un mondo che non diventerà meno pericoloso apposta per noi!! È fondamentale, secondo il nostro prof, venire a conoscenza della diverse forme di violenza in cui è possibile incorrere nella vita di tutti i giorni, comprese le violenze psicologiche e tutte le situazioni nelle quali non veniamo rispettati come persone, ed è per questo che in diverse ore scolastiche si è discusso di ciò anche non escludendo excursus storico-sociologici. L’obiettivo è quello di fornire a noi alunni gli “strumenti” per saperci in qualche modo difendere da qualsiasi forma di violenza, dopo avere compreso quelle che potrebbero essere definite le “norme” da seguire per evitare situazioni pericolose e l’atteggiamento giusto che occorre avere in “certi” casi. Quindi andare a scuola per noi vuol dire anche crescere, acquisire una certa sicurezza, imparando utili strategie di difesa e, perché no?, anche divertendoci !! Silvia Vitali, VC Sc. RENDERE BELLO L’AMBIENTE È VIVERE ARMONIOSI I l tema del “bello” è un tema molto ricorrente all’interno della filosofia e della letteratura e tra le tante sfaccettature che caratterizzano questo termine, una delle più interessanti è senza dubbio quella legata all’ambiente, al mondo che ci circonda. Era questo un argomento molto sentito già secoli addietro (si ricordino ad esempio le aspre critiche che l’autore settecentesco Parini lanciava nelle sue opere a chi inquinava scriteriatamente la città). Vivere in un ambiente esteticamente bello è infatti indispensabile per una vita basata su relazioni armoniose con l’altro; questo perchè il territorio in cui viviamo è espressione del nostro stesso essere, dei nostri modi di fare, della nostra mentalità: il comportamento che assumiamo nei confronti dell’ambiente rispecchia molto spesso il nostro modo di relazionarci col prossimo. L’errore in cui purtroppo spesso l’uomo incorre, è quello di sottovalutare questo importantissimo aspetto; gli esempi che si possono fare sono davvero numerosi, ma non volendo allontanarci troppo dalle nostre zone, basta fare una passeggiata per le meravigliose campagne tricasine. Ci si accorgerà tristemente della superficialità e dell’egoismo che caratterizzano il rapporto che alcune persone hanno con la natura, e che si manifestano con diversi cumuli di rifiuti di vario tipo (frigoriferi, divani, cucine, materassi, lavatrici, l’elenco è da bazar) apparendo davvero come un pugno nell’occhio nell’infelice contrasto con vecchi muretti a secco, pajare e alberi di ulivo che facevano da sfondo alle lunghe giornate lavorative dei nostri nonni intenti a donarci un futuro migliore. Il tutto diventa poi molto più avvilente quando la parte del cittadino “poco attento” viene interpretata (tra l’altro in un modo degno di premio Oscar) dalle istituzioni, cioè da quegli enti che come la stessa definizione di “politica” ci suggerisce, avrebbero lo scopo di prendersi cura dei cittadini. Siamo sicuri che, ad esempio nell’ambito delle grandi opere, proprio le istituzioni non riescano a trovare vie di mezzo condivisibili da tutti, scappando via dai “si a tutti i costi” e dai “no a priori”? La verità è che stiamo via via smarrendo il senso del bello, quel bello che dovrebbe riempire di gioia i nostri occhi rivolti verso le meraviglie che ci circondano. Ma, poiché si dice che dopo aver toccato il fondo non si può che risalire, e se non l’abbiamo ancora toccato poco ci manca, mi auguro fortemente che tutti noi possiamo renderci protagonisti di una rivoluzione culturale, una rivoluzione che deve partire dal particolare delle piccole azioni di ogni giorno per poi arrivare all’universale di un mondo più bello. Sembrano quasi parole vuote ed utopistiche le mie, ma se ci priviamo della bellezza dei sogni cosa ci resta? Riccardo Cavalieri 8 on prendiamoci in giro troppo sul serio… è questo il motivo ispiratore di cui è intrisa questa pagina. Perché a puntualizzare troppo si finisce spiazzati. Nasi aquilini e gobbuti, visi irregolari e smorfie facciali, l’anima della caricatura è questo ed altro; è quell’umorismo che dall’antichità si manifesta regolare “semel in anno licet insanire”, “Una volta all’anno è lecito impazzire” - “Una volta all’anno è lecito impazzire” dicevano gli antichi. Una critica bonaria e una risata banale; e gli esempi storici si sprecano:nel florido impero romano vi era una particolare giornata che vedeva il ribaltamento dei ruoli sociali, con la plebe a deridere e sbeffeggiare i potenti; la festa dei folli nella Francia rinascimentale nonché lo stesso spirito del nostro carnevale ne sono lampanti esempi. Quell’umorismo utile a sdrammatizzare la stressante quotidianità, per mettersi in discussione e ironizzare senza esagerare. Non prendiamoci troppo sul serio, quindi, e anzi accettiamo col riso quell’imperfezione perfetta propriamente umana. Antonio Nuccio, IIID Sc. Giacomo Panico Antonio Sticchi Antonio Verardo Rina Pucci Cosimo Martella Sento il dovere di porgere un sentito ringraziamento per la fiducia e la stima avuta da questo istituto in 20 anni di servizio. Ringrazio e saluto il dirigente scolastico, docenti, alunni, direttore e tutti gli assistenti amministrativi. Un forte abbraccio a tutti i miei colleghi. Giacomo Panico IE N TIFIC O E C LA - LE IC O “ G. AM ST Rivoluzione al Liceo Scientifico – Classico “Stampacchia” per la corsa alle pensioni: 7 docenti e del personale ATA sono collocati a riposo. Al termine del collegio dei docenti di fine anno si svolgerà il saluto di commiato del personale, che dal prossimo anno scolastico sarà collocato a riposo. Ci lasceranno il prossimo 31 agosto i seguenti docenti: Maria Antonietta Bondanese (Storia e Filosofia al Classico), Maria Grazia Coppola (Religione), Francesco De Salvo (Matematica e Fisica allo Scientifico), Mario Monaco (Latino e Greco al Classico), Giovanni Nuzzo (Disegno e Storia dell’Arte allo Scientifico), Raffaele Sergi (Matematica e Fisica al Classico), Maria Serena Jazzetti (Materie Letterarie al Ginnasio). Personale ATA: Donato Carluccio, Aldo Ferrari, Cosimo Martella, Giacomo Panico, Rina Pucci, Antonio Sticchi e Antonio Verardo. A tutti un augurio di lunga vita. Tra i pensionandi era incluso l’assistente di laboratorio informatico Antonio Nichil, purtroppo prematuramente scomparso, al quale il destino avverso non ha consentito di godere la meritata pensione. A lui va il nostro caro ricordo. SC SS L’angolo dei collocati a riposo (collaboratore scolastico) PA SE Federica De Blasi, IIIB Sc. N O C i sono parecchi modi per esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni, ma credo che farlo attraverso la musica sia senza dubbio quello migliore. Questo perché la musica è qualcosa di estremamente intimo, che sfiora la nostra anima suscitandone le emozioni più intense; è qualcosa che seppur in maniera non troppo evidente accoglie ogni istante della nostra vita, triste o allegro che sia; è capace di farci commuovere, piangere o ridere, di darci la forza di andare avanti nei momenti più difficili semplicemente mettendo un paio di cuffie per evadere dalla realtà che ci circonda e ritrovarci in un’altra dove ognuno può dare libero sfogo alle sue fantasie, ai suoi sogni, ai suoi desideri. Spesso la musica è l’unico strumento che abbiamo per sfogarci quando siamo tristi, arrabbiati, delusi o anche felici, perché ci fa ripensare a momenti trascorsi, situazioni vissute e persone conosciute. Ci sono canzoni che sembrano essere fatte apposta per noi, sembrano raccontare perfettamente un periodo o un evento della nostra vita. E non importa quale sia il genere, non importa chi sia il cantante, ognuno ha i propri gusti che nessuno può criticare, perché la musica è espressione, è comunicare le nostre emozioni, il nostro stato d’animo, insomma, è libertà. Infine, credo che il jazzista Carlo Actis Dato non sbagliasse nell’affermare che “la musica che non trasmette sentimenti, immagini, pensieri, ricordi, è unicamente rumore di fondo”. L’umorismo nella storia LI CE MUSICA, ESPRESSIONE DELL’ANIMA C C H IA” - T RI CA Dirigente scolastico: Prof. Salvatore Piccinni In prossimità di Marina di Pescoluse, Salve, l’abitazione qui fotografata in via A.Vivaldi presenta ben due diversi numeri civici, uno pari e l’altro dispari che dovrebbe stare dall’altro lato della strada. Quale è giusto? Lorenzo Pispero, IVB Sc. MATEMATICA SENZA FRONTIERE 21 Le classi II D e III D, accompagnate rispettivamente dai proff. Giuseppina Greco e Luigi Bianco, fra le prime dieci classificate nella competizione per il polo del sud Italia, hanno partecipato alla finalissima del 20/05/2010 a Campobasso, presso l’Università del Molise, ricevendo in premio la targa, la T-shirt e altro materiale. Onore a loro, ai loro docenti e allo “Stampacchia”! Responsabili: Prof. Giovanni Nuzzo Prof. Carmelo Anastasio Comitato di redazione: De Iaco Giuseppe, Ricchiuto Angela, Calati Francesca, Ricchiuto Francesco, Santoro Giulia, Storella Giulia, Sodero Valentina, Bacalini Chiara, Zaccaria Laura, Bortune Roberto, De Giovanni Elisabetta, Magno Antonella, Santo Giulia. Collaboratori: De Iaco Giuseppe, Antonazzo Pierluigi, Musarò Marco, Alloggio Mariella, Toma Elisabetta, Errico Beatrice, Peluso Alberta, Ricchiuto Angela, Giudice Elisa, Brigante Valentina, D’aversa Alessandro, Woloszhnski Luca, Bellante Sara, Bleve Antonella, Baglivo Emanuela, Riso Luigi, Martella Davide, De Giovanni Elisabetta, Aretano Lucia, Magno Antonella, Carbone Katia, Turco Vito, Ferraro Mattia, Panico Riccardo, Ciardo Simona, Negro Domenico, Cavalieri Riccardo, Calati Francesca, Biasco Francesca, Antonazzo Marina, Giangreco Giuseppe, Luciano Attilio, Antonioli Silvio, Santo Giulia, Sparascio Andrea, Preite Roberto, Ricchiuto Francesco, Za Teresa, Hamidallah Naswa, Aretano Laura, Indino Francesca, Grezio Donato, Errico Enrico Antonio, Santoro Giulia, Musio Vera, Girasoli Letizia, Sergio Federica, Moncullo Francesca, Penna Francesca, Pellegrino Francesco, Zollino Salvatore, Bortune Roberto, Moncullo Irene, Sodero Valentina, Ciardo Assunta Riso Vincenzo, Nuccio Alessandra, Storella Giulia, Aretano Roberta, Bacalini Chiara, Chiffi Giulia, Zaccaria Laura. Stampa: Serafino Arti Grafiche TRICASE - tel. 0833.54 18 66