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I
QUANDO LA FABBRICA FA LA STORIA
LA CARTIERA BINDA DI MILANO
a cura di Giuseppe Deiana
.4
Milano
Liceo Scientifico Statale
«Salvador Allende»
1995
Quaderni di cultura e di vita scolastica
n. 8.
QUANDO LA F ABBRICA FA LA STORIA
LA CARTIERA BINDA DI MILANO
La cillà nello spa?io e nel tempo/2
Gli studenti alla scoperta dcl Lc1Titorio milanese
a cura di Giuseppe Dciana
s BIBLIOTECHE
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Milano
L iceo Scientifico Statale
«Salvador Allcndc»
1995
Quc.,Lo volume, fino ad C!\aurimcnto delle copie stampale,
è di.,ponibile j!ratullamcnte prcs..,o
il Liceo Scientifico Statale «Salvador Allen<lc»
( \ ia Ufo,.,e Dini 7. 20142 \11LAN0)
in particolare per le scuole e gli enti che se ne scn ano
per uso <l1datt1co e <l1vulgat1vo.
BlbUoleche comunali di l\Uh1110
1111111111111111111111
30487
Liceo Scientifico StaLalc
«Salvador Allcnde»
Via Ulisse Dini, 7
20142 MfLANO
Copyright l 995
Fotocompos111onc e stampa
Attilio Negri srl. Ronano (Milano)
Finito d1 ..,lampare nel mese di dicembre 1995
Edi1ione fuori commercio
realinata con il contributo
del «Progetto Giovani, Provveditorato <lgli Studi d1 Milano
In solidarietà
con gli operai e impiegati
della Binda,
per la difesa
della loro fabbrica
e dcl loro lavoro,
che sono un patrimonio
di tutti.
Ricerca storica di un gruppo di studenti dcl Liceo Scientifico Statale «Salvador Allende»
delle classi 5A. SC e SG, nell' anno '>colastico 1993-'94, coordinati dal prof. Giuseppe
Deiana. docente di storia e filosofia.
Il lavoro è destinato agli studenti cd agli insegnanti sensibili ai temi dcli' educazione a/Ili
ricerca, al rl'cupero della memoria worica ed alla coscienti-:;:,tdone ambientale.
Ricerca storico-ambienlale
realizzata nell'anno scolaslico 1993-94 da un gruppo di studenti
del Liceo Scientifico Statale «Salvador Allende»
Gruppo di lavoro
Docente:
Giuseppe Deiana (Storia e Filosolia)
Stude nti :
Chiara Amadeo, Cristina Arnprino, Fabio Bertoni, Francesca Battistini, Denis Bonvegna,
Silvia Borini, Andrea Colombari, Daniele Dall'Ara, Antonio Dcledda, Alberto Demariano,
Francesco Ferrario, Stefania Gerva'>ini, Claudia Mel1.i, Diego Pac1ello, Andrea Piscetta,
Luigi Riparnonti, Claudio Sanna, Saverio Stella, Daniele Villa Veronelli (5G); Igor Dciana
e Giulia Lauleua (5C); Andrea Lanza (5A).
Le foto si riferiscono alla cartiera e a lle lotte operaie finalizzate a
impedire i licenziamenti e la chiusura della fabbrica negli anni 1993-94.
Indice
P refa zione, di Luc iano Agu111
I. Int r oduzio ne m etod ologica, d i
7-8
Giu~eppe
De iana,
10-24
II. Vita di Ambro gio Binda e storia della cartiera,
d i Cristina Amprino,
27-40
III. La struttura produttiva della cartiera in passato e o ggi.
d1 Silvia Borini , Stefania Gcrva.,ini e Claudia Melzi,
4 1-52
I V. I la\.oratori della cartier a Binda nella storia
d el movimento operaio ita lia no e m ilanese. di Andrea Lana1.
53-70
V. Il r a pport o tra la fa bbrica e il territo rio,
d i Igor Dciana e Giulia Lau lcua,
7 1-87
PR EFAZIO NE
Con il volume Quwulo la fabbrica fa la storia. u1 Camera Binda di Milano il
noMro Liceo è giunlo alla onava pubblic:vionc nella collana "Quaderni di cultura e d1 vita
scol::tstica" che raccoglie lavori e.li ricerca didaLLica elaborati dai c.loccnti e c.lagli studenti.
Le ouo pubblicazioni comprendono due volumi e sci opuscoli, a cui va aggiunto,
fuori collana. la prima pubblica1ionc dcl Liceo. il volume e.lei 1992 Jedicato Alla ricerca
della cascina perduta. ln ci11à nello spar,io e nel tempo.
Frullo della ricerca didattica e della collaboraLione di docenti e sludenti (in questo
caso del noslro Liceo e dcl Liceo Scientifico Statale Cremona) è anche il volume sulla
ixrsccu1ione degli ebrei in Italia, a cura dei profe:.,.,ori Marco Fosc;aLi e AJessandro
Ccrcsauo. Salmre La memoria. Come studiare La storia di ieri pt:r 11011 essere indiffermti
oggi. che, pubblicato dall'editore Anaba.,i di Milano. raccoglie molte Le.,timonianze direnc
:..ulla persecuLione antiebraica in Italia dal 1938 al l9.t5.
Ai lavori presentati anche all'esterno in fonna e.li pubblicaLione si possono
affianc:u-c i numerosi analoghi lavori che, raccolti in fascicoli ciclostilati a circolazione
interna, testimoniano l'operosità didauica e culturale dcl Liceo.
Le discipline interessate a questa produzione sono qua-.1 Lutte quelle curriculari
proprie del liceo scienLifico. anche se p1cvalgono le discipline \toriche, filosofiche, letterarie
e artiMiche. Non mancano però, -.ia pure per ora limilalc ad uso interno. ricerche didauiche
nel cmnpo della maLematica e c.lcllc sc1cn1.e.
li conceuo che i.,pira la collana di pubblicazioni dcl Liceo è l'idea di una scuola
come centro di cultura e di ricerca. L'all1\ ità del Liceo non può né deve limitarsi alla sola
didattica di Lrasmissione dcl sapere, ma, e ciò è del resLo inc.li'>pcnsabile anche per la migliore
trasmis'>ionc del sapere codificato nei libri di testo, deve saper diventare autonoma
promozione di ricerca e di produ1ione di cultura. sia a livello di "ricerca simulata" sia a
livello di offerta, anche all'esLemo, di una produzione culturale che ha una sua utiUzzazione
indipendentemente dalle c;uc origini dillattjche.
In questo senso ci conforta la testimonianza di numero">e scuole. di biblioteche e di
persone interessate che. avendo a' uto occasione di vedere le no.,tre pubblicazioni. ci hanno
scri110 con favore e con parole di incoraggiamento a proseguire.
A livello di dotazione d1 atLrCuaturc l'orientamento didattico testimoniato dalle
nostre pubblicationi ha portato il Liceo ad incremenlarc I' atti\ 1tà di laborat0rio, non i.olo
nei campi più tradizionali (Fisica. Scien1..c. Lingue. Informatica, Audiovisivi) ma anche in
scuori nuovi (Laboratorio e.li Storia. di Fotografia, di Videoscrittura, Multimediale).
Naturalmente le difficoltà, lii ogni tipo, non mancano, e si ritrovano anche nei
limiti della ricerca sulla Cartiera Binda. Si Lraua - è bene non dimenticarlo - di lavori degli
studenti, non di studiosi già formati. Nella scuola italiana manca. del resto, una tradizione ed
una consueLuùine didauica di ricerca. per cui la didattica specifica è ancora poco diffusa e gli
\Lrumenti necessari ancora poco ..,, liuppati e dbponibili. Ba'>ll pcn">are come, nel campo
dcll'organ11Lai.ione delle b1bliotcchc, degli archivi e dci mmci, la dimensione didanica.
aperta e pcn<,ata per interagire con le scuole. è quasi sempre as ...entc e comunque quasi mai
ha una ">Ua specifica organiua1ione, per cui lo studenle che si muo\'e nel senso della ricerca
è costrcllo a muoversi in un amb110 i.:oncepito per lo studim.o esperto.
lnolLre la ricerca non fa ancora parte dcl curriculum nom1alc dello sLUdente di liceo.
7
il quale, con l'impostazione di una ricerca. è pertanto chiamato non solo a fare un lavoro
diverso. ma perlopiù aggiuntivo, aggravando il suo carico di studio.
Ciò rende necessario che gli studenti cd i docenti abbiano una forte disponibilità e
motiva?ione. In un certo senso 'ii potrebbe dire che la ricerca didanica è ancora poco diffusa
perché rappresema, nella scuola italiana di oggi, non la dimensione norma.le dcl lavoro ma
quella eroica.
Disponibihtà, quindi, anche a livello di energie e di tempo offerti gratuitamente alla
scuola e alla cultura. mossi da passione e da imeresse culturale.
Quando il lavoro degli studenti coinvolge il
territorio, sia nella fase deUa
elabonvione sia in quella della pubblicaJione dei risultati, diventa importante la
collabora1ione di enti e persone esterne alla scuola, dal Comune al Consiglio di Zona. dagli
enti di vario tipo che possono fornire informa1ioni, materiali, documentazione, alle persone
che posc,ono conlribuirc con competenze e testimonianze.
L'altra dimensione della scuola come centro di cultura e di 1iccrca è, infatti, quella
territoriale. Una scuola non chiusa in sé ma aperta, in uno scambio generoso di dare ai
avere. al territorio che la circonda.
li nostro Liceo ha trovato spesso attiva collaborazione in enti e persone, dagli enti
istituzionali come la Regione Lombardia (che ha voluto premiare il Liceo, con un primo
premio, per una sua ricerca storica sulla Resi'itenza in occasione dcl 50° anniversario deUa
Libenvione), la Provincia ed i Comuni di Milano e di Ro71ano e il Consiglio della Zona 15
(che hanno dato contributi in più occasioni e supporti organizzativi), alle organizzazioni
sociali, politiche e culturali, da aziende private a molte persone a titolo individuale.
Tuttavia. anche nell'ambito del territorio, la ricerca didattica non può ancora contare su una
consuetudine consolidala ma solo su un interesse occasionale da promuovere cd acquisire di
volta in volta.
Ci auguriamo che il volume sulla Cartiera Binda possa essere un nuovo e
appreuato contributo allo sviluppo di una nuova didattica e di un nuovo rapporto fra scuola
e territorio.
Luciano Aguzzi
Preside del Liceo "Salvador Allende"
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AVV E RTENZA
L'I NDUST RIALIZZAZJONE I N ITA LIA, I N LOMBARDIA E A M I LANO
DALL' OTTOCENTO AD O GGI
Esigenze di spano ci impongono di eliminare le parti relative ai risultali di..:i due
gruppi di lavoro rivolti a delineare i caratteri del!' industria iLaliana e lombarda. dall'Unità ai
nostri giorn i, per inquadrare la storia della cartiera Binda di Milano, nel contesto na7ionale e
regionale, ampio e complesso, di cui l'unità produttiva milanc<.,e costituisce un ca.-.o
esemplare e un campione particolarmente '>ignificati\O.
Il la\oro del pnmo gruppo. -.ull'mdustria i11 lwlw. era articolato nei seguenti sei
punti: a) 1860-1880: un paese povero e ruTetrato e un esordio difficile: b) 1880-1914: i
primi passi verso l'industrializzazione: gli anni dcl decollo: c) 1915-1922: dalla gnmde
guerra al primo dopoguerra; d) 1922-1945: gli anni del fascismo Lra ristagno e
modemi1 Lazione: e) 1945-1965: dalla rico-.truzionc alla maturazione dcl capitalismo italiano:
1965-1990: i problemi a11uali.
li secondo gruppo ha circoscritto il lavoro .ili' industnali11a1ione lombarda e
milanese, secondo la seguente scansione:
I. Lombardia: a) prima fase: la Lombardia e il suo ruolo di guida nel!'
industrialiuatione italiana dall'Unità d'Italia alla fine dell'Ottocento: b) seconda fase: I'
indusuialiuazione lombarda dalla fine dcli' Ottocento alla grande gucrm: c) tena ra.,e: I'
industria in Lombardia prima. durante e dopo il «boom» economico:
2. Milano: a) prima fase: crescita economica e sociale dalla Restauraiione ali'
Unità; b) seconda fase: il mondo del lavoro dall'Unità alla secom.la guerm mondiale; e) tel7.a
fase: il «boom» economiCl) e il terLiario avanzato.
Su questi temi cfr. T. KEMP, L' ind111tria/1~a:.io11e i11 Europa. TI Mulino.
Bologna 1975; R. ROMEO, Breve storia della grande 111d11:itria i11 lwlia, Cappelli, Bologna
196 l; V. CASTRONOYO. L' industria italiana dall'Oflocento a oggi, A. Mondadori,
Milano I 980: Cento 011111 di industria, a cura di V. CASTRONOYO. Elccta, Milano 1988;
AA.YY., u1fomza:..io11e cieli' ltalta i11dt1\triale, a cura d1 A. Caracciolo, Laterza. Ban 1977:
AA. YV .. l ' i11dustria/i~az1one in l:a/w, li Mulino, Bologna 1977: V. CASTRONOYO.
Storia economica d' Italia. Dal/' 011oce11to ai giorni 11mtri, Einaudi, Torino 1995; AA.
YV.. Storia del/' induwria lombardo, 1 voli., Ed. Il Polifito, Milano 1991: AA. YV.,
Lombardia '89: 200 a1111i di storia socwle 11ell'E11ropa tra ieri e domani. Ed. Lativa. Varese
1989: F. DELLA PERUTA (a cura di). Storia 11/mtrata di Milano. Nuova Editonale
AlEP, Milano 1990-95.
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I
I NTRODUZIONE
LE LINEE METODOLOGICHE DI UN PERCORSO DIDATTICO
SULLA CITT A IN CRISI
I
di Giuseppe Deiana
I. P remessa: nascita e morte di una fabbrica fordiana.
Con questo lavoro sulla cartiera Binda di Milano intendiamo real izzare la terza tappa
del progetto di introduzione della ricerca storica a scuola: la prima si è concentrata sulla
storia di una cascina milanese e lombarda presa come segmento della storia agricola e
ambientale del sud Milano; la seconda ha ricostruito la fi gura di Salvador Allende (a cui è
intestato il nostro liceo) nel ventesimo anniversario della sua morte dovuta al colpo di stato
sanguinario del 1973.
La scelta della cartiera (e in precedenza della cascina) per un' indagine microsrorica è
nata dalla necessità culturale e didattica di aprire la scuola allo studio dcl territorio nell'ottica
di quel fi lone di ricerca, che si è sviluppato solo di recente anche in Italia, denominato
«Storia ambientale» o «storia ecologica» 111. In questo senso, la presente ricerca centrata su
una fabbrica e il suo territorio costituisce la seconda tappa del progetro di educazione
ambientale, attivato da qualche anno nel nostro liceo come ragionevole proposta di
sperimentazione nell' ambito del laboratorio di didauica della storia.
La cartiera Binda (oggi Settrici Binda) ha rappresentato uno dci principali
insediamenti industriali dell'area sud di Milano (posto lungo il Naviglio Pavese, al confine
oggi tra le zone 15 e 16 del decentramento amministrativo), insieme alla cartiera Verona
(oggi Saffa, chiusa da qualche anno) e il cotonificio Cederna 12>. Essa è anche il più antico in
quanto risale a metà Ottocento, cioè alle origini del tessuto manifatturiero di Mil ano e del
triangolo industriale del nord Italia. Già nel 1881 Giuseppe Colombo, docente del
Politecnico di Mi Iano, rilevava che «La cartiera Binda [... j che ha assunto con singolare
successo la specialità delle carte fi ni e risorgendo, dopo un terribile incendio. più vigorosa di
prima. gareggia colle prime cartiere italiane, è una delle poche fabbriche a grande impianto,
che conti Milano; e lo deve alla forza d'acqua che il salto della Conca Fallata le ha permesso
di utilizzare» oi.
La fabbrica ha sempre mantenuto il nome del fondatore, Ambrogio Binda (1811 1874): uno dei «Capitani» dell' industria lombarda e milanese (accanto ai vari Pi rei li. Falck,
111
Cfr. A. CARACCIOLO, ln storia t'on1r ambimu, Il Mulino. Bologna 1988; $. VIOLANTE, Per
una storia ecolovca, in •Quaderni di storia ecologica•. n. I. 1991, pp. 7-45.
Cfr. M. ALLODI e M. FRANCESCH l, lii, dove la c1ttÌI I.ti spanandosi vmo la campagna. Studi e
ricerche condotu a Milano, in zona 15 (Chusa Rom1 Gratosoglio}, Ecfo.ioni Mondo Nuovo, Milano 1989, p. 102.
°
lii Cfr. G. COLOMBO, Milano industriale, in •Mediolanum•, 1881, voi. li i , p. 39, cit. in A. DE
BERNARDI e$. GUARRACINO, L'operazione storica. l'età contemporanea: l'Ottocm10, B. Mondadori, Milano
l 987. p. 932.
10
Breda, Richard. Ponti, Cantoni. Dc Angeli. ccc.) 141• Secondo un anicolo della «G:u..1crta
Ufficiale di Milano» dcl 1856. Ambrogio Bmda «si faceva chiamare "amoro<,i.,.,imo padre"
dai suoi lavoratori. che gli cantavano pure lunghi inni di lode che tem1inavano con le parole
"Benedice I' operaio chi gli dà pane e lavor!")) <~l. «Rimasto presto orfano, a nove anni
lavorava già come operaio in passamanerie: messosi 1n propno a diciotto anni, alla '1g1lia
del '48 impiantò una fabb1ica di bottoni a Porta R{1mana, dove introdusse un' avana1t:1
divisione dcl lavoro che destò l'Lunmira1ione dci contemporanei. Que.,to versatile
imprenditore non s1 seniì comunque -;oddi ...fauo e nel 1855-57 costruì -,ul Nanglio Pavese
alla Conca Fallatn una moderna cartiera, alla quale nel 1868 se ne aggiun11e un'altra a Vaprio
d'Adda. li Binda fu noto inoltre per la nutrita ..,erie di opere patcmali\tiche avviate a favore
dci propri operru» 6 '.
Questo patcmalismo lo trasformò in una figura esemplare per «senno e virtù» come
ri.,ulca da un suc;.,idiario per le scuole elementari di fine Ottocento. in cui si legge: <<Quando
si parla di un tale venuto '>li dal nulla e che è arricchito nel commercio o nell'indu<;nia ... i
1>uol dire: - Vedete la fortuna! a chi è madre, a chi è matrigna. E' vero, la fonuna ha la sua
pane nelle grandi proprietà: ma bisogna notare che. se non arride <,empre ai lavor.uori
inMancabili. mai e poi mai s'è dato il caso eh' essa abbia favorito un neghlllO'-O. A que'>to
proposito voglianhl narrarvi 4ualche cosa della vita d'un uomo, che fino dal!' età come la
vostra seppe bastare a sé <.,tes-,o.
«Ambrogio Binda nacque il 14 febbraio 1811. A sette anni, e ...sendo nma'>to orfano
di padre e di maure, fu raccolto da uno zio di campagna. il qmùe a forta di scappellotll gli
fece capire come s1 fosse presto pentito della buona a.--ione che ave\'a cominciato a fare. E
Ambrogio capì tanto bene che una mattina. solo solo, senza nessun appoggio. sen1a un
soldo, se ne tornò nella sua Milano a cercar lavoro. Aveva allora otto anni. Da principio
ncswno voleva <,apere di lui, perché troppo piccolo: ma il fanciullo tanto -.eppe
raccomandarsi, che finalmente poté trovare -.tabile collocamcnco pres'>o un certo .,ignor
Vigoni, fabbricante di passaman i. Ambrogio non solo seppe far bastare il piccolo guadagno
giornaliero ai bi.,ogni della \ita. ma con I' economia mise da pane a poco a poco un tal
gruaolo, col quale poté ali' età d; diciotto anm comprare due telai. e mellere su una piccola
fabbrica da sé. Di qui comincia il corso rapido della '>Ua fortuna. Quauro anni dopo introduce
in Italia la fabbrica11onc dei bottoni. che fin allora \Cnivano tutti dal!' Inghilterra. Nel I8-t7
fa coscniire un grandioso edifizio ricco d1 macchine. nel quale si fabbricano passamani.
bottoni di metallo e altre minuterie. che er.ino prima una esclusiva produzione francese. e
quei prodoui sono cercati cd appre11at1 su tuui 1 mercati d' Europa. Ceduta più tardi ai figli
gi~t adulti questa fabbrica, aiutato dalln fiducia di forti capitalisti. fonda 1n un luogo detto la
Conca Fallata quella vasta caniera che è anch' oggi una delle principali d' Italia. ln breve
tempo intorno alla cartiera sorsero case cd altn fabbricati. e si formò così un nuo' o
villaggio, che nel 1869 aveva la -.ua ~cuoia. la farmacia. il medico. e più tardi anche una
chieo;ena. Quella fabbrica produceva allora la belle11a di 3200 chilogrammi di carta al
giorno. cioè un valore di qua.,i due milioni di lire alt' anno. Lppure quella produ1ione non
bastava a soddisfare le richieste. sicché il Binda nel 1868 comprò a Vaprio. per il preno di
Cfr. R. ROMANO, I r.1pit.m1 Ji11dwtr111.
,J,, P1"'11 11 p.,J./r, in .~ton.1 1Uu1rNw di Md""°•
DdlJ PerucJ, Mt/11110 11ttl'Ot1ormtt1, Nuova hlltonalc [· U:P. M1l.urn (in cor-o d1
I hidcm. bow: p. I t.
~ lh1Jcm. hom: p. 8.
11
pubbli~.11ione).
.l
cura J1 F.
un milione di lire. un' aJtra grande caniera che ru la succursale d1 4uella di Conca Fallata.
«Ambrogio Binda ebbe medaglu.! a cune le cspo'>i7ioni na1ionali ed estere. ebbe
onorevoli uffici dalla fiducia dei <,uoi concmadini. e morì rimpianto non .,olo dai Milanesi,
ma Ja tuna Italia» ,~,.
Dunque, data la fama dcl fondatore. la fabbrica ha .,cmpre mantenuto il suo nome
originario; ma ha subito alcuni pa<;saggi Ji proprietà e d1 dirc1ionc, a cominciare dalla
famiglia Cirla a seguito dcl matrimonio di una erede Binda con &loardo Cirla. Poi, tra i I
1982 cd il I 989 la proprielà è pa<,sala al gruppo De Medici, che nel 1989 I' ha ceduta al
gruppo Sotlrici di Busto Arsi1io. «L' azienda di Conca Fallata è integrata nel Gruppo
industriale che ha come capo fila la -;oc1età finanziaria SAFINVEST di Busto Ar-.izio.
finan11aria della famiglia Sottrici. Nel gruppo la società di maggiore contenuto è appunto la
Sottnc1 Binda cui fanno capo dieci cartiere[ ... j Il fatturato dcl Gruppo è di circa 500 MM:f:
d1 cui circa il 20%. 100 MML è quello prodono dallo stabilimento di Conca Fallata[ ... ) La
Cartiera Binda. 1;,econda azienda cartana nazionale. era già quotata in borsa da numerosi anni
allorché venne acquisita dal Gruppo Sottnci che, al contrano. non aveva quota1ioni in borsa.
li Gruppo Sollrici sviluppò una serie rapida e numerosa di acquisizioni indebitandosi
pesantemente con gli Istituti Bancrui per un totale di 1200 M M.C. Questa situazione di
sofferc1w1 portò ad una chiusura dci tìdi tra il gennaio e il febbraio 1993 [... ] Data I'
impo!'lsibilità di rientrare dal debito in breve tempo gli Istituti Bancari chiesero l'ingresso nel
Con<;1glio di Amministrazione dcl Gruppo, esautorandone i Sourici, dcl quale assunsero i I
controllo alla tìne del primo semestre 1993» " 1• Le banche hanno predi.,posto un progetto di
salvataggio e di nstrurturazionc dcl gruppo Sottrici: gli esiti JX!rO .,i preannunciano molto
incerti. sopratruno in riferimento alla fabbrica di Conca Fallata.
Oggi, infarti, dopo quasi centocmquant' anni di attività produttiva, nel conte<.,to
della crisi intema1ionale e na1ionalc che colpisce soprattutto I' mdu..,tria di tipo tradi1ionale,
lo <.,tabilimento di Conca Fallata s1 trova di fronte al rischio di una imminente e drammatica
chiuc;ura, che la porterebbe ad accrescere le sempre più numerose aree di~messe del territorio
milanese 19>. A seguito dcl pesante indebitamento che ha portato il gruppo Sottrici al
fallimento, il consorzio di 34 banche creditrici. guidate dalla Banca Commerciale Italiana
(Comit) - . .ccondo le organizza1ioni 'mdacali in lotta per la difesa dcl lavoro e della fabbrica.
ancora attiva e competitiva nel settore delle carte autocopianti più che alla ristrutturazione
e alla riconve~ione c;arebbe interessato allo smantellan1ento cd alla <.,pccula1ione sull' area.
una delle poche rimaste ancora libere nel tenitorio del Comune di Milano: un' area. oltre
tutto. favonta dalla vicinanza dell'autoc.,trada e dal prolungamento della metropolitana.
Ecco il testo di un comunicato stampa del C.d.f. dcli' I I ottobre 1993: «Il piano
presentato dai nuovi vertici della Sottnci Binda parte da un prc . . upposto :-.bagliato perché fa
rbalire le difficoltà dell'azienda u risultati negativi della produ1ionc nelle fabbriche, mentre
in realtà il Llissesto è avvenuto per una gestione finanziaria dis'iennata. Il piano è rivolto a
m Cfr.
Smno r 11irtti. truurr rd11r.11it•r 1ul wo drllr smolr rlr111u11.1ri m11Jtlii!i, Remo 5andron Editore,
Milano· Palermo-Napoli 1898, pp. 166·11
111
Cfr. COMUNE DI ~lii .ANO.( Ot'SIGUO Dl ZONA
IS, Rrl1wonr JUl/.1
1•wr.1
rffe11ua1.i il
2-1109119'13 pmw lo s1.ibilimmto tklla Gnu.1 1-;1/l.itJ dr/ (;nippo So11Tm·B1111JJ, .!5 'cmmhrc I 'J9.~ (dattilo.critto),
fil
25/11/'l.~;
Cfr. •Corriere ddb ~era•, 2.~111'>.3. IJ e 21/3/93, 12/10/93; •,\1il~no I 111an1.1• 5 e 612193, 7/.1/93.
• Il "iol~-2·1 Ore• 6, 9 e IOn/9~. 20 c 22/4/93, 28/5/93. 20/7/93. 16/<JN.~; •Il Giorno• 91319.~;
•RcpubblicJ• 24/6/93, 3 e 20/7/93. 7 e 211/1019.t
12
lagli del personale pesantissimi. 600 esuberi ::.u 1942 e a lo.tgli produruv1 lali da causare I'
incapacilà dcli' azienda dì stare sul mercato. La chiusura della canicra dt Olgiate LOglie al
gruppo una produzione dì base come quella delle c~me palinale. mentre I' a\ venula cessione
del marchio delle cane autocopianti "biplura" alla multinallonale •\rjo \\ iggins lo priva di
una produzione prestigiosa cd unica in Italia. proprio quanuo per la svalutazione divema
ancor più convenìeme produrlo nel nostro paese. e pona alla chiusura unmediata dello
stabilimento di Conca Fallata. Evidentemente chi ha redatto il piano. dato che si presuppone
abbia competenza nel settore e pratica di strmegie industriali, ha speranze o forse
assicurazioni che I' arca dello 'tabihmenro d1 Conca diventi fabbncabilc. per rica\amC un
forte realizzo in denaro. Il consorzio delle banche che ha operalo il salvataggio finanziario,
non essendo un ente di beneficenza. a rigon; dì logica doHcbbc avere un solo obiettivo.
quello di navere al più presto bonificate le fabbriche per cederle a qualche gruppo dcl sectore
interessato. La rapidità con cui si vuole arrivare alla chiusura di Conca fa pensare. invece.
alla volontà d1 porre i lavoratori di fronce ad un fatto compiuto ed irreparabile. per n.'Cupcmre
al più presLO i crediti concessi, costi quel che costi. In una fase di forte deindustrializzazione
come I' acrualc. la cancellazione di un' altr:i fabbnca. diventa un problem.i -.ociale che non
riguarda più i soli lavoratori della Sottric1 Binda. ma investe anche le responsabilità di!I
Comune, della Regione e dcl Governo)) 1101 .
A seguito o·~lle inuiative di rnobihta1ionc mtema allo stabilimento e al gruppo
industriale delle organizza?ionì sindacali dci lavoratori che. per impedire le conseguen1c
traumatiche -.ull' occupazione. hanno coinvolto le forLe sociali e gli Enti locali (Consiglio
di Zona, Comune e Regione), la vertenza s1 e tra-.fcnta sul tavolo dcl ~i111-.tro dcl Lavoro.
che ha concordato la rennata degli impianti da lìnc dicembre '93, I' ~ttmvionc di un
programma d1 ristruttura1ionc e di norganì11:uione, la mes.,a in ca.-.sa integr.uionc 'pecialc
per una fetta di dipendenti e la verifica degli sviluppi entro il mese di giugno del 1994 ".Il
1994 -.cgnerà quindi la ripresa o la mone dì «una delle più grandi unità produttive degli ini1i
indu~tnali ancora atuvc e funzionanti sul territono milanese» , : segmento e specchio
fedele di 1111a città sempre più se11:a /al'oro e sempre più i111po11erita e prf?fo11dame111e
1111111iw!rita, almeno nelle fa'>ce più deboli. nonostante il suo passato.
Il. Finalità: una scuola aperta al territ orio per sensate esperienze di
educazione alla ricerca storica e alla salvaguardia ambi ental e ne ll a
metropoli post-fordista.
1) La città nel tempo: proseguimento del progetto di educazione all a
ricerca storica, per rend ere operativa l' idea di laboratorio di didattica d ella
storia e l'esigenza del recupero d ella memoria s torica.
Le 1111111ero.1e fom1e della 111edìa:,io11e didattica m•ll'i11seK11ame11to della 11oria: /(1
111101·e dimemio11i dt•ll'etl11ca~io11e storico. Alla domanda: «è pos-.ibile fare 1iccrca storica
a)
0 01
Cfr.
1
comunÌ<JlÌ ;tampJ - tra gli .1lrri
Jrl 26 e \O m.u-zo. Jel 4, 7. I l e 20 ottobre, del 9 e .!2
novembre 1993.
!Il!
Clr. Mini~1crn del l.avnro e ddlJ Prev1dc01.i 'ioc1Jk, Protocollo di mw.1, del 16 novembre 1993.
C0~1UN~ DI MILANO CON'ìlC;UQ DI /ONA l'i, cir •• p. I.
uzi Cfr.
13
nella prassi scolastica quotidiana a partire dall.t progettazione e programmazione djdauica?»,
oggi è possibile rispondere positivamente. Fare ricerca storica a scuola non solo è possibile,
ma anzi necessario. Infatti, I' educazione storica «non può essere considerata più come
semplice fornitrice di conoscenze strutturate entro lo schema manualistico. L' insegnamento
storico è I' ambito disciplinare più adatlo a costruire la specifica tecnica di pensiero (schemj
operativi mentali più abilità operative) che serve per comprendere il nostro rapporto col
passato. per attribuire significati <Ù farci dcl passato. per capire connessioni tra di essi, per
reagire alle interpretazioni altrui, per capire il rapporto tra uso delle fonti e ricostruzione del
passato, per comprendere la funzione della storiografia, per comprendere come funzionano
gli operatori temporali. Al!' ampliamento e approfondimento dei compiti dell' educazione
storica deve corrispondere un arricchimento delle esperienze di apprendimento: in modo taJe
che gli studenti siano indotti a imparare (e a imparare bene) le ricostruzioni storiche e però
apprendano anche sia la capacità di riflettere su come sono ottenute e di sperimentare
tecniche di interrogazione delle fonti. sia alcune procedure di ricostruzione di aspetti o di
processi del passato, sia la facoltà di capire come si forma la memoria collcniva oppure
come si induca l'amnesia sociale» 1111 .
Jateso in questo senso I' insegnamento della storia melle a disposizione dei docenti
un' ampia gamma di risorse didattiche che, per esplicare tutte le potenzialità formative,
devono essere sapientemente annonizzare nelle strategie della progettazione e
programmazione 11 ~ 1 • L' educazione storica, dunque. per risultare più ricca e feconda di
esperienze di conoscenza non può limitarsi al primo livello dell' apprendimento, quello dell'
acquisizione dei risultati del sapere storico cosl come sono sedimentati e confezionati nei
libri di testo o 111a1111ali. Per sfuggire alla passività esso deve essere sottoposto alle
operazioni di smontaggio e di ricerca dci modelli di spiegazione; ma va, inoltre, integrato
con I' anafo,i approfondita di doc11111e11ti e .fonti, con la lettura allenta di saggi tematici e
monografici capaci di introdurre gli scudenti nei meandri del dibauito storiografico. Ma il
livello più alto, garanzia dell'apprendimento più attivo, è costituito dal la ricerca storica, che
esige e. soprattutto, sviluppa capacità creative, a partire dal contro llo della sequenza di
operazioni, gradualmente più difficili e complesse, che la compongono. E' ovvio, tuttavia,
che parlare di rudactica della ricerca non significa letteralmente sostituire il quadro
sistematico delle conoscenze manualistiche di base, articolate nelle dimensioni sincronka e
diacronica, a favore della tnmazionc di un certo numero di temi scelti secondo criteri più o
meno casuali e astratti. oppure dettati daJJa contingenza della cronaca o dalla sensibilità del
docente e/o degli studenti. «Non è indispensabile, perciò, che g li studenti passino di ricerca
in ricerca. E' piuttosto augurabile che affrontino almeno una ricerca all' anno lungo un
tracciato di obiettivi specifici che di anno in anno fa crescere le loro competenze. Purché sia
svolta in condizioni programmate la ricerca è compatibile con il resto del le attività
didattiche» nsi.
Ma cosa si intende per ricerca riferita alle condizioni e alle possibilità scolastiche?
Qual è la differenza tra la ricerca degli storici dj professione e quella dei giovani in
formazione?
b) Lo scarto tra ricerca storica professionale e 1icera1 scolastica. La diversità si
llll
Cfr. I. MATIOZZI, Che i/piccolo uorico sra!. in •I viaggi di Erodoto», n. 16, 1992, p. 170.
11
Cfr. G. DI CARO. lmrgnnre storia. Ln diuip/inn. lapprmdimmto, il metodo, F. Angeli. Milano 1992.
•·
''" Cfr. I. MA1T07..ZI, op. e pag. cit.
14
mi<;ura fondamentalmente in termini di complessità e di finalità. E' chiaro che la ricerca
storico-didattica passa per difficoltà graduate sul piano teorico e operativo e adattate alle
po-.sibilità conoscitive degli studcnu; es-.a e rl\'Olta. quindi. ad obiettivi d1 forrnaL1one. non
di produzione scientifica in senso forte. Le procedure <:colast1che. penanto, possono solo
tendere verso le esigente della scientificità e devono essere contenute entro i limiti della
ricerca simulata. Que.,to significa che non tutte le opcm71oni ncce,.,arie a produrre
conoscenza storica debbano essere attivate nel la,oro didattico. Ma sign11ica anche che il
porsi nell' ouica della ricerca scolastica impegna ad acquisire nozioni epistemologiche,
competenze 1ntelleuuali, concetu teorici, abilità tecniche, procedure razionali. capacità
organiaative, sensibilità euristica. ccc., che -;ono a fondamento dcl proccs)O di creatività ciel
sapere e che, quindi, possono tra:-.forrnare gli studenti in piccoli storici. «Se si costruiscono
le condizioni opponune affinché i ragavi siano capaci di produrre infonnazioni da fonti
rclauve a un tema detennmato e d1 elaborarlo in conoscenza dcl passato, allora si ottiene che
i loro intelletti funzionino come quelli degli storici» " 61 • In quel>tO :-enso si può parlare di
modello didmtico della ricerca, che risponde ad obiettivi di formazione. Si tratta, quindi. di
mettere dei giovani in fonnazione nella cond1Lione di assumere la ve~tc d1 piccoli .,torici. a
parure dal dibattito sulla qualità dell'istruzione Il"• e dal riferimento concettuale alla «ricercaa1 ione>) 081 .
c) Ipotesi di ~perimenw:ione pt•r imparare a .fare ric(•1n1 storica. In un quadro d
insieme e in forma ;chematica, '>I possono proporre alcuni pcrcor..i possibili e facilmente
rcalinabili, su lla ba!-.c di una metodologia adeguata, che rientrano nella tipologia della
microstoria. Ad esempio. ricerche di storia .1colastica (storia dcli' istituto di appartenenza,
'>!Oria di una ... ua componente: iI mo' imento degli '>tudenti, iI 1110\ imento degli in'>cgnanti.
ccc.); di storia biografica (storia dcl personaggio a cui è intestata la <,Cuoia. stona di un
pcr<.,onaggio illustre della città, ccc.): di .1toria sociale (storia di una rivolta contadina o di
una vertenza operaia, \tOria di una minoran1a radicata nella cinà e/o in un quartiere. come i
quartieri ebraici, stona dcli' immigrazione C\tracomunitaria nella citta e/o nel territorio.
ccc.); di storia politica (storia locale della resistcn1a partigiana, storia di un'istituzione
cittadina. come la circoscrizione. ecc.); di .11oria eco110111ica (storia dcli' industriali7Lazione
dcl quartiere e/o della città. scoria dcli' agncoltura d1 una sub-arca o sub-regione gco'>torica,
ccc.): del territorio/del/' ambiente ('toria di una fabbrica. storia di una cascina, storia d1 una
miniera, di un fiume, di una ferrO\.ÌJ, di un parco, di un borgo. di un bosco, ecc.).
E' evidente che la scorì.1 della cartiera Binda rientra negli ultimi due tipi c.Ji percorso. che si
incrociano su un frammento di -.toria metropolitana milanese. 1111 seg111(•11to della clflà di
Milano visto nello spa:.io e nel tempo.
2) La città nello s pazio. La seconda tappa di un lungo percorso di
educazione ambientale: )'«adozion e» di uoa fabbri ca milanese.
Dunque, questa c'>perien7a di lavoro di ricerca -.torico-didattica da realizzare a scuola
vuole es.,ere incentrata anche .,ulla stona del/' ambientt: la <>tona di una fabbrica
«lradi1ionale» (oggi si tende a dire (<fordiamw). inserita nel contesto del tessuto urbano al
lh1dcm. p. I I.
1
(Jr ;-... BOTI ANI, J,,1 ricmu.1011t tfimt.1 D1bi1"/lo •ufl1 qu.tlùJ Jelli1m1r.iu11t, Il Mulino. Bulogn.i
1986.
('fr
<.;. POZZO.R1aro1.1z1111.- tjòmt.1ri1111tdtgliuvt,t;11111n: in•La 1i~crca• , l5 nwcmbrc 1992. p. 2.
15
espressione materiale e c;imbolica dcl mondo produttivo e culturale dcl «triangolo
indusuiale» e del territorio milanese. Cssa costituisce la .\ecmula toppa rispetto alla prima
realizzazione di una sperimenta/ione di ricerca scolastica. focalizzata su una cascina
milanese. secondo le linee di w1 progetto di swria ecologica e laborato per rendere operativa I'
idea di laboratorio didattico di storia. in un liceo della periferia sud di Milano che - a partire
dall' iniziativa di alcuni docenti - ha maturato la convin1ionc della necessità cli aprire la
1cuola alla scopena del territorio e di mserire /'amb1e111e 11ell'esperie11-;,a curricolllre della
secondaria superiore " 9 ' Ciò a partire dalla consapevoleu.a che la scuola (anche quella
«giurassica») non può evitare di scendere sul terreno dci nuovi saperi. La cultura
ecologico/ambientale è uno dei nuovi saperi e le ragionevoli proposte di ::.perimcntazione
finora attuate nel nostro liceo sono piccole cspericn1e di immersione nei temi e nei
problemi di tale cultura.
Le moti\'a11on1 didattico-culturali che hanno spinto alla scelta della cartiera
milanese sono grosso modo le ste ~sc relative all' «ado11one» della cascina dcl territorio
urbano del sud Milano.
a) La cn11saperole-::;:.a della crw amhie111ale che 111vcstc il mondo sia a livello
planetario (lo stato di salute dcl pianeta compromesso dai disastri ecologici legati alla rottura
dci c icli vitali dcli ' cco.i,istcma terrestre), sia a livello locale («traffico urbano congestionato.
inquinamento dell' aria. dcli' acqua. del suolo e da rumore, piogge acide, esaurimento del
venie, discariche abusive. fiumi e laghi avvelenati. industrie a rischio, ecc. Sono questi i
principali fenomcrn che, 111 fonne diverse, sono riscontrabili in ogni territorio e in ogni
momento della nostra vita quotidiana. Anch' essi per essere risolti impongono una svolta
nel rapporto uomo natura e una rivolu1ionc culturale capace di progeuarc una società
sostenibile, nel senso che I' approccio ecologico alla conosccn1.a e allo svi luppo esige un
11110\'0 paradigma c11lt11rale. cioè un cambiamento profondo di mentalità, non finalinata al
dominio dell' uomo sulla natura» i!oi.
b) Ll1 coscil'll:a ambientale dei 1:im·a11i, i qual i manifestano «una '>uflìcieme
sensibilità ecologica. ma anche unn cono<,cenza piuttosto generica e poco scientifica dei
problemi ambientali, con non pochi limiti e contraddi11oni sopranuuo in riferimento al
comportamento. I dati indicano una forte estensione quantitativa dell' interesse per I'
ecologia, a cui però non co1Tispondc un livello qualitativo, adeguato e convincente. di
rcsponsabilizza1ione. Per raggiungere questo obiettivo è necessario spostare le finalità della
fonn:uione ambientale dalla semplice '>cnc,ibilizza1ione allo studio cnttco e al
comportamento maturo. Questo chiama 111 causa il compito della scuola e ti lavoro di
progeuazione e programmazione degh in,cgnanti, su cui cade la respon sabili t~1 d1 far u<;eire
la culnira ecologica giovanile dalla cond11ione di indelcrminatezza e di marginali1à.
attraverso un' impo'>tationc rigorosa connotata, per un verso, dalle esigenze conccuuali della
scientificità, della complessità e della criticità; per un altro, dalla necessità della
fl'll Cfr. Alla ricm.i della cascìn,1 µrd11t.1. I•.i <irtd nr/"1 spazio r nrl tempo: ftilmmmti di 1tor1<1 mrmJpolitana
n11l.111ru. a cur:a di Giu<eppc Dc1ana. liceo <cicntifì<o . Salvador AllcnJ..-. - Consiglio di Circo,ui1ionc 15 C".omw1c di ~1ilano, Mìl~nu 1')92
QDJ
Ibidem, p. ·1 <;u, problemi ddl'c~ologia planetaria cfr C. NJ BBIA. I.o sviluppo soumibilr, Ed.
Cu ltura ddla Pace, Fircm.c 1991; Il fa 111ro d1 noi 11111i Rapporto drl/,1 Co111111i<iio11r mo11d111k prr l'nmb1mu r lo
ml11ppo. Bompi.rni, Mitmo 1988; LESTFR R. BROWN e AL. Swu 1>[ rlu World 1992 Rapporto "'' nosrro
pi1111rt.1 dr/ Worldu.·11uh bt.•111111,, l'IEDI. Torino 1992.
16
rc11ponsabiliaazione coscicntizzantc e attiva» <211 •
e) I progetti culturali delle associa:ioni ambiemaliste, in particolare il «Progetto
ado1ione» della Legamb1ente. «Il progetto di "adozione della città e del territorio" '>Ollecita
una o più classi ad adottare un peno di ambiente ben definito e caratteristico, non <:olo per
studiarlo e conoscerlo. secondo la metodologia interdisciplinare. ma anche per affe11onarvisi
e difenderlo ('>ulla base d1 precic;i obiettivi cogniti\i e socio-relazionali) e. quindi. ponare gli
studenti a prendere coscie1ua della crisi dell' ecosistema planetario prodotta dal modello di
sviluppo imperante sia a livello mondiale sia a livello locale. La proposta pedagogicodidattJca di adozione di frammenti di territorio urbano o extraurbano riflcuc 1'1mposta1ione
poliuco-culturale della Legambiente. riassumibile nella fomrnla "pensare globalmente. agire
localmente". Ciò significa che I' emergen1a ambientale planetaria può essere compresa da un
adolesceme panendo dalla cictà o da un suo segmento. non per soddisfare curiosità
localistiche. ma per sviluppare una critica tielle fun1ioni urbane e ricercare nuovi modelli
dcli' abitare il territorio» 1221 .
d) L'ambiente come risorsa culturall• e sociale: il problema della riqualifica:ione del
territorio e il progetto di ecos1·i/uppo urbano. «Si tr.uta allora di analiaarc più a fondo le
problematiche ambientali urbane per cercare µropos 1 ' d1 rambiamcnto e di riqual1ficaL.ione
della città, contro la cri'>i attuale. che indichino le strndc del passaggio dall'attuale degrado
urb:ino ad un modello di sviluppo ba-.ato sulla riconvcr-.ionc produuiva e -.ulla
riorganizzazione sociale. Esiste, ormai. una vasta lecteratura sui fondamenu d1 un approccio
ambientalista/ecologista ai problemi delle nostre metropoli che. in forma radicale o
riformista. prospetta la transi i ione daUa "metropolis" ali' ecopolis" (... ) Pertanto. I'
id!nti ficazione di un nuovo mod!ll o di -.nluppo tcnitorialc e umano non può e:.sere
basata che sull' ecosvi luppo, cioè sugli clementi ~scnziali di una mod!mivuione
qualificata cb criteri ambientali forti, sia sotto I' m.pl.!llo economico che sociale. come il
risparmio energetico, la ricllzi onc d:I con-.um o ci territorio e di -.pazi verdi. la
valori1.LaZione di tecnologie non inquinanll e di energia pulita. la valuta1fonc di impatto
ambientale. ccc.» <23i.
Dunque. recupero della 111e111oria :-,torica e coscie11ri:.:;a:io11e a111hientale: queste sono le
finalità di fondo che motivano Il progetto di studio e la valonaazione culturale d1 una
gloriosa fabbrica milanese. una del le pit1 antiche ancora attive, che però oggi vive la
condi1ione drammatica di una pos-.ib;le chiusura per motivi di crisi finan1iaria. Si lraua. in
altri termini, di una ragionevole propo-.ta di -.perimentaL1one didattica sul terreno dci nuovi
saperi e della qualità formativa, unendo in 1111 progetto !?lobate I' educanone alla ricerca
storica con l'educazione ali' ambiente: aspettando il trapasso dal secondo al terzo millennio
e con esso una riforma strutturale della scuola secondaria -.uperiore - se mai ci sarà!
Ct221
lbrJcm, p. 5-6.
Ibidem, p. 7. C:fr. LEGAMBIFNTE. Atlomnmo Lz aml, Milano 1989; M. CAMPIONI, Milano
•ndo11,11,1., in• ~.cole: . n. 5, 19<)0 p. 6.
w !biJcm. p. 9. C:fr. :inchc A. ,\IAGNAGHI. O.i Mnropoft• a &opali<. &mm11 di u11 progmo P" la
c1u,; uolog1c11, in AA.W .. E11m r nmropoli. In poss1bi/11,) uologu:a. Ed. Gucrini e A~~oci~ii. Mil.100 1989; A,\ VV ..
Il 1rrri1orto drl/'11bi1arr. Lo J11i111ppo lor.tir romr 1dumntiM str.11rgir11 A cum di A. Magnaglu. I·. Angeli, Mil.tno
1990.
17
Jll. Obiettivi : confronto con un segmento della città visto nello s pazio e
nel tempo
Quelli che seguono sono i principali obiettivi didartici che guideranno il lavoro <li
gruppo: si tratta di obiettivi distinti in general i e specifici. cognitivi e socio-relaLionali.
teorici e operativi. disciplinari e pluri-intcrdi.,ciplinari .
I. lndu\trialt:.::.a:Jone. Saper definire il conccuo di mdw.tr1ahnazione come realtà complcs-,a
e ricO'>lru1me la storia. dall' Unità ad oggi. con particolare riferimento a tre livelli
territoriali: quello nazionale (Italia), quello regionale (Lombardia) e quello locale (Milano).
In particolare: a) saper individuare le tappe principali dcli' economia italiana che hanno
<.,egnato il passaggio da una società agricola ad una '>OCicta industriale avanzata: b) .,aper
delineare le fa-,i e le peculiarità dell'industriali.aazionc m Lombardia e a Milano. come
contesto che con<,ente d1 inquadrare la vicenda della cartient Binda.
2. Impresa. Saper definire I' idcnticà di un' impresa c. nello specifico. di un' industria o
fabbrica connotata come cartiera (la canicra Binda, appunto), ricostruendone le origini, gli
sviluppi e le crisi. fino a quella attuale. mettendola in rela1ione con la Milano indu.,triale
dalla metà dcli' Ouocento alla fine del No,ecento. In particolare: al .,apcr rico<,truire le
relazioni tra la storia della caniera Binda e la storia dell' impresa in Italia; b) -.aper delineare
la figura di Ambrogio Binda. passato da orfanello a imprenditore. mellendola in rcla11onc
con gli altri «capitani d'impresa» mi lanesi e lombardi.
3. Carta. Saper ricostruire 1processi della produzione della carta, con particolare riferimento
alle specialin:vioni della cartiera Binc..la • .,eguendone le fasi storiche. fino a delineare la
'>trunura produuiva attuale. In particolare; a) saper defin ire I' industna c..lella carta "ista in
pro~peniva sionca. con particolare riferimento alla reallà attuale; b) 11aper descrivere in modo
analitico la spccialia<vionc produttiva della cartiera Binda. consistente oggi nelle cmtc
autocopianti o «biplura».
4. Lavoraton. Saper definire I' 1denu1à e la storia dcl mo\ 1mento operaio italiano e milanese
dalle origini ad oggi. rico-,trucndo e seguendo gh w1lupp1 dcli' orgamu:vione .,indacale
interna alla cartiera Binda. con particolare riferimento al ...econdo dopogucm1 e alla situa1ione
attuale 1 ~ 11 • In particolare: a) saper cogliere i nessi tra dinamiche economiche e dinamiche
sociali. riferi te ali' organi11a1ione opcrnìa daJ decollo indu!)triale alla matunvione dcl
capitalismo italiano; b) ...apcr ricostruire 1 processi confli ttuali della democrazia indu.,triale
nel lambito ristretto della cartiera Binda, con.,idcrata come campione -,torico rapprc-,e111a11vo
d1 un fenomeno più generale. riferibile almeno a Milano cd alla Lombardia; e) saper '>Upcr..irc
i li miti della documenta1ione scritta sul movimento operaio della Binda ricorrendo u fo nti
orali e materiali per il periodo daJ dopoguerra ad oggi: d) saper decifrare le cause ru
individuare gli esiti della grave cmi anuale che può -,fociare nella chiusum dello
stabilimento. Saper valutare. nello specifico. il piano c..lelle banche. subentrate ai Sottnc1,
che «hanno prcdispol.LO, aflidandolo allo \tud10 Borghcs1-Y1tale. un progetto di salvataggio
del Gruppo che prevede l'ahbauimento dcl capitale sociale (260 MM C) e la sua succes:-.iva
Jii Cfr. V . FOA . Si11d.:,urdo1,,.soci.i1. ioAA .\ \ . Sll)n11 d '/1dr.i •'01. 5',6rnuJ1, Tori rn, 1979, pp.
17113· 1828;
s.TUR0!'\1'., Sll)nadel si11d111l1/0lll /l.Jr.L o.il 19·/J ,J ar>l/odel COlllllllJlllO, LJrerza , BJo
18
1992.
ricosti1U1ione con una emissione di 80 MME di a1ioni. sotto..,critte dalle Banche. e altri 80
MM! con emis..,ione di obbliga11oni [ ... ] Conclusa questa operazione la ri..,1ruuurazionc e
ricapitali1nuione della Società dcl Gruppo avverrà in cinque anni, congelando gli intcrl!ssi
passi\ i dcl debito gravanti sulle suddette Società cd aumentando il capitale ;.1 partire dal
199-t dopo di che ogni A11cnda do\rj essere in gmdo di autogestir..,i> •'S . e) Saper valutare
l'azione del consiglio di fabbrica rivolta sia alla dirc11one dello stabilimento .,ia alle autorità
poliùche degli Enti locali, come ri..,ulta dal documento del Consiglio di 1ona 15. per il
quale: «Le preoccupaziont dcl Consiglio di Fabbrica .,. indiri11ano pnnc1paJmcntc verso due
ipotesi:
- la ce~-.ione. per ottenere un immediato ritorno economico che però significherebbe una
irreparabile perdita sia di mercato che di immagine. delle lavoraziorn di maggior pregio (IO
particolmc la carta da rivei>limento);
- la cessione del complc..,so ad allra Proprietà. non necessariamente industriale. che potrebbe
portare ad un più o meno rapido disimpegno con d1-.rn1ssionc dell'all1V1tà produttiva per poi
passare ali' utili110 della va..,ta arca cfopombile per cdilicare costruzioni civili e/o terziane.
Il concrctinan.i delle m111..1t1\·c -.c1pr..1 nch1amate -.igniftcherl.'bbe il mpido <;cadimento del
C<•mples-.o con ricaduce sul piano Pccupa11011ale 1P ·'e " 1<1 conseguente scomparsa, dal
tessuto produttivo mìlancse. di un' altra non secondaria e i>tonca presenta indu\t1ialc
meneghina. Per 1 moli\ i \opraddcui il Con.,iglio di Fabbrica chiede I' intervento delle
Autorità Comunali, per il tramite dcl Consiglio di Zona 15. '>Ollecnando in particolare un
incontro con il Sindaco Formentini. nonché una maggiore auen:z.ionc da parte della nuova
Giunta IO contr.ipposi:z.i')ne alle \'CCchie che molLO pare ave-. ...cro prome.,.,o, ma. cli contro.
nulla o quasi mantl.'nuto. Sempre il Consiglio d1 Fabbrica sollcc1ta le Autorità ad 1ntervcn1re
affinché possa aprirsi una fase interlocutoria e di infom1azionc, da parte della Proprietà, sulle
reali prm.pctrive per il futuro: infau1 11 nuorn pacchetto di maggioranLa del Gruppo pare non
abbia mai dato rii>posta po..,itiva alle solleeita11oni di mconrro, adottando un comportamento
sfuggente 12" 1 • I) Saper delineare i risvolti \Ociali 1..'<.1 umani. nella vita individuale degli
operai. dcnvanti dalla me.,..,a tn ca)>sa 111tegr.i11one e dalla paura di perdere il po-.to di lavoro.
come ese111pliftca1ione concreta della particolarità ùell' attuale fase di cns1 economica.
interna e intema11onale. che .:onnettc \Cmprc più sviluppo e assenta di lavoro.
ùi•;occup<vione e modem1n.vione.
5. Ambiente. Saper coglìcre i nes'>i materiali tra una fabbrica e il !>UO ambieme: nello
specifico, tra la cartiera Binda e il territorio milanese. urbano e metropolitano. con
particolare riferimento all' a ...serto urbani'itico e aJI' cquilibno ecologico. Jn particolare: a)
saper rcali11are una elabora1ione gnifica che ricostruisca la dìmensione spatio-territoriale
della cartiera. rivolta in due dire11oni: quella ìnterna. per cviden7iare i di\'cr.;i corpi di
fabbrica e la loro specificità archtteuomca: quella esterna. per rapportare il manufauo
industriale alla città dì Milano, al territorio della zona 15 e 16, ali' hinterland meridionale, al
sìstcma di comunicazioni varie. alla rete fluviale. alla struttura produttiva cd abitativa
dell'area di insediamento. In '>intesi, -.aper effettuare una lettura srraugrafica dcli' are<i della
cartiera e dcl territorio circostante. h) Saper mettere in relazione il territono della carùera con
i \Ccch1 e i più recenti piani urbanistici del Comune di Milano; e) saper inrcrprelare le
fun1ioni della can1era in tcrmmi ecologici. cogliendo i fattori storici e attuali di <;quihbno.
11 CO~il :-.IE
Cli
DI .\ Ul.ANO.CO:-.ISIGl 10 DI
lb1drm, p. 5.
19
ZO~A
I S. cii.. pp. 3-L
per ripen'>arli e prospettare idee di riqualificazione del territorio cd clementi di un
ccosviluppo urbano: d) saper valutare 11 complesso di edilic1 componenti la cartiera come un
esempio di archeologia mdustnale. d1 particolare valore \torico e culturale 1 ~' 1 : e) ..aper
valutare le «pro\pertive di -.viluppo» proposte dalle banche per U\C1rc dalla crisi. così come
\Ono riferite dal documento dcl Com.1glio di 1ona I 5:
«La Dire1ione dcll'A1icnda ha predisposto dei piani di sviluppo industriale che
possono riassumersi nelle note !>Ollo riportate e che !>i incentrano soprattutto nella
rcalin:llione di un polo energetico. Per quanto auiene il settore produttivo si ritiene che con
una spesa di circa 20 MMC I' impianto sarebbe posto in una condi1ionc di assoluta
a\'anguardia. rendendone altamente concorren1iale la produ1ione. nonostante già ora si tratti
d1 stabilimento con tutti i cmmi della modernità. Come '>Clpraddctto particolanncnte
interessanti :.embrano le prospettive in campo energetico. legate logicamente al tipo di
lavoruioni qui \volte. e che c,i riassumono in:
- reali1.1éuionc della centralina idroclcttnca della Conca Fallata (installazione già molti anni
addietro utili11ata per alimentare la Cartiera) per la quale è ~tata ollcnuta la concessione di
dcriva1ione delle acque, per uso di pro<lu11onc di energia. con decreto rilasciato dalla Regione
Lombardia. Questo progeuo, che pare dovesse essere fìnan1iato dalla stessa Regione e dalla
CARIPLO. non ha per ora avuto seguilo per il disimpegno dci due Enti e per la ovvia
caren1a di capitali del Gruppo Sottrici 1.•. ];
- rcaJi11a11one di una centrale turbogas, associata a quella termica utilizzata per
autoprodu11one. per la quale è tra l'altro mtercs'>ata ia SONDEL (Società elettrica del Gruppo
Falck) ( .. ) li progetto non è ancora .,lato avviato mentre lo studio di fattibilicà \élfà
predi.,posto nei prossimi mesi:
- n.:alina1ionc di un impianto di teleri,caldamento associato con la centrale turbogas. Questo
progeuo era \lato già proposto negli anni 1980-82 oncnendo l'interessamento del Comune
di Milano. con coinvolgimento anche dcl Con-;iglio di 1.ona 15, e dello I.A.C.P. per
riscaldare il Quartiere Chiesa Ro ......a. Il lutto non ebbe poi più seguilo» 12M1 •
6. Pluri i111erdiscipli11arierà. Saper progettare e lavorare in una prospettiva interdisciplinare
attraver~o la collaborazione tra due o pili insegnanti, a partire dal ruolo propulsivo di quello
di '>IOria. coinvolgendo più di una cla..,.,c per costruire una unil~I dinamica di interclas<.,c,
guidata dai docenti coinvolti cd integrata dalla consulenLa di e:-,pert1 e:-,terni. in panicolarc dcl
mondo dcl lavoro. dell' urbani'>tu.:a. dcli' ecologia. ecc.
7 Cmmmica:.ione. Saper condcn-.are in un libro i ri'>ultati della ricerca storica e grafica:
te.,to contenente una parte 'iCritta, una parte grafica ed una parte fotografica. In particolare: a)
saper rendere in buona scrictura 1 contenuti acquisiti nelle rcla1ion1 dei singoli gruppi: b)
saper produrre elaborati grafici e materiale lotogratìco di buon livello. tali da realiznre una
mm.tra. per una migliore e più dirella comunicazione dci risultati dcl lavoro svolto; c) saper
presentare in pubblico (a scuola e fuori) i risultati del lavoro scolastico siu per illustrare le
conosccn1c acquisite. sia per dimostrare il valore formativo e civile del recupero della
memoria storica e della coscienti11a1ione ecologica, sia per proporre e dibattere le alternative
alla erbi della cinà: d) saper rcali11an: un libro vero e proprio da pubblicare (con i I
U7)
Cfr. REGIO!':E LOMR,.\Rl>IA, I mo11ummt1 1ton<o-111du1trMh ,Mli / ,11mh.trdia. r.~mimmto
"K'"'"'''" HUta di A. Gulandini e \I. Negri, in •Quaderni di documcm.11ionc regionale-,
11ulmm.J/r ,, stunl.i. acura di B. Rll.ATfl e L !'A\'ONE. /\larìeuì ,\ lìlano.
l8J COMUNE DI MILANO C ONSICI.IO DI ZONA 15. cii .• p. 1.
1
20
n. 17 (<.d.): Ar<hro/,1t111
conlributo dcl Liceo, del Con..,iglio di zona. dcl Comune e/o di altri enu) come
tc-,timonian1a viva <l1 un la\'oro <lì ncerca, fruuo di un nuO\'O modo di impo~tare
l'apprendimento/insegnamento. incentrato :-.ull' educazione alla ricerca: nel noslro caso,
cduc<vione al recupero della memoriu storica ed alla tutela ambientale. ~egn1 tangibili cli
quella quali1à dell'ismr;ione che resri111iw·e alla scuola pubblica una fwr;_imw nt/111rale e
civile inso.Hiruihile.
IV. Contenuti : una mic r ost o ria
sociale di una c ittà in crisi.
d el tessut o
indus triale,
ambienta le
e
I . La prima parte d:I lavoro (primo gnippo) è ri\.olla a fornire un cp.1acro <,loricn gcnerae
cl.!ll'i11d11sm'ali:::.lc:.io11e in lralia<ilil'Uniw cri oggi. Negli anni cl.!11' Unità l'Italia cm <Ulcora un
pac:-.c arretrato; ma alla' igilia rei la grancl.! guerra occup3''a già il seuiroo posto tm le nazioni
ptù ind.tsttialìl.latc. Da cp.ii la na.--c...•;uù <.ti capire come è unemto 11 -,uo d..>collo. quale è ~tato
il compie.so itinerJno imbocc:ito per tbvcntan: una -;ocielil ìntlt'ittiale avanzaa ..,, .
2. La seconda paite (secondo gruppo) si propone di <lehnearc più ~pecilìcamcntc 1 tratti
esscn7iali della ~to ri a dell'industria /0111barda e 111i/a11e.1c dall'Ottocento alla tine del
Novecento. Nella nascita e nell' evolu1ione <lell' economia italiana dall' Unità ad oggi una
grande parte l'hanno a\.uta la Lombardia e Milano. Qui -;ono stati fatti i primi pa~'>i verso l'
industrializzazione che ha trasfom1ato un Paese povero cd arretrato in una delle maggion
po1en1e industriali . Pionieri del!' mdusina milanese e lombarda <>ono ~tali 1 .. capitani d
industria» come Ambrogio Binda: un ce1c> imprenditonale moderato e inncn a11vo insieme,
che ha imposto e consolidato I' immagine di una Lombardia regione industriale e di una
Milano città indu'ilri<ile per eccellenta, in quanto creaiori di grandi imprese destinate a lunga
vita, le quali hanno avuto un ruolo economico determinante nella storia nazionale::.
1. La parte centrale, più originale e corposa, intende ricostruire la storia della cm11l'm Bi11dt1
di Conca Fallata . ..,eguen<lo le tappe principali della <;tta C\olu1ionc: a) la fondatione da parte
di Ambrogio Binda e la conduzivne da pane degli credi: b) la tra~·.formazione - in tempi più
recenti - in società per a1ioni; c) il passaggio di propneta che l'ha vi:..ta diventare prima la
Binda De Medici e poi la Sotlrici Binda. l momenti più rilevanti ci sembrano due: I' origine
e la crisi attuale.
li primo è legato alla vicenda umana e imprenditoriale. per non <lire leggendaria e
mitica, di Ambrogio Binda: «Un tale pcr..,cmaggio che i \Uot funerali per I' ingente ..,eguito cli
popolo, furono paragonali solo a quelli d1 \lessandro Man1oni. E' pensare che. nato a
Milano nel 1811. orfano a 5 anni. a 9 rifiutò I' aiuto dci parcnu per guadagnar-..i da 'iOlo il
pane ai telai della Pa . . samaneria Vigoni, a Po1ta Vigentma. A 18 anni. con 1 primi mpam1i
acqui.stò alcuni vecch i pettini per costruirsi due telai e aprire un opificio. a un quarto piano
di piana dcl Duomo: <.,toffc per bolloni e presto. con macchine da lui ideate. anche i bo1toni.
Nel 1855 con due milioni prestati da amici fondò la cartiera, con ~tabilimcnto - ultimato nel
1859 - a Conca Fallata. dove pote\ a ..,fruttare il ...alto d'acqua dcl avigho e dcl I ambro. La
cno;i che seguì alla -.cconda guerra <l' lndipcnden7..a fece l:i ... ua fonuna: \.enne a mancare I'
1
" Cfr R. ROMEO, Bm·e
( :AS rRONOVO, I 'im/11111-,.,
111m11
rML1 ,r,r1111tb i11dmtrt11 111 lt.din. Cappelli. Bologna 1961; V.
o,'l._l(t. A. Mond.tdori, MilJno 1980: Ce1110 1111111 di mdu;mn, a
it11/i111111 d11/1'01111mt111 r1
rnr.i di V. CA.'iTRONOVO. r.lcci;i, MilJno l'lllH .
21
importazione. e Binda cominciò a produrrl. carte da stampa. da lettere, da lutto, scatole,
bu\IC, cartoni. grossi quaderni con lucide copertine nere. Nel 1868 acqui\lÒ la cartiera di
Vaprio d' Adda, ma Conca Fallata restò la protagonista: dopo l'incendio del 187 I e la
rico.,tru1ione, <.u disegno del direllore, F. Coglia. superò le 3 tonnellate di carta al giorno e i
2 milioni annui di introito. Nel 1884 gli operai erano 800. i poui erano 8 che in 24 ore
pompavano <.e111a sosta 210.000 litri d' acqua. fl I ivello deUa falda freatica <;eendcva allora
dai 40 centimetri abituali a circa 3 metri dal suolo. Oggi i due casermoni in Ali;aia Naviglio
Pavese (numeri 254-260) costitubcono un monumento di archeologia industriale.
Costeggiando 11 • a\iglto. verso Pavia, '>i possono ricono<;cere: prima, a monte di Conca
Fallata. il ca-.cggiato a quattro piani per gli operai; quindi lo stabilimento al quale è
incorporata, u sud, la casa per gli impiegati. Gli opcrui lo chiamano "il paese". C' erano la
casa per il medico e la levatrice. la farmacia. 11 forno per 11 pane. la chie.,a. l'asilo per i figli
delle lavoratrici e una <;cuoia pubblica» c·o,.
La crisi attuale è ben evidente nel comunicato Mampa dcl consiglio di fabbrica della
cartiera. dcli' 11 ottobre 1993. riportato .,opra. Il caso della Binda è solo un esempio di un
processo generale e '>trutturale, caraneri11ato dalla pesante crisi economica che sta
determinando uno snaturamento dell'apparato industriale milanese. nel senso che le più
importanti fabbriche, che hanno '>egnato lo wtluppo economico degli ultimi centocinquant'
anni. rischiano di scomparire. La cnsi industnale si \ta trasformando in un vero e proprio
processo di deindustriah11a1ione in cui da parte della proprietà <V1endale prevalgono logiche
ed interessi di specul:.11ione '>Ullc aree piuttosto che processi di riorganina1ionc e
qualificazione mdustriale.
4. Un' altra parte del lm.oro (quarto gn1ppo) cercherà d1 ricostruire la srmttura procluttim
aurwle, vista 1n prospeniva storica: si Lratta di eviden1iare le caratteristiche del l' industria
della carta 11 1 • per amvare a comprendere la specilicità dcli' unità produttiva di Conca
Fallata. Quec,ta. «costttutta dall' originario stabilimento è strutturata '>U un'area di circa
120.000 mq compresa tra ti Naviglio Pave\c cd il Lambro meridionale che la costeggiano su
tre lati. La presenza dcli' acqua è <.empre stato elemento caratteri11ante della produ7ione della
carta che richiede. nel ciclo di la\Ora?ionc. notevoli quantili! di que'>tO elemento. Lo
stahihmento ha attualmente in organico circa 320 persone, tutte in at11v1ta nono!.tante i
grossi problemi tinan7iari del Gruppo di appanenen1a [... ]Le lavonl7ioni qui cffcuuatc sono
basate principalmente '>Ulla produ1ione di carta chimica (circa 30.000 t/anno), con un
fatturato di circa 80 MMf:/anno. e C•1rta da nvec,timento. nobilitata o laminata. con fatturaco
di circa 20 MMt/anno. L' unità di Conca Fallata è, con il Poligrafico dello Stato (circa
I O000 t/anno e quasi esclusivamente per l'Amminiwa1ione statale) I' unica produttrice cli
carta chimica 1n Italia. dove la richiesta del mercato è d1 circa 90.000 t/anno. La differenza di
circa 50.000 t/anno viene acquistata \lii mercato e~tero. -.opranutto ingle'>e e tedesco, dove
sono disponibili ingenti quantità di questo prodouo mantenuti a maganino dalle industrie
produttnci e mcs\i in vendila a pre11i estremamente concorren11ali [... ]Sul piano strutturale
la dota;ione d' impianto dell'azientla e recente 111 quanto la macchma più vetusta rì<,ale al
:ioi I~
SARZI A.\1ADE, .\.fi/,u111 fium dr maTtn, Mur;ia, :-1i1Jno 1987, pp. 288-9; dr • .mchc A. PARIGI,
Fi1bbnd~ r casr orrr.ur 11r//,,
LIII
b.1SJU p1amm1, Cll.DES. Rou.rn'l (~.d.).
Cfr. vo'c .c..in.1• in F.11cicloped1t1 E11ropr1r G11rz.a1111, Mibno 1976 e 111 r.ra11dt LJ1ri111111no E11'1doprdico
lF/'J:"!; forino 1986 Per wu ~wrid dcll'indumia dclb ana: R. SAP.BATl:-.11. Dr bm11rr1 li11 candida frole. La
m•miJm11ril dr/'4 rartJ m rrlt modrn111 r rl raso ro1<'1110. r .\nt:cli. Milano 1990.
22
1972. cd è stata recentemente rammodernata. mentre tutte le altre ri'iultano es<.ere <.b
costruzione più moderna» m•.
5. li quinto gruppo c;i concentrerà sul tema del!' or~tmì:.::idm1e operaia. per tentare di
ricostruire la '-Loria del mo\ imento 'mdacaJe italiano e milanese. a partir~ da un ca...o
specifico e particolare. ma '>ignif1ca11vo per due ordini di moti\ i: primo. perché consente di
avere una visione d' in.,ieme di un secolo di lotte per il larnro (con riferimento ~oprattullo al
centenario della Camera dcl lavoro di Milano: 1891-199 1) e di ri,alire alle radici dcl
sindacato italiano: secondo, perché permette di comprendere cosa è 'italo cd è il sindacato
nella società industriale. qual è la sua fom1 e la sua debolcna nel conflitto sociale. Questo
vale .,oprattutto oggi. in una fase di grave cri<;i economica e sociale in cui anche gli operai
della Binda \Ono direttamente mob11ita11 per ..al\ are la loro fabbrica e con essa un frammento
d1 150 anni di battaglie per il larnro a Milano.
6. L' ul11mo gruppo. infine. ccrchcra di indicare alcuni dci complessi fauori che
costitui\cono i/ rapporto tra la fahlmrn e 1/ territorio sono I' a-.pcuo urbanistico-ambientale.
'>CCondo divcn,c direttrici: a) quella di inquadrare I' arca dello \tahilimento nel territorio
urbano e interurbano dcl sud Milano: b) quella di ricostniirc le carte '>toriche di tale territorio
per cvidcn1iarc i nessi tra la fabbrica. le infrastrutture viarie e i cor..,i d'acqua (con particolare
riferimento al Naviglio e al Lnmbro): c) quella di eviden1iarc la fun7ionalità delle case
operaie con I' opificio, rimarcando la continuità e la rottura tra il passato e il presente; d)
4uellu di scoprire le diverse potcn1ialita future del!' area della fabbrica: continuazione della
produ11one industriale. as<,er\ 1mcnto alla .,pecula71onc urbana. rcaJ1uazione di un polmone
d1 \'Crdc per la città. ecc.: e) quella di con..,idcrare il compie:-."<> dcgh edifici della caruera
come un C'>empio di archeologia industriale da salvaguardare e valonuare <;OHo I' a~peno
culturale: t) quella di ipouvare un nuovo sviluppo produttivo dcli' :vienda rapportato a1
vincoli di impatto ambientale: -.viluppo che !>alvi il lavoro. ma -,alvi anche le esigenze dcli'
equilibrio ecologico del temtono urbano e metropolitano.
V. Me todi e strume nti : un la voro colletti vo p er ~ruppi coordina ti.
C1 'i propone di rcalì11arc un la\'oro di gruppo (comp·J\to da circa 25 <;tudentì) eh
natura plun-interdi-,ciplinarc (centrato c1Cll.! su storia e d1segno-..,tona dcli' ane). attingendo a
di\'CN! fonti (c;criue. orali e materiali) ilttraver.,o:
I) h•t//1ra di libri: studio d1 testi '>cgn.tlau dall' insegnante in nfenmemo alla letteratura
esi<;tcntc:
2) ricerche d'orc/1il'io per reperire materiale specifico: archivio di Stato. archivio delle
organi11a1ion i sindacali. archivio della Binda (~e esiste, ma è probabile che sia precluso
l'accesso, data la crisi in corso):
3) ricuca sul campo: ìntervi!>ta a testimoni privilegiati. come dirigenti. tecnici. operai. ecc.;
4) rih•1•w11e1110 fotografico come materiale illustrati\'O da -.upporto ali' elaborazione grafica
cd alla rcc,tante documenta1ionc:
5) co11.111lta:i<me di carte pre-,,o enti pubblici (Con.,igli di 1011a, ccc.I e pnvati (T.C.I.. ecc.I
per uno \ludio del territono \Otto l'a:-.~tto urbanisuco.
'll Cfr. COMUNI:: DI Mll \:-./() CONSICLJO DI ZON1\ l), .:11., pp. 2·3.
23
Tempi e modalità di rcaJin~vi0ne del lavoro nell' anno scolastico '93-94: a)
scncmbrc-dicembre: completamento della raccolta delle fonti e documenti e organizzazione
dcl progetto di rielaborazione grafica: b) dicembre-gennaio: prima stesura delle relazioni eh
parte dei singoli gruppi: c) febbraio-mar10: correzione e stesura definitiva dei testi scritti e
completamento della ricerca grafica: d) aprile: organizzazione di una manifestazione pubblica
nella scuola e/o nella sede del Consiglio di zona per la presenta1.ione dei risultati del lavoro a
stutlcnti, cittadini, studiosi e rappresentanti politici.
24
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II
VITA DI AMBROGIO BINDA E STORIA DELLA CARTIERA
di Cristina Amprino
I. Premessa.
La cartiera Binda ri'>ale .1 metà Ottocento. alle origini della Milano industriale. Il
.,uo fondatore. Ambrogio Binda. è uno dei pionieri dell'industna milanese. in~1eme a
Giovanni Batti5ta Pirelli. Giorgio Enrico Falck. Giulio R1chard. Ernesto de Angeli, Ernesto
Breda. Carlo Erba. Nicola Romeo. Eugenio Cantoni. Andrea Poni i. ecc. Questi «capitani d
industria», accanto ai provvedimenti paternalistici. «manifestarono spesso una particolare
durc11a. !.pecialmeote quando !.i trattava di imporre la ferrea disciplina di fabbrica, una
dureua che contrastava assai con I' immagine di b11011 padre di fami[:lia che gli ste-;si
imprenditori avevano cura di diffondere» 11>. E' il caso di Ambrogio Binda. di cui vogl iamo
t1acciare gli elementi essen7iali della vicenda biografica e imprenditoriale. legata alla caniem
di Conca Fallata di Milano.
11. Storia del fondatore fino alla morte.
«Ecco il nobile e !.impat1co carattere morale di Ambrogio Binda: ecco il modello di
un uomo operoi>o. savio. intelligente. che noi proponiamo ai giovani Italiani. i quali dalla
vi ta di un simile operaio diventato uno dei più stimati indu\triali d'Italia. apprenderanno
come non salga in fama e in ricchc11e chi giace neghittoso. e non confida nei salutari effetti
di una volontà operosa e previdente» w.
Ambrogio Binda nacque a Milano. città «popolata di chiarissimi ingegni. ricca di
cittadini operosi e fortemente volenti, educati a vita larga ed attiva più che non sia quella di
altre molte città italiane» 0 > 11 15 febbraio del 1811 " da gLnitori poverissimi. li padre.
Gaetano Binda. morì dopo cinque anni e la madre. Terc.;a ,\.,pcrs10111. lasciò iJ figlioletto
orfano alla tenera età di sette anni . f'u posto così nel 1816 sotto tutela di uno zio farmaw.ta
e v1'>sc a Gallarate per qua<;i due anni. durante 1 quali un p1nicagnolo dcl paese gli insegnò a
leggere e a scrivere «nel che ~i compendiò tutto I' ammaestramento e I' educazione che egli
' 11
Cfr. R. ROMANO, I
r11p11<1111 d1 111d1um11, d,1
Pire/li
11
/·;1/rk, in
\'111r111 11/wtr.it.t
nrll'01111w110, a cura di F. Della Pcru1.1, Nuov.1 Fd11ori.1le AIEP. Milano (bo11<'
Il>
Cfr I- RA VII / .A e M I l· 'ISON'\, Ambrogio Binda
1m SI/lii
in .111c'J
di Mi/11110. Mi/11110
d1 pubbli=ionc. p.
10).
tr111p1 r Of!gkb. C.micrc Amhrogio
BindA 'P·~ ...\1il•no 1955. p. XXXI.
Cl!
Ibidem. p. XX\
~
T.ale d.ica è alle\t:Ua da
J) lcrc>.I
e 1-crruçcio ORSI \mno r
1molr dr111mt11r1 m,i;chì/i, Remo Sandron l·J .. Milano-P.alcrmo-:-:apoli
ripormo
111
t'>02,
i1rtrì.
Lttturr rdur.uirr ,uJ u;o drllr
p. )(;(;; bl m articolo senza auiorc,
Cm1rrr Ambrogio Bmd11 \. /',,-1, , \l1L111v lt.ilù1 . •\lcmrc ~1ichdc I I ~'>SON A pmponc la data di na<cua al
16 lèhbrJio 1811.
27
ebbe» 151 • Mentre lo zio a causa di due raccolte consecutivamente faJlite fece sentire al
fanciullo, a furia di percosse, quanto sa Ji sale il pane altrui. Dopo aver stretto amicizia con
i tessitori della borgata, nel luglio del 1818, tornò a Milano «solo solo. senza nessuno
appoggio. senza un soldo» <6J «con pochi spiccioli e una lettera dello zio per un suo
conispondente di Milano che lo aiuta<;se ad allogarsi tosto in qualche fabbrica della grande e
industriosa Metropoli» 01 .
Lì dopo qualche difficoltà riuscì a trovare lavoro nella fabbrica di passamani di
Vigoni, dove rimase lino al 1829, quando diciottenne, gra;ic ai piccoli risparmi
faticosamente raggranellati. riuscì a comprare con venti lire austriache due vecchi telai e
alcuni pettini. Stabilì la sua fabbrica al quarto piano dell' antico Coperchio dei Figini,
situato nei pressi dcl Duomo, ove vi sono ora i palazzi dei Portici Settentrionali, costituito
da «una lunga fila di case disadorne sorrette verso la piazza da tozze colonne di pietra, tra le
quali i bottegai collocavano delle bancarelle a supplemento dei propri negozi» 1 ~ 1 •
Seguirono i primi guadagni che gli permisero di allargare il suo modesto opificio.
Nel 1833 poté realizzare la sua fe licità sposando la diciannovenne Angela Grugnola, «buona.
sagace. operosa, che gli fu poi di grande aiuto negli affari e lo rendè lieto di tre lìgliuoli» 191
Carlo, Cesare e Girolamo che morirà in giovane età
Inoltre nello stesso anno aprì una fabbrica di bottoni, fino allora monopolio
commerciale quasi esclusivamente dell' Inghilterra. TI commercio consisteva nel coprire di
stoffa «l'anima» di legno, di metallo, d' osso, d' avorio vegetale dei bottoni; lavoro che in
Italia era svolto manualmente dai sarti. Binda riuscì ad ottenere notevoli successi, poiché,
grazie a macchine speciali da lui stesso inventate, realizzò un fel ice connubio tra alta qualità
e modici prezzi e i suoi prodotti cominciarono ad essere esportati per il mercato europeo. Per
cercare di soddisfare le continue richieste, nel 1842. comprò una casa in Corso San Celso,
che convertì in opificio.
fl lustro fra i I 1842-1847 sancì definitivamente il suo successo e «i I nome oscuro
di un orfano, di un operaio, di Ambrogio Binda» 1101 si fece scrada in Italia. in Europa e
anche al di là dell' oceano.
Nel 1847 poté comprare una vasta area a Porta Romana dove fece costruire dal!'
architetto lng. Girolamo Rovaglia «un grandioso opificio e un suntuoso palazzo» t 111 • L'
edificio si trova tuttora in Corso di Porta Romana 122 e presenta una pianta ad «U», è
costituito da scantinato, piano terreno e tre piani. La facciata è in bugnato gentile e conclusa
da fregio a triglifo: appartiene a uno stile tardo neoclassico con un evidente gust0 decorativo.
L' unico riferimento all'attività manifatturiera è la raffigurazione nella chiave di volta del
portone centrale ad arco di Mercurio. dio protettore dei commerci. La fabbrica risulta
funzirnale ed accogliente. In piena attività ospitava cinqucx:ento operai e numera;e macchine
tra cui: caldaie, gratioole. raschiatoi, strettoi, ventid.Je macchine per taglia-e e forare le unghie,
duecentotrenta per conirue botLoni di varia foggia, quattro mole, trenta tomi, macchine per i
~1 Cfr.
1
•·
A. C APRARJ , Ambrogio Binda. Rna onto.. Lu1g1 Ranci Ed .. Parma 1881, p. 29.
C fr. Teresa e Ferruccio ORSl, ci t., p. 166.
'Cfr. A. CAPRARI . cit., p. 30.
"'Cfr. F. RAV!ZZA e M. I ESSONA. cic., p. XXXIV.
rn C fr. A. CAPRARI. cii.. p. 36.
oo; Ibidem, p. 37.
1111 Ibidem , p. 38.
28
disegni per i bottoni di madre perla, un tomi o a Guillocher, telai Jaccµa:d 112>.
Completamente dedilo a progetti d' espansione Binda ignorava la contemporanea
situazione politica e fu sorpreso dalla rivoluzione del 1848 e rimase «come stordito dallo
strepito dell'inatteso conflitto, che terminò con lo sgombro degli Austriaci» 1131 .
Lo sconvolgimento politico. aggravato da un imponente flusso migratorio dalla
Lombardia, dall' aumento delle materie prime. dalla caduta della domanda, da commessi
inadempienti nel loro officio e dalla perdita di un importante carico di merci dirette in
America, gctcò Binda in un profondo buco nero di disperazione, a causa dell'insorgere di
calunn ie e diffama?ione e di crisi economica. Disorientati da questa situa?ione i creditori
insistevano per la reslituzione dei capitali e gli operai diedero corpo alle loro proceste con
sommosse che richiesero I' intervento delJ' autorità militare. «Un uomo di fibra meno forte
della sua, sarebbe inevitabilmente caduto; il Binda invece con I' animo commosso ma non
avvi lito, maturò nuov i propositi [... ] e intrepidamente saggio ed energico amministratore,
riuscì da solo a salvare il suo onore e la sua fortuna [... ] e sorse ben presto a nuovo
splendore)) 1141 • lnfatli ben presto riuscl ad appianare le difficoltà e perfe7ionò ed ampliò la
sua industria con conseguente aumento di guadagni. Probabilmente nei momenti di
maggiore disperazione avrà vagheggiato. spinto dai consigli di alcuni amici. I' idea di
ritirarsi per potere vivere «giorni riposati e tranquilli)) 1151 ; «ma la quiete non si affà agli
uomini indomiti e generosi, ai quali I' aver condono a perfezione un' impresa difficile è
sempre stimolo ad al•ra di maggior momento)> CLb>.
A causa della generale crisi Giovanni Rautter, rinomato fabbricatore di pettini, nel
1855. si trovò cosu:etto a vendere la sua fabbrica e Binda «per aiutarlo. e in una per
consen are alla sua ciuà quella i11d11s1rim) 071 fonnò una società con pochi a7ionisti e comprò
l'opificio. Intanto i figli tornati dai collegi svizzeri affiancarono il padre nei commerci e
Cesare prese in mano le redini della fabbrica dci bottoni . «dove Binda introdusse un'avanzata
divisione del lavoro che destò J' ammirazione dei contemporanei 1181 •
Per sostenere la concorrenza francese nel campo dci peuini, Binda utilizzò nuove
macchine e istrullori stranieri, ma a tali provvedimenti non seguì un tangibile
miglioramento; come estremo rimedio Binda dovette licenziare tutti gli operai, che intanto
avevano fomentato foco lai di rivolta di stampo luddista. e convincerli a lavorare, seppur con
un salario minore, a domicilio. Questi furono solidali con il loro darorc di lavoro e
costituirono nel 1859 la Società dci Lavoranti Pettinai, una delle prime cooperative operaie
di produzione, con sede in via Sambuco I l, dove si presume abbia operato per trent'anni
anche se pochi sono i dati in nostro possesso. avendo le ricerche alla Camera di Commercio
e alla Federazione Provinciale delle Cooperative e Mutue dato sterili esiti.
li commercio dei bottoni e dci pettini assicuravano un tranquillo andamento e
questo pc1misc a Binda di dedicarsi ad un progetto che accarezzava da tempo: la fabbricazione
1
Clll
Cfr. I mou11men11 stor1co-111d11str111/i dello lomb11rdit1. Cm1imm10 Regionale, a cura di
GARLAN DIN l-M. NEGRI, •QL1adcrni di documcn1<12ione regionale• (s.d.), pp. 304-305.
•t.11
Cfr. A. CAPRARI. cit.. p. 74.
1141
Cfr. F. RAVIZZA e
~l.
LESSONA, cic., p. XXVlll.
11s1 Cfr. A. CAPRARI. cit., p. 76.
"°' lvi.
•1" 1
0
A>
Ibidem, p. 87.
Cfr. R. ROMANO. cit., p. 8.
29
A.
della carta. auestato dal consumo sempre cresceme di questo prodotto di prima nece:.sità e
dalla insufficienLa delle fabbriche n:vionali. Binda promosse un'indagine di mercato per
potere far meglio di più e a un minor preuo del centinaio di cartiere fun1ionami in
Lombardia.
Per la realiua11onc del suo progetto due erano i punti principali: trovare un adeguato salto d'
acqua ed un ingente capitale. Per il problema dell' acqua Binda aveva considerato diverse
po'>sibilità ma tre erano le zone più accreditate:
a) a Lambrate. successivamente -.cartata a cau!-ia della portata im,uflìc1ente e
suscettibile a periodi di lunga magra e di a'>ciutta annuali di qua'ii due mesi;
b) presso lu Conca Fallata ~ul Naviglio di Pavia. la cui concessione però cru già in
parte utilizzata da una fonderia ed inoltre non ottenne I' approva1ionc né dall' l.R. Intendenza
delle Finamc a Milano né dal Mini'>tcro delle Finanze di Vienna;
c) a Ro11ano. cioè a tre chilometri dalla Conca Fallata. che serviva un mulino di
propneta erariale. Bmda era riuscito ad ottenere affidamenti ufficiosi che lo avevano
incoraggiato ad affittare il muJino e poi a iniziare i lavori. Ma il governo \ iennesc negò la
concessione senta alcun motivo apparente e così prima il figlio Carlo. poi lo ste:.so
Ambrogio si recarono a Vienna per offrire una cifra maggiore. ma venne ribadito un secco
rifiuto adducendo come scusa che il mulino era destinalo ad essere utili1'1ato per uso
militare. Questo fu un ulteriore prO\ a dcl tentativo austriaco di ostacolare lo sviluppo delJ'
attività economica milanese. nono<,tante un decreto mirw.terialc del 26 Mario 1855 che
promeueva a-.s1\tcrva al commercio e nonostante bottiglie ungheresi e monc1e d' oro non
Lroppo disinteres..,atamente offerte 1'
Con fortunata lungimiranta Binda aveva inoltrato simultaneamente le pratiche sia
per Roaano sta per la Conca Fallala; quest' ullima arrivò a buon fine. così da permettere I'
initio dei lavori nel dicembre '57 e l'acquisto di fondi attigui per ampliare la proprietà rio>.
La Conca Fa li aia deve iI suo nome al termine fallita U\alO -.arcasticamenle nel 1600 per
ind1care il fallimento dci grandiosi progeu1 del governatore -.pagnolo don Pedro Enriquez
Accvedo conte di Fucntes. che si era propo..,to di completare la messa in opera del canale. La
conca fu quindi soprannominata dal popolo FaJlaLa e successivamente anche il canale veniva
definito per sineddoche Naviglio Fallalo. «Il riscatto venne molto più tardi. nel 1859. con la
cartiera - oggi un vero e proprio monumento industriale - che Ambrogio Binda mise in
fun1ione all' altcua della conca, sfruttando anche il salto d' acqua per la produ1ione di
energia elettrica '' 11 •
Risolto il primo problema rimaneva quello di recuperare la somma di denaro
necessana. me.,..,a poi a di<:;posizione da alcuni amici. lnfaui la dma era siata costituita il
giorno 8 novembre '55 a rogito Don. Giacomo Carpani. quale società in accomandita per
<vioni della durala dt 12 anni, capitale di :L 500 mila in 50 tvioni da!.. IO mila sottoscrine
da ventitré soci (compresi Ambrogio Binda e i due figli), gerente Ambrogio Binda «per la
fabbricazione privilegiata di crutoni vegeto minerali e di carta d' ogni genere da attuarsi alla
Conca di Ronano -.ul Naviglio di Pavia cc.,tendendone lo '>tabihmcnto anche altrove a nolìTla
Cfr I. RA \l/Z .\ e M. l F.'1'>0:--lc\, rn .. pp. XXXVIII-XXXIX.
Sembr.1 <hc l.1 rn\tn12ione ddlJ (Jrricr.i .ilib1a compon.110 l.1 di\1ru11onc d1 ll1 rnon.1\ccro (cfr. A
BARZAGHI, // projì/11 !/Ort(O d~l!tt w11a 15, in Plf111r1111mbimu di Amò: /11 :W1111 15, Comune d1 Mil.1110, Consiglio
di Lona 15, Milano I 980.
t!ll
Cfr. ta pro1·111m1 di Milano. p. XIV.
30
delle deliberazioni che sar-;i per adoctare il corpo :,,ociale» cm . Presto però tale somma si
rivelò insufficiente e Binda ebbe bisogno prima di un altro mezzo milione, convertito in
azioni. successivamente di un milione intero, versato a prestito. Inizialmente il gerente e
tutto il per:.onale lavoravano senza l:ialario, «salvo gratificazione in fine d' ogni el:iercizio a
giudi1io assunti da questa» mi .
Finalmente nel 1858 la Cartiera era divenuta realtà. circondata successivamente eh
case per gli operai e gli impiegati. L' opificio si presenta come un vasto complesso
costituito da molti edifici. fra i quali si distinguono il lungo fabb1icato prospiciente il
Naviglio fom1ato da un basso corpo di fabbrica con cope1tura a terrazza e facciata scandita eh
scomparti regolari in cui sono inquadrati archi ciechi e un altro lungo fabbricato parallelo al
precedente di pianta rettangolare, a tre piani, ripartito in tre scomparti con grande orologio,
destinato a laboratorio di sperimentazione (oggi destinato a magazzini e uffici), in soluzione
di continuità sorgono la casa per impieg;:iti con pianta ad «U» e la casa operaia a quattro
piani '~4 1 •
Gli operai erano inizialmente abitanti dcl rione. dove era situato lo stabilimento, o
della campagna circostante e cominciarono a dare corpo ad una nuova classe sociale. La
maggioranza era perciò di provenienza contadina. anche se non mancavano artigiani già
operanti nel campo; difficile fu quindi l'adattamento alla vita Ji fabbrica essendo abituati a
scandire e a regolare il loro lavoro con il moto del sole e il suono delle campane e a
interrompere a piacimento le loro fatiche per scambiare quattro chiacchiere: risultava perciò
difficilmente sopportabile restare per tutto il giorno in un locale chiuso a 1ipetere
meccanicamente lo stesso movimento sotto il rigido controllo di un capo :>quadra e la
situazione era ancora più gravosa per le donne che non potevano associare il ritmo di lavoro
al canto. Jnfalli secondo un articolo della Gazzetta Ufficiale di Milano del 1856. entrando
nell' opificio di Ambrogio Binda (che si faceva chiamare «amorosissimo padre» dai suoi
lavoratori che gli cantavano pure lunghi inni di lode che terminavano con le parole
«Benedice I' operaio chi gli Jà pane e lavor»). si notava alc1111ché di curioso: «:.i rimane
stupefatti alla vista di quelle femmine, le quali, fra lo stridore delle ruote, obbligate a
starsene silenziose e immobili. col volto e colle vesti di polvere ond' è pregno I' ambiente,
hanno sembianza di statue irrugginite, il moto regolativo delle loro mani sudicie offrendo i I
loro indizio cli vita e di intelligenza» m i . Comunque Binda cercò di andare incontro alle
esigenze dei suoi operai. consapev0le dei suoi dirini e doveri e animato da un forte spirito
paternalistico, incarnando perfettamente la figura del borghe!>e liberale che univa buon senso
a innuenze religiose. illuministiche, riformiste e rivoluLionarie. Egli fu operaio e quindi ne
conosceva le esigenze, prefcrl cercare di prevenire la miseria invece di fare inconcludente
bcneficienza, istituì nei suoi stabilimenti premi per le spose. doni per le puerpere. soccorsi
per gli inabili al lavoro, e ogni anno tramite lotterie ridistribuiva i proventi delle multe
inflitte agli operai, aggiungendo spesso denaro dal proprio conto personale. o pagando
medici e medicine per i più bisognosi ! 261 . lnoltre già nel I 869, intorno alla cartiera. era
sorto un villaggio di circa mille abitanti comprendente la casa del medico. della levatrice.
c:•i Cfr. Cartuu Ambrogio Binda, ci t.
"" Cfr. F. R.AVIZZA e M. LESSONA. cir.. p. XL
c2• 1 Cfr. A. GARlANDINI e M. NEG Rl , m., p. l.86.
ci;,
Cfr. R. ROMANO , cit., p. l l.
c~•1
Cfr. F. RA VI ZZA e M. LESSONA. cit. , p. X,'00.
31
una farmacia, una scuola, un forno per il pane, uno spaccio di vino e commestibi li, che
grazie a generose concessioni della dina riusciva a vendere onime den-ate a prezzi
decisamente inferiori rispetto a quelli degli altri negozi, e successivamente fu costruita su
richiesta dei lavoratori, una chiesa.
Ben presto la cartiera fu in grado di produrre 3.200 kg di carta aJ giorno, che
corrispondeva circa a f. 2.000.000 all'anno. Grazie ai notevoli progressi de!Ja chimica fu
possibile utilizzare al posto degli stracci il legno e altri materiali fibrosi e la carta nasceva
ormai in un lungo, interminabile foglio dalla comùwa e veniva immediatamente bobinata.
Questo e la continua richiesta di cruta permisero a Binda di dedicarsi alla produzione di
cartoni, di carte da stampa, da lettere. colorata, di buste, di carta per giornali, per le
numerose edizioni dei Promessi Sposi del Don Lisander, per le ultime grida dcl governo
austriaco.
Gli affari crebbero in breve tempo e la Cartiera non risentl delle influenze negative
delle crisi economiche del J 859-60 e del 1866; anzi, Binda ne approfittò per allargare i
propri commerci e nel 1868 comprò una grandiosa cartiera a Vaprio d' Adda, inizialmente di
proprietà del Conte don Carlo Paolo Monti Melzi, affittata nel XVTU secolo ad Antonio
Maria Parisia e poi venduta alla ditta Maglia e Pigna ' 271 •
L' acquisto di questa ulteriore cartiera sancl definitivamente il trionfo di Ambrogio
Binda ufficiaJmente riconosciuto da premi ed onorificenze: nel 1855 ricevene la medaglia d'
argento aJl'Esposizione di Parigi. nel 1857 la Gran Medaglia d'oro a Vienna, nello stesso
anno un'altra d'oro dall'Istituto di Scienze, Lettere ed Arti di Milano, nel 1861 la medaglia
ali' Esposizione Nazionale di Firenze, un' altra d'argento dall' Istituto di Scienze, Lettere ro
Ani di Milano, nel 1862 fu premiato ali' Esposizione Universale di Londra e nel 1867 a
quella di Parigi ed infine nel I 87 J ali' Esposizione Industriale llaliana. Inoltre numerosi ed
illustri furono i visitacori degli stabilimenti, tra i quali i principi della casa regnante
Umberto cd Amedeo.
Frattanto Binda fu nominato Consigliere della Camera di Commercio (sezione
industria) due volte. un primo periodo dal 1858 al 1862, e successivamente dal 1867 al
1870, inoltre secondo M. Lcssona e A. Caprari, sarebbe stato eletto nel 1867 consigliere
comunale, ma ciò non risulca negli archivi; probabilmente non accettò la carica «non già per
mancanza di civismo, ma perché si riteneva inadatto a coprirla per la scarsa sua preparazione
scolastica» 1281 • Niente sembrava poter oscurare lo splendore del successo di Binda, che si
avvantaggiò della favorevole congiuncura dcl 1870, ma una terribile sciagura, a causa dello
scoppio di una caldaia, si abbatté sul!' azienda.
Così infatti descrive lepisodio un articolo di u1 Perseveranza del sabato 15 luglio
1871: «Alle ore 4 di ieri mattina sviluppavasi un enorme incendio nella Caiticra Binda,
posta alla conca FaJlata, fuori di Porta Ticinese. Alle 4 e 3/4, 25 pompieri con 8 macchine
trovansi già sul luogo. Subito dopo vi giungevano pure 6 compagnie di linea e un
battaglione di bersaglieri. Ad onta di tanti mezzi il fuoco propagava.si con incredibile
rapidità. In meno di 6 ore 4000 mq di fabbricati venivano arsi fino al suolo. Tutte le
macchine, molte delle quali di speciale importanza, furono distrutle, i magazzini grandi e
piccoli, tutti gli ateliers scomparsi in mezzo ai vortici di fiamme gigantesche. T pompieri e
le forze non poterono salvare, mediante isolamento che una piccola pai1e di quel colossale
tr lbidcm , pp. XL-XLI.
il•• Ibidem,
p. XXXI.
32
edificio, vale a dire la parte così detta 11uol'a. E chi si reca sui tetti di questa parte, rimasta
intatta, e guarda verso l' incendio, vede uno spettacolo di distruzione dei più orribili che
possa immaginare. Il fuoco ieri sera non era ancora del luteo domato e credesi che anche per
tutta la giornata d'oggi lavoreranno le pompe! Il pericolo di comunicazione era interamente
tolto fino da ieri alle 11 ancimeridiane.
I danni si fanno ascendere a 2 milioni. Lo stabilimento, le macchine e anche la
mercanzia erano assicurati. Nessuna disgrazia di persona. l pompieri meritano speciale
menzione. Così pure la truppa e la moltissima gente accorsa. La svencura più grave è che
per la mancanza di quell' opificio sono rimasti sul lastrico e privi affatto di lavoro più di
700 operai».
Secondo il testo di A. Caprari l'incendio sarebbe scoppiato alle ore 3 antimeridiane
del giorno 13 luglio 187 l e avrebbe provocato danni per un valore di 3 milioni, dci quali
soltanto poco più di un milione era assicurato.
Binda rimase sconvolto di fronte a quel desolante spettacolo di rovine fumanti,
commentando «quattordici anni di fatiche spariti in un minuto», comunque «I' animo
indomabile di lui non si lasciò abbacterc da cotanto infortunio: lo sconforto fu
momentaneo» 129' . e infalli aprì con mille 1i.<! una 1·01letta pubblica a favore degli operai,
500 uomini e 200 donne rimasti senza lavoro, promossa poi dall'Associazione Generale di
Mutuo Soccorso di Milano e Corpi Santi, da privati ed enti. dalla Cassa di Risparmio e
dalla Congregazione di Carilà. Dal 21 agosto fu possibile assegnare ogni due settimane un
sussidio di:
I) L. 10 ad operai e manuali il cui stipendio giornaliero fosse stato non inferiore a L. 1,50;
li) L. 7,50 se inferiore;
lll) L. 5 alle operaie;
IV) L. 2,50 ai ragazzi operai;
V) L. 2 alle ragaL.L.e operaie.
Per capire il valore di sussidi di circa 71, 53. 35, 18 e 14 centesimi al giorno
bisogna ricordare che nel I 871 per un sesi11 (moneta da due centesimi) era possibile
comprare dal salumiere un cartoccio di repubblica (avanz.aticci) e dal rosticcere una fetta di
polenta. I contributi aJTivarono copiosi fino a tulio settembre e il comunicato ufficiale
assicurava che le somme sarebbero state sufficienti per almeno quindici mesi.
Jn breve tempo la fabbrica venne ricostruita, anche grazie all'intervento dei tigli e
del direttore Francesco Coglia, che ideò e fece eseguire i disegni di ricostruzione. La cartiera
ospitava turbine. iuote idrauliche, macchine a vapore, cilindri per la preparazione della pasta,
macchine continue, caldaie a vapore e numerose macchine d'allesri111e1110 come lisse,
calandre, lisciatrici e spazzolatrici di cartoni <30>.
La cartiera Binda, prima in ltalia, cominciò la fabbricazione della carta gelatinata
mediante una macchina speciale a corrente d'acqua calda, secondo il sistema inglese. La
fabbrica, ove lavoravano 700 operai: 500 donne e 200 uomini, in breve tempo tornò oc!
essere competitiva tale da permettere un fatturato annuo di due milioni con una produzione
giornaliera di 3200 km, ossia 7000 kg, di carta tm .
Comunque lincendio rappresentò un colpo durissimo per Ambrogio Binda ed ebbe
119'
Cfr. A. CAPRARI, cit., p. 112.
1101
Cfr A. GARlANDINl e M. NFGRl, cii., p. 287.
cm lvi. Cfr. anche Carriere Ambrogio Bi11dn, cit.
33
gravi ripercussioni sulla sua salute. In fatti, a soli 63 anni. Il 3 aprile 1874, una morte
repentina prostrò «il pro\ alo eroe dcl lavoro» mi . Tuua la ciuà partecipò con sincero dolore
e numero ... i furono quelli che gli recarono I' ultimo saluto nella cappella ardente: da lì il 12
aprile 1874 partì la procc'>-.1one funebre, a cui. nono1.,tantc una pioggia copiosa
parteciparono tre bande musicali, numerosissimi rappresentanti di dicci Società operaie, di
orfanotrofi. di collegi. di altri istituti, il Sindaco e i principali magistrati della città. Il carro
mortuario di gran gala a quattro cavalli, su cui erano depo~te cinque corone, tre di fiori, una
di lauro e l'altra d'argento ed' ore> di pregio artistico e di gra11 valore, giunse alla chiesa di
Santa Maria al Paradiso già completamente \tipata di milanesi. Non cessò di piove1e mai,
ma la folla non si diraOO. an1i con un lungo giro, da Porta Romana per Piaua dcl Duomo e
P1aaa dclla Scala, attra\Cl'.O tuua la città fino al Cimitcro Monummtale, per spcci:jc
conce..... ione delle autorità che avevaro provv<D.ito anche a sbamrc le vie latcr3i d accec,so 1"
Secondo I' «Illustrazione Univcr.,ale» dcl 21 aprile 1874 <dopo quello d1 Man1oni non si era
vi<ito funerale seguito da tale \tuolo d1 persone d' ogni cla-,.,c e da tante associazioni cl'
operai». Tale manifesta1ionc -.pontanca fu segno di grande dolore, stima, affeuo e
ammira1ione per un uomo modesto, ma di grandi doti imprcnd11oriali.
La ca-ti tra «rimare arcora. O::po di lui, mooummto gloritl>O d:l I' i rdJ<;tria itali ma» mi .
III. Dalla morte di Ambrogio
mondi ale.
Binda alla vig ilia
d ella seconda guerra
L'opificio passò in mano al tiglio Carlo e successivamente ai figli, Ambrogio e
Cesare. Lo wiluppo della Binda continuò, però, rapido e gr..tduale fino alla prima guerm
mondiale che stroncò I' esporla1ionc, canale fondamentale per le vendite. mentre le
svalutationi deprezzarono le valute straniere e sconvolsero le dogane; inoltre gli avvenimenti
bellici interruppero I' afflusso di materie prime, come legname e cellulosa, dall' estero e
fecero salire i preZLi, «cui s' aggiunsero per I' Italia I' assedio economico e I' intensificato
..,ror10 per I' a-,<;urda autarchia» n~i . La concorrenza straniera venne favorita es' impadronì dci
mercati duramente conqui\tati in oltre mcuo secolo di lavoro e d1 'acrilici della Binda come
I' India. l'Egitto, il Bra.,ile, l'Argentina, né \alsero nuovi !>for11 e nuovi sacrifici. continuati
intensamente per oltre un quinquennio e non cessati del tutto dopo. a riconqui<itarli li
conseguente rincaro della carta ne comprimc'a il pur crescente con-.umo, o almeno, la
domanda, e la di11a doveva ingaggiare una !orta sempre p1u ...errata contro lo sfasamento fm i
pre111 di vendita tendenti al riba'>sO e I' aumento. -.ia dci cchti delle materie prime, della
produ1ionc, e dei trasporti e <,ia delle -.pese generali e fiscali.
La Binda, che intanto aveva nel 19 18 cambiato la struttura originaria di
accomandita in quella di anonima. riusci a imbrigliare e superare la cri'>i, secondo la propria
1radi1ione. con l'assiduo pcrfe1ionamcn10 tecnico e commerciale, con il prodotto di qualità
avente un preno oltremodo vantaggio..,o e con la puntualità delle forniture.
U2I C fr F. RAVIZZA ~ ,\ 1 . I
OJ
!:..'>SON,\ , m ., p. XLIII.
Cfr. A. CAPRARI . cn., pp . .!1-24.
°" Ibidem , p. 113.
O'i Cfr. F. RAVIZ/.A
e M. I JSSO'H. cii.. p. Xl.IV.
34
La ripresa permise di incorporare nel 1920 una terza cartiera, lo stabilimento di
Crusinallo che fu rimessa in piena efficienza. specialmente per la produzione delle carte
patinate (l6 l.
Si aumentò l'utilizzo della cellulosa. di paste chimiche e anche di additivi sintetici.
Il progresso tecnologico permise l'impiego di macchine più perfe?ionate: raffinatori azionati
da motori elenrici, patinatrici, macchine continue con dispositivi tecnici , taglierine
elettriche ed apparecchiatLLre elettromeccaniche, per la regolazione d' umidità e spessore del
foglio. Lo stabilimento di Conca Fallata fu dotato di una stazione interna per penneltere lo
smaltimento dei prodotti ultimaci con carri ferroviari: inoltre la società Binda possedeva
numerosi depositi in grandi centri urbani come Roma, Messina, Padova, Firenze per
agevolare la distribuzione commerciale.
Diretta conseguenza di questo sviluppo fu il miglioramento della condizione operaia
anche grazie alla semiautomazione: I' orario lavorativo fu ridotto da 12 a 8 ore, si
costruirono nuovi caseggiati, una strunura per gli interventi d' emergenza dei pompieri e
apparati anti infoitunistici. inoltre fu aperto un laboratorio per i controlli di qualità e per la
ricerca di nuovi prodotti, che offrì nuovi posti di lavoro per gli operai che cominciarono a
dare vita alle prime organiL.Zalione sindacali, ~trutturnte come commissioni interne.
IV. li secondo dopoguerra.
Mentre sembrava che tutto potesse procedere verso il meglio. una nuova guerra
sconvolse il mondo e dure furono le conseguenze per le cartiere Binda non essendo aziende
per la produzione bell ica. Infani furono ridotte d' autorità le ore di lavoro, limitala la
produzione al 40% di quella normale, due stabilimenti furono costretti a chiudere. e i loro
macchinari furono trasportati in cantina onde proteggerli da eventuali bombardamenti; I'
attività fu quindi concentrata nella fabb1ica di Vaprio d' Adda e venne ridotto il personale.
anche se gli amministratori cercarono di sostenere economicamente le famiglie degli operai
partiti in guerra. Inoltre il Consiglio d'Amministrazione fu sciolto e sostituito da un
Commissario Ministeriale, venne fissato il dividendo massimo, senza ovviamente garantire
quello minimo, furono imposti ampi licenziamemi. che però la ditta cercò di con~ervarc in
for;,a, sebbene improduttivi, riuscendo anche ad eludere gli arruolamenti per la Genuania e le
taglie imposte da interessati gerarchi italiani e tedeschi 07l.
Non poche furono le difficoltà che dovette fronteggiare il giovane consigliere
delegato Sandro Cirla. pronipote di Ambrogio. essendo figlio del defunto Presidente Edoardo
Ci ria e delle signora Rachele, unica superstite dei figli di Carlo Binda. la quale collaborò nel
Consiglio d'Amministrazione.
Fortunatamente la Binda uscì dal conflitto quasi intatta anche se non fu facile
superare il duro dopoguerra e contrastare «la sempre più aspra concorrenza straniera facilitata
dalla zoppicante liberalizznzione 1381 •
Nonostante I' esportatione si fosse ridotta a scarsi quantitativi di carte speciali e
1161
Cfr. Cartiere Ambrogio Bi11d11, cic.
im Cfr.
1''11
F. RA VIZZA e M. LESSONA, cic., pp. XLV-XLVl.
lbidcm, p. XLVl.
35
sempre più sfavorevole diventasse il suo rapporto con le importazioni, la ricostruzione fu
agevolata dal laumento del fabbisogno nazionale di carta ( 12,5 kg per abitante nel l 952. 15
kg nel 1953, 16 kg nel 1954), anche se rimase un quinto di quello inglese e un ottavo di
quello svedese.
La ditta rispose alla crisi secondo la propria illustre tradizione e infatti furono
inauguraci un ufficio studi e un laboratorio rispondente ai più moderni requisiti scientifici.
istituiti nuovi depositi in varie parti d' Italia per poter più celermente rispondere alle
esigenze della clientela. Gli attuali magazzini sono di solito sviluppati in altezza, che si
utilizza completameme grazie ali' ausilio di gru di impilaggio telescopico, tali da pe1111ettere
il prelievo della merce palettizzata dagli scaffali per poi depositarla sui pianali degli
automezzi di spedizione. Il maganino centrale dei prodotti finiti e di spedizione cli Milano.
adibito alle sole carte stese. ha una capacità ricettiva di 3000 tonn. su una superficie di circa
3500 mq, mentre i vari magazzini per le carte in rotoli, e anche essi relativi al solo
stabilimento di Milano, hanno una capacità complessiva di 3000 tonn. su una superficie
totale di circa 5000 mq; per caricare i rotoli sugli automeZ7i di spedizione si milizzano
pedane elevatrici idrauliche della portata di 40 tonn. 1.19 i . La registrazione del movimento
delle carte sia nel magazzino centrale di Milano sia nei depositi è compito del Centro
Meccanografico, e più precisamente dcli' elaboratore TBM/360/30.
!manto il capitale sociale è salito con gli opportuni adeguamenti, da un milione a 750
milioni.
Giustamente si può leggere i.u lla relazione presentata dal consiglio d'
amministrazione ali' assemblea generale dcl 1955. dopo un secolo di attività, che la C<utiera
A. Binda ha raggiunto un posto di primaria importanza nell'industria care.aria italiana
«mantenendo fede nelle più diverse contingenze della lunga vita al l'ispirazione del suo
fondatore. ispirazione oculata e costante nel perseguire il perfezionamento tecnico.
l'espansione del!' attività e la conquista del mercato affidata alla bontà del prodotto e alla cura
dci rapporti di fiducia con la clientela».
Successivamente sono stati migliorati i macchinari; impiegati nuovi raffinatori n
dischi per idratare l' impasto più moderni di quelli conici che posti in testa alla co111i1111a
raccorciano le fibre dcli' impasto se necessario: sono stati introdotti calcolatori e depuratoti
per le acque reflue. Conseguentemente è cambiato il ruolo dell' operaio, a cui è richiesto
principalmente un compito di controllo dcl lavoro delle macchine, di a7ionamento di queste
e di attività sui calcolatori 1401 • Anche I' ambiente di lavoro si è evoluto nel tempo: sono
state introdotte infatti cabine insonorizzate per la riùuzione dell'inquinamento acustico.
Nel complesso, lo stabilimento ha assunto la configurazione attuale che è costituita
da 4 componenti essenziali: l'energia, i centri forestali, i laboratori e i relativi repani e la
componence operaia.
a) L'energia. La cartiera è alimentata da una centrale termoelettrica, la cui acqua di
alimentazione è trattata in un impianto di demineralizzazione. li vapore prodotto è sfruttato
da una turbina a deriva?ione e condensazione. della TOSI, da 5000 kw. accoppiata ad un
alternatore AEG che produce energia elettrica a media tensione e che fa capo ad un quadro
generale di distribuzione dotato di un doppio sistema di sbarre. I vari gruppi di utenze dello
stabilimento sono normalmente allacciati alla sbarra che riceve I' energia dal!' alternatore
l•" Cfr. Cnrtirre Ambrogio Binda, cit.
"° Intervista al ~ig. Nereo Fabbri, tecnico della
1 1
36
cari i era.
mentre sul laltra sbarra è disponibile la potenza di soccorso dalla rete esterna da utilizzare in
caso di guasto. Inoltre l'opificio possiede circa 8 pozzi 14 11 •
b) I centri forestali. La cellulosa è ormai la materia prima principale e arriva,
altamente sele1ionata, per la maggior parte dall' estero. Canada. sottoforma di fogli
strettamente impaccati in balle. Per cercare di diminuire la propria dipendenza dai mercati
esteri sono stati acquistati dci centri forestali: 7 di pioppi con una superficie complessiva di
circa 1400 ha nella pianura pada1ia; -1. di conifere a rapido accrescimento, con una superficie
totale di circa 1500 ha, di cui 3 si trovano sull'Appennino Tosco-Emiliano e uno nelle
Prealpi Varesine. I Centri Forestali sono a conduzione diretta e quindi le varie operazioni
colturali vengono eseguite col personale dipendente e con le attrenature Binda. comprendenti
trattori a ruOle e a cingoli da 60/90 HP. motoseghe e decespugliatori, motocoltivatori e
moto1appe, nebulizzatori e irroratori per trauamcnti antiparassitari. rimorchi e carri-botte,
aratri, erpici a dischi e fresatrici, apparecchiature trivellanti, impianti per I' irrigazione a
pioggia dei vivai di conifere. Le piantagioni, la cu i messa a dimora ha avuto inizio nel
1959, coprono attualmente una superficie di circa 2.500 ha di cui 1.300 a pioppeto
specialinato con un totale di circa 350.000 pioppi e 1.200 a conifere a rapida crescita con
un totale di circa 2.000.000 di piantine. La maggior parte delle pioppelle e tutte le piantine
di conifere collocate a dimora sono prodotte nei vivai delle Cartiere Binda che si estendono
su una superficie di circa 30 ha di cui 20 ha per pioppi con circa 100.000 pioppi di uno e
due anni a 1O ha per conifere con circa 1.500.000 piantine tra semenziali e trapianti di età
variabile tra uno e cinque anni 1421 •
c) Laboratori e repa11i. Dopo la morce del Comm. Sandro Cirla, il Laboratorio
Ricerche, da lui voluto nel 1950 per sostituire un laboratorio ~emplicemcnte di controllo,
gli è stato intitolato.
Il continuo e co~tantc sviluppo delle ricerche ha portato ali' introdu1ione di
:avorazioni ~peciali e al perfezionamento dei tipi di carta esistenti. Gli impianti e le
attrezzature sono i migliori in commercio nei campi della raffinazione. preparazione fogli,
impregnazione. spalmatura, patinatura. pressatura. accoppiamento; sono posti in atmosfera
condizionata e pem1ettono la verifica costante delle rispondenze delle caratteristiche deUe
cane. Per la documentazione e lo Mudio dci vari procedimenti di stampa si utilizza
un'attrezzata camera oscura mentre un Laboratorio Analisi. fornito di moderni
spettrofotometri, e un Laboratorio Microbiologico. si occupano dei problemi anali lici e dci
controlli speciali in collaborazione con i settori di produzione. Alla Sezione Semindustrialc
vengono collaudate le carte in sviluppo o provenienti dalle prove di macchina prima di
passare in produzione; tale sezione comprende: macchine di rilavorazione su rotoli da 30 cm
a I00 cm, quali patinatrice, spalmatrice, accoppiatrice, ceratrice. ribobinatrice, taglierina
rotativa e calandra. I ricercatori e specialisti si avvalgono del supporto di una ricca
biblioteca. Inoltre dal Laboratorio Ricerche dipendono anche i tre laboratori di stabilimento,
che con turni ininterrotti tengono sottocontrollo le produzioni dei tre opifici, di Conca
Fallata, di Vaprio d'Adda e di Crusinallo, ed elaborano. mediante tecniche statistiche, tabelle
di controllo della qualità.
La Cartiera è fornita di una sala Prova Stampa che giudica dal punto di vista pratico
I' interazione car1a-inchiostro e il comportamento della carta durante i processi di stampa
" 11
C'fr. Cimiere Ambrogio 8i11da, cir.
H>
Ibidem.
37
grazie ali' utilizzo di macchine tipografiche, offset e rotocalco e apparecchi per il controllo
degli inchiostri da stampa.
Il laboratorio di Fabbrica ha essenzialmente funzione di controllo e provvede a
esaminare in ambiente rigorosamente condi1ionato le mate1ie prime e verifica a turni
continui che le caratteristiche della carte in fabbricazione e in rilavorazione corrispondano
alle specifiche fissate.
Ovviamente nella cartiera opera un' efficiente officina manutenzione, dove tecnici
esperti e operai altamente specializzati, disponendo delle più moderne attrezzature,
provvedono a risolvere con rapidità e iniziativa qualsiasi lavoro di manutenzione e di
montaggio 141 1 .
d) i dipendenti. Nel 1964, quando la Cartiera era dotata di due macchine per la
produzione della carta. di un repa110 da stampa e della conseguente organizzazione dei servizi,
i circa 300 dipendenti erano rappresentati dalla Commissione Interna composto secondo l'
Accordo Interconfederale da quattro rappresentanti eletti in proporzione al numero totale di
dipendenti . Nonostante le migliorie apportate, non era sufficiente la salvaguardia delJa salute
dei lavoratori e altissimo era il numero di infortuni in cui rimaneva coinvolto ogni anno il
50% dei dipendenti «ogni due anni poco o tanto si facevano male tuffi» <-14>. precarie erano
anche le condizioni igieniche. non era disponibile l'acqua calda e spesso gli spogliatoi erano
allagati. Nonostante ciò e nonostante che alcune cartiere milanesi come le Burgo, Verona,
Vasa, Saffa, fossero piC1 sindacalizzate e attive, fino agli anni '60 non ci sono testimonianze
di scioperi che vedessero in piazza lutti i dipendenti, tra cui oltre i contadini di Milano Sud
si cominciarono ad annoverare i primi emigranti meridionali.
Le ore di lavoro erano formalmente 48, ma lo straordi nario era pratica abituale e per
tutti la giornata lavorativa constava di 12 ore, 6 giorni su 6 e spesso 7 giorni su 7. L'
evoluzione avvenne in pochi anni gra1ie alla maggiore organizzazione sindacale e ali'
assunzione di nuove leve: si ingaggiarono le prime Ione contrattuali e si videro i primi
scioperi a carattere politico menLre si dovette ancora aspettare per la fom1azione di un
movimento in difesa della salute e per il miglioramento degli ambienti di lavoro. lnfalli il
primo sciopero, avvenuto circa nel 1967, vide protagonisti sei giovani neoassunti, «gente
nuova pii:1combattiva» 1451 , a cui venne chiesto di lavorare anche la domenica, per ragioni di
puli1ia, nel reparto di elaborazioni grafiche che tradizionalmente non aveva mai fatto giorni
di straordinario. T quattro rappresentanti della Commissione Interna proposero loro di
rifiutare e perciò furono presi provvedimenti disciplinari, tre giorni di sospensione, per le
dieci persone coinvolte. Con I' opera persuasiva di alcuni ciclostilati alle 2 del pomeriggio
furono bloccati davanti al portone tutti i lavoratori che diedero vita al primo sciopero capace
di coinvolgere tutti i dipendenti Binda.
Fu chiaro che I' unico incentivo per mobilitare i lavoratori era quello economico,
infatti la scintilla che innescò i successivi scioperi fu la rivendicazione da parte di ogni
reparto di essere riconosciuti come categorie speciali , a cui spettava uno stipend io maggiore.
La ditta, essendo un' azienda florida per cui ogni sospensione lavorativa rappresentava una
considerevole perdita economica, fu costretta a capitolare.
Comunque «il '68 è volato via nel senso che proprio politicamente qui non è stato
''" Ibidem.
1
'
I mervl\ta al sig. Villa, operaio della carciera .
1 1
" Ibidem.
38
sentito» <46l. Il movimento politico ha coinvolto la Binda negli anni 1969-'70-'7 J fomentato
da gruppi di giovani extraparlamentari, cani sciolti, cioè neolaureati che avendo possibilità
economiche si interessavano di politica e della condizione operaia portando per la prima
volta in Italia a un accordo sui consigli di fabbrica <471 •
Nel I 970 venne istituita la mensa interna per i lavoratori e nel 1972 si segnalano purtroppo
due morti sul lavoro.
Gli operai iscritti nei sindacati sono attualmente il 40% circa dei 320 dipendenti.
un'ottantina per la CG IL, circa 50 per la ClSL, mentre pochi sono gli iscritti della UIL.
anche se sembra che questa negli anni passati avesse una rappresentanza maggiore.
Le ore settimanali sono state ulteriormente ridotte a 37 e sono state introdotte la
pratica dei premi di produzione e le commissioni ambienta li . composte da diversi operai che
raccolgono lamentele e suggerimenti di tutti i dipendenti che arrivano poi c;ui cavoli dei
dirigenti per essere discusse e/o realizzate.
Dal 1984 al 1985 i I gruppo è stato di proprietà dei De Medici che lo hanno poi
vench.tto nel 1989 al «pach.Tie-datorc di lavoro» 1481 Flavio Sottrici di Busto Arsi zio (Varere).
Successivamente il gmppo è cresciuto per acquisi1ioni (del 1990 quella delle attività cartarie
ex-Mormdori. le cartiere di Ascoli e Monsoni di Treviso) e per inve:.timenti industriali che
hanno reso gli stabilimenti Sottrici tm i miglio·i in Europa per tecnologie e produttività c4<1•.
Nel 1992 il consiglio di amministrazione, in base alla delega ricevuta in giugno dal!'
assemblea ad aumentare il capitale fino a 330 miliardi , ha deliberato di dare esecuzione a una
tranche da 82,5 miliardi che avrebbe portato il capitale della società a 247,5 miliardi, come
si legge in un comunicato. nel quale si precisa che l' operazione avrebbe preso il via il 16
novembre e si sarebbe conclusa il 15 dicembre: I' aumemo sarebbe avvenuto mediante
emissione di 82.524.392 azioni ordinarie di 1000 lire nominali al prezzo effettivo di 1000
lire 1501 . Nonostante ciò entro il 10 novembre '92 le azioni mostrano una caduta secca: 13.64% dopo un aumemo progressivo che aveva rivalutato il titolo in borsa dcl 70% circa.
«Il gruppo - nessuro ne fa mistero - reve far cassa perché I' indebitamento è pesante. il costo
d:I denaro è rincarato e il mercato della carta. ahimè, è tutt'altro che favorevole. Così Flavio
Sottrici sta trattmdo la cessiCl"le di uno rei suoi fiori all'oa:hiello. la Sottrici Distnbuzioni, la
rete commeràalc che egli aveva creato negli ultimi anni. I tavoli di negoziato sono più d uno.
tuttavia si fa il nome rei gruppo franco-inglese Arjo Wiggin.5» 1 ~ 11 •
La situazione è seria. aggravata dall' altalena della lira, e il gruppo si può basare
solo sulle spalle di «un industriale coraggioso come Flavio Sottrici e non gruppi finanziari
potenti come Gemina e Mediobanca, a1ionisti di riferimento della Burgo. Il gruppo BindaSottrici ha investito molto e mollo si è indebitato. Ora ha 569 miliardi di debiti e 208
miliru·di di mezzi propri per un fatturalo di 940 miliardi e ha chiesto aiuto ad alcune banche
d' affari per u·ovarc nuovi soci» <521 •
Il 23 gennaio 1993 Flavio Sottrici dichiara al «Corriere della Sera» che i problemi
'"'' Ibidem.
"~ I bidem.
1481
N
Incervista alla sig.ra Silvana Gra.o.si. impiegaca della c miera ed esponente <ld consiglio di fabbrica.
» Cfr. • li Giorno•, IO novembre 1992.
1
"''
Cfr. · Il Solc-24 Ore•. 30 onobre 199.l.
"" Cfr. • Il Giorno•. IO novembre 1992.
" 21
Cfr... L'Espresso .. , 15 novembre 1992. p. 34.
39
che a-..,illano il suo gruppo canario sono una crisi di crescna (ma 11 bilancio per il secondo
anno consecutivo si è chiu..,o in ros..,o e 11 passivo va ben oltre i 16 miliardi persi nel 1991)
e comunque reputa passato 11 periodo peggiore vedendo il mercato m leggera ripresa. li
gruppo è controllato dalla Safìnve'>t. la holding della famiglia Sottrici, con una quota
superiore al 75%, pane con me111 propri e parte con finanziamenti bancari (nella Safìnvcst
la C1r di Dc Benedecti è presente con poco più del 14%).
Il 3 febbraio 1993 le banche Credito Italiano (Crcdit), Banco di Roma. Cariplo e
Commerciale Italiana (Comit), hanno concesso un finanziamento di 25 miliardi nonostante i
600 miliardi di debiti. Dal Il Sole 24 ore del 6 febbraio '93 si legge che le a7ioni delle
Cartiere Sottrici-Binda dalla Consob sono ... tate sospese dalle contrattazioni al circuito
tclcmattco «per andamento anomalo dcl titolo» e «in a1tesa dt comunicuione da parte della
società ..: ma Flavio Sottnci ha dichiarato che <<non ci ..,ono fatti degnj dj notizia».
Comunque il 5 febbraio le azioni -;ono salite del 7.8~ e gli scambi sono triplicati.
Solo I' 8 marLO '93 la Con-.ob ha disposto la riammis.... one 111 Borsa delle azioni.
mentre e ..,tato proposto dallo studio Borghesi-Vitale & C. il piano di salvataggio del gruppo
\Chiacciato da più di mille mil1ard1 di debiti di fronte ad un giro d' affari di circa 700. Il
progetto prevede l'uscita di scena della famiglia Sottrici, il con-.olidamento di una parte dci
debiti e la trasformazione per un' altra parte in capitale di rischio. I' arrivo di un nuovo
11u111aJ.:l'me111 guidato da Franco Tarò, amministratore delegato di Mondadori. e Carlo Peretti,
numero uno della Bull llalia. Il piano comempla in via preliminare la fuoriuscita di Fl avio
So11rici, che dovrebbe cedere la panecipcvione della Safinve'it (I' 85<'.f) al prezzo simbolico di
I hra. Le banche dovrebbero poi approvare il consolidamento d1 400 miliardi di debiti e un
doppio intervento sul cap11ale. atLraver,o la trasformvione d1 300 miliardi di credili in
a1ioni e di altri 100 111 prestito obblig<Vionario. JI gruppo dovrebbe poi avere cessioni per
altn 200 miliardi. Attraver'>O queste misure. il piano prevede che 1conti del gruppo po'>sano
ritornare in attivo entro 2/3 anni. mentre per I' indebitamento è prevista in 12 mesi una
riJu1ione a 300 miliardi 1531 •
Dopo un mese intenso di contrattazioni il 19 apri le '91 I' asse Tatò-Pereui, su l
quale poggiano le «chance» di sopravvivenLa della Sottrici-Binda. si è insediato al vertice dcl
gruppo cartario. L' ultima parola ..,pettava al consiglio della Safinvcst. che ha nominato
Carlo Peretli amministraiore delegato (gtà titolare del mede-;1mo incarico nella Sottrici) e ha
cooptato al '>UO interno Franco Tatò.
La .,ituazione attuale per i lavoraton comunque e molto cntica poiché le banche
\Ub\:ntrate sono decise m rcahà a chiudere la produttiva cm1iera ltcen11ando 320 dipendenti.
per poter recuperare i crediti \en1a avere un mteresse oggellivo per un eventuale risanamento
<viendale. Già il marchio delle particolari e famose cane chimiche autocopianti Biplurn è
stato aflittato - o meglio venduto - per 30 miliardi al gruppo franco-inglese Arjo Wiggin!>.
La BinJa sembra vittima di una speculaLionc economica che mira a vendere con enorme
profitto il terreno su cui '>orge, un' arca urbana vicino alla metropolitana e al Centro
Congre,so Assago e perc10 dt al11-.s11no valore commerciale.
Deve essere que<,ta la fine della Cartiera Binda dopo I W anni di la,oro, sacnfìct e
'>UCCes\i'?
~'> Cfr •Corriere delta SerJ., 7 mJ~IO 1993.
40
III
L A STRUTTU R A PROD UTTIVA DE L LA CARTIERA,
I N P ASSATO E OGGI.
di Silvia Borini, Stefania Gcrvasini e Claudia Melzi
I . P remessa.
li nostro gruppo si propone di delineare la struttura produttiva attuale della Cartiera
Binda. Per fare questo è necessario però ripercorrere brevemente la storia della carta dalle
origini ad oggi e ricostruire con sufficiente chiarezza tutti i processi attraverso i quali essa
viene prodotta. Inoltre un inquadramento generale sull' industria della cruta nel mondo e in
Italia ci sarà utile per comprendere meglio come I' unità produttiva di Conca Fallata si è
finora inserita nel mercato nazionale e internazionale. Saremo a questo punto in grado di
capire ed analizzare con maggiore cognizione la specializ?azione produttiva e la struttura
della Cartiera Binda, non solo per quanto concerne il presente (fatta salva la crisi in atto). ma
anche per quanto rig.iarda le varie fasi di sviluppo succedutesi fino ad ora.
Il. La carta e la sua fabbri cazione.
l. Cenni storici. I popoli dcli' antichità non conoscevano la carta e si servivano di prodotti
vegetali variamente elaborati: gli Egizi, gli Ebrei, i Babilonesi usavano ricavare dei fogli cb
una canna palustre, il papiro; i Romani oltre al papiro egiziano usavano anche piante quali I'
acero, il platano. il tigl io.L'idea di formare un foglìo flessibile e levigato con la semplice
feltratura di fibre vegetali appartiene ai Cinesi, che già conoscevano la cruta ricavata da una
libra animale, la seta.
La carta nacque dunque in Cina intorno al 100 d.C. e precisamente nel 105 d.C. al
opera di un ministro cinese di nome Ts'ai Lun. «Sembra per alu·o che tale invenzione abbia
preso le mosse da un episodio la cui veridicità può essere appoggiata da ragioni scientifiche
accertate solo recentemente. Ts'ai Lun si trovava sulla riva di uno stagno accanto ad una
lavandaia che stava sciacquando nell'acqua alcuni panni piuttosto logori. I panni, mal
soffrendo l' azione di ::.trofinio e di batlitura, si sfilacciavano e le fibrille galleggianti sull'
acqua andavano a riunirsi in una piccola insenatura ai piedi di Ts'ai Lun. Sul pelo dell' acqua
si formò, dopo qualche tempo, un velo di fibrille ben feltrate che Ts'ai Lun osservò. raccolse
con delicatezza e pose a seccare sulla erba. TI foglio secco e avente una cena consistenza.
bianco, morbido, diede a Ts'ai Lun la grande idea. Quel foglio poteva ricevere la scrittura. La
sua qualità di ministro gli giovò certamente per realizzare quell' idea, ma punroppo non ci
sono noti i particolari delle pii me lavorazioni tenuti in gran se&>reto» m. finché il metodo di
fabbricazione raggiunse, verso I' vm secolo, il Giappone, da cui iniziò a diffondersi verso
"'Cfr G. BOTTO-MICCA e E. GRANDIS. Carta, esumo da Encirlopedia della Stampa, 5.E.l..
Torino 1969, pag. 4.
41
Occidente. in particolare ad opera dei commercianti Arabi.
Intorno al Mille la carta cominciò ad essere prodotta in Egitto e tra il Millecento e
il Milleduecento venne conosciuta in Europa attraverso i mercanti delle città marinare dell'
Italia e della Spagna.
li documento più antico esistente in Italia sulla fabbricazione della cruta si trova a
Fabriano e si riferisce ad una fabbiicazione avvenuta nel 1283. I maestri fabrianesi
realizzarono inoltre la prima collatura della Carla con colla animale cd inventarono la
filigrana e le cosiddette «pile a maglio» (vasche meccaniche usate per la raffinazione dell'
impasto libroso). prima macchina impiegata nella fabbricazione della carta, sostituita nel
1500 dalle vasche olandesi slilacciatrici e raffinatrici.
Nel 1799 il francese Nicolas Louis Robert ideò la prima macchina continua capace
di produrre un foglio continuo di carta della larghena di 60 cm. La formazione del foglio
avveniva su di una cela senza fine della lunghezza di qualche metro, prototipo della tela di
macchina delle attuali continue a tavola piana.
Importante. fra il 1820 ed il 1825, il cambiamento nell' uso di materie prime: le
fibre cellulosiche di diretta origine vegetale sostituiscono i cenci. Da questo momento in poi
le invenzioni si susseguono numerose, accelerando così il progresso nella fabbricazione della
carta. Proprio su tale processo puntiamo ora la nostra auenzione.
2. Descrizione sommaria del processo produ1tiro della ca11a. L' Enciclopedia italiana
definisce la carta come «un foglio o nastro di superficie piana, di diverso spessore. costituita
da minutissime fibre, disposte irregolarmente I' una rispetto ali' altra, addossantesi e
feltrantesi fra di loro».
La feltraJione è fondamentale per la formazione dcl foglio di carta, perché pem1ene
che tra i fasci di molecole delle fibre cellulosiche si formino, una volta che si sia eliminala
lacqua che esiste tra fibra e fibra, dci legami di natura chimico-tisica.
Le materie prime utilizzate nel processo cartario sono molteplici. Fino al secolo scorso per
la preparazione dell' impasto fibroso si usavano soprattutto stracci di cotone, lino e canapa.
Queste materie prime sono oggi impiegate soltanto per fabbricare i tipi più fini di Carla,
mentre per la produzione corrente vengono utilinate soprattutto le fibre di materiali legnosi.
Le pac;tc di legno si preparano secondo tre diversi procedimenti dai quali prendono nome:
MECCANTCO, CHlMlCO, SEMlCHIM ICO:
a) le paste meccaniche di legno si ottengono suclclividenclo finemente il legno per
mezzo di sfibratori o di raffinatori a dischi;
b) le paste chimkhe <<Sono prodotte a partire dal legno, trattato con reattivi che
portano in soluzione la maggior parte della lignina, ma lasciano quasi intatta la cellulosa,
che viene recuperata sollo forma di fibre, morfologicamente uguali a quelle preesistenti nel
legno. li trattamento avviene in autoclavi (bollitori) sotco pressione di vapore ed a
temperatura di circa l 70°C» (2>;
c) le paste semichimiche si ottengono trattando il legno con reattivi che eliminano
solo una parte di lignina. Dopo questa operazione i minuzzoli si presentano ancora interi e
per separare le fibre è necessario disintegrarli in raffinatori a dischi. La resa di queste paste
rispetto al legno è molto maggiore di quella delle paste chimiche.
Un posto importante nell' industria cartaria è inollre rappresentato dalla carta di
121
Voce ·Carta• in Gmnde Dizionario Fncidopedico UTET, Torino 1986, pag. 353.
42
macero che, dopo essere stata spappolala. viene sottoposta a trattamenti che eliminano l'
inchiostro e le impurità grossolane. ottenendo così fibre di recupero impiegate in numerosi
tipi di carta. A queste materie fondamentali vengono poi aggiunte alcune sostanze dene
ausiliarie. che sono:
- I COLLANTI: sostanze aggiunte alla pasta in piccole quantità per conferire alla carta
determinati gradi di resistenza ed impermeabilità:
- LE MATERIE DI CARICA: polveri insolubili in acqua generalmente mollo bianche
(caolino, talco). usate soprauuno nella ca1ta da stampa e da scrivere. perché rendono la cruta
più bianca, più opaca e più receniva per l'inchiostro da stampa:
- I COLORANTI: sostanze capaci di fissarsi stabilmente e di colorare un detem1ìnato
supporto in virtù di particolari reazioni chimiche che intervengono tra il supporto stesso e:.I
il materiale colorante.
Non dobbiamo infine dimenticare le materie prime ((a totale perdita di peso»: I'
acqua e l'energia, entrambe utilinatc in quantità non indifferenti.
A questo punto. dopo aver accennato ai tipi di sostanze ed alle mate1ie prime utilizzate
principalmente nella produzione della carta. possiamo vedere più in generale l' incero
processo che porta alla sua fabbricazione. <(Esso può essere suddiviso in quattro parti
successive:
- LA SPAPPOLATURA, che si ottiene mediante spappolatori idrodinamici ed ha lo scopo
dì suddividere. sospendendole in soluzione acquosa, le varie sostanze fibrose;
- LA RAFFINAZIONE. eseguita meccanicamente da macchine che comprimono e tagliano
le fibre immerse sempre in acqua;
- LA PREPARAZIONE DELL'IMPASTO, fase durante la quale le sostanze fibrose. a cui
possono essere aggiunte le varie cariche ed i materiali collanti e coloranti. vengono
impastate secondo le qualità e le dosi con-ispondenti al cipo di carta che si vuole produrre;
- LA FORMAZIONE DEL FOGLIO, operazione per la quale vengono impiegale macchine
costruite secondo il principio della macchina continua di L. Robert; queste macchine
trasformano l' impasto fibroso in un nastro continuo» 0 1.
L'utiliz1..0 crllamacchina continua in q;est'ultima fase ool processo. è foncblrcntale e
pertanto è necessaiio spiega-e breven-.ente il funziooamento di tale macchina serve1roci anche
di uno schema esplicativo che visualizzi l' intero proce.."-'>o di fabbricazione (v. grafiro).
«L' impasto, ottenuto nella terza fase, attraverso la cassa d' afflusso, viene distribuito su una
tela metallica continua e scorrevole 111 senso orinontale. sulla quale la carta assume già
aspetto di foglio. liberandosi nel frattempo dell' acqua che sgocciola attraverso la tela
metallica stessa. Sopra di questa è posto un cilindro scon·evole (ballerino) che ha la funzione
di rendere uniforme. allo spessore voluto, il nastro cartaceo. Quest' ultimo scorre quindi
attraverso una serie di presse costituite da due cilindri sovrapposli che comprimono la carta
contro un anello di lana, che ne assorbe l' umidità residua, così da consentire il distacco del
nastro dalla tela meccanica. Il nastro pa:.~a quindi in una batteria di cilindri essiccatoti. che
hanno diversa temperatma in modo da consentire al foglio di uscire freddo: dopo la collatura
141
ed una prima lisciatura, il nastro viene arrotolato su rulli (bobine)>> •
L' intero processo viene condotto mediante laiuto di un gran numero di strumenti
automatici di regolazione e di registrazione. comandali da sensori di grammatura, umidità.
O•
Voce •Carta• in E11cìclopedia Scimtijìr11 Tm1im Gmwmi. Milano l 969. pag. 335.
'" Ibidem.
43
mescolatoreAo'
nastro
trasportatore
fabbrrcaz1one coll
pasta d1 legno
CARTA
materia prima: legno
(stracci e cartacce sescortecciatura
guano altre lavorazioni)
__...~
taglio dei
-
uonc~~ bt;ll
sm1nuuatura
O
~ ~~· .................
serbatoio
della pasta
r+-l
~
u
In ,
"('
sbiancatura
raffinatrice
conica
lìsc1v1atura
raffinatrice [
olandese
. J
..
R ...
-B
~m=3n
separatore . ,
'-
- •-
1
__. _
1avamce mancese
=d ,XJ
MACCHINA CONTINUA
~
L
tavola piana
Schema cli
fabl1ricazirm~
della caria con pai;ta di lt>o110.
(da Enciclopedia ScientHica Tecnica,Garzanti, l'Ulano 1969,p. 339)
spessore. colore, opacità, ecc. istallati direttamente in macchina. Il funzionamento di questi
strumenti è coordinato e controllato da calcolatori che consentono di ridurre al minimo I'
intervento umano nella condotta delle macchine.
Le macchine continue moderne permettono di raggiungere velocità di produzione di
700/800 metri al minuto nelle macchine per caita da giornale e di oltte 1000 metri al
minuto nelle macchine per carte speciali.
E' dunque importante analizzare in dettaglio anche i diversi tipi di carta che possono
venir prodoni e I' uso che di essi si fa.
3. /Pari tipi di carte. I tipi di carte che vengono prodoui sono numerosissimi. ma possono
essere raggruppati a seconda del loro uso. Abbiamo:
- CARTA DA GIORNALE. Si traila di una carta di basso costo anche in considerazione del
fatto che viene richiesta in quantità enorme. Il requisito principale di questo tipo di caita è la
regolarità assoluta del nastro, che vuol dire regolarità di grammatura. di spessore. di umidità,
di incarco, di allestimento, in quanto le rotative per la stampa dci quotidiani debbono poter
avere una velocità notevole. L'impasto per questo tipo di carta è formato per il 70% cb
pasta-legno e per il 30% da cellulosa greggia, mentre non vengono generalmente usati
materiali di carica e collanti. La carta da giornale si produce liscia o calandrata.
- CARTA DA PERIODICI. E' un tipo di carta assai economica, anche se le materie prime
sono di qualità superiori a quelle usate nella ca11a per quotidiani (60-70% di pastalegno
bianchita e 30-40% di cellulosa di conifere): vengono utilizzati anche materiali di carica
come il caolino o il talco, mentre non sono utiliuati i collanti.
- CARTA PER STAMPA TIPOGRAFICA. Abbraccia una vastissima gamma di carte
finissime (per esempio la cruta bibbia), fini, mezzofini, patinate, andanti. Sono caite
morbide. poco coliate, molto bianche, perlopiù calandrate. La carica è presente generalmente
in percentuali elevate: oltre al caolino si usa il carbonato di calcio, sia naturale che
precipitato.
- CARTA PER STAMPA IN OFFSET. Alcune esigen1e fondamentali per questo sistema di
stampa sono: per la carca in formato il senso (cioè l'orientamento) di fibra. per le patinate la
resistenza ali' acqua, e per tulle la buona collatura. Questo sistema di stampa consiste in un
cilindro rivestito in gomma che preleva I' immagine dalla lastra metallica inchiostrata e la
trasporta sulla carta.
- CARTA PER STAMPA TN ROTO-OFFSET. L' asciugamento degli inchiostri in queste
macchine può essere affidato:
a) al l'assorbenza della carta (oltreché al tempo e all'ossidabilità degli inchiostri);
b) al passaggio della carta su ci lindri caldi e/o lambiti da corrente di a.ria calda:
c) alla scottatura in forno con fiamme dirette.
Per ognuno di questi tipi di macchine occorre la carta adana con le atcitudini per i djversi
sistemi.
- CARTE PATINATE. Queste carte hanno uno strato di patina applicata alla loro superficie
che migliora fortemente i due principali pregi delle carte da stampa. stampabilità e opacità:
infatti nella carta patinata gli inchiostri da stampa danno un renùimento massimo, perché
tendono a concentrarsi alla superficie del foglio. nella patina. Inoltre la forte quantità di
pigmenti molto opachi presenti nella patina elimina quasi del tutto il trasparire della stampa
sul lato opposto. Abbiamo numerosi tipi di caJ1a patinata: illustrazione, cromo, opaca per
tipografia, opaca per offset, cartoncini. Tmportal1te nella stampa rotocalco ed offset dei
45
seni manali I' impiego della L. W.C. (Low Weight Coated), carta di bassa grammatura.
leggera. economica. che con11cne per circa metà pasta mccca111ca cd unisce ad una buona
opacità una ')tampabilità eccellente.
- CARTA DA SCRIVERE FINC E QUADERNI. Questa carta deve essere moderatamente
rigida. bianca. pulita. Deve avere un certo numero di doti estetiche che la facciano apparire
gradevole all' occhio. La carta per quaderni deve essere poi rc.,1stente alla cancellatura. Nella
fabbrica1ione delle cane da scrivere e utile impiegare cellulose alla soda bianchite. poco o
niente pastalegno, poche cariche e amido nell' impasto.
- CARTA IMPACCO. Viene usata per contenere, imballare. avvolgere le merci più
svariate. La caranerislica più importante è dunque quella della resi-.tcnza che deve essere
elevata. Tra le più importanti carte ncordiamo le kraft. le pergamini. la pergamena vegetale.
la vehnJ. la monolucida. la cre<;pata, 11 camoscio. la paglia, la bigia e da banco.
- CARTONCINI E CARTONI. S1 chiamano generalmente cartoncini le cane il cui peso
supera 1 200g/mq e canom quelle 11 cui peso 5upera i 400g/mq. Il procesc;o produttivo dci
cartoncini e <lei cartoni è assai simile a quello della carta; in genere per la loro fabbricazione
vengono utilizzati pastalegno, cartaccia e paglia. I cartoni si distinguono prevalentemente
per I' uso cui sono destinati o per il materiale con cui sono fabbricati: abbiamo così il
cartone amianto. il cartone catrmnato, il carrone da segatura, il cartone impermeabile, etc. Il
cartone ondulato infine è formato da due strati di carta Krafl cd un' anima di carta paglia
opportunamente ondulata.
III. L ' indu11tria d ella carta oggi. in Ita lia e n el mondo.
I. l..<1 .\it11a;:Jo11e mondiale dC'll'ìndmtna c:anaria. L' economia dcli' industria della carta e
caraucnllata dai forti condi11onamenti esercitali dalla diseguale d1stribt11ionc delle materie
prime e dal ricorrente squilibrio trn domanda e offerta. Per quanto conceme il primo
problema. I' utilizzo basilare delle varie essenze legnose nel processo cartario, ha dato
origine ad una netta dicotomia tra paesi ricchi di foreste e paesi <love queste sono presenti in
quantita limitate o addirinura nulle. Ciononostante 1uui i paesi indu..,trializzati hanno
S\. iluppato un proprio settore cartano cd hanno attuato politiche miranti a proteggere cd a
\Vtluppare la -.ilviculrura o hanno acquistato e gestito direttamcnh! la proprietà delle forc..,te.
Queste dm:rse disponibilità di materie prime provocano cont111ue tensioni di prcuo sui
mer~at1 111temazionali, dove i paesi con notevoli risorse forestali cercano di esportare sempre
più prodotti finiti. mentre gli altri tentano di promuovere la produzione interna. ma sono
ostacolati dal bisogno di comprare materie prime ali' estero a pre111 <;empre più alti.
Per risolvere il problema tlclla carenza di offerta inter11111ionale di cellulosa, si sono
provate varie soluzioni (pianwgioni cli alberi su vasta scala, riciclaggio della carta usata.
utili11.o di paste di origine sintetica) risultate per lo più troppo costose cd a lungo termine.
Il secondo problema, rappresentato dal periodico <.,quilibrio tra domanda ed offerta
dci prodotti cartari, è dovuto in particolar modo all' ampliamento delle dimensioni degli
impiJnti. che comporta anche IJ ricerca delle economie <li scala (ndu7ione dci costi unitari al
cre...ccre delle dimensioni tlell'imprcsa) da parte dei produnon.
li tuuo porta all'integr.u1onc -.empre più spinta del proc;e..,so produuivo cd alla
fonna11one di un mercato di tipo oligopolistico (mercato 1n cui un numero ristretto <li
1mpre'>c controlla la produ1ione).
46
2. w situazione italiana del/' industria cartaria. L' induslria italiana della carta ha una
struttura produttiva pesantemente influenzala dal sistema prote1ionistico di cui ha usufruito
sino alla seconda guerra mondiale. Essendo infatti entrata in crisi intorno agli anni dell'
Unità d' Italia, si era cercato mediante elevate barriere doganali di farla prosperare sul mercato
interno, tralasciando però le carenze strutturali che si andavano accumulando.
La produzione raggiunse i massimi livelli negli anni 1930-40 grazie al ruolo
trainante esercilato dal gruppo Burgo ed alla costituzione dell'Ente Nazionale per la
Cellulosa e la Carta nell'ambito della politica autarchica perseguita dal fascismo.
In seguito la soppressione dei dazi doganali, la debole strunura del settore (numero
eccessivo e piccolissime dimensioni delle unità produttive, macchinari scadenti. scarsa
diffusione del lavoro a ciclo continuo), la mancanza continua di materie prime hanno
dctenninato I' inizio della crisi. Sono inoltre sempre mancati interventi di carattere
legislativo per la riforestazione, atruati invece negli altri paesi in difficoltà.
«Esiste unicamente un progetto di legge a favore della silvicoltura. presentato al
Parlamento alla fine del 1972, che prevede contributi in conto capitale, mutui a tasso
agevolato, I' istituzione e la regolamentazione delle :,ocietà forestali già previste dalle
disposizioni comuniu1rie, e I' iscrizione delle spese autorizzale sul fondo del Ministero
dell'Agricoltura e delle Foreste per lungo periodo allo scopo di assicurare conlinuità a questi
impegni» <5l .
Attualmente gli stabi limenti sono concentrati prevalentemente nell' Italia centroseuentrionale e specialmente in Toscana e Lombardia, ma vi sono unità produttive di grandi
dimensioni anche nel Mezzogiorno.
Le varie imprese italiane della carta sono poi classificabili in:
- private (Burgo. Binda. Cartiere di Verona)
- pubbliche (Azienda Tabacchi Italiana. Cartiere Miliani-Fabriano)
- a parlecipazione slalale (C.R.D.M. e C.l.R.)
- private ma con una pesante situazione debitoria nei confronti della finanza pubblica
(Cartiera Vita Mayer. Gruppo Timavo-Arbatax).
Per quanto riguarda gli investimenti italiani ali' estero essi sono sempre stali ridotti
o limitati a consociate per la comm(.rcializzazione dei prodotti o a partecipazione a proprietà
forestali cd in fabbriche di cellulosa per potere esercitare un certo controllo su di una quota
della materia prima necessaria. Tmportantc, nei primi anni '70. il caso di alcune crutiere
nazionali (Binda. C.R.D.M .. Tolmeno. Prealpine) ciascuna con I' 8.5% del capitale sociale
e con diritto di prelievo sino al 17% della produzione di uno stabilimento canadese cli
cellulosa.
Questa partecipazione ha assicurato pos:.ibilità di approvvigionamento anche nei
momenti di tensione dei prezzi internazionali e di carenza delle materie prime.
Gli inveslimcnti esteri nell' industria ilaliana si hanno soprattutto negli anni '60 e
con scopi ben precisi, quali: assicurare sbocchi produttivi, disporre di unità produttive ali'
interno della C.E.E., ecc. Tn seguito il mercalo italiano viene quasi lotalmente abbandonato
a causa dcl cambiamento delle prospeuive di un rapido sviluppo della domanda italiana di
prodotti cartari e della quasi totnlc assenza di diversità nei costi dcl lavoro.
'"Cfr. F. G013l30. l'indt1$n11 iral111t111 drllam1ur: u11 olitfipolio m1fi" rfrtt o, il Mu iro, Bol ogna l 974. pag. 30.
47
IV. La produzione della ca rta nella Binda.
I I pruni cento anni. Nel contesto generale dell'industria della cana in Italia si inseri-,ce i I
di..,cor-.o della caniera Binda, esempio d1 industrializzazione milanese a partire dalla seconda
metà dcli' 800.
Questa cartiera. fondata nel 1855, ha dunque una lungu Moria alle proprie spalle, e
questa storia ha influito notevolmente sulla produzione dellu cartiera.
f-òondarnentalmente, comunque. lu storia della produzione può essere suddivisa in tre periodi
principali: il primo periodo va I.lai 1855 ai primi anni dcl '900, il secondo va dal 1920 al
1950, cd il terzo dal 1950 fino a1 giorni nostri.
- PRIMO PERIODO. Durante questi anni furono utili11ate \arie materie prime, tra cui
..,oprattutto stracci. piante annuali. ritagli di scarti di tes'>itura e materie «aU'>iliarie» come il
ge ...so. il caolino. il Lalco, la colla vegetale. la gelatina annuale.
In questi primi anni l'apparato tecnologico per la produ1ione della cana era
elementare e consisteva principalmente in vasche di pietra, nelle quali era introdotta la
materiu prima, pestelli in legno mossi con ruote idrauliche per l' 11npasto del materiale,
raffinatori a cilindri olandesi, macchine continue costituite da soli elementi essenziali (telai
c<l e\siccatori), macchine semplici di taglio e confezione delle risme utiliLZate soltanto u
prodotto ultimato.
La carta così prodoua era tra,ponata. per la produ.lione. mediante traini guidati da cavalli
lungo il naviglio.
Il la,·oro produnivo di questi primi anni, sebbene aiutato in parte da un apparato
tecnologico. gravava soprattutto '>Ulla manodopera. a cui .,pcttava il compito di cernita e
pul111a deglì '>tracci ('>celti per colore e tipo di tessum e '>Uccess1vamcnte lavati e cotti in
appo'>it1 bollitori a vapore con calce cd altre sostanze), seguita dal!' emissione delle materie
prime nelle vasche.
In questa prima fm,e le Cartiere Binda producevano vari tipi di carta tra cui: cruta d1
giornale. cana da pacco, carta per scrivere e carta per calendari, quaderni, manifesti.
documenti.
- SI!CONDO PERIODO. In questi anni furono operati i pnm1 cambìamcnti inerenti alla
scelta della materia prima. In panicolar modo venne sfruuata maggiormente la cellulosa ùl
insieme alle materie prime già adottate precedentemente furono introdotte le paste chimiche
e gli additi\.1 -.1meticì. La tecnologia divenne sempre più elahor.11a e -.pecìfica: furono
adottati nuovi tipi di raflinatori :vionall da motori elettrici, patinutnc1, macchine continue
con 1fopo'>itivi tecnici. taglierine elettriche per il taglio e la confc1ione di fogli ad alta
pcrfc1ionc cd apparecchiature elettromeccaniche per la rcgola1ione dcli' umìdità e dello
spessore dci fogli.
Anche il trasporto subì dci cambiamenti: i prodotti ultimati venivano trasferiti per
mc110 di carri ferroviari (la Conca Fallata &,poneva ìnfatti di una statione interna), inoltre
la rete commerciale sfruttava numero'.->i depositi nei grandi centri urbani. In questo periodo fu
fondato anche un laboratorio f)i.!f 1controlli di qualità e ricerca di nuovi prodotti e le CartJere
Binda rifornirono i loro depositi di cane di ogni genere. in aggiunta a quelle già men1ionate
nel periodo precedente: carta patinata, cana per lucidi. pi.!r alimenti. cane fotografiche.
parnflinatc e cane valori. Con la seconda guerra mondiale però I' e'lpansione del gruppo
Binda ..,, arre-.tò e lentamente furono chiuse molte caniere.
48
- Tf:.RZO PERIODO. Nel dopoguerra il grnnde bbogno di cana favorì la rapida ripresa della
C<utiera Binda.
Per quanto riguarda le matcne prime. la cellulosa divenne la componente principale
della carta (furono per que..,to acqui..,tati nUO\ i centri forc..,tali per l'estrazione di questo
materiale ricavato dal legno). furono inoltre utilizzati anche ti cuolino. il biossido dt
titanio, il carbonato di calcio, i coloranti sintetici ed i collanti sintetici. L' apparato
tecnologico fu ampiamente !-.Viluppato: vennero impiegati raffinatori di nuova concezione,
furono perfe?ionati i macchinari, introdotti i calcolatori e depuratori per le acque reflue.
Un altro dato importante leguto alla struttura interna della Binda e indice dello sviluppo
avvenuto in que.,to terzo pc1iodo è I' introdulione di cabine insonori/late per la riduzione
dcli' inquinamento acu ... tico.
La produzione dci precedenti tipi di carta però Jd un ceno punto viene
completamente abbandonam e la caniera Binda :.i .,pcciulizL.t nella produtione dì C<U1C
<,pcc1ah, quali laminati plastìl 1, \crografia. nastri ade ...ivi. a-.1ucci. carta autocopiante (\',
tabella).
2. L"fa.1e produ11iva più rccl'llf<' •!» .Fino alia ~me de~li anni '50 la curticra Binda produceva
la «cana classica convenzionale»: carta protocollo. per quadenu, per buMe. da corrisponden1a
di lusso (es. diplomatica). carta da disegno. biglietti per le ferrovie. carte geografiche. La
concorren1a nazionale ed intcma1ionak. la crescence richic..,ta d1 altri tipi di carta, co::.trin!>cro
la direzione della cartiera. in quegli anni nelle mani di Sandro Cirla. a modificare la
produ1ione del!' intera f'lbbrica e ad intraprendere la via dcl laminato plastico: laminato
cartaceo d1 supporto da impregnare per produrre laminali 1ipo formica. utilizzati ncll'
arredamento. soprattuno di ; ucme. e nella co.,truzione di elettrodome,uc1.
Questo prodotto vel'ne però ben presto so~tituìto a cau..,a della diminuita richie.,ta di
mercato dalla carta autocopia111c. Questo tipo di carta che. pnma della recente crisi. copma
circa il 90% dcli' intera produ1ione dello stabilimento è compoi.ta da tre fogli: T/R/M. Il
!-.econdo riceve la scrittura dal foglio «T » (trasmittente) e la trasmcue a sua volta al fog lio
«R» (ricevente). Nella parte sotw~tantc dcl fog lio «T )> !-ii trovano delle microcap..,ulc,
invi-.ibili ad occhio nudo. da cui. sotto la pressione di matite. penne. ccc. fuoriesce dcli'
inchio..,tro che si combina con dclll' -;o.,tanze di cui è patinato il foglio «R)> lasciando la
1raccrn '>li queM'ultimo. Un'unica macchina, la numero 5. patinava la carta ricevente. mentre
altre macchine inchiostra\. ano quella Lrm.miuente. li riciclo di que..,to tipo di cana è limitato
in quanto, prima di tulio. è necc..,..,ario d1,inchio~trare le microcap-.ulc: mentre é impo-.-.ibilc
ricavare carta autocopiante da cana ncidata di qualunque tipo.
In ambito nazionale la cartiera di Conca Fallata producc\.<1 il 60% della earta
autocopiante italiana. circa 1.000 quintali ::11 giorno. denominata con un proprio marchio:
CARTA BIPLURA.
Le materie prime della carta, oggi l' in pa1·sa10.
La carta che oggi cono...ciamo è di origine vegetale e più precisamente è compo.,ta
dalla cellulosa che si trova all'interno dei tronchi degh alberi: ma non è sempre ~tato così :
- un pnmo tentativo di creare una carta poco pregiata si è avuto con I' utilizzo di paglia
a)
!•1 l e
informuioni -.ano n<.IUIC d~ll'intcn· ìst.l al s1g. '-. creo Fabbri, tecnico della canicra, e al ,;g.
Rohato Co\\.trO, diretto re dello mbìlimcnco d 1 Conca Falla ta.
49
TABELLA RIASSUNTIVA
PERIODO
1855 1
primi wtni del '900
MATERIA PRIMA
APPARATO
TECNOLOGICO
-quadetrw
• Vl9Che ~ pietra
- pestel~ in legno
mossi con ruote Idra~
llche
• raffinatori a cilindri
• peglla di "900 o
rDgl e SC8l1I di
tessltura
• milteria llUSlllarill
caolino, gesso, talco,
cdla vegetale, gelatina
annuale
• meivfesll
·clocumwil
. nwc:a- conllnUe
• pesta di legno
• carta patinala
• ce!luloA
• peste c!wniche
- matene austlllne
• cal1a per lucidi
• per almenb
-~
canapa,cotone)
TIPOLOGIA
DI LAVORO
I
. i:-ta cl legno
·stracci
• piante annuali (lino,
1920/1950
TIPO DI CARTA
'*
• l8tticl natinl
• •midi
• C8$elna
·ganeie
• carte da pacçc>
• carta per saivere
-calendari
olandell
con SOi tllmenlJ essenzlak (telai ed essi-
caton)
• mac:chine aempl!ci di
tagilO • confwonl
dellename
• carte fotog'1S11che e
parafllnlte
• carte valori
-additJvl~
• nuovi Upl di ralfinatofi
azionati di rnolofi
elettnci
• patinatncl
- rnacx:twie COllMue
con d!SpOSllM tecrnc1
• tagllernw eletlrlche
per i.glio e confezione
fogll ad ... perfezione
-~·
~
per regolazione ~
<frtà e ape&IOl'e fogll
c11· 1950 ai giorni
-~11100%
notll1
• c:aoino
• booaldo di tar.o
• cart>onato di~
• coloranti sinteeltcl
• coClan!I slnte!Jci
• calle special
lalTWWll plasba .
Ql'ograna,
nastri adesivi,
astucci,
carta •utocopente
• ratftNlcri di nucw
concezione
• perf11ZJOM1'1'181"
maccNnari
- impiego de calcola-
ton
• depunllol1 llCqUe
reb
e conlezione del prodotto
. •lesti"*"'°
pertlcolaregglato
(O. Miehela Fabbri. 100 l.nri d ltldi5'111itznvone • lrflM>o, I
T _,. scolastJca, l.Joeo •Alende., 1~1 datliloscnlto)
ceso delt C.!Nta Binde
• cema,pWzia e i .
WlgglO degl str.cd.
effettuato • mano
- riempimento Vll9Che
con matn prima, ef.
fettuato da meno dopera
• azionalTlelWo maochine ad opera di
energia ldfllulica
- tra!ljlOlto prodotto
ulbmato per mezzo
cl trar.I guodatJ da
cavai kl"GO I IWY'gtio
- semi automazione
urutà a laYOro manu&le
• traspono prodollo
con 11.tocam • cani
fernMll1 (stazlone Intema)
• fondazione dì un labonltono c:hmco-lisco
per i cxmoll di~
lltà e nc:«ca di nuovi
prodotti
• automazione completa
• nduzlone elemenb
Inquinamento ecustx:o
e ambientale (cabine
lnsonortznt•)
-AO~
dlqudil
tritata, imbianchita con calce viva, troppo debole per essere utilizzata nella stampa;
- successivamenie si è passati all'utilizzo di cenci di lino, cotone ed altri tessuti di origine
vegetale: il processo che permetteva la fom1azione della carta era molto lungo (cernita,
macero, sfilacciatura, raffinatma per ridurre le fibre lunghe del tessuto a fibre eone,
sbiancatura), richiedeva una ingente quantità di cenci e la non present.a di sostanze sintetiche
ali' interno di essi.
b) Le fasi del processo produttiFo.
li processo produuivo inizia con I' abbattimento degli alberi ed il loro trasporto; nel
caso particolare della Cartiera Binda essa importa la materia prima, la cellulosa, dal Brasile e
dal Canada.
L' albero viene scortecciato e sminuzzato. da circa un quintale di legno si riescono a
ricavare 40 Kg di cellulosa, il materiale di scarto viene in genere o bruciato o triturato. La
cellulosa così ricavata è sminuuata e bollita in sostan1.e acide o alcaline per essere ripulita
da materiali, quali la resina, dannosi alle macchine, è successivamente sbiancata e divisa
dalle sostan7e in cui è stata precedentemente bollita e così pulita viene raffinata in dischi
rotanti a lame in presenza di acqua.
La cellulosa usata nella produzione della carta proviene da due diversi tipi di piante:
q.ielle a fibra lunga (conifere) e quelle a fibra co11a (per esempio la betulla). Un impasto
pronto a diventare un foglio di carta è generalmente composto da entrambe: la fibra lunga,
molto costosa a causa del lento !>Viluppo delle conifere, da sola produce un foglio «rugoso»
poco adatto alla stampa, la fibra corta rimedia a ciò ponendosi negli spazi vuoti creando un
foglio liscio, aiutata dal caolino (idrosilicato di alluminio) che, oltre a rendere la carta
morbida. le confetisce anche una certa resistenza indispensabile per il suo uso industriale.
I residui del processo vengono infine riutilinati: le resine producono la colla, le
sostanze usate per la bollitura sono impiegate una seconda volta per cellulose che
rimarranno maJToni (per esempio la carta da pacchi) e che non ripulite saranno poi molto
resistenti; I' acqua invece vien\! filtrata attraverso una pasta ancora vergine che trattiene il
caolino. il collante e altre sostanze. Tutto quello che non può più essere recuperato viene,
passando attraverso un depuratore, riversato nel Lambro o dato ad altre fabbriche per fame un
uso industriale.
L'organi:.;.azione intema della cartiera.
I lavoratori ali' interno dell' industtia erano, prima della crisi e dei conseguenti
licenziamenti. circa 320, di cui solo 40 erano impiegati nei lavori d' ufficio. Ali' interno
della ca1tiera esiste infatti una scala gerarchica:
I. Direttore: sovrintende a tutte le attività della cartiera e dipende dalla sede centrale.
Il. Dirigenti di ogni settore: delle vendite. delle tecnologie. delle compere. del personale e
delle materie prime.
m. Tecnici: addetti alla produzione della carta o aJI' impiantistica della fabbrica.
IV. Capireparto: ingegneri e periti.
V. Assistenti ai capirepa110.
VI. Operai: quasi unicamente uomini, possiedono tutti almeno la licenza di terza media e si
dividono a loro volta in: a) addetti alla raffinazione; b) conduttore o capomacchina; c) primo
aiuto dt!I conduttore; d) operai qualificati (coloro che ribobinano la carta, caricano la
cellulosa e preparano gli additivi)
c)
51
La cartiera si divide infine in vari reparti:
I. Reparto fabbricazione: diviso in una zona per la produzione di pannelli e m una più
moderna per quella della BTPLURA.
IL Reparto patinatura: produce le capsule per la carta trasmittente.
m. Reparto allestimento: qui la carta prodotta in rotoli viene tagliata per consentirne i I
trasporto e la spedizione.
TV. Reparto rotocalco: la carta per laminati plastici viene colorata a tinta unita o con un
qualunque disegno richiesto.
V. Reparto impregnazione: grazie all' applicazione (impregnazione) di diverse resine
speciali, la carta decorativa così ottenuta sarà destinata o alla produzione di laminati plastici
o all'impiallacciatura artificiale.
VI. Reparto spedizione.
VII. Reparto preparazione capsu le per la carta «R».
VITT. Centrale termoelettrica: produce I' energia che a sua volta fornisce vapore ed ruia
compressa, indispensabili per il funzionamento delle macchine.
TX. Reparto manutenzione: si occupa del buon funzionamento dell' intera fabbrica.
X. Laboratorio periti elettronici.
V.
Co nclusio ne.
Abbiamo tracciato gli clementi essenziali del processo produttivo della Binda come
fabbrica della carta, senza pretesa di completezza data la complessità dei fattori dl
considerare: quelli tecnologici, quelli merceologici, quelli chimici, quelli commerciali, ecc.
Come analizzato in altre parti di questo lavoro, da alcuni mesi (gennaio '94) la cruticra è
sostanzialmente ferma e i lavoratori in cassa integrazione, per motivi di natura finanziaria
imputabili alla gestione dcl gruppo Sortrici ed alla politica delle banche credi trici. La
chiusura della Binda sarebbe una grave perdita per la città: un segno ulteriore di quella
deindustrializzaJione che mortifica la speranza di un futuro professionale nell' industria in
chi. come noi, si prepara con gli studi liceali. Anche per questo la cartiera deve essere
salvata e riavviata verso una nuova fase produttiva.
52
IV
I LAVORA TORI DELLA CARTIERA BINDA N ELLA STORIA
DEL MOVIMENTO OPERAIO ITALIANO E MILANESE
di Andrea Lanza
I. La Binda come grande industria dell'800.
«Vogliono ch iudere lo stabilimento di Conca Fall ata; la fabbrica di Conca Fallata
risale al 1855, e faceva ali' epoca bottoni, e noi non vogli amo lasciarla chiudere». dichiara
una delegata ni dcl consiglio di fabbrica.
L'apertura dello stabilimento Binda di Conca Fallata rii.aie infarti proprio al 1855,
quando Ambrogio Binda fondò una società in accomandita per azioni. TI capitale iniziale
ammontava a 500mila lire, distribuito fra trentalré soci. Nel giro di qualche anno, gra?ie
anche allo sforzo di alcuni amici e al proprio succei.so aziendale, riuscì ad acquistare una
cartiera a Vaprio d'Adda e una fabbrica di pettini e a fondame una di bottoni 1 ~ 1 •
La Binda si pone quindi subito tra le nuove grandi fabbriche di Milano. e d' Italia:
In questa fabbrica infatti erano impiegati nel 1862 circa 330 operai e nel 188 l addirittura
700; si pensi che nei Corpi santi 0> vi erano in tutto 186 stabilimenti che occupavano 6.641
operai '41 • L' imporcanza della Binda non è dovuta in quegl i anni unicamente alla sua
grandezza. essa si organizza subito come una fabb1ica moderna: la sua produzione si
caratterizza per la modernità delle macchine e per la ragionata divisione del lavoro.
Ambrogio Binda riesce ad ottenere, grazie ad un comportamento paternalistico e dispotico,
un'ottima disciplina operaia.
La Binda è un esempio chiaro della condizione operaia a metà del secolo scorso,
quando cioè incominciavano a sorgere le prime grandi fabbriche e si andava formando in
Italia (con Milano, Torino e Firenze in testa) la classe operaia. ancora relativamente
marginale cd estremamente eterogenea.
La maggioranza degli operai della Binda provengono di rettamente dalle campagne e
sono ancora «abbasran7a plasmabili da poterli assoggcnare alla nuova organizzazione della
produzione e del lavoro» '~ 1 •
Prevalentemente donne ( 180 su 330 nel 1862 e 500 su 700 nel 1881 ), ma anche
fanciulle e fanciulli, questi lavoratori sono sottoposti a turni di 12 ore ed oltre, spesso in
luoghi umidi e polverosi. Le norme antinfortunistiche non esist0no, mentre la microdivisione della produzione e la circoscrizione del!' intera vita nel ristretto territorio della
'" lmcrvista a Silvana Grassi, dclegar;1 UIL nel consiglio di fabbrica.
w Cfr. V. HUNECKE, Classf qpern111 e rivo/11vQ11eindwtrialn1 Milano, li Mulino, Bologna 1982.
'" I Corpi Sanci erano le zone fuori dalle porte. nuovi quartieri o vecchi paesi di campagna ormai entrati
a far pane della 1.ona metropolirana di Milano.
1•• Dati dell'inchic;ra ministeriale St~ •lavoro negli srabilimcmi industriali• relativi al 1872-'73. (cfr. F.
DELLA PERU I A, Mihmo, lavoro e fabbrica 1825-1914, r. Angeli. Milano 1987, pag. 59).
1 1
~ Cfr.
V. HUNECKE, cir.. pag. 177.
53
fabbrica e della Ca'>a tolgono al lavorarorc qualsi~i possibilità di e'>perien7e diver-.e da quelle
dell'azienda fino ad eliminare quasi ogni b1'>ogno.
Da qucst:.1 r.ip1da descrizione della condizione dci lavoratori della Binda è facile
intuire in quali difficoltà sia maturato il movimento operaio e sopraltutlo la sua coscicn1.a di
c:la'>'>C. In fabbriche come questa il lavoratore non aveva i meui. né il tempo, di conoscere
nient' altro che le macchine con cui lavorava, i colleghi e il padrone che gli dava la
pO'>'>ibilità di '>Oprav-.1vere; gli oper.u non potevano prendere coscienza. come classe, del
proprio ruolo nella società e. come and1vidu1, dei propri d1ritt1.
Alla Binda c'era per esempio un a'iilo e una scuola elementare. JI controllo diretto
dcli' istruzione dci propri dipendenti è certamente fondamentale: significa negare la
po.,sibilità di formare una coscicn1a critica tra i lavoratori; questo ci appare ancora più
evidente se pensiamo che i giovani scolari avevano la pos'>ihilità di leggere, come esempio
d1 pos-,ibilità di a'>CC'>a c,ociale proprio la vita di Ambrogio Binda. nel libro d1 A. Caprari
Ambrogio Binda, racconto di A.C. ad 11 .\ 0 d1 le1111ra nelle scuole primarie specie nelle serali
per artigiani '6 ' .
L' atteggiamento paternalistico d1 Ambrogio Binda e I' isolamento in cui vivevano
gli operai dello stabilimento di Conca Fallata sono probabilmente la causa della mancata
partecipazione di questi lavoratori alle prime lotte della classe operaia italiana; mancata
pre<,cnza che '>Ì dc~ume dalla totale assenza di riferimenti a que'>ta realtà nei documenti e
nelle ricostru1io111 di quegli anni.
Ma esi'>tC un altro motivo: le fabbriche Binda, compresa quindi di Conca Fallata.
furono tra le primis'>ime in Italia ad avere una propria Ca-.sa d1 muto soccor...o. organiuata
dal padrone stes'>o 1 ' .
Questo da una pai1c comportava una maggiore ..,icurcua economica dci lavoratori in
caso di malattia o d1 incidente, dall'altra un maggior legame tra operai e padronato impediva
materialmente ai la' oratori di organi11ar.,1 autonomamente: «infatti con tutta la migliore
volontà non potevano addossarsi, oltre al contributo obbligatorio per la cassa atiendale, un
ulteriore onere finan1iario di I 5 o 20 ccntc-.1m1 alla serti mana per il contributo ad una libera
as.,~ia7ione operaia ~'"• .
Ci <,arà quindi un allontanamento dalle prime lotte operaie da prute di queUe
fabbriche prive d1 organillazioni autonome, soprattuuo quando il movimento operaio, con
la progressiva conquista di una propria coscien1a di cla-.-.e. assumerà prima tinte
dcrnocratico-ma71intanc e succes.,ivamcnte. negli ultimi due decenni dcl secolo. sceglierà,
come via per la propria emancipazione, la lotta di cla<.,se.
Il. La Binda nella prima metà del nostro secolo.
La Binda di Conca Fallata. che alla sua fondatione era nata come una grJnde
fabbnca 1mponantc nel panorama milanese. perde, verso la fine del secolo, que-.to ruolo; il
modello fordi-.ta i: or.i diffu..,o e '>Oprattutto lo stabilimento rimane isolato geogmficamente
da quella che <;1 sta delineando come la 1ona 111du.,triale, la c111tura settentrionale d1 Milano.
1" Ibidem p.1g.•B I.
1
' Ibidem, pag. •Hl.
· lb1Jcm, pag. ·U2.
54
Nella periferia meridionale lunica allra grande fabbrica è la Richard Ginori <91 ; amministrata
dal padrone con altrettanto paternalismo come la Binda. fa anch' essa parte dei primi casi di
Cassa di mutuo soccorso interna.
Sono soprauuuo questi fattori che ci permenono di capire come mai i maggiori
luoghi di scontri e di barricate nei moti dcl 1898 sono, a Milano, nella zona settentrionale. e
solo pochi sono registrati nei dintorni di Porta Ticinese; zona per altro molto povera e
quindi potenzialmente calda anche a prescindere dalla presenza della fabbrica 1101 •
L' isolamento di queste due fabbriche dal movimento operaio milanese prosegue
anche nei primi decenni del nostro secolo; probabilmente anche a causa della provenienLa
della quasi totalità dei propri dipendenti dalle campagne limitrofe, esse non vengono
coinvolte neanche nei momenti di grande partecipatione operaia come furono gli anni del
«biennio rosso» <lii. Così mentre «la prima cosa che colpisce chi arriva a Milano (da Torino
probabilmente) è il grande numero di bandiere rosse che sventolano in tulle le ciminiere, su
tutti i comignoli» 021 , mentre numerosissime fabbriche vengono occupate nel Nord d' Italia
e mentre matura, anche grazie al fondamentale apporto di Antonio Gramsci. I' elaborazione
teorica a proposito del ruolo dei sindacati e dei consigli di fabbrica ali' interno del
movimento operaio che ora si pone con forza fini rivoluzionari, probabilmente negli
stabilimenti Binda lattività produuiva continua pressoché nonnalmente.
Anche nei òxenni succes;ivi, cbpo l'instaurazione d:l regime fascista, il centro rei
movimento operaio, ora costrctto ad agire clanili;tinamente, continua ad essere la zona Nord di
Milano: i grandi stabilimenti d:lla Falck, della Magneti Marelli, rella Pirelli e rella Brcm <111 .
Le lolle operaie. che svolsero un fondamentale ruolo nella lotta antifascista, a
cominciare dai grandi scioperi del mano 1943, partirono proprio dalle fabbriche della cintura
settentrionale. Gli scioperi si estesero nel dicembre dello stesso anno e nelle due primavere
successive di gue1Ta a tutta la cillà. Gli operai Binda di oggi, anche i più anziani, non hanno
memoria di scioperi in quegli anni all' interno dello stabilimento di Conca Fallata. ln realtà
sembra molto probabile che questi ci siano stati. Le loue nelle fabbriche si diffusero
effettivamente anche nelle industrie minori, e inoltre la zona limitrofa alla Binda fu molto
interessata dalla lotta partigiana. Erano attive in questa zona ben due Squadre d' azione
partigiana <1 4 1 : le loro azioni consistevano sopralluno nel sabotaggio e in rapidi scontri a
fuoco con le colonne tedesche transitanti sulla Pavese e nel recupero notturno delle armi
cadute nel Naviglio. inoltre nella non lontana Graziali si verificò l' occupazione della
fabbrica, cui seguì per la prima volta a Milano la fucilazione del padrone, collaboratore del
191 La
oggi lo
Ric:hard Ginori produceva ceramiche e sorgeva sul NJviglio Grande poco fuori d.1 San Cristoforo;
e le case operaie (riconosciute come pacnmomo Jrmcico). '>Opravvivono parLialmente
st~bilimcnto
sovra~tJti
dai grauacicli Ligrcsci.
0 111 Per una ricostruzione geogrJfìca degli scontri nei moti dd 1898 a Milano è utile confrontare la tavola
a pag. 321 del primo volume d1 Renzo OEL CARRIA. Prolctnri smzn m•ofuzionr. Edi7.Ìont Oriente, Milano 1970.
011 Cfr. R. DEL CARRIA, rn. e r. SPRJANO. L 'ocmpr1zio11e tielle fr1bbrirhe. Ein.1udi, Torino 1964.
Cfr. ·Avanti!•, 5 ~ettembrc 1920. in P SPRIANO, cic.. pag.195.
Cfr. la rd:uionc dcl .j • C.ongrc:550 milanese dd PCd'I. ccnuco clandcstinamemc •in un'o,ccria d1 fuori
porta•, nd m.u7.0 o nell'aprile 1931. in Tsriruto mil.111ese per la Storia della Resistenza e dcl Movimento operaio, I
•U>
1111
congressr Mi ro1111111isli miform, F. Angeli, Milano 1986. voi. I". pp.70-75.
"" Erano dctivi nella 1.on~ la 113 e la 114 SAP Garibaldi (cfr. M. ALLODI e M. FRANCESCH I, LJ,
du1•e la citrà L'rl tp1wn11dosi 1•erso /,1 l'11mp11g11n. ed. Nuovo Mondo. Milano 1989.
55
regime fascista e delle truppe d'occupazione na1iste, e il tentativo di autoge.,urc la fabbrica;
e..,perimento fallito a causa del forte boicottaggio attuato dal padronato con cui gh operai
dovevano commerciare.
lii . La Binda nel secondo dopoguerra.
Il movimento operaio dopo la Libera/ione poteva finalmente tornare ad orgamzzarsì
liberamente alla luce dcl sole, anche se la nuova Italia cm profondamente diver-.a da quella
per cui avevano lottalo molti partigiani; la situazione dcl proletariato italiano non venne
mai affrontata seriamente se non come problema di ordine pubblico: la repressione fu spesso
violenta e dì quegli anni sono rimaste tristemente celebri le camionette di Scelba. li centro
delle lotte milanesi continuò ad essere la 1ona settentrionale, la periferia meridionale era
ancora poco indu..,triaht tata.
Fu con gli anni sessanta, ma poi ancora di più negli anni settanta, che la Lona 15 si
tra..,formò notevolmente; questo avvenne -.oprattutto anche m seguito alle grandi ondate
migratorie dal Sud. Ai vecchi quartieri proletari d' epoca fascista si aggiungono nuove tXI
immense aree di cdili1ia popolare. E' in questo nuovo contesto sociale che alla Binda si
wiluppò un movimento operaio.
IV. Anni '60: l'inizio d elle lotte o pera ie alla Binda.
E' proprio mentre avvengono queste fondamentali trasfonna1ioni nella Lona
limitrofa che anche all'interno della Binda gli operai incominciano a porsi diversameme
ver-.o il proprio lavoro e sopranutto ri-.pcllo al padronato.
Negli anni ses..anta la rapprc-.cntanza dci lavoratori era costituita dalla
Commissione interna. m base ali' Accordo mterconfedemle. composta da quattro lavoratori.
per i circa trecento lavoratori della Bmda. l'<cssuno di questi rappresentanti cm tutelato:
«Normalmente nelle fabbriche si riusciva o a isolare quelli della Commissione interna, cioè
metterli in un posto di lavoro talmente lontano che non potevano essere in contatto con la
gente, oppure si buttavano addirittura fuori; si potevano trovare tulle le scuse possibi li e
11nmaginabili per poter prendere dci provvedimenti di..,ciphnari a carico di questi, perché non
c..i..,tcva nessuna tutela» '~'.
La capacità di ...alvaguardare la qualità delle condi11oni di lavoro da parte di questa
commis..,ione era praticamente nulla, ncorda infatti un lavoratore: «La -.itua11one dell'
<vicnda, dal punto d1 v1-.ta dei lavoratori. era estremamente grave in quanto non esisteva
a-.solutamentc niente che potesse salvaguardare la salute dci lavoratori, cioè le cond iLioni
erano precarie. Tenete conto che gli infortuni erano ogni anno pari al cinquanta per cento dei
dipendenti; quc ..to vuol dire che ogni due anni, poco o tanto. -.i facevano male tutti. Servizi
igienici. non ne parliamo. L' acqua calda non esisteva. gli 'pogliatoi erano allagati [... 1 L'
orario di lavoro era .,ulla carta di quarantotto ore. la pratica dello straordinario cm la pratica
quotidiana. ìn quanto I' orario, quasi nom1almcnte per tutti. era di dodici ore. oltre al fatto
che si lavorava sci giorni su sette, e <,Cile giorni su selle nella maggior parte dci reparti.
cm lniervi>!.l JI 'ig. Villa. operaio <kll.1 Rind.1 di Conc.i f-;illa1;1 dJI 1964.
56
dove '>i \'eni\'a per pulizie o CO\e dcl genere».
Da quesce parole emerge chiaramente I' immagine della Binda di quegh anni, e più
in gcner.tle di cune le indw,cnc medio-piccole della nostra regione. Come ai giorni nostri.
anche allora le aziende con rclall\amcnte pochi dipendenti erano quelle m cui la qualitl1 delle
condi7ion1 di la\'oro erano pit1 ba-,sc; in questi luoghi, e oltremodo net piccoli stabilimenti,
la sindacali11azione, incesa anche solo come la conoscenza dci propri d1rini e dei metodi con
cui rivendicarli, è da sempre bussissima. r sindacaù difficilmente hanno la capacita e le
energie per radicarsi in t.ulte queste piccole realtà e i lavoratori sono solloposti ad un pit1
i.trctto controllo.
Ma alla Binda c'era un ulteriore fauore: la maggionin1a dci dipcndenù viveva nelle
campa~ne. e cioè senza la pOs'>1bilità di maturare. aJ dt fuon della fabbrica. una propria
coscicnz<l politica. A prova di questo ancora le parole dcl lavoratore Villa: «Non si era mai
fotto uno sciopero. cioè alla Binda da quando c' era memona \IOrìca. memoria storica di chi
lavorava qua[ ... ] Quando diciamo 'ncs\uno faceva gh scioperi' chi faceva gli sciopcn erano
nonnalmcnte i quattro della Commissione interna. che 'e ne '>la\'ano fuori belli tranquilli.
Teniamo conto che chi allora em nella Commissione interna lo faceva perché ve111va dt
qualche fom1 politica, erano quelli politici71ati».
E' a metà degli anni scsl>anta che la situazione della Binda cambia radicalmente a
causa \Opraltutto oi due fattori: i nuovi dipcndenù e una scelta dci sindacati. E' in quegli
anni infatti che la Binda incomincia ad assumere nuovi lavoratori . ..,oprattutto emigranti dal
Sud e qualche giO\ ane «Che \eniva da una realtà diversa da quella d1 chi era ali' interno» 416, .
Il .,indacato, intan10. ~pinto e.la nuo' 1 funzionari provenienti dalle f<.bbriche anche più
piccole. cercava di radicar.i meglio per aumentare la propna forni contrattuale e politica.
Nono'>tante le apparenze 11 primo dci due fattori ha una rile\'ann1 effettivamente centrale w
emerge chiaramente nella ~toria dcl primo sciopero della Binda. La dire11one chiede a -;c1
nuovi assunti di un reparto 1n cui mai !.! em lavorato la domenica di pre'>entarsi il semmo
giorno. «Questi. nuovi assunti. logicamente ~i presentano regolarmente. Gli viene chic!.to
di uscire, questi, combina1ionc, escono, proprio perché sono giovani e quindi la domenica
non hanno mai lavorato; rappresentava allora il giorno della settimana dove uno poteva
riposare, divertir-,i, fare quello che voleva [... ]Di buon grado scattano da pane deU' azienda i
pro\ vedi menti disciplinari nei co11fronti di quesù e nei confronti di quelli appartenenti alla
Commissione interna che avevano chiesto a questi tre di uscire: tre giorni di c;ospensione.
Da qm 11 'indacato, le forze nume. che er.ino arri,·ate al '-Ìndacato. riescono a presentarsi
..,ubllo con i ciclostili, allora non e' erano i volantini. e ..,i nc ...ce alle due del pomeriggio a
bloccare tutti i lavoratori fuori dai cancelli: primo sciopero ùi tutti i lavoracori di qucst•I
a?icnda. Questo è stato intorno al 1967-'68».
Il primo sciopero della Binda coincide quindi con I' i111110 anche di un periodo a
livello nazionale sindacalmente e politicamente caldo. ma pili di que-.to ha contato il livello,
certamente più alto, di sindacali11a1ione delle altre caniere di Milano Sud.
Ad esempio alle cartiere Burgo. alla Verona. alla Vosa dt Gratosoglio i lavoratori
1
effettuavano già lotte e scioperi. soprattutto contrattuali ' •
Dopo il primo sciopero. in cui era stata espressa una concreta '>Olidarieta verso i
lavoratori colpiti daJla rcp11!s.,1onc della direzione. ma che probatnlmcntc era stato anche il
11
'"
ll"l
lbadcm.
lhidem.
57
pretesto per discutere delle proprie condi1ioni di lavoro. incominciò a diffondersi nella Binda
una coscicnLa politica e una \'Olontà d1 oppor!>i allo sfruttamento.
Gli o;cioperi della Binda hanno quasi sempre a\ uto come carnttere centrale quello
contrattuale: il <;econdo fu infatti promosso. in quello ... te<;.,o reparto da cui era scaturito il
pnmo. rivendicando per quei larnratori il riconoscimento della 1,pccificità di grafici. e quindi
il Jiritto ad un salario più alto.
«Su questa questione queMi lavoratori si sono mobi litati subito: l' azienda em
Oorida e quindi ogni fennata per lei voleva dire perdita di profitto e quindi nel giro di poco
tempo si è raggiunto un accordo in cui questi lavoratori sono stati riconosciuti come grafici.
Questa è !>tata la scintilla che ha fatto scattare tutti gli altri reparti. perché chiaramente i
di'icor-.i ali' interno degli altri reparti erano che ognuno aveva qu;~che co'>a di diverso da un
altro da rivendicare e quindi anche lui vole" a essere ricono'>c1uto come una categoria. \'Ole\'a
un aumento salariale [... ) Que<,ta è stata la scintilla che ha cominciato a far muovere il
tutto» 081 •
Emerge chiaramente da que'>te parole la linea sindacale \Celta all'interno della Binda:
condurre una lotta contrattuale uuli11ando le specificità dei singoli reparti. sfruttando cioè la
compatte11a dci singoli reparti, e quel li più !>indacalinati come esempio per gli altri 11 '11 .
V. Gli anni caldi d ella contestaLione oper a ia.
S1 arriva quindi al '68: cdl '68 è volato via. nel sen'>O che qui politicamente non e
<;lato \enllto: e' erano quei cinque o \Ci che andavano a sentire Capanna cosa diceva. che
anJavano alle manifesta1ioni con gli studenti. ma il '68 è volato via. Il grosso dcl
movimento politico è avvenuto intorno al '69. [... ] Tutti questi movimenti degli studenti o
degli studenti già laureati hanno incominciato ad interessarsi delle fabbriche; qui si è
rivcr..ata una serie di gente che alla fine si è caratleri71ata come un movimento
e.xlraparlamencare di tipo mao1'>ta» i wi.
Que.,ta organizza11one rivolu1ionaria. la cui reale 1dcntitll .,embra essere stuta
dimenticata da tutti. non '>Cmbra comunque che sia riu'>Cita ad as.,ume1c all'interno della
Binda una reale presenza. anche .,e prohabilmente contribui a favonrc un confronto poltuco
tra i lavoratori.
Bisogna anche aggiungere che questa parte della periferia milanc'>c durante Luni gli anni
settanta \ar~ particolarmente intcrcs,ata dai movimenti di -.in1.,tra. nella 1ona 15 avevano
-.cde divel'\e se1ioni del Partito Comunista, con un buon radicamento della FGC I. tre
collettivi giovanili 121 1 e tre i!>Litull ~upcriori ' 221 particolarmente attivi nelle battaglie
•!J
91
lhidcm.
QuNa <cdca la.nic<1 fo <1Jonata in mol11 senori dai ,indJc<11i rnnlcdcrali, .indie nel puhhlirn
impiego (scuoi., per esempio); sedia dtc alla R111d<1 cvidcnccmcmc si
t
dìmomacJ vìn<cnrc. ma
~ire raha, sono sc<1ti ulihua1i succcssiumcnrc: dalla comropanc per dcvidrrc
1
1
cui risultJti. in
lavor<1ton , suddivi\i in ta\ol
miriade: dc divcr..c catcgonc
~ Ibidem .
11
In pJrticolarc: il collmivn S1.1dcr.1, il collettivo Chiesa Ro\\.l e
58
11
rnllwivo Graio,oglio.
politiche. ollre ad altrc diverse realtà come ad esempio la rcd<vione milanese del ..Quotidiano
dci La\oratori··.
Proprio sull'influen1a delle organinazioni extra-parlamentari o più in generale dd
mo\ i mento '>tudentesco dcl '68 sul 1110\ 1mento operaio dcli' «autunno caldo» e degli anni
seguenti è aperto un acceso d1hatti10 storiografico era chi sostiene I' estraneità tra i due
momenti storici e chi individua 1mportant1 legami. La tesi più smtenuta e certan1entc la
seconda: «noi riteniamo che i fermenti dcl maggio francese (il quale poi, come tutti sanno.
divenne mondiale) abbiano rappresentato una pianaforma culturale 1 ~ 3 ' determinante anche per
gli sviluppi delle vicende sindttcali italiane» '~4 ). Nelle rivcndic~vioni operaie appaiono
alcuni aspetti importanti che 11011 s1 po-..,0110 che far ri.,alire a1 movimenti degli "tudenti.
Ncll' autunno '69 per diverse categoria. prima fra tutte quella dci metalmeccanici. scade il
contratto. Al ta\'olo delle tratt.1ti\e 1 '>indacati. spinti fortemente dalla base. '>pes.,o
in~offerente ver'iO i venici. non portano solo richie.,cc di aumenti salariali o d1 ndu1ionc
degli orari. ma anche ri\em.hcano il diritto a tenere assemblee in fabhrica in orario d1 lavoro
e dì forme più rappresentative delle comnmsion1 interne per i lavoraton.
In questi anni le lotte operaie all' interno della Binda sono molto partecipate e in qualche
occasione tese; i lavoratori riescono ad ottenere. per esempio, nel '70 I' apertura della mensa.
dirillo ancora più importante che altrove nell' isolato stabil11ncmo di Conca Fallata. Le
rivcndicuioni degli oper.ii i;ono soprnllullo di carattere salariale e di :,icurena sul lavoro.
Ancora frequenti sono infalli gli 111cidenti che pro"ocano la perdita delle dita o degli arti, e
non mancano neanche in questa fabbrica le morti bianche.
Nelle loro lotte glt operai rivcndica\'ano anche 11 dirillo ad un proprio ruolo.
realmente incidente. nelle dcc1,1oni fondamentali della gc'>ttonc e dell'organizzazione
ati . mdale. Una parte dci la\'OrJlori ,o..,tene\a il ruolo centrale che I' as.,emblea generale
avrebbe dovuto assumere. non con.,1derando legittimo invece il metodo dei referendum. In
occasione dcli' introduzione dcl ciclo continuo. inizio anni '70. la 1.ltrc11one si accordò con la
Commissione interna per promuovere un referendum mentre un comitato autonomo si era
nellamcnte schierato contro.
Oggi il consiglio di fabbrica ritiene che il momento decisionale spelli all'
as..,emblca, .,piega il delegato Orti.,: «Ci siamo sempre po... ti il principio che è lassemblea a
decidere, in pratica come consiglio dt fabbrica ci <>iamo ..,cmprc ..,chierati contro il
referendum».
Contemporaneamente. csallamente nel dicembre dcl 1969. pre.,so gli uffici di Porta
Romana. venivano aperte le tre cellule dei 'iindacati confederali. Tra gh 1mp1egati della 8111da
non c1 fu mai un reale radicumento delle forze sindacali: «nel 1969 ci fu lu prima assemblea
e da quel momento lì alcu111 .,c1opcri vennero fatti. anche se è pur vero che agli scioperi
1"1
J tre
jqicuti dcl p 1311.1le: I icrn !'!c1cn1ilìco •i\llendc• . l<cicuco 'l'emico Lommcrcialc •Cu~codi. e
l\tÌllltO Tecnico Industriale
ClJ>
rormdli •.
I movimenti <tudencc,1.hi drl '68 'ono 'tati c.1r.mcriv.a1i d.t una grande spinta ideologica e urnpi,111.a
e per ~UNO ridoui d.illa \toriografo rcatio1wia a •cmplici comc,caz1oni, nq}lndonc rn>è 11 grande ruolo dlc
que~1i hanno nlopcrto nel co,murc end far mJrnurc un~ cultura (polirica "u1istica) profondamem" innovari\'.l, nd
mentre in discu<,ionc ogni a•pcno (h11n11i11ni, anc, ~uola, ...:ienu. c.:c.) Jdb ~iccà. nel coinvolgere ampie
fa,cc
Jdl.1 popolatinnc
C:• Cfr. 5
rURO:>:F:. Stori,1 da s11u"1r.11v m hdi.1, J,tf 19-13 ai rrollo d~I
1'>7J (eJ. riv. 1992), pp. 411-lll
59
r1111111nir1110,
Lueru, Roma· Bm
politici stavano fuori il I0%. Per quanto riguarda quelli di contratto la prima volta abbiamo
dovuto chiedere aiuto ad alcuni compagni di qui (stabilimento di Conca Fallata)» •25 >.
In pochi anni. anche se bisogna ricordarsi che sono quelli più vivi a livello
sindacale e ideologico del dopoguerra, la forta contrattuale dci lavoratori della Binda aumenta
considerevolmente; pochi anni prima c'era stato il primo sciopero, nato quasi casualmente,
ora è la prima fabbrica, insieme alla Pirelli, in Italia ad ottenere il riconoscimento del
consiglio di fabbrica 1261 . «Tenete conto che l' accordo non lo si faceva andando dal!' azienda
e dicendo: 'noi vogliamo da domani un delegato per ogni reparto'; avevi tutta la
Confindustri~ e logicamente I' Assolombarda, I' Assocart che su queste cose non
scherzavano affatto. Noi siamo riusciti per primi a spuntare il riconoscimento del Consiglio
di Fabbrica. che ha dato origine alla possibilità di avere un rappresentante per ogni reparto
dei lavoratori».
J Consigli di fabbrica, che vengono riconosciuti
nelle fabbriche
contemporaneamente ad altri organismi mirati ad aumentare la democrazia italiana, come i
con~igli di zona e poi quelli scolastici 1271 , «presentano alcune costanti fondamentali (si
presentano diversamente infatti da azienda ad azienda): sono eletti da tutti i lavoratori, iscritti
o no al sindacato, mediante schede che non portano alcuna indicazione di candklati: il che
vuol dire che tutti sono ugualmente eleggibili e che il sindacato non è più arbitro
autorizzato a porre filtri selettivi. Inoltre, il gruppo omogeneo che ha eletto un delegato ha
il potere di revocarlo in qualsiasi momento con un voto di sfiducia» 1281 •
La rappresentanza per ogni reparto non è assolutamente un fattore secondario. per i 1
padronato era molto più difficile isolare i delegati. La possibilità di essere quotidianamente a
contatto con gli altri lavorat0ri permette al rappresentante di essere conosciuto
personalmente e di essere riconosciuto come tale, oltre che di poter svolgere le proprie
attività di propaganda e organizzazione delle lotte. Inoltre le riunioni del consiglio di
fabbrica sono aperte a tutti i lavoratori. Fu quindi quella dell'introduzione dei consigli di
fabbiica un'imporcance vittoria sindacale, insieme alla conquista del dirino di assemblee in
orario di lavoro < 2~ 1 .
Il"
Intervista a Silvana Grassi, cit.
<l6l
Tale notizia, concenenrc ira l'a.lcro alcune imprec1\ioni, è scara dara dal lavoratore Villa, ma oon In
avuco né altre conferme, né delle smcnuce.
127l E' imere>1>atc no1are come alle
foru rivendi caz1oni di democrazia dal bao;so da pane dci movimenri
opaai e srudcmesch1. da conquistare amavef\o
1.11
radicale cambiamento della società, le isticuLioni, per nulla
cambiare nella sostanza e nella forma, abbiano is1i1uiw qu~ti organi con cui i ciuadini oon h;umo la possibilità
reale d 'influire nell'amminisua:t:ionc del quanicrc, gli operai mo h.mno nessun molo ncll 'organi11a1ionc del lavoro
nella fabbrica, cosi come gli studenti all 'imcrno della scuola. Se si pensa a quello che Amonio Gramsci aveva inteso
per comiglio di fabbrica turco appare ancora più tragicamente ironico.
a.i Cfr. S. TURONE. cir .• pag. 414.
tl?•
Gli storici dd movimenro operaio non sono unanimemente d'accordo nell'indic.1re gli amb1t1 da cui
ha avuto origine la locta per i consigli di fabbrica. se quc,ta, cioc, ;ia nata all'inu~rno o all"c.stcrno dd sindaca!O.
Turone cosl simcti1za. senza avere la prcrcsa di definire in una frase la complessità di un passaggio scorico denso di
contraddi1ioni: •In generale si può affermare che il nuovo iscituco, naro 1n concrappos1zionc al sindacalismo
tradizionale, v1 si è inseriro poi nella misura in cui lo ha condi7.ionato• (op. cit., pag. 415 ).
60
VI. Gli a n ni del rifl usso.
La Binda di Conca Fallatu nel frattempo cresce d1 dimensioni . raddoppia il numero
dci dipendenti. passa infaui da trecc.:nto a seicento operai. piu centottanta impiegati negli
uffici di Porta Romana. E' un' a11enda noricla. con un' ottima produttività cui conisponde
una buona e continua domanda. Se all' iniLio era difficile trovare lavoratori disponibili a.I
assumersi le responsabilità personali che il rappresentante sindacale doveva assumersi cli
fronte al padronato e nel consiglio di fabbrica, con I' applic<vione dello Statuto dci
lavoratori, a metà degli anni '70. ci fu un diffuso interesse opportumstico verso queste
clc1ioni. Que'>to elemento ci indica chiaramente I' affie\'ohrsi dello scontro ~indacale.
Questa '>iruazione ..,i protrasse fino all'inizio degli anni '80. quando cioè la Binda
attraversò la prima crisi, una cri'>ì d1 natura puramente finan1iaria. e non di domanda. causata
da una ge)>tione fallimentare della nuova proprietà, la famiglia Cirla. ,ubentrata ai Binda.
Ci furono le prime minacce per 1posti di laYoro e I' arri\'O della cassaincegrazionc.
Nel '81 venne dichiarato Il fallimento dcli' azienda, che pas-.a -,ouo amministr.11ionc
controllata. fl numero totale dci dipendenti dcl gruppo da oltre 1700 persone. suddivise nei
tre stabilimenti, venne ridotto u 450. Come in altre aziende. celehrc il caso della Fia1. la
dirc7ione atiendale utiliZ7ò in questo periodo il ridimensionamento del numero dci dipendenti
per allontanare daJI:.: Binda i leader., sindacali degli anni '70 inniggcndo un duro colpo ali'
organiu.uione dei lavoratori e alla fooa della loro lotta. l\ltm\'er.,o l'amministra1ione
controllata. il passaggio ... ucce-..,.vo di proprietà e il dimenamento dcl numero dci
dipcndenu, I' azienda nuscì a nprcndcn.1.
Dal 1982 al 198..t c1 fu un momento in cui i 'an Con,1g!J di filbbrica del gruppo si
erai10 messi d' accordo con I' a1ienda con 11 fine comune di risanarla. Due anni di tregua
'>111dacalc 111 base a degh accordi che .,i in,eriscono in un piu ampio progetto da pane dci
sindacati confederali di rcimposta1ionc dcl proprio ruolo 111 una società capitalista.
Fondamentale in questo scnl'!O la wolta dcli' EUR nel '78.
l vertici CGIL guidati da Lama, seguiti successivamente da CTSL e UlL,
approvarono in quella occasion:.! una linea che caratterinò tutti gli anni '80 e che è
culminata nel nostro decennio cor glt accordi di luglio (31 luglio 1992 e 3 luglio 1993). La
scelta storica è cost11uita dalla rinuncia al ruolo dì classe del '>indacato. preferendo ad cs-.o «I'
adcguan1cnto dcl sindacato al -.1stema capitalista piuttosto che I' adeguamenco. e il -;uo
mdicale cambiamento dove ncccs1,ano e pos-.ìbile. del c;1-,tcma alle C'>igenze della classe
operaia» 1" 1 •
I vertici 1.,indacali si dich1ar.irono favore\ oh ai tagli dci salari. un indebolimento della scala
mobile, ad un restringimento dcl diritto di sciopero e alla 1;ouoscri11onc ili accordi aziendali
in base alla produttività e alla mobilittl in cambio del contenimento dcli' inflazione e della
di-.occupa1ione e una maggiore a1tc111io11e per ti Mcaogiorno. La nuova linea suscitò un
acceso confronto all'interno della ba\c, dove non era certamente assente un diffuso
malcomento. se si pensa anche alla fow1 del movimento opcnuo e ul potere contrattuale che
1,i sarebbe potuto mettere sul ta\'OI<> delle trattative. Nonostante tutte le richieste da pane
sindacale fossero quasi totalmente d1,uttesc. i confederali riuscirono a mantenere I' egemonia
(lO)
tmc:rvcmo di
Lirirn d 1 Milano ml
l t'ma
111
Jclcgato Ji
• Co111rn
lii
consiglio di fabbric2 pre~-o un'a.,<>eroblt"a auroconvocaca al Te.tiro
Id u•t:<~uon~ Jdla crÌ'i•, mr.1>0le3\0 p.tmJlmemc dJ R.tiuc il 3 g<'nnain
191»1. m ·.!O anni dopo·.
61
ali' interno del movimento -.indacale '>Cnta cambiare linea poliùca e dirigerva. anche gnvie
ali' appoggio dci partiti storici della sinistra, e ai frequenti attacchi ali' oppositione motivati
spesso con la strumentale tesi degli opposti estremismi.
La mancanza da democwia ali' interno dei 1,indacati (I' impO'>'>ibilità cioè di ìntluirc
sulle dcci-.ioni politiche da parte degli iscritll), il ratlusso. la diffusione di un generale
benessere. I' enfatizzaLione dcl tcrrori'>mo rosso (ali' initio del dccenruo) sono le principali
cause della [)l!rdita progres-.1va di iscritti e di rapprc!>entat1vità dei sindacati confederali nel
corso degli anni '80. Nella seconda meta dcl decennio vengono fondati nelle realtà più in
crisi CA Ifa di Arei.e e nel mondo della '>cuoia ali' ini1ioJ i Cobas, che s1 pongono come una
reale alternativa sindacale ai confedcmli'
Grane ad una '>Celta dt sal\.aguard1a della dcmocr:.via interna e da coordinamento «dal
basso» delle differenti realtù di lotta. i Cobas hanno saputo far sorgere in diverse fabbriche o
ali' interno di alcune categorie del pubblico impiego comitati realmente radicati e a far
riprendere fona a organì11ationi sindacali. come la Cub. le Rdb e lUsi 11i•.
Per rum gh anni ouanta il malumore ver.,o 1 venici .,indacali. fatta e'>clu-.ione per le realtà
più in crisi, sa traduce'<a in dbmterei.sc per la politica e per le lotte sindacali: la Binda non
costitubcc eccezione nonO'itante. a diffcrcnta degli altri Mabilimenti dcl gruppo (diventato
nel frattempo Sottrici-Binda) partecipi agli scioperi e organiai alcune lotte contrattuali.
La stessa iscrizione ai '>indacau (i confederali sono sempre stati gli unici prc':icnt1) è
calata progrcsm·amente. ali' inizio degli anni '70 circa al 60<t dci lavoratori era iscritto; ali'
inizio degli anni '90 la percentuale era gaà '.'>ccsa al 45c:-r. e dopo I' acconlo del 3 luglio '93 è
calata ultcnormente al 30ck. ll disinteresse e il disacconlo con i vertici sindacali si è anche
espresso nella scarsa panccipazione (60%) al voto sull'accordo del 3 luglio. praticamente già
firmato. e al ri.,ultato dello \tesso: appena la maggionu11a stretta dci votanti (poco più di un
quano dci lavoratori) lo ha approvato. Anche la partecipazione alle assemblee, prima
dell'aumnno '93. ci indica un generale disinteresse e qualunquismo. Seppure .ll1che i
rappresentanti del consiglio di fabbrica la considerino il luogo centrale per la dcmocr.via
all'interno della fabbrica. in quanto ambito dove è possibile un confronto tra tutti i
lavoratori. la partecipa11one alle assemblee è di circa 130 persone. i.u circa 320 dipendenti.
La delegata Si h ana Grassi afferma che il rìtlu-.,o dal sindacato miziaLO negh anni
'80 ha prodotto «qualunquismo; ognuno in que<,to momento pensa a se '>tesi.O». E aggiunge
nell' anali'ii un' altra importante cau'>a di questo fenomeno: «in questa fabbrica (ma non
solo) è '>lato adoperato \Cmprc, anche a livello di con-.iglio di fabbrica. per gli scioperi e le
altre lotte. come specchietto delle allodole. il discorso dci quattrini. Ecco. io personalmente
penso che que-.to è uno dea mah dcl .,mdacato: invece <.11 dare detenmnate ideologie. si è
<.empre voluto dare qualcosa per avere qualcos' aJLro. Non si può c,emprc dare qualco-.a alla
gente, a volte bisogna combattere per dci principi e degli ideali che non sono quelli dcl
~oldino immediato».
S1 arriva quindi all'ini1io degli anni '90. Il movimento opcram italiano incomincia
a riacqua-.tarc for1a senta f)l!rò riuscire ad influire as-.olutamente sulle scelte governative. li
31 luglio '92 \iene firmato un acconlo tra governo e smdacau 1n cui questa ulumi
rinunciavano tra laltro alla scala mobile. chiedendo m cambio garan11e -.imili a quelle già
'
11
CJr !'. BERNOCCH I. Dal sind.u.110 111 C11b11J, Coop. brcl~mmc cd., RomJ I993.
UI Ri•pctuvarncmc: Confodcr.uionc unii.aria di ba.se, RJpprc;sçn1amc di b.1.<c e l}monc sindacai<" i1.alun.i
(il ~ind.icw1 mm~o degli .tn.ird11c1).
62
\ anamente pretese in occasione della sYOlLa dell' Eur. Alla napcrtura delle fabbriche e con I'
avvio della •·mano'ra Amato» nelle piane e<,plode la rabbia operaia.
Durante l'autunno ..,, a ....,1ste 111 ltaJaa a grandi cortei indetu dai sindacaci confeder.Ui
che terminano con 'ivac1 prOCC\tC dci lavoratori ai comizi Qua\i .,empre il palco dci
'>tndacati è di' iso dalla pia11a e dai lavoracori da cordoni di poli11a: spes.:;o 1 com11i
terminano ancora prima che la maggior parte dei manifestanti sia giunta in piazza e più di
una volta la polizia, su richiern1 '>tessa dei vertici sindacali, carica violentemente 1 cortei.
E' in questa situazione di profonda tensione che si manifestano due fenomeni di dissenso ali'
interno dci sindacati: la corrente 11.vionale «Essere sindacato» e il «Coordinamento consigli
unitari CGIL-CISL-UIL)>.
li primo si costitm..,cc come mmoranza radicale ali' interno della CGIL ..,enza però
trO\'arc. ~alvo alcune eccezioni. un reale radicamento nel mo\'imcnto.
11 ...econdo invece acqui,ta velocemente un ruolo fondamentale: la sua carnttem.uca
fondamentale è quella di coordmarc le opposizioni che nascono nelle \ingole aziende e che .,,
esprimono direttamente net Consigli di fabbrica, un mO\ 1mcnto c1oe che si fonda \Liiia
democr.uia interna. La piattafom1a -.u cui è nato è I' opposi11onc alla manovra economica
dcl governo Amato e alla lirma dcli' accortlo del 31 luglio da pane dei vertici sindacali. Al
contrario di «Essere !>indacato», dci Cobas e degli altTi sindacati uutonomi, il Coordinamento
<Jci con!tigli unitari non ha coinvolto solo alcune fabbriche. quasi sempre le più grondi. ma,
'ioprattullo nel Nord, si è radicato anche nelle azienùe mi non. Jnfaui anche la Binda, che non
è \lata mai interessata da smdacati autonomi o da altre forme tli organivaLione del malumore
ri-.pcllo ai vertici confcder.ilt. partecipa a questo nuo\'o mov11ncnto: •Siamo rima.,ti in
que:-.to periodo molco collegati al movimento dei consigli unitari che è naco a Milano,
abb1umo partecipato alle loro as.,cmblcc. alle loro giornate di sciopero. tranne che andare a
Roma. per delle iniziati,·e che uvcvamo qui all'interno; comunque abbiamo seguno molto
que::.ta corrente, magari su dodici che siamo qui dentro (nel cdl) non tutti ... iamo d' accordo,
ma una buona maggioranza ha !-tempre approvato le mozioni o i comunicati dei Consigli
unitari» wi.
VII. 1993: C risi fin a nLia ria e minacce d i chiusura definiti va.
All'inizio del 1993 anche la Btnda entra in cri-.i. ma. come sottolineano di continuo
i lavoratori della carriera, la loro cm. ha una natura complet.1mente diversa da quella delle
altre a/icndc. Le cartiere Bmda non hanno nessun problema di so\rapproduzione: la loro crisi
dcnva esclusivamente da una ca11iva gestione finanziaria dcli' aticntlu da parte della dire11onc.
Il consiglio di fabbrica così riassumeva la .,ituazìonc nel marzo dcl '93 in un volancino: «Il
gruppo Sottrici Binda è gravato ormai da più di 1.000 miliardi di dcbill. nonostante i vari
stabilimenti abbiano raddoppiato o comunque aumentato note\ olrnente la produzione f .. ]
Dove -.ono linici lulli i soldi che ubb1amo prodotto'? 11 padrone di turno. Flavio Sottnci, ci
ha -.premuto per quauro anni cd ora viene e-.tromesso dalle banche creditrici perché non paga
i debiti. Si parla ora di vendita. d1 "corporamento, di chiusura d1 alcune delle numero-,e
3/tcndc del gruppo. dove 20<Xl dipendenti non sanno quale 'tJJJ 11 proprio futuro. Nel
' )1
lmc:rvista ad Angelo rr.1nchiJ•, Jclcg.1.10 CGIL nel comiglio Ji t:.ibbri,;.i dcUa Bind;i Ji Conc;i
l·all.11.i
63
frattempo i lavoratori stanno pagando con la cassa integrazione. In questa fase di crisi non
abbiamo nemmeno una controparte>> <3•11 •
Durante I' estate le trentaquattro banche creditrici hanno C\tromesso Fluvio So11ric1
dalla propnecà delle caruerc ed hanno presentato il 29 \ellembre un progeuo di
riscru11ura1.ione ' 3 ~'. La risposta dei lavormon è stata immediata: ((600 licen11amenti di cui
250 1,u 320 nello <;tabilirncnlo di Conc:a Fallatn. Questo è il risultato dcl piano di
ristrutturazione pre\cntato a1 luvoratori dai nuovi padroni dcl gruppo Sottrici Binda. I
lavoratori respingono con deci.,1one questo piano che riduce drasticamente i pO'>tl d1 lavoro,
soppnmendo due linee che producono carte autocopi:mti e carte patinale. portando alla morte
gli stabilimenti di Conca ed Olgiate» n61 •
Nelle loro lolle i lavor•.uori della Binda hanno \empre denunciato la reale situazione
dcli' a11cnda e 1progetti speculatt\i che'' \tanno dietro: il clima generale di cm.i economica
permette a diveN 1mprendicon di sommare alle migliaia di disoccupati anche 1 dipendenu
delle proprie dille, dei,tinando le aree delle proprie a1iende che portano più profitti della
prcxlu1ione. Asmtiamo quindi in Occ1dcntc allu chiusura di grandi stabilimenti delle
mulcìna1ionali che riaprono con altro marchio nel ter10 mondo o ali' Est dove il co'>to della
manodopera e le garan1ie sindacali sono notevolmente minori.
ln altri casi gli stabilimenti vengono chiu'ìi perché il territorio da qul!sti occupalo
può essere facto oggetto di '>pecula?ione, ovvero lo '>i può rendere ancora più produttivo.
La storia della Binda riassume in pane i due casi: le banche, che rilevano le cartiere
produttive ma portate alla cn..,i tìnan11ana da can1vi investimenti (effettuati con prestiti
a<,sicurali da1Je stesse banche), si as~icurano un primo grosso profitto dalla cessione dcl
marchio ad una rnultrnazionale, che potrà -.I ruttarlo meglio in luoghi in cui la manodopera
ha co<,to minore. e successi\amente si menono nelle condi.i:ioni di poter uciliuare I' area per
i>pecula1ioni urb<tn1st1che.
li delegato sindacale è molto chiaro: «La paura che noi abbiamo è la speculazione
che pos-;ono fare su questa aticnda. proprio perché il valore di que-,to terreno. che è situ:.ito
in arca diventata urbana con vicino la metropolnana e il centro congre<,~Ì di A\sago. è molto
alto. Vendendo 11 marchio e pensando di vendere il terreno, le banche rccupcmno 11 grosso
dei loro crediti. pe1 cui noi lo respingiamo pienamente perché questo non è un piano di
risanamento aziendale ma è un piano e.,c:lus1vamente economico-finanziario di recupero dci
loro crcdlll. dopo di cbe il gruppo può anche andare a morire. \:Osì come loro avernno
e~posto a noi in un rncontro ali' A-;solombarda il 29 settembre: entro il '95 arriveranno al
pari con i credici, riducendo il personale di 600 dipcndenli e continuando a prtxlurre con il
resto delle lince esistenti, dopo di che, nel '9". doHanno cedere, aHanno recuperato il loro
denaro e non gliene fregherà niente d1 andare avanti con la produ1ione o di avere una
mentalità industnale. E in questo momento non c'è nessun gruppo rn grado d1 rilevare un
gruppo aziendale di queste dimensioni •.I'• e per cui ..,j avrebbe la morte di tutto i I
" Volaniino Jcl Consiglio di f.ihhriu llind.1 Ji Con<• 1-.111.ua, 30
osi Il •progcuo Ji salva1.1ggio dcl gruppo• è stato
Borghc~t ·Yitalc; esso prncdc
l1ll:l
•1flìJ.m1
m.tr10
dagli
199J.
Ì\IÌlllll di
credito .ilio ~wdio
primJ fase di Jhh,uumrnto Jd "JlllJlc <oci.11.: e wu <ucc•"ÌvJ rìrnHiru1ìnnc
ddlo Mmo ~nravrrso l'tmis.sionc di ~lioni e dt ohhlig;11ioni.
"' Volantano dt1 cnn<iglto Ji fahbrica Binda Ji Conc.i I Jl!JtJ, dd ·l onuhrc 1993.
7 Le c.mi«rt B1ndJ •ono 111f:llli la <econda .11ienda can.m.1 a livello 11:11ion.llc.
CJ l
64
gruppo»<tM.
Il consiglio di fabbrica è ceno della mancan1a di volontà da parte delle banche di
ni.,anare le cartiere. è anzi convinto del contrario: «li piano è nvoho a tagli del personale
pesaniissimi e a cagli produtti\ 1tali da causare I' incapacità dell'ancnda di stare sul mcrcmo.
La chiusura della cartiera di Olgiate toglie al gruppo una produ1ione di base come quella
delle cane patinate. mentre I' avvenuta cessione dcl marchio delle cane autocopianti 'b1plura'
alla multinazionaJe Arjo Wiggins lo priva di una produ1ionc prestigiosa ed unica in Italia
1••. J e porta alla chiusura immediata dello Mabilimento di Conc<1 Fallata.[ ... ] La rapidità con
cui si vuole arrivare alla chiusura di Conca Fallata fa pensare, invece, alla volontà di porre i
lavoratori di fronte ad un fatto compiuto cd irreparabile. per recuperare al più presto i crediù
concessi. coc;ti quel che CO'>ti» cw .
Per tuno I' autunno '>i -;ono protratte le trattative, dumntc I' intero periodo il
consiglio di fabbrica ha organi1 iato le loue per dimo:.trnre la propria forza contratruale e nel
tentativo di trovare alleati all'interno delle i'>tiruzioni locali.
Numerosi sonn stati gli scioperi. i cortei. i blocchi .,tradali nella zona. i pre~idi, le
dclcga1ioni prc~so il Consiglio di 1onu. il Comune, la Provincia e la Regione. le assemblee
interne e pubbliche e i blocchi delle mcrc:1. L' adP~iflm' a 4ueste iniziative è stata qua"
sempre molto alta, anche perché. come constata amaramente la delegata si ndacale. in que~to
caso la partecipazione non richiede niente di più che la sola difesa dei propri interessi
personali.
Da tutte queste iniziative è emerso chiaramente I' isolJmento in cui si trovano oggi
a Milano. nonostante la cri ... 1. i lavoratori di una fabbrica in lotta. h olamento rispetto agli
altn lavoratori in loua e isolamenlO rispetto al reMo della popol.ll.ione. anche della zona
stessa. Entrambi chiari '>egni, seppur con diversi respomabili. della perdita di quel tessuto
proletario e di quella cosc1en1a e solidarietà di claso;e che nei decenni scor...1
contraddistinguevano la periferia milanese.
Nel milanese sono centinaia le wjende in crisi. eppure manca anche un minimo
collegamento tra le diverse realtà. Le uniche forze in grado di poter realizzare un
coordinamento del genere, i sindacali confederali, non si sono mai mossi in questa direzione.
Un' organizzazione di tale e111i1à andava costruita negli anni ricercando un radicamento
attmverso il potenziamento dci con<;igli di fabbrica delle '>ingole industrie. ed un
collegamento che non perdcs...e mai il contatto diretto con i lavoratori e la realtà operaia. J
'>indacati confederali. coerentemente e.on la scelta di cogestione delle crisi, hanno prefcnto
poten7iare i quadri distaccati o dcl tutto estranei alla produzione; hanno accentuato
ulteriormente il caranere verticis11co dell'organizzazione ...cn1u impegnare energie nel
potcn1iamento degli ambiti di base e nel mantenimento tra i lavoratori di un'entità di cla<;se
nel corso dell'evoluzione di questa: hanno sempre puntato sulla difesa dei posti di lavoro e
sulle rivendicazioni contrattuali nelle singole industrie e per le singole categorie senta
costruire lotte realmente unitarie. Scelte che spesso hanno significato vinorie anche
importanti ma sempre parziali e che non hanno ru.solutamente migliorato la situazione
generale dei la"oratori italiani. come emerge nei periodi di cri<;1 in cui la contraddizione
capitaJe-la\ oro appare, come oggi. con drammatica chiarezza.
In autunno il centro cittadino era auraversato quasi quotidianamente da piccoli cortei
t'll<
lnccrvisc.a .td Angdo Tunchid.1. rn.
ll?l
Comunicaio ~tampJ Jd con,iglin J1 fabbrica Bind.i di Con,.1 F.ill.u.i Jdl ' l 1 ottobre 1993.
65
di lavoralon di singole a?iende che dimoslra\'ano. come nel caso della Binda_ la propria
impotenza davanti ad una contropanc composta magari da istituti bancari solo relativamente
interessati alla produzione. e quindi non danneggiati dagli '>Cioperì. e un' assoluta incapacità
di rivendicare di fronte al governo una legisluione che difendesse realmente il diritto al
lavoro. La costruzione di un largo fronte d' oppositione. all'interno del quale fossero
coordinate e quindi valoriuate le singole realtà di lotta. avrebbe dato la for7a ai lavoratori di
impedire al governo di tentare di u<,dre dalla crisi con lo smantellamento dello stato sociale
e di esigere da esso non solo ammorti71atori i.ociali. ma reali sicurcuc.
Con le poche forze dci lavoratori di una piccola-media industria invece non si ha
neanche la capacità di pretendere dalla giunta comunale. come proponeva un operaio nell'
assemblea sindacale del 25 ouobre '93, di destinare. seni.i poo.;-.ibilità di cambiamento. in
caso di chiusura degli stabilimenti, l'area a verde pubblico. in modo da impedire qualsiasi
speculazione.
Oltre a questo isolamento tra k fabbriche in lotta non si può non notare una quasi
es1ranci1a della città rispetto ai lavoratori che si vedono negali il diritto al lavoro. Al di là
della naturale solidarietà data dalle forte politiche progressiste e da diverse realtà della
«società civile» 1401 della zona, dcli' aiuto nella pubblici71~11ione della situazione critica cb
pane del collenivo di 1ona. alla raccolta di fondi da parte della parrocchia vicina.
praticamente nessun cittadino è l>tato coinvolto nella lolla della Binda (4 1l.
Appare chiaro quindi da una pane la perdita di una diffusa solidarielà di classe. frutto
della .,1stematica soppressione (chiamata poi genericamente e con qualunquismo «mone delle
ideologie.>) negli anni '80 d1 quell'ideologia fondata sui valori dcli' uguagliama, della
..ohdarielà e dcli' impegno collettivo propria della sini<.,tra. e dal laltra il ruolo marginale che
I' rndu ... tria si trova oggi a svolgere. 1n una fase come questa 111 cui progressivamente s1 -.1<1
procedendo ad una deinduscriah11a,r1one della no.,tra regione e più in generale dei paesi ricchi.
destinati. nei progetti di riMn1ttura1ione produttiva. al terziario avan1ato.
Chiaramente la Binda. pur essendo I' azienda pili grande della Lona 15. non si può
considerare certo uno dci nudi produ11ivi vitali del quartiere; la chiusura della cartiera in realtà
non coinvolge che i lavoratori lì impiegati. al conlrario di ciò che poteva succedere alcuni
decenni fa o in realtà come Crotone mi. Dopo mesi di Ione quotidiane sviluppatesi in
1401
Le <czìoni locali del PDS. P2r111u di Rifonduione Comuni,ta, Verdi e Rete. il Comitato per la
nuova democrazia di z.on3 15. il Coll~11 vo lnufaJ.1 e il cdf della Carie & Mnnt.1n.trì (.lllch'cssa azienda in cmi)
hlnno fìrm.uo
lJl
primo volantino in onohrc; <u((CS.,i•·•mcmc ha aderiio ad unJ ;i,~cmhlea pubblica. orgJ.Oizz.ua dJI
cdf cno l'aimo del ,olleuivo ln11fadJ, una lungJ cd eterogenea 'cric di altre rc.111:\ sempre: ddb zona.
" Gli smdenci, si pcn\Ì al '68 cd agli
operaio; a prova ulteriore della
dl1J1l
perd1r3 Jcll.1
·-o. nei loro
,o!Jdarierà
prnhlcmau~hc dcl mondo dcl lavoro Jal Movimento dd
mov1menu " "mo \emprc avvicinati al mondo
di cl.mc hl\ogiia \Ouol1nearc l'cstranei1;\ delle
'93. •ln<he nt•gl1 Ì\lllllti 1ccnici e professionali. 1..1
1i1u,11ionc \te,sa della Binda, nonO>l.UHC le numcrme as1emblcc. autogestioni cd otuip.11ioni, è
51ala
dcnunci.u.1 d.li
rnlle11ivi nudente.chi, iena 1r.1 l'aliro raccogliere imcressc da parcc degli \tude111i, pcx.hc volte in alcune scuole
dellJ )ona (nei tre j,1iru1i di piam1lc Ahhidtcgras,o, all'Agne-.i, al Fdtrinelli e ndl.i ~uc~u"dle del Pacinoui).
421
Cro1one è divcm.uo ncll'Jurnnno '9.~ il \lmbolo della rabbil e della rcsil1c1114 operaia di fronte alla
d1sixcup.u1one. Come in p.mc t"ra
•U(CCSC> 111
SJrdegna con le miniere <K~upa1e, l'intera popol.uionc Je!IJ
ci1t.1dina ha cspre,10 la propria 1olidarìe1j ai lavoratori dell'Enichem. b fabbri(.! più grande della zon.i imomo alla
qu.Jc ruotav.tno realmente mm• le ri,or-.c. I IJvnratori hanno occupa io lo \1.1bilimcnco difendendolo dai 1em.uivi di
'gombcro; le donne hanno ocu1paro prima il comune, poi la 1cazionc; i commcrdanci h.mno deciso IJ M:rr:ara 101alc.
66
scioperi articolati e cortei. ma anche con I' occupazione da parte dei lavoratori dcli' aula
consiliare della Lega Nord volta a farsi ricevere dal sindaco Fonnentini e con il picchenaggio
delle merci in uscita (azione questa che è costata anche alcune denum.:t: da parte della
direzione aziendale, poi ritirate), nel dicembre del '93 sindacati e banche hanno fim1ato un
accordo. poi ratificato dai lavoratori dei diversi stabilimenti compreso quello di Conca
Fallata. Nell'accordo vengono concordati alcuni ammortizzatori sociali, quali
prepensionamenti e cassaintegrazione a zero ore e il vincolo dell'arca a z.ona industriale fino
1999.
Attualmente, ma170 1994, il consiglio di fabbrica lamenta da parte padronale la
volontà di non voler rispeuare laccordo firmato a Roma nelle traili ve per I' applicazione di
tale documento; la direzione non vuole concedere ad esempio i prepensionamenti o la
rota7ione per la cassaintegra7tonc.
le 5cuolc auiogc.ii1c hanno approfondi io il problcm.i occupvionc e hanno m.inifc,mo b propria solidaric1à; i I
ve><:ovo ha celcbra10 la mcs_•a
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binJrì, Cro1onc imcra si è opposra alla d\iu,ura che colpiva
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solo gli opcr.ii
dircu.imemc interessati, ma anche i commcr,iJnti e i lavoratori occupati nelle ahrc auivitl della zona.
67
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ll 11AHT(Nll"tOITO O(l POeTO 01 1..AV()t':.0
Il CON~lGLIO 01 FA88.fHCA OCLLC CMTICRC ~fTAJ C ? OttoOA
DI COtlCA rALLAIA
tULAt~O
• .!O l\Al:UO l??J
ciel . in proprio
-IL PIRATA
F~A NCOTATÒ: _DE LL 1 { NDusTRIA
llUESTO E' QUANTO PROSPETTA PER I
LAVGRATORI
DELl.A &JNDA DI CONCA
FALLATA LF· CORDATA DELLE BANCHE e~ IN TESTA I.A COMI
CHE P\IRE
!li El\Al'IO PRESENTATE COl'IE P1'\0TAGONISTE DEL FRIMO "SALl/ATAGGIO INOUSTRl;.LE'' MAI TENTATO il'l ITALIF\.
ò•)I) UCENZIAMENT!. l)J$111SSIONI PER
:OO 111LIAAOI. VENUJTA DEL
'MAAùHO
&IPL.URA"
ICAATA AUTOCOPIANTE>
Al.I.A MULTltlAZIONAU
ARJO~IGGIN!ò. NESSUNA STRATEGIA INDUST"IALE !OHO LE Fl\EMESSE FER LA
LIQUIDA:ll»!E DE'- Gr.Uf>PO SOTTRICI BINDA .
, '
LE ~i:.NCHE oEfl6"~0 INT~NIICINATE UNICAMENTE A 1\ECUFE~~r.E PARTE DEI
Llll'iO CF.EOlll Cl~ CON TANTA G"1-IEF.OSITA'
ED l~.Pl\E'J!OENZA A'Jfi:'/A>IO
COH:ESSO ,,._L>< SCE;,.l.L'lAIA 6ES1'10NE SOTTRIC I.
.
r.
A T\JTTI
l
Cl'TT.>DINi. ~ Al".MlNISTl\l>IIONI C:lP'\lf-1. l'EGIQNA\.!,
Al MlNISTE~l DEL. LAl/OfiO E OE:.L.'INDUSTl\tA
O E N U N C I A M O
LA C.>TTt'IA GcS""l~E DEI DE'<ARI CHE I RISPAAMIATOFd AFFll>AHO l'<LLE
~ANC-E: ..;.;Stt1A 015'0N:&ILt~A' H;;t Gl..I AWE!IT\.f'llERI Flf<AN?IAAl DE
1'1ES1.~INO ~ s;:SFSAr.e t\16...!AIA DI l'IL:AROt. 11ASSlt«l t.:tr<!Sl".0 l'El
CQNF;;.ur,.· 1 Ciel Li.JllGnl DOVE 11. RISPAA1'110 SI 6aEAA ILE FAS&RIOEI E
1'1;J; CHI L'llk 1;n.:.~'E 5.>Cr.!FlCIO FE."t~ONAl..E LO CQNO\ETIUA C: u.VORATOIHI
n run 1 IJHIODIANO UN I~~
~ OHNAl\E li.. CAPO A FRIJHTE 01
-oi::c1s1ou1 .;11< F-...ese:· c:ir.: TROPPO SP(SSO AWIOOl.
LE 0€1,;tSIUHl Ph'ESE OA TAIO' " C011PAGNI 50"10 SBAGl.IATE. nt:,'IOHO es~
r.eSPrNrE. IN l'At<rlL"OLAAE LA F~661UCA DI COPCA oevE t.:UtHlNUAAlò R Pl'iUOUl'<ftE I.A CAATA DI PR2'GIO. I.A SA FARE 8EIE ED A COSTI Clll'lf"ETITl'JI SUI
~CATl
NAllOHALI El> li'<TCJINAIIONAl-1 El> E' t..'UHICA l'ROOUTTlllCE IN
ITAl..IA .
IL c.o .F. CART!EllE SOTTJllC! BINDA !ITAB IL ll\a!TO 01 CO~ FAU.ATA
'1\}M\O, : 0.10.93
•
C\C.l.
ln l).r"OOr"lG
COMUNICATO STAMPA
IL PIAHO PRESC:tlTATO OAI NUOVI VERTICI DELLA SOTTRICI BINDA PARTE DA
UN PRESUPPOSTO SBAGLIATO PERCHE' FA RISALIRE LE DIFFICOLTA' DELL'AZIEtlDA OA RISULTATI NEGATIVI DELLA PRODUZIONE NELLE FABBRICHE, MENTRE IN REAL TA' Il DISSESTO E' AVV(NUìO PrR UNA GESTIONE FINANZIARIA DISSENNATA .
Il PlAllO E' RIVOLTO A TAGLI DEL PERSONALE PESANTISSIMI, 600 ESUBERI
SV 1?•2 E A TAGLI PROOVTTIVI TALI OA CAUSARE l'INCAPACITA'OELL'AZlCN OA OI STARE SUL MERCATO.
LA CHIUSURA DELLA CARTIERA OI OLGIATC TOGLIE Al GRUPPO VNA PRODUZIONE
OI BASE COl1E OUELLA DELLC CARTE PATINATE, MENTRE L'AVVENUTA CESSIONE
DCL HARCHIO DELLA CARTE AUTOCOPIAllTI "BIPLVRA" ALLA MULTINAZIONALE
ARJO WlGGINS LO PRIVA 01 UNA PROOVZIOHE PRESTIGIOSA EO UNICA IN
ANCOR
PIU'
TTALIA,PROPRIO QUANDO PER LA SVALUTAZIONE DIVENTA
COHVENIENTE PROOVRLO NEL NOSTRO PAESE,
E
IMl'IEOlATA DELLO STABILIMENTO or CONCA FALLATA.
PORTA
ALLA
CHIUSURA
EVIO[>ITEMEllTE CHI HA REDATTO IL PIANO, DATO CHE SI PRESUPPONE ABBIA
COMPETENZA NEL SETTORE C PRATICA OI STRATEGIE INOUSTRlALI,HA SPERANZE
O FOASC ASSICURAZIONI CHE L'AREA DELLO STABILIMENTO 01 COOICA OIVCNTI FABBRICABILE, PER RICAVARNE UN FORTE REALUZO IN DENARO .
IL CONSORZIO DELLE BANCHE CHE HA OPERATO IL-SALVATAGGIO FINANZIARIO,
llOtl ESSEHOO UN CNTE OI BENEF!ClENlA, A RIGOR 01 LOGICA DOVREBBE AVERE
UN SOLO OBIETTIVO QUELLO Ol RIAVERE AL PIU' PRESTO TONIFICATE LE FAO BRICHC PER CC:OERLE A QVALCtlE GRUPPO DCL SETTORE INTCRESSATO.
LA RAPIOITA'Cotl CUI SI VUOLE ARRIVARE ALLA CHIUSURA 01 COllCA FA
PENSARE, INVECE, ALLA VOLO>ITA' OI PORRE l LAVORATORI OI FRONTE AO UN
FATTO COl1PIUTO EO IRREPARABILE, PER RECUPERARE AL PIU' PRESTO I CPC·
DITI CONCESSI, COSTI QUEL CHE COSTI,
IN UllA FASC 01 FORTE OEINOUSTIUALIZZAZIOtlE COME L'ATTUALE, LA
CANCELLAZIONE DI UN'ALTRA FABBRICA , DIVENTA UH PROSLl:MA SOCIALE CHE
llON RIGUARDA PIU' I SOLI LAVORATORI DELLA SOTTRICI BINDA, HA INVESTE
ANCHE LE RESPONSABILITA' DEL COMVNE DELLA REGIONE E DEL GOVERNO.
IL C.O.F. OELLC CARTIERE SOTTRICI BINDA DI CONCA FALLATA
Milano, 11 Ottobre 1993
Dopo la grave situazione creata da Sottrici con l'indebitamento e l'affossamento del gruppo, questo è stato rilevato da u.n consorzio di 34
banche creditrici, COMIT io testa, le quali stanno attuando un piano di
ristrutturazione che prevede la messa io cassa integrazione per 450 lavoratori, di cui 240 solo nello stabilimento di Conca Fallata che ne vedeva impegnati 320. Il piano padronale non è solo uo attacco all'occupazione, ma rappresenta il reale smembramento di aree produttive, e
minaccia la vivibilità del nostro quartiere. Questo percbè porterà nella
nostra zona ulteriori aree dismesse preda di speculallioni edilwe, come
già successe con la chiusura della Graiioli, della Oellavia e della Cartiera di Verona.
Il C.d.F. della Cartiera Binda, per discutere di questi problemi, pro·
muove una
ASSEMBLEA APERTA
MARTEDÌ 30 NOVEMBRE ALL E 17.00
OENTRO LA FABBRJCA IN VIA ALZAI.A NAVIGLIO PAVESE N. 260.
L'assemblea \'uole essere un punto di partenz.a per mantenere produttiva l'area e sostenere la vertenza dei lavoratori per il mantenimento
dell'occupazione. Per raggiungere questi obietti"i è necessaria una
mobilitazione di tutte le fon.e sociali e politiche e pertanto invitiamo
tutti i cittadini interessati a far per.·enire entro venerdì 26 novembre la
loro adesione cd il loro sostegno all'iniziativa telefonando ad i seguenti
numeri:
C.d.F. tcl. 8445200 o al centralino della fabbrica tel. 84451.
C.d.F. Ca rtiera Binda
SOLIDARIETA' ALLA BINDA IN LOTTA
_!L-~AZlt~L_!!~--~--~~
rr~11a
nC'lla e.A.e, pol nella e.o. cd ora nella c.o.o.K, sono onni or-
... 1 che , soC:rlfiei di tutti J ~voratori - rtla quelli occt..1pati che quella
in C.l.C., dopo averla 5ahata dol fallia~nto, pet"llOttono a quest':a:J.en.de
di vivere, anz.i d1 vivere bene e di guadagnare.
Pens;e-o c:he
1
ANCHE NELLA NOSTRA ZONA L' ATTACCO AL
POSTO DI LAVORO
ruulUti poa1t..ivi acqui&lt' ~perino anche le pii) ro-
ne aspettative che la CCrtlHVlST potc&&e ette.ndeNi.
J'-a t.ut.t..1 questo l coslato C&f'tss1eo a tut..ti
Lavora tot' i:
i
IN TERMINI ECONOlllCl
IN TERlllNl OCCUPAZIONALJ
IH TERMINI DI RtTlll E 01 All8IENTE DI LAVORO
tcon pos.si..o perciò stare renai e ziti..• nel •011e:nto in c1.1l ci accorgi.o che nella noatra at.iendo St3 ritoroando una gestione che, eufc.eiSti-
c . .ente, si può definire
POCO OCO~ATA e ehe et
ro
nutrire sen dubb~
•u.l nostro i'uturo.
Per que•to eotivo e pet" evlt.are che un prolut'l•to •ilensio del C.d.r.
s1.1 questi proble-1 venga •c.biato per \11\1 specie dJ "'AVU.LO"a quanto sta
succedendo, C) •enti..o in dovere di "USGlRE OAL L!TAROO" e dcnuncU.re •J
Lavor•t.ori ele:une si tua~ioni anooalc coae le INPReSE tsTERNE ED I COr<SULEHTl
presenti "NON STOP'" e pacati • peso d'oro per •volgere lavori e aanaiont
di operai ed i•picgatl o l l recente tradoco dello OlRCZ.IONE AMMlttlSTRAtlVA
in SanlA. Sofia Che. attuato per soddistut le .anle di riur..,eteu.e tH alcuni Oirta,enti. i servito IJQlo ad aUll'enUre &li scospen.s1 operauvi.dele&atido l)Ol alla buona volontà det t..avor-at.ori interessati h r1t.0luuonc dei
proble.l.
Un ulti.o •• gravissi.o fatto:
si i provveduto in que1ti storni •
etce:uire all'esterno una lovorat.ione
di prova ehc, secondo accordi Pl"CSi al l 'A.ss.cl09.bf.rda, doveva esse~ rotta
riavviando un nostro i•piant.O Rotocalco.
r.,.
Dopo la chiusura della "DELLAVIA" e la cassa integrazione dei lavoratori della
"CARLE & MONTANARI" la ' CARTIERA BINDA", che occupa 320 lavoratori su
un'area di 140.000 mq in zona Conca Fallata, rischia la chiusura.
E' l'unica azienda Italiana a produrre grosse quantità di carta copiativa e negli
ultimi due anni ha raddoppiato la produzione.
La possibile causa dello smantellamento è imputa.bile quindi non alla mancanza di
competitività del prodotto sul mercato, quanto alla diSsennata amministrazione della
passata proprietà del Sig. Settrici che ha accumulato 1.200 miliardi di debiti. Tale
esposizione è stata rilevata da un consorzio d134 Banche, le quali hanno nominato un
Consiglio di Amministrazione composto dai Sigg. Perett!, Tatò, Byron stabilendo un
piano dì ristrutturazione con un taglio d1250 posti di lavoro, che di {atto porterebbe
alla chiusura totale dello stabilimento.
Il fine principale degli Istituti di Credito è quello di attuare una forte speculazione
edlllz.!a su aree molto appetibili.
CI BATTI.AMO PER:
DIFENDER.E 1 POSTI DI LAVORO
Se la dfsponibHi t4 a collabora.re e 1acrHiear1i per le nostra r1.~ric•
t stata &C8"biata per un'abdicazione tot.ale del nostro ruolo, la
BINDA
HA
OE
S86CL1 ATO
MEDICI
A
CONTRO UNA NUOVA SPECULAZIONE EDILIZIA
CAPIRE
Sapre.o duaoatrarc:i ancor• p l ù rtaoluti per- co.b•tteN: coloro che
a&t.olvono ln aodo S C O R R S T T O le proprie fW'ldOf\I.
Oenunc:e.rHIO wtt.e le inefficienze, ali si:>rec:M. l• incOl'IPet.enu di cut
vtrl"<e.o a conosc:enta, stcu.ri Che nessuno di coloro che, occupando
RDMfKRATISSUC!: POSIUOrt! 01 RESPOtfS"BILlTA' f! COICPEn::rz.A posH sMntirci,
La .abili ta.&l.one dei Lavoratori per c09battef'e spr-eehi e soprusi
1ntua subito con:
- BLOCCO OCCLI STRAORDtNAJU
- SCIOP&Rl 80 ASStlCBUE DI REPARTO secondo 11 pf"Oll'".,_. Che vert• esposto
in bacheca.
ciel. In proprio
18/•/1986
MANTENER.E IN FUNZIONE UNA FABBRICA ATTIVA
OOMSICLIO Cl t"A88RICA
CARTIERE BltiDA DE •il"EOIC I $.p.A,.
CONCA F ALLAT4
NON VORREMMO CHE SI RIPETESSE QUAN'l'O GIA' A WENUTO PER LA CAR·
TIERA DI VERONA RILEVATA DA LIGRESTI E LA CONSEGUENTE CEMEN·
TIFICAZIONE DI VIA DEI MISSAGLIA.
Per evitare un ulteriore degrado sociale del nostro quartiere, invitiamo la cit ·
tadinanza a mobilitarsi e ad esprimere solidarietà ai lavoratori della Cartiera ed alle
loro famiglie.
PDS· lllFONDAZIONE COMVNlSTA: VERDI· LA ltTE •
COMITATI PEI LA NUOVA DDIOCIUlZL\ ,v
COLLETl'IVO amJ'Al>A-CdF c.uLE UCO!iTAl(Ajj
ZONA 16
V
IL RAPPORTO T RA L A FA BBRIC A E IL TERRITO RIO
di Igor Dciana e Giulia Lauletta
I. Prem essa .
Con il noMro lavoro intendiamo analiuarc i termini dcl rapporto tra la cartiera
Binda e il suo territorio nella consapevolcva che .,i lratla di un problema particolannente
complesso. che esula dalle nO'>lrc competenze culturali: crediamo. tulla\ ia. di poterne
spiegare alcuni aspetti osservando la fabbrica sotto l'aspe110 a111b1e111a/e, cioè nella
di mensionc spazio-lcrritoriale.
11. La cartier a Binda come esempio di arch eolog ia industria le.
TI piano paesi ...11co 1 dcl 1989 cla'ì'.. 1fica la cartiera Binda di Conctt Fallata come un
arca di archeologia industriale. Prima d1 considerare gli elc.!menti che fanno rientrare I'
edificio in questa categoria e le conseguenze sulle trasfonmuioni dci territorio che la
clas\ificaLione comporta. cerchiamo di capire che cosa s1 intende per archeologia indu~lriale.
11 termine infatti non solo è ostico. ma sembra quasi dare origine a una sona di dissonanza,
di disagio. l.a spiega1ione è nell'abitudine. o nel pregiudizio, che ci fa associare il termine
«archeologia» allo <;tudio di fenomeni e produ1ioni ani..iiche. mentre l'atrributo
«industriale» ..,. riferisce ben poco alla sferu dell' arti'illco e ùell' estetrco. quando non le
contraddice in pieno. Tuttavia vis10 I' evolversi della disciplina dcli' archeologia e il senso
dcli' aggettivo «indU'. triale», bisosrna rendersi conto di quanto questi conce11i siano in realtà
degli pseudo concetti.
L'archeologia da colle1ione che si limita allo studio dcli' antichità sradicata dal suo
contesto, è superata da tempo. TI più moderno sviluppo dcli' archeologia '>i evolve nel senso
di recupero della storicità. rappresenta un modo di,er...o di indagmc storica il cui fine è però
il medesimo: portare alla conoscen1a della \.ita dci popoli e ddle ue trai-forma11oni. L'
archeologia industriale è quind i tc.,1imonia111a materiale di luoghi dove avvenivano i processi
produttivi e dove vivevano. lavora' ano ...offm ano gli uomini che quei processi mettevano in
moto. Gli stc.,.,i conform1!>mi culturali colpl'icono I' approccio al concetto <.li «monumento
industriale», all' apparcn1a contraùùiuorio se !'li pensa che il termine «monumento» accentua
la caratteristica estetico ·Celebrativa mentre il termine «industriale» si associa al concetto di
uulc. come antiestetico. In realtà al concetto di monumento s1 è ormai "IO'>tituito quello di
«bene culturale» che non si soffcm1a sul monumento come oggetto ma come struttura
storica. Chiariamo con un esempio: «una ferrovia non offre solo un ponte o una !.!azione
<.ign1ficativa. ma è una 'itruttura. -,toricamente motivata da neces-.ità dt collegamento. che
apre una moditìca1ionc st'>tcmatica <.lei passaggio. è caraneriuata da una ùeterminata tecnica
OI
Piano paesi~tico Jcl comun~ Ji \tilano.
71
della costruzione di Lulli i suoi manufatl1» cii . Una chiesa può cl.sere sì considerata dal punto
di visca dello ...1ile architettonico e dcli' assetto formale. ma questi debbono anche essere
messi in rela1ione con la slruttura della Chiesa dcl tempo, e con i suoi rapporti col
fenomeno dcli' urbaniaazione con il mondo rurale. Il metodo è comune a quello dell'
archeologia industriale: considerare queste realtà come sistemi storici definiti nel tempo e
nello spazio. cd inquadrarne il fenomeno artistico.
La salvaguardia del monumento industriale non è sempre facile. S1 incontrano due
tipi di ostacoli: da una parte il disinteresse della gente ver-.o il mantenimento del luogo di
lavoro. sentito come elemento di costri1ione, e dall' altra parte la ferrea opposiLione degli
industriali che vedono la fabbrica unicamente come spa1io per nuove auivita e nuovi
investimenti.
Allualmcnle gli edifici storici sono tutelati da due leggi. La prima legge organica
che ha affrontalo il problema del bene culturale è la n. I089 del 1.6.1939. Nel testo di legge
il concetto di «monumento» è per la pnma volta conncs\o a quello di «notevole importanza
storico artistica». E' il segnale formale del passaggio dalla concezione nu1onalisticorisorgime11Calc di emergenza a quella più moderna di testimonianza storica. Tutlavia la
prospeniva storica non viene rispeuata dcl tutto dalla legge, che possiede il grosso limite di
considerare il bene ambientale avulso dal suo contesto. Se questa miopia è grave per
qualsiasi opera artistica, pensiamo a quanto possa essere nociva per I' archeologia
industriale. i cui resti sono significauvi solo all' interno dcl territorio nel quale sono
collocati. In parucolare edifici di bas'>o valore architettonico. '>Ono interessanti dal punto di
vista paesistico, perché consentono il recupero di un pe110 della storia di quel 1emtorio. E'
questo il caso della cartiera Binda che è ben lontana dall' avere elementi stilistici decò e
neoclassici come la Richard di via S. Cristoforo né può vantare richiami allo stile
mitteleuropeo come le officine Galilco1·11 • ma è comunque parte della storia industriale,
ambientale. architettonica e umana della bassa milanese. La struttura della fabbiica assume
ben altro interesse se vista all' interno di un progetto piu ampio di recupero del Naviglio. a
cui la struttura è <.,toncamence collegala 14 1 •
La tipologia dell'edificio Binda '>i inserisce nel filone dell'«architcttura senza
qualità» 151 che attraversa la storia dcli' architettura milanese a partire dal XIX secolo fino ai
giorni nostri.
Infalli lo sviluppo indu'ìtnalc a Milano ini1ia. in fase embrionale. a meL.1
Settecento. La maggior parte delle prime imprese, per lo più opifici, filature cartiere o
stamperie. aveva sedi in immobili onginanamente destinate ad allre fun1ion1. Si trattava di
case patrizie, ma soprattutto di chiese e conventi, poiché I' architeuurn monastica, era
Ili Cfr. F. BORSI. lntrodu.z1onn1//<1 11rdw/ogt<1 mdusmalr, Ollì.cnJ l:.d11Coni, Rom.1 l 978.
l•i Cfr. A. Nl·.CRl. Museo all'nprrto drll'Archrologia lml11stri11/r,
1n
Archrologi11 lnd11s1rùilr in lomb11rd1n.
Medio Credito l1>mbardo, Milano 1982.
C•
I.a Regione ha prt"Vis10 di far rienmr<: in m piano pac\i\lirn ogni $pai.io cd edificio prospiciente i I
l'aviglio. li progcno avrebbe un vincolo per cui ogni modifica agli immobili dell'arca dovrebbe c_,~rc conforme
<..nn le sue carancritiichc originali e le 31« verdi dovrebbero nmancrc 1ali. Tunavia il progcno regionale
è ~mo
blncc.uo dal comune che ,; è 11volco al 'J'ar per oucncrc l'annullJmcmo della dclibcr.1 'll~1cncndo che qucsia
prevarica le sue compc1cn1c. Il contrasto è anrnr.> in cor<0.
(" (Jr A. Nl~C,IU,
/11izi uviluppi rii 1m architetN•rit del/'111d11Jtri11 11 Mila110, in Arrhrolo?,Ìtl /11d11stri11/e in
lombardia, ccc.
72
profondamente funzionale alle esigenze lavoraùve (si pensi al grande numero di finestre delle
navale che. potevano fornire luce ad ogni "ingoio macchinario). Nel 1778 venne aflidato dal
Comune il progetto per la nuova Zecc.i: è questo il primo incontro (che successivamente
diverrà aperto conflitto) tra progettazione architettonica. legata al gusto neoclas\1co dcli'
epoca. e esigenze fun1ionali e produttiYc. Allo <,te!.so modo della Zecca, la fabbrica dei
1abacchi. anch' essa di commessa comunale. rispose positiv.imente ai canoni cc;1c1ici della
Commissione d' Ornato 161 •
l primi casi di scontro aperto si ebbero con i primi grossi stabilimenti di
commit1en1a privata. Il più imponan1e e'>cmpio di questo scontro è quello della c;tamperia
dci fratelli Kramer dcl 1825 il cui progeuo rispondente a precise esigcnLe fun1ionali. fu
bocciato dalla Commissione d' Ornato per ragioni di carattere es1etico. Nel caso Kramer la
leggi fo1mali cercano ancora di convivere con le esigcnLe neoclu.,siche.
Ben presto però la Commissione d' ornato cambiò linea. tollerando strut1ure non
conformi al gusto dcl tempo in edifici fun1ionali allo ...viluppo economico della ciuà e posti
in periferia.
Dalla me1à dell' Ortocento così I' architettura della fabbrica inizia a dequalificarsi al
«architettura senza qualità». mescolanza d1 stili di\'Crsi. Le strutture costruite come semplici
contenitori, in base al 1'0lo cri1crio della funzionalità, si moltiplicano: lungo il Naviglio
Pavese oltre alla Binda ( 1855) c'è la filatura Schappe ( 1898). Allri casi. ancor' oggi
o-.servabili nella città. sono la Breda. la Dc Angeli e la Pirelh, 'ie di mcao era cita1ioni eh
stili architettonici e funzionalità pura.
Il comples!.O Binda di Conca Fallata è uno stabi limento d; \'aste dimensioni;
attualmente occupa un' .irea di circa 130 mila mq e conliene al -.uo in1erno numerosi edifici.
Il primo edificio visibile dall' Alzaia Naviglio Pavese è cosutuilo da un basso corpo cli
fabbrica con Letto a tcrra71a e facciata scamlita da scomparti rettangolari in cui sono inscritti
archi ciechi e da un corpo retro.,1ante più alto con teno spiovente. In prosecuzione a queMo
complesso si Lrova la palazzina della casa per impiegati. con pianta a U. Internamente un
lungo fabbricalo. parallelo aJ precedente. di pianta rcltangolarc, a tre piani ripartito in tre
scomparti, era destinato originariamence a laboratorio di sperimentazione e oggi a magazzini
e uffici. Contigua al fabbricato e la casa operaia anch' essa a tre piani. I capannoni per la
produzione sono raggruppati i'1 due grossi complessi: all'interno i povi per I'
approvvigionamento dcli' acqua e la centrale termka per la produ1ione energetica. La
tipologia architertonica della fabbrica Binda è difficilmente ricostruibile (soprattuno per
quamo riguarda gli elementi di decoro esterno) vi<.,Lc le numerose ri.,truttura1ioni che ba
subito, di cui la più clamorosa è quella conseguente ali' incendio del 1871 m, che distrusse
gran parte della fabbrica. Tuuavia. ossen.ando gli edifici più vecchi (la palazzina per gli
operai. quella per gli impiegali, i corpi adiacenti I' u-.cita sul Naviglio e I' attuale corpo
ccmrale di fabbrica), insieme a carte e stampe d' cpocn possiamo riconoscere negli edifici
Binda alcuni resti dis1inti dello sule Neoclassico se pure ridotti alla semplice ripcti1ione cli
un modulo (ad es. l'elemento dcli' arco di cerchio è costantemente ripeluto sia nell' edificio
ini1iale, che nella palallina cen1rnle degli uffici).
Le innova?ioni tecnologiche entrando alla Binua ne hanno profondamente
modificalo la ~trutrura. basti pensare che fino a pochi decenni fa al pos10 del parcheggio dci
"'1 Commis:.ione
Comunale per il com rollo <ldl'edili1iJ citt.tdina.
C'fr A CARI \NDINI M NFGRI I mo11umnw i1or1eo-1tufu,1ri.1'i tk/JJ lomb."dia. Milano 1977.
73
TlR era pr~enre il deposito per le carroae.
Per lapprovvigionamento dcli' acqua il complesso ha visto succedersi alle scnmure
che incanalavano le acque dcl Lambro i moderni pom interni. Ancor oggi è presence una
struttura chiamata «conc1aio» che aveva 11 compilo di regolare le acque della conca rispetto
alle esigenze deJJa fabbrica. Per quanto riguarda I' energia il complesso presentava. già dal
progetto iniziaJe, turbine, ruote idrauliche e macchine a vapore, che pcrmenevano di sfruttare
la fom1 energetica del salto d' acqua della Conca. Successivamente si ~ passati al generatore
proprio.
Ill. Rapporto con il territorio all ' origine dell'in<>ediamento: la fabbrica e
il villaggio operaio.
La Binda si è inserita, a metà Ottocento. in un'arca che cm aperta campagna • cd è
rimasta tale fino ai primi decenni del nostro secolo. La manodopera arrivava dai piccoli
comuni vicini alla città o dalle ione popolari come Porta ticinese. ln anni in cu i non c'
erano altri mezzi di trasporto oltre la bicicletta e le proprie gambe questo pendolarismo
costituiva disagio e diventava limite effettivo alla produttività.
Per risolvere questi problemi i proprietari delle più grandi fabbriche costruirono
accanto ad esse villaggi per gli operai.
Per capire il ruolo che i villaggi operai ebbero nello s\iluppo del territorio
con.,1dcriamo il contesto in cui -.i inc;eriscono. prendendo come esempio Milano attorno al
1880. A quel tempo la città s1 trova a -.opportare una pressione e una richiesta di abitazio111
che le ern -;conosciuta
Milano è al!' apice dcl proces'>o d1 industrializza1ionc e cli
conseguenza cambia immagine. diventando metropoli commerciale. centro amministrativo e
politico, ruoli che aveva perso dopo I' Unità d' Italia. Per attuare questa trasforma1ione I'
antico tessuto edilizio del centro, che raccoglieva i ceti popolari. viene sostituito con
co-.tr111ioni di prestigio. Avviene una massiccia espu lsione dci lradi7ionali ceti poveri urbani
verso la periferia. questi si vanno ad aggiungere alle masse immigrate dalle campagne per la
cri'i agraria e in cerca di lavoro e abila7ioni a basso coc,to. L' atione dell'amministr:uionc
cma<lina per risolvere il problema degli alloggi popolari fu praticamente inesistente. Le
pnme ini1iacive edilizie per il proletariato urbano. hanno un evidente carattere spcculati\'O:
'>Ono per lo più «case a ringhiera» che riprendono I' impianto della cascina a corte
innalnmdone notevolmente I' impianto '>ino a 5 o 6 pia111. ivi nu.,ccndo così ad ospitare
molti p1u abitanti di quelli previsti.
Ancora nel 1903 la legge Luuatti per le case popolari ricono..,ceva indispensabile I'
intervento pubblico in un settore lasciato in mano per lo più ud ini1iative patemalis11che.
filantropiche o umanitarie e a grosse spccula.lioni. Di fa tto, però, I' intervento pubblico
veniva limitato ad agevolaiioni per gli operatori. individuati. ancora una volta. nelle società
•i :
"'Cfr. A. PARIGI, Fa/,bri.ht ri.nt operau naia b.JsSa p1"J11ur11. C.omunt: Ji Rou<tno, s.d.
Q Le= a •corte:- 'ono 1ipi,hc Jclr800. 5ono costitui1e da più corpi dl\pmti Jtcorno ad m conilt" .li
cui centro 'pcl'O 'i trovava il pouo. Ogni corpo ~vi:va piu piani ognuno um m hall.11010 che dava
ball.uoi crJno gencralmeme comunicinti per meuo di ,cale. I servui c:rJJlo comuni, uno per pi.ino.
74
sul cortile.
'°
di mutuo soccorso 1 1 negli industriali e negli emi morali e nelle società di beneficicn?a.
Nel 1908, infine si deliberò a Milano la fondazione dcli' Istin1to per le case popolari cr:I
economiche. col concori,o di capitali dcl Comune c di iMituti di creditu. Ad opera dell'
Istituto furono costruiti i primi quartieri comunali: quello di 'ia Ripamonti. via Solari. via
Mac Mahon. \13 Spaventa, via Tibaldi. \la Lulli. ecc. 11 •
11 \i li aggio open.uo -,i inserisce in questo pc nodo di accrcsc11nento urbano. come
risposta a gravi problemi pratici, come la richiesta di nuove abita1io01 e il pendolarismo. l
villaggi operai erano forniti di molti serviti 1121 : la mensa I' asilo, i bagni pubblici, la
chiesa e i luoghi aggregati' i. Si fonnava così una sorta di comunità anomo aJla fabbrica.
sovrasrata ('>pe.,.,o anche fisicamente) dal casotto signorile. che diffondeva I' idea del lavoro
industriale come estraneo al confliuo lii classe, fondandolo \ ìceve"a sull'apparente
solidarietà tra imprenditori e operai. In realtà limprenditore nell'offrire dctcnninati serv11i ai
lavoratori non era mosso da intenti solidaristici, quanLo da interessi di parte.
I miglioramenll igienico-'>anitari connessi alle nuove abita1ioni contribuivano
sensibilmente alla ridu1ione dell' assen1e1-.mo: la presenta di struuure come I' asilo lom1va
la disponibilita del meno costoso la\oro femminile ·P· . La trad111onale chiusura e
autosufficien;a di queste comunità rendeva molw difficile il diffonder..1 di idee e movimenti
tendenti all' emancipa7ione dalla sudditann1 al padrone e ali' affe1m<Vione dei diriui della
classe operaia. La ricallabilità era mas'>ima: qualora un operaio ave!'.se deciso di scioperare
non rischiava \Olo la ['\!rd1ta del posto d1 lavoro. ma anche la casa per la sua famiglia. I'
istruzione per i figli, ccc.
La superiore qualità della vita che offrivano 1 villaggi operai, rispetto ai quartieri
popolari, aveva come co11troparti ta la ricattabilità, la dipcnden7a dal padrone e l'aliena1ionc.
Caratteristica comune dei villaggi operai è la «meccanizzazione» della vita della
collettività anche al di fuori delle ore di la\'oro. I villaggi «sono pensati come macchine per
lavorare e per abitare, dtwe i m0\1menti collet11\Ì "' sviluppano lungo pcrcol"\i
predetcnninati, era alcuni luoghi deputati - la chiesa la palestra, il teatro, ti caffè - e in tempi
che lasciano poche varianti ind;viduali» 11 ~ 1 •
Le case operaie possedevano <,pesso piccoli orti che crcavtu10 un' illusoria
continuità con la realtà conLadina da cui pro\'enivano gli operai.
La Mruttura del \ tllaggio-comun11à è qumdi il prodouo dcl patemafo. mo
imprenditoriale, teso a costruire un modello sociale statico ed isolato, la cui annonia c;i
110
I J Socier2 lJman11uia - for..e la pii1 tJmo'a trJ le w~ictà di mu1uo sc><:cor<o -
\ON:
nd 1883; a cau.5.1
dei suoi legami roo pan11i e ori;.iniuazioni di da"<' •mnc s.;1olu «ime organiu..uionc '-Ovversi•'3 nel I898. pcr
ritornare aniv-a nei primi dd 1'ovecenro. ~ ini1i.t1i\'c dcUJ S.l., ,p,111.uono dall"a"i>icnu, all"cduaiionc, alla
documenra1ionc ,ullc condi11on1 d1
Vll•t
delle cl.i••c operaia e dci ccci >ubalrcmi (~ulla sua ~nivirJ C.fr,
L '11mn11itnrin "lttsrm opern, Coopcr.111va grafìcJ degli opcr.li, Milano I922) ·
1111Cfr M. GRANO! A PRACCHI. .\filmo guida nlliml11m111rn modmM. Zanichdli, Bologna I91M
IUl
li villaggio della frazione di Capnacc tu fondaco nel I1171! d.i.l cotoniere Silvio Benigno Cm pi cd ~
l"cscmpio più \ignifìcauvo (per d1men,ioni. compiu1c1u e quali1~ formali) di villJ~io operaio onoccntl'SCO
italiano. I ' incmmi d1 due .m1 m.1d.1li or1ogon.1l1 è il fulcro .morno al quJle ~i arricola il pac~cllo. L"as~c pii1 lungo
divide gli sp311 dcl lavoro (fahbrical ,]J quelli dcl npo~o. Qucsu
\Uni)
le l-.11c, la chie,.1. l.1 rnopemiva di rnn,umo,
l'albergo. l'ambula11u, 11 la,·a1010 pubblico, la '>(;UOl.t. 11 1~1ro, la pia11J e 11 c1mi1ero.
<1i Cli-. E. BONlfAZI - A. PELLEC.RINO ç()("ll'tà ul~momu.i.J. Bulgarin1, l·ircnzc 1989.
111
lh1dcm
75
fonda !>Ulla subalternità dci lavoratori auorno all' autoritaria e rassicurante figura dcl «padre
fondatore». Questo modello è cenamente presente nel progeno d1 Ambrogio Binda. che
diffonde '>U un sussidiario ~colastico la «leggenda» della sua storia di imprenditore formato
con la -.uc sole forze, gra7ie alla sue capacità e alla sua forza di volontà.
Alt' epoca della fondazione dello '>tabilimento, Binda fece edificare un villaggio per
gli operai di circa I 00 abitanti che aveva il '>UO fulcro nella fabbrica. JI villaggio
comprendeva la casa per il medico, la levatrice, la farmacia, la scuola, un forno, un
magaz7ino per il vino e una chiesa.
La palazzina per gli alloggi operai è presente tutt' oggi cd è individuabile dal
Naviglio poiché è posta di fianco ali' ingresso principale della fabbrica.
La palazzina ha una tipologia molto comune nell'architettura popolare (i cosiddetti
«palazzotti»): 4 piani, c;crvizi comuni (2 per piano), pavimenti in mattoni, scale in legno.
Ogni appartamento consisteva in due stanzoni e veniva dato in affitto agli operai nel periodo
in cui lavoravano nella fabbrica.
Come in tulli i villaggi operai anche nella Binda gli alloggi per gli operai sono
distinti da quelli per gli impiegati, qualitativamente migliori 11 ' . li palano per gli
impiegati prosegue lungo il corpo centrale della fabbrica, ha tre piani cd è esteticamente
migliore delle case operaie e più vivibile ali' interno. Nel villaggio Binda non è mai stato
presente il palazzotto padronale, poiché la famiglia Binda abitava in una vi lla nei pressi di
pona Ticrne'>e.
Tra i servizi presenti all'interno della fabbrica c'era l'asilo mantenuto fino agli anni
'30 e uno spazio che gli operai chiamavano «Pac!'>C» 1 1 ~'. Con quei.Lo nome gli operai
indicavano la casa gialla visibile ancor oggi dal Naviglio. che ospitava una posccria, negozio
di generi di prime necessità, di utilino esclusivo dci dipendenti. Fino agli anni '50 i I
pianterreno del palazzo dci lavoratori cm occupato dall'osteria. di cui oggi rimane solo I'
insegna ... biadita. Con le Ione sindacali degli anni '60 gli operai onennero la mensa.
Ovviamente le ahiuvioni per i dipendenti subirono molte modifiche. Le più grosse
ristruttura1ioni furono fatte attorno agli anni '70 per ini1iativa elci singoli lavoratori che
occupavano gli appartamenti: furono costruiti servi7i '>ingoli, intonacati i muri, pia~trellati i
pavimenti, ccc. Negli anni '80 tutti gli appartamenti '>Ono stati \'enduti; oggi il 70~ del
totale sono di proprietà dci lavoratori.
Nel 1958 furono costruite altre due palazzine per gli operai a Cassino. Quc.,tc case
furono comprate a riscatto dai dipendenti. lnoltre la diua comprò alcuni appartamenti in via
De Sanctis per darli in affiuo ai dipendenti durante il periodo lavorativo.
IV.
Rapporti
in fras t ru ttu re.
con
il
te rrito rio
all 'origine
de ll ' insediame nto:
le
La mappa del territorio dcl I 855 ci restituisce I' immagine dcl territorio 'ul quale
fil Nel villaggio dì C respi d'Adda ~ presente Wl3 gcrard11a d1 edifici 1r.1 cut v1 sono le (a'JC per gli
operai. 1 villini per gli imp1cgau e le ville per i dirigcnri. alcune ·IÌrm.uc ,. da archnccu come Pirovano e Morelli.
Sopra umo domma la villa dcl padrone, cas1cllo
nello baw piJn11rJ, Comune di ltt>u.ano. cii. ).
161 lmervma al
1n
\tilc neomcdiocvalc (Cfr. A. PARl(,1. Fabbnche e ra>r operaie
<1g. :-.=creo Fabbri. 1c.:nico della cariier.1 Rinda.
76
sarà costruita proprio in quegli unni la cartiera. La scelLa della !.Ua locah7ta1ione fu in gran
parte detenninata dalle caraueri1.,tiche strullurali dcl territorio e dalle ri..,orse esistenti.
Esaminiamole quindi attentamente.
a) Risorse idriche ed energetiche. La zona sulla quale fu edificala la fabbrica em
particolarmente favorita da una ..,traordinaria abbondaMa di ac4ue sonerranee e superliciaJi.
Sor'>e infatti su terreni ricchi di po11i e allu contluenLa di due 1mportan11 corsi d' <•equa: il
Lambro meridionale e il Naviglio Pavese.
Il colatore Lambro Meridionale ha origine da uno scaricatore dcl Naviglio Grande.
che in località S. Cristoforo a Milano ricc'e anche le acque dcl fiume Olona. Infatti I'
Olona, dopo un lungo e tonncntato cammino anraverso le province d1 Varese e Milano.
cessa da un momento ali' altro di chiamarsi con tale nome per assumere quello di Lambro
Meridionale. Una prima trarta dcl Lambro. e prcci<.amente quella tra il Naviglio Grande e
quello di Pavia. prende il nome di Lambro Morto. Successivamente il Lambro. dopo avere
sottopassaLo il Naviglio Pavese in località Conca Fallata. si snoda a sud di Milano per una
lunghezza di circa km 56. Lambendo con il suo pru.saggio i comuni di Ronano. Locate.
quelli pavesi di Siziano, Landriano, Manano e Villanterio, per ncongiungersi a S Angelo
Lodigiano al Lambro sctlentrionale e con questo immettersi nel fiume Po. Per scopi irrigui
furono in pa1.,smo derivate daJle sue acque numerose rogge.
«Le origiru dcl Naviglio di Pavia s1 possono invece far risalire ad epoca remota e
precisamente al!' originario scavo del cosiddetto 'Navigliaccio', inizialo nel 1359 sotto il
governo di Galeazzo Visconti>>. «l lavori proseguirono fiaccamente nel periodo spagnolo,
furono ripre'>i nel J805 durante la domin:mone napoleonica: i fr.incesi detlicarono infatti una
particolare aucnzione al problema della crca1ione di un sistema di canali na\ igabili » 11 • •
Si deve quindi riLenerc che i rilevanti fabbisogni idrici richiesti dalle lradi1ionali
tecnologie di fabbric:vione della carta potes.,ero così facilmente e completamente essere
soddbfatti.
Inoltre, fatto ancora più rilevante. il Naviglio in Conca Fallata detcm1inava un
salto d' acqua di notevole ponata e cos1ituì quindi una fonte di energia cinetica facilmente
trasfomiabile in forza motrice per le necessità energeuche della cartiera.
b) /11.frastnlfture varie e territoriali. L'assetto viario del tempo era cost1tu110
prevalentemente dalla strada di collegamento tra Milano e Pavia (detta poi '>tataJe dci Giovi)
che superando gli Appennini arrivava fino a Genova. Unica arteria d1 collegamento dci
Lraffici a sud di Milano è stata interessata da uno sviluppo insediativo lineare costiLuito di
molteplici iniziative indu<;triali e artigianali.
E' e\idcnte I' 1mportan1a che tale infrasLruLLura ha a\.uto per lo sviluppo della
cartiera. consentendo e rendendo agevoli gli approvvigionamenti dei materiali e I' invio dei
pro<lolli finici.
Meno facile da anali11arc il rapporto tra la cartiera e la strunura produlll\a dcl
tempo. lJ territorio in esame. come abbiamo già dello. pur prevalentemente agricolo aveva
via via sviluppato una !.Crie di unità produttive artigianali tradi1ionalmente di supporto alla
<;truttura agncola: mulini e pile da ri..,o. frantoi. fornaci. folle per panni e per la
fabbricazione della carta.
ui Cfr. A. PARJC,l Il 11.11·iglio d1Pini.1, CA1m11n~ di Ro?J.mo. s.d.
77
Sarebbe mteressante al riguardo approfondire quanto abbiano influito le conoscente
tecniche ed economiche materializzate nel tempo sui nuovi insediamenti industriali
ottocenteschi .
V. Gli attuali rapporti insedia mento-territorio
La planimetria n. I ci restitu1..,ce l'immagine anuale del territono della cartiera,
onna1 10globata nella città.
Possiamo quindi verificare come sono cambiati in più di un secolo la struttura dcl
territorio m e::.ame. la qualità delle risor-,e e I' impatto tra I' insediamento e la città.
a) !11fra.Hru1t11re varie. La più rilevante modifica dell' assello viario originario è stata
la costruLione dell'autostrada Milano-Genova all'initio degLi anni '60. che passa a pochi
metri a Ovest della cartiera parallelamente al Naviglio.
Il tracciato della statale dei Giovi è rimasto inalterato, chiuso com'è tra 11 Naviglio
Pavese e gli edifici esistenti.
Il forte nu . . so di traffico che la percorre quotidianamente provoca continui
inta..,amcnti e lunghe code di macchine che impediscono il servizio dei trasporu pubblici che
servono la zona con autohnee pubbliche e private. L' assetto delle infrastrutture viarie,
quindi, che ali' origine era stato un fattore detcnninante per la locali1zazione della canicra è
diventato oggi un scrio handicap per il suo fun1ionamento. La cartiera risulta infaui
completamente isolata dall'accesso autostradale. mcncrc il difficile collegamento con la
statale. costituito dal piccolo ponte della Conca Fallata, rende estremamente disagevole I'
acce-.so a grandi camion che trasportano le sue merci.
Lo studio effettuato dalla provincia di Milano alla metà degli anni '80. visualizzato
nella planimetria n. 2. risolve\.a in parte questi problemi della caniera. fl nuovo tracciato
nario di collegamento con la circomalla11one esterna e con la via dei Mi.,saglia e la
co~tru11one \.icino alla fabbnca di svincoli di accesso all' autostrada. avrebbero tolto la
fabbrica dal suo isolamento mentre la apertura della sta7ione della metropolitana (linea 2)
appena a nord della cartiera. <tvrebbe risolto i problemi dcl trasporto dci lavoratori. Purtroppo
il progetto è ancora lettera morta.
b) Il rappono con le acque. La Binda. come tutte le cartiere. ha un grosso
fabbisogno energetico. Oggi la cartiera necessita di I00 I. d' acqua per ogni kg di carta. cifra
non irrilevante 'e s1 tiene conto che la cartiera produce 30000 tonnellate di carta all'anno
(aH'epoca della fonda?ione la cartiera necessitava di 800/900 I. per ogni kg di cru1a).
Attualmente I' acqua viene approvvigionata da poLZi interni. profondi circa 80m,
con una capienza di 70 mc al minuto (la fabbrica utilizza tuttavia soltanto 8,4 mc al
mmuto. ìl depuratore tratta infaui 12.000 mc al giorno).
Una volta utilizzata lacqua, prima di essere '>Caricata, viene depurata. Il 70% viene
riciclata, mentre il resto viene scaricato nel Lambro (ci sono crutiere il cui recupero
dell'acqua arriva tino al 90ct ). ·<Il riutilizzo dcli' acqua e oggi una necessità vi.,ta la maggior
78
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carenn d1 acqua fresca t.hsponib1le. La dcpura11one è poi resa obbligatoria. da leggi ' 18 che s1
vanno facendo sempre pili severe» 04 '.
Tutti gli '>Carichi che a\Vengono in acque superficiali .,i de\'ono adeguare alla cabella
A, mentre tutti gli scarichi che confluiscono nelle fognature devono essere adeguati a1 limiu
della tabella C.
Comunque le cartiere in generale non scaricano acque molto noci\e. li depuratore
alla Binda c'è da circa IO anni. prima c'erano solo delle grandi vasche di sedimenta11one. Il
processo di depura7ione è molto compJc ......o: le sostante inquinanti passano nelle
centòfughe, dove vengono condensate. raccolte e successivamente mandate nelle discariche
autorizzate. L' acqua, nei limiti della tabella A, viene recapitata nel Lambro. r processi
utilizzau sono molto simili a quelli per il recupero dcli' acqua bianca, I' acqua prO\'Cniente
dalla tela per lo scolamenLO del foglio.
Le prime acque bianche sono riciclate mediante invio alla depura7ione e impiegate
subito per la diluiLione dell' impasto. Le seconde acque bianche sono inviate invece :u
rccupcratori. Questi possono essere ba~ati su tre principi diversi: flottazione, decanttvione e
filtrazione. I rccuperatori bai.ali 'iulla decantazione come quelli della Binda, sono formati di
<,erba101 conici, nei quali vengono introdortc le acque bianche. che contengono particelle
solide ollcnute dal processo di lavora1ione. Sopra queste acque gravita un altro cono
ro,esciato che obbliga le acque u scendere e poi risalire. Durante questo percorso, nel quale
la velocità è sempre pit1 bassa, alle particelle ancora in sospem.ione vengono aggiunte delle
so.,tanze chiamate «policlettrolìti» che facilitano il loro depo.,110 sul fondo, mentre l'acqua
pulita va 111 alto. Queste '>Ostante vengono centrifugate anraverso apparecchiature pan1colan
e quindi recuperate. mentre I' acqua pulita. dopo essere stata accuratamente anali11ata in
laboratorio,' iene riuuhnaca e in pane <.,caricata nel Lambro 1•111 •
Nella cartiera l'acqua non deve essere depurata solo prima dello scarico, ma anche
quando viene prelevata. po1.~hé in es\a sono presenti microrgani..,mi. alghe. batteri e
m1crofunghi che danneggiano la proùu1ione della cana. I principali rnconvenaentt originau
dalla prc<,en1a di microrganismi nelle acque di fabbric:vione sono: comparsa d1 macchie sulla
carta, rotture frequenti dci fogli nel ciclo produtti\'O. disturbi agli 1mpiant1 di recupero. I
controlli di quc!.li microrgamsmi sono relativamente recenti e vengono effettuali 111 più
punti del ciclo produlli\'O. fl problema dcli' inquinamcll!o ballerico delle acque di Cartiera \I
manife!.lÒ con 1 primi 1mpianll di recupero delll" fibre e dei materiali di carica e ancor più
quando si tenta di recuperare le acque per reimpiegarle nel ciclo produttivo. L' acqua di
superficie è molto più ncca d1 impurità rispeuo ali' acqua di pouo. ragione per cui l.1 Bin<la
ha scelto que~ t a via pur avendo a disposi11one ben due corsi d' acqua. I controlli della carica
(li)
Legge n. 31 '> .1c1 t 976. .\'orme rrr l1 t11trl11 delle •lll/Jte J,. r1 ''"f"111Jlllmto. dc1u • Legge \frrl
rcgolamcnu gli .carichi liquidi provenienti d.ilk .mivit.i produtuvc e dalle lognarure pubbliclic, che ~i;.mc.1no nei
c;or~i d'a,qu.i <upc:rfìc1.ili 0 nel >0no>uoln.
pm.:eden1.1 (,on dcpur.uori)
111
modo
JJ
L.1
rai
l~e impone che gli <c.uJlh1 P'>"~nn ~nenirc ;nlo "' 1rJ11au 1n
t·\\crc dann"" .1ll'Jmbicmc tdrìlo in 1.ui " 1mmcuono.
mm1ma dq:h .igenn 111qu111ant1 1ollcr:au ~ f̫a<J 111 1.ibdlc A. B. C . Tak le~c ha
a•'lllll wta
l..1
prescm.1
efficacia lim1wa per
l.1 m.mcar11..1 dei IÌnanLÌamcnti ncce,,ari per Li comuiionc di dcpur•Hori e andie per b con11nu.1 con,cssione di
proroghe.
t
lmcl"lm.t al p.1. RcnJ<O S1v1cro 'hìnuco e rc>ponsabilc dcl dcpura<ore di Roaano.
Cfr. (,. Bon·o MtC< A E. t.RANDI';, G1rr.z, F.s1rmo dJIJ" Encidoprdi11 dal1 n.imp.1. Società
Fdi1rice lmcrnumnalc. Tormo 1%9; 1111crvis1a al Jr. Paolo Vercelli ; imel"l'Ì'ta .il p.1. Renato Stvicro.
79
di microrganismi nell' acqua sono effettua11 in più punti del ciclo produttivo.
Pos-.iamo quindi concludere che gli effeui che la Binda lui sull' idrografia del
rernrono non .,ono di inquinamento ambientale (come è stato detto I' acqua scaricata è nei
lim1t1 della tabella A), ma di squilibrio alla falda 121 •
Infatti la Binda, come la maggior pane delle fabb1iche che usufruiscono di pozzi,
impoveriscono la falda perché continua a prelevare acqua dalla 'econda falda in un ciclo
apeno in quanto l' acqua non viene reimmes.,a nella falda ma -.caricata 111 superficie. Per
evitarlo occorrerebbe il riciclo totale, che però è di cliflicile attua1.ione e piuttosto
wantaggioso, o un impianto di depurazione molto po1ente che depuri coniinuamente I' acqua
prelevata dai pozzi e utilizzata, rc1mettendola poi nel ..,ottosuolo. Come e now la cartiera
non ha i meni per effettuare questo tipo di processo e scarica nel Lambro. Si tenga presente
che i pozzi della caniera, con i loro 80m di profondit~l, prelevano acqua dalla seconda falda,
quella destinata a al fabbbogno di acqua potabile della cittadinan/a. Per que.,to reimmenere I'
acqua di scarico sarebbe particolarmente dannoso poiché essa, anche se nei Limiti, non è
comunque depurata al I00%.
Bi'iogna comunque tener conto anche di innumerevoli vantaggi che porta una
cartiera come la Binda in una zona come appunto quella del Parco Sud e precisamente zona
Conca Fallata/De Pretis. «E' decisamente un modo per far fruttare componenti ambientali cli
estrema importanza non solo ambientale ma anche storica ed economica come il Naviglio
Pavese e il Lambro. E' preferibile quindi nsohere que'.'iti minimi problemi che la fabbrica
crea al 1erritorio, sicuramente irrilevanti rispetto a quelli economico-politici che ha subito la
cartiera in questo periodo, che eliminare un minimo di interesse non solo ambientale in una
iona così ricca di risor...e non sfruttate» P i .
c) lpmesi di riconversione: Durante questi ann i sono siate fatte numerose proposte
di riconversione della fabbrica. vediamo le principali.
- COMPOST VERDE: destinare l'attuale area alla reali71.~l7ione d1 un impianto di
compostaggio per la produ1ione di «Compost Verde» (50.000 t/anno circa;
750.000/1.500.000 abitanti equ1\'aJenti).
La proposta na....ce dalla recente Legge Regionale I luglio 1993 N. 21 (smaltimento
di rifiuti urbani e di quelli dichiarali assimilabili a normn dcl D.P.R. 915/1982) che
individua, tra le altre priorita quella della gestione sepnrata degli •scarti organici
compostabili», ed in particolare I' obbligo per tuui i comuni, a tempi brevi. della raccolta
differenziata degli scarti «verdi».
I rifiuti di cui '>Opra sono, secondo la nonnativa sopracitata, da considerare rifiuti
a<,similabili a quelli . ohdi urbani e, quindi 11 loro ri1111/i-:.:,o ne eviterebbe lo smalumento
prei.so le discariche e gli inceneritori. Il compostaggio e un processo aerobico che avviene
ali' aperto su piauuolc.
11 '
compre~
Stmo il suolo milan~ sono presenti tluc falde: wu ;unva ad
Un.I
profonditl d1 50m, l'ahra ~
cr.i. gli 80 e i lOOm. In p:matn l'acqua per ogni uso venava cstram dalla prima falJ,1 (inf.mi i poni
antichi hanno ~mpre wu profonduà d1 circa 50m). Oggi questa falda non è più utiliuabik a
CllL'3
dcl forre
mqumJmemo ch1m1co da cromo, solventi e n1tr.ui. l 'acqua ( quindi prde-•m d.ttla ~ond.i. falda mo pozzi
superiori agli 80m.
u. lmcrvma al p.i. Rcnaco Siv1ero.
80
Gli scarti vegetali interessali allo Moccaggio e compostaggio provengono: a) dalla
manutenzione del verde pubblico e/o pnvato (potature): b) dalla produzione vi\a1suca: c) dl
scarti ligneo-cellulosici provenienti dalla lavorazione del legno vergine e eventualmente
assemblato con chiodatura.
Il materiale che verrà prodotto dall' impianto avrà caratteristiche tali che lo rendono
idoneo ali' impiego nei settori della nora-vivaistica. dei ripristini ambientali e soprattutto in
agricoltura.
L' impianto propost0 tro\ercbbe in questa zona un adatto inserimento e quindi le
sue attività as<,umono un ruolo di gmnde importanza per lo s'\.iluppo agricolo dci temtori
circostanti.
La Pubblica Amminbtralione potrà mantenere la titolarità dcli' iniliativa mentre la gestione
può essere affidata agli attuali proprietari della cartiera 1 ~ 11 •
Non è certo una proposta da ignorare se si considera che mediamente ogni abitante
produce dai 30 ai 60 Kg/anno di rifiuti.
- IL TELERISCJ\l DAMENTO. All'in11io degli anni '80 fu proposto da Alessandro
PclZoni, allora con!>iglicre di zona dcl PCI. <.h sfru11arc il getto di vapore prodotto dalla
cartiera di Verona 12·1' é dalla cartiera Binda per riscaldare l'acqua delle case. L' idea diviene un
progetto coerente dopo un'accurata analisi svolta dai tecnici dcll'Aem. dai componenti delle
due fabbriche intcrc-.s<lle e dalla commissione del CDZ. «Con la potenza delle cnJdaie di
entrambe le fabbnche si possono riscaldare i seguenti quartieri Iacp: Grat0soglio. Missaglia.
Chiesa Rossa. Stadera e S. Ambrogio I' . in totale circa 6000 alloggi. In più si possono
produrre migliaia e migliaia di chilowattora» 1251 • I costi sarebbero stati, nel 1980. di 6
miliardi per gli scambiatori di calore. piC1 i costi di scavo. La realizzazione dcl progerto
avrebbe portato molti vantaggi: l) quello economico: una volta ammortizzato il costo dell'
111vestimento il riscaldamento per i quartieri lacp avrebbe potuto diminuire a vantaggio degli
utenti; 2) quello ambientale: pur consumando combustibile Btz (cioè: idrocarburi a basso
tenore di zolfo) le centrali di riscaldamento dcl quartiere lacp producevano em1s.,ioni
solforose. il cui tasso sarebbe certamente diminuito con ti teleriscaldamento: 3) quello
energetico: produ1ione di energia elettrica. Lo lacp in un pnmo tempo -.1 disse molto
interessato ai progetti e anaJoga rispoHa si ebbe dall'Acm.
Anche il problema delle risorse linan1iarie faceva sperare per il meglio, poiché la
Bei (Banca invc<;timenti europea) vedeva positivamente un prestito per un' 111iLiativa
conforme alla politica di risparmio cncrgc1ico allora ausp1ca10 dalla CEE.
«Si fece in tempo ad ottenere I' as..,enso delle propnetà delle cartiere di Verona. ma
non delle cartiere Binda perché iniziò il grande valzer dur.ito an01. se costruire o meno la
nuova centrale a carbone dell'ENEL di TavalZano e da qui partire per il tclcriscaklamento
della lOna Sud della nostra città» (261•
ll progetto fu definitivamente i.uperato con la rete di metaniaa1ione, ormai
completamente attuata nella 1ona Sud.
' lpo1cs1 mggcri1a d~I p.i. Renato 51v1ero.
12• tmervi;1a .1d Alc'>!.andro Pczzon1
12'' Da • l ' Uni1.'1• dcl 14 novembre 19R7.
126
> Ibidem.
81
- CENTRALI~A IDROELETIRJCA. Tr.i le prospettive dt wiluppo indusiriale proposte
dalla dire1ione dell' ULienda, v1 fu quella di potenLiarc la centralina idroelettrica della Conca
Fallata già in parte installata per alimentare la cruticra stessa. Per questo progetto era stata
ottenuta la concessione dt derivazione delle acque, per uso di produ1ione ed energia, con
decreto rila-.ciato dalla Regione. n progetto avrebbe dovuto essere finanziato anche dalla
Regione e ualla Cariplo, rna non ha per ora avuto seguito a causa della crisi del gnippo
Sottrici • . Secondo il p.i. Renato S1viero «il progetto è buono. ma la mia preoccupazione
è che una centrale di dirnen-;ioni eccessive poi.sa distruggere un bene storico e architettonico
come quello della Conca Fallata)).
- CENTRALE TURBOGAS. E' associata alla centrale termica per I' autoprodu11one. I pareri
raccolti sul progetto (per altro ancora molto approssimativo) sono contrastanti. li dr. Paolo
Vercelli. chimico presso lo stabilimento di Conca Fallata. obietta: «la disponibilità
finanziaria dell'a71cnda è insufficiente per promuovere queste iniziative e bisogna inoltre
tener conto degli interessi delle banche rivolti a tutt'altro campo. E' un progetto che
rischierebbe di fallire in poco tempo» r:..1•.
- UTILIZZO DEL DEPURATORE. Questa ipotesi viene avanzata, ovviamente non a
livello professionale, dal p.1. Renato Sivicro. Tunavia ci pare interessante esporla perché
mette in luce uno dci grossi problemi della 1.ona: I' 1nesisren1a dj una rete fognaria per i
quartieri S. Ambrogio - Dc Pretis. Essi conseguentemente, <;caricano nel Lambro rendendo
le acque completamente inquinate e la fa.<icia fluviale ristretta del Lambro invivibile e
addirittura pericolosa per I' enorme abbondan1a di ratti. Anche gli scarichi della cartiera
finiscono nel Lambro. Partendo da questi presupposti I' ipotesi sarebbe di un recupero degli
impianti d1 depuranone della fabbrica per depurare un tronco di fognature nella 10na 16. L'
impianto di depura7ionc della Bindu è abbastanza sviluppato: è possibile riconverurlo
(operando adeguate modifiche tecniche) per depurare le acque della 1ona. «In attesa che
Milano faccia il suo grande depuratore è pos.,1bile utili11ame uno già atuvato. Questo può
diventare anche un' area industriale che fornisce un servi7io di depurazione pagato dai
cittadim con tanto di lavonnon stipendiati. In molli paesi dell' hinterland questo progetto è
stato attuato, utili11ando a livello civico il depuratore di fabbriche ormai chiuse». Questo
progetto potrebbe avere molte conseguenze po~itive: a) la conservazione della fabbrica (che
consente di evitare la morte di un territorio industriale importante nella \toria dcli' industria
a Milano); b) la salvaguardia dcli' ambiente e del territorio (che consente d1 evitare di
eliminare una delle ultime zone verdi a Milano tramite una speculazione l:dilizia); c)
molvere il probrema della rete fognaria e della continua degrada11one ambientale di un tratto
dcl Lambro (evitando il continuo scarico di sostan1e sporche e inquinate depur.indole); d)
infine, anche la conservri7ione di alcuni (anche se pochi) posti di lavoro (evitare quindi il
grave aumento di di..,occupa71one nella zona provocato dalla chi u.,ura della fabbrica) mi.
lln Cfr. Enrico LOMBARDI, Relai1ont ;u/ln visita effe1111nra ti 24·9 93 preno lo srnbilimmto della Co11rtt
FallatJ 1Mgruppo 5qnrià Bmda, Cons1glto d1 iona 15. Mii.mo 1993
IZ!• lntcrvi;c.i ,11 dr. Paolo Vercelli.
12'1>
In base ~1 d;ui sul depuratore
~i può risalire a quanti .1hi1anti ci re.i
può irau.irc, comunque è m 1b10
molto appro·~1mnivo ma mdicarìvo. Sappiamo ron prc(1~1onc che il depumorc u.ma t2.000 mc al giorno (in 24
ore). ciò vuol dire che 1rait;1 8.4rnc .11 minuw. Supponiamo inoltre d1c la do1a11one idric.1 per .1bi1an1i .11 giorno ~i.i
82
d) Potefl':ialita future dell'areo della fabbrica. Dicembre 1993. la caniera Binda di
Conca Fallata rischia la chiusura causando il licen7iamento di 320 lavoratori. In uno dei loro
volantini leggiamo che la Binda di Conca Pallata «è I' unica a7ienda italiana a produrre
grosse quantità di carta copiativa e negli ultimi due anni ha raddoppiato la produzione. La
possibile cauc;a dello smantellamento è imputabile quindi non alla mancan1a di
competitività dcl prodotto sul mercato, quanto alla dissennata amministrazione della passata
propricta del signor Sotlrici che ha accumulato 1200 miliardi di debiti. Tale esposi1ione è
i-tata rilevata da un consorzio di 34 banche. Il fine principale degli istituti di credito è quello
di attuare una forte speculazione edilizia su aree mollo appetibili» " 0 ,. La specula1ione
edilizia d1 cui si parla è realmente possibile? Qual' è 11 fururo che si prosperta per l'area della
Cartiera e per la nostra zona?
Per rendercene conto è necessario uno sguardo più ampio che comprenda i percorsi
del/' 11rba11i4.:.0-:_io11e della città deg/1 ultimi decenni. per arrivare a comprendei'\! le lince di
tcndenn1 che inl1ui:-.cono sulla dc:-.tina1ionc delle singole aree d1 una 1ona. Non trascureremo
infine di esaminare le singole forte che pos-.ono agire sulla dcstina.tione di un' arca tanto
appetibile.
VI. Accentra mento e abbandono d ell a periferia.
Il modello di crescita della cillà dal dopoguerra (ini1io della 11CO\lru1ione ciuadina)
ad oggi si è notevolmente modificato.
La fase 1111 che va dal dopogucn-a agli anni Sessanta è caratteriama dalla
ricostruzione frenetica, ri'.. pondente alle oggettive necei.~ità conseguenti alla di'>truzione delle
ione bombardate. Un ulteriore incentivo al «pnncip10 di CO'>tnme sempre e comunque più di
prima» 021 sono gli interessi di gruppi ristretti e I' ideologia dominante che vedeva «I'
edilizia come \'Olano esclusivo per la rinascita economica dcl paese» '" 1 • In questa fa'><! le
scelte sono più legate a fatti contingenti che ad una p1anific<vione ra11onale e duratura. A
Milano la prima preoccupa/ione della giunta della Liberazione fu quella di provvedere ad un
nuovo piano regolatore, che fu però approvato solo nel 1953. Le riserve di verde agncolo
previste in quel piano sono state divorate a poco a poco da nuovi immobili. li Piano del 53
non prevede interventi per decongestionare lOne sovraccariche come il centro creando spazi
d1 200 Imi per abitamc: Jllora ZOO I ~ 0,2
01(,
quindr 12.000/0,l • 60.000 Jbit.1mi csJttl S1 può qumdi supporre.
.1ppro55inwiv.imemc che il depur.itore ddla c.1rtier.1 BindJ. riu1iliua10
poss.1
depurare le acque dell'incera
1011.1
16
(imcni)ta al p.i. Ren.110 S1v1cro).
\.l'•J Volanuno congiunw d1 PDS. Rifonda1ionc Comunht.1, ~te, Comit.ui per la num-a dcmnunia,
Collettivo Intifada, CJI C.Ulc e Moncanari
GiUM:ppc Camp<>• Vcnuci inJ1v1dua, negli ultimi qwram' :inni. m~ Cmer11ZJom del/'urb.wiuica.
M•lbilire in base ai pi.mi prodotti che dctcmunano l.1 crc.\Cita cittadina. • M.incano in lrJlia veri e propri •p1.ini
dcllJ ncos1ru11onc urlxuu", si pane d.u "p1.1ni dcl promo ordinamcmo urbano", cui seguono i "pi.ini dcll'espan\ionc
urb.ina", fino .1lb ecru gcncraiìonc appena Jgli inizi wn i 'uoi "pimi Jd!J trasformazione urb.uu"• (dr. G .
CAMPOS VFNUTI, !11 trrza gmrr.1zionr dr/1'11rha11ùt1r.1, Franco Angdi Mil.lno t992).
'" Cfr. A BOATII. Vrrd.-
t'
mrtropolt, M1L1110 r l'Furopa, Città S1ud1, Mil~no 1991
'" Ibidem
83
liberi a \erde <~" .così come non prende in considerazione e ...igen1c di \ervizi sociali.
Nella fa.,e che \a fino alla fine degli anni Settanta la ac ...cita non si arresta, ma
diviene più consapevole. l'e-.pan..,ionc \rene razionalrnata. I piani razionalinatori, \e pur
influen1at1 dal regime immobiliare. devono comunque tener conto degli standard dei servi1i
11ocral1 resi obbligatori dal D.M. n. 1444 dcl 2 aprile 1968. /\ Milano la 'ariante generale tù
Piano Regolatore dcl '53 tendeva a mantenere alcune aree indus1riali ritenute compatibili con
la cillà e quindi ad operare un eyuilihrio con le altre forze produuive, in primo luogo il
ter7iario flS>. Tuttavia già in questa fuse prevale I' emargimvionc delle fun1ioni urbanistiche
meno lucrative: i servizi pubblici, le abiia,-:ioni popolari. le industrie. Negli anni '70 ini1ia
la de111dustriali11a.7ione che avrà come conseguenza la tel7ia1i11az1onc degli anni '80. con i
fenomeni connessi di speculazione edil11ia.
La generJZione urbant\tica che va wgli anni '80 ad oggi è \egnata WI p~saggio Wlla
cultura d:ll' ~pansione urbana alla cultura cella tr3.'>fcrmaz1onc. Una delle più grosse
probl011atichc è il «proce.<;o cb c... puJ<;ionc d!lle indJ-,tnc e d:lle re!-.icb11c popolai dalle
magg1m ciuà. al C1JalC conispond.! una tertiainazione più accentuata d:i luoghi centrai» 111' 1 •
A que.,to grol>so problema, e a quelli ad esso conseguenti. congestione del centro e
dcqualilica1ione della periferia, r-,c ne affiancano altri, come la necessità di trasporti, le
C!.igen1c ecologiche. il recupero (ad es. come verde pubblico) di interstizi urbani non
edificat1.
A Milano è lepoca delle grandi tra'>forma?ioni delle 111du.,tric 111 ter1iario. mediante
varianti par1iali al PRG ' 71 •
Gli interslizi urbani vengono con.,iderati esclu.,i-.amente per interventi immobiliari.
nono-.tante la grande necessità d1 nuove aree verdi. Questa poht1ca ha di fauo spinto molti
proprietari dr industrie a d1.,meucrle pèr 1 grandi vantaggi finan1ian cd economici legati al
cambio di destinazione d'u1,o in temario. Sono di quesci an111 1 grandi cambi d1 desrina?ione
di edifici come la Poui R1chan.1 G1non e la Pirelli Bicocca. Sono di questi anni le grandi
specula/ioni cdililie e la forma11one delle aree dismesse.
Nella distribuzione degli elementi urbani nella città, a Milano è sempre stata
seguila una politica accenLraLrice. tesa a concentrare tulle le fun1ioni pubbliche e private di
pregio enLro i -;uoi confini. concentrando nel!' hinterland e nelle ra . .ce periferiche solo le
fun1ion1 mmori: i grandi ino.,cdiamcnu di edilizia popolare. le carceri. le discariche, i
depuratori. Questa politica ha privato i bordi della città d1 <,ef\ i11 )11!• i cittadrni e di luoghi
pèr il tempo libero. creando invece i tristemente famo'>i «quarucn dormitorio». La nuova
giuntu. in carica dal giugno 1992. ha finora accenruato que'ita tcnden1a. Ne è un chiaro
eo,cmpio la \Ìcenda Fiera «Il problema di aumentare la <,upcrlic1e espositiva della Fiera dì
Milano i.! all'ordine del gromo da molti anni. e la soluzione è o.,tata individuata da tempo nel
trasferimento dcl quartiere fieristico all'esterno della città» rlK•. Gli enti interessati hanno
indicato la nuova colloca1ione i.ull'arca della raffineria Agip e.li Pero-Rho. «Soluzione che la
04\
1~1mhro
Epi,odi singoli e pcrifcri~i .,.>no l'ahhouo dd Parco dì Trt·nno, dcl fori.mini, del Nord, dd
e dcl .\1omc 'tdla.
,, lnicrvma all'.irchi1c110 ClaudiJ Capurs<>.
oo Cfr. G. CA~1POS \'E:-.:Ln I, <it.
m Il PRG del 76 è quello che rq;ola .111u•lmrn1C' I.i cin:t. I •uo1 WIC'rl tli forrnarmnc " la
wno 1llum.11i
in
P<r una r1rr.1più1em1.1, a l\lt:I dd Comune di Mibno. ,\fil.mo 19KO.
U&l Voi-e 1·11 (e quando) la Jier.1 d1 Mtlm111
in • L1 l'rovinciJ di Mil,1nu., t •)')j,
84
">tU
tipologi~
Provincia da tempo giudica la migliore sia per I' c'igcn1a d1 portare fuori dalla città,
decentrandole. fun1ion1 importanti. sia per ragioni ambientali collegate al risanamento di un'
arca inquinata che. inoltre. offre il vantaggio di essere molto \ a:1na ali' autostr.ida» ' '. Di
fronte alla possibilità di risanare un'arca inquinata e d1 decongestionarne un' altra la Giunta
oppose motiva1ioni «meneghine», legate alla tradi1ionc ciuadina di cui un importante
\imbolo sarebbe la Piera. Lo scomro tra Regione e Provincia 'i chiuse con un accordo in
cui il Comune acccua il trasferimento dcl polo fieristico a Rho-Pero entro il Duemila.
VII. La s pecul:Mione edilizia e il dibattito sulle aree dismesse.
Negli anni '80. I' epoca. come si è detto. della trasformazione urbana. i11J1ia il
processo urbani!-.tic:o che va sotto il nome di «deregulation» '40 ', perdita delle regole. TI
tenmne. applicato all'urbanistica. mdica le\ <manti applicate ...en1a cnterio al PRG dcl '76.
che hanno consentito la '-pcculazionc cdil11ia -.u gran pane dcl territorio citt.1dmo.
Di fronte al concreto fabbi-,ogno d1 alloggi per altro non ancora ri..,olto: .. Facendo
una stima apprn.,,1111ati\.a bisognen.:bhc costruire ancora cenlOmila \;tnl» 1 ' 1 . L'
nmministra1ionc produsse il Piano Casa per supplire alle carenze dcl PRG (Piano
Regolatore Generale). Le 70ne destinute agli immobili furono individuate nelle aree agricole
periferiche. Prima dcli' uscita della normativa. quindi prima dd cambio di dc . .1ina11one delle
aréC. pochi gmndi co,t11Jtton acqu1,tarono i terreni con il valore agncolo. valore
notc\olmeme interiore nspeno a quello dei terreni editicabih. Co<,1 pnma che la
«deregulation» cambias.,e 11 PRG. solo pochi costruuon. che le \1cende di Tangentopoli ci
dicono in collus1onc con I' amministra11one. hanno comperato le aree: il Piano Casa è stato
costruito al 50% da un soln grande costruttore, Salvatore Ligresti . La Moria quindi ci
insegna quanto sia debole la destina/ione agricola. poiché è facile fare varianti legislative.
«La forestatione urbana è un'efficace tutela, poiché è più difficile cambiare la de..,tmalione di
un' area quando questa comporterebbe un di..,boscarnemo. l .e are demaniali. des11nate a \'Cn:Je
pubblico andrebhcm ... ubtto piantumatc. Per altro il metodo della foresta11one urbana. che
produce i filan dritti e paralleli. è molto semplice e interamente mcccaninato. Per le aree
private da destinarsi a verde bisognerebbe intraprendere una procedura di acquisi1ione
comunale e poi. procedere aIla p1.antuma1.1.011e>> 1421 .
Contemporaneamente la deimlustrialinazione urbana dà luogo al fenomeno delle
aree dismesse. S1 intlirn.Juano due categorie d1 aree di..,mes-;e: quelle in..,entc nel tessuto
urbanizzato e quelle 111\Cnte nel tcmtorio periferico. a rìdo"o dci terreni agncoh
Per la prima catcgona d1 aree disme!'t.,e c:1 ...ono molti C\cmpi di industrie che con il cambio
di destinazione dcgh anni '80 hanno ccs-.ato la loro produ1ione, gran pane delle quali non
hanno avuto nes..,una nuova destina1ionc. Pirelli. Tecno City. Portello, Alfo Romeo,
Ibidem.
"" li 1crminc è Jmcne1no. invc11wu in cp<lCl rcag:miana e.un IJ lìbcr<tli12uionc dci voli ~crei. La
IYll
procnu delle rompagnic priv.nc. ognun.1 .:on le proprie lince di \Olo, ausò 1.1 perdi i~ dd coni rollo e dcllt" regole
dcl trJffico aereo.
11
lnicrvi>CJ Jll'Jr,hitetro A. Bo.mi, ri,crc.norc prc"o il d1pJmmcnco di Scienze dd ccrritorio del
l'oluc,nìco di Mìlano.
«·'Ibidem
85
Montedison. Redaelli, :-.ono solo alcuni esempi. «li problema fondamentale di queste aree è
il riuso con finalità differenti da quelle che gli sono state date in passato. Negli anni '80
cune le aree dismesse venivano trasformate 111 terziario. sino ad anivare alla satur.wone.
Tenendo presente che il terziario congestiona ulteriormente Milano di meai in entrata.
bisogna fare ipotesi alternative. Una ipotetica destina1ione è la residenza in quanto Milono è
poverissima d1 abitalioni. Jn questo modo si contrm.terebbc la tenden1a accentratrice.
riequilibrando il tessuto cittadino. Andando sempre in questa direzione un' altra ipotesi è la
destinazione a servizi. Ma la destinazione principale dovrebbe essere a verde, per quanto
riguarda il tessuto dell' urbaniu.ato: specialmente nelle ione centrali c'è bi.,ogno di innalzare
la dotazione pro capite d1 parchi e giardini» tJl •
Nel caso che la cartiera Binda cessasse di essere produttiva. la sua arca sarebbe
cenamente compresa nella seconda categoria di are.e dismesse. quelle in territorio di frangia.
ultime propaggini del territorio edificato. «in queste aree una destinazione a verde non è
impanante quanto nelle aree interne al territorio urbano. Ad esempio nelle ione 15 e 16 c' è
il Parco Sud 14·11 che comprende vaste aree agricole e demaniali che potrebbero costituire una
cintura di verde 14s1 • Per questo tipo di aree ci sono due opzioni principali: il rilancio dell'
an1v1tà produttiva o il nuùliuo degli edifici come servili. Sul rilancio dcli' attività
produttiva l'urbanistica e l'amministrazione possono influire solo in parte poiché questa è
foncmente vincolata dalle leggi di mercato e sicuramente oggi pochi imprenditori
aprirebbero anività ali' interno dcl tessuto cittadino. La seconda ipotesi è di '>trella
competenza urbanistica e amministrativa. Sappiamo quanto la politica accentratrice abbia
prodotto quartieri poveri di servi1i civili e <>ociali. di strutture per lo svago e I' aggrega1ionc.
Le idee che circolano di «città dcl Cinema». piuuosto che di «Città della musica»
potrebbero avere il loro fulcro nel riuso di strutture esistenti. L' urbanistica e I'
amministrazione locale possono comunque porre dci vi ncoli e integrare entrambe le
esigenze: per le aree periferiche sono particolarmente interessanti le dest111a1ioni mi.,tc. Per
esempio un'arca può es-.ere vincolata stabilendo che per il 30~ deve essere area produttiva.
per il 20% deve essere commerciale. un' altro 20% deve essere de~tinato alla cultura e per il
30<1f devono esserci verde e servi1i. In questo modo la '>peculazione cdiliLia è morta.
"" Ibidem.
'"'' Il p.uco Sud na.<ce ufficialmente ron la legge n. 41, che ddìnim~ il parw noo solo per la
SU.1
impon.rnu ccologic<t e sociale ma anche come continu.ujonc di mivi1ll agro·s1lvo-colruralc. In realtà l'idc<t del
parco c'era già da vent'anni, incal1..ua soprauuuo da unJ miriade d1 J\\Ouaiiom d1 m1adini, che h.tnn0 d.tto v11.1 al
Comiwo per 11 p.lrco Sud. Que~co in seguito s1 è imcrcssaro al dissesto a cl.umo amb1c111ale e dci cm"dini
prodouo dalle colJle di cemento ad opera delle solite immobiliari: Bcrlusconi CJb.issi, ligre,ti (Cfr .. BOATTI
• RAZ/OLl\11
ROVESC.AI LI. Sud Mt!ano: ""'' gr11111u arM d1 ruqm/1bno umromtle ed 11mbunr.ile per l1
mmopo/1, D1pmimc1110 di
'ìcicn~ dcl territorio CLUP, Milano 1987).
Qurn<t 1po1es1 è .lrucola1a
in
BOATII · RALZOLINI
86
ROVFSCALLI , cu ,
VIII. Conclus ione.
Non crediamo di aver esaurito tuni i termini del problema analizzato. Le que~tionì
poste sono tuuavia sufficienti a far rillcttere noi studenti i cittadini e gli ammini:-trutori per
individuare gh «elementi di un progetto per la cltlà ecologica» 161 • Anche a partire dal
microcosmo della cartiera Binda: una realtà da conoscere e da salvaguardare.
lol6l
Cfr. A. MAG~AGHI, D.i Mrtropnlù ,, /-i:11polis: rlrmmri di 1m progmo ptr t1 citt.ì rco/qgica. in
AA.W., F11ca t metropoli. /.•1po,,ibtli1,i uowg1.-.1. Gucrini e ~i.11i, :-..tibno 1989.
87
NE
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