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I QUANDO LA FABBRICA FA LA STORIA LA CARTIERA BINDA DI MILANO a cura di Giuseppe Deiana .4 Milano Liceo Scientifico Statale «Salvador Allende» 1995 Quaderni di cultura e di vita scolastica n. 8. QUANDO LA F ABBRICA FA LA STORIA LA CARTIERA BINDA DI MILANO La cillà nello spa?io e nel tempo/2 Gli studenti alla scoperta dcl Lc1Titorio milanese a cura di Giuseppe Dciana s BIBLIOTECHE - ~~ r~~ )> z CHI ... ~,~~ I <.-.. '\.~tp 011'VNOli:t Milano L iceo Scientifico Statale «Salvador Allcndc» 1995 Quc.,Lo volume, fino ad C!\aurimcnto delle copie stampale, è di.,ponibile j!ratullamcnte prcs..,o il Liceo Scientifico Statale «Salvador Allen<lc» ( \ ia Ufo,.,e Dini 7. 20142 \11LAN0) in particolare per le scuole e gli enti che se ne scn ano per uso <l1datt1co e <l1vulgat1vo. BlbUoleche comunali di l\Uh1110 1111111111111111111111 30487 Liceo Scientifico StaLalc «Salvador Allcnde» Via Ulisse Dini, 7 20142 MfLANO Copyright l 995 Fotocompos111onc e stampa Attilio Negri srl. Ronano (Milano) Finito d1 ..,lampare nel mese di dicembre 1995 Edi1ione fuori commercio realinata con il contributo del «Progetto Giovani, Provveditorato <lgli Studi d1 Milano In solidarietà con gli operai e impiegati della Binda, per la difesa della loro fabbrica e dcl loro lavoro, che sono un patrimonio di tutti. Ricerca storica di un gruppo di studenti dcl Liceo Scientifico Statale «Salvador Allende» delle classi 5A. SC e SG, nell' anno '>colastico 1993-'94, coordinati dal prof. Giuseppe Deiana. docente di storia e filosofia. Il lavoro è destinato agli studenti cd agli insegnanti sensibili ai temi dcli' educazione a/Ili ricerca, al rl'cupero della memoria worica ed alla coscienti-:;:,tdone ambientale. Ricerca storico-ambienlale realizzata nell'anno scolaslico 1993-94 da un gruppo di studenti del Liceo Scientifico Statale «Salvador Allende» Gruppo di lavoro Docente: Giuseppe Deiana (Storia e Filosolia) Stude nti : Chiara Amadeo, Cristina Arnprino, Fabio Bertoni, Francesca Battistini, Denis Bonvegna, Silvia Borini, Andrea Colombari, Daniele Dall'Ara, Antonio Dcledda, Alberto Demariano, Francesco Ferrario, Stefania Gerva'>ini, Claudia Mel1.i, Diego Pac1ello, Andrea Piscetta, Luigi Riparnonti, Claudio Sanna, Saverio Stella, Daniele Villa Veronelli (5G); Igor Dciana e Giulia Lauleua (5C); Andrea Lanza (5A). Le foto si riferiscono alla cartiera e a lle lotte operaie finalizzate a impedire i licenziamenti e la chiusura della fabbrica negli anni 1993-94. Indice P refa zione, di Luc iano Agu111 I. Int r oduzio ne m etod ologica, d i 7-8 Giu~eppe De iana, 10-24 II. Vita di Ambro gio Binda e storia della cartiera, d i Cristina Amprino, 27-40 III. La struttura produttiva della cartiera in passato e o ggi. d1 Silvia Borini , Stefania Gcrva.,ini e Claudia Melzi, 4 1-52 I V. I la\.oratori della cartier a Binda nella storia d el movimento operaio ita lia no e m ilanese. di Andrea Lana1. 53-70 V. Il r a pport o tra la fa bbrica e il territo rio, d i Igor Dciana e Giulia Lau lcua, 7 1-87 PR EFAZIO NE Con il volume Quwulo la fabbrica fa la storia. u1 Camera Binda di Milano il noMro Liceo è giunlo alla onava pubblic:vionc nella collana "Quaderni di cultura e d1 vita scol::tstica" che raccoglie lavori e.li ricerca didaLLica elaborati dai c.loccnti e c.lagli studenti. Le ouo pubblicazioni comprendono due volumi e sci opuscoli, a cui va aggiunto, fuori collana. la prima pubblica1ionc dcl Liceo. il volume e.lei 1992 Jedicato Alla ricerca della cascina perduta. ln ci11à nello spar,io e nel tempo. Frullo della ricerca didattica e della collaboraLione di docenti e sludenti (in questo caso del noslro Liceo e dcl Liceo Scientifico Statale Cremona) è anche il volume sulla ixrsccu1ione degli ebrei in Italia, a cura dei profe:.,.,ori Marco Fosc;aLi e AJessandro Ccrcsauo. Salmre La memoria. Come studiare La storia di ieri pt:r 11011 essere indiffermti oggi. che, pubblicato dall'editore Anaba.,i di Milano. raccoglie molte Le.,timonianze direnc :..ulla persecuLione antiebraica in Italia dal 1938 al l9.t5. Ai lavori presentati anche all'esterno in fonna e.li pubblicaLione si possono affianc:u-c i numerosi analoghi lavori che, raccolti in fascicoli ciclostilati a circolazione interna, testimoniano l'operosità didauica e culturale dcl Liceo. Le discipline interessate a questa produzione sono qua-.1 Lutte quelle curriculari proprie del liceo scienLifico. anche se p1cvalgono le discipline \toriche, filosofiche, letterarie e artiMiche. Non mancano però, -.ia pure per ora limilalc ad uso interno. ricerche didauiche nel cmnpo della maLematica e c.lcllc sc1cn1.e. li conceuo che i.,pira la collana di pubblicazioni dcl Liceo è l'idea di una scuola come centro di cultura e di ricerca. L'all1\ ità del Liceo non può né deve limitarsi alla sola didattica di Lrasmissione dcl sapere, ma, e ciò è del resLo inc.li'>pcnsabile anche per la migliore trasmis'>ionc del sapere codificato nei libri di testo, deve saper diventare autonoma promozione di ricerca e di produ1ione di cultura. sia a livello di "ricerca simulata" sia a livello di offerta, anche all'esLemo, di una produzione culturale che ha una sua utiUzzazione indipendentemente dalle c;uc origini dillattjche. In questo senso ci conforta la testimonianza di numero">e scuole. di biblioteche e di persone interessate che. avendo a' uto occasione di vedere le no.,tre pubblicazioni. ci hanno scri110 con favore e con parole di incoraggiamento a proseguire. A livello di dotazione d1 atLrCuaturc l'orientamento didattico testimoniato dalle nostre pubblicationi ha portato il Liceo ad incremenlarc I' atti\ 1tà di laborat0rio, non i.olo nei campi più tradizionali (Fisica. Scien1..c. Lingue. Informatica, Audiovisivi) ma anche in scuori nuovi (Laboratorio e.li Storia. di Fotografia, di Videoscrittura, Multimediale). Naturalmente le difficoltà, lii ogni tipo, non mancano, e si ritrovano anche nei limiti della ricerca sulla Cartiera Binda. Si Lraua - è bene non dimenticarlo - di lavori degli studenti, non di studiosi già formati. Nella scuola italiana manca. del resto, una tradizione ed una consueLuùine didauica di ricerca. per cui la didattica specifica è ancora poco diffusa e gli \Lrumenti necessari ancora poco ..,, liuppati e dbponibili. Ba'>ll pcn">are come, nel campo dcll'organ11Lai.ione delle b1bliotcchc, degli archivi e dci mmci, la dimensione didanica. aperta e pcn<,ata per interagire con le scuole. è quasi sempre as ...entc e comunque quasi mai ha una ">Ua specifica organiua1ione, per cui lo studenle che si muo\'e nel senso della ricerca è costrcllo a muoversi in un amb110 i.:oncepito per lo studim.o esperto. lnolLre la ricerca non fa ancora parte dcl curriculum nom1alc dello sLUdente di liceo. 7 il quale, con l'impostazione di una ricerca. è pertanto chiamato non solo a fare un lavoro diverso. ma perlopiù aggiuntivo, aggravando il suo carico di studio. Ciò rende necessario che gli studenti cd i docenti abbiano una forte disponibilità e motiva?ione. In un certo senso 'ii potrebbe dire che la ricerca didanica è ancora poco diffusa perché rappresema, nella scuola italiana di oggi, non la dimensione norma.le dcl lavoro ma quella eroica. Disponibihtà, quindi, anche a livello di energie e di tempo offerti gratuitamente alla scuola e alla cultura. mossi da passione e da imeresse culturale. Quando il lavoro degli studenti coinvolge il territorio, sia nella fase deUa elabonvione sia in quella della pubblicaJione dei risultati, diventa importante la collabora1ione di enti e persone esterne alla scuola, dal Comune al Consiglio di Zona. dagli enti di vario tipo che possono fornire informa1ioni, materiali, documentazione, alle persone che posc,ono conlribuirc con competenze e testimonianze. L'altra dimensione della scuola come centro di cultura e di 1iccrca è, infatti, quella territoriale. Una scuola non chiusa in sé ma aperta, in uno scambio generoso di dare ai avere. al territorio che la circonda. li nostro Liceo ha trovato spesso attiva collaborazione in enti e persone, dagli enti istituzionali come la Regione Lombardia (che ha voluto premiare il Liceo, con un primo premio, per una sua ricerca storica sulla Resi'itenza in occasione dcl 50° anniversario deUa Libenvione), la Provincia ed i Comuni di Milano e di Ro71ano e il Consiglio della Zona 15 (che hanno dato contributi in più occasioni e supporti organizzativi), alle organizzazioni sociali, politiche e culturali, da aziende private a molte persone a titolo individuale. Tuttavia. anche nell'ambito del territorio, la ricerca didattica non può ancora contare su una consuetudine consolidala ma solo su un interesse occasionale da promuovere cd acquisire di volta in volta. Ci auguriamo che il volume sulla Cartiera Binda possa essere un nuovo e appreuato contributo allo sviluppo di una nuova didattica e di un nuovo rapporto fra scuola e territorio. Luciano Aguzzi Preside del Liceo "Salvador Allende" 8 AVV E RTENZA L'I NDUST RIALIZZAZJONE I N ITA LIA, I N LOMBARDIA E A M I LANO DALL' OTTOCENTO AD O GGI Esigenze di spano ci impongono di eliminare le parti relative ai risultali di..:i due gruppi di lavoro rivolti a delineare i caratteri del!' industria iLaliana e lombarda. dall'Unità ai nostri giorn i, per inquadrare la storia della cartiera Binda di Milano, nel contesto na7ionale e regionale, ampio e complesso, di cui l'unità produttiva milanc<.,e costituisce un ca.-.o esemplare e un campione particolarmente '>ignificati\O. Il la\oro del pnmo gruppo. -.ull'mdustria i11 lwlw. era articolato nei seguenti sei punti: a) 1860-1880: un paese povero e ruTetrato e un esordio difficile: b) 1880-1914: i primi passi verso l'industrializzazione: gli anni dcl decollo: c) 1915-1922: dalla gnmde guerra al primo dopoguerra; d) 1922-1945: gli anni del fascismo Lra ristagno e modemi1 Lazione: e) 1945-1965: dalla rico-.truzionc alla maturazione dcl capitalismo italiano: 1965-1990: i problemi a11uali. li secondo gruppo ha circoscritto il lavoro .ili' industnali11a1ione lombarda e milanese, secondo la seguente scansione: I. Lombardia: a) prima fase: la Lombardia e il suo ruolo di guida nel!' industrialiuatione italiana dall'Unità d'Italia alla fine dell'Ottocento: b) seconda fase: I' indusuialiuazione lombarda dalla fine dcli' Ottocento alla grande gucrm: c) tena ra.,e: I' industria in Lombardia prima. durante e dopo il «boom» economico: 2. Milano: a) prima fase: crescita economica e sociale dalla Restauraiione ali' Unità; b) seconda fase: il mondo del lavoro dall'Unità alla secom.la guerm mondiale; e) tel7.a fase: il «boom» economiCl) e il terLiario avanzato. Su questi temi cfr. T. KEMP, L' ind111tria/1~a:.io11e i11 Europa. TI Mulino. Bologna 1975; R. ROMEO, Breve storia della grande 111d11:itria i11 lwlia, Cappelli, Bologna 196 l; V. CASTRONOYO. L' industria italiana dall'Oflocento a oggi, A. Mondadori, Milano I 980: Cento 011111 di industria, a cura di V. CASTRONOYO. Elccta, Milano 1988; AA.YY., u1fomza:..io11e cieli' ltalta i11dt1\triale, a cura d1 A. Caracciolo, Laterza. Ban 1977: AA. YV .. l ' i11dustria/i~az1one in l:a/w, li Mulino, Bologna 1977: V. CASTRONOYO. Storia economica d' Italia. Dal/' 011oce11to ai giorni 11mtri, Einaudi, Torino 1995; AA. YV.. Storia del/' induwria lombardo, 1 voli., Ed. Il Polifito, Milano 1991: AA. YV., Lombardia '89: 200 a1111i di storia socwle 11ell'E11ropa tra ieri e domani. Ed. Lativa. Varese 1989: F. DELLA PERUTA (a cura di). Storia 11/mtrata di Milano. Nuova Editonale AlEP, Milano 1990-95. 9 I I NTRODUZIONE LE LINEE METODOLOGICHE DI UN PERCORSO DIDATTICO SULLA CITT A IN CRISI I di Giuseppe Deiana I. P remessa: nascita e morte di una fabbrica fordiana. Con questo lavoro sulla cartiera Binda di Milano intendiamo real izzare la terza tappa del progetto di introduzione della ricerca storica a scuola: la prima si è concentrata sulla storia di una cascina milanese e lombarda presa come segmento della storia agricola e ambientale del sud Milano; la seconda ha ricostruito la fi gura di Salvador Allende (a cui è intestato il nostro liceo) nel ventesimo anniversario della sua morte dovuta al colpo di stato sanguinario del 1973. La scelta della cartiera (e in precedenza della cascina) per un' indagine microsrorica è nata dalla necessità culturale e didattica di aprire la scuola allo studio dcl territorio nell'ottica di quel fi lone di ricerca, che si è sviluppato solo di recente anche in Italia, denominato «Storia ambientale» o «storia ecologica» 111. In questo senso, la presente ricerca centrata su una fabbrica e il suo territorio costituisce la seconda tappa del progetro di educazione ambientale, attivato da qualche anno nel nostro liceo come ragionevole proposta di sperimentazione nell' ambito del laboratorio di didauica della storia. La cartiera Binda (oggi Settrici Binda) ha rappresentato uno dci principali insediamenti industriali dell'area sud di Milano (posto lungo il Naviglio Pavese, al confine oggi tra le zone 15 e 16 del decentramento amministrativo), insieme alla cartiera Verona (oggi Saffa, chiusa da qualche anno) e il cotonificio Cederna 12>. Essa è anche il più antico in quanto risale a metà Ottocento, cioè alle origini del tessuto manifatturiero di Mil ano e del triangolo industriale del nord Italia. Già nel 1881 Giuseppe Colombo, docente del Politecnico di Mi Iano, rilevava che «La cartiera Binda [... j che ha assunto con singolare successo la specialità delle carte fi ni e risorgendo, dopo un terribile incendio. più vigorosa di prima. gareggia colle prime cartiere italiane, è una delle poche fabbriche a grande impianto, che conti Milano; e lo deve alla forza d'acqua che il salto della Conca Fallata le ha permesso di utilizzare» oi. La fabbrica ha sempre mantenuto il nome del fondatore, Ambrogio Binda (1811 1874): uno dei «Capitani» dell' industria lombarda e milanese (accanto ai vari Pi rei li. Falck, 111 Cfr. A. CARACCIOLO, ln storia t'on1r ambimu, Il Mulino. Bologna 1988; $. VIOLANTE, Per una storia ecolovca, in •Quaderni di storia ecologica•. n. I. 1991, pp. 7-45. Cfr. M. ALLODI e M. FRANCESCH l, lii, dove la c1ttÌI I.ti spanandosi vmo la campagna. Studi e ricerche condotu a Milano, in zona 15 (Chusa Rom1 Gratosoglio}, Ecfo.ioni Mondo Nuovo, Milano 1989, p. 102. ° lii Cfr. G. COLOMBO, Milano industriale, in •Mediolanum•, 1881, voi. li i , p. 39, cit. in A. DE BERNARDI e$. GUARRACINO, L'operazione storica. l'età contemporanea: l'Ottocm10, B. Mondadori, Milano l 987. p. 932. 10 Breda, Richard. Ponti, Cantoni. Dc Angeli. ccc.) 141• Secondo un anicolo della «G:u..1crta Ufficiale di Milano» dcl 1856. Ambrogio Bmda «si faceva chiamare "amoro<,i.,.,imo padre" dai suoi lavoratori. che gli cantavano pure lunghi inni di lode che tem1inavano con le parole "Benedice I' operaio chi gli dà pane e lavor!")) <~l. «Rimasto presto orfano, a nove anni lavorava già come operaio in passamanerie: messosi 1n propno a diciotto anni, alla '1g1lia del '48 impiantò una fabb1ica di bottoni a Porta R{1mana, dove introdusse un' avana1t:1 divisione dcl lavoro che destò l'Lunmira1ione dci contemporanei. Que.,to versatile imprenditore non s1 seniì comunque -;oddi ...fauo e nel 1855-57 costruì -,ul Nanglio Pavese alla Conca Fallatn una moderna cartiera, alla quale nel 1868 se ne aggiun11e un'altra a Vaprio d'Adda. li Binda fu noto inoltre per la nutrita ..,erie di opere patcmali\tiche avviate a favore dci propri operru» 6 '. Questo patcmalismo lo trasformò in una figura esemplare per «senno e virtù» come ri.,ulca da un suc;.,idiario per le scuole elementari di fine Ottocento. in cui si legge: <<Quando si parla di un tale venuto '>li dal nulla e che è arricchito nel commercio o nell'indu<;nia ... i 1>uol dire: - Vedete la fortuna! a chi è madre, a chi è matrigna. E' vero, la fonuna ha la sua pane nelle grandi proprietà: ma bisogna notare che. se non arride <,empre ai lavor.uori inMancabili. mai e poi mai s'è dato il caso eh' essa abbia favorito un neghlllO'-O. A que'>to proposito voglianhl narrarvi 4ualche cosa della vita d'un uomo, che fino dal!' età come la vostra seppe bastare a sé <.,tes-,o. «Ambrogio Binda nacque il 14 febbraio 1811. A sette anni, e ...sendo nma'>to orfano di padre e di maure, fu raccolto da uno zio di campagna. il qmùe a forta di scappellotll gli fece capire come s1 fosse presto pentito della buona a.--ione che ave\'a cominciato a fare. E Ambrogio capì tanto bene che una mattina. solo solo, senza nessun appoggio. sen1a un soldo, se ne tornò nella sua Milano a cercar lavoro. Aveva allora otto anni. Da principio ncswno voleva <,apere di lui, perché troppo piccolo: ma il fanciullo tanto -.eppe raccomandarsi, che finalmente poté trovare -.tabile collocamcnco pres'>o un certo .,ignor Vigoni, fabbricante di passaman i. Ambrogio non solo seppe far bastare il piccolo guadagno giornaliero ai bi.,ogni della \ita. ma con I' economia mise da pane a poco a poco un tal gruaolo, col quale poté ali' età d; diciotto anm comprare due telai. e mellere su una piccola fabbrica da sé. Di qui comincia il corso rapido della '>Ua fortuna. Quauro anni dopo introduce in Italia la fabbrica11onc dei bottoni. che fin allora \Cnivano tutti dal!' Inghilterra. Nel I8-t7 fa coscniire un grandioso edifizio ricco d1 macchine. nel quale si fabbricano passamani. bottoni di metallo e altre minuterie. che er.ino prima una esclusiva produzione francese. e quei prodoui sono cercati cd appre11at1 su tuui 1 mercati d' Europa. Ceduta più tardi ai figli gi~t adulti questa fabbrica, aiutato dalln fiducia di forti capitalisti. fonda 1n un luogo detto la Conca Fallata quella vasta caniera che è anch' oggi una delle principali d' Italia. ln breve tempo intorno alla cartiera sorsero case cd altn fabbricati. e si formò così un nuo' o villaggio, che nel 1869 aveva la -.ua ~cuoia. la farmacia. il medico. e più tardi anche una chieo;ena. Quella fabbrica produceva allora la belle11a di 3200 chilogrammi di carta al giorno. cioè un valore di qua.,i due milioni di lire alt' anno. Lppure quella produ1ione non bastava a soddisfare le richieste. sicché il Binda nel 1868 comprò a Vaprio. per il preno di Cfr. R. ROMANO, I r.1pit.m1 Ji11dwtr111. ,J,, P1"'11 11 p.,J./r, in .~ton.1 1Uu1rNw di Md""°• DdlJ PerucJ, Mt/11110 11ttl'Ot1ormtt1, Nuova hlltonalc [· U:P. M1l.urn (in cor-o d1 I hidcm. bow: p. I t. ~ lh1Jcm. hom: p. 8. 11 pubbli~.11ione). .l cura J1 F. un milione di lire. un' aJtra grande caniera che ru la succursale d1 4uella di Conca Fallata. «Ambrogio Binda ebbe medaglu.! a cune le cspo'>i7ioni na1ionali ed estere. ebbe onorevoli uffici dalla fiducia dei <,uoi concmadini. e morì rimpianto non .,olo dai Milanesi, ma Ja tuna Italia» ,~,. Dunque, data la fama dcl fondatore. la fabbrica ha .,cmpre mantenuto il suo nome originario; ma ha subito alcuni pa<;saggi Ji proprietà e d1 dirc1ionc, a cominciare dalla famiglia Cirla a seguito dcl matrimonio di una erede Binda con &loardo Cirla. Poi, tra i I 1982 cd il I 989 la proprielà è pa<,sala al gruppo De Medici, che nel 1989 I' ha ceduta al gruppo Sotlrici di Busto Arsi1io. «L' azienda di Conca Fallata è integrata nel Gruppo industriale che ha come capo fila la -;oc1età finanziaria SAFINVEST di Busto Ar-.izio. finan11aria della famiglia Sottrici. Nel gruppo la società di maggiore contenuto è appunto la Sottnc1 Binda cui fanno capo dieci cartiere[ ... j Il fatturato dcl Gruppo è di circa 500 MM:f: d1 cui circa il 20%. 100 MML è quello prodono dallo stabilimento di Conca Fallata[ ... ) La Cartiera Binda. 1;,econda azienda cartana nazionale. era già quotata in borsa da numerosi anni allorché venne acquisita dal Gruppo Sottnci che, al contrano. non aveva quota1ioni in borsa. li Gruppo Sollrici sviluppò una serie rapida e numerosa di acquisizioni indebitandosi pesantemente con gli Istituti Bancrui per un totale di 1200 M M.C. Questa situazione di sofferc1w1 portò ad una chiusura dci tìdi tra il gennaio e il febbraio 1993 [... ] Data I' impo!'lsibilità di rientrare dal debito in breve tempo gli Istituti Bancari chiesero l'ingresso nel Con<;1glio di Amministrazione dcl Gruppo, esautorandone i Sourici, dcl quale assunsero i I controllo alla tìne del primo semestre 1993» " 1• Le banche hanno predi.,posto un progetto di salvataggio e di nstrurturazionc dcl gruppo Sottrici: gli esiti JX!rO .,i preannunciano molto incerti. sopratruno in riferimento alla fabbrica di Conca Fallata. Oggi, infarti, dopo quasi centocmquant' anni di attività produttiva, nel conte<.,to della crisi intema1ionale e na1ionalc che colpisce soprattutto I' mdu..,tria di tipo tradi1ionale, lo <.,tabilimento di Conca Fallata s1 trova di fronte al rischio di una imminente e drammatica chiuc;ura, che la porterebbe ad accrescere le sempre più numerose aree di~messe del territorio milanese 19>. A seguito dcl pesante indebitamento che ha portato il gruppo Sottrici al fallimento, il consorzio di 34 banche creditrici. guidate dalla Banca Commerciale Italiana (Comit) - . .ccondo le organizza1ioni 'mdacali in lotta per la difesa dcl lavoro e della fabbrica. ancora attiva e competitiva nel settore delle carte autocopianti più che alla ristrutturazione e alla riconve~ione c;arebbe interessato allo smantellan1ento cd alla <.,pccula1ione sull' area. una delle poche rimaste ancora libere nel tenitorio del Comune di Milano: un' area. oltre tutto. favonta dalla vicinanza dell'autoc.,trada e dal prolungamento della metropolitana. Ecco il testo di un comunicato stampa del C.d.f. dcli' I I ottobre 1993: «Il piano presentato dai nuovi vertici della Sottnci Binda parte da un prc . . upposto :-.bagliato perché fa rbalire le difficoltà dell'azienda u risultati negativi della produ1ionc nelle fabbriche, mentre in realtà il Llissesto è avvenuto per una gestione finanziaria dis'iennata. Il piano è rivolto a m Cfr. Smno r 11irtti. truurr rd11r.11it•r 1ul wo drllr smolr rlr111u11.1ri m11Jtlii!i, Remo 5andron Editore, Milano· Palermo-Napoli 1898, pp. 166·11 111 Cfr. COMUNE DI ~lii .ANO.( Ot'SIGUO Dl ZONA IS, Rrl1wonr JUl/.1 1•wr.1 rffe11ua1.i il 2-1109119'13 pmw lo s1.ibilimmto tklla Gnu.1 1-;1/l.itJ dr/ (;nippo So11Tm·B1111JJ, .!5 'cmmhrc I 'J9.~ (dattilo.critto), fil 25/11/'l.~; Cfr. •Corriere ddb ~era•, 2.~111'>.3. IJ e 21/3/93, 12/10/93; •,\1il~no I 111an1.1• 5 e 612193, 7/.1/93. • Il "iol~-2·1 Ore• 6, 9 e IOn/9~. 20 c 22/4/93, 28/5/93. 20/7/93. 16/<JN.~; •Il Giorno• 91319.~; •RcpubblicJ• 24/6/93, 3 e 20/7/93. 7 e 211/1019.t 12 lagli del personale pesantissimi. 600 esuberi ::.u 1942 e a lo.tgli produruv1 lali da causare I' incapacilà dcli' azienda dì stare sul mercato. La chiusura della canicra dt Olgiate LOglie al gruppo una produzione dì base come quella delle c~me palinale. mentre I' a\ venula cessione del marchio delle cane autocopianti "biplura" alla multinallonale •\rjo \\ iggins lo priva di una produzione prestigiosa cd unica in Italia. proprio quanuo per la svalutazione divema ancor più convenìeme produrlo nel nostro paese. e pona alla chiusura unmediata dello stabilimento di Conca Fallata. Evidentemente chi ha redatto il piano. dato che si presuppone abbia competenza nel settore e pratica di strmegie industriali, ha speranze o forse assicurazioni che I' arca dello 'tabihmenro d1 Conca diventi fabbncabilc. per rica\amC un forte realizzo in denaro. Il consorzio delle banche che ha operalo il salvataggio finanziario, non essendo un ente di beneficenza. a rigon; dì logica doHcbbc avere un solo obiettivo. quello di navere al più presto bonificate le fabbriche per cederle a qualche gruppo dcl sectore interessato. La rapidità con cui si vuole arrivare alla chiusura di Conca fa pensare. invece. alla volontà d1 porre i lavoratori di fronce ad un fatto compiuto ed irreparabile. per n.'Cupcmre al più presLO i crediti concessi, costi quel che costi. In una fase di forte deindustrializzazione come I' acrualc. la cancellazione di un' altr:i fabbnca. diventa un problem.i -.ociale che non riguarda più i soli lavoratori della Sottric1 Binda. ma investe anche le responsabilità di!I Comune, della Regione e dcl Governo)) 1101 . A seguito o·~lle inuiative di rnobihta1ionc mtema allo stabilimento e al gruppo industriale delle organizza?ionì sindacali dci lavoratori che. per impedire le conseguen1c traumatiche -.ull' occupazione. hanno coinvolto le forLe sociali e gli Enti locali (Consiglio di Zona, Comune e Regione), la vertenza s1 e tra-.fcnta sul tavolo dcl ~i111-.tro dcl Lavoro. che ha concordato la rennata degli impianti da lìnc dicembre '93, I' ~ttmvionc di un programma d1 ristruttura1ionc e di norganì11:uione, la mes.,a in ca.-.sa integr.uionc 'pecialc per una fetta di dipendenti e la verifica degli sviluppi entro il mese di giugno del 1994 ".Il 1994 -.cgnerà quindi la ripresa o la mone dì «una delle più grandi unità produttive degli ini1i indu~tnali ancora atuvc e funzionanti sul territono milanese» , : segmento e specchio fedele di 1111a città sempre più se11:a /al'oro e sempre più i111po11erita e prf?fo11dame111e 1111111iw!rita, almeno nelle fa'>ce più deboli. nonostante il suo passato. Il. Finalità: una scuola aperta al territ orio per sensate esperienze di educazione alla ricerca storica e alla salvaguardia ambi ental e ne ll a metropoli post-fordista. 1) La città nel tempo: proseguimento del progetto di educazione all a ricerca storica, per rend ere operativa l' idea di laboratorio di didattica d ella storia e l'esigenza del recupero d ella memoria s torica. Le 1111111ero.1e fom1e della 111edìa:,io11e didattica m•ll'i11seK11ame11to della 11oria: /(1 111101·e dimemio11i dt•ll'etl11ca~io11e storico. Alla domanda: «è pos-.ibile fare 1iccrca storica a) 0 01 Cfr. 1 comunÌ<JlÌ ;tampJ - tra gli .1lrri Jrl 26 e \O m.u-zo. Jel 4, 7. I l e 20 ottobre, del 9 e .!2 novembre 1993. !Il! Clr. Mini~1crn del l.avnro e ddlJ Prev1dc01.i 'ioc1Jk, Protocollo di mw.1, del 16 novembre 1993. C0~1UN~ DI MILANO CON'ìlC;UQ DI /ONA l'i, cir •• p. I. uzi Cfr. 13 nella prassi scolastica quotidiana a partire dall.t progettazione e programmazione djdauica?», oggi è possibile rispondere positivamente. Fare ricerca storica a scuola non solo è possibile, ma anzi necessario. Infatti, I' educazione storica «non può essere considerata più come semplice fornitrice di conoscenze strutturate entro lo schema manualistico. L' insegnamento storico è I' ambito disciplinare più adatlo a costruire la specifica tecnica di pensiero (schemj operativi mentali più abilità operative) che serve per comprendere il nostro rapporto col passato. per attribuire significati <Ù farci dcl passato. per capire connessioni tra di essi, per reagire alle interpretazioni altrui, per capire il rapporto tra uso delle fonti e ricostruzione del passato, per comprendere la funzione della storiografia, per comprendere come funzionano gli operatori temporali. Al!' ampliamento e approfondimento dei compiti dell' educazione storica deve corrispondere un arricchimento delle esperienze di apprendimento: in modo taJe che gli studenti siano indotti a imparare (e a imparare bene) le ricostruzioni storiche e però apprendano anche sia la capacità di riflettere su come sono ottenute e di sperimentare tecniche di interrogazione delle fonti. sia alcune procedure di ricostruzione di aspetti o di processi del passato, sia la facoltà di capire come si forma la memoria collcniva oppure come si induca l'amnesia sociale» 1111 . Jateso in questo senso I' insegnamento della storia melle a disposizione dei docenti un' ampia gamma di risorse didattiche che, per esplicare tutte le potenzialità formative, devono essere sapientemente annonizzare nelle strategie della progettazione e programmazione 11 ~ 1 • L' educazione storica, dunque. per risultare più ricca e feconda di esperienze di conoscenza non può limitarsi al primo livello dell' apprendimento, quello dell' acquisizione dei risultati del sapere storico cosl come sono sedimentati e confezionati nei libri di testo o 111a1111ali. Per sfuggire alla passività esso deve essere sottoposto alle operazioni di smontaggio e di ricerca dci modelli di spiegazione; ma va, inoltre, integrato con I' anafo,i approfondita di doc11111e11ti e .fonti, con la lettura allenta di saggi tematici e monografici capaci di introdurre gli scudenti nei meandri del dibauito storiografico. Ma il livello più alto, garanzia dell'apprendimento più attivo, è costituito dal la ricerca storica, che esige e. soprattutto, sviluppa capacità creative, a partire dal contro llo della sequenza di operazioni, gradualmente più difficili e complesse, che la compongono. E' ovvio, tuttavia, che parlare di rudactica della ricerca non significa letteralmente sostituire il quadro sistematico delle conoscenze manualistiche di base, articolate nelle dimensioni sincronka e diacronica, a favore della tnmazionc di un certo numero di temi scelti secondo criteri più o meno casuali e astratti. oppure dettati daJJa contingenza della cronaca o dalla sensibilità del docente e/o degli studenti. «Non è indispensabile, perciò, che g li studenti passino di ricerca in ricerca. E' piuttosto augurabile che affrontino almeno una ricerca all' anno lungo un tracciato di obiettivi specifici che di anno in anno fa crescere le loro competenze. Purché sia svolta in condizioni programmate la ricerca è compatibile con il resto del le attività didattiche» nsi. Ma cosa si intende per ricerca riferita alle condizioni e alle possibilità scolastiche? Qual è la differenza tra la ricerca degli storici dj professione e quella dei giovani in formazione? b) Lo scarto tra ricerca storica professionale e 1icera1 scolastica. La diversità si llll Cfr. I. MATIOZZI, Che i/piccolo uorico sra!. in •I viaggi di Erodoto», n. 16, 1992, p. 170. 11 Cfr. G. DI CARO. lmrgnnre storia. Ln diuip/inn. lapprmdimmto, il metodo, F. Angeli. Milano 1992. •· ''" Cfr. I. MA1T07..ZI, op. e pag. cit. 14 mi<;ura fondamentalmente in termini di complessità e di finalità. E' chiaro che la ricerca storico-didattica passa per difficoltà graduate sul piano teorico e operativo e adattate alle po-.sibilità conoscitive degli studcnu; es-.a e rl\'Olta. quindi. ad obiettivi d1 forrnaL1one. non di produzione scientifica in senso forte. Le procedure <:colast1che. penanto, possono solo tendere verso le esigente della scientificità e devono essere contenute entro i limiti della ricerca simulata. Que.,to significa che non tutte le opcm71oni ncce,.,arie a produrre conoscenza storica debbano essere attivate nel la,oro didattico. Ma sign11ica anche che il porsi nell' ouica della ricerca scolastica impegna ad acquisire nozioni epistemologiche, competenze 1ntelleuuali, concetu teorici, abilità tecniche, procedure razionali. capacità organiaative, sensibilità euristica. ccc., che -;ono a fondamento dcl proccs)O di creatività ciel sapere e che, quindi, possono tra:-.forrnare gli studenti in piccoli storici. «Se si costruiscono le condizioni opponune affinché i ragavi siano capaci di produrre infonnazioni da fonti rclauve a un tema detennmato e d1 elaborarlo in conoscenza dcl passato, allora si ottiene che i loro intelletti funzionino come quelli degli storici» " 61 • In quel>tO :-enso si può parlare di modello didmtico della ricerca, che risponde ad obiettivi di formazione. Si tratta, quindi. di mettere dei giovani in fonnazione nella cond1Lione di assumere la ve~tc d1 piccoli .,torici. a parure dal dibattito sulla qualità dell'istruzione Il"• e dal riferimento concettuale alla «ricercaa1 ione>) 081 . c) Ipotesi di ~perimenw:ione pt•r imparare a .fare ric(•1n1 storica. In un quadro d insieme e in forma ;chematica, '>I possono proporre alcuni pcrcor..i possibili e facilmente rcalinabili, su lla ba!-.c di una metodologia adeguata, che rientrano nella tipologia della microstoria. Ad esempio. ricerche di storia .1colastica (storia dcli' istituto di appartenenza, '>!Oria di una ... ua componente: iI mo' imento degli '>tudenti, iI 1110\ imento degli in'>cgnanti. ccc.); di storia biografica (storia dcl personaggio a cui è intestata la <,Cuoia. stona di un pcr<.,onaggio illustre della città, ccc.): di .1toria sociale (storia di una rivolta contadina o di una vertenza operaia, \tOria di una minoran1a radicata nella cinà e/o in un quartiere. come i quartieri ebraici, stona dcli' immigrazione C\tracomunitaria nella citta e/o nel territorio. ccc.); di storia politica (storia locale della resistcn1a partigiana, storia di un'istituzione cittadina. come la circoscrizione. ecc.); di .11oria eco110111ica (storia dcli' industriali7Lazione dcl quartiere e/o della città. scoria dcli' agncoltura d1 una sub-arca o sub-regione gco'>torica, ccc.): del territorio/del/' ambiente ('toria di una fabbrica. storia di una cascina, storia d1 una miniera, di un fiume, di una ferrO\.ÌJ, di un parco, di un borgo. di un bosco, ecc.). E' evidente che la scorì.1 della cartiera Binda rientra negli ultimi due tipi c.Ji percorso. che si incrociano su un frammento di -.toria metropolitana milanese. 1111 seg111(•11to della clflà di Milano visto nello spa:.io e nel tempo. 2) La città nello s pazio. La seconda tappa di un lungo percorso di educazione ambientale: )'«adozion e» di uoa fabbri ca milanese. Dunque, questa c'>perien7a di lavoro di ricerca -.torico-didattica da realizzare a scuola vuole es.,ere incentrata anche .,ulla stona del/' ambientt: la <>tona di una fabbrica «lradi1ionale» (oggi si tende a dire (<fordiamw). inserita nel contesto del tessuto urbano al lh1dcm. p. I I. 1 (Jr ;-... BOTI ANI, J,,1 ricmu.1011t tfimt.1 D1bi1"/lo •ufl1 qu.tlùJ Jelli1m1r.iu11t, Il Mulino. Bulogn.i 1986. ('fr <.;. POZZO.R1aro1.1z1111.- tjòmt.1ri1111tdtgliuvt,t;11111n: in•La 1i~crca• , l5 nwcmbrc 1992. p. 2. 15 espressione materiale e c;imbolica dcl mondo produttivo e culturale dcl «triangolo indusuiale» e del territorio milanese. Cssa costituisce la .\ecmula toppa rispetto alla prima realizzazione di una sperimenta/ione di ricerca scolastica. focalizzata su una cascina milanese. secondo le linee di w1 progetto di swria ecologica e laborato per rendere operativa I' idea di laboratorio didattico di storia. in un liceo della periferia sud di Milano che - a partire dall' iniziativa di alcuni docenti - ha maturato la convin1ionc della necessità cli aprire la 1cuola alla scopena del territorio e di mserire /'amb1e111e 11ell'esperie11-;,a curricolllre della secondaria superiore " 9 ' Ciò a partire dalla consapevoleu.a che la scuola (anche quella «giurassica») non può evitare di scendere sul terreno dci nuovi saperi. La cultura ecologico/ambientale è uno dei nuovi saperi e le ragionevoli proposte di ::.perimcntazione finora attuate nel nostro liceo sono piccole cspericn1e di immersione nei temi e nei problemi di tale cultura. Le moti\'a11on1 didattico-culturali che hanno spinto alla scelta della cartiera milanese sono grosso modo le ste ~sc relative all' «ado11one» della cascina dcl territorio urbano del sud Milano. a) La cn11saperole-::;:.a della crw amhie111ale che 111vcstc il mondo sia a livello planetario (lo stato di salute dcl pianeta compromesso dai disastri ecologici legati alla rottura dci c icli vitali dcli ' cco.i,istcma terrestre), sia a livello locale («traffico urbano congestionato. inquinamento dell' aria. dcli' acqua. del suolo e da rumore, piogge acide, esaurimento del venie, discariche abusive. fiumi e laghi avvelenati. industrie a rischio, ecc. Sono questi i principali fenomcrn che, 111 fonne diverse, sono riscontrabili in ogni territorio e in ogni momento della nostra vita quotidiana. Anch' essi per essere risolti impongono una svolta nel rapporto uomo natura e una rivolu1ionc culturale capace di progeuarc una società sostenibile, nel senso che I' approccio ecologico alla conosccn1.a e allo svi luppo esige un 11110\'0 paradigma c11lt11rale. cioè un cambiamento profondo di mentalità, non finalinata al dominio dell' uomo sulla natura» i!oi. b) Ll1 coscil'll:a ambientale dei 1:im·a11i, i qual i manifestano «una '>uflìcieme sensibilità ecologica. ma anche unn cono<,cenza piuttosto generica e poco scientifica dei problemi ambientali, con non pochi limiti e contraddi11oni sopranuuo in riferimento al comportamento. I dati indicano una forte estensione quantitativa dell' interesse per I' ecologia, a cui però non co1Tispondc un livello qualitativo, adeguato e convincente. di rcsponsabilizza1ione. Per raggiungere questo obiettivo è necessario spostare le finalità della fonn:uione ambientale dalla semplice '>cnc,ibilizza1ione allo studio cnttco e al comportamento maturo. Questo chiama 111 causa il compito della scuola e ti lavoro di progeuazione e programmazione degh in,cgnanti, su cui cade la respon sabili t~1 d1 far u<;eire la culnira ecologica giovanile dalla cond11ione di indelcrminatezza e di marginali1à. attraverso un' impo'>tationc rigorosa connotata, per un verso, dalle esigenze conccuuali della scientificità, della complessità e della criticità; per un altro, dalla necessità della fl'll Cfr. Alla ricm.i della cascìn,1 µrd11t.1. I•.i <irtd nr/"1 spazio r nrl tempo: ftilmmmti di 1tor1<1 mrmJpolitana n11l.111ru. a cur:a di Giu<eppc Dc1ana. liceo <cicntifì<o . Salvador AllcnJ..-. - Consiglio di Circo,ui1ionc 15 C".omw1c di ~1ilano, Mìl~nu 1')92 QDJ Ibidem, p. ·1 <;u, problemi ddl'c~ologia planetaria cfr C. NJ BBIA. I.o sviluppo soumibilr, Ed. Cu ltura ddla Pace, Fircm.c 1991; Il fa 111ro d1 noi 11111i Rapporto drl/,1 Co111111i<iio11r mo11d111k prr l'nmb1mu r lo ml11ppo. Bompi.rni, Mitmo 1988; LESTFR R. BROWN e AL. Swu 1>[ rlu World 1992 Rapporto "'' nosrro pi1111rt.1 dr/ Worldu.·11uh bt.•111111,, l'IEDI. Torino 1992. 16 rc11ponsabiliaazione coscicntizzantc e attiva» <211 • e) I progetti culturali delle associa:ioni ambiemaliste, in particolare il «Progetto ado1ione» della Legamb1ente. «Il progetto di "adozione della città e del territorio" '>Ollecita una o più classi ad adottare un peno di ambiente ben definito e caratteristico, non <:olo per studiarlo e conoscerlo. secondo la metodologia interdisciplinare. ma anche per affe11onarvisi e difenderlo ('>ulla base d1 precic;i obiettivi cogniti\i e socio-relazionali) e. quindi. ponare gli studenti a prendere coscie1ua della crisi dell' ecosistema planetario prodotta dal modello di sviluppo imperante sia a livello mondiale sia a livello locale. La proposta pedagogicodidattJca di adozione di frammenti di territorio urbano o extraurbano riflcuc 1'1mposta1ione poliuco-culturale della Legambiente. riassumibile nella fomrnla "pensare globalmente. agire localmente". Ciò significa che I' emergen1a ambientale planetaria può essere compresa da un adolesceme panendo dalla cictà o da un suo segmento. non per soddisfare curiosità localistiche. ma per sviluppare una critica tielle fun1ioni urbane e ricercare nuovi modelli dcli' abitare il territorio» 1221 . d) L'ambiente come risorsa culturall• e sociale: il problema della riqualifica:ione del territorio e il progetto di ecos1·i/uppo urbano. «Si tr.uta allora di analiaarc più a fondo le problematiche ambientali urbane per cercare µropos 1 ' d1 rambiamcnto e di riqual1ficaL.ione della città, contro la cri'>i attuale. che indichino le strndc del passaggio dall'attuale degrado urb:ino ad un modello di sviluppo ba-.ato sulla riconvcr-.ionc produuiva e -.ulla riorganizzazione sociale. Esiste, ormai. una vasta lecteratura sui fondamenu d1 un approccio ambientalista/ecologista ai problemi delle nostre metropoli che. in forma radicale o riformista. prospetta la transi i ione daUa "metropolis" ali' ecopolis" (... ) Pertanto. I' id!nti ficazione di un nuovo mod!ll o di -.nluppo tcnitorialc e umano non può e:.sere basata che sull' ecosvi luppo, cioè sugli clementi ~scnziali di una mod!mivuione qualificata cb criteri ambientali forti, sia sotto I' m.pl.!llo economico che sociale. come il risparmio energetico, la ricllzi onc d:I con-.um o ci territorio e di -.pazi verdi. la valori1.LaZione di tecnologie non inquinanll e di energia pulita. la valuta1fonc di impatto ambientale. ccc.» <23i. Dunque. recupero della 111e111oria :-,torica e coscie11ri:.:;a:io11e a111hientale: queste sono le finalità di fondo che motivano Il progetto di studio e la valonaazione culturale d1 una gloriosa fabbrica milanese. una del le pit1 antiche ancora attive, che però oggi vive la condi1ione drammatica di una pos-.ib;le chiusura per motivi di crisi finan1iaria. Si lraua. in altri termini, di una ragionevole propo-.ta di -.perimentaL1one didattica sul terreno dci nuovi saperi e della qualità formativa, unendo in 1111 progetto !?lobate I' educanone alla ricerca storica con l'educazione ali' ambiente: aspettando il trapasso dal secondo al terzo millennio e con esso una riforma strutturale della scuola secondaria -.uperiore - se mai ci sarà! Ct221 lbrJcm, p. 5-6. Ibidem, p. 7. C:fr. LEGAMBIFNTE. Atlomnmo Lz aml, Milano 1989; M. CAMPIONI, Milano •ndo11,11,1., in• ~.cole: . n. 5, 19<)0 p. 6. w !biJcm. p. 9. C:fr. :inchc A. ,\IAGNAGHI. O.i Mnropoft• a &opali<. &mm11 di u11 progmo P" la c1u,; uolog1c11, in AA.W .. E11m r nmropoli. In poss1bi/11,) uologu:a. Ed. Gucrini e A~~oci~ii. Mil.100 1989; A,\ VV .. Il 1rrri1orto drl/'11bi1arr. Lo J11i111ppo lor.tir romr 1dumntiM str.11rgir11 A cum di A. Magnaglu. I·. Angeli, Mil.tno 1990. 17 Jll. Obiettivi : confronto con un segmento della città visto nello s pazio e nel tempo Quelli che seguono sono i principali obiettivi didartici che guideranno il lavoro <li gruppo: si tratta di obiettivi distinti in general i e specifici. cognitivi e socio-relaLionali. teorici e operativi. disciplinari e pluri-intcrdi.,ciplinari . I. lndu\trialt:.::.a:Jone. Saper definire il conccuo di mdw.tr1ahnazione come realtà complcs-,a e ricO'>lru1me la storia. dall' Unità ad oggi. con particolare riferimento a tre livelli territoriali: quello nazionale (Italia), quello regionale (Lombardia) e quello locale (Milano). In particolare: a) saper individuare le tappe principali dcli' economia italiana che hanno <.,egnato il passaggio da una società agricola ad una '>OCicta industriale avanzata: b) .,aper delineare le fa-,i e le peculiarità dell'industriali.aazionc m Lombardia e a Milano. come contesto che con<,ente d1 inquadrare la vicenda della cartient Binda. 2. Impresa. Saper definire I' idcnticà di un' impresa c. nello specifico. di un' industria o fabbrica connotata come cartiera (la canicra Binda, appunto), ricostruendone le origini, gli sviluppi e le crisi. fino a quella attuale. mettendola in rela1ione con la Milano indu.,triale dalla metà dcli' Ouocento alla fine del No,ecento. In particolare: al .,apcr rico<,truire le relazioni tra la storia della caniera Binda e la storia dell' impresa in Italia; b) -.aper delineare la figura di Ambrogio Binda. passato da orfanello a imprenditore. mellendola in rcla11onc con gli altri «capitani d'impresa» mi lanesi e lombardi. 3. Carta. Saper ricostruire 1processi della produzione della carta, con particolare riferimento alle specialin:vioni della cartiera Binc..la • .,eguendone le fasi storiche. fino a delineare la '>trunura produuiva attuale. In particolare; a) saper defin ire I' industna c..lella carta "ista in pro~peniva sionca. con particolare riferimento alla reallà attuale; b) 11aper descrivere in modo analitico la spccialia<vionc produttiva della cartiera Binda. consistente oggi nelle cmtc autocopianti o «biplura». 4. Lavoraton. Saper definire I' 1denu1à e la storia dcl mo\ 1mento operaio italiano e milanese dalle origini ad oggi. rico-,trucndo e seguendo gh w1lupp1 dcli' orgamu:vione .,indacale interna alla cartiera Binda. con particolare riferimento al ...econdo dopogucm1 e alla situa1ione attuale 1 ~ 11 • In particolare: a) saper cogliere i nessi tra dinamiche economiche e dinamiche sociali. riferi te ali' organi11a1ione opcrnìa daJ decollo indu!)triale alla matunvione dcl capitalismo italiano; b) ...apcr ricostruire 1 processi confli ttuali della democrazia indu.,triale nel lambito ristretto della cartiera Binda, con.,idcrata come campione -,torico rapprc-,e111a11vo d1 un fenomeno più generale. riferibile almeno a Milano cd alla Lombardia; e) saper '>Upcr..irc i li miti della documenta1ione scritta sul movimento operaio della Binda ricorrendo u fo nti orali e materiali per il periodo daJ dopoguerra ad oggi: d) saper decifrare le cause ru individuare gli esiti della grave cmi anuale che può -,fociare nella chiusum dello stabilimento. Saper valutare. nello specifico. il piano c..lelle banche. subentrate ai Sottnc1, che «hanno prcdispol.LO, aflidandolo allo \tud10 Borghcs1-Y1tale. un progetto di salvataggio del Gruppo che prevede l'ahbauimento dcl capitale sociale (260 MM C) e la sua succes:-.iva Jii Cfr. V . FOA . Si11d.:,urdo1,,.soci.i1. ioAA .\ \ . Sll)n11 d '/1dr.i •'01. 5',6rnuJ1, Tori rn, 1979, pp. 17113· 1828; s.TUR0!'\1'., Sll)nadel si11d111l1/0lll /l.Jr.L o.il 19·/J ,J ar>l/odel COlllllllJlllO, LJrerza , BJo 18 1992. ricosti1U1ione con una emissione di 80 MME di a1ioni. sotto..,critte dalle Banche. e altri 80 MM! con emis..,ione di obbliga11oni [ ... ] Conclusa questa operazione la ri..,1ruuurazionc e ricapitali1nuione della Società dcl Gruppo avverrà in cinque anni, congelando gli intcrl!ssi passi\ i dcl debito gravanti sulle suddette Società cd aumentando il capitale ;.1 partire dal 199-t dopo di che ogni A11cnda do\rj essere in gmdo di autogestir..,i> •'S . e) Saper valutare l'azione del consiglio di fabbrica rivolta sia alla dirc11one dello stabilimento .,ia alle autorità poliùche degli Enti locali, come ri..,ulta dal documento del Consiglio di 1ona 15. per il quale: «Le preoccupaziont dcl Consiglio di Fabbrica .,. indiri11ano pnnc1paJmcntc verso due ipotesi: - la ce~-.ione. per ottenere un immediato ritorno economico che però significherebbe una irreparabile perdita sia di mercato che di immagine. delle lavoraziorn di maggior pregio (IO particolmc la carta da rivei>limento); - la cessione del complc..,so ad allra Proprietà. non necessariamente industriale. che potrebbe portare ad un più o meno rapido disimpegno con d1-.rn1ssionc dell'all1V1tà produttiva per poi passare ali' utili110 della va..,ta arca cfopombile per cdilicare costruzioni civili e/o terziane. Il concrctinan.i delle m111..1t1\·c -.c1pr..1 nch1amate -.igniftcherl.'bbe il mpido <;cadimento del C<•mples-.o con ricaduce sul piano Pccupa11011ale 1P ·'e " 1<1 conseguente scomparsa, dal tessuto produttivo mìlancse. di un' altra non secondaria e i>tonca presenta indu\t1ialc meneghina. Per 1 moli\ i \opraddcui il Con.,iglio di Fabbrica chiede I' intervento delle Autorità Comunali, per il tramite dcl Consiglio di Zona 15. '>Ollecnando in particolare un incontro con il Sindaco Formentini. nonché una maggiore auen:z.ionc da parte della nuova Giunta IO contr.ipposi:z.i')ne alle \'CCchie che molLO pare ave-. ...cro prome.,.,o, ma. cli contro. nulla o quasi mantl.'nuto. Sempre il Consiglio d1 Fabbrica sollcc1ta le Autorità ad 1ntervcn1re affinché possa aprirsi una fase interlocutoria e di infom1azionc, da parte della Proprietà, sulle reali prm.pctrive per il futuro: infau1 11 nuorn pacchetto di maggioranLa del Gruppo pare non abbia mai dato rii>posta po..,itiva alle solleeita11oni di mconrro, adottando un comportamento sfuggente 12" 1 • I) Saper delineare i risvolti \Ociali 1..'<.1 umani. nella vita individuale degli operai. dcnvanti dalla me.,..,a tn ca)>sa 111tegr.i11one e dalla paura di perdere il po-.to di lavoro. come ese111pliftca1ione concreta della particolarità ùell' attuale fase di cns1 economica. interna e intema11onale. che .:onnettc \Cmprc più sviluppo e assenta di lavoro. ùi•;occup<vione e modem1n.vione. 5. Ambiente. Saper coglìcre i nes'>i materiali tra una fabbrica e il !>UO ambieme: nello specifico, tra la cartiera Binda e il territorio milanese. urbano e metropolitano. con particolare riferimento all' a ...serto urbani'itico e aJI' cquilibno ecologico. Jn particolare: a) saper rcali11are una elabora1ione gnifica che ricostruisca la dìmensione spatio-territoriale della cartiera. rivolta in due dire11oni: quella ìnterna. per cviden7iare i di\'cr.;i corpi di fabbrica e la loro specificità archtteuomca: quella esterna. per rapportare il manufauo industriale alla città dì Milano, al territorio della zona 15 e 16, ali' hinterland meridionale, al sìstcma di comunicazioni varie. alla rete fluviale. alla struttura produttiva cd abitativa dell'area di insediamento. In '>intesi, -.aper effettuare una lettura srraugrafica dcli' are<i della cartiera e dcl territorio circostante. h) Saper mettere in relazione il territono della carùera con i \Ccch1 e i più recenti piani urbanistici del Comune di Milano; e) saper inrcrprelare le fun1ioni della can1era in tcrmmi ecologici. cogliendo i fattori storici e attuali di <;quihbno. 11 CO~il :-.IE Cli DI .\ Ul.ANO.CO:-.ISIGl 10 DI lb1drm, p. 5. 19 ZO~A I S. cii.. pp. 3-L per ripen'>arli e prospettare idee di riqualificazione del territorio cd clementi di un ccosviluppo urbano: d) saper valutare 11 complesso di edilic1 componenti la cartiera come un esempio di archeologia mdustnale. d1 particolare valore \torico e culturale 1 ~' 1 : e) ..aper valutare le «pro\pertive di -.viluppo» proposte dalle banche per U\C1rc dalla crisi. così come \Ono riferite dal documento dcl Com.1glio di 1ona I 5: «La Dire1ione dcll'A1icnda ha predisposto dei piani di sviluppo industriale che possono riassumersi nelle note !>Ollo riportate e che !>i incentrano soprattutto nella rcalin:llione di un polo energetico. Per quanto auiene il settore produttivo si ritiene che con una spesa di circa 20 MMC I' impianto sarebbe posto in una condi1ionc di assoluta a\'anguardia. rendendone altamente concorren1iale la produ1ione. nonostante già ora si tratti d1 stabilimento con tutti i cmmi della modernità. Come '>Clpraddctto particolanncnte interessanti :.embrano le prospettive in campo energetico. legate logicamente al tipo di lavoruioni qui \volte. e che c,i riassumono in: - reali1.1éuionc della centralina idroclcttnca della Conca Fallata (installazione già molti anni addietro utili11ata per alimentare la Cartiera) per la quale è ~tata ollcnuta la concessione di dcriva1ione delle acque, per uso di pro<lu11onc di energia. con decreto rilasciato dalla Regione Lombardia. Questo progeuo, che pare dovesse essere fìnan1iato dalla stessa Regione e dalla CARIPLO. non ha per ora avuto seguilo per il disimpegno dci due Enti e per la ovvia caren1a di capitali del Gruppo Sottrici 1.•. ]; - rcaJi11a11one di una centrale turbogas, associata a quella termica utilizzata per autoprodu11one. per la quale è tra l'altro mtercs'>ata ia SONDEL (Società elettrica del Gruppo Falck) ( .. ) li progetto non è ancora .,lato avviato mentre lo studio di fattibilicà \élfà predi.,posto nei prossimi mesi: - n.:alina1ionc di un impianto di teleri,caldamento associato con la centrale turbogas. Questo progeuo era \lato già proposto negli anni 1980-82 oncnendo l'interessamento del Comune di Milano. con coinvolgimento anche dcl Con-;iglio di 1.ona 15, e dello I.A.C.P. per riscaldare il Quartiere Chiesa Ro ......a. Il lutto non ebbe poi più seguilo» 12M1 • 6. Pluri i111erdiscipli11arierà. Saper progettare e lavorare in una prospettiva interdisciplinare attraver~o la collaborazione tra due o pili insegnanti, a partire dal ruolo propulsivo di quello di '>IOria. coinvolgendo più di una cla..,.,c per costruire una unil~I dinamica di interclas<.,c, guidata dai docenti coinvolti cd integrata dalla consulenLa di e:-,pert1 e:-,terni. in panicolarc dcl mondo dcl lavoro. dell' urbani'>tu.:a. dcli' ecologia. ecc. 7 Cmmmica:.ione. Saper condcn-.are in un libro i ri'>ultati della ricerca storica e grafica: te.,to contenente una parte 'iCritta, una parte grafica ed una parte fotografica. In particolare: a) saper rendere in buona scrictura 1 contenuti acquisiti nelle rcla1ion1 dei singoli gruppi: b) saper produrre elaborati grafici e materiale lotogratìco di buon livello. tali da realiznre una mm.tra. per una migliore e più dirella comunicazione dci risultati dcl lavoro svolto; c) saper presentare in pubblico (a scuola e fuori) i risultati del lavoro scolastico siu per illustrare le conosccn1c acquisite. sia per dimostrare il valore formativo e civile del recupero della memoria storica e della coscienti11a1ione ecologica, sia per proporre e dibattere le alternative alla erbi della cinà: d) saper rcali11an: un libro vero e proprio da pubblicare (con i I U7) Cfr. REGIO!':E LOMR,.\Rl>IA, I mo11ummt1 1ton<o-111du1trMh ,Mli / ,11mh.trdia. r.~mimmto "K'"'"'''" HUta di A. Gulandini e \I. Negri, in •Quaderni di documcm.11ionc regionale-, 11ulmm.J/r ,, stunl.i. acura di B. Rll.ATfl e L !'A\'ONE. /\larìeuì ,\ lìlano. l8J COMUNE DI MILANO C ONSICI.IO DI ZONA 15. cii .• p. 1. 1 20 n. 17 (<.d.): Ar<hro/,1t111 conlributo dcl Liceo, del Con..,iglio di zona. dcl Comune e/o di altri enu) come tc-,timonian1a viva <l1 un la\'oro <lì ncerca, fruuo di un nuO\'O modo di impo~tare l'apprendimento/insegnamento. incentrato :-.ull' educazione alla ricerca: nel noslro caso, cduc<vione al recupero della memoriu storica ed alla tutela ambientale. ~egn1 tangibili cli quella quali1à dell'ismr;ione che resri111iw·e alla scuola pubblica una fwr;_imw nt/111rale e civile inso.Hiruihile. IV. Contenuti : una mic r ost o ria sociale di una c ittà in crisi. d el tessut o indus triale, ambienta le e I . La prima parte d:I lavoro (primo gnippo) è ri\.olla a fornire un cp.1acro <,loricn gcnerae cl.!ll'i11d11sm'ali:::.lc:.io11e in lralia<ilil'Uniw cri oggi. Negli anni cl.!11' Unità l'Italia cm <Ulcora un pac:-.c arretrato; ma alla' igilia rei la grancl.! guerra occup3''a già il seuiroo posto tm le nazioni ptù ind.tsttialìl.latc. Da cp.ii la na.--c...•;uù <.ti capire come è unemto 11 -,uo d..>collo. quale è ~tato il compie.so itinerJno imbocc:ito per tbvcntan: una -;ocielil ìntlt'ittiale avanzaa ..,, . 2. La seconda paite (secondo gruppo) si propone di <lehnearc più ~pecilìcamcntc 1 tratti esscn7iali della ~to ri a dell'industria /0111barda e 111i/a11e.1c dall'Ottocento alla tine del Novecento. Nella nascita e nell' evolu1ione <lell' economia italiana dall' Unità ad oggi una grande parte l'hanno a\.uta la Lombardia e Milano. Qui -;ono stati fatti i primi pa~'>i verso l' industrializzazione che ha trasfom1ato un Paese povero cd arretrato in una delle maggion po1en1e industriali . Pionieri del!' mdusina milanese e lombarda <>ono ~tali 1 .. capitani d industria» come Ambrogio Binda: un ce1c> imprenditonale moderato e inncn a11vo insieme, che ha imposto e consolidato I' immagine di una Lombardia regione industriale e di una Milano città indu'ilri<ile per eccellenta, in quanto creaiori di grandi imprese destinate a lunga vita, le quali hanno avuto un ruolo economico determinante nella storia nazionale::. 1. La parte centrale, più originale e corposa, intende ricostruire la storia della cm11l'm Bi11dt1 di Conca Fallata . ..,eguen<lo le tappe principali della <;tta C\olu1ionc: a) la fondatione da parte di Ambrogio Binda e la conduzivne da pane degli credi: b) la tra~·.formazione - in tempi più recenti - in società per a1ioni; c) il passaggio di propneta che l'ha vi:..ta diventare prima la Binda De Medici e poi la Sotlrici Binda. l momenti più rilevanti ci sembrano due: I' origine e la crisi attuale. li primo è legato alla vicenda umana e imprenditoriale. per non <lire leggendaria e mitica, di Ambrogio Binda: «Un tale pcr..,cmaggio che i \Uot funerali per I' ingente ..,eguito cli popolo, furono paragonali solo a quelli d1 \lessandro Man1oni. E' pensare che. nato a Milano nel 1811. orfano a 5 anni. a 9 rifiutò I' aiuto dci parcnu per guadagnar-..i da 'iOlo il pane ai telai della Pa . . samaneria Vigoni, a Po1ta Vigentma. A 18 anni. con 1 primi mpam1i acqui.stò alcuni vecch i pettini per costruirsi due telai e aprire un opificio. a un quarto piano di piana dcl Duomo: <.,toffc per bolloni e presto. con macchine da lui ideate. anche i bo1toni. Nel 1855 con due milioni prestati da amici fondò la cartiera, con ~tabilimcnto - ultimato nel 1859 - a Conca Fallata. dove pote\ a ..,fruttare il ...alto d'acqua dcl avigho e dcl I ambro. La cno;i che seguì alla -.cconda guerra <l' lndipcnden7..a fece l:i ... ua fonuna: \.enne a mancare I' 1 " Cfr R. ROMEO, Bm·e ( :AS rRONOVO, I 'im/11111-,., 111m11 rML1 ,r,r1111tb i11dmtrt11 111 lt.din. Cappelli. Bologna 1961; V. o,'l._l(t. A. Mond.tdori, MilJno 1980: Ce1110 1111111 di mdu;mn, a it11/i111111 d11/1'01111mt111 r1 rnr.i di V. CA.'iTRONOVO. r.lcci;i, MilJno l'lllH . 21 importazione. e Binda cominciò a produrrl. carte da stampa. da lettere, da lutto, scatole, bu\IC, cartoni. grossi quaderni con lucide copertine nere. Nel 1868 acqui\lÒ la cartiera di Vaprio d' Adda, ma Conca Fallata restò la protagonista: dopo l'incendio del 187 I e la rico.,tru1ione, <.u disegno del direllore, F. Coglia. superò le 3 tonnellate di carta al giorno e i 2 milioni annui di introito. Nel 1884 gli operai erano 800. i poui erano 8 che in 24 ore pompavano <.e111a sosta 210.000 litri d' acqua. fl I ivello deUa falda freatica <;eendcva allora dai 40 centimetri abituali a circa 3 metri dal suolo. Oggi i due casermoni in Ali;aia Naviglio Pavese (numeri 254-260) costitubcono un monumento di archeologia industriale. Costeggiando 11 • a\iglto. verso Pavia, '>i possono ricono<;cere: prima, a monte di Conca Fallata. il ca-.cggiato a quattro piani per gli operai; quindi lo stabilimento al quale è incorporata, u sud, la casa per gli impiegati. Gli opcrui lo chiamano "il paese". C' erano la casa per il medico e la levatrice. la farmacia. 11 forno per 11 pane. la chie.,a. l'asilo per i figli delle lavoratrici e una <;cuoia pubblica» c·o,. La crisi attuale è ben evidente nel comunicato Mampa dcl consiglio di fabbrica della cartiera. dcli' 11 ottobre 1993. riportato .,opra. Il caso della Binda è solo un esempio di un processo generale e '>trutturale, caraneri11ato dalla pesante crisi economica che sta determinando uno snaturamento dell'apparato industriale milanese. nel senso che le più importanti fabbriche, che hanno '>egnato lo wtluppo economico degli ultimi centocinquant' anni. rischiano di scomparire. La cnsi industnale si \ta trasformando in un vero e proprio processo di deindustriah11a1ione in cui da parte della proprietà <V1endale prevalgono logiche ed interessi di specul:.11ione '>Ullc aree piuttosto che processi di riorganina1ionc e qualificazione mdustriale. 4. Un' altra parte del lm.oro (quarto gn1ppo) cercherà d1 ricostruire la srmttura procluttim aurwle, vista 1n prospeniva storica: si Lratta di eviden1iare le caratteristiche del l' industria della carta 11 1 • per amvare a comprendere la specilicità dcli' unità produttiva di Conca Fallata. Quec,ta. «costttutta dall' originario stabilimento è strutturata '>U un'area di circa 120.000 mq compresa tra ti Naviglio Pave\c cd il Lambro meridionale che la costeggiano su tre lati. La presenza dcli' acqua è <.empre stato elemento caratteri11ante della produ7ione della carta che richiede. nel ciclo di la\Ora?ionc. notevoli quantili! di que'>tO elemento. Lo stahihmento ha attualmente in organico circa 320 persone, tutte in at11v1ta nono!.tante i grossi problemi tinan7iari del Gruppo di appanenen1a [... ]Le lavonl7ioni qui cffcuuatc sono basate principalmente '>Ulla produ1ione di carta chimica (circa 30.000 t/anno), con un fatturato di circa 80 MMf:/anno. e C•1rta da nvec,timento. nobilitata o laminata. con fatturaco di circa 20 MMt/anno. L' unità di Conca Fallata è, con il Poligrafico dello Stato (circa I O000 t/anno e quasi esclusivamente per l'Amminiwa1ione statale) I' unica produttrice cli carta chimica 1n Italia. dove la richiesta del mercato è d1 circa 90.000 t/anno. La differenza di circa 50.000 t/anno viene acquistata \lii mercato e~tero. -.opranutto ingle'>e e tedesco, dove sono disponibili ingenti quantità di questo prodouo mantenuti a maganino dalle industrie produttnci e mcs\i in vendila a pre11i estremamente concorren11ali [... ]Sul piano strutturale la dota;ione d' impianto dell'azientla e recente 111 quanto la macchma più vetusta rì<,ale al :ioi I~ SARZI A.\1ADE, .\.fi/,u111 fium dr maTtn, Mur;ia, :-1i1Jno 1987, pp. 288-9; dr • .mchc A. PARIGI, Fi1bbnd~ r casr orrr.ur 11r//,, LIII b.1SJU p1amm1, Cll.DES. Rou.rn'l (~.d.). Cfr. vo'c .c..in.1• in F.11cicloped1t1 E11ropr1r G11rz.a1111, Mibno 1976 e 111 r.ra11dt LJ1ri111111no E11'1doprdico lF/'J:"!; forino 1986 Per wu ~wrid dcll'indumia dclb ana: R. SAP.BATl:-.11. Dr bm11rr1 li11 candida frole. La m•miJm11ril dr/'4 rartJ m rrlt modrn111 r rl raso ro1<'1110. r .\nt:cli. Milano 1990. 22 1972. cd è stata recentemente rammodernata. mentre tutte le altre ri'iultano es<.ere <.b costruzione più moderna» m•. 5. li quinto gruppo c;i concentrerà sul tema del!' or~tmì:.::idm1e operaia. per tentare di ricostruire la '-Loria del mo\ imento 'mdacaJe italiano e milanese. a partir~ da un ca...o specifico e particolare. ma '>ignif1ca11vo per due ordini di moti\ i: primo. perché consente di avere una visione d' in.,ieme di un secolo di lotte per il larnro (con riferimento ~oprattullo al centenario della Camera dcl lavoro di Milano: 1891-199 1) e di ri,alire alle radici dcl sindacato italiano: secondo, perché permette di comprendere cosa è 'italo cd è il sindacato nella società industriale. qual è la sua fom1 e la sua debolcna nel conflitto sociale. Questo vale .,oprattutto oggi. in una fase di grave cri<;i economica e sociale in cui anche gli operai della Binda \Ono direttamente mob11ita11 per ..al\ are la loro fabbrica e con essa un frammento d1 150 anni di battaglie per il larnro a Milano. 6. L' ul11mo gruppo. infine. ccrchcra di indicare alcuni dci complessi fauori che costitui\cono i/ rapporto tra la fahlmrn e 1/ territorio sono I' a-.pcuo urbanistico-ambientale. '>CCondo divcn,c direttrici: a) quella di inquadrare I' arca dello \tahilimento nel territorio urbano e interurbano dcl sud Milano: b) quella di ricostniirc le carte '>toriche di tale territorio per cvidcn1iarc i nessi tra la fabbrica. le infrastrutture viarie e i cor..,i d'acqua (con particolare riferimento al Naviglio e al Lnmbro): c) quella di eviden1iarc la fun7ionalità delle case operaie con I' opificio, rimarcando la continuità e la rottura tra il passato e il presente; d) 4uellu di scoprire le diverse potcn1ialita future del!' area della fabbrica: continuazione della produ11one industriale. as<,er\ 1mcnto alla .,pecula71onc urbana. rcaJ1uazione di un polmone d1 \'Crdc per la città. ecc.: e) quella di con..,idcrare il compie:-."<> dcgh edifici della caruera come un C'>empio di archeologia industriale da salvaguardare e valonuare <;OHo I' a~peno culturale: t) quella di ipouvare un nuovo sviluppo produttivo dcli' :vienda rapportato a1 vincoli di impatto ambientale: -.viluppo che !>alvi il lavoro. ma -,alvi anche le esigenze dcli' equilibrio ecologico del temtono urbano e metropolitano. V. Me todi e strume nti : un la voro colletti vo p er ~ruppi coordina ti. C1 'i propone di rcalì11arc un la\'oro di gruppo (comp·J\to da circa 25 <;tudentì) eh natura plun-interdi-,ciplinarc (centrato c1Cll.! su storia e d1segno-..,tona dcli' ane). attingendo a di\'CN! fonti (c;criue. orali e materiali) ilttraver.,o: I) h•t//1ra di libri: studio d1 testi '>cgn.tlau dall' insegnante in nfenmemo alla letteratura esi<;tcntc: 2) ricerche d'orc/1il'io per reperire materiale specifico: archivio di Stato. archivio delle organi11a1ion i sindacali. archivio della Binda (~e esiste, ma è probabile che sia precluso l'accesso, data la crisi in corso): 3) ricuca sul campo: ìntervi!>ta a testimoni privilegiati. come dirigenti. tecnici. operai. ecc.; 4) rih•1•w11e1110 fotografico come materiale illustrati\'O da -.upporto ali' elaborazione grafica cd alla rcc,tante documenta1ionc: 5) co11.111lta:i<me di carte pre-,,o enti pubblici (Con.,igli di 1011a, ccc.I e pnvati (T.C.I.. ecc.I per uno \ludio del territono \Otto l'a:-.~tto urbanisuco. 'll Cfr. COMUNI:: DI Mll \:-./() CONSICLJO DI ZON1\ l), .:11., pp. 2·3. 23 Tempi e modalità di rcaJin~vi0ne del lavoro nell' anno scolastico '93-94: a) scncmbrc-dicembre: completamento della raccolta delle fonti e documenti e organizzazione dcl progetto di rielaborazione grafica: b) dicembre-gennaio: prima stesura delle relazioni eh parte dei singoli gruppi: c) febbraio-mar10: correzione e stesura definitiva dei testi scritti e completamento della ricerca grafica: d) aprile: organizzazione di una manifestazione pubblica nella scuola e/o nella sede del Consiglio di zona per la presenta1.ione dei risultati del lavoro a stutlcnti, cittadini, studiosi e rappresentanti politici. 24 M/LA>JQ PtCT"llO 801,Ai/A Sl4HT 11880NOID ZONA :1.5 ,, , ._ ,.1n a11• Ou u Ue r• or.. 1010gllo II VITA DI AMBROGIO BINDA E STORIA DELLA CARTIERA di Cristina Amprino I. Premessa. La cartiera Binda ri'>ale .1 metà Ottocento. alle origini della Milano industriale. Il .,uo fondatore. Ambrogio Binda. è uno dei pionieri dell'industna milanese. in~1eme a Giovanni Batti5ta Pirelli. Giorgio Enrico Falck. Giulio R1chard. Ernesto de Angeli, Ernesto Breda. Carlo Erba. Nicola Romeo. Eugenio Cantoni. Andrea Poni i. ecc. Questi «capitani d industria», accanto ai provvedimenti paternalistici. «manifestarono spesso una particolare durc11a. !.pecialmeote quando !.i trattava di imporre la ferrea disciplina di fabbrica, una dureua che contrastava assai con I' immagine di b11011 padre di fami[:lia che gli ste-;si imprenditori avevano cura di diffondere» 11>. E' il caso di Ambrogio Binda. di cui vogl iamo t1acciare gli elementi essen7iali della vicenda biografica e imprenditoriale. legata alla caniem di Conca Fallata di Milano. 11. Storia del fondatore fino alla morte. «Ecco il nobile e !.impat1co carattere morale di Ambrogio Binda: ecco il modello di un uomo operoi>o. savio. intelligente. che noi proponiamo ai giovani Italiani. i quali dalla vi ta di un simile operaio diventato uno dei più stimati indu\triali d'Italia. apprenderanno come non salga in fama e in ricchc11e chi giace neghittoso. e non confida nei salutari effetti di una volontà operosa e previdente» w. Ambrogio Binda nacque a Milano. città «popolata di chiarissimi ingegni. ricca di cittadini operosi e fortemente volenti, educati a vita larga ed attiva più che non sia quella di altre molte città italiane» 0 > 11 15 febbraio del 1811 " da gLnitori poverissimi. li padre. Gaetano Binda. morì dopo cinque anni e la madre. Terc.;a ,\.,pcrs10111. lasciò iJ figlioletto orfano alla tenera età di sette anni . f'u posto così nel 1816 sotto tutela di uno zio farmaw.ta e v1'>sc a Gallarate per qua<;i due anni. durante 1 quali un p1nicagnolo dcl paese gli insegnò a leggere e a scrivere «nel che ~i compendiò tutto I' ammaestramento e I' educazione che egli ' 11 Cfr. R. ROMANO, I r11p11<1111 d1 111d1um11, d,1 Pire/li 11 /·;1/rk, in \'111r111 11/wtr.it.t nrll'01111w110, a cura di F. Della Pcru1.1, Nuov.1 Fd11ori.1le AIEP. Milano (bo11<' Il> Cfr I- RA VII / .A e M I l· 'ISON'\, Ambrogio Binda 1m SI/lii in .111c'J di Mi/11110. Mi/11110 d1 pubbli=ionc. p. 10). tr111p1 r Of!gkb. C.micrc Amhrogio BindA 'P·~ ...\1il•no 1955. p. XXXI. Cl! Ibidem. p. XX\ ~ T.ale d.ica è alle\t:Ua da J) lcrc>.I e 1-crruçcio ORSI \mno r 1molr dr111mt11r1 m,i;chì/i, Remo Sandron l·J .. Milano-P.alcrmo-:-:apoli ripormo 111 t'>02, i1rtrì. Lttturr rdur.uirr ,uJ u;o drllr p. )(;(;; bl m articolo senza auiorc, Cm1rrr Ambrogio Bmd11 \. /',,-1, , \l1L111v lt.ilù1 . •\lcmrc ~1ichdc I I ~'>SON A pmponc la data di na<cua al 16 lèhbrJio 1811. 27 ebbe» 151 • Mentre lo zio a causa di due raccolte consecutivamente faJlite fece sentire al fanciullo, a furia di percosse, quanto sa Ji sale il pane altrui. Dopo aver stretto amicizia con i tessitori della borgata, nel luglio del 1818, tornò a Milano «solo solo. senza nessuno appoggio. senza un soldo» <6J «con pochi spiccioli e una lettera dello zio per un suo conispondente di Milano che lo aiuta<;se ad allogarsi tosto in qualche fabbrica della grande e industriosa Metropoli» 01 . Lì dopo qualche difficoltà riuscì a trovare lavoro nella fabbrica di passamani di Vigoni, dove rimase lino al 1829, quando diciottenne, gra;ic ai piccoli risparmi faticosamente raggranellati. riuscì a comprare con venti lire austriache due vecchi telai e alcuni pettini. Stabilì la sua fabbrica al quarto piano dell' antico Coperchio dei Figini, situato nei pressi dcl Duomo, ove vi sono ora i palazzi dei Portici Settentrionali, costituito da «una lunga fila di case disadorne sorrette verso la piazza da tozze colonne di pietra, tra le quali i bottegai collocavano delle bancarelle a supplemento dei propri negozi» 1 ~ 1 • Seguirono i primi guadagni che gli permisero di allargare il suo modesto opificio. Nel 1833 poté realizzare la sua fe licità sposando la diciannovenne Angela Grugnola, «buona. sagace. operosa, che gli fu poi di grande aiuto negli affari e lo rendè lieto di tre lìgliuoli» 191 Carlo, Cesare e Girolamo che morirà in giovane età Inoltre nello stesso anno aprì una fabbrica di bottoni, fino allora monopolio commerciale quasi esclusivamente dell' Inghilterra. TI commercio consisteva nel coprire di stoffa «l'anima» di legno, di metallo, d' osso, d' avorio vegetale dei bottoni; lavoro che in Italia era svolto manualmente dai sarti. Binda riuscì ad ottenere notevoli successi, poiché, grazie a macchine speciali da lui stesso inventate, realizzò un fel ice connubio tra alta qualità e modici prezzi e i suoi prodotti cominciarono ad essere esportati per il mercato europeo. Per cercare di soddisfare le continue richieste, nel 1842. comprò una casa in Corso San Celso, che convertì in opificio. fl lustro fra i I 1842-1847 sancì definitivamente il suo successo e «i I nome oscuro di un orfano, di un operaio, di Ambrogio Binda» 1101 si fece scrada in Italia. in Europa e anche al di là dell' oceano. Nel 1847 poté comprare una vasta area a Porta Romana dove fece costruire dal!' architetto lng. Girolamo Rovaglia «un grandioso opificio e un suntuoso palazzo» t 111 • L' edificio si trova tuttora in Corso di Porta Romana 122 e presenta una pianta ad «U», è costituito da scantinato, piano terreno e tre piani. La facciata è in bugnato gentile e conclusa da fregio a triglifo: appartiene a uno stile tardo neoclassico con un evidente gust0 decorativo. L' unico riferimento all'attività manifatturiera è la raffigurazione nella chiave di volta del portone centrale ad arco di Mercurio. dio protettore dei commerci. La fabbrica risulta funzirnale ed accogliente. In piena attività ospitava cinqucx:ento operai e numera;e macchine tra cui: caldaie, gratioole. raschiatoi, strettoi, ventid.Je macchine per taglia-e e forare le unghie, duecentotrenta per conirue botLoni di varia foggia, quattro mole, trenta tomi, macchine per i ~1 Cfr. 1 •· A. C APRARJ , Ambrogio Binda. Rna onto.. Lu1g1 Ranci Ed .. Parma 1881, p. 29. C fr. Teresa e Ferruccio ORSl, ci t., p. 166. 'Cfr. A. CAPRARI . cit., p. 30. "'Cfr. F. RAV!ZZA e M. I ESSONA. cic., p. XXXIV. rn C fr. A. CAPRARI. cii.. p. 36. oo; Ibidem, p. 37. 1111 Ibidem , p. 38. 28 disegni per i bottoni di madre perla, un tomi o a Guillocher, telai Jaccµa:d 112>. Completamente dedilo a progetti d' espansione Binda ignorava la contemporanea situazione politica e fu sorpreso dalla rivoluzione del 1848 e rimase «come stordito dallo strepito dell'inatteso conflitto, che terminò con lo sgombro degli Austriaci» 1131 . Lo sconvolgimento politico. aggravato da un imponente flusso migratorio dalla Lombardia, dall' aumento delle materie prime. dalla caduta della domanda, da commessi inadempienti nel loro officio e dalla perdita di un importante carico di merci dirette in America, gctcò Binda in un profondo buco nero di disperazione, a causa dell'insorgere di calunn ie e diffama?ione e di crisi economica. Disorientati da questa situa?ione i creditori insistevano per la reslituzione dei capitali e gli operai diedero corpo alle loro proceste con sommosse che richiesero I' intervento delJ' autorità militare. «Un uomo di fibra meno forte della sua, sarebbe inevitabilmente caduto; il Binda invece con I' animo commosso ma non avvi lito, maturò nuov i propositi [... ] e intrepidamente saggio ed energico amministratore, riuscì da solo a salvare il suo onore e la sua fortuna [... ] e sorse ben presto a nuovo splendore)) 1141 • lnfatli ben presto riuscl ad appianare le difficoltà e perfe7ionò ed ampliò la sua industria con conseguente aumento di guadagni. Probabilmente nei momenti di maggiore disperazione avrà vagheggiato. spinto dai consigli di alcuni amici. I' idea di ritirarsi per potere vivere «giorni riposati e tranquilli)) 1151 ; «ma la quiete non si affà agli uomini indomiti e generosi, ai quali I' aver condono a perfezione un' impresa difficile è sempre stimolo ad al•ra di maggior momento)> CLb>. A causa della generale crisi Giovanni Rautter, rinomato fabbricatore di pettini, nel 1855. si trovò cosu:etto a vendere la sua fabbrica e Binda «per aiutarlo. e in una per consen are alla sua ciuà quella i11d11s1rim) 071 fonnò una società con pochi a7ionisti e comprò l'opificio. Intanto i figli tornati dai collegi svizzeri affiancarono il padre nei commerci e Cesare prese in mano le redini della fabbrica dci bottoni . «dove Binda introdusse un'avanzata divisione del lavoro che destò J' ammirazione dei contemporanei 1181 • Per sostenere la concorrenza francese nel campo dci peuini, Binda utilizzò nuove macchine e istrullori stranieri, ma a tali provvedimenti non seguì un tangibile miglioramento; come estremo rimedio Binda dovette licenziare tutti gli operai, che intanto avevano fomentato foco lai di rivolta di stampo luddista. e convincerli a lavorare, seppur con un salario minore, a domicilio. Questi furono solidali con il loro darorc di lavoro e costituirono nel 1859 la Società dci Lavoranti Pettinai, una delle prime cooperative operaie di produzione, con sede in via Sambuco I l, dove si presume abbia operato per trent'anni anche se pochi sono i dati in nostro possesso. avendo le ricerche alla Camera di Commercio e alla Federazione Provinciale delle Cooperative e Mutue dato sterili esiti. li commercio dei bottoni e dci pettini assicuravano un tranquillo andamento e questo pc1misc a Binda di dedicarsi ad un progetto che accarezzava da tempo: la fabbricazione 1 Clll Cfr. I mou11men11 stor1co-111d11str111/i dello lomb11rdit1. Cm1imm10 Regionale, a cura di GARLAN DIN l-M. NEGRI, •QL1adcrni di documcn1<12ione regionale• (s.d.), pp. 304-305. •t.11 Cfr. A. CAPRARI. cit.. p. 74. 1141 Cfr. F. RAVIZZA e ~l. LESSONA, cic., p. XXVlll. 11s1 Cfr. A. CAPRARI. cit., p. 76. "°' lvi. •1" 1 0 A> Ibidem, p. 87. Cfr. R. ROMANO. cit., p. 8. 29 A. della carta. auestato dal consumo sempre cresceme di questo prodotto di prima nece:.sità e dalla insufficienLa delle fabbriche n:vionali. Binda promosse un'indagine di mercato per potere far meglio di più e a un minor preuo del centinaio di cartiere fun1ionami in Lombardia. Per la realiua11onc del suo progetto due erano i punti principali: trovare un adeguato salto d' acqua ed un ingente capitale. Per il problema dell' acqua Binda aveva considerato diverse po'>sibilità ma tre erano le zone più accreditate: a) a Lambrate. successivamente -.cartata a cau!-ia della portata im,uflìc1ente e suscettibile a periodi di lunga magra e di a'>ciutta annuali di qua'ii due mesi; b) presso lu Conca Fallata ~ul Naviglio di Pavia. la cui concessione però cru già in parte utilizzata da una fonderia ed inoltre non ottenne I' approva1ionc né dall' l.R. Intendenza delle Finamc a Milano né dal Mini'>tcro delle Finanze di Vienna; c) a Ro11ano. cioè a tre chilometri dalla Conca Fallata. che serviva un mulino di propneta erariale. Bmda era riuscito ad ottenere affidamenti ufficiosi che lo avevano incoraggiato ad affittare il muJino e poi a iniziare i lavori. Ma il governo \ iennesc negò la concessione senta alcun motivo apparente e così prima il figlio Carlo. poi lo ste:.so Ambrogio si recarono a Vienna per offrire una cifra maggiore. ma venne ribadito un secco rifiuto adducendo come scusa che il mulino era destinalo ad essere utili1'1ato per uso militare. Questo fu un ulteriore prO\ a dcl tentativo austriaco di ostacolare lo sviluppo delJ' attività economica milanese. nono<,tante un decreto mirw.terialc del 26 Mario 1855 che promeueva a-.s1\tcrva al commercio e nonostante bottiglie ungheresi e monc1e d' oro non Lroppo disinteres..,atamente offerte 1' Con fortunata lungimiranta Binda aveva inoltrato simultaneamente le pratiche sia per Roaano sta per la Conca Fallala; quest' ullima arrivò a buon fine. così da permettere I' initio dei lavori nel dicembre '57 e l'acquisto di fondi attigui per ampliare la proprietà rio>. La Conca Fa li aia deve iI suo nome al termine fallita U\alO -.arcasticamenle nel 1600 per ind1care il fallimento dci grandiosi progeu1 del governatore -.pagnolo don Pedro Enriquez Accvedo conte di Fucntes. che si era propo..,to di completare la messa in opera del canale. La conca fu quindi soprannominata dal popolo FaJlaLa e successivamente anche il canale veniva definito per sineddoche Naviglio Fallalo. «Il riscatto venne molto più tardi. nel 1859. con la cartiera - oggi un vero e proprio monumento industriale - che Ambrogio Binda mise in fun1ione all' altcua della conca, sfruttando anche il salto d' acqua per la produ1ione di energia elettrica '' 11 • Risolto il primo problema rimaneva quello di recuperare la somma di denaro necessana. me.,..,a poi a di<:;posizione da alcuni amici. lnfaui la dma era siata costituita il giorno 8 novembre '55 a rogito Don. Giacomo Carpani. quale società in accomandita per <vioni della durala dt 12 anni, capitale di :L 500 mila in 50 tvioni da!.. IO mila sottoscrine da ventitré soci (compresi Ambrogio Binda e i due figli), gerente Ambrogio Binda «per la fabbricazione privilegiata di crutoni vegeto minerali e di carta d' ogni genere da attuarsi alla Conca di Ronano -.ul Naviglio di Pavia cc.,tendendone lo '>tabihmcnto anche altrove a nolìTla Cfr I. RA \l/Z .\ e M. l F.'1'>0:--lc\, rn .. pp. XXXVIII-XXXIX. Sembr.1 <hc l.1 rn\tn12ione ddlJ (Jrricr.i .ilib1a compon.110 l.1 di\1ru11onc d1 ll1 rnon.1\ccro (cfr. A BARZAGHI, // projì/11 !/Ort(O d~l!tt w11a 15, in Plf111r1111mbimu di Amò: /11 :W1111 15, Comune d1 Mil.1110, Consiglio di Lona 15, Milano I 980. t!ll Cfr. ta pro1·111m1 di Milano. p. XIV. 30 delle deliberazioni che sar-;i per adoctare il corpo :,,ociale» cm . Presto però tale somma si rivelò insufficiente e Binda ebbe bisogno prima di un altro mezzo milione, convertito in azioni. successivamente di un milione intero, versato a prestito. Inizialmente il gerente e tutto il per:.onale lavoravano senza l:ialario, «salvo gratificazione in fine d' ogni el:iercizio a giudi1io assunti da questa» mi . Finalmente nel 1858 la Cartiera era divenuta realtà. circondata successivamente eh case per gli operai e gli impiegati. L' opificio si presenta come un vasto complesso costituito da molti edifici. fra i quali si distinguono il lungo fabb1icato prospiciente il Naviglio fom1ato da un basso corpo di fabbrica con cope1tura a terrazza e facciata scandita eh scomparti regolari in cui sono inquadrati archi ciechi e un altro lungo fabbricato parallelo al precedente di pianta rettangolare, a tre piani, ripartito in tre scomparti con grande orologio, destinato a laboratorio di sperimentazione (oggi destinato a magazzini e uffici), in soluzione di continuità sorgono la casa per impieg;:iti con pianta ad «U» e la casa operaia a quattro piani '~4 1 • Gli operai erano inizialmente abitanti dcl rione. dove era situato lo stabilimento, o della campagna circostante e cominciarono a dare corpo ad una nuova classe sociale. La maggioranza era perciò di provenienza contadina. anche se non mancavano artigiani già operanti nel campo; difficile fu quindi l'adattamento alla vita Ji fabbrica essendo abituati a scandire e a regolare il loro lavoro con il moto del sole e il suono delle campane e a interrompere a piacimento le loro fatiche per scambiare quattro chiacchiere: risultava perciò difficilmente sopportabile restare per tutto il giorno in un locale chiuso a 1ipetere meccanicamente lo stesso movimento sotto il rigido controllo di un capo :>quadra e la situazione era ancora più gravosa per le donne che non potevano associare il ritmo di lavoro al canto. Jnfalli secondo un articolo della Gazzetta Ufficiale di Milano del 1856. entrando nell' opificio di Ambrogio Binda (che si faceva chiamare «amorosissimo padre» dai suoi lavoratori che gli cantavano pure lunghi inni di lode che terminavano con le parole «Benedice I' operaio chi gli Jà pane e lavor»). si notava alc1111ché di curioso: «:.i rimane stupefatti alla vista di quelle femmine, le quali, fra lo stridore delle ruote, obbligate a starsene silenziose e immobili. col volto e colle vesti di polvere ond' è pregno I' ambiente, hanno sembianza di statue irrugginite, il moto regolativo delle loro mani sudicie offrendo i I loro indizio cli vita e di intelligenza» m i . Comunque Binda cercò di andare incontro alle esigenze dei suoi operai. consapev0le dei suoi dirini e doveri e animato da un forte spirito paternalistico, incarnando perfettamente la figura del borghe!>e liberale che univa buon senso a innuenze religiose. illuministiche, riformiste e rivoluLionarie. Egli fu operaio e quindi ne conosceva le esigenze, prefcrl cercare di prevenire la miseria invece di fare inconcludente bcneficienza, istituì nei suoi stabilimenti premi per le spose. doni per le puerpere. soccorsi per gli inabili al lavoro, e ogni anno tramite lotterie ridistribuiva i proventi delle multe inflitte agli operai, aggiungendo spesso denaro dal proprio conto personale. o pagando medici e medicine per i più bisognosi ! 261 . lnoltre già nel I 869, intorno alla cartiera. era sorto un villaggio di circa mille abitanti comprendente la casa del medico. della levatrice. c:•i Cfr. Cartuu Ambrogio Binda, ci t. "" Cfr. F. R.AVIZZA e M. LESSONA. cir.. p. XL c2• 1 Cfr. A. GARlANDINI e M. NEG Rl , m., p. l.86. ci;, Cfr. R. ROMANO , cit., p. l l. c~•1 Cfr. F. RA VI ZZA e M. LESSONA. cit. , p. X,'00. 31 una farmacia, una scuola, un forno per il pane, uno spaccio di vino e commestibi li, che grazie a generose concessioni della dina riusciva a vendere onime den-ate a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli degli altri negozi, e successivamente fu costruita su richiesta dei lavoratori, una chiesa. Ben presto la cartiera fu in grado di produrre 3.200 kg di carta aJ giorno, che corrispondeva circa a f. 2.000.000 all'anno. Grazie ai notevoli progressi de!Ja chimica fu possibile utilizzare al posto degli stracci il legno e altri materiali fibrosi e la carta nasceva ormai in un lungo, interminabile foglio dalla comùwa e veniva immediatamente bobinata. Questo e la continua richiesta di cruta permisero a Binda di dedicarsi alla produzione di cartoni, di carte da stampa, da lettere. colorata, di buste, di carta per giornali, per le numerose edizioni dei Promessi Sposi del Don Lisander, per le ultime grida dcl governo austriaco. Gli affari crebbero in breve tempo e la Cartiera non risentl delle influenze negative delle crisi economiche del J 859-60 e del 1866; anzi, Binda ne approfittò per allargare i propri commerci e nel 1868 comprò una grandiosa cartiera a Vaprio d' Adda, inizialmente di proprietà del Conte don Carlo Paolo Monti Melzi, affittata nel XVTU secolo ad Antonio Maria Parisia e poi venduta alla ditta Maglia e Pigna ' 271 • L' acquisto di questa ulteriore cartiera sancl definitivamente il trionfo di Ambrogio Binda ufficiaJmente riconosciuto da premi ed onorificenze: nel 1855 ricevene la medaglia d' argento aJl'Esposizione di Parigi. nel 1857 la Gran Medaglia d'oro a Vienna, nello stesso anno un'altra d'oro dall'Istituto di Scienze, Lettere ed Arti di Milano, nel 1861 la medaglia ali' Esposizione Nazionale di Firenze, un' altra d'argento dall' Istituto di Scienze, Lettere ro Ani di Milano, nel 1862 fu premiato ali' Esposizione Universale di Londra e nel 1867 a quella di Parigi ed infine nel I 87 J ali' Esposizione Industriale llaliana. Inoltre numerosi ed illustri furono i visitacori degli stabilimenti, tra i quali i principi della casa regnante Umberto cd Amedeo. Frattanto Binda fu nominato Consigliere della Camera di Commercio (sezione industria) due volte. un primo periodo dal 1858 al 1862, e successivamente dal 1867 al 1870, inoltre secondo M. Lcssona e A. Caprari, sarebbe stato eletto nel 1867 consigliere comunale, ma ciò non risulca negli archivi; probabilmente non accettò la carica «non già per mancanza di civismo, ma perché si riteneva inadatto a coprirla per la scarsa sua preparazione scolastica» 1281 • Niente sembrava poter oscurare lo splendore del successo di Binda, che si avvantaggiò della favorevole congiuncura dcl 1870, ma una terribile sciagura, a causa dello scoppio di una caldaia, si abbatté sul!' azienda. Così infatti descrive lepisodio un articolo di u1 Perseveranza del sabato 15 luglio 1871: «Alle ore 4 di ieri mattina sviluppavasi un enorme incendio nella Caiticra Binda, posta alla conca FaJlata, fuori di Porta Ticinese. Alle 4 e 3/4, 25 pompieri con 8 macchine trovansi già sul luogo. Subito dopo vi giungevano pure 6 compagnie di linea e un battaglione di bersaglieri. Ad onta di tanti mezzi il fuoco propagava.si con incredibile rapidità. In meno di 6 ore 4000 mq di fabbricati venivano arsi fino al suolo. Tutte le macchine, molte delle quali di speciale importanza, furono distrutle, i magazzini grandi e piccoli, tutti gli ateliers scomparsi in mezzo ai vortici di fiamme gigantesche. T pompieri e le forze non poterono salvare, mediante isolamento che una piccola pai1e di quel colossale tr lbidcm , pp. XL-XLI. il•• Ibidem, p. XXXI. 32 edificio, vale a dire la parte così detta 11uol'a. E chi si reca sui tetti di questa parte, rimasta intatta, e guarda verso l' incendio, vede uno spettacolo di distruzione dei più orribili che possa immaginare. Il fuoco ieri sera non era ancora del luteo domato e credesi che anche per tutta la giornata d'oggi lavoreranno le pompe! Il pericolo di comunicazione era interamente tolto fino da ieri alle 11 ancimeridiane. I danni si fanno ascendere a 2 milioni. Lo stabilimento, le macchine e anche la mercanzia erano assicurati. Nessuna disgrazia di persona. l pompieri meritano speciale menzione. Così pure la truppa e la moltissima gente accorsa. La svencura più grave è che per la mancanza di quell' opificio sono rimasti sul lastrico e privi affatto di lavoro più di 700 operai». Secondo il testo di A. Caprari l'incendio sarebbe scoppiato alle ore 3 antimeridiane del giorno 13 luglio 187 l e avrebbe provocato danni per un valore di 3 milioni, dci quali soltanto poco più di un milione era assicurato. Binda rimase sconvolto di fronte a quel desolante spettacolo di rovine fumanti, commentando «quattordici anni di fatiche spariti in un minuto», comunque «I' animo indomabile di lui non si lasciò abbacterc da cotanto infortunio: lo sconforto fu momentaneo» 129' . e infalli aprì con mille 1i.<! una 1·01letta pubblica a favore degli operai, 500 uomini e 200 donne rimasti senza lavoro, promossa poi dall'Associazione Generale di Mutuo Soccorso di Milano e Corpi Santi, da privati ed enti. dalla Cassa di Risparmio e dalla Congregazione di Carilà. Dal 21 agosto fu possibile assegnare ogni due settimane un sussidio di: I) L. 10 ad operai e manuali il cui stipendio giornaliero fosse stato non inferiore a L. 1,50; li) L. 7,50 se inferiore; lll) L. 5 alle operaie; IV) L. 2,50 ai ragazzi operai; V) L. 2 alle ragaL.L.e operaie. Per capire il valore di sussidi di circa 71, 53. 35, 18 e 14 centesimi al giorno bisogna ricordare che nel I 871 per un sesi11 (moneta da due centesimi) era possibile comprare dal salumiere un cartoccio di repubblica (avanz.aticci) e dal rosticcere una fetta di polenta. I contributi aJTivarono copiosi fino a tulio settembre e il comunicato ufficiale assicurava che le somme sarebbero state sufficienti per almeno quindici mesi. Jn breve tempo la fabbrica venne ricostruita, anche grazie all'intervento dei tigli e del direttore Francesco Coglia, che ideò e fece eseguire i disegni di ricostruzione. La cartiera ospitava turbine. iuote idrauliche, macchine a vapore, cilindri per la preparazione della pasta, macchine continue, caldaie a vapore e numerose macchine d'allesri111e1110 come lisse, calandre, lisciatrici e spazzolatrici di cartoni <30>. La cartiera Binda, prima in ltalia, cominciò la fabbricazione della carta gelatinata mediante una macchina speciale a corrente d'acqua calda, secondo il sistema inglese. La fabbrica, ove lavoravano 700 operai: 500 donne e 200 uomini, in breve tempo tornò oc! essere competitiva tale da permettere un fatturato annuo di due milioni con una produzione giornaliera di 3200 km, ossia 7000 kg, di carta tm . Comunque lincendio rappresentò un colpo durissimo per Ambrogio Binda ed ebbe 119' Cfr. A. CAPRARI, cit., p. 112. 1101 Cfr A. GARlANDINl e M. NFGRl, cii., p. 287. cm lvi. Cfr. anche Carriere Ambrogio Bi11dn, cit. 33 gravi ripercussioni sulla sua salute. In fatti, a soli 63 anni. Il 3 aprile 1874, una morte repentina prostrò «il pro\ alo eroe dcl lavoro» mi . Tuua la ciuà partecipò con sincero dolore e numero ... i furono quelli che gli recarono I' ultimo saluto nella cappella ardente: da lì il 12 aprile 1874 partì la procc'>-.1one funebre, a cui. nono1.,tantc una pioggia copiosa parteciparono tre bande musicali, numerosissimi rappresentanti di dicci Società operaie, di orfanotrofi. di collegi. di altri istituti, il Sindaco e i principali magistrati della città. Il carro mortuario di gran gala a quattro cavalli, su cui erano depo~te cinque corone, tre di fiori, una di lauro e l'altra d'argento ed' ore> di pregio artistico e di gra11 valore, giunse alla chiesa di Santa Maria al Paradiso già completamente \tipata di milanesi. Non cessò di piove1e mai, ma la folla non si diraOO. an1i con un lungo giro, da Porta Romana per Piaua dcl Duomo e P1aaa dclla Scala, attra\Cl'.O tuua la città fino al Cimitcro Monummtale, per spcci:jc conce..... ione delle autorità che avevaro provv<D.ito anche a sbamrc le vie latcr3i d accec,so 1" Secondo I' «Illustrazione Univcr.,ale» dcl 21 aprile 1874 <dopo quello d1 Man1oni non si era vi<ito funerale seguito da tale \tuolo d1 persone d' ogni cla-,.,c e da tante associazioni cl' operai». Tale manifesta1ionc -.pontanca fu segno di grande dolore, stima, affeuo e ammira1ione per un uomo modesto, ma di grandi doti imprcnd11oriali. La ca-ti tra «rimare arcora. O::po di lui, mooummto gloritl>O d:l I' i rdJ<;tria itali ma» mi . III. Dalla morte di Ambrogio mondi ale. Binda alla vig ilia d ella seconda guerra L'opificio passò in mano al tiglio Carlo e successivamente ai figli, Ambrogio e Cesare. Lo wiluppo della Binda continuò, però, rapido e gr..tduale fino alla prima guerm mondiale che stroncò I' esporla1ionc, canale fondamentale per le vendite. mentre le svalutationi deprezzarono le valute straniere e sconvolsero le dogane; inoltre gli avvenimenti bellici interruppero I' afflusso di materie prime, come legname e cellulosa, dall' estero e fecero salire i preZLi, «cui s' aggiunsero per I' Italia I' assedio economico e I' intensificato ..,ror10 per I' a-,<;urda autarchia» n~i . La concorrenza straniera venne favorita es' impadronì dci mercati duramente conqui\tati in oltre mcuo secolo di lavoro e d1 'acrilici della Binda come I' India. l'Egitto, il Bra.,ile, l'Argentina, né \alsero nuovi !>for11 e nuovi sacrifici. continuati intensamente per oltre un quinquennio e non cessati del tutto dopo. a riconqui<itarli li conseguente rincaro della carta ne comprimc'a il pur crescente con-.umo, o almeno, la domanda, e la di11a doveva ingaggiare una !orta sempre p1u ...errata contro lo sfasamento fm i pre111 di vendita tendenti al riba'>sO e I' aumento. -.ia dci cchti delle materie prime, della produ1ionc, e dei trasporti e <,ia delle -.pese generali e fiscali. La Binda, che intanto aveva nel 19 18 cambiato la struttura originaria di accomandita in quella di anonima. riusci a imbrigliare e superare la cri'>i, secondo la propria 1radi1ione. con l'assiduo pcrfe1ionamcn10 tecnico e commerciale, con il prodotto di qualità avente un preno oltremodo vantaggio..,o e con la puntualità delle forniture. U2I C fr F. RAVIZZA ~ ,\ 1 . I OJ !:..'>SON,\ , m ., p. XLIII. Cfr. A. CAPRARI . cn., pp . .!1-24. °" Ibidem , p. 113. O'i Cfr. F. RAVIZ/.A e M. I JSSO'H. cii.. p. Xl.IV. 34 La ripresa permise di incorporare nel 1920 una terza cartiera, lo stabilimento di Crusinallo che fu rimessa in piena efficienza. specialmente per la produzione delle carte patinate (l6 l. Si aumentò l'utilizzo della cellulosa. di paste chimiche e anche di additivi sintetici. Il progresso tecnologico permise l'impiego di macchine più perfe?ionate: raffinatori azionati da motori elenrici, patinatrici, macchine continue con dispositivi tecnici , taglierine elettriche ed apparecchiatLLre elettromeccaniche, per la regolazione d' umidità e spessore del foglio. Lo stabilimento di Conca Fallata fu dotato di una stazione interna per penneltere lo smaltimento dei prodotti ultimaci con carri ferroviari: inoltre la società Binda possedeva numerosi depositi in grandi centri urbani come Roma, Messina, Padova, Firenze per agevolare la distribuzione commerciale. Diretta conseguenza di questo sviluppo fu il miglioramento della condizione operaia anche grazie alla semiautomazione: I' orario lavorativo fu ridotto da 12 a 8 ore, si costruirono nuovi caseggiati, una strunura per gli interventi d' emergenza dei pompieri e apparati anti infoitunistici. inoltre fu aperto un laboratorio per i controlli di qualità e per la ricerca di nuovi prodotti, che offrì nuovi posti di lavoro per gli operai che cominciarono a dare vita alle prime organiL.Zalione sindacali, ~trutturnte come commissioni interne. IV. li secondo dopoguerra. Mentre sembrava che tutto potesse procedere verso il meglio. una nuova guerra sconvolse il mondo e dure furono le conseguenze per le cartiere Binda non essendo aziende per la produzione bell ica. Infani furono ridotte d' autorità le ore di lavoro, limitala la produzione al 40% di quella normale, due stabilimenti furono costretti a chiudere. e i loro macchinari furono trasportati in cantina onde proteggerli da eventuali bombardamenti; I' attività fu quindi concentrata nella fabb1ica di Vaprio d' Adda e venne ridotto il personale. anche se gli amministratori cercarono di sostenere economicamente le famiglie degli operai partiti in guerra. Inoltre il Consiglio d'Amministrazione fu sciolto e sostituito da un Commissario Ministeriale, venne fissato il dividendo massimo, senza ovviamente garantire quello minimo, furono imposti ampi licenziamemi. che però la ditta cercò di con~ervarc in for;,a, sebbene improduttivi, riuscendo anche ad eludere gli arruolamenti per la Genuania e le taglie imposte da interessati gerarchi italiani e tedeschi 07l. Non poche furono le difficoltà che dovette fronteggiare il giovane consigliere delegato Sandro Cirla. pronipote di Ambrogio. essendo figlio del defunto Presidente Edoardo Ci ria e delle signora Rachele, unica superstite dei figli di Carlo Binda. la quale collaborò nel Consiglio d'Amministrazione. Fortunatamente la Binda uscì dal conflitto quasi intatta anche se non fu facile superare il duro dopoguerra e contrastare «la sempre più aspra concorrenza straniera facilitata dalla zoppicante liberalizznzione 1381 • Nonostante I' esportatione si fosse ridotta a scarsi quantitativi di carte speciali e 1161 Cfr. Cartiere Ambrogio Bi11d11, cic. im Cfr. 1''11 F. RA VIZZA e M. LESSONA, cic., pp. XLV-XLVl. lbidcm, p. XLVl. 35 sempre più sfavorevole diventasse il suo rapporto con le importazioni, la ricostruzione fu agevolata dal laumento del fabbisogno nazionale di carta ( 12,5 kg per abitante nel l 952. 15 kg nel 1953, 16 kg nel 1954), anche se rimase un quinto di quello inglese e un ottavo di quello svedese. La ditta rispose alla crisi secondo la propria illustre tradizione e infatti furono inauguraci un ufficio studi e un laboratorio rispondente ai più moderni requisiti scientifici. istituiti nuovi depositi in varie parti d' Italia per poter più celermente rispondere alle esigenze della clientela. Gli attuali magazzini sono di solito sviluppati in altezza, che si utilizza completameme grazie ali' ausilio di gru di impilaggio telescopico, tali da pe1111ettere il prelievo della merce palettizzata dagli scaffali per poi depositarla sui pianali degli automezzi di spedizione. Il maganino centrale dei prodotti finiti e di spedizione cli Milano. adibito alle sole carte stese. ha una capacità ricettiva di 3000 tonn. su una superficie di circa 3500 mq, mentre i vari magazzini per le carte in rotoli, e anche essi relativi al solo stabilimento di Milano, hanno una capacità complessiva di 3000 tonn. su una superficie totale di circa 5000 mq; per caricare i rotoli sugli automeZ7i di spedizione si milizzano pedane elevatrici idrauliche della portata di 40 tonn. 1.19 i . La registrazione del movimento delle carte sia nel magazzino centrale di Milano sia nei depositi è compito del Centro Meccanografico, e più precisamente dcli' elaboratore TBM/360/30. !manto il capitale sociale è salito con gli opportuni adeguamenti, da un milione a 750 milioni. Giustamente si può leggere i.u lla relazione presentata dal consiglio d' amministrazione ali' assemblea generale dcl 1955. dopo un secolo di attività, che la C<utiera A. Binda ha raggiunto un posto di primaria importanza nell'industria care.aria italiana «mantenendo fede nelle più diverse contingenze della lunga vita al l'ispirazione del suo fondatore. ispirazione oculata e costante nel perseguire il perfezionamento tecnico. l'espansione del!' attività e la conquista del mercato affidata alla bontà del prodotto e alla cura dci rapporti di fiducia con la clientela». Successivamente sono stati migliorati i macchinari; impiegati nuovi raffinatori n dischi per idratare l' impasto più moderni di quelli conici che posti in testa alla co111i1111a raccorciano le fibre dcli' impasto se necessario: sono stati introdotti calcolatori e depuratoti per le acque reflue. Conseguentemente è cambiato il ruolo dell' operaio, a cui è richiesto principalmente un compito di controllo dcl lavoro delle macchine, di a7ionamento di queste e di attività sui calcolatori 1401 • Anche I' ambiente di lavoro si è evoluto nel tempo: sono state introdotte infatti cabine insonorizzate per la riùuzione dell'inquinamento acustico. Nel complesso, lo stabilimento ha assunto la configurazione attuale che è costituita da 4 componenti essenziali: l'energia, i centri forestali, i laboratori e i relativi repani e la componence operaia. a) L'energia. La cartiera è alimentata da una centrale termoelettrica, la cui acqua di alimentazione è trattata in un impianto di demineralizzazione. li vapore prodotto è sfruttato da una turbina a deriva?ione e condensazione. della TOSI, da 5000 kw. accoppiata ad un alternatore AEG che produce energia elettrica a media tensione e che fa capo ad un quadro generale di distribuzione dotato di un doppio sistema di sbarre. I vari gruppi di utenze dello stabilimento sono normalmente allacciati alla sbarra che riceve I' energia dal!' alternatore l•" Cfr. Cnrtirre Ambrogio Binda, cit. "° Intervista al ~ig. Nereo Fabbri, tecnico della 1 1 36 cari i era. mentre sul laltra sbarra è disponibile la potenza di soccorso dalla rete esterna da utilizzare in caso di guasto. Inoltre l'opificio possiede circa 8 pozzi 14 11 • b) I centri forestali. La cellulosa è ormai la materia prima principale e arriva, altamente sele1ionata, per la maggior parte dall' estero. Canada. sottoforma di fogli strettamente impaccati in balle. Per cercare di diminuire la propria dipendenza dai mercati esteri sono stati acquistati dci centri forestali: 7 di pioppi con una superficie complessiva di circa 1400 ha nella pianura pada1ia; -1. di conifere a rapido accrescimento, con una superficie totale di circa 1500 ha, di cui 3 si trovano sull'Appennino Tosco-Emiliano e uno nelle Prealpi Varesine. I Centri Forestali sono a conduzione diretta e quindi le varie operazioni colturali vengono eseguite col personale dipendente e con le attrenature Binda. comprendenti trattori a ruOle e a cingoli da 60/90 HP. motoseghe e decespugliatori, motocoltivatori e moto1appe, nebulizzatori e irroratori per trauamcnti antiparassitari. rimorchi e carri-botte, aratri, erpici a dischi e fresatrici, apparecchiature trivellanti, impianti per I' irrigazione a pioggia dei vivai di conifere. Le piantagioni, la cu i messa a dimora ha avuto inizio nel 1959, coprono attualmente una superficie di circa 2.500 ha di cui 1.300 a pioppeto specialinato con un totale di circa 350.000 pioppi e 1.200 a conifere a rapida crescita con un totale di circa 2.000.000 di piantine. La maggior parte delle pioppelle e tutte le piantine di conifere collocate a dimora sono prodotte nei vivai delle Cartiere Binda che si estendono su una superficie di circa 30 ha di cui 20 ha per pioppi con circa 100.000 pioppi di uno e due anni a 1O ha per conifere con circa 1.500.000 piantine tra semenziali e trapianti di età variabile tra uno e cinque anni 1421 • c) Laboratori e repa11i. Dopo la morce del Comm. Sandro Cirla, il Laboratorio Ricerche, da lui voluto nel 1950 per sostituire un laboratorio ~emplicemcnte di controllo, gli è stato intitolato. Il continuo e co~tantc sviluppo delle ricerche ha portato ali' introdu1ione di :avorazioni ~peciali e al perfezionamento dei tipi di carta esistenti. Gli impianti e le attrezzature sono i migliori in commercio nei campi della raffinazione. preparazione fogli, impregnazione. spalmatura, patinatura. pressatura. accoppiamento; sono posti in atmosfera condizionata e pem1ettono la verifica costante delle rispondenze delle caratteristiche deUe cane. Per la documentazione e lo Mudio dci vari procedimenti di stampa si utilizza un'attrezzata camera oscura mentre un Laboratorio Analisi. fornito di moderni spettrofotometri, e un Laboratorio Microbiologico. si occupano dei problemi anali lici e dci controlli speciali in collaborazione con i settori di produzione. Alla Sezione Semindustrialc vengono collaudate le carte in sviluppo o provenienti dalle prove di macchina prima di passare in produzione; tale sezione comprende: macchine di rilavorazione su rotoli da 30 cm a I00 cm, quali patinatrice, spalmatrice, accoppiatrice, ceratrice. ribobinatrice, taglierina rotativa e calandra. I ricercatori e specialisti si avvalgono del supporto di una ricca biblioteca. Inoltre dal Laboratorio Ricerche dipendono anche i tre laboratori di stabilimento, che con turni ininterrotti tengono sottocontrollo le produzioni dei tre opifici, di Conca Fallata, di Vaprio d'Adda e di Crusinallo, ed elaborano. mediante tecniche statistiche, tabelle di controllo della qualità. La Cartiera è fornita di una sala Prova Stampa che giudica dal punto di vista pratico I' interazione car1a-inchiostro e il comportamento della carta durante i processi di stampa " 11 C'fr. Cimiere Ambrogio 8i11da, cir. H> Ibidem. 37 grazie ali' utilizzo di macchine tipografiche, offset e rotocalco e apparecchi per il controllo degli inchiostri da stampa. Il laboratorio di Fabbrica ha essenzialmente funzione di controllo e provvede a esaminare in ambiente rigorosamente condi1ionato le mate1ie prime e verifica a turni continui che le caratteristiche della carte in fabbricazione e in rilavorazione corrispondano alle specifiche fissate. Ovviamente nella cartiera opera un' efficiente officina manutenzione, dove tecnici esperti e operai altamente specializzati, disponendo delle più moderne attrezzature, provvedono a risolvere con rapidità e iniziativa qualsiasi lavoro di manutenzione e di montaggio 141 1 . d) i dipendenti. Nel 1964, quando la Cartiera era dotata di due macchine per la produzione della carta. di un repa110 da stampa e della conseguente organizzazione dei servizi, i circa 300 dipendenti erano rappresentati dalla Commissione Interna composto secondo l' Accordo Interconfederale da quattro rappresentanti eletti in proporzione al numero totale di dipendenti . Nonostante le migliorie apportate, non era sufficiente la salvaguardia delJa salute dei lavoratori e altissimo era il numero di infortuni in cui rimaneva coinvolto ogni anno il 50% dei dipendenti «ogni due anni poco o tanto si facevano male tuffi» <-14>. precarie erano anche le condizioni igieniche. non era disponibile l'acqua calda e spesso gli spogliatoi erano allagati. Nonostante ciò e nonostante che alcune cartiere milanesi come le Burgo, Verona, Vasa, Saffa, fossero piC1 sindacalizzate e attive, fino agli anni '60 non ci sono testimonianze di scioperi che vedessero in piazza lutti i dipendenti, tra cui oltre i contadini di Milano Sud si cominciarono ad annoverare i primi emigranti meridionali. Le ore di lavoro erano formalmente 48, ma lo straordi nario era pratica abituale e per tutti la giornata lavorativa constava di 12 ore, 6 giorni su 6 e spesso 7 giorni su 7. L' evoluzione avvenne in pochi anni gra1ie alla maggiore organizzazione sindacale e ali' assunzione di nuove leve: si ingaggiarono le prime Ione contrattuali e si videro i primi scioperi a carattere politico menLre si dovette ancora aspettare per la fom1azione di un movimento in difesa della salute e per il miglioramento degli ambienti di lavoro. lnfalli il primo sciopero, avvenuto circa nel 1967, vide protagonisti sei giovani neoassunti, «gente nuova pii:1combattiva» 1451 , a cui venne chiesto di lavorare anche la domenica, per ragioni di puli1ia, nel reparto di elaborazioni grafiche che tradizionalmente non aveva mai fatto giorni di straordinario. T quattro rappresentanti della Commissione Interna proposero loro di rifiutare e perciò furono presi provvedimenti disciplinari, tre giorni di sospensione, per le dieci persone coinvolte. Con I' opera persuasiva di alcuni ciclostilati alle 2 del pomeriggio furono bloccati davanti al portone tutti i lavoratori che diedero vita al primo sciopero capace di coinvolgere tutti i dipendenti Binda. Fu chiaro che I' unico incentivo per mobilitare i lavoratori era quello economico, infatti la scintilla che innescò i successivi scioperi fu la rivendicazione da parte di ogni reparto di essere riconosciuti come categorie speciali , a cui spettava uno stipend io maggiore. La ditta, essendo un' azienda florida per cui ogni sospensione lavorativa rappresentava una considerevole perdita economica, fu costretta a capitolare. Comunque «il '68 è volato via nel senso che proprio politicamente qui non è stato ''" Ibidem. 1 ' I mervl\ta al sig. Villa, operaio della carciera . 1 1 " Ibidem. 38 sentito» <46l. Il movimento politico ha coinvolto la Binda negli anni 1969-'70-'7 J fomentato da gruppi di giovani extraparlamentari, cani sciolti, cioè neolaureati che avendo possibilità economiche si interessavano di politica e della condizione operaia portando per la prima volta in Italia a un accordo sui consigli di fabbrica <471 • Nel I 970 venne istituita la mensa interna per i lavoratori e nel 1972 si segnalano purtroppo due morti sul lavoro. Gli operai iscritti nei sindacati sono attualmente il 40% circa dei 320 dipendenti. un'ottantina per la CG IL, circa 50 per la ClSL, mentre pochi sono gli iscritti della UIL. anche se sembra che questa negli anni passati avesse una rappresentanza maggiore. Le ore settimanali sono state ulteriormente ridotte a 37 e sono state introdotte la pratica dei premi di produzione e le commissioni ambienta li . composte da diversi operai che raccolgono lamentele e suggerimenti di tutti i dipendenti che arrivano poi c;ui cavoli dei dirigenti per essere discusse e/o realizzate. Dal 1984 al 1985 i I gruppo è stato di proprietà dei De Medici che lo hanno poi vench.tto nel 1989 al «pach.Tie-datorc di lavoro» 1481 Flavio Sottrici di Busto Arsi zio (Varere). Successivamente il gmppo è cresciuto per acquisi1ioni (del 1990 quella delle attività cartarie ex-Mormdori. le cartiere di Ascoli e Monsoni di Treviso) e per inve:.timenti industriali che hanno reso gli stabilimenti Sottrici tm i miglio·i in Europa per tecnologie e produttività c4<1•. Nel 1992 il consiglio di amministrazione, in base alla delega ricevuta in giugno dal!' assemblea ad aumentare il capitale fino a 330 miliardi , ha deliberato di dare esecuzione a una tranche da 82,5 miliardi che avrebbe portato il capitale della società a 247,5 miliardi, come si legge in un comunicato. nel quale si precisa che l' operazione avrebbe preso il via il 16 novembre e si sarebbe conclusa il 15 dicembre: I' aumemo sarebbe avvenuto mediante emissione di 82.524.392 azioni ordinarie di 1000 lire nominali al prezzo effettivo di 1000 lire 1501 . Nonostante ciò entro il 10 novembre '92 le azioni mostrano una caduta secca: 13.64% dopo un aumemo progressivo che aveva rivalutato il titolo in borsa dcl 70% circa. «Il gruppo - nessuro ne fa mistero - reve far cassa perché I' indebitamento è pesante. il costo d:I denaro è rincarato e il mercato della carta. ahimè, è tutt'altro che favorevole. Così Flavio Sottrici sta trattmdo la cessiCl"le di uno rei suoi fiori all'oa:hiello. la Sottrici Distnbuzioni, la rete commeràalc che egli aveva creato negli ultimi anni. I tavoli di negoziato sono più d uno. tuttavia si fa il nome rei gruppo franco-inglese Arjo Wiggin.5» 1 ~ 11 • La situazione è seria. aggravata dall' altalena della lira, e il gruppo si può basare solo sulle spalle di «un industriale coraggioso come Flavio Sottrici e non gruppi finanziari potenti come Gemina e Mediobanca, a1ionisti di riferimento della Burgo. Il gruppo BindaSottrici ha investito molto e mollo si è indebitato. Ora ha 569 miliardi di debiti e 208 miliru·di di mezzi propri per un fatturalo di 940 miliardi e ha chiesto aiuto ad alcune banche d' affari per u·ovarc nuovi soci» <521 • Il 23 gennaio 1993 Flavio Sottrici dichiara al «Corriere della Sera» che i problemi '"'' Ibidem. "~ I bidem. 1481 N Incervista alla sig.ra Silvana Gra.o.si. impiegaca della c miera ed esponente <ld consiglio di fabbrica. » Cfr. • li Giorno•, IO novembre 1992. 1 "'' Cfr. · Il Solc-24 Ore•. 30 onobre 199.l. "" Cfr. • Il Giorno•. IO novembre 1992. " 21 Cfr... L'Espresso .. , 15 novembre 1992. p. 34. 39 che a-..,illano il suo gruppo canario sono una crisi di crescna (ma 11 bilancio per il secondo anno consecutivo si è chiu..,o in ros..,o e 11 passivo va ben oltre i 16 miliardi persi nel 1991) e comunque reputa passato 11 periodo peggiore vedendo il mercato m leggera ripresa. li gruppo è controllato dalla Safìnve'>t. la holding della famiglia Sottrici, con una quota superiore al 75%, pane con me111 propri e parte con finanziamenti bancari (nella Safìnvcst la C1r di Dc Benedecti è presente con poco più del 14%). Il 3 febbraio 1993 le banche Credito Italiano (Crcdit), Banco di Roma. Cariplo e Commerciale Italiana (Comit), hanno concesso un finanziamento di 25 miliardi nonostante i 600 miliardi di debiti. Dal Il Sole 24 ore del 6 febbraio '93 si legge che le a7ioni delle Cartiere Sottrici-Binda dalla Consob sono ... tate sospese dalle contrattazioni al circuito tclcmattco «per andamento anomalo dcl titolo» e «in a1tesa dt comunicuione da parte della società ..: ma Flavio Sottnci ha dichiarato che <<non ci ..,ono fatti degnj dj notizia». Comunque il 5 febbraio le azioni -;ono salite del 7.8~ e gli scambi sono triplicati. Solo I' 8 marLO '93 la Con-.ob ha disposto la riammis.... one 111 Borsa delle azioni. mentre e ..,tato proposto dallo studio Borghesi-Vitale & C. il piano di salvataggio del gruppo \Chiacciato da più di mille mil1ard1 di debiti di fronte ad un giro d' affari di circa 700. Il progetto prevede l'uscita di scena della famiglia Sottrici, il con-.olidamento di una parte dci debiti e la trasformazione per un' altra parte in capitale di rischio. I' arrivo di un nuovo 11u111aJ.:l'me111 guidato da Franco Tarò, amministratore delegato di Mondadori. e Carlo Peretti, numero uno della Bull llalia. Il piano comempla in via preliminare la fuoriuscita di Fl avio So11rici, che dovrebbe cedere la panecipcvione della Safinve'it (I' 85<'.f) al prezzo simbolico di I hra. Le banche dovrebbero poi approvare il consolidamento d1 400 miliardi di debiti e un doppio intervento sul cap11ale. atLraver,o la trasformvione d1 300 miliardi di credili in a1ioni e di altri 100 111 prestito obblig<Vionario. JI gruppo dovrebbe poi avere cessioni per altn 200 miliardi. Attraver'>O queste misure. il piano prevede che 1conti del gruppo po'>sano ritornare in attivo entro 2/3 anni. mentre per I' indebitamento è prevista in 12 mesi una riJu1ione a 300 miliardi 1531 • Dopo un mese intenso di contrattazioni il 19 apri le '91 I' asse Tatò-Pereui, su l quale poggiano le «chance» di sopravvivenLa della Sottrici-Binda. si è insediato al vertice dcl gruppo cartario. L' ultima parola ..,pettava al consiglio della Safinvcst. che ha nominato Carlo Peretli amministraiore delegato (gtà titolare del mede-;1mo incarico nella Sottrici) e ha cooptato al '>UO interno Franco Tatò. La .,ituazione attuale per i lavoraton comunque e molto cntica poiché le banche \Ub\:ntrate sono decise m rcahà a chiudere la produttiva cm1iera ltcen11ando 320 dipendenti. per poter recuperare i crediti \en1a avere un mteresse oggellivo per un eventuale risanamento <viendale. Già il marchio delle particolari e famose cane chimiche autocopianti Biplurn è stato aflittato - o meglio venduto - per 30 miliardi al gruppo franco-inglese Arjo Wiggin!>. La BinJa sembra vittima di una speculaLionc economica che mira a vendere con enorme profitto il terreno su cui '>orge, un' arca urbana vicino alla metropolitana e al Centro Congre,so Assago e perc10 dt al11-.s11no valore commerciale. Deve essere que<,ta la fine della Cartiera Binda dopo I W anni di la,oro, sacnfìct e '>UCCes\i'? ~'> Cfr •Corriere delta SerJ., 7 mJ~IO 1993. 40 III L A STRUTTU R A PROD UTTIVA DE L LA CARTIERA, I N P ASSATO E OGGI. di Silvia Borini, Stefania Gcrvasini e Claudia Melzi I . P remessa. li nostro gruppo si propone di delineare la struttura produttiva attuale della Cartiera Binda. Per fare questo è necessario però ripercorrere brevemente la storia della carta dalle origini ad oggi e ricostruire con sufficiente chiarezza tutti i processi attraverso i quali essa viene prodotta. Inoltre un inquadramento generale sull' industria della cruta nel mondo e in Italia ci sarà utile per comprendere meglio come I' unità produttiva di Conca Fallata si è finora inserita nel mercato nazionale e internazionale. Saremo a questo punto in grado di capire ed analizzare con maggiore cognizione la specializ?azione produttiva e la struttura della Cartiera Binda, non solo per quanto concerne il presente (fatta salva la crisi in atto). ma anche per quanto rig.iarda le varie fasi di sviluppo succedutesi fino ad ora. Il. La carta e la sua fabbri cazione. l. Cenni storici. I popoli dcli' antichità non conoscevano la carta e si servivano di prodotti vegetali variamente elaborati: gli Egizi, gli Ebrei, i Babilonesi usavano ricavare dei fogli cb una canna palustre, il papiro; i Romani oltre al papiro egiziano usavano anche piante quali I' acero, il platano. il tigl io.L'idea di formare un foglìo flessibile e levigato con la semplice feltratura di fibre vegetali appartiene ai Cinesi, che già conoscevano la cruta ricavata da una libra animale, la seta. La carta nacque dunque in Cina intorno al 100 d.C. e precisamente nel 105 d.C. al opera di un ministro cinese di nome Ts'ai Lun. «Sembra per alu·o che tale invenzione abbia preso le mosse da un episodio la cui veridicità può essere appoggiata da ragioni scientifiche accertate solo recentemente. Ts'ai Lun si trovava sulla riva di uno stagno accanto ad una lavandaia che stava sciacquando nell'acqua alcuni panni piuttosto logori. I panni, mal soffrendo l' azione di ::.trofinio e di batlitura, si sfilacciavano e le fibrille galleggianti sull' acqua andavano a riunirsi in una piccola insenatura ai piedi di Ts'ai Lun. Sul pelo dell' acqua si formò, dopo qualche tempo, un velo di fibrille ben feltrate che Ts'ai Lun osservò. raccolse con delicatezza e pose a seccare sulla erba. TI foglio secco e avente una cena consistenza. bianco, morbido, diede a Ts'ai Lun la grande idea. Quel foglio poteva ricevere la scrittura. La sua qualità di ministro gli giovò certamente per realizzare quell' idea, ma punroppo non ci sono noti i particolari delle pii me lavorazioni tenuti in gran se&>reto» m. finché il metodo di fabbricazione raggiunse, verso I' vm secolo, il Giappone, da cui iniziò a diffondersi verso "'Cfr G. BOTTO-MICCA e E. GRANDIS. Carta, esumo da Encirlopedia della Stampa, 5.E.l.. Torino 1969, pag. 4. 41 Occidente. in particolare ad opera dei commercianti Arabi. Intorno al Mille la carta cominciò ad essere prodotta in Egitto e tra il Millecento e il Milleduecento venne conosciuta in Europa attraverso i mercanti delle città marinare dell' Italia e della Spagna. li documento più antico esistente in Italia sulla fabbricazione della cruta si trova a Fabriano e si riferisce ad una fabbiicazione avvenuta nel 1283. I maestri fabrianesi realizzarono inoltre la prima collatura della Carla con colla animale cd inventarono la filigrana e le cosiddette «pile a maglio» (vasche meccaniche usate per la raffinazione dell' impasto libroso). prima macchina impiegata nella fabbricazione della carta, sostituita nel 1500 dalle vasche olandesi slilacciatrici e raffinatrici. Nel 1799 il francese Nicolas Louis Robert ideò la prima macchina continua capace di produrre un foglio continuo di carta della larghena di 60 cm. La formazione del foglio avveniva su di una cela senza fine della lunghezza di qualche metro, prototipo della tela di macchina delle attuali continue a tavola piana. Importante. fra il 1820 ed il 1825, il cambiamento nell' uso di materie prime: le fibre cellulosiche di diretta origine vegetale sostituiscono i cenci. Da questo momento in poi le invenzioni si susseguono numerose, accelerando così il progresso nella fabbricazione della carta. Proprio su tale processo puntiamo ora la nostra auenzione. 2. Descrizione sommaria del processo produ1tiro della ca11a. L' Enciclopedia italiana definisce la carta come «un foglio o nastro di superficie piana, di diverso spessore. costituita da minutissime fibre, disposte irregolarmente I' una rispetto ali' altra, addossantesi e feltrantesi fra di loro». La feltraJione è fondamentale per la formazione dcl foglio di carta, perché pem1ene che tra i fasci di molecole delle fibre cellulosiche si formino, una volta che si sia eliminala lacqua che esiste tra fibra e fibra, dci legami di natura chimico-tisica. Le materie prime utilizzate nel processo cartario sono molteplici. Fino al secolo scorso per la preparazione dell' impasto fibroso si usavano soprattutto stracci di cotone, lino e canapa. Queste materie prime sono oggi impiegate soltanto per fabbricare i tipi più fini di Carla, mentre per la produzione corrente vengono utilinate soprattutto le fibre di materiali legnosi. Le pac;tc di legno si preparano secondo tre diversi procedimenti dai quali prendono nome: MECCANTCO, CHlMlCO, SEMlCHIM ICO: a) le paste meccaniche di legno si ottengono suclclividenclo finemente il legno per mezzo di sfibratori o di raffinatori a dischi; b) le paste chimkhe <<Sono prodotte a partire dal legno, trattato con reattivi che portano in soluzione la maggior parte della lignina, ma lasciano quasi intatta la cellulosa, che viene recuperata sollo forma di fibre, morfologicamente uguali a quelle preesistenti nel legno. li trattamento avviene in autoclavi (bollitori) sotco pressione di vapore ed a temperatura di circa l 70°C» (2>; c) le paste semichimiche si ottengono trattando il legno con reattivi che eliminano solo una parte di lignina. Dopo questa operazione i minuzzoli si presentano ancora interi e per separare le fibre è necessario disintegrarli in raffinatori a dischi. La resa di queste paste rispetto al legno è molto maggiore di quella delle paste chimiche. Un posto importante nell' industria cartaria è inollre rappresentato dalla carta di 121 Voce ·Carta• in Gmnde Dizionario Fncidopedico UTET, Torino 1986, pag. 353. 42 macero che, dopo essere stata spappolala. viene sottoposta a trattamenti che eliminano l' inchiostro e le impurità grossolane. ottenendo così fibre di recupero impiegate in numerosi tipi di carta. A queste materie fondamentali vengono poi aggiunte alcune sostanze dene ausiliarie. che sono: - I COLLANTI: sostanze aggiunte alla pasta in piccole quantità per conferire alla carta determinati gradi di resistenza ed impermeabilità: - LE MATERIE DI CARICA: polveri insolubili in acqua generalmente mollo bianche (caolino, talco). usate soprauuno nella ca1ta da stampa e da scrivere. perché rendono la cruta più bianca, più opaca e più receniva per l'inchiostro da stampa: - I COLORANTI: sostanze capaci di fissarsi stabilmente e di colorare un detem1ìnato supporto in virtù di particolari reazioni chimiche che intervengono tra il supporto stesso e:.I il materiale colorante. Non dobbiamo infine dimenticare le materie prime ((a totale perdita di peso»: I' acqua e l'energia, entrambe utilinatc in quantità non indifferenti. A questo punto. dopo aver accennato ai tipi di sostanze ed alle mate1ie prime utilizzate principalmente nella produzione della carta. possiamo vedere più in generale l' incero processo che porta alla sua fabbricazione. <(Esso può essere suddiviso in quattro parti successive: - LA SPAPPOLATURA, che si ottiene mediante spappolatori idrodinamici ed ha lo scopo dì suddividere. sospendendole in soluzione acquosa, le varie sostanze fibrose; - LA RAFFINAZIONE. eseguita meccanicamente da macchine che comprimono e tagliano le fibre immerse sempre in acqua; - LA PREPARAZIONE DELL'IMPASTO, fase durante la quale le sostanze fibrose. a cui possono essere aggiunte le varie cariche ed i materiali collanti e coloranti. vengono impastate secondo le qualità e le dosi con-ispondenti al cipo di carta che si vuole produrre; - LA FORMAZIONE DEL FOGLIO, operazione per la quale vengono impiegale macchine costruite secondo il principio della macchina continua di L. Robert; queste macchine trasformano l' impasto fibroso in un nastro continuo» 0 1. L'utiliz1..0 crllamacchina continua in q;est'ultima fase ool processo. è foncblrcntale e pertanto è necessaiio spiega-e breven-.ente il funziooamento di tale macchina serve1roci anche di uno schema esplicativo che visualizzi l' intero proce.."-'>o di fabbricazione (v. grafiro). «L' impasto, ottenuto nella terza fase, attraverso la cassa d' afflusso, viene distribuito su una tela metallica continua e scorrevole 111 senso orinontale. sulla quale la carta assume già aspetto di foglio. liberandosi nel frattempo dell' acqua che sgocciola attraverso la tela metallica stessa. Sopra di questa è posto un cilindro scon·evole (ballerino) che ha la funzione di rendere uniforme. allo spessore voluto, il nastro cartaceo. Quest' ultimo scorre quindi attraverso una serie di presse costituite da due cilindri sovrapposli che comprimono la carta contro un anello di lana, che ne assorbe l' umidità residua, così da consentire il distacco del nastro dalla tela meccanica. Il nastro pa:.~a quindi in una batteria di cilindri essiccatoti. che hanno diversa temperatma in modo da consentire al foglio di uscire freddo: dopo la collatura 141 ed una prima lisciatura, il nastro viene arrotolato su rulli (bobine)>> • L' intero processo viene condotto mediante laiuto di un gran numero di strumenti automatici di regolazione e di registrazione. comandali da sensori di grammatura, umidità. O• Voce •Carta• in E11cìclopedia Scimtijìr11 Tm1im Gmwmi. Milano l 969. pag. 335. '" Ibidem. 43 mescolatoreAo' nastro trasportatore fabbrrcaz1one coll pasta d1 legno CARTA materia prima: legno (stracci e cartacce sescortecciatura guano altre lavorazioni) __...~ taglio dei - uonc~~ bt;ll sm1nuuatura O ~ ~~· ................. serbatoio della pasta r+-l ~ u In , "(' sbiancatura raffinatrice conica lìsc1v1atura raffinatrice [ olandese . J .. R ... -B ~m=3n separatore . , '- - •- 1 __. _ 1avamce mancese =d ,XJ MACCHINA CONTINUA ~ L tavola piana Schema cli fabl1ricazirm~ della caria con pai;ta di lt>o110. (da Enciclopedia ScientHica Tecnica,Garzanti, l'Ulano 1969,p. 339) spessore. colore, opacità, ecc. istallati direttamente in macchina. Il funzionamento di questi strumenti è coordinato e controllato da calcolatori che consentono di ridurre al minimo I' intervento umano nella condotta delle macchine. Le macchine continue moderne permettono di raggiungere velocità di produzione di 700/800 metri al minuto nelle macchine per caita da giornale e di oltte 1000 metri al minuto nelle macchine per carte speciali. E' dunque importante analizzare in dettaglio anche i diversi tipi di carta che possono venir prodoni e I' uso che di essi si fa. 3. /Pari tipi di carte. I tipi di carte che vengono prodoui sono numerosissimi. ma possono essere raggruppati a seconda del loro uso. Abbiamo: - CARTA DA GIORNALE. Si traila di una carta di basso costo anche in considerazione del fatto che viene richiesta in quantità enorme. Il requisito principale di questo tipo di caita è la regolarità assoluta del nastro, che vuol dire regolarità di grammatura. di spessore. di umidità, di incarco, di allestimento, in quanto le rotative per la stampa dci quotidiani debbono poter avere una velocità notevole. L'impasto per questo tipo di carta è formato per il 70% cb pasta-legno e per il 30% da cellulosa greggia, mentre non vengono generalmente usati materiali di carica e collanti. La carta da giornale si produce liscia o calandrata. - CARTA DA PERIODICI. E' un tipo di carta assai economica, anche se le materie prime sono di qualità superiori a quelle usate nella ca11a per quotidiani (60-70% di pastalegno bianchita e 30-40% di cellulosa di conifere): vengono utilizzati anche materiali di carica come il caolino o il talco, mentre non sono utiliuati i collanti. - CARTA PER STAMPA TIPOGRAFICA. Abbraccia una vastissima gamma di carte finissime (per esempio la cruta bibbia), fini, mezzofini, patinate, andanti. Sono caite morbide. poco coliate, molto bianche, perlopiù calandrate. La carica è presente generalmente in percentuali elevate: oltre al caolino si usa il carbonato di calcio, sia naturale che precipitato. - CARTA PER STAMPA IN OFFSET. Alcune esigen1e fondamentali per questo sistema di stampa sono: per la carca in formato il senso (cioè l'orientamento) di fibra. per le patinate la resistenza ali' acqua, e per tulle la buona collatura. Questo sistema di stampa consiste in un cilindro rivestito in gomma che preleva I' immagine dalla lastra metallica inchiostrata e la trasporta sulla carta. - CARTA PER STAMPA TN ROTO-OFFSET. L' asciugamento degli inchiostri in queste macchine può essere affidato: a) al l'assorbenza della carta (oltreché al tempo e all'ossidabilità degli inchiostri); b) al passaggio della carta su ci lindri caldi e/o lambiti da corrente di a.ria calda: c) alla scottatura in forno con fiamme dirette. Per ognuno di questi tipi di macchine occorre la carta adana con le atcitudini per i djversi sistemi. - CARTE PATINATE. Queste carte hanno uno strato di patina applicata alla loro superficie che migliora fortemente i due principali pregi delle carte da stampa. stampabilità e opacità: infatti nella carta patinata gli inchiostri da stampa danno un renùimento massimo, perché tendono a concentrarsi alla superficie del foglio. nella patina. Inoltre la forte quantità di pigmenti molto opachi presenti nella patina elimina quasi del tutto il trasparire della stampa sul lato opposto. Abbiamo numerosi tipi di caJ1a patinata: illustrazione, cromo, opaca per tipografia, opaca per offset, cartoncini. Tmportal1te nella stampa rotocalco ed offset dei 45 seni manali I' impiego della L. W.C. (Low Weight Coated), carta di bassa grammatura. leggera. economica. che con11cne per circa metà pasta mccca111ca cd unisce ad una buona opacità una ')tampabilità eccellente. - CARTA DA SCRIVERE FINC E QUADERNI. Questa carta deve essere moderatamente rigida. bianca. pulita. Deve avere un certo numero di doti estetiche che la facciano apparire gradevole all' occhio. La carta per quaderni deve essere poi rc.,1stente alla cancellatura. Nella fabbrica1ione delle cane da scrivere e utile impiegare cellulose alla soda bianchite. poco o niente pastalegno, poche cariche e amido nell' impasto. - CARTA IMPACCO. Viene usata per contenere, imballare. avvolgere le merci più svariate. La caranerislica più importante è dunque quella della resi-.tcnza che deve essere elevata. Tra le più importanti carte ncordiamo le kraft. le pergamini. la pergamena vegetale. la vehnJ. la monolucida. la cre<;pata, 11 camoscio. la paglia, la bigia e da banco. - CARTONCINI E CARTONI. S1 chiamano generalmente cartoncini le cane il cui peso supera 1 200g/mq e canom quelle 11 cui peso 5upera i 400g/mq. Il procesc;o produttivo dci cartoncini e <lei cartoni è assai simile a quello della carta; in genere per la loro fabbricazione vengono utilizzati pastalegno, cartaccia e paglia. I cartoni si distinguono prevalentemente per I' uso cui sono destinati o per il materiale con cui sono fabbricati: abbiamo così il cartone amianto. il cartone catrmnato, il carrone da segatura, il cartone impermeabile, etc. Il cartone ondulato infine è formato da due strati di carta Krafl cd un' anima di carta paglia opportunamente ondulata. III. L ' indu11tria d ella carta oggi. in Ita lia e n el mondo. I. l..<1 .\it11a;:Jo11e mondiale dC'll'ìndmtna c:anaria. L' economia dcli' industria della carta e caraucnllata dai forti condi11onamenti esercitali dalla diseguale d1stribt11ionc delle materie prime e dal ricorrente squilibrio trn domanda e offerta. Per quanto conceme il primo problema. I' utilizzo basilare delle varie essenze legnose nel processo cartario, ha dato origine ad una netta dicotomia tra paesi ricchi di foreste e paesi <love queste sono presenti in quantita limitate o addirinura nulle. Ciononostante 1uui i paesi indu..,trializzati hanno S\. iluppato un proprio settore cartano cd hanno attuato politiche miranti a proteggere cd a \Vtluppare la -.ilviculrura o hanno acquistato e gestito direttamcnh! la proprietà delle forc..,te. Queste dm:rse disponibilità di materie prime provocano cont111ue tensioni di prcuo sui mer~at1 111temazionali, dove i paesi con notevoli risorse forestali cercano di esportare sempre più prodotti finiti. mentre gli altri tentano di promuovere la produzione interna. ma sono ostacolati dal bisogno di comprare materie prime ali' estero a pre111 <;empre più alti. Per risolvere il problema tlclla carenza di offerta inter11111ionale di cellulosa, si sono provate varie soluzioni (pianwgioni cli alberi su vasta scala, riciclaggio della carta usata. utili11.o di paste di origine sintetica) risultate per lo più troppo costose cd a lungo termine. Il secondo problema, rappresentato dal periodico <.,quilibrio tra domanda ed offerta dci prodotti cartari, è dovuto in particolar modo all' ampliamento delle dimensioni degli impiJnti. che comporta anche IJ ricerca delle economie <li scala (ndu7ione dci costi unitari al cre...ccre delle dimensioni tlell'imprcsa) da parte dei produnon. li tuuo porta all'integr.u1onc -.empre più spinta del proc;e..,so produuivo cd alla fonna11one di un mercato di tipo oligopolistico (mercato 1n cui un numero ristretto <li 1mpre'>c controlla la produ1ione). 46 2. w situazione italiana del/' industria cartaria. L' induslria italiana della carta ha una struttura produttiva pesantemente influenzala dal sistema prote1ionistico di cui ha usufruito sino alla seconda guerra mondiale. Essendo infatti entrata in crisi intorno agli anni dell' Unità d' Italia, si era cercato mediante elevate barriere doganali di farla prosperare sul mercato interno, tralasciando però le carenze strutturali che si andavano accumulando. La produzione raggiunse i massimi livelli negli anni 1930-40 grazie al ruolo trainante esercilato dal gruppo Burgo ed alla costituzione dell'Ente Nazionale per la Cellulosa e la Carta nell'ambito della politica autarchica perseguita dal fascismo. In seguito la soppressione dei dazi doganali, la debole strunura del settore (numero eccessivo e piccolissime dimensioni delle unità produttive, macchinari scadenti. scarsa diffusione del lavoro a ciclo continuo), la mancanza continua di materie prime hanno dctenninato I' inizio della crisi. Sono inoltre sempre mancati interventi di carattere legislativo per la riforestazione, atruati invece negli altri paesi in difficoltà. «Esiste unicamente un progetto di legge a favore della silvicoltura. presentato al Parlamento alla fine del 1972, che prevede contributi in conto capitale, mutui a tasso agevolato, I' istituzione e la regolamentazione delle :,ocietà forestali già previste dalle disposizioni comuniu1rie, e I' iscrizione delle spese autorizzale sul fondo del Ministero dell'Agricoltura e delle Foreste per lungo periodo allo scopo di assicurare conlinuità a questi impegni» <5l . Attualmente gli stabi limenti sono concentrati prevalentemente nell' Italia centroseuentrionale e specialmente in Toscana e Lombardia, ma vi sono unità produttive di grandi dimensioni anche nel Mezzogiorno. Le varie imprese italiane della carta sono poi classificabili in: - private (Burgo. Binda. Cartiere di Verona) - pubbliche (Azienda Tabacchi Italiana. Cartiere Miliani-Fabriano) - a parlecipazione slalale (C.R.D.M. e C.l.R.) - private ma con una pesante situazione debitoria nei confronti della finanza pubblica (Cartiera Vita Mayer. Gruppo Timavo-Arbatax). Per quanto riguarda gli investimenti italiani ali' estero essi sono sempre stali ridotti o limitati a consociate per la comm(.rcializzazione dei prodotti o a partecipazione a proprietà forestali cd in fabbriche di cellulosa per potere esercitare un certo controllo su di una quota della materia prima necessaria. Tmportantc, nei primi anni '70. il caso di alcune crutiere nazionali (Binda. C.R.D.M .. Tolmeno. Prealpine) ciascuna con I' 8.5% del capitale sociale e con diritto di prelievo sino al 17% della produzione di uno stabilimento canadese cli cellulosa. Questa partecipazione ha assicurato pos:.ibilità di approvvigionamento anche nei momenti di tensione dei prezzi internazionali e di carenza delle materie prime. Gli inveslimcnti esteri nell' industria ilaliana si hanno soprattutto negli anni '60 e con scopi ben precisi, quali: assicurare sbocchi produttivi, disporre di unità produttive ali' interno della C.E.E., ecc. Tn seguito il mercalo italiano viene quasi lotalmente abbandonato a causa dcl cambiamento delle prospeuive di un rapido sviluppo della domanda italiana di prodotti cartari e della quasi totnlc assenza di diversità nei costi dcl lavoro. '"Cfr. F. G013l30. l'indt1$n11 iral111t111 drllam1ur: u11 olitfipolio m1fi" rfrtt o, il Mu iro, Bol ogna l 974. pag. 30. 47 IV. La produzione della ca rta nella Binda. I I pruni cento anni. Nel contesto generale dell'industria della cana in Italia si inseri-,ce i I di..,cor-.o della caniera Binda, esempio d1 industrializzazione milanese a partire dalla seconda metà dcli' 800. Questa cartiera. fondata nel 1855, ha dunque una lungu Moria alle proprie spalle, e questa storia ha influito notevolmente sulla produzione dellu cartiera. f-òondarnentalmente, comunque. lu storia della produzione può essere suddivisa in tre periodi principali: il primo periodo va I.lai 1855 ai primi anni dcl '900, il secondo va dal 1920 al 1950, cd il terzo dal 1950 fino a1 giorni nostri. - PRIMO PERIODO. Durante questi anni furono utili11ate \arie materie prime, tra cui ..,oprattutto stracci. piante annuali. ritagli di scarti di tes'>itura e materie «aU'>iliarie» come il ge ...so. il caolino. il Lalco, la colla vegetale. la gelatina annuale. In questi primi anni l'apparato tecnologico per la produ1ione della cana era elementare e consisteva principalmente in vasche di pietra, nelle quali era introdotta la materiu prima, pestelli in legno mossi con ruote idrauliche per l' 11npasto del materiale, raffinatori a cilindri olandesi, macchine continue costituite da soli elementi essenziali (telai c<l e\siccatori), macchine semplici di taglio e confezione delle risme utiliLZate soltanto u prodotto ultimato. La carta così prodoua era tra,ponata. per la produ.lione. mediante traini guidati da cavalli lungo il naviglio. Il la,·oro produnivo di questi primi anni, sebbene aiutato in parte da un apparato tecnologico. gravava soprattutto '>Ulla manodopera. a cui .,pcttava il compito di cernita e pul111a deglì '>tracci ('>celti per colore e tipo di tessum e '>Uccess1vamcnte lavati e cotti in appo'>it1 bollitori a vapore con calce cd altre sostanze), seguita dal!' emissione delle materie prime nelle vasche. In questa prima fm,e le Cartiere Binda producevano vari tipi di carta tra cui: cruta d1 giornale. cana da pacco, carta per scrivere e carta per calendari, quaderni, manifesti. documenti. - SI!CONDO PERIODO. In questi anni furono operati i pnm1 cambìamcnti inerenti alla scelta della materia prima. In panicolar modo venne sfruuata maggiormente la cellulosa ùl insieme alle materie prime già adottate precedentemente furono introdotte le paste chimiche e gli additi\.1 -.1meticì. La tecnologia divenne sempre più elahor.11a e -.pecìfica: furono adottati nuovi tipi di raflinatori :vionall da motori elettrici, patinutnc1, macchine continue con 1fopo'>itivi tecnici. taglierine elettriche per il taglio e la confc1ione di fogli ad alta pcrfc1ionc cd apparecchiature elettromeccaniche per la rcgola1ione dcli' umìdità e dello spessore dci fogli. Anche il trasporto subì dci cambiamenti: i prodotti ultimati venivano trasferiti per mc110 di carri ferroviari (la Conca Fallata &,poneva ìnfatti di una statione interna), inoltre la rete commerciale sfruttava numero'.->i depositi nei grandi centri urbani. In questo periodo fu fondato anche un laboratorio f)i.!f 1controlli di qualità e ricerca di nuovi prodotti e le CartJere Binda rifornirono i loro depositi di cane di ogni genere. in aggiunta a quelle già men1ionate nel periodo precedente: carta patinata, cana per lucidi. pi.!r alimenti. cane fotografiche. parnflinatc e cane valori. Con la seconda guerra mondiale però I' e'lpansione del gruppo Binda ..,, arre-.tò e lentamente furono chiuse molte caniere. 48 - Tf:.RZO PERIODO. Nel dopoguerra il grnnde bbogno di cana favorì la rapida ripresa della C<utiera Binda. Per quanto riguarda le matcne prime. la cellulosa divenne la componente principale della carta (furono per que..,to acqui..,tati nUO\ i centri forc..,tali per l'estrazione di questo materiale ricavato dal legno). furono inoltre utilizzati anche ti cuolino. il biossido dt titanio, il carbonato di calcio, i coloranti sintetici ed i collanti sintetici. L' apparato tecnologico fu ampiamente !-.Viluppato: vennero impiegati raffinatori di nuova concezione, furono perfe?ionati i macchinari, introdotti i calcolatori e depuratori per le acque reflue. Un altro dato importante leguto alla struttura interna della Binda e indice dello sviluppo avvenuto in que.,to terzo pc1iodo è I' introdulione di cabine insonori/late per la riduzione dcli' inquinamento acu ... tico. La produzione dci precedenti tipi di carta però Jd un ceno punto viene completamente abbandonam e la caniera Binda :.i .,pcciulizL.t nella produtione dì C<U1C <,pcc1ah, quali laminati plastìl 1, \crografia. nastri ade ...ivi. a-.1ucci. carta autocopiante (\', tabella). 2. L"fa.1e produ11iva più rccl'llf<' •!» .Fino alia ~me de~li anni '50 la curticra Binda produceva la «cana classica convenzionale»: carta protocollo. per quadenu, per buMe. da corrisponden1a di lusso (es. diplomatica). carta da disegno. biglietti per le ferrovie. carte geografiche. La concorren1a nazionale ed intcma1ionak. la crescence richic..,ta d1 altri tipi di carta, co::.trin!>cro la direzione della cartiera. in quegli anni nelle mani di Sandro Cirla. a modificare la produ1ione del!' intera f'lbbrica e ad intraprendere la via dcl laminato plastico: laminato cartaceo d1 supporto da impregnare per produrre laminali 1ipo formica. utilizzati ncll' arredamento. soprattuno di ; ucme. e nella co.,truzione di elettrodome,uc1. Questo prodotto vel'ne però ben presto so~tituìto a cau..,a della diminuita richie.,ta di mercato dalla carta autocopia111c. Questo tipo di carta che. pnma della recente crisi. copma circa il 90% dcli' intera produ1ione dello stabilimento è compoi.ta da tre fogli: T/R/M. Il !-.econdo riceve la scrittura dal foglio «T » (trasmittente) e la trasmcue a sua volta al fog lio «R» (ricevente). Nella parte sotw~tantc dcl fog lio «T )> !-ii trovano delle microcap..,ulc, invi-.ibili ad occhio nudo. da cui. sotto la pressione di matite. penne. ccc. fuoriesce dcli' inchio..,tro che si combina con dclll' -;o.,tanze di cui è patinato il foglio «R)> lasciando la 1raccrn '>li queM'ultimo. Un'unica macchina, la numero 5. patinava la carta ricevente. mentre altre macchine inchiostra\. ano quella Lrm.miuente. li riciclo di que..,to tipo di cana è limitato in quanto, prima di tulio. è necc..,..,ario d1,inchio~trare le microcap-.ulc: mentre é impo-.-.ibilc ricavare carta autocopiante da cana ncidata di qualunque tipo. In ambito nazionale la cartiera di Conca Fallata producc\.<1 il 60% della earta autocopiante italiana. circa 1.000 quintali ::11 giorno. denominata con un proprio marchio: CARTA BIPLURA. Le materie prime della carta, oggi l' in pa1·sa10. La carta che oggi cono...ciamo è di origine vegetale e più precisamente è compo.,ta dalla cellulosa che si trova all'interno dei tronchi degh alberi: ma non è sempre ~tato così : - un pnmo tentativo di creare una carta poco pregiata si è avuto con I' utilizzo di paglia a) !•1 l e informuioni -.ano n<.IUIC d~ll'intcn· ìst.l al s1g. '-. creo Fabbri, tecnico della canicra, e al ,;g. Rohato Co\\.trO, diretto re dello mbìlimcnco d 1 Conca Falla ta. 49 TABELLA RIASSUNTIVA PERIODO 1855 1 primi wtni del '900 MATERIA PRIMA APPARATO TECNOLOGICO -quadetrw • Vl9Che ~ pietra - pestel~ in legno mossi con ruote Idra~ llche • raffinatori a cilindri • peglla di "900 o rDgl e SC8l1I di tessltura • milteria llUSlllarill caolino, gesso, talco, cdla vegetale, gelatina annuale • meivfesll ·clocumwil . nwc:a- conllnUe • pesta di legno • carta patinala • ce!luloA • peste c!wniche - matene austlllne • cal1a per lucidi • per almenb -~ canapa,cotone) TIPOLOGIA DI LAVORO I . i:-ta cl legno ·stracci • piante annuali (lino, 1920/1950 TIPO DI CARTA '* • l8tticl natinl • •midi • C8$elna ·ganeie • carte da pacçc> • carta per saivere -calendari olandell con SOi tllmenlJ essenzlak (telai ed essi- caton) • mac:chine aempl!ci di tagilO • confwonl dellename • carte fotog'1S11che e parafllnlte • carte valori -additJvl~ • nuovi Upl di ralfinatofi azionati di rnolofi elettnci • patinatncl - rnacx:twie COllMue con d!SpOSllM tecrnc1 • tagllernw eletlrlche per i.glio e confezione fogll ad ... perfezione -~· ~ per regolazione ~ <frtà e ape&IOl'e fogll c11· 1950 ai giorni -~11100% notll1 • c:aoino • booaldo di tar.o • cart>onato di~ • coloranti sinteeltcl • coClan!I slnte!Jci • calle special lalTWWll plasba . Ql'ograna, nastri adesivi, astucci, carta •utocopente • ratftNlcri di nucw concezione • perf11ZJOM1'1'181" maccNnari - impiego de calcola- ton • depunllol1 llCqUe reb e conlezione del prodotto . •lesti"*"'° pertlcolaregglato (O. Miehela Fabbri. 100 l.nri d ltldi5'111itznvone • lrflM>o, I T _,. scolastJca, l.Joeo •Alende., 1~1 datliloscnlto) ceso delt C.!Nta Binde • cema,pWzia e i . WlgglO degl str.cd. effettuato • mano - riempimento Vll9Che con matn prima, ef. fettuato da meno dopera • azionalTlelWo maochine ad opera di energia ldfllulica - tra!ljlOlto prodotto ulbmato per mezzo cl trar.I guodatJ da cavai kl"GO I IWY'gtio - semi automazione urutà a laYOro manu&le • traspono prodollo con 11.tocam • cani fernMll1 (stazlone Intema) • fondazione dì un labonltono c:hmco-lisco per i cxmoll di~ lltà e nc:«ca di nuovi prodotti • automazione completa • nduzlone elemenb Inquinamento ecustx:o e ambientale (cabine lnsonortznt•) -AO~ dlqudil tritata, imbianchita con calce viva, troppo debole per essere utilizzata nella stampa; - successivamenie si è passati all'utilizzo di cenci di lino, cotone ed altri tessuti di origine vegetale: il processo che permetteva la fom1azione della carta era molto lungo (cernita, macero, sfilacciatura, raffinatma per ridurre le fibre lunghe del tessuto a fibre eone, sbiancatura), richiedeva una ingente quantità di cenci e la non present.a di sostanze sintetiche ali' interno di essi. b) Le fasi del processo produttiFo. li processo produuivo inizia con I' abbattimento degli alberi ed il loro trasporto; nel caso particolare della Cartiera Binda essa importa la materia prima, la cellulosa, dal Brasile e dal Canada. L' albero viene scortecciato e sminuzzato. da circa un quintale di legno si riescono a ricavare 40 Kg di cellulosa, il materiale di scarto viene in genere o bruciato o triturato. La cellulosa così ricavata è sminuuata e bollita in sostan1.e acide o alcaline per essere ripulita da materiali, quali la resina, dannosi alle macchine, è successivamente sbiancata e divisa dalle sostan7e in cui è stata precedentemente bollita e così pulita viene raffinata in dischi rotanti a lame in presenza di acqua. La cellulosa usata nella produzione della carta proviene da due diversi tipi di piante: q.ielle a fibra lunga (conifere) e quelle a fibra co11a (per esempio la betulla). Un impasto pronto a diventare un foglio di carta è generalmente composto da entrambe: la fibra lunga, molto costosa a causa del lento !>Viluppo delle conifere, da sola produce un foglio «rugoso» poco adatto alla stampa, la fibra corta rimedia a ciò ponendosi negli spazi vuoti creando un foglio liscio, aiutata dal caolino (idrosilicato di alluminio) che, oltre a rendere la carta morbida. le confetisce anche una certa resistenza indispensabile per il suo uso industriale. I residui del processo vengono infine riutilinati: le resine producono la colla, le sostanze usate per la bollitura sono impiegate una seconda volta per cellulose che rimarranno maJToni (per esempio la carta da pacchi) e che non ripulite saranno poi molto resistenti; I' acqua invece vien\! filtrata attraverso una pasta ancora vergine che trattiene il caolino. il collante e altre sostanze. Tutto quello che non può più essere recuperato viene, passando attraverso un depuratore, riversato nel Lambro o dato ad altre fabbriche per fame un uso industriale. L'organi:.;.azione intema della cartiera. I lavoratori ali' interno dell' industtia erano, prima della crisi e dei conseguenti licenziamenti. circa 320, di cui solo 40 erano impiegati nei lavori d' ufficio. Ali' interno della ca1tiera esiste infatti una scala gerarchica: I. Direttore: sovrintende a tutte le attività della cartiera e dipende dalla sede centrale. Il. Dirigenti di ogni settore: delle vendite. delle tecnologie. delle compere. del personale e delle materie prime. m. Tecnici: addetti alla produzione della carta o aJI' impiantistica della fabbrica. IV. Capireparto: ingegneri e periti. V. Assistenti ai capirepa110. VI. Operai: quasi unicamente uomini, possiedono tutti almeno la licenza di terza media e si dividono a loro volta in: a) addetti alla raffinazione; b) conduttore o capomacchina; c) primo aiuto dt!I conduttore; d) operai qualificati (coloro che ribobinano la carta, caricano la cellulosa e preparano gli additivi) c) 51 La cartiera si divide infine in vari reparti: I. Reparto fabbricazione: diviso in una zona per la produzione di pannelli e m una più moderna per quella della BTPLURA. IL Reparto patinatura: produce le capsule per la carta trasmittente. m. Reparto allestimento: qui la carta prodotta in rotoli viene tagliata per consentirne i I trasporto e la spedizione. TV. Reparto rotocalco: la carta per laminati plastici viene colorata a tinta unita o con un qualunque disegno richiesto. V. Reparto impregnazione: grazie all' applicazione (impregnazione) di diverse resine speciali, la carta decorativa così ottenuta sarà destinata o alla produzione di laminati plastici o all'impiallacciatura artificiale. VI. Reparto spedizione. VII. Reparto preparazione capsu le per la carta «R». VITT. Centrale termoelettrica: produce I' energia che a sua volta fornisce vapore ed ruia compressa, indispensabili per il funzionamento delle macchine. TX. Reparto manutenzione: si occupa del buon funzionamento dell' intera fabbrica. X. Laboratorio periti elettronici. V. Co nclusio ne. Abbiamo tracciato gli clementi essenziali del processo produttivo della Binda come fabbrica della carta, senza pretesa di completezza data la complessità dei fattori dl considerare: quelli tecnologici, quelli merceologici, quelli chimici, quelli commerciali, ecc. Come analizzato in altre parti di questo lavoro, da alcuni mesi (gennaio '94) la cruticra è sostanzialmente ferma e i lavoratori in cassa integrazione, per motivi di natura finanziaria imputabili alla gestione dcl gruppo Sortrici ed alla politica delle banche credi trici. La chiusura della Binda sarebbe una grave perdita per la città: un segno ulteriore di quella deindustrializzaJione che mortifica la speranza di un futuro professionale nell' industria in chi. come noi, si prepara con gli studi liceali. Anche per questo la cartiera deve essere salvata e riavviata verso una nuova fase produttiva. 52 IV I LAVORA TORI DELLA CARTIERA BINDA N ELLA STORIA DEL MOVIMENTO OPERAIO ITALIANO E MILANESE di Andrea Lanza I. La Binda come grande industria dell'800. «Vogliono ch iudere lo stabilimento di Conca Fall ata; la fabbrica di Conca Fallata risale al 1855, e faceva ali' epoca bottoni, e noi non vogli amo lasciarla chiudere». dichiara una delegata ni dcl consiglio di fabbrica. L'apertura dello stabilimento Binda di Conca Fallata rii.aie infarti proprio al 1855, quando Ambrogio Binda fondò una società in accomandita per azioni. TI capitale iniziale ammontava a 500mila lire, distribuito fra trentalré soci. Nel giro di qualche anno, gra?ie anche allo sforzo di alcuni amici e al proprio succei.so aziendale, riuscì ad acquistare una cartiera a Vaprio d'Adda e una fabbrica di pettini e a fondame una di bottoni 1 ~ 1 • La Binda si pone quindi subito tra le nuove grandi fabbriche di Milano. e d' Italia: In questa fabbrica infatti erano impiegati nel 1862 circa 330 operai e nel 188 l addirittura 700; si pensi che nei Corpi santi 0> vi erano in tutto 186 stabilimenti che occupavano 6.641 operai '41 • L' imporcanza della Binda non è dovuta in quegl i anni unicamente alla sua grandezza. essa si organizza subito come una fabb1ica moderna: la sua produzione si caratterizza per la modernità delle macchine e per la ragionata divisione del lavoro. Ambrogio Binda riesce ad ottenere, grazie ad un comportamento paternalistico e dispotico, un'ottima disciplina operaia. La Binda è un esempio chiaro della condizione operaia a metà del secolo scorso, quando cioè incominciavano a sorgere le prime grandi fabbriche e si andava formando in Italia (con Milano, Torino e Firenze in testa) la classe operaia. ancora relativamente marginale cd estremamente eterogenea. La maggioranza degli operai della Binda provengono di rettamente dalle campagne e sono ancora «abbasran7a plasmabili da poterli assoggcnare alla nuova organizzazione della produzione e del lavoro» '~ 1 • Prevalentemente donne ( 180 su 330 nel 1862 e 500 su 700 nel 1881 ), ma anche fanciulle e fanciulli, questi lavoratori sono sottoposti a turni di 12 ore ed oltre, spesso in luoghi umidi e polverosi. Le norme antinfortunistiche non esist0no, mentre la microdivisione della produzione e la circoscrizione del!' intera vita nel ristretto territorio della '" lmcrvista a Silvana Grassi, dclegar;1 UIL nel consiglio di fabbrica. w Cfr. V. HUNECKE, Classf qpern111 e rivo/11vQ11eindwtrialn1 Milano, li Mulino, Bologna 1982. '" I Corpi Sanci erano le zone fuori dalle porte. nuovi quartieri o vecchi paesi di campagna ormai entrati a far pane della 1.ona metropolirana di Milano. 1•• Dati dell'inchic;ra ministeriale St~ •lavoro negli srabilimcmi industriali• relativi al 1872-'73. (cfr. F. DELLA PERU I A, Mihmo, lavoro e fabbrica 1825-1914, r. Angeli. Milano 1987, pag. 59). 1 1 ~ Cfr. V. HUNECKE, cir.. pag. 177. 53 fabbrica e della Ca'>a tolgono al lavorarorc qualsi~i possibilità di e'>perien7e diver-.e da quelle dell'azienda fino ad eliminare quasi ogni b1'>ogno. Da qucst:.1 r.ip1da descrizione della condizione dci lavoratori della Binda è facile intuire in quali difficoltà sia maturato il movimento operaio e sopraltutlo la sua coscicn1.a di c:la'>'>C. In fabbriche come questa il lavoratore non aveva i meui. né il tempo, di conoscere nient' altro che le macchine con cui lavorava, i colleghi e il padrone che gli dava la pO'>'>ibilità di '>Oprav-.1vere; gli oper.u non potevano prendere coscienza. come classe, del proprio ruolo nella società e. come and1vidu1, dei propri d1ritt1. Alla Binda c'era per esempio un a'iilo e una scuola elementare. JI controllo diretto dcli' istruzione dci propri dipendenti è certamente fondamentale: significa negare la po.,sibilità di formare una coscicn1a critica tra i lavoratori; questo ci appare ancora più evidente se pensiamo che i giovani scolari avevano la pos'>ihilità di leggere, come esempio d1 pos-,ibilità di a'>CC'>a c,ociale proprio la vita di Ambrogio Binda. nel libro d1 A. Caprari Ambrogio Binda, racconto di A.C. ad 11 .\ 0 d1 le1111ra nelle scuole primarie specie nelle serali per artigiani '6 ' . L' atteggiamento paternalistico d1 Ambrogio Binda e I' isolamento in cui vivevano gli operai dello stabilimento di Conca Fallata sono probabilmente la causa della mancata partecipazione di questi lavoratori alle prime lotte della classe operaia italiana; mancata pre<,cnza che '>Ì dc~ume dalla totale assenza di riferimenti a que'>ta realtà nei documenti e nelle ricostru1io111 di quegli anni. Ma esi'>tC un altro motivo: le fabbriche Binda, compresa quindi di Conca Fallata. furono tra le primis'>ime in Italia ad avere una propria Ca-.sa d1 muto soccor...o. organiuata dal padrone stes'>o 1 ' . Questo da una pai1c comportava una maggiore ..,icurcua economica dci lavoratori in caso di malattia o d1 incidente, dall'altra un maggior legame tra operai e padronato impediva materialmente ai la' oratori di organi11ar.,1 autonomamente: «infatti con tutta la migliore volontà non potevano addossarsi, oltre al contributo obbligatorio per la cassa atiendale, un ulteriore onere finan1iario di I 5 o 20 ccntc-.1m1 alla serti mana per il contributo ad una libera as.,~ia7ione operaia ~'"• . Ci <,arà quindi un allontanamento dalle prime lotte operaie da prute di queUe fabbriche prive d1 organillazioni autonome, soprattuuo quando il movimento operaio, con la progressiva conquista di una propria coscien1a di cla-.-.e. assumerà prima tinte dcrnocratico-ma71intanc e succes.,ivamcnte. negli ultimi due decenni dcl secolo. sceglierà, come via per la propria emancipazione, la lotta di cla<.,se. Il. La Binda nella prima metà del nostro secolo. La Binda di Conca Fallata. che alla sua fondatione era nata come una grJnde fabbnca 1mponantc nel panorama milanese. perde, verso la fine del secolo, que-.to ruolo; il modello fordi-.ta i: or.i diffu..,o e '>Oprattutto lo stabilimento rimane isolato geogmficamente da quella che <;1 sta delineando come la 1ona 111du.,triale, la c111tura settentrionale d1 Milano. 1" Ibidem p.1g.•B I. 1 ' Ibidem, pag. •Hl. · lb1Jcm, pag. ·U2. 54 Nella periferia meridionale lunica allra grande fabbrica è la Richard Ginori <91 ; amministrata dal padrone con altrettanto paternalismo come la Binda. fa anch' essa parte dei primi casi di Cassa di mutuo soccorso interna. Sono soprauuuo questi fattori che ci permenono di capire come mai i maggiori luoghi di scontri e di barricate nei moti dcl 1898 sono, a Milano, nella zona settentrionale. e solo pochi sono registrati nei dintorni di Porta Ticinese; zona per altro molto povera e quindi potenzialmente calda anche a prescindere dalla presenza della fabbrica 1101 • L' isolamento di queste due fabbriche dal movimento operaio milanese prosegue anche nei primi decenni del nostro secolo; probabilmente anche a causa della provenienLa della quasi totalità dei propri dipendenti dalle campagne limitrofe, esse non vengono coinvolte neanche nei momenti di grande partecipatione operaia come furono gli anni del «biennio rosso» <lii. Così mentre «la prima cosa che colpisce chi arriva a Milano (da Torino probabilmente) è il grande numero di bandiere rosse che sventolano in tulle le ciminiere, su tutti i comignoli» 021 , mentre numerosissime fabbriche vengono occupate nel Nord d' Italia e mentre matura, anche grazie al fondamentale apporto di Antonio Gramsci. I' elaborazione teorica a proposito del ruolo dei sindacati e dei consigli di fabbrica ali' interno del movimento operaio che ora si pone con forza fini rivoluzionari, probabilmente negli stabilimenti Binda lattività produuiva continua pressoché nonnalmente. Anche nei òxenni succes;ivi, cbpo l'instaurazione d:l regime fascista, il centro rei movimento operaio, ora costrctto ad agire clanili;tinamente, continua ad essere la zona Nord di Milano: i grandi stabilimenti d:lla Falck, della Magneti Marelli, rella Pirelli e rella Brcm <111 . Le lolle operaie. che svolsero un fondamentale ruolo nella lotta antifascista, a cominciare dai grandi scioperi del mano 1943, partirono proprio dalle fabbriche della cintura settentrionale. Gli scioperi si estesero nel dicembre dello stesso anno e nelle due primavere successive di gue1Ta a tutta la cillà. Gli operai Binda di oggi, anche i più anziani, non hanno memoria di scioperi in quegli anni all' interno dello stabilimento di Conca Fallata. ln realtà sembra molto probabile che questi ci siano stati. Le loue nelle fabbriche si diffusero effettivamente anche nelle industrie minori, e inoltre la zona limitrofa alla Binda fu molto interessata dalla lotta partigiana. Erano attive in questa zona ben due Squadre d' azione partigiana <1 4 1 : le loro azioni consistevano sopralluno nel sabotaggio e in rapidi scontri a fuoco con le colonne tedesche transitanti sulla Pavese e nel recupero notturno delle armi cadute nel Naviglio. inoltre nella non lontana Graziali si verificò l' occupazione della fabbrica, cui seguì per la prima volta a Milano la fucilazione del padrone, collaboratore del 191 La oggi lo Ric:hard Ginori produceva ceramiche e sorgeva sul NJviglio Grande poco fuori d.1 San Cristoforo; e le case operaie (riconosciute come pacnmomo Jrmcico). '>Opravvivono parLialmente st~bilimcnto sovra~tJti dai grauacicli Ligrcsci. 0 111 Per una ricostruzione geogrJfìca degli scontri nei moti dd 1898 a Milano è utile confrontare la tavola a pag. 321 del primo volume d1 Renzo OEL CARRIA. Prolctnri smzn m•ofuzionr. Edi7.Ìont Oriente, Milano 1970. 011 Cfr. R. DEL CARRIA, rn. e r. SPRJANO. L 'ocmpr1zio11e tielle fr1bbrirhe. Ein.1udi, Torino 1964. Cfr. ·Avanti!•, 5 ~ettembrc 1920. in P SPRIANO, cic.. pag.195. Cfr. la rd:uionc dcl .j • C.ongrc:550 milanese dd PCd'I. ccnuco clandcstinamemc •in un'o,ccria d1 fuori porta•, nd m.u7.0 o nell'aprile 1931. in Tsriruto mil.111ese per la Storia della Resistenza e dcl Movimento operaio, I •U> 1111 congressr Mi ro1111111isli miform, F. Angeli, Milano 1986. voi. I". pp.70-75. "" Erano dctivi nella 1.on~ la 113 e la 114 SAP Garibaldi (cfr. M. ALLODI e M. FRANCESCH I, LJ, du1•e la citrà L'rl tp1wn11dosi 1•erso /,1 l'11mp11g11n. ed. Nuovo Mondo. Milano 1989. 55 regime fascista e delle truppe d'occupazione na1iste, e il tentativo di autoge.,urc la fabbrica; e..,perimento fallito a causa del forte boicottaggio attuato dal padronato con cui gh operai dovevano commerciare. lii . La Binda nel secondo dopoguerra. Il movimento operaio dopo la Libera/ione poteva finalmente tornare ad orgamzzarsì liberamente alla luce dcl sole, anche se la nuova Italia cm profondamente diver-.a da quella per cui avevano lottalo molti partigiani; la situazione dcl proletariato italiano non venne mai affrontata seriamente se non come problema di ordine pubblico: la repressione fu spesso violenta e dì quegli anni sono rimaste tristemente celebri le camionette di Scelba. li centro delle lotte milanesi continuò ad essere la 1ona settentrionale, la periferia meridionale era ancora poco indu..,triaht tata. Fu con gli anni sessanta, ma poi ancora di più negli anni settanta, che la Lona 15 si tra..,formò notevolmente; questo avvenne -.oprattutto anche m seguito alle grandi ondate migratorie dal Sud. Ai vecchi quartieri proletari d' epoca fascista si aggiungono nuove tXI immense aree di cdili1ia popolare. E' in questo nuovo contesto sociale che alla Binda si wiluppò un movimento operaio. IV. Anni '60: l'inizio d elle lotte o pera ie alla Binda. E' proprio mentre avvengono queste fondamentali trasfonna1ioni nella Lona limitrofa che anche all'interno della Binda gli operai incominciano a porsi diversameme ver-.o il proprio lavoro e sopranutto ri-.pcllo al padronato. Negli anni ses..anta la rapprc-.cntanza dci lavoratori era costituita dalla Commissione interna. m base ali' Accordo mterconfedemle. composta da quattro lavoratori. per i circa trecento lavoratori della Bmda. l'<cssuno di questi rappresentanti cm tutelato: «Normalmente nelle fabbriche si riusciva o a isolare quelli della Commissione interna, cioè metterli in un posto di lavoro talmente lontano che non potevano essere in contatto con la gente, oppure si buttavano addirittura fuori; si potevano trovare tulle le scuse possibi li e 11nmaginabili per poter prendere dci provvedimenti di..,ciphnari a carico di questi, perché non c..i..,tcva nessuna tutela» '~'. La capacità di ...alvaguardare la qualità delle condi11oni di lavoro da parte di questa commis..,ione era praticamente nulla, ncorda infatti un lavoratore: «La -.itua11one dell' <vicnda, dal punto d1 v1-.ta dei lavoratori. era estremamente grave in quanto non esisteva a-.solutamentc niente che potesse salvaguardare la salute dci lavoratori, cioè le cond iLioni erano precarie. Tenete conto che gli infortuni erano ogni anno pari al cinquanta per cento dei dipendenti; quc ..to vuol dire che ogni due anni, poco o tanto. -.i facevano male tutti. Servizi igienici. non ne parliamo. L' acqua calda non esisteva. gli 'pogliatoi erano allagati [... 1 L' orario di lavoro era .,ulla carta di quarantotto ore. la pratica dello straordinario cm la pratica quotidiana. ìn quanto I' orario, quasi nom1almcnte per tutti. era di dodici ore. oltre al fatto che si lavorava sci giorni su sette, e <,Cile giorni su selle nella maggior parte dci reparti. cm lniervi>!.l JI 'ig. Villa. operaio <kll.1 Rind.1 di Conc.i f-;illa1;1 dJI 1964. 56 dove '>i \'eni\'a per pulizie o CO\e dcl genere». Da quesce parole emerge chiaramente I' immagine della Binda di quegh anni, e più in gcner.tle di cune le indw,cnc medio-piccole della nostra regione. Come ai giorni nostri. anche allora le aziende con rclall\amcnte pochi dipendenti erano quelle m cui la qualitl1 delle condi7ion1 di la\'oro erano pit1 ba-,sc; in questi luoghi, e oltremodo net piccoli stabilimenti, la sindacali11azione, incesa anche solo come la conoscenza dci propri d1rini e dei metodi con cui rivendicarli, è da sempre bussissima. r sindacaù difficilmente hanno la capacita e le energie per radicarsi in t.ulte queste piccole realtà e i lavoratori sono solloposti ad un pit1 i.trctto controllo. Ma alla Binda c'era un ulteriore fauore: la maggionin1a dci dipcndenù viveva nelle campa~ne. e cioè senza la pOs'>1bilità di maturare. aJ dt fuon della fabbrica. una propria coscicnz<l politica. A prova di questo ancora le parole dcl lavoratore Villa: «Non si era mai fotto uno sciopero. cioè alla Binda da quando c' era memona \IOrìca. memoria storica di chi lavorava qua[ ... ] Quando diciamo 'ncs\uno faceva gh scioperi' chi faceva gli sciopcn erano nonnalmcnte i quattro della Commissione interna. che 'e ne '>la\'ano fuori belli tranquilli. Teniamo conto che chi allora em nella Commissione interna lo faceva perché ve111va dt qualche fom1 politica, erano quelli politici71ati». E' a metà degli anni scsl>anta che la situazione della Binda cambia radicalmente a causa \Opraltutto oi due fattori: i nuovi dipcndenù e una scelta dci sindacati. E' in quegli anni infatti che la Binda incomincia ad assumere nuovi lavoratori . ..,oprattutto emigranti dal Sud e qualche giO\ ane «Che \eniva da una realtà diversa da quella d1 chi era ali' interno» 416, . Il .,indacato, intan10. ~pinto e.la nuo' 1 funzionari provenienti dalle f<.bbriche anche più piccole. cercava di radicar.i meglio per aumentare la propna forni contrattuale e politica. Nono'>tante le apparenze 11 primo dci due fattori ha una rile\'ann1 effettivamente centrale w emerge chiaramente nella ~toria dcl primo sciopero della Binda. La dire11one chiede a -;c1 nuovi assunti di un reparto 1n cui mai !.! em lavorato la domenica di pre'>entarsi il semmo giorno. «Questi. nuovi assunti. logicamente ~i presentano regolarmente. Gli viene chic!.to di uscire, questi, combina1ionc, escono, proprio perché sono giovani e quindi la domenica non hanno mai lavorato; rappresentava allora il giorno della settimana dove uno poteva riposare, divertir-,i, fare quello che voleva [... ]Di buon grado scattano da pane deU' azienda i pro\ vedi menti disciplinari nei co11fronti di quesù e nei confronti di quelli appartenenti alla Commissione interna che avevano chiesto a questi tre di uscire: tre giorni di c;ospensione. Da qm 11 'indacato, le forze nume. che er.ino arri,·ate al '-Ìndacato. riescono a presentarsi ..,ubllo con i ciclostili, allora non e' erano i volantini. e ..,i nc ...ce alle due del pomeriggio a bloccare tutti i lavoratori fuori dai cancelli: primo sciopero ùi tutti i lavoracori di qucst•I a?icnda. Questo è stato intorno al 1967-'68». Il primo sciopero della Binda coincide quindi con I' i111110 anche di un periodo a livello nazionale sindacalmente e politicamente caldo. ma pili di que-.to ha contato il livello, certamente più alto, di sindacali11a1ione delle altre caniere di Milano Sud. Ad esempio alle cartiere Burgo. alla Verona. alla Vosa dt Gratosoglio i lavoratori 1 effettuavano già lotte e scioperi. soprattutto contrattuali ' • Dopo il primo sciopero. in cui era stata espressa una concreta '>Olidarieta verso i lavoratori colpiti daJla rcp11!s.,1onc della direzione. ma che probatnlmcntc era stato anche il 11 '" ll"l lbadcm. lhidem. 57 pretesto per discutere delle proprie condi1ioni di lavoro. incominciò a diffondersi nella Binda una coscicnLa politica e una \'Olontà d1 oppor!>i allo sfruttamento. Gli o;cioperi della Binda hanno quasi sempre a\ uto come carnttere centrale quello contrattuale: il <;econdo fu infatti promosso. in quello ... te<;.,o reparto da cui era scaturito il pnmo. rivendicando per quei larnratori il riconoscimento della 1,pccificità di grafici. e quindi il Jiritto ad un salario più alto. «Su questa questione queMi lavoratori si sono mobi litati subito: l' azienda em Oorida e quindi ogni fennata per lei voleva dire perdita di profitto e quindi nel giro di poco tempo si è raggiunto un accordo in cui questi lavoratori sono stati riconosciuti come grafici. Questa è !>tata la scintilla che ha fatto scattare tutti gli altri reparti. perché chiaramente i di'icor-.i ali' interno degli altri reparti erano che ognuno aveva qu;~che co'>a di diverso da un altro da rivendicare e quindi anche lui vole" a essere ricono'>c1uto come una categoria. \'Ole\'a un aumento salariale [... ) Que<,ta è stata la scintilla che ha cominciato a far muovere il tutto» 081 • Emerge chiaramente da que'>te parole la linea sindacale \Celta all'interno della Binda: condurre una lotta contrattuale uuli11ando le specificità dei singoli reparti. sfruttando cioè la compatte11a dci singoli reparti, e quel li più !>indacalinati come esempio per gli altri 11 '11 . V. Gli anni caldi d ella contestaLione oper a ia. S1 arriva quindi al '68: cdl '68 è volato via. nel sen'>O che qui politicamente non e <;lato \enllto: e' erano quei cinque o \Ci che andavano a sentire Capanna cosa diceva. che anJavano alle manifesta1ioni con gli studenti. ma il '68 è volato via. Il grosso dcl movimento politico è avvenuto intorno al '69. [... ] Tutti questi movimenti degli studenti o degli studenti già laureati hanno incominciato ad interessarsi delle fabbriche; qui si è rivcr..ata una serie di gente che alla fine si è caratleri71ata come un movimento e.xlraparlamencare di tipo mao1'>ta» i wi. Que.,ta organizza11one rivolu1ionaria. la cui reale 1dcntitll .,embra essere stuta dimenticata da tutti. non '>Cmbra comunque che sia riu'>Cita ad as.,ume1c all'interno della Binda una reale presenza. anche .,e prohabilmente contribui a favonrc un confronto poltuco tra i lavoratori. Bisogna anche aggiungere che questa parte della periferia milanc'>c durante Luni gli anni settanta \ar~ particolarmente intcrcs,ata dai movimenti di -.in1.,tra. nella 1ona 15 avevano -.cde divel'\e se1ioni del Partito Comunista, con un buon radicamento della FGC I. tre collettivi giovanili 121 1 e tre i!>Litull ~upcriori ' 221 particolarmente attivi nelle battaglie •!J 91 lhidcm. QuNa <cdca la.nic<1 fo <1Jonata in mol11 senori dai ,indJc<11i rnnlcdcrali, .indie nel puhhlirn impiego (scuoi., per esempio); sedia dtc alla R111d<1 cvidcnccmcmc si t dìmomacJ vìn<cnrc. ma ~ire raha, sono sc<1ti ulihua1i succcssiumcnrc: dalla comropanc per dcvidrrc 1 1 cui risultJti. in lavor<1ton , suddivi\i in ta\ol miriade: dc divcr..c catcgonc ~ Ibidem . 11 In pJrticolarc: il collmivn S1.1dcr.1, il collettivo Chiesa Ro\\.l e 58 11 rnllwivo Graio,oglio. politiche. ollre ad altrc diverse realtà come ad esempio la rcd<vione milanese del ..Quotidiano dci La\oratori··. Proprio sull'influen1a delle organinazioni extra-parlamentari o più in generale dd mo\ i mento '>tudentesco dcl '68 sul 1110\ 1mento operaio dcli' «autunno caldo» e degli anni seguenti è aperto un acceso d1hatti10 storiografico era chi sostiene I' estraneità tra i due momenti storici e chi individua 1mportant1 legami. La tesi più smtenuta e certan1entc la seconda: «noi riteniamo che i fermenti dcl maggio francese (il quale poi, come tutti sanno. divenne mondiale) abbiano rappresentato una pianaforma culturale 1 ~ 3 ' determinante anche per gli sviluppi delle vicende sindttcali italiane» '~4 ). Nelle rivcndic~vioni operaie appaiono alcuni aspetti importanti che 11011 s1 po-..,0110 che far ri.,alire a1 movimenti degli "tudenti. Ncll' autunno '69 per diverse categoria. prima fra tutte quella dci metalmeccanici. scade il contratto. Al ta\'olo delle tratt.1ti\e 1 '>indacati. spinti fortemente dalla base. '>pes.,o in~offerente ver'iO i venici. non portano solo richie.,cc di aumenti salariali o d1 ndu1ionc degli orari. ma anche ri\em.hcano il diritto a tenere assemblee in fabhrica in orario d1 lavoro e dì forme più rappresentative delle comnmsion1 interne per i lavoraton. In questi anni le lotte operaie all' interno della Binda sono molto partecipate e in qualche occasione tese; i lavoratori riescono ad ottenere. per esempio, nel '70 I' apertura della mensa. dirillo ancora più importante che altrove nell' isolato stabil11ncmo di Conca Fallata. Le rivcndicuioni degli oper.ii i;ono soprnllullo di carattere salariale e di :,icurena sul lavoro. Ancora frequenti sono infalli gli 111cidenti che pro"ocano la perdita delle dita o degli arti, e non mancano neanche in questa fabbrica le morti bianche. Nelle loro lotte glt operai rivcndica\'ano anche 11 dirillo ad un proprio ruolo. realmente incidente. nelle dcc1,1oni fondamentali della gc'>ttonc e dell'organizzazione ati . mdale. Una parte dci la\'OrJlori ,o..,tene\a il ruolo centrale che I' as.,emblea generale avrebbe dovuto assumere. non con.,1derando legittimo invece il metodo dei referendum. In occasione dcli' introduzione dcl ciclo continuo. inizio anni '70. la 1.ltrc11one si accordò con la Commissione interna per promuovere un referendum mentre un comitato autonomo si era nellamcnte schierato contro. Oggi il consiglio di fabbrica ritiene che il momento decisionale spelli all' as..,emblca, .,piega il delegato Orti.,: «Ci siamo sempre po... ti il principio che è lassemblea a decidere, in pratica come consiglio dt fabbrica ci <>iamo ..,cmprc ..,chierati contro il referendum». Contemporaneamente. csallamente nel dicembre dcl 1969. pre.,so gli uffici di Porta Romana. venivano aperte le tre cellule dei 'iindacati confederali. Tra gh 1mp1egati della 8111da non c1 fu mai un reale radicumento delle forze sindacali: «nel 1969 ci fu lu prima assemblea e da quel momento lì alcu111 .,c1opcri vennero fatti. anche se è pur vero che agli scioperi 1"1 J tre jqicuti dcl p 1311.1le: I icrn !'!c1cn1ilìco •i\llendc• . l<cicuco 'l'emico Lommcrcialc •Cu~codi. e l\tÌllltO Tecnico Industriale ClJ> rormdli •. I movimenti <tudencc,1.hi drl '68 'ono 'tati c.1r.mcriv.a1i d.t una grande spinta ideologica e urnpi,111.a e per ~UNO ridoui d.illa \toriografo rcatio1wia a •cmplici comc,caz1oni, nq}lndonc rn>è 11 grande ruolo dlc que~1i hanno nlopcrto nel co,murc end far mJrnurc un~ cultura (polirica "u1istica) profondamem" innovari\'.l, nd mentre in discu<,ionc ogni a•pcno (h11n11i11ni, anc, ~uola, ...:ienu. c.:c.) Jdb ~iccà. nel coinvolgere ampie fa,cc Jdl.1 popolatinnc C:• Cfr. 5 rURO:>:F:. Stori,1 da s11u"1r.11v m hdi.1, J,tf 19-13 ai rrollo d~I 1'>7J (eJ. riv. 1992), pp. 411-lll 59 r1111111nir1110, Lueru, Roma· Bm politici stavano fuori il I0%. Per quanto riguarda quelli di contratto la prima volta abbiamo dovuto chiedere aiuto ad alcuni compagni di qui (stabilimento di Conca Fallata)» •25 >. In pochi anni. anche se bisogna ricordarsi che sono quelli più vivi a livello sindacale e ideologico del dopoguerra, la forta contrattuale dci lavoratori della Binda aumenta considerevolmente; pochi anni prima c'era stato il primo sciopero, nato quasi casualmente, ora è la prima fabbrica, insieme alla Pirelli, in Italia ad ottenere il riconoscimento del consiglio di fabbrica 1261 . «Tenete conto che l' accordo non lo si faceva andando dal!' azienda e dicendo: 'noi vogliamo da domani un delegato per ogni reparto'; avevi tutta la Confindustri~ e logicamente I' Assolombarda, I' Assocart che su queste cose non scherzavano affatto. Noi siamo riusciti per primi a spuntare il riconoscimento del Consiglio di Fabbrica. che ha dato origine alla possibilità di avere un rappresentante per ogni reparto dei lavoratori». J Consigli di fabbrica, che vengono riconosciuti nelle fabbriche contemporaneamente ad altri organismi mirati ad aumentare la democrazia italiana, come i con~igli di zona e poi quelli scolastici 1271 , «presentano alcune costanti fondamentali (si presentano diversamente infatti da azienda ad azienda): sono eletti da tutti i lavoratori, iscritti o no al sindacato, mediante schede che non portano alcuna indicazione di candklati: il che vuol dire che tutti sono ugualmente eleggibili e che il sindacato non è più arbitro autorizzato a porre filtri selettivi. Inoltre, il gruppo omogeneo che ha eletto un delegato ha il potere di revocarlo in qualsiasi momento con un voto di sfiducia» 1281 • La rappresentanza per ogni reparto non è assolutamente un fattore secondario. per i 1 padronato era molto più difficile isolare i delegati. La possibilità di essere quotidianamente a contatto con gli altri lavorat0ri permette al rappresentante di essere conosciuto personalmente e di essere riconosciuto come tale, oltre che di poter svolgere le proprie attività di propaganda e organizzazione delle lotte. Inoltre le riunioni del consiglio di fabbrica sono aperte a tutti i lavoratori. Fu quindi quella dell'introduzione dei consigli di fabbiica un'imporcance vittoria sindacale, insieme alla conquista del dirino di assemblee in orario di lavoro < 2~ 1 . Il" Intervista a Silvana Grassi, cit. <l6l Tale notizia, concenenrc ira l'a.lcro alcune imprec1\ioni, è scara dara dal lavoratore Villa, ma oon In avuco né altre conferme, né delle smcnuce. 127l E' imere>1>atc no1are come alle foru rivendi caz1oni di democrazia dal bao;so da pane dci movimenri opaai e srudcmesch1. da conquistare amavef\o 1.11 radicale cambiamento della società, le isticuLioni, per nulla cambiare nella sostanza e nella forma, abbiano is1i1uiw qu~ti organi con cui i ciuadini oon h;umo la possibilità reale d 'influire nell'amminisua:t:ionc del quanicrc, gli operai mo h.mno nessun molo ncll 'organi11a1ionc del lavoro nella fabbrica, cosi come gli studenti all 'imcrno della scuola. Se si pensa a quello che Amonio Gramsci aveva inteso per comiglio di fabbrica turco appare ancora più tragicamente ironico. a.i Cfr. S. TURONE. cir .• pag. 414. tl?• Gli storici dd movimenro operaio non sono unanimemente d'accordo nell'indic.1re gli amb1t1 da cui ha avuto origine la locta per i consigli di fabbrica. se quc,ta, cioc, ;ia nata all'inu~rno o all"c.stcrno dd sindaca!O. Turone cosl simcti1za. senza avere la prcrcsa di definire in una frase la complessità di un passaggio scorico denso di contraddi1ioni: •In generale si può affermare che il nuovo iscituco, naro 1n concrappos1zionc al sindacalismo tradizionale, v1 si è inseriro poi nella misura in cui lo ha condi7.ionato• (op. cit., pag. 415 ). 60 VI. Gli a n ni del rifl usso. La Binda di Conca Fallatu nel frattempo cresce d1 dimensioni . raddoppia il numero dci dipendenti. passa infaui da trecc.:nto a seicento operai. piu centottanta impiegati negli uffici di Porta Romana. E' un' a11enda noricla. con un' ottima produttività cui conisponde una buona e continua domanda. Se all' iniLio era difficile trovare lavoratori disponibili a.I assumersi le responsabilità personali che il rappresentante sindacale doveva assumersi cli fronte al padronato e nel consiglio di fabbrica, con I' applic<vione dello Statuto dci lavoratori, a metà degli anni '70. ci fu un diffuso interesse opportumstico verso queste clc1ioni. Que'>to elemento ci indica chiaramente I' affie\'ohrsi dello scontro ~indacale. Questa '>iruazione ..,i protrasse fino all'inizio degli anni '80. quando cioè la Binda attraversò la prima crisi, una cri'>ì d1 natura puramente finan1iaria. e non di domanda. causata da una ge)>tione fallimentare della nuova proprietà, la famiglia Cirla. ,ubentrata ai Binda. Ci furono le prime minacce per 1posti di laYoro e I' arri\'O della cassaincegrazionc. Nel '81 venne dichiarato Il fallimento dcli' azienda, che pas-.a -,ouo amministr.11ionc controllata. fl numero totale dci dipendenti dcl gruppo da oltre 1700 persone. suddivise nei tre stabilimenti, venne ridotto u 450. Come in altre aziende. celehrc il caso della Fia1. la dirc7ione atiendale utiliZ7ò in questo periodo il ridimensionamento del numero dci dipendenti per allontanare daJI:.: Binda i leader., sindacali degli anni '70 inniggcndo un duro colpo ali' organiu.uione dei lavoratori e alla fooa della loro lotta. l\ltm\'er.,o l'amministra1ione controllata. il passaggio ... ucce-..,.vo di proprietà e il dimenamento dcl numero dci dipcndenu, I' azienda nuscì a nprcndcn.1. Dal 1982 al 198..t c1 fu un momento in cui i 'an Con,1g!J di filbbrica del gruppo si erai10 messi d' accordo con I' a1ienda con 11 fine comune di risanarla. Due anni di tregua '>111dacalc 111 base a degh accordi che .,i in,eriscono in un piu ampio progetto da pane dci sindacati confederali di rcimposta1ionc dcl proprio ruolo 111 una società capitalista. Fondamentale in questo scnl'!O la wolta dcli' EUR nel '78. l vertici CGIL guidati da Lama, seguiti successivamente da CTSL e UlL, approvarono in quella occasion:.! una linea che caratterinò tutti gli anni '80 e che è culminata nel nostro decennio cor glt accordi di luglio (31 luglio 1992 e 3 luglio 1993). La scelta storica è cost11uita dalla rinuncia al ruolo dì classe del '>indacato. preferendo ad cs-.o «I' adcguan1cnto dcl sindacato al -.1stema capitalista piuttosto che I' adeguamenco. e il -;uo mdicale cambiamento dove ncccs1,ano e pos-.ìbile. del c;1-,tcma alle C'>igenze della classe operaia» 1" 1 • I vertici 1.,indacali si dich1ar.irono favore\ oh ai tagli dci salari. un indebolimento della scala mobile, ad un restringimento dcl diritto di sciopero e alla 1;ouoscri11onc ili accordi aziendali in base alla produttività e alla mobilittl in cambio del contenimento dcli' inflazione e della di-.occupa1ione e una maggiore a1tc111io11e per ti Mcaogiorno. La nuova linea suscitò un acceso confronto all'interno della ba\c, dove non era certamente assente un diffuso malcomento. se si pensa anche alla fow1 del movimento opcnuo e ul potere contrattuale che 1,i sarebbe potuto mettere sul ta\'OI<> delle trattative. Nonostante tutte le richieste da pane sindacale fossero quasi totalmente d1,uttesc. i confederali riuscirono a mantenere I' egemonia (lO) tmc:rvcmo di Lirirn d 1 Milano ml l t'ma 111 Jclcgato Ji • Co111rn lii consiglio di fabbric2 pre~-o un'a.,<>eroblt"a auroconvocaca al Te.tiro Id u•t:<~uon~ Jdla crÌ'i•, mr.1>0le3\0 p.tmJlmemc dJ R.tiuc il 3 g<'nnain 191»1. m ·.!O anni dopo·. 61 ali' interno del movimento -.indacale '>Cnta cambiare linea poliùca e dirigerva. anche gnvie ali' appoggio dci partiti storici della sinistra, e ai frequenti attacchi ali' oppositione motivati spesso con la strumentale tesi degli opposti estremismi. La mancanza da democwia ali' interno dei 1,indacati (I' impO'>'>ibilità cioè di ìntluirc sulle dcci-.ioni politiche da parte degli iscritll), il ratlusso. la diffusione di un generale benessere. I' enfatizzaLione dcl tcrrori'>mo rosso (ali' initio del dccenruo) sono le principali cause della [)l!rdita progres-.1va di iscritti e di rapprc!>entat1vità dei sindacati confederali nel corso degli anni '80. Nella seconda meta dcl decennio vengono fondati nelle realtà più in crisi CA Ifa di Arei.e e nel mondo della '>cuoia ali' ini1ioJ i Cobas, che s1 pongono come una reale alternativa sindacale ai confedcmli' Grane ad una '>Celta dt sal\.aguard1a della dcmocr:.via interna e da coordinamento «dal basso» delle differenti realtù di lotta. i Cobas hanno saputo far sorgere in diverse fabbriche o ali' interno di alcune categorie del pubblico impiego comitati realmente radicati e a far riprendere fona a organì11ationi sindacali. come la Cub. le Rdb e lUsi 11i•. Per rum gh anni ouanta il malumore ver.,o 1 venici .,indacali. fatta e'>clu-.ione per le realtà più in crisi, sa traduce'<a in dbmterei.sc per la politica e per le lotte sindacali: la Binda non costitubcc eccezione nonO'itante. a diffcrcnta degli altri Mabilimenti dcl gruppo (diventato nel frattempo Sottrici-Binda) partecipi agli scioperi e organiai alcune lotte contrattuali. La stessa iscrizione ai '>indacau (i confederali sono sempre stati gli unici prc':icnt1) è calata progrcsm·amente. ali' inizio degli anni '70 circa al 60<t dci lavoratori era iscritto; ali' inizio degli anni '90 la percentuale era gaà '.'>ccsa al 45c:-r. e dopo I' acconlo del 3 luglio '93 è calata ultcnormente al 30ck. ll disinteresse e il disacconlo con i vertici sindacali si è anche espresso nella scarsa panccipazione (60%) al voto sull'accordo del 3 luglio. praticamente già firmato. e al ri.,ultato dello \tesso: appena la maggionu11a stretta dci votanti (poco più di un quano dci lavoratori) lo ha approvato. Anche la partecipazione alle assemblee, prima dell'aumnno '93. ci indica un generale disinteresse e qualunquismo. Seppure .ll1che i rappresentanti del consiglio di fabbrica la considerino il luogo centrale per la dcmocr.via all'interno della fabbrica. in quanto ambito dove è possibile un confronto tra tutti i lavoratori. la partecipa11one alle assemblee è di circa 130 persone. i.u circa 320 dipendenti. La delegata Si h ana Grassi afferma che il rìtlu-.,o dal sindacato miziaLO negh anni '80 ha prodotto «qualunquismo; ognuno in que<,to momento pensa a se '>tesi.O». E aggiunge nell' anali'ii un' altra importante cau'>a di questo fenomeno: «in questa fabbrica (ma non solo) è '>lato adoperato \Cmprc, anche a livello di con-.iglio di fabbrica. per gli scioperi e le altre lotte. come specchietto delle allodole. il discorso dci quattrini. Ecco. io personalmente penso che que-.to è uno dea mah dcl .,mdacato: invece <.11 dare detenmnate ideologie. si è <.empre voluto dare qualcosa per avere qualcos' aJLro. Non si può c,emprc dare qualco-.a alla gente, a volte bisogna combattere per dci principi e degli ideali che non sono quelli dcl ~oldino immediato». S1 arriva quindi all'ini1io degli anni '90. Il movimento opcram italiano incomincia a riacqua-.tarc for1a senta f)l!rò riuscire ad influire as-.olutamente sulle scelte governative. li 31 luglio '92 \iene firmato un acconlo tra governo e smdacau 1n cui questa ulumi rinunciavano tra laltro alla scala mobile. chiedendo m cambio garan11e -.imili a quelle già ' 11 CJr !'. BERNOCCH I. Dal sind.u.110 111 C11b11J, Coop. brcl~mmc cd., RomJ I993. UI Ri•pctuvarncmc: Confodcr.uionc unii.aria di ba.se, RJpprc;sçn1amc di b.1.<c e l}monc sindacai<" i1.alun.i (il ~ind.icw1 mm~o degli .tn.ird11c1). 62 \ anamente pretese in occasione della sYOlLa dell' Eur. Alla napcrtura delle fabbriche e con I' avvio della •·mano'ra Amato» nelle piane e<,plode la rabbia operaia. Durante l'autunno ..,, a ....,1ste 111 ltaJaa a grandi cortei indetu dai sindacaci confeder.Ui che terminano con 'ivac1 prOCC\tC dci lavoratori ai comizi Qua\i .,empre il palco dci '>tndacati è di' iso dalla pia11a e dai lavoracori da cordoni di poli11a: spes.:;o 1 com11i terminano ancora prima che la maggior parte dei manifestanti sia giunta in piazza e più di una volta la polizia, su richiern1 '>tessa dei vertici sindacali, carica violentemente 1 cortei. E' in questa situazione di profonda tensione che si manifestano due fenomeni di dissenso ali' interno dci sindacati: la corrente 11.vionale «Essere sindacato» e il «Coordinamento consigli unitari CGIL-CISL-UIL)>. li primo si costitm..,cc come mmoranza radicale ali' interno della CGIL ..,enza però trO\'arc. ~alvo alcune eccezioni. un reale radicamento nel mo\'imcnto. 11 ...econdo invece acqui,ta velocemente un ruolo fondamentale: la sua carnttem.uca fondamentale è quella di coordmarc le opposizioni che nascono nelle \ingole aziende e che .,, esprimono direttamente net Consigli di fabbrica, un mO\ 1mcnto c1oe che si fonda \Liiia democr.uia interna. La piattafom1a -.u cui è nato è I' opposi11onc alla manovra economica dcl governo Amato e alla lirma dcli' accortlo del 31 luglio da pane dei vertici sindacali. Al contrario di «Essere !>indacato», dci Cobas e degli altTi sindacati uutonomi, il Coordinamento <Jci con!tigli unitari non ha coinvolto solo alcune fabbriche. quasi sempre le più grondi. ma, 'ioprattullo nel Nord, si è radicato anche nelle azienùe mi non. Jnfaui anche la Binda, che non è \lata mai interessata da smdacati autonomi o da altre forme tli organivaLione del malumore ri-.pcllo ai vertici confcder.ilt. partecipa a questo nuo\'o mov11ncnto: •Siamo rima.,ti in que:-.to periodo molco collegati al movimento dei consigli unitari che è naco a Milano, abb1umo partecipato alle loro as.,cmblcc. alle loro giornate di sciopero. tranne che andare a Roma. per delle iniziati,·e che uvcvamo qui all'interno; comunque abbiamo seguno molto que::.ta corrente, magari su dodici che siamo qui dentro (nel cdl) non tutti ... iamo d' accordo, ma una buona maggioranza ha !-tempre approvato le mozioni o i comunicati dei Consigli unitari» wi. VII. 1993: C risi fin a nLia ria e minacce d i chiusura definiti va. All'inizio del 1993 anche la Btnda entra in cri-.i. ma. come sottolineano di continuo i lavoratori della carriera, la loro cm. ha una natura complet.1mente diversa da quella delle altre a/icndc. Le cartiere Bmda non hanno nessun problema di so\rapproduzione: la loro crisi dcnva esclusivamente da una ca11iva gestione finanziaria dcli' aticntlu da parte della dire11onc. Il consiglio di fabbrica così riassumeva la .,ituazìonc nel marzo dcl '93 in un volancino: «Il gruppo Sottrici Binda è gravato ormai da più di 1.000 miliardi di dcbill. nonostante i vari stabilimenti abbiano raddoppiato o comunque aumentato note\ olrnente la produzione f .. ] Dove -.ono linici lulli i soldi che ubb1amo prodotto'? 11 padrone di turno. Flavio Sottnci, ci ha -.premuto per quauro anni cd ora viene e-.tromesso dalle banche creditrici perché non paga i debiti. Si parla ora di vendita. d1 "corporamento, di chiusura d1 alcune delle numero-,e 3/tcndc del gruppo. dove 20<Xl dipendenti non sanno quale 'tJJJ 11 proprio futuro. Nel ' )1 lmc:rvista ad Angelo rr.1nchiJ•, Jclcg.1.10 CGIL nel comiglio Ji t:.ibbri,;.i dcUa Bind;i Ji Conc;i l·all.11.i 63 frattempo i lavoratori stanno pagando con la cassa integrazione. In questa fase di crisi non abbiamo nemmeno una controparte>> <3•11 • Durante I' estate le trentaquattro banche creditrici hanno C\tromesso Fluvio So11ric1 dalla propnecà delle caruerc ed hanno presentato il 29 \ellembre un progeuo di riscru11ura1.ione ' 3 ~'. La risposta dei lavormon è stata immediata: ((600 licen11amenti di cui 250 1,u 320 nello <;tabilirncnlo di Conc:a Fallatn. Questo è il risultato dcl piano di ristrutturazione pre\cntato a1 luvoratori dai nuovi padroni dcl gruppo Sottrici Binda. I lavoratori respingono con deci.,1one questo piano che riduce drasticamente i pO'>tl d1 lavoro, soppnmendo due linee che producono carte autocopi:mti e carte patinale. portando alla morte gli stabilimenti di Conca ed Olgiate» n61 • Nelle loro lolle i lavor•.uori della Binda hanno \empre denunciato la reale situazione dcli' a11cnda e 1progetti speculatt\i che'' \tanno dietro: il clima generale di cm.i economica permette a diveN 1mprendicon di sommare alle migliaia di disoccupati anche 1 dipendenu delle proprie dille, dei,tinando le aree delle proprie a1iende che portano più profitti della prcxlu1ione. Asmtiamo quindi in Occ1dcntc allu chiusura di grandi stabilimenti delle mulcìna1ionali che riaprono con altro marchio nel ter10 mondo o ali' Est dove il co'>to della manodopera e le garan1ie sindacali sono notevolmente minori. ln altri casi gli stabilimenti vengono chiu'ìi perché il territorio da qul!sti occupalo può essere facto oggetto di '>pecula?ione, ovvero lo '>i può rendere ancora più produttivo. La storia della Binda riassume in pane i due casi: le banche, che rilevano le cartiere produttive ma portate alla cn..,i tìnan11ana da can1vi investimenti (effettuati con prestiti a<,sicurali da1Je stesse banche), si as~icurano un primo grosso profitto dalla cessione dcl marchio ad una rnultrnazionale, che potrà -.I ruttarlo meglio in luoghi in cui la manodopera ha co<,to minore. e successi\amente si menono nelle condi.i:ioni di poter uciliuare I' area per i>pecula1ioni urb<tn1st1che. li delegato sindacale è molto chiaro: «La paura che noi abbiamo è la speculazione che pos-;ono fare su questa aticnda. proprio perché il valore di que-,to terreno. che è situ:.ito in arca diventata urbana con vicino la metropolnana e il centro congre<,~Ì di A\sago. è molto alto. Vendendo 11 marchio e pensando di vendere il terreno, le banche rccupcmno 11 grosso dei loro crediti. pe1 cui noi lo respingiamo pienamente perché questo non è un piano di risanamento aziendale ma è un piano e.,c:lus1vamente economico-finanziario di recupero dci loro crcdlll. dopo di cbe il gruppo può anche andare a morire. \:Osì come loro avernno e~posto a noi in un rncontro ali' A-;solombarda il 29 settembre: entro il '95 arriveranno al pari con i credici, riducendo il personale di 600 dipcndenli e continuando a prtxlurre con il resto delle lince esistenti, dopo di che, nel '9". doHanno cedere, aHanno recuperato il loro denaro e non gliene fregherà niente d1 andare avanti con la produ1ione o di avere una mentalità industnale. E in questo momento non c'è nessun gruppo rn grado d1 rilevare un gruppo aziendale di queste dimensioni •.I'• e per cui ..,j avrebbe la morte di tutto i I " Volaniino Jcl Consiglio di f.ihhriu llind.1 Ji Con<• 1-.111.ua, 30 osi Il •progcuo Ji salva1.1ggio dcl gruppo• è stato Borghc~t ·Yitalc; esso prncdc l1ll:l •1flìJ.m1 m.tr10 dagli 199J. Ì\IÌlllll di credito .ilio ~wdio primJ fase di Jhh,uumrnto Jd "JlllJlc <oci.11.: e wu <ucc•"ÌvJ rìrnHiru1ìnnc ddlo Mmo ~nravrrso l'tmis.sionc di ~lioni e dt ohhlig;11ioni. "' Volantano dt1 cnn<iglto Ji fahbrica Binda Ji Conc.i I Jl!JtJ, dd ·l onuhrc 1993. 7 Le c.mi«rt B1ndJ •ono 111f:llli la <econda .11ienda can.m.1 a livello 11:11ion.llc. CJ l 64 gruppo»<tM. Il consiglio di fabbrica è ceno della mancan1a di volontà da parte delle banche di ni.,anare le cartiere. è anzi convinto del contrario: «li piano è nvoho a tagli del personale pesaniissimi e a cagli produtti\ 1tali da causare I' incapacità dell'ancnda di stare sul mcrcmo. La chiusura della cartiera di Olgiate toglie al gruppo una produ1ione di base come quella delle cane patinate. mentre I' avvenuta cessione dcl marchio delle cane autocopianti 'b1plura' alla multinazionaJe Arjo Wiggins lo priva di una produ1ionc prestigiosa ed unica in Italia 1••. J e porta alla chiusura immediata dello Mabilimento di Conc<1 Fallata.[ ... ] La rapidità con cui si vuole arrivare alla chiusura di Conca Fallata fa pensare, invece, alla volontà di porre i lavoratori di fronte ad un fatto compiuto cd irreparabile. per recuperare al più presto i crediù concessi. coc;ti quel che CO'>ti» cw . Per tuno I' autunno '>i -;ono protratte le trattative, dumntc I' intero periodo il consiglio di fabbrica ha organi1 iato le loue per dimo:.trnre la propria forza contratruale e nel tentativo di trovare alleati all'interno delle i'>tiruzioni locali. Numerosi sonn stati gli scioperi. i cortei. i blocchi .,tradali nella zona. i pre~idi, le dclcga1ioni prc~so il Consiglio di 1onu. il Comune, la Provincia e la Regione. le assemblee interne e pubbliche e i blocchi delle mcrc:1. L' adP~iflm' a 4ueste iniziative è stata qua" sempre molto alta, anche perché. come constata amaramente la delegata si ndacale. in que~to caso la partecipazione non richiede niente di più che la sola difesa dei propri interessi personali. Da tutte queste iniziative è emerso chiaramente I' isolJmento in cui si trovano oggi a Milano. nonostante la cri ... 1. i lavoratori di una fabbrica in lotta. h olamento rispetto agli altn lavoratori in loua e isolamenlO rispetto al reMo della popol.ll.ione. anche della zona stessa. Entrambi chiari '>egni, seppur con diversi respomabili. della perdita di quel tessuto proletario e di quella cosc1en1a e solidarietà di claso;e che nei decenni scor...1 contraddistinguevano la periferia milanese. Nel milanese sono centinaia le wjende in crisi. eppure manca anche un minimo collegamento tra le diverse realtà. Le uniche forze in grado di poter realizzare un coordinamento del genere, i sindacali confederali, non si sono mai mossi in questa direzione. Un' organizzazione di tale e111i1à andava costruita negli anni ricercando un radicamento attmverso il potenziamento dci con<;igli di fabbrica delle '>ingole industrie. ed un collegamento che non perdcs...e mai il contatto diretto con i lavoratori e la realtà operaia. J '>indacati confederali. coerentemente e.on la scelta di cogestione delle crisi, hanno prefcnto poten7iare i quadri distaccati o dcl tutto estranei alla produzione; hanno accentuato ulteriormente il caranere verticis11co dell'organizzazione ...cn1u impegnare energie nel potcn1iamento degli ambiti di base e nel mantenimento tra i lavoratori di un'entità di cla<;se nel corso dell'evoluzione di questa: hanno sempre puntato sulla difesa dei posti di lavoro e sulle rivendicazioni contrattuali nelle singole industrie e per le singole categorie senta costruire lotte realmente unitarie. Scelte che spesso hanno significato vinorie anche importanti ma sempre parziali e che non hanno ru.solutamente migliorato la situazione generale dei la"oratori italiani. come emerge nei periodi di cri<;1 in cui la contraddizione capitaJe-la\ oro appare, come oggi. con drammatica chiarezza. In autunno il centro cittadino era auraversato quasi quotidianamente da piccoli cortei t'll< lnccrvisc.a .td Angdo Tunchid.1. rn. ll?l Comunicaio ~tampJ Jd con,iglin J1 fabbrica Bind.i di Con,.1 F.ill.u.i Jdl ' l 1 ottobre 1993. 65 di lavoralon di singole a?iende che dimoslra\'ano. come nel caso della Binda_ la propria impotenza davanti ad una contropanc composta magari da istituti bancari solo relativamente interessati alla produzione. e quindi non danneggiati dagli '>Cioperì. e un' assoluta incapacità di rivendicare di fronte al governo una legisluione che difendesse realmente il diritto al lavoro. La costruzione di un largo fronte d' oppositione. all'interno del quale fossero coordinate e quindi valoriuate le singole realtà di lotta. avrebbe dato la for7a ai lavoratori di impedire al governo di tentare di u<,dre dalla crisi con lo smantellamento dello stato sociale e di esigere da esso non solo ammorti71atori i.ociali. ma reali sicurcuc. Con le poche forze dci lavoratori di una piccola-media industria invece non si ha neanche la capacità di pretendere dalla giunta comunale. come proponeva un operaio nell' assemblea sindacale del 25 ouobre '93, di destinare. seni.i poo.;-.ibilità di cambiamento. in caso di chiusura degli stabilimenti, l'area a verde pubblico. in modo da impedire qualsiasi speculazione. Oltre a questo isolamento tra k fabbriche in lotta non si può non notare una quasi es1ranci1a della città rispetto ai lavoratori che si vedono negali il diritto al lavoro. Al di là della naturale solidarietà data dalle forte politiche progressiste e da diverse realtà della «società civile» 1401 della zona, dcli' aiuto nella pubblici71~11ione della situazione critica cb pane del collenivo di 1ona. alla raccolta di fondi da parte della parrocchia vicina. praticamente nessun cittadino è l>tato coinvolto nella lolla della Binda (4 1l. Appare chiaro quindi da una pane la perdita di una diffusa solidarielà di classe. frutto della .,1stematica soppressione (chiamata poi genericamente e con qualunquismo «mone delle ideologie.>) negli anni '80 d1 quell'ideologia fondata sui valori dcli' uguagliama, della ..ohdarielà e dcli' impegno collettivo propria della sini<.,tra. e dal laltra il ruolo marginale che I' rndu ... tria si trova oggi a svolgere. 1n una fase come questa 111 cui progressivamente s1 -.1<1 procedendo ad una deinduscriah11a,r1one della no.,tra regione e più in generale dei paesi ricchi. destinati. nei progetti di riMn1ttura1ione produttiva. al terziario avan1ato. Chiaramente la Binda. pur essendo I' azienda pili grande della Lona 15. non si può considerare certo uno dci nudi produ11ivi vitali del quartiere; la chiusura della cartiera in realtà non coinvolge che i lavoratori lì impiegati. al conlrario di ciò che poteva succedere alcuni decenni fa o in realtà come Crotone mi. Dopo mesi di Ione quotidiane sviluppatesi in 1401 Le <czìoni locali del PDS. P2r111u di Rifonduione Comuni,ta, Verdi e Rete. il Comitato per la nuova democrazia di z.on3 15. il Coll~11 vo lnufaJ.1 e il cdf della Carie & Mnnt.1n.trì (.lllch'cssa azienda in cmi) hlnno fìrm.uo lJl primo volantino in onohrc; <u((CS.,i•·•mcmc ha aderiio ad unJ ;i,~cmhlea pubblica. orgJ.Oizz.ua dJI cdf cno l'aimo del ,olleuivo ln11fadJ, una lungJ cd eterogenea 'cric di altre rc.111:\ sempre: ddb zona. " Gli smdenci, si pcn\Ì al '68 cd agli operaio; a prova ulteriore della dl1J1l perd1r3 Jcll.1 ·-o. nei loro ,o!Jdarierà prnhlcmau~hc dcl mondo dcl lavoro Jal Movimento dd mov1menu " "mo \emprc avvicinati al mondo di cl.mc hl\ogiia \Ouol1nearc l'cstranei1;\ delle '93. •ln<he nt•gl1 Ì\lllllti 1ccnici e professionali. 1..1 1i1u,11ionc \te,sa della Binda, nonO>l.UHC le numcrme as1emblcc. autogestioni cd otuip.11ioni, è 51ala dcnunci.u.1 d.li rnlle11ivi nudente.chi, iena 1r.1 l'aliro raccogliere imcressc da parcc degli \tude111i, pcx.hc volte in alcune scuole dellJ )ona (nei tre j,1iru1i di piam1lc Ahhidtcgras,o, all'Agne-.i, al Fdtrinelli e ndl.i ~uc~u"dle del Pacinoui). 421 Cro1one è divcm.uo ncll'Jurnnno '9.~ il \lmbolo della rabbil e della rcsil1c1114 operaia di fronte alla d1sixcup.u1one. Come in p.mc t"ra •U(CCSC> 111 SJrdegna con le miniere <K~upa1e, l'intera popol.uionc Je!IJ ci1t.1dina ha cspre,10 la propria 1olidarìe1j ai lavoratori dell'Enichem. b fabbri(.! più grande della zon.i imomo alla qu.Jc ruotav.tno realmente mm• le ri,or-.c. I IJvnratori hanno occupa io lo \1.1bilimcnco difendendolo dai 1em.uivi di 'gombcro; le donne hanno ocu1paro prima il comune, poi la 1cazionc; i commcrdanci h.mno deciso IJ M:rr:ara 101alc. 66 scioperi articolati e cortei. ma anche con I' occupazione da parte dei lavoratori dcli' aula consiliare della Lega Nord volta a farsi ricevere dal sindaco Fonnentini e con il picchenaggio delle merci in uscita (azione questa che è costata anche alcune denum.:t: da parte della direzione aziendale, poi ritirate), nel dicembre del '93 sindacati e banche hanno fim1ato un accordo. poi ratificato dai lavoratori dei diversi stabilimenti compreso quello di Conca Fallata. Nell'accordo vengono concordati alcuni ammortizzatori sociali, quali prepensionamenti e cassaintegrazione a zero ore e il vincolo dell'arca a z.ona industriale fino 1999. Attualmente, ma170 1994, il consiglio di fabbrica lamenta da parte padronale la volontà di non voler rispeuare laccordo firmato a Roma nelle traili ve per I' applicazione di tale documento; la direzione non vuole concedere ad esempio i prepensionamenti o la rota7ione per la cassaintegra7tonc. le 5cuolc auiogc.ii1c hanno approfondi io il problcm.i occupvionc e hanno m.inifc,mo b propria solidaric1à; i I ve><:ovo ha celcbra10 la mcs_•a qu binJrì, Cro1onc imcra si è opposra alla d\iu,ura che colpiva Rll1 solo gli opcr.ii dircu.imemc interessati, ma anche i commcr,iJnti e i lavoratori occupati nelle ahrc auivitl della zona. 67 "' ~ ~a.dl.1tc. " ' ~ ( ARTléRé LA VA-<-'-A Dft LLc Terre. . ;,;~ ~,;,;~ O 'OR.O ,r OA AMe~OGIO 91HOA ~PA A 8IM0A ePA A A BINDA O[ 11CDICI SPA !:OTTRtCI 8tHOA $PA ...s.oTTa1c1 A TUllNO OUC!:TC CAATll:RC !:O>IO STATE "M U N T PAOROHl. OUAL( $AAA' tl LMO FUtURO e· A fOllOO OAI VAAI 1~ • I LAVOllATOR I D(LLE CARTIERC OENUNCIAt<O: ALLE AUTORlTA', AllC FORZE POLIT J CHC, Al ClrtAOllll, lA Gl'.A\'C $rTUAl lOU( ltt ATTO. Il GRUPPO !:OTTRICI BINDA t ' GRAVATO ORMI OA PIU ' 01 1.000 11lllAROI DI DEBITI, NDNOSTAIHE I VARI S-TA81ll11CllT 1 A861At10 l>AOOOPPIAIO O COMUtlOUE AllrlCJ<TATO H0TCVGl.11EHTC LA PROOUI IO"C , OOVC SOllO fWIT 1 TUTTI I SOLDI CHC ..asi~ ~ROOOTfO ~ Il PAOAOllC 01 TUS:tlO. FLAVIO SOTTRICI. Cl HA SPl\[,.ùtO ~cn At•r•I (0 OAA Vt(H( C!iTROf"\(!;SO DALLE &A:4CltC CRCOl P(RC'H(. M)t• oca un e : OU.UTRO PAGA I I li . :1 PAALA ORA 01 'ICJotOITA. OI SCOftPOA:MCrno . t;\I C11:U'!:l.."fl:A :>l AlC\Jtit OC\.C HIJttCRO$( Al 1Clt0( DCL GAUPPO. oovc : . 000 o:S"c:oc~. t t uou ~AA~•O llV'llt :;ASIA. Il Pl\OPRIO run~o. t4CI.. (RATT[MPO I lAVORATOJ:t !:f~~mc p~.c·r:.-c COtt l.::l e~~ HtT(.CR;o; :c:ic 1r1 Qt;f~tA r~!:C 01 c."U!:: N.Orc A881A.-.o .>GLI ORGAlll DI lllfllRJ'O-"l!DP<C, ALLC ~'c~..~c~':: ~.:.. t.orn :--~$ ~ :c rnR~( ~~:11::11c. :.: c ::l.:\OH.t . CHttorAl10 ~IOAAICTA" ::. ~cz,.A G.l'~vc ~: r~::oi~c :•~· ~ : :.A ~·• I N (;fOCO [ " ll 11AHT(Nll"tOITO O(l POeTO 01 1..AV()t':.0 Il CON~lGLIO 01 FA88.fHCA OCLLC CMTICRC ~fTAJ C ? OttoOA DI COtlCA rALLAIA tULAt~O • .!O l\Al:UO l??J ciel . in proprio -IL PIRATA F~A NCOTATÒ: _DE LL 1 { NDusTRIA llUESTO E' QUANTO PROSPETTA PER I LAVGRATORI DELl.A &JNDA DI CONCA FALLATA LF· CORDATA DELLE BANCHE e~ IN TESTA I.A COMI CHE P\IRE !li El\Al'IO PRESENTATE COl'IE P1'\0TAGONISTE DEL FRIMO "SALl/ATAGGIO INOUSTRl;.LE'' MAI TENTATO il'l ITALIF\. ò•)I) UCENZIAMENT!. l)J$111SSIONI PER :OO 111LIAAOI. VENUJTA DEL 'MAAùHO &IPL.URA" ICAATA AUTOCOPIANTE> Al.I.A MULTltlAZIONAU ARJO~IGGIN!ò. NESSUNA STRATEGIA INDUST"IALE !OHO LE Fl\EMESSE FER LA LIQUIDA:ll»!E DE'- Gr.Uf>PO SOTTRICI BINDA . , ' LE ~i:.NCHE oEfl6"~0 INT~NIICINATE UNICAMENTE A 1\ECUFE~~r.E PARTE DEI Llll'iO CF.EOlll Cl~ CON TANTA G"1-IEF.OSITA' ED l~.Pl\E'J!OENZA A'Jfi:'/A>IO COH:ESSO ,,._L>< SCE;,.l.L'lAIA 6ES1'10NE SOTTRIC I. . r. A T\JTTI l Cl'TT.>DINi. ~ Al".MlNISTl\l>IIONI C:lP'\lf-1. l'EGIQNA\.!, Al MlNISTE~l DEL. LAl/OfiO E OE:.L.'INDUSTl\tA O E N U N C I A M O LA C.>TTt'IA GcS""l~E DEI DE'<ARI CHE I RISPAAMIATOFd AFFll>AHO l'<LLE ~ANC-E: ..;.;Stt1A 015'0N:&ILt~A' H;;t Gl..I AWE!IT\.f'llERI Flf<AN?IAAl DE 1'1ES1.~INO ~ s;:SFSAr.e t\16...!AIA DI l'IL:AROt. 11ASSlt«l t.:tr<!Sl".0 l'El CQNF;;.ur,.· 1 Ciel Li.JllGnl DOVE 11. RISPAA1'110 SI 6aEAA ILE FAS&RIOEI E 1'1;J; CHI L'llk 1;n.:.~'E 5.>Cr.!FlCIO FE."t~ONAl..E LO CQNO\ETIUA C: u.VORATOIHI n run 1 IJHIODIANO UN I~~ ~ OHNAl\E li.. CAPO A FRIJHTE 01 -oi::c1s1ou1 .;11< F-...ese:· c:ir.: TROPPO SP(SSO AWIOOl. LE 0€1,;tSIUHl Ph'ESE OA TAIO' " C011PAGNI 50"10 SBAGl.IATE. nt:,'IOHO es~ r.eSPrNrE. IN l'At<rlL"OLAAE LA F~661UCA DI COPCA oevE t.:UtHlNUAAlò R Pl'iUOUl'<ftE I.A CAATA DI PR2'GIO. I.A SA FARE 8EIE ED A COSTI Clll'lf"ETITl'JI SUI ~CATl NAllOHALI El> li'<TCJINAIIONAl-1 El> E' t..'UHICA l'ROOUTTlllCE IN ITAl..IA . IL c.o .F. CART!EllE SOTTJllC! BINDA !ITAB IL ll\a!TO 01 CO~ FAU.ATA '1\}M\O, : 0.10.93 • C\C.l. ln l).r"OOr"lG COMUNICATO STAMPA IL PIAHO PRESC:tlTATO OAI NUOVI VERTICI DELLA SOTTRICI BINDA PARTE DA UN PRESUPPOSTO SBAGLIATO PERCHE' FA RISALIRE LE DIFFICOLTA' DELL'AZIEtlDA OA RISULTATI NEGATIVI DELLA PRODUZIONE NELLE FABBRICHE, MENTRE IN REAL TA' Il DISSESTO E' AVV(NUìO PrR UNA GESTIONE FINANZIARIA DISSENNATA . Il PlAllO E' RIVOLTO A TAGLI DEL PERSONALE PESANTISSIMI, 600 ESUBERI SV 1?•2 E A TAGLI PROOVTTIVI TALI OA CAUSARE l'INCAPACITA'OELL'AZlCN OA OI STARE SUL MERCATO. LA CHIUSURA DELLA CARTIERA OI OLGIATC TOGLIE Al GRUPPO VNA PRODUZIONE OI BASE COl1E OUELLA DELLC CARTE PATINATE, MENTRE L'AVVENUTA CESSIONE DCL HARCHIO DELLA CARTE AUTOCOPIAllTI "BIPLVRA" ALLA MULTINAZIONALE ARJO WlGGINS LO PRIVA 01 UNA PROOVZIOHE PRESTIGIOSA EO UNICA IN ANCOR PIU' TTALIA,PROPRIO QUANDO PER LA SVALUTAZIONE DIVENTA COHVENIENTE PROOVRLO NEL NOSTRO PAESE, E IMl'IEOlATA DELLO STABILIMENTO or CONCA FALLATA. PORTA ALLA CHIUSURA EVIO[>ITEMEllTE CHI HA REDATTO IL PIANO, DATO CHE SI PRESUPPONE ABBIA COMPETENZA NEL SETTORE C PRATICA OI STRATEGIE INOUSTRlALI,HA SPERANZE O FOASC ASSICURAZIONI CHE L'AREA DELLO STABILIMENTO 01 COOICA OIVCNTI FABBRICABILE, PER RICAVARNE UN FORTE REALUZO IN DENARO . IL CONSORZIO DELLE BANCHE CHE HA OPERATO IL-SALVATAGGIO FINANZIARIO, llOtl ESSEHOO UN CNTE OI BENEF!ClENlA, A RIGOR 01 LOGICA DOVREBBE AVERE UN SOLO OBIETTIVO QUELLO Ol RIAVERE AL PIU' PRESTO TONIFICATE LE FAO BRICHC PER CC:OERLE A QVALCtlE GRUPPO DCL SETTORE INTCRESSATO. LA RAPIOITA'Cotl CUI SI VUOLE ARRIVARE ALLA CHIUSURA 01 COllCA FA PENSARE, INVECE, ALLA VOLO>ITA' OI PORRE l LAVORATORI OI FRONTE AO UN FATTO COl1PIUTO EO IRREPARABILE, PER RECUPERARE AL PIU' PRESTO I CPC· DITI CONCESSI, COSTI QUEL CHE COSTI, IN UllA FASC 01 FORTE OEINOUSTIUALIZZAZIOtlE COME L'ATTUALE, LA CANCELLAZIONE DI UN'ALTRA FABBRICA , DIVENTA UH PROSLl:MA SOCIALE CHE llON RIGUARDA PIU' I SOLI LAVORATORI DELLA SOTTRICI BINDA, HA INVESTE ANCHE LE RESPONSABILITA' DEL COMVNE DELLA REGIONE E DEL GOVERNO. IL C.O.F. OELLC CARTIERE SOTTRICI BINDA DI CONCA FALLATA Milano, 11 Ottobre 1993 Dopo la grave situazione creata da Sottrici con l'indebitamento e l'affossamento del gruppo, questo è stato rilevato da u.n consorzio di 34 banche creditrici, COMIT io testa, le quali stanno attuando un piano di ristrutturazione che prevede la messa io cassa integrazione per 450 lavoratori, di cui 240 solo nello stabilimento di Conca Fallata che ne vedeva impegnati 320. Il piano padronale non è solo uo attacco all'occupazione, ma rappresenta il reale smembramento di aree produttive, e minaccia la vivibilità del nostro quartiere. Questo percbè porterà nella nostra zona ulteriori aree dismesse preda di speculallioni edilwe, come già successe con la chiusura della Graiioli, della Oellavia e della Cartiera di Verona. Il C.d.F. della Cartiera Binda, per discutere di questi problemi, pro· muove una ASSEMBLEA APERTA MARTEDÌ 30 NOVEMBRE ALL E 17.00 OENTRO LA FABBRJCA IN VIA ALZAI.A NAVIGLIO PAVESE N. 260. L'assemblea \'uole essere un punto di partenz.a per mantenere produttiva l'area e sostenere la vertenza dei lavoratori per il mantenimento dell'occupazione. Per raggiungere questi obietti"i è necessaria una mobilitazione di tutte le fon.e sociali e politiche e pertanto invitiamo tutti i cittadini interessati a far per.·enire entro venerdì 26 novembre la loro adesione cd il loro sostegno all'iniziativa telefonando ad i seguenti numeri: C.d.F. tcl. 8445200 o al centralino della fabbrica tel. 84451. C.d.F. Ca rtiera Binda SOLIDARIETA' ALLA BINDA IN LOTTA _!L-~AZlt~L_!!~--~--~~ rr~11a nC'lla e.A.e, pol nella e.o. cd ora nella c.o.o.K, sono onni or- ... 1 che , soC:rlfiei di tutti J ~voratori - rtla quelli occt..1pati che quella in C.l.C., dopo averla 5ahata dol fallia~nto, pet"llOttono a quest':a:J.en.de di vivere, anz.i d1 vivere bene e di guadagnare. Pens;e-o c:he 1 ANCHE NELLA NOSTRA ZONA L' ATTACCO AL POSTO DI LAVORO ruulUti poa1t..ivi acqui<' ~perino anche le pii) ro- ne aspettative che la CCrtlHVlST potc&&e ette.ndeNi. J'-a t.ut.t..1 questo l coslato C&f'tss1eo a tut..ti Lavora tot' i: i IN TERMINI ECONOlllCl IN TERlllNl OCCUPAZIONALJ IH TERMINI DI RtTlll E 01 All8IENTE DI LAVORO tcon pos.si..o perciò stare renai e ziti..• nel •011e:nto in c1.1l ci accorgi.o che nella noatra at.iendo St3 ritoroando una gestione che, eufc.eiSti- c . .ente, si può definire POCO OCO~ATA e ehe et ro nutrire sen dubb~ •u.l nostro i'uturo. Per que•to eotivo e pet" evlt.are che un prolut'l•to •ilensio del C.d.r. s1.1 questi proble-1 venga •c.biato per \11\1 specie dJ "'AVU.LO"a quanto sta succedendo, C) •enti..o in dovere di "USGlRE OAL L!TAROO" e dcnuncU.re •J Lavor•t.ori ele:une si tua~ioni anooalc coae le INPReSE tsTERNE ED I COr<SULEHTl presenti "NON STOP'" e pacati • peso d'oro per •volgere lavori e aanaiont di operai ed i•picgatl o l l recente tradoco dello OlRCZ.IONE AMMlttlSTRAtlVA in SanlA. Sofia Che. attuato per soddistut le .anle di riur..,eteu.e tH alcuni Oirta,enti. i servito IJQlo ad aUll'enUre &li scospen.s1 operauvi.dele&atido l)Ol alla buona volontà det t..avor-at.ori interessati h r1t.0luuonc dei proble.l. Un ulti.o •• gravissi.o fatto: si i provveduto in que1ti storni • etce:uire all'esterno una lovorat.ione di prova ehc, secondo accordi Pl"CSi al l 'A.ss.cl09.bf.rda, doveva esse~ rotta riavviando un nostro i•piant.O Rotocalco. r.,. Dopo la chiusura della "DELLAVIA" e la cassa integrazione dei lavoratori della "CARLE & MONTANARI" la ' CARTIERA BINDA", che occupa 320 lavoratori su un'area di 140.000 mq in zona Conca Fallata, rischia la chiusura. E' l'unica azienda Italiana a produrre grosse quantità di carta copiativa e negli ultimi due anni ha raddoppiato la produzione. La possibile causa dello smantellamento è imputa.bile quindi non alla mancanza di competitività del prodotto sul mercato, quanto alla diSsennata amministrazione della passata proprietà del Sig. Settrici che ha accumulato 1.200 miliardi di debiti. Tale esposizione è stata rilevata da un consorzio d134 Banche, le quali hanno nominato un Consiglio di Amministrazione composto dai Sigg. Perett!, Tatò, Byron stabilendo un piano dì ristrutturazione con un taglio d1250 posti di lavoro, che di {atto porterebbe alla chiusura totale dello stabilimento. Il fine principale degli Istituti di Credito è quello di attuare una forte speculazione edlllz.!a su aree molto appetibili. CI BATTI.AMO PER: DIFENDER.E 1 POSTI DI LAVORO Se la dfsponibHi t4 a collabora.re e 1acrHiear1i per le nostra r1.~ric• t stata &C8"biata per un'abdicazione tot.ale del nostro ruolo, la BINDA HA OE S86CL1 ATO MEDICI A CONTRO UNA NUOVA SPECULAZIONE EDILIZIA CAPIRE Sapre.o duaoatrarc:i ancor• p l ù rtaoluti per- co.b•tteN: coloro che a&t.olvono ln aodo S C O R R S T T O le proprie fW'ldOf\I. Oenunc:e.rHIO wtt.e le inefficienze, ali si:>rec:M. l• incOl'IPet.enu di cut vtrl"<e.o a conosc:enta, stcu.ri Che nessuno di coloro che, occupando RDMfKRATISSUC!: POSIUOrt! 01 RESPOtfS"BILlTA' f! COICPEn::rz.A posH sMntirci, La .abili ta.&l.one dei Lavoratori per c09battef'e spr-eehi e soprusi 1ntua subito con: - BLOCCO OCCLI STRAORDtNAJU - SCIOP&Rl 80 ASStlCBUE DI REPARTO secondo 11 pf"Oll'".,_. Che vert• esposto in bacheca. ciel. In proprio 18/•/1986 MANTENER.E IN FUNZIONE UNA FABBRICA ATTIVA OOMSICLIO Cl t"A88RICA CARTIERE BltiDA DE •il"EOIC I $.p.A,. CONCA F ALLAT4 NON VORREMMO CHE SI RIPETESSE QUAN'l'O GIA' A WENUTO PER LA CAR· TIERA DI VERONA RILEVATA DA LIGRESTI E LA CONSEGUENTE CEMEN· TIFICAZIONE DI VIA DEI MISSAGLIA. Per evitare un ulteriore degrado sociale del nostro quartiere, invitiamo la cit · tadinanza a mobilitarsi e ad esprimere solidarietà ai lavoratori della Cartiera ed alle loro famiglie. PDS· lllFONDAZIONE COMVNlSTA: VERDI· LA ltTE • COMITATI PEI LA NUOVA DDIOCIUlZL\ ,v COLLETl'IVO amJ'Al>A-CdF c.uLE UCO!iTAl(Ajj ZONA 16 V IL RAPPORTO T RA L A FA BBRIC A E IL TERRITO RIO di Igor Dciana e Giulia Lauletta I. Prem essa . Con il noMro lavoro intendiamo analiuarc i termini dcl rapporto tra la cartiera Binda e il suo territorio nella consapevolcva che .,i lratla di un problema particolannente complesso. che esula dalle nO'>lrc competenze culturali: crediamo. tulla\ ia. di poterne spiegare alcuni aspetti osservando la fabbrica sotto l'aspe110 a111b1e111a/e, cioè nella di mensionc spazio-lcrritoriale. 11. La cartier a Binda come esempio di arch eolog ia industria le. TI piano paesi ...11co 1 dcl 1989 cla'ì'.. 1fica la cartiera Binda di Conctt Fallata come un arca di archeologia industriale. Prima d1 considerare gli elc.!menti che fanno rientrare I' edificio in questa categoria e le conseguenze sulle trasfonmuioni dci territorio che la clas\ificaLione comporta. cerchiamo di capire che cosa s1 intende per archeologia indu~lriale. 11 termine infatti non solo è ostico. ma sembra quasi dare origine a una sona di dissonanza, di disagio. l.a spiega1ione è nell'abitudine. o nel pregiudizio, che ci fa associare il termine «archeologia» allo <;tudio di fenomeni e produ1ioni ani..iiche. mentre l'atrributo «industriale» ..,. riferisce ben poco alla sferu dell' arti'illco e ùell' estetrco. quando non le contraddice in pieno. Tuttavia vis10 I' evolversi della disciplina dcli' archeologia e il senso dcli' aggettivo «indU'. triale», bisosrna rendersi conto di quanto questi conce11i siano in realtà degli pseudo concetti. L'archeologia da colle1ione che si limita allo studio dcli' antichità sradicata dal suo contesto, è superata da tempo. TI più moderno sviluppo dcli' archeologia '>i evolve nel senso di recupero della storicità. rappresenta un modo di,er...o di indagmc storica il cui fine è però il medesimo: portare alla conoscen1a della \.ita dci popoli e ddle ue trai-forma11oni. L' archeologia industriale è quind i tc.,1imonia111a materiale di luoghi dove avvenivano i processi produttivi e dove vivevano. lavora' ano ...offm ano gli uomini che quei processi mettevano in moto. Gli stc.,.,i conform1!>mi culturali colpl'icono I' approccio al concetto <.li «monumento industriale», all' apparcn1a contraùùiuorio se !'li pensa che il termine «monumento» accentua la caratteristica estetico ·Celebrativa mentre il termine «industriale» si associa al concetto di uulc. come antiestetico. In realtà al concetto di monumento s1 è ormai "IO'>tituito quello di «bene culturale» che non si soffcm1a sul monumento come oggetto ma come struttura storica. Chiariamo con un esempio: «una ferrovia non offre solo un ponte o una !.!azione <.ign1ficativa. ma è una 'itruttura. -,toricamente motivata da neces-.ità dt collegamento. che apre una moditìca1ionc st'>tcmatica <.lei passaggio. è caraneriuata da una ùeterminata tecnica OI Piano paesi~tico Jcl comun~ Ji \tilano. 71 della costruzione di Lulli i suoi manufatl1» cii . Una chiesa può cl.sere sì considerata dal punto di visca dello ...1ile architettonico e dcli' assetto formale. ma questi debbono anche essere messi in rela1ione con la slruttura della Chiesa dcl tempo, e con i suoi rapporti col fenomeno dcli' urbaniaazione con il mondo rurale. Il metodo è comune a quello dell' archeologia industriale: considerare queste realtà come sistemi storici definiti nel tempo e nello spazio. cd inquadrarne il fenomeno artistico. La salvaguardia del monumento industriale non è sempre facile. S1 incontrano due tipi di ostacoli: da una parte il disinteresse della gente ver-.o il mantenimento del luogo di lavoro. sentito come elemento di costri1ione, e dall' altra parte la ferrea opposiLione degli industriali che vedono la fabbrica unicamente come spa1io per nuove auivita e nuovi investimenti. Allualmcnle gli edifici storici sono tutelati da due leggi. La prima legge organica che ha affrontalo il problema del bene culturale è la n. I089 del 1.6.1939. Nel testo di legge il concetto di «monumento» è per la pnma volta conncs\o a quello di «notevole importanza storico artistica». E' il segnale formale del passaggio dalla concezione nu1onalisticorisorgime11Calc di emergenza a quella più moderna di testimonianza storica. Tutlavia la prospeniva storica non viene rispeuata dcl tutto dalla legge, che possiede il grosso limite di considerare il bene ambientale avulso dal suo contesto. Se questa miopia è grave per qualsiasi opera artistica, pensiamo a quanto possa essere nociva per I' archeologia industriale. i cui resti sono significauvi solo all' interno dcl territorio nel quale sono collocati. In parucolare edifici di bas'>o valore architettonico. '>Ono interessanti dal punto di vista paesistico, perché consentono il recupero di un pe110 della storia di quel 1emtorio. E' questo il caso della cartiera Binda che è ben lontana dall' avere elementi stilistici decò e neoclassici come la Richard di via S. Cristoforo né può vantare richiami allo stile mitteleuropeo come le officine Galilco1·11 • ma è comunque parte della storia industriale, ambientale. architettonica e umana della bassa milanese. La struttura della fabbiica assume ben altro interesse se vista all' interno di un progetto piu ampio di recupero del Naviglio. a cui la struttura è <.,toncamence collegala 14 1 • La tipologia dell'edificio Binda '>i inserisce nel filone dell'«architcttura senza qualità» 151 che attraversa la storia dcli' architettura milanese a partire dal XIX secolo fino ai giorni nostri. Infalli lo sviluppo indu'ìtnalc a Milano ini1ia. in fase embrionale. a meL.1 Settecento. La maggior parte delle prime imprese, per lo più opifici, filature cartiere o stamperie. aveva sedi in immobili onginanamente destinate ad allre fun1ion1. Si trattava di case patrizie, ma soprattutto di chiese e conventi, poiché I' architeuurn monastica, era Ili Cfr. F. BORSI. lntrodu.z1onn1//<1 11rdw/ogt<1 mdusmalr, Ollì.cnJ l:.d11Coni, Rom.1 l 978. l•i Cfr. A. Nl·.CRl. Museo all'nprrto drll'Archrologia lml11stri11/r, 1n Archrologi11 lnd11s1rùilr in lomb11rd1n. Medio Credito l1>mbardo, Milano 1982. C• I.a Regione ha prt"Vis10 di far rienmr<: in m piano pac\i\lirn ogni $pai.io cd edificio prospiciente i I l'aviglio. li progcno avrebbe un vincolo per cui ogni modifica agli immobili dell'arca dovrebbe c_,~rc conforme <..nn le sue carancritiichc originali e le 31« verdi dovrebbero nmancrc 1ali. Tunavia il progcno regionale è ~mo blncc.uo dal comune che ,; è 11volco al 'J'ar per oucncrc l'annullJmcmo della dclibcr.1 'll~1cncndo che qucsia prevarica le sue compc1cn1c. Il contrasto è anrnr.> in cor<0. (" (Jr A. Nl~C,IU, /11izi uviluppi rii 1m architetN•rit del/'111d11Jtri11 11 Mila110, in Arrhrolo?,Ìtl /11d11stri11/e in lombardia, ccc. 72 profondamente funzionale alle esigenze lavoraùve (si pensi al grande numero di finestre delle navale che. potevano fornire luce ad ogni "ingoio macchinario). Nel 1778 venne aflidato dal Comune il progetto per la nuova Zecc.i: è questo il primo incontro (che successivamente diverrà aperto conflitto) tra progettazione architettonica. legata al gusto neoclas\1co dcli' epoca. e esigenze fun1ionali e produttiYc. Allo <,te!.so modo della Zecca, la fabbrica dei 1abacchi. anch' essa di commessa comunale. rispose positiv.imente ai canoni cc;1c1ici della Commissione d' Ornato 161 • l primi casi di scontro aperto si ebbero con i primi grossi stabilimenti di commit1en1a privata. Il più imponan1e e'>cmpio di questo scontro è quello della c;tamperia dci fratelli Kramer dcl 1825 il cui progeuo rispondente a precise esigcnLe fun1ionali. fu bocciato dalla Commissione d' Ornato per ragioni di carattere es1etico. Nel caso Kramer la leggi fo1mali cercano ancora di convivere con le esigcnLe neoclu.,siche. Ben presto però la Commissione d' ornato cambiò linea. tollerando strut1ure non conformi al gusto dcl tempo in edifici fun1ionali allo ...viluppo economico della ciuà e posti in periferia. Dalla me1à dell' Ortocento così I' architettura della fabbrica inizia a dequalificarsi al «architettura senza qualità». mescolanza d1 stili di\'Crsi. Le strutture costruite come semplici contenitori, in base al 1'0lo cri1crio della funzionalità, si moltiplicano: lungo il Naviglio Pavese oltre alla Binda ( 1855) c'è la filatura Schappe ( 1898). Allri casi. ancor' oggi o-.servabili nella città. sono la Breda. la Dc Angeli e la Pirelh, 'ie di mcao era cita1ioni eh stili architettonici e funzionalità pura. Il comples!.O Binda di Conca Fallata è uno stabi limento d; \'aste dimensioni; attualmente occupa un' .irea di circa 130 mila mq e conliene al -.uo in1erno numerosi edifici. Il primo edificio visibile dall' Alzaia Naviglio Pavese è cosutuilo da un basso corpo cli fabbrica con Letto a tcrra71a e facciata scamlita da scomparti rettangolari in cui sono inscritti archi ciechi e da un corpo retro.,1ante più alto con teno spiovente. In prosecuzione a queMo complesso si Lrova la palazzina della casa per impiegati. con pianta a U. Internamente un lungo fabbricalo. parallelo aJ precedente. di pianta rcltangolarc, a tre piani ripartito in tre scomparti, era destinato originariamence a laboratorio di sperimentazione e oggi a magazzini e uffici. Contigua al fabbricato e la casa operaia anch' essa a tre piani. I capannoni per la produzione sono raggruppati i'1 due grossi complessi: all'interno i povi per I' approvvigionamento dcli' acqua e la centrale termka per la produ1ione energetica. La tipologia architertonica della fabbrica Binda è difficilmente ricostruibile (soprattuno per quamo riguarda gli elementi di decoro esterno) vi<.,Lc le numerose ri.,truttura1ioni che ba subito, di cui la più clamorosa è quella conseguente ali' incendio del 1871 m, che distrusse gran parte della fabbrica. Tuuavia. ossen.ando gli edifici più vecchi (la palazzina per gli operai. quella per gli impiegali, i corpi adiacenti I' u-.cita sul Naviglio e I' attuale corpo ccmrale di fabbrica), insieme a carte e stampe d' cpocn possiamo riconoscere negli edifici Binda alcuni resti dis1inti dello sule Neoclassico se pure ridotti alla semplice ripcti1ione cli un modulo (ad es. l'elemento dcli' arco di cerchio è costantemente ripeluto sia nell' edificio ini1iale, che nella palallina cen1rnle degli uffici). Le innova?ioni tecnologiche entrando alla Binua ne hanno profondamente modificalo la ~trutrura. basti pensare che fino a pochi decenni fa al pos10 del parcheggio dci "'1 Commis:.ione Comunale per il com rollo <ldl'edili1iJ citt.tdina. C'fr A CARI \NDINI M NFGRI I mo11umnw i1or1eo-1tufu,1ri.1'i tk/JJ lomb."dia. Milano 1977. 73 TlR era pr~enre il deposito per le carroae. Per lapprovvigionamento dcli' acqua il complesso ha visto succedersi alle scnmure che incanalavano le acque dcl Lambro i moderni pom interni. Ancor oggi è presence una struttura chiamata «conc1aio» che aveva 11 compilo di regolare le acque della conca rispetto alle esigenze deJJa fabbrica. Per quanto riguarda I' energia il complesso presentava. già dal progetto iniziaJe, turbine, ruote idrauliche e macchine a vapore, che pcrmenevano di sfruttare la fom1 energetica del salto d' acqua della Conca. Successivamente si ~ passati al generatore proprio. Ill. Rapporto con il territorio all ' origine dell'in<>ediamento: la fabbrica e il villaggio operaio. La Binda si è inserita, a metà Ottocento. in un'arca che cm aperta campagna • cd è rimasta tale fino ai primi decenni del nostro secolo. La manodopera arrivava dai piccoli comuni vicini alla città o dalle ione popolari come Porta ticinese. ln anni in cu i non c' erano altri mezzi di trasporto oltre la bicicletta e le proprie gambe questo pendolarismo costituiva disagio e diventava limite effettivo alla produttività. Per risolvere questi problemi i proprietari delle più grandi fabbriche costruirono accanto ad esse villaggi per gli operai. Per capire il ruolo che i villaggi operai ebbero nello s\iluppo del territorio con.,1dcriamo il contesto in cui -.i inc;eriscono. prendendo come esempio Milano attorno al 1880. A quel tempo la città s1 trova a -.opportare una pressione e una richiesta di abitazio111 che le ern -;conosciuta Milano è al!' apice dcl proces'>o d1 industrializza1ionc e cli conseguenza cambia immagine. diventando metropoli commerciale. centro amministrativo e politico, ruoli che aveva perso dopo I' Unità d' Italia. Per attuare questa trasforma1ione I' antico tessuto edilizio del centro, che raccoglieva i ceti popolari. viene sostituito con co-.tr111ioni di prestigio. Avviene una massiccia espu lsione dci lradi7ionali ceti poveri urbani verso la periferia. questi si vanno ad aggiungere alle masse immigrate dalle campagne per la cri'i agraria e in cerca di lavoro e abila7ioni a basso coc,to. L' atione dell'amministr:uionc cma<lina per risolvere il problema degli alloggi popolari fu praticamente inesistente. Le pnme ini1iacive edilizie per il proletariato urbano. hanno un evidente carattere spcculati\'O: '>Ono per lo più «case a ringhiera» che riprendono I' impianto della cascina a corte innalnmdone notevolmente I' impianto '>ino a 5 o 6 pia111. ivi nu.,ccndo così ad ospitare molti p1u abitanti di quelli previsti. Ancora nel 1903 la legge Luuatti per le case popolari ricono..,ceva indispensabile I' intervento pubblico in un settore lasciato in mano per lo più ud ini1iative patemalis11che. filantropiche o umanitarie e a grosse spccula.lioni. Di fa tto, però, I' intervento pubblico veniva limitato ad agevolaiioni per gli operatori. individuati. ancora una volta. nelle società •i : "'Cfr. A. PARIGI, Fa/,bri.ht ri.nt operau naia b.JsSa p1"J11ur11. C.omunt: Ji Rou<tno, s.d. Q Le= a •corte:- 'ono 1ipi,hc Jclr800. 5ono costitui1e da più corpi dl\pmti Jtcorno ad m conilt" .li cui centro 'pcl'O 'i trovava il pouo. Ogni corpo ~vi:va piu piani ognuno um m hall.11010 che dava ball.uoi crJno gencralmeme comunicinti per meuo di ,cale. I servui c:rJJlo comuni, uno per pi.ino. 74 sul cortile. '° di mutuo soccorso 1 1 negli industriali e negli emi morali e nelle società di beneficicn?a. Nel 1908, infine si deliberò a Milano la fondazione dcli' Istin1to per le case popolari cr:I economiche. col concori,o di capitali dcl Comune c di iMituti di creditu. Ad opera dell' Istituto furono costruiti i primi quartieri comunali: quello di 'ia Ripamonti. via Solari. via Mac Mahon. \13 Spaventa, via Tibaldi. \la Lulli. ecc. 11 • 11 \i li aggio open.uo -,i inserisce in questo pc nodo di accrcsc11nento urbano. come risposta a gravi problemi pratici, come la richiesta di nuove abita1io01 e il pendolarismo. l villaggi operai erano forniti di molti serviti 1121 : la mensa I' asilo, i bagni pubblici, la chiesa e i luoghi aggregati' i. Si fonnava così una sorta di comunità anomo aJla fabbrica. sovrasrata ('>pe.,.,o anche fisicamente) dal casotto signorile. che diffondeva I' idea del lavoro industriale come estraneo al confliuo lii classe, fondandolo \ ìceve"a sull'apparente solidarietà tra imprenditori e operai. In realtà limprenditore nell'offrire dctcnninati serv11i ai lavoratori non era mosso da intenti solidaristici, quanLo da interessi di parte. I miglioramenll igienico-'>anitari connessi alle nuove abita1ioni contribuivano sensibilmente alla ridu1ione dell' assen1e1-.mo: la presenta di struuure come I' asilo lom1va la disponibilita del meno costoso la\oro femminile ·P· . La trad111onale chiusura e autosufficien;a di queste comunità rendeva molw difficile il diffonder..1 di idee e movimenti tendenti all' emancipa7ione dalla sudditann1 al padrone e ali' affe1m<Vione dei diriui della classe operaia. La ricallabilità era mas'>ima: qualora un operaio ave!'.se deciso di scioperare non rischiava \Olo la ['\!rd1ta del posto d1 lavoro. ma anche la casa per la sua famiglia. I' istruzione per i figli, ccc. La superiore qualità della vita che offrivano 1 villaggi operai, rispetto ai quartieri popolari, aveva come co11troparti ta la ricattabilità, la dipcnden7a dal padrone e l'aliena1ionc. Caratteristica comune dei villaggi operai è la «meccanizzazione» della vita della collettività anche al di fuori delle ore di la\'oro. I villaggi «sono pensati come macchine per lavorare e per abitare, dtwe i m0\1menti collet11\Ì "' sviluppano lungo pcrcol"\i predetcnninati, era alcuni luoghi deputati - la chiesa la palestra, il teatro, ti caffè - e in tempi che lasciano poche varianti ind;viduali» 11 ~ 1 • Le case operaie possedevano <,pesso piccoli orti che crcavtu10 un' illusoria continuità con la realtà conLadina da cui pro\'enivano gli operai. La Mruttura del \ tllaggio-comun11à è qumdi il prodouo dcl patemafo. mo imprenditoriale, teso a costruire un modello sociale statico ed isolato, la cui annonia c;i 110 I J Socier2 lJman11uia - for..e la pii1 tJmo'a trJ le w~ictà di mu1uo sc><:cor<o - \ON: nd 1883; a cau.5.1 dei suoi legami roo pan11i e ori;.iniuazioni di da"<' •mnc s.;1olu «ime organiu..uionc '-Ovversi•'3 nel I898. pcr ritornare aniv-a nei primi dd 1'ovecenro. ~ ini1i.t1i\'c dcUJ S.l., ,p,111.uono dall"a"i>icnu, all"cduaiionc, alla documenra1ionc ,ullc condi11on1 d1 Vll•t delle cl.i••c operaia e dci ccci >ubalrcmi (~ulla sua ~nivirJ C.fr, L '11mn11itnrin "lttsrm opern, Coopcr.111va grafìcJ degli opcr.li, Milano I922) · 1111Cfr M. GRANO! A PRACCHI. .\filmo guida nlliml11m111rn modmM. Zanichdli, Bologna I91M IUl li villaggio della frazione di Capnacc tu fondaco nel I1171! d.i.l cotoniere Silvio Benigno Cm pi cd ~ l"cscmpio più \ignifìcauvo (per d1men,ioni. compiu1c1u e quali1~ formali) di villJ~io operaio onoccntl'SCO italiano. I ' incmmi d1 due .m1 m.1d.1li or1ogon.1l1 è il fulcro .morno al quJle ~i arricola il pac~cllo. L"as~c pii1 lungo divide gli sp311 dcl lavoro (fahbrical ,]J quelli dcl npo~o. Qucsu \Uni) le l-.11c, la chie,.1. l.1 rnopemiva di rnn,umo, l'albergo. l'ambula11u, 11 la,·a1010 pubblico, la '>(;UOl.t. 11 1~1ro, la pia11J e 11 c1mi1ero. <1i Cli-. E. BONlfAZI - A. PELLEC.RINO ç()("ll'tà ul~momu.i.J. Bulgarin1, l·ircnzc 1989. 111 lh1dcm 75 fonda !>Ulla subalternità dci lavoratori auorno all' autoritaria e rassicurante figura dcl «padre fondatore». Questo modello è cenamente presente nel progeno d1 Ambrogio Binda. che diffonde '>U un sussidiario ~colastico la «leggenda» della sua storia di imprenditore formato con la -.uc sole forze, gra7ie alla sue capacità e alla sua forza di volontà. Alt' epoca della fondazione dello '>tabilimento, Binda fece edificare un villaggio per gli operai di circa I 00 abitanti che aveva il '>UO fulcro nella fabbrica. JI villaggio comprendeva la casa per il medico, la levatrice, la farmacia, la scuola, un forno, un magaz7ino per il vino e una chiesa. La palazzina per gli alloggi operai è presente tutt' oggi cd è individuabile dal Naviglio poiché è posta di fianco ali' ingresso principale della fabbrica. La palazzina ha una tipologia molto comune nell'architettura popolare (i cosiddetti «palazzotti»): 4 piani, c;crvizi comuni (2 per piano), pavimenti in mattoni, scale in legno. Ogni appartamento consisteva in due stanzoni e veniva dato in affitto agli operai nel periodo in cui lavoravano nella fabbrica. Come in tulli i villaggi operai anche nella Binda gli alloggi per gli operai sono distinti da quelli per gli impiegati, qualitativamente migliori 11 ' . li palano per gli impiegati prosegue lungo il corpo centrale della fabbrica, ha tre piani cd è esteticamente migliore delle case operaie e più vivibile ali' interno. Nel villaggio Binda non è mai stato presente il palazzotto padronale, poiché la famiglia Binda abitava in una vi lla nei pressi di pona Ticrne'>e. Tra i servizi presenti all'interno della fabbrica c'era l'asilo mantenuto fino agli anni '30 e uno spazio che gli operai chiamavano «Pac!'>C» 1 1 ~'. Con quei.Lo nome gli operai indicavano la casa gialla visibile ancor oggi dal Naviglio. che ospitava una posccria, negozio di generi di prime necessità, di utilino esclusivo dci dipendenti. Fino agli anni '50 i I pianterreno del palazzo dci lavoratori cm occupato dall'osteria. di cui oggi rimane solo I' insegna ... biadita. Con le Ione sindacali degli anni '60 gli operai onennero la mensa. Ovviamente le ahiuvioni per i dipendenti subirono molte modifiche. Le più grosse ristruttura1ioni furono fatte attorno agli anni '70 per ini1iativa elci singoli lavoratori che occupavano gli appartamenti: furono costruiti servi7i '>ingoli, intonacati i muri, pia~trellati i pavimenti, ccc. Negli anni '80 tutti gli appartamenti '>Ono stati \'enduti; oggi il 70~ del totale sono di proprietà dci lavoratori. Nel 1958 furono costruite altre due palazzine per gli operai a Cassino. Quc.,tc case furono comprate a riscatto dai dipendenti. lnoltre la diua comprò alcuni appartamenti in via De Sanctis per darli in affiuo ai dipendenti durante il periodo lavorativo. IV. Rapporti in fras t ru ttu re. con il te rrito rio all 'origine de ll ' insediame nto: le La mappa del territorio dcl I 855 ci restituisce I' immagine dcl territorio 'ul quale fil Nel villaggio dì C respi d'Adda ~ presente Wl3 gcrard11a d1 edifici 1r.1 cut v1 sono le (a'JC per gli operai. 1 villini per gli imp1cgau e le ville per i dirigcnri. alcune ·IÌrm.uc ,. da archnccu come Pirovano e Morelli. Sopra umo domma la villa dcl padrone, cas1cllo nello baw piJn11rJ, Comune di ltt>u.ano. cii. ). 161 lmervma al 1n \tilc neomcdiocvalc (Cfr. A. PARl(,1. Fabbnche e ra>r operaie <1g. :-.=creo Fabbri. 1c.:nico della cariier.1 Rinda. 76 sarà costruita proprio in quegli unni la cartiera. La scelLa della !.Ua locah7ta1ione fu in gran parte detenninata dalle caraueri1.,tiche strullurali dcl territorio e dalle ri..,orse esistenti. Esaminiamole quindi attentamente. a) Risorse idriche ed energetiche. La zona sulla quale fu edificala la fabbrica em particolarmente favorita da una ..,traordinaria abbondaMa di ac4ue sonerranee e superliciaJi. Sor'>e infatti su terreni ricchi di po11i e allu contluenLa di due 1mportan11 corsi d' <•equa: il Lambro meridionale e il Naviglio Pavese. Il colatore Lambro Meridionale ha origine da uno scaricatore dcl Naviglio Grande. che in località S. Cristoforo a Milano ricc'e anche le acque dcl fiume Olona. Infatti I' Olona, dopo un lungo e tonncntato cammino anraverso le province d1 Varese e Milano. cessa da un momento ali' altro di chiamarsi con tale nome per assumere quello di Lambro Meridionale. Una prima trarta dcl Lambro. e prcci<.amente quella tra il Naviglio Grande e quello di Pavia. prende il nome di Lambro Morto. Successivamente il Lambro. dopo avere sottopassaLo il Naviglio Pavese in località Conca Fallata. si snoda a sud di Milano per una lunghezza di circa km 56. Lambendo con il suo pru.saggio i comuni di Ronano. Locate. quelli pavesi di Siziano, Landriano, Manano e Villanterio, per ncongiungersi a S Angelo Lodigiano al Lambro sctlentrionale e con questo immettersi nel fiume Po. Per scopi irrigui furono in pa1.,smo derivate daJle sue acque numerose rogge. «Le origiru dcl Naviglio di Pavia s1 possono invece far risalire ad epoca remota e precisamente al!' originario scavo del cosiddetto 'Navigliaccio', inizialo nel 1359 sotto il governo di Galeazzo Visconti>>. «l lavori proseguirono fiaccamente nel periodo spagnolo, furono ripre'>i nel J805 durante la domin:mone napoleonica: i fr.incesi detlicarono infatti una particolare aucnzione al problema della crca1ione di un sistema di canali na\ igabili » 11 • • Si deve quindi riLenerc che i rilevanti fabbisogni idrici richiesti dalle lradi1ionali tecnologie di fabbric:vione della carta potes.,ero così facilmente e completamente essere soddbfatti. Inoltre, fatto ancora più rilevante. il Naviglio in Conca Fallata detcm1inava un salto d' acqua di notevole ponata e cos1ituì quindi una fonte di energia cinetica facilmente trasfomiabile in forza motrice per le necessità energeuche della cartiera. b) /11.frastnlfture varie e territoriali. L'assetto viario del tempo era cost1tu110 prevalentemente dalla strada di collegamento tra Milano e Pavia (detta poi '>tataJe dci Giovi) che superando gli Appennini arrivava fino a Genova. Unica arteria d1 collegamento dci Lraffici a sud di Milano è stata interessata da uno sviluppo insediativo lineare costiLuito di molteplici iniziative indu<;triali e artigianali. E' e\idcnte I' 1mportan1a che tale infrasLruLLura ha a\.uto per lo sviluppo della cartiera. consentendo e rendendo agevoli gli approvvigionamenti dei materiali e I' invio dei pro<lolli finici. Meno facile da anali11arc il rapporto tra la cartiera e la strunura produlll\a dcl tempo. lJ territorio in esame. come abbiamo già dello. pur prevalentemente agricolo aveva via via sviluppato una !.Crie di unità produttive artigianali tradi1ionalmente di supporto alla <;truttura agncola: mulini e pile da ri..,o. frantoi. fornaci. folle per panni e per la fabbricazione della carta. ui Cfr. A. PARJC,l Il 11.11·iglio d1Pini.1, CA1m11n~ di Ro?J.mo. s.d. 77 Sarebbe mteressante al riguardo approfondire quanto abbiano influito le conoscente tecniche ed economiche materializzate nel tempo sui nuovi insediamenti industriali ottocenteschi . V. Gli attuali rapporti insedia mento-territorio La planimetria n. I ci restitu1..,ce l'immagine anuale del territono della cartiera, onna1 10globata nella città. Possiamo quindi verificare come sono cambiati in più di un secolo la struttura dcl territorio m e::.ame. la qualità delle risor-,e e I' impatto tra I' insediamento e la città. a) !11fra.Hru1t11re varie. La più rilevante modifica dell' assello viario originario è stata la costruLione dell'autostrada Milano-Genova all'initio degLi anni '60. che passa a pochi metri a Ovest della cartiera parallelamente al Naviglio. Il tracciato della statale dei Giovi è rimasto inalterato, chiuso com'è tra 11 Naviglio Pavese e gli edifici esistenti. Il forte nu . . so di traffico che la percorre quotidianamente provoca continui inta..,amcnti e lunghe code di macchine che impediscono il servizio dei trasporu pubblici che servono la zona con autohnee pubbliche e private. L' assetto delle infrastrutture viarie, quindi, che ali' origine era stato un fattore detcnninante per la locali1zazione della canicra è diventato oggi un scrio handicap per il suo fun1ionamento. La cartiera risulta infaui completamente isolata dall'accesso autostradale. mcncrc il difficile collegamento con la statale. costituito dal piccolo ponte della Conca Fallata, rende estremamente disagevole I' acce-.so a grandi camion che trasportano le sue merci. Lo studio effettuato dalla provincia di Milano alla metà degli anni '80. visualizzato nella planimetria n. 2. risolve\.a in parte questi problemi della caniera. fl nuovo tracciato nario di collegamento con la circomalla11one esterna e con la via dei Mi.,saglia e la co~tru11one \.icino alla fabbnca di svincoli di accesso all' autostrada. avrebbero tolto la fabbrica dal suo isolamento mentre la apertura della sta7ione della metropolitana (linea 2) appena a nord della cartiera. <tvrebbe risolto i problemi dcl trasporto dci lavoratori. Purtroppo il progetto è ancora lettera morta. b) Il rappono con le acque. La Binda. come tutte le cartiere. ha un grosso fabbisogno energetico. Oggi la cartiera necessita di I00 I. d' acqua per ogni kg di carta. cifra non irrilevante 'e s1 tiene conto che la cartiera produce 30000 tonnellate di carta all'anno (aH'epoca della fonda?ione la cartiera necessitava di 800/900 I. per ogni kg di cru1a). Attualmente I' acqua viene approvvigionata da poLZi interni. profondi circa 80m, con una capienza di 70 mc al minuto (la fabbrica utilizza tuttavia soltanto 8,4 mc al mmuto. ìl depuratore tratta infaui 12.000 mc al giorno). Una volta utilizzata lacqua, prima di essere '>Caricata, viene depurata. Il 70% viene riciclata, mentre il resto viene scaricato nel Lambro (ci sono crutiere il cui recupero dell'acqua arriva tino al 90ct ). ·<Il riutilizzo dcli' acqua e oggi una necessità vi.,ta la maggior 78 ,. .··.. ....... ' R..AN .i LEGEN(IA -- Y1ob1l1lo primano V11)b1 l1to , I I ,... , 'J;•/ , •_ . ~~ ' ,,,.-,,, 1 I ~- . ~ t ---- . _, fI I •:o rnpl~men t 1Jre ·,.. ~..., " ............ Gtot 0$0Qho \ · ~ ,,... 1ZLAN. Legende esistente Z I, . ;' , previsto ------· ------· ......, ...... Autostrode V1ob1ht6 pnmono , V1ob1ltt6 locale pnmcria Tnitto d1 SS 35 do nquohf1core '; Line-e e :stoz1on1 ferrov1one -•••..-•un•• -•-<:>-•- ........ ., TM11"1v1e extr.>urbane , ~ ' ... ·, r.-4 i~ ·v. ! .. ) ,,,.. ' , •... ~ .~ , i •, ... .,.:. . carenn d1 acqua fresca t.hsponib1le. La dcpura11one è poi resa obbligatoria. da leggi ' 18 che s1 vanno facendo sempre pili severe» 04 '. Tutti gli '>Carichi che a\Vengono in acque superficiali .,i de\'ono adeguare alla cabella A, mentre tutti gli scarichi che confluiscono nelle fognature devono essere adeguati a1 limiu della tabella C. Comunque le cartiere in generale non scaricano acque molto noci\e. li depuratore alla Binda c'è da circa IO anni. prima c'erano solo delle grandi vasche di sedimenta11one. Il processo di depura7ione è molto compJc ......o: le sostante inquinanti passano nelle centòfughe, dove vengono condensate. raccolte e successivamente mandate nelle discariche autorizzate. L' acqua, nei limiti della tabella A, viene recapitata nel Lambro. r processi utilizzau sono molto simili a quelli per il recupero dcli' acqua bianca, I' acqua prO\'Cniente dalla tela per lo scolamenLO del foglio. Le prime acque bianche sono riciclate mediante invio alla depura7ione e impiegate subito per la diluiLione dell' impasto. Le seconde acque bianche sono inviate invece :u rccupcratori. Questi possono essere ba~ati su tre principi diversi: flottazione, decanttvione e filtrazione. I rccuperatori bai.ali 'iulla decantazione come quelli della Binda, sono formati di <,erba101 conici, nei quali vengono introdortc le acque bianche. che contengono particelle solide ollcnute dal processo di lavora1ione. Sopra queste acque gravita un altro cono ro,esciato che obbliga le acque u scendere e poi risalire. Durante questo percorso, nel quale la velocità è sempre pit1 bassa, alle particelle ancora in sospem.ione vengono aggiunte delle so.,tanze chiamate «policlettrolìti» che facilitano il loro depo.,110 sul fondo, mentre l'acqua pulita va 111 alto. Queste '>Ostante vengono centrifugate anraverso apparecchiature pan1colan e quindi recuperate. mentre I' acqua pulita. dopo essere stata accuratamente anali11ata in laboratorio,' iene riuuhnaca e in pane <.,caricata nel Lambro 1•111 • Nella cartiera l'acqua non deve essere depurata solo prima dello scarico, ma anche quando viene prelevata. po1.~hé in es\a sono presenti microrgani..,mi. alghe. batteri e m1crofunghi che danneggiano la proùu1ione della cana. I principali rnconvenaentt originau dalla prc<,en1a di microrganismi nelle acque di fabbric:vione sono: comparsa d1 macchie sulla carta, rotture frequenti dci fogli nel ciclo produtti\'O. disturbi agli 1mpiant1 di recupero. I controlli di quc!.li microrgamsmi sono relativamente recenti e vengono effettuali 111 più punti del ciclo produlli\'O. fl problema dcli' inquinamcll!o ballerico delle acque di Cartiera \I manife!.lÒ con 1 primi 1mpianll di recupero delll" fibre e dei materiali di carica e ancor più quando si tenta di recuperare le acque per reimpiegarle nel ciclo produttivo. L' acqua di superficie è molto più ncca d1 impurità rispeuo ali' acqua di pouo. ragione per cui l.1 Bin<la ha scelto que~ t a via pur avendo a disposi11one ben due corsi d' acqua. I controlli della carica (li) Legge n. 31 '> .1c1 t 976. .\'orme rrr l1 t11trl11 delle •lll/Jte J,. r1 ''"f"111Jlllmto. dc1u • Legge \frrl rcgolamcnu gli .carichi liquidi provenienti d.ilk .mivit.i produtuvc e dalle lognarure pubbliclic, che ~i;.mc.1no nei c;or~i d'a,qu.i <upc:rfìc1.ili 0 nel >0no>uoln. pm.:eden1.1 (,on dcpur.uori) 111 modo JJ L.1 rai l~e impone che gli <c.uJlh1 P'>"~nn ~nenirc ;nlo "' 1rJ11au 1n t·\\crc dann"" .1ll'Jmbicmc tdrìlo in 1.ui " 1mmcuono. mm1ma dq:h .igenn 111qu111ant1 1ollcr:au ~ fÌ«a<J 111 1.ibdlc A. B. C . Tak le~c ha a•'lllll wta l..1 prescm.1 efficacia lim1wa per l.1 m.mcar11..1 dei IÌnanLÌamcnti ncce,,ari per Li comuiionc di dcpur•Hori e andie per b con11nu.1 con,cssione di proroghe. t lmcl"lm.t al p.1. RcnJ<O S1v1cro 'hìnuco e rc>ponsabilc dcl dcpura<ore di Roaano. Cfr. (,. Bon·o MtC< A E. t.RANDI';, G1rr.z, F.s1rmo dJIJ" Encidoprdi11 dal1 n.imp.1. Società Fdi1rice lmcrnumnalc. Tormo 1%9; 1111crvis1a al Jr. Paolo Vercelli ; imel"l'Ì'ta .il p.1. Renato Stvicro. 79 di microrganismi nell' acqua sono effettua11 in più punti del ciclo produttivo. Pos-.iamo quindi concludere che gli effeui che la Binda lui sull' idrografia del rernrono non .,ono di inquinamento ambientale (come è stato detto I' acqua scaricata è nei lim1t1 della tabella A), ma di squilibrio alla falda 121 • Infatti la Binda, come la maggior pane delle fabb1iche che usufruiscono di pozzi, impoveriscono la falda perché continua a prelevare acqua dalla 'econda falda in un ciclo apeno in quanto l' acqua non viene reimmes.,a nella falda ma -.caricata 111 superficie. Per evitarlo occorrerebbe il riciclo totale, che però è di cliflicile attua1.ione e piuttosto wantaggioso, o un impianto di depurazione molto po1ente che depuri coniinuamente I' acqua prelevata dai pozzi e utilizzata, rc1mettendola poi nel ..,ottosuolo. Come e now la cartiera non ha i meni per effettuare questo tipo di processo e scarica nel Lambro. Si tenga presente che i pozzi della caniera, con i loro 80m di profondit~l, prelevano acqua dalla seconda falda, quella destinata a al fabbbogno di acqua potabile della cittadinan/a. Per que.,to reimmenere I' acqua di scarico sarebbe particolarmente dannoso poiché essa, anche se nei Limiti, non è comunque depurata al I00%. Bi'iogna comunque tener conto anche di innumerevoli vantaggi che porta una cartiera come la Binda in una zona come appunto quella del Parco Sud e precisamente zona Conca Fallata/De Pretis. «E' decisamente un modo per far fruttare componenti ambientali cli estrema importanza non solo ambientale ma anche storica ed economica come il Naviglio Pavese e il Lambro. E' preferibile quindi nsohere que'.'iti minimi problemi che la fabbrica crea al 1erritorio, sicuramente irrilevanti rispetto a quelli economico-politici che ha subito la cartiera in questo periodo, che eliminare un minimo di interesse non solo ambientale in una iona così ricca di risor...e non sfruttate» P i . c) lpmesi di riconversione: Durante questi ann i sono siate fatte numerose proposte di riconversione della fabbrica. vediamo le principali. - COMPOST VERDE: destinare l'attuale area alla reali71.~l7ione d1 un impianto di compostaggio per la produ1ione di «Compost Verde» (50.000 t/anno circa; 750.000/1.500.000 abitanti equ1\'aJenti). La proposta na....ce dalla recente Legge Regionale I luglio 1993 N. 21 (smaltimento di rifiuti urbani e di quelli dichiarali assimilabili a normn dcl D.P.R. 915/1982) che individua, tra le altre priorita quella della gestione sepnrata degli •scarti organici compostabili», ed in particolare I' obbligo per tuui i comuni, a tempi brevi. della raccolta differenziata degli scarti «verdi». I rifiuti di cui '>Opra sono, secondo la nonnativa sopracitata, da considerare rifiuti a<,similabili a quelli . ohdi urbani e, quindi 11 loro ri1111/i-:.:,o ne eviterebbe lo smalumento prei.so le discariche e gli inceneritori. Il compostaggio e un processo aerobico che avviene ali' aperto su piauuolc. 11 ' compre~ Stmo il suolo milan~ sono presenti tluc falde: wu ;unva ad Un.I profonditl d1 50m, l'ahra ~ cr.i. gli 80 e i lOOm. In p:matn l'acqua per ogni uso venava cstram dalla prima falJ,1 (inf.mi i poni antichi hanno ~mpre wu profonduà d1 circa 50m). Oggi questa falda non è più utiliuabik a CllL'3 dcl forre mqumJmemo ch1m1co da cromo, solventi e n1tr.ui. l 'acqua ( quindi prde-•m d.ttla ~ond.i. falda mo pozzi superiori agli 80m. u. lmcrvma al p.i. Rcnaco Siv1ero. 80 Gli scarti vegetali interessali allo Moccaggio e compostaggio provengono: a) dalla manutenzione del verde pubblico e/o pnvato (potature): b) dalla produzione vi\a1suca: c) dl scarti ligneo-cellulosici provenienti dalla lavorazione del legno vergine e eventualmente assemblato con chiodatura. Il materiale che verrà prodotto dall' impianto avrà caratteristiche tali che lo rendono idoneo ali' impiego nei settori della nora-vivaistica. dei ripristini ambientali e soprattutto in agricoltura. L' impianto propost0 tro\ercbbe in questa zona un adatto inserimento e quindi le sue attività as<,umono un ruolo di gmnde importanza per lo s'\.iluppo agricolo dci temtori circostanti. La Pubblica Amminbtralione potrà mantenere la titolarità dcli' iniliativa mentre la gestione può essere affidata agli attuali proprietari della cartiera 1 ~ 11 • Non è certo una proposta da ignorare se si considera che mediamente ogni abitante produce dai 30 ai 60 Kg/anno di rifiuti. - IL TELERISCJ\l DAMENTO. All'in11io degli anni '80 fu proposto da Alessandro PclZoni, allora con!>iglicre di zona dcl PCI. <.h sfru11arc il getto di vapore prodotto dalla cartiera di Verona 12·1' é dalla cartiera Binda per riscaldare l'acqua delle case. L' idea diviene un progetto coerente dopo un'accurata analisi svolta dai tecnici dcll'Aem. dai componenti delle due fabbriche intcrc-.s<lle e dalla commissione del CDZ. «Con la potenza delle cnJdaie di entrambe le fabbnche si possono riscaldare i seguenti quartieri Iacp: Grat0soglio. Missaglia. Chiesa Rossa. Stadera e S. Ambrogio I' . in totale circa 6000 alloggi. In più si possono produrre migliaia e migliaia di chilowattora» 1251 • I costi sarebbero stati, nel 1980. di 6 miliardi per gli scambiatori di calore. piC1 i costi di scavo. La realizzazione dcl progerto avrebbe portato molti vantaggi: l) quello economico: una volta ammortizzato il costo dell' 111vestimento il riscaldamento per i quartieri lacp avrebbe potuto diminuire a vantaggio degli utenti; 2) quello ambientale: pur consumando combustibile Btz (cioè: idrocarburi a basso tenore di zolfo) le centrali di riscaldamento dcl quartiere lacp producevano em1s.,ioni solforose. il cui tasso sarebbe certamente diminuito con ti teleriscaldamento: 3) quello energetico: produ1ione di energia elettrica. Lo lacp in un pnmo tempo -.1 disse molto interessato ai progetti e anaJoga rispoHa si ebbe dall'Acm. Anche il problema delle risorse linan1iarie faceva sperare per il meglio, poiché la Bei (Banca invc<;timenti europea) vedeva positivamente un prestito per un' 111iLiativa conforme alla politica di risparmio cncrgc1ico allora ausp1ca10 dalla CEE. «Si fece in tempo ad ottenere I' as..,enso delle propnetà delle cartiere di Verona. ma non delle cartiere Binda perché iniziò il grande valzer dur.ito an01. se costruire o meno la nuova centrale a carbone dell'ENEL di TavalZano e da qui partire per il tclcriscaklamento della lOna Sud della nostra città» (261• ll progetto fu definitivamente i.uperato con la rete di metaniaa1ione, ormai completamente attuata nella 1ona Sud. ' lpo1cs1 mggcri1a d~I p.i. Renato 51v1ero. 12• tmervi;1a .1d Alc'>!.andro Pczzon1 12'' Da • l ' Uni1.'1• dcl 14 novembre 19R7. 126 > Ibidem. 81 - CENTRALI~A IDROELETIRJCA. Tr.i le prospettive dt wiluppo indusiriale proposte dalla dire1ione dell' ULienda, v1 fu quella di potenLiarc la centralina idroelettrica della Conca Fallata già in parte installata per alimentare la cruticra stessa. Per questo progetto era stata ottenuta la concessione dt derivazione delle acque, per uso di produ1ione ed energia, con decreto rila-.ciato dalla Regione. n progetto avrebbe dovuto essere finanziato anche dalla Regione e ualla Cariplo, rna non ha per ora avuto seguito a causa della crisi del gnippo Sottrici • . Secondo il p.i. Renato S1viero «il progetto è buono. ma la mia preoccupazione è che una centrale di dirnen-;ioni eccessive poi.sa distruggere un bene storico e architettonico come quello della Conca Fallata)). - CENTRALE TURBOGAS. E' associata alla centrale termica per I' autoprodu11one. I pareri raccolti sul progetto (per altro ancora molto approssimativo) sono contrastanti. li dr. Paolo Vercelli. chimico presso lo stabilimento di Conca Fallata. obietta: «la disponibilità finanziaria dell'a71cnda è insufficiente per promuovere queste iniziative e bisogna inoltre tener conto degli interessi delle banche rivolti a tutt'altro campo. E' un progetto che rischierebbe di fallire in poco tempo» r:..1•. - UTILIZZO DEL DEPURATORE. Questa ipotesi viene avanzata, ovviamente non a livello professionale, dal p.1. Renato Sivicro. Tunavia ci pare interessante esporla perché mette in luce uno dci grossi problemi della 1.ona: I' 1nesisren1a dj una rete fognaria per i quartieri S. Ambrogio - Dc Pretis. Essi conseguentemente, <;caricano nel Lambro rendendo le acque completamente inquinate e la fa.<icia fluviale ristretta del Lambro invivibile e addirittura pericolosa per I' enorme abbondan1a di ratti. Anche gli scarichi della cartiera finiscono nel Lambro. Partendo da questi presupposti I' ipotesi sarebbe di un recupero degli impianti d1 depuranone della fabbrica per depurare un tronco di fognature nella 10na 16. L' impianto di depura7ionc della Bindu è abbastanza sviluppato: è possibile riconverurlo (operando adeguate modifiche tecniche) per depurare le acque della 1ona. «In attesa che Milano faccia il suo grande depuratore è pos.,1bile utili11ame uno già atuvato. Questo può diventare anche un' area industriale che fornisce un servi7io di depurazione pagato dai cittadim con tanto di lavonnon stipendiati. In molli paesi dell' hinterland questo progetto è stato attuato, utili11ando a livello civico il depuratore di fabbriche ormai chiuse». Questo progetto potrebbe avere molte conseguenze po~itive: a) la conservazione della fabbrica (che consente di evitare la morte di un territorio industriale importante nella \toria dcli' industria a Milano); b) la salvaguardia dcli' ambiente e del territorio (che consente d1 evitare di eliminare una delle ultime zone verdi a Milano tramite una speculazione l:dilizia); c) molvere il probrema della rete fognaria e della continua degrada11one ambientale di un tratto dcl Lambro (evitando il continuo scarico di sostan1e sporche e inquinate depur.indole); d) infine, anche la conservri7ione di alcuni (anche se pochi) posti di lavoro (evitare quindi il grave aumento di di..,occupa71one nella zona provocato dalla chi u.,ura della fabbrica) mi. lln Cfr. Enrico LOMBARDI, Relai1ont ;u/ln visita effe1111nra ti 24·9 93 preno lo srnbilimmto della Co11rtt FallatJ 1Mgruppo 5qnrià Bmda, Cons1glto d1 iona 15. Mii.mo 1993 IZ!• lntcrvi;c.i ,11 dr. Paolo Vercelli. 12'1> In base ~1 d;ui sul depuratore ~i può risalire a quanti .1hi1anti ci re.i può irau.irc, comunque è m 1b10 molto appro·~1mnivo ma mdicarìvo. Sappiamo ron prc(1~1onc che il depumorc u.ma t2.000 mc al giorno (in 24 ore). ciò vuol dire che 1rait;1 8.4rnc .11 minuw. Supponiamo inoltre d1c la do1a11one idric.1 per .1bi1an1i .11 giorno ~i.i 82 d) Potefl':ialita future dell'areo della fabbrica. Dicembre 1993. la caniera Binda di Conca Fallata rischia la chiusura causando il licen7iamento di 320 lavoratori. In uno dei loro volantini leggiamo che la Binda di Conca Pallata «è I' unica a7ienda italiana a produrre grosse quantità di carta copiativa e negli ultimi due anni ha raddoppiato la produzione. La possibile cauc;a dello smantellamento è imputabile quindi non alla mancan1a di competitività dcl prodotto sul mercato, quanto alla dissennata amministrazione della passata propricta del signor Sotlrici che ha accumulato 1200 miliardi di debiti. Tale esposi1ione è i-tata rilevata da un consorzio di 34 banche. Il fine principale degli istituti di credito è quello di attuare una forte speculazione edilizia su aree mollo appetibili» " 0 ,. La specula1ione edilizia d1 cui si parla è realmente possibile? Qual' è 11 fururo che si prosperta per l'area della Cartiera e per la nostra zona? Per rendercene conto è necessario uno sguardo più ampio che comprenda i percorsi del/' 11rba11i4.:.0-:_io11e della città deg/1 ultimi decenni. per arrivare a comprendei'\! le lince di tcndenn1 che inl1ui:-.cono sulla dc:-.tina1ionc delle singole aree d1 una 1ona. Non trascureremo infine di esaminare le singole forte che pos-.ono agire sulla dcstina.tione di un' arca tanto appetibile. VI. Accentra mento e abbandono d ell a periferia. Il modello di crescita della cillà dal dopoguerra (ini1io della 11CO\lru1ione ciuadina) ad oggi si è notevolmente modificato. La fase 1111 che va dal dopogucn-a agli anni Sessanta è caratteriama dalla ricostruzione frenetica, ri'.. pondente alle oggettive necei.~ità conseguenti alla di'>truzione delle ione bombardate. Un ulteriore incentivo al «pnncip10 di CO'>tnme sempre e comunque più di prima» 021 sono gli interessi di gruppi ristretti e I' ideologia dominante che vedeva «I' edilizia come \'Olano esclusivo per la rinascita economica dcl paese» '" 1 • In questa fa'><! le scelte sono più legate a fatti contingenti che ad una p1anific<vione ra11onale e duratura. A Milano la prima preoccupa/ione della giunta della Liberazione fu quella di provvedere ad un nuovo piano regolatore, che fu però approvato solo nel 1953. Le riserve di verde agncolo previste in quel piano sono state divorate a poco a poco da nuovi immobili. li Piano del 53 non prevede interventi per decongestionare lOne sovraccariche come il centro creando spazi d1 200 Imi per abitamc: Jllora ZOO I ~ 0,2 01(, quindr 12.000/0,l • 60.000 Jbit.1mi csJttl S1 può qumdi supporre. .1ppro55inwiv.imemc che il depur.itore ddla c.1rtier.1 BindJ. riu1iliua10 poss.1 depurare le acque dell'incera 1011.1 16 (imcni)ta al p.i. Ren.110 S1v1cro). \.l'•J Volanuno congiunw d1 PDS. Rifonda1ionc Comunht.1, ~te, Comit.ui per la num-a dcmnunia, Collettivo Intifada, CJI C.Ulc e Moncanari GiUM:ppc Camp<>• Vcnuci inJ1v1dua, negli ultimi qwram' :inni. m~ Cmer11ZJom del/'urb.wiuica. M•lbilire in base ai pi.mi prodotti che dctcmunano l.1 crc.\Cita cittadina. • M.incano in lrJlia veri e propri •p1.ini dcllJ ncos1ru11onc urlxuu", si pane d.u "p1.1ni dcl promo ordinamcmo urbano", cui seguono i "pi.ini dcll'espan\ionc urb.ina", fino .1lb ecru gcncraiìonc appena Jgli inizi wn i 'uoi "pimi Jd!J trasformazione urb.uu"• (dr. G . CAMPOS VFNUTI, !11 trrza gmrr.1zionr dr/1'11rha11ùt1r.1, Franco Angdi Mil.lno t992). '" Cfr. A BOATII. Vrrd.- t' mrtropolt, M1L1110 r l'Furopa, Città S1ud1, Mil~no 1991 '" Ibidem 83 liberi a \erde <~" .così come non prende in considerazione e ...igen1c di \ervizi sociali. Nella fa.,e che \a fino alla fine degli anni Settanta la ac ...cita non si arresta, ma diviene più consapevole. l'e-.pan..,ionc \rene razionalrnata. I piani razionalinatori, \e pur influen1at1 dal regime immobiliare. devono comunque tener conto degli standard dei servi1i 11ocral1 resi obbligatori dal D.M. n. 1444 dcl 2 aprile 1968. /\ Milano la 'ariante generale tù Piano Regolatore dcl '53 tendeva a mantenere alcune aree indus1riali ritenute compatibili con la cillà e quindi ad operare un eyuilihrio con le altre forze produuive, in primo luogo il ter7iario flS>. Tuttavia già in questa fuse prevale I' emargimvionc delle fun1ioni urbanistiche meno lucrative: i servizi pubblici, le abiia,-:ioni popolari. le industrie. Negli anni '70 ini1ia la de111dustriali11a.7ione che avrà come conseguenza la tel7ia1i11az1onc degli anni '80. con i fenomeni connessi di speculazione edil11ia. La generJZione urbant\tica che va wgli anni '80 ad oggi è \egnata WI p~saggio Wlla cultura d:ll' ~pansione urbana alla cultura cella tr3.'>fcrmaz1onc. Una delle più grosse probl011atichc è il «proce.<;o cb c... puJ<;ionc d!lle indJ-,tnc e d:lle re!-.icb11c popolai dalle magg1m ciuà. al C1JalC conispond.! una tertiainazione più accentuata d:i luoghi centrai» 111' 1 • A que.,to grol>so problema, e a quelli ad esso conseguenti. congestione del centro e dcqualilica1ione della periferia, r-,c ne affiancano altri, come la necessità di trasporti, le C!.igen1c ecologiche. il recupero (ad es. come verde pubblico) di interstizi urbani non edificat1. A Milano è lepoca delle grandi tra'>forma?ioni delle 111du.,tric 111 ter1iario. mediante varianti par1iali al PRG ' 71 • Gli interslizi urbani vengono con.,iderati esclu.,i-.amente per interventi immobiliari. nono-.tante la grande necessità d1 nuove aree verdi. Questa poht1ca ha di fauo spinto molti proprietari dr industrie a d1.,meucrle pèr 1 grandi vantaggi finan1ian cd economici legati al cambio di destinazione d'u1,o in temario. Sono di quesci an111 1 grandi cambi d1 desrina?ione di edifici come la Poui R1chan.1 G1non e la Pirelli Bicocca. Sono di questi anni le grandi specula/ioni cdililie e la forma11one delle aree dismesse. Nella distribuzione degli elementi urbani nella città, a Milano è sempre stata seguila una politica accenLraLrice. tesa a concentrare tulle le fun1ioni pubbliche e private di pregio enLro i -;uoi confini. concentrando nel!' hinterland e nelle ra . .ce periferiche solo le fun1ion1 mmori: i grandi ino.,cdiamcnu di edilizia popolare. le carceri. le discariche, i depuratori. Questa politica ha privato i bordi della città d1 <,ef\ i11 )11!• i cittadrni e di luoghi pèr il tempo libero. creando invece i tristemente famo'>i «quarucn dormitorio». La nuova giuntu. in carica dal giugno 1992. ha finora accenruato que'ita tcnden1a. Ne è un chiaro eo,cmpio la \Ìcenda Fiera «Il problema di aumentare la <,upcrlic1e espositiva della Fiera dì Milano i.! all'ordine del gromo da molti anni. e la soluzione è o.,tata individuata da tempo nel trasferimento dcl quartiere fieristico all'esterno della città» rlK•. Gli enti interessati hanno indicato la nuova colloca1ione i.ull'arca della raffineria Agip e.li Pero-Rho. «Soluzione che la 04\ 1~1mhro Epi,odi singoli e pcrifcri~i .,.>no l'ahhouo dd Parco dì Trt·nno, dcl fori.mini, del Nord, dd e dcl .\1omc 'tdla. ,, lnicrvma all'.irchi1c110 ClaudiJ Capurs<>. oo Cfr. G. CA~1POS \'E:-.:Ln I, <it. m Il PRG del 76 è quello che rq;ola .111u•lmrn1C' I.i cin:t. I •uo1 WIC'rl tli forrnarmnc " la wno 1llum.11i in P<r una r1rr.1più1em1.1, a l\lt:I dd Comune di Mibno. ,\fil.mo 19KO. U&l Voi-e 1·11 (e quando) la Jier.1 d1 Mtlm111 in • L1 l'rovinciJ di Mil,1nu., t •)')j, 84 ">tU tipologi~ Provincia da tempo giudica la migliore sia per I' c'igcn1a d1 portare fuori dalla città, decentrandole. fun1ion1 importanti. sia per ragioni ambientali collegate al risanamento di un' arca inquinata che. inoltre. offre il vantaggio di essere molto \ a:1na ali' autostr.ida» ' '. Di fronte alla possibilità di risanare un'arca inquinata e d1 decongestionarne un' altra la Giunta oppose motiva1ioni «meneghine», legate alla tradi1ionc ciuadina di cui un importante \imbolo sarebbe la Piera. Lo scomro tra Regione e Provincia 'i chiuse con un accordo in cui il Comune acccua il trasferimento dcl polo fieristico a Rho-Pero entro il Duemila. VII. La s pecul:Mione edilizia e il dibattito sulle aree dismesse. Negli anni '80. I' epoca. come si è detto. della trasformazione urbana. i11J1ia il processo urbani!-.tic:o che va sotto il nome di «deregulation» '40 ', perdita delle regole. TI tenmne. applicato all'urbanistica. mdica le\ <manti applicate ...en1a cnterio al PRG dcl '76. che hanno consentito la '-pcculazionc cdil11ia -.u gran pane dcl territorio citt.1dmo. Di fronte al concreto fabbi-,ogno d1 alloggi per altro non ancora ri..,olto: .. Facendo una stima apprn.,,1111ati\.a bisognen.:bhc costruire ancora cenlOmila \;tnl» 1 ' 1 . L' nmministra1ionc produsse il Piano Casa per supplire alle carenze dcl PRG (Piano Regolatore Generale). Le 70ne destinute agli immobili furono individuate nelle aree agricole periferiche. Prima dcli' uscita della normativa. quindi prima dd cambio di dc . .1ina11one delle aréC. pochi gmndi co,t11Jtton acqu1,tarono i terreni con il valore agncolo. valore notc\olmeme interiore nspeno a quello dei terreni editicabih. Co<,1 pnma che la «deregulation» cambias.,e 11 PRG. solo pochi costruuon. che le \1cende di Tangentopoli ci dicono in collus1onc con I' amministra11one. hanno comperato le aree: il Piano Casa è stato costruito al 50% da un soln grande costruttore, Salvatore Ligresti . La Moria quindi ci insegna quanto sia debole la destina/ione agricola. poiché è facile fare varianti legislative. «La forestatione urbana è un'efficace tutela, poiché è più difficile cambiare la de..,tmalione di un' area quando questa comporterebbe un di..,boscarnemo. l .e are demaniali. des11nate a \'Cn:Je pubblico andrebhcm ... ubtto piantumatc. Per altro il metodo della foresta11one urbana. che produce i filan dritti e paralleli. è molto semplice e interamente mcccaninato. Per le aree private da destinarsi a verde bisognerebbe intraprendere una procedura di acquisi1ione comunale e poi. procedere aIla p1.antuma1.1.011e>> 1421 . Contemporaneamente la deimlustrialinazione urbana dà luogo al fenomeno delle aree dismesse. S1 intlirn.Juano due categorie d1 aree di..,mes-;e: quelle in..,entc nel tessuto urbanizzato e quelle 111\Cnte nel tcmtorio periferico. a rìdo"o dci terreni agncoh Per la prima catcgona d1 aree disme!'t.,e c:1 ...ono molti C\cmpi di industrie che con il cambio di destinazione dcgh anni '80 hanno ccs-.ato la loro produ1ione, gran pane delle quali non hanno avuto nes..,una nuova destina1ionc. Pirelli. Tecno City. Portello, Alfo Romeo, Ibidem. "" li 1crminc è Jmcne1no. invc11wu in cp<lCl rcag:miana e.un IJ lìbcr<tli12uionc dci voli ~crei. La IYll procnu delle rompagnic priv.nc. ognun.1 .:on le proprie lince di \Olo, ausò 1.1 perdi i~ dd coni rollo e dcllt" regole dcl trJffico aereo. 11 lnicrvi>CJ Jll'Jr,hitetro A. Bo.mi, ri,crc.norc prc"o il d1pJmmcnco di Scienze dd ccrritorio del l'oluc,nìco di Mìlano. «·'Ibidem 85 Montedison. Redaelli, :-.ono solo alcuni esempi. «li problema fondamentale di queste aree è il riuso con finalità differenti da quelle che gli sono state date in passato. Negli anni '80 cune le aree dismesse venivano trasformate 111 terziario. sino ad anivare alla satur.wone. Tenendo presente che il terziario congestiona ulteriormente Milano di meai in entrata. bisogna fare ipotesi alternative. Una ipotetica destina1ione è la residenza in quanto Milono è poverissima d1 abitalioni. Jn questo modo si contrm.terebbc la tenden1a accentratrice. riequilibrando il tessuto cittadino. Andando sempre in questa direzione un' altra ipotesi è la destinazione a servizi. Ma la destinazione principale dovrebbe essere a verde, per quanto riguarda il tessuto dell' urbaniu.ato: specialmente nelle ione centrali c'è bi.,ogno di innalzare la dotazione pro capite d1 parchi e giardini» tJl • Nel caso che la cartiera Binda cessasse di essere produttiva. la sua arca sarebbe cenamente compresa nella seconda categoria di are.e dismesse. quelle in territorio di frangia. ultime propaggini del territorio edificato. «in queste aree una destinazione a verde non è impanante quanto nelle aree interne al territorio urbano. Ad esempio nelle ione 15 e 16 c' è il Parco Sud 14·11 che comprende vaste aree agricole e demaniali che potrebbero costituire una cintura di verde 14s1 • Per questo tipo di aree ci sono due opzioni principali: il rilancio dell' an1v1tà produttiva o il nuùliuo degli edifici come servili. Sul rilancio dcli' attività produttiva l'urbanistica e l'amministrazione possono influire solo in parte poiché questa è foncmente vincolata dalle leggi di mercato e sicuramente oggi pochi imprenditori aprirebbero anività ali' interno dcl tessuto cittadino. La seconda ipotesi è di '>trella competenza urbanistica e amministrativa. Sappiamo quanto la politica accentratrice abbia prodotto quartieri poveri di servi1i civili e <>ociali. di strutture per lo svago e I' aggrega1ionc. Le idee che circolano di «città dcl Cinema». piuuosto che di «Città della musica» potrebbero avere il loro fulcro nel riuso di strutture esistenti. L' urbanistica e I' amministrazione locale possono comunque porre dci vi ncoli e integrare entrambe le esigenze: per le aree periferiche sono particolarmente interessanti le dest111a1ioni mi.,tc. Per esempio un'arca può es-.ere vincolata stabilendo che per il 30~ deve essere area produttiva. per il 20% deve essere commerciale. un' altro 20% deve essere de~tinato alla cultura e per il 30<1f devono esserci verde e servi1i. In questo modo la '>peculazione cdiliLia è morta. "" Ibidem. '"'' Il p.uco Sud na.<ce ufficialmente ron la legge n. 41, che ddìnim~ il parw noo solo per la SU.1 impon.rnu ccologic<t e sociale ma anche come continu.ujonc di mivi1ll agro·s1lvo-colruralc. In realtà l'idc<t del parco c'era già da vent'anni, incal1..ua soprauuuo da unJ miriade d1 J\\Ouaiiom d1 m1adini, che h.tnn0 d.tto v11.1 al Comiwo per 11 p.lrco Sud. Que~co in seguito s1 è imcrcssaro al dissesto a cl.umo amb1c111ale e dci cm"dini prodouo dalle colJle di cemento ad opera delle solite immobiliari: Bcrlusconi CJb.issi, ligre,ti (Cfr .. BOATTI • RAZ/OLl\11 ROVESC.AI LI. Sud Mt!ano: ""'' gr11111u arM d1 ruqm/1bno umromtle ed 11mbunr.ile per l1 mmopo/1, D1pmimc1110 di 'ìcicn~ dcl territorio CLUP, Milano 1987). Qurn<t 1po1es1 è .lrucola1a in BOATII · RALZOLINI 86 ROVFSCALLI , cu , VIII. Conclus ione. Non crediamo di aver esaurito tuni i termini del problema analizzato. Le que~tionì poste sono tuuavia sufficienti a far rillcttere noi studenti i cittadini e gli ammini:-trutori per individuare gh «elementi di un progetto per la cltlà ecologica» 161 • Anche a partire dal microcosmo della cartiera Binda: una realtà da conoscere e da salvaguardare. lol6l Cfr. A. MAG~AGHI, D.i Mrtropnlù ,, /-i:11polis: rlrmmri di 1m progmo ptr t1 citt.ì rco/qgica. in AA.W., F11ca t metropoli. /.•1po,,ibtli1,i uowg1.-.1. Gucrini e ~i.11i, :-..tibno 1989. 87 NE -... _. l .. SL