Pet therapy, quando a curare è il dottor cane
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Pet therapy, quando a curare è il dottor cane
FASHION & C. n. 14 del 2007 - Bisettimanale di informazione, politica e attualità. - Editore: HARVARD GROUP srl via Monte Pastello 5/d – San Giovanni Lupatoto VR - Direttore resposabile: Gino Abati - Con Autorizzazione NR. 1151 del registro stampa e 1702 del cronologico dell’11/04/’95 Spedizione in A.P. comma 1 Art. 1 DL 353/2003 (CONV. IN L 27/02/04 nr. 46) DCB VERONA - Stampa Litocenter - Via Visco, 24 - 35010 Limena (PD) - Prezzo Euro 0,0997. - Contiene I.P. ANZIANI I mille colori del tramonto MULTICULTURALITÀ Centro d’ascolto, a diretto confronto con tutte le dimensioni del disagio DISABILI Il tirocinio per conoscere il mondo dell’Operatore Socio Assistenziale DIPENDENZE La comunità, un posto pieno di gente positiva FASHION & C. n. 14 – GENNAIO 2007 il Notiziario dell’Operatore Socio Assistenziale incontri SPECIALE SEMINARIO Pet therapy, quando a curare è il dottor cane INFANZIA Un’infanzia all’insegna dell’arcobaleno ISTITUTO CORTIVO: diventa professionista nel sociale. Dal 1984 l’Istituto Cortivo opera nel campo della progettazione ed erogazione di attività formative nel sociale, un mondo ricco di umanità che rappresenta da sempre il suo esclusivo e coinvolgente orizzonte di impegno. Oltre vent’anni di esperienze, di scelte e di fatti concreti hanno forgiato una struttura dinamica e vitale, un potente motore che, alimentato dall’energia della volontà e della solidarietà, forma non solo personale altamente qualificato e professionalmente motivato, ma promuove e partecipa anche ad iniziative sociali e culturali rivolte a migliorare la qualità della vita nella nostra società. L’Istituto Cortivo è presente con i suoi Centri Didattici nelle principali città italiane; la sede centrale è a Padova. Un’organizzazione efficiente, perfettamente armonizzata, che sa adeguarsi alle realtà locali senza mai venir meno agli obiettivi e ai criteri guida che uniformano tutte le attività dell’Istituto Cortivo. Per consentire ai suoi allievi di svolgere l’esperienza di tirocinio pratico nella propria zona di residenza, l’Istituto Cortivo ha stipulato convenzioni con oltre 7500 Enti pubblici e privati in tutte le regioni d’Italia. A garanzia della qualità dei cicli di formazione proposti, l’Istituto Cortivo si è dotato di un Comitato Scientifico che si dedica alla valutazione della correttezza metodologica dei percorsi didattici programmati per i vari corsi di formazione, delle strategie e degli orientamenti formativi messi a punto dalla Direzione Didattica. Corsi di formazione per Operatori Socio Assistenziali nei seguenti ambiti operativi: Multiculturalità - Infanzia - Dipendenze Anziani - Disabili - Assistente turistico disabili - Amministratore di Sostegno Istituto Cortivo via Padre E. Ramin, 1 35136 Padova www.cortivo.it per informazioni: editoriale Il nuovo anno è appena iniziato. È il momento giusto per chiederci: cosa possiamo fare per far crescere più rigoglioso l’albero del Bene? Si è appena concluso il 2006 ed è dunque tempo di bilanci per il nostro Paese e per il mondo intero. Nel suo insieme l’umanità non ne esce benissimo: le guerre continuano, povertà e fame non accennano a diminuire e, nei paesi più industrializzati, pare consolidarsi una cultura del materialismo che sembra non lasciare spazio alla speranza. Anche la Terra soffre, umiliata, sfruttata, non ascoltata. Ci viene allora da chiederci: su quali orizzonti si affaccia una nuova vita che nasce? Che valori siamo pronti a trasmetterle? Che esempio siamo in grado di dare? Cosa possiamo fare per costruire un mondo più vero, più bello e più giusto? È una domanda che ognuno di noi, nel quotidiano, si deve porre, un dovere morale non più rimandabile. Anche noi che operiamo nel sociale e per il sociale dobbiamo fare uno sforzo in più, offrire ancora più spazi e risposte a chi riconosce come fondamentali i valori della solidarietà e della vera comunione con gli altri. Noi di Incontri ci impegniamo, come sempre, a dare voce ai tanti giovani e alle persone che, attraverso il lavoro e il volontariato, hanno deciso di confrontarsi con chi, nella nostra società, è più debole, più solo, più emarginato, a tutti coloro che intendono dare significato alla propria vita tramite una professione capace di gratificare non solo le tasche ma soprattutto il cuore. Sono tante le testimonianze positive che in questi anni abbiamo pubblicato sulle nostre pagine: storie tutte diverse ma molto simili nel vissuto, che parlano di sentimenti, volontà, dedizione e altruismo. Tanti modi, ognuno con le sue sfumature, di aiutare e di stare accanto al prossimo con autentica partecipazione. Continueremo così, con passione ed entusiasmo, a raccontare queste piccole grandi storie che ci permettono di guardare al futuro con più speranza, che sfatano i luoghi comuni sui giovani ormai privi di ideali, che offrono continuamente nuovi spunti di riflessione, che ci invitano a non demordere, a fare nuovi progetti, a credere in un mondo dove ci sia più spazio per il Bene. La redazione sommario 04 INFANZIA 05 Un’infanzia all’insegna dell’arcobaleno Bambini in difficoltà 05 06 ANZIANI 07 I mille colori del tramonto Assistenza agli anziani, un lavoro molto speciale 08 10 12 MULTICULTURALITÀ Centro d’ascolto, a diretto confronto con tutte le dimensioni del disagio La lingua e la cultura, ostacoli da superare per chi viene da lontano AGENDA SEMINARI & CORSI Corso di “IMPRESA SOCIALE” Seminario di studio ambito Infanzia Multiculturalità I BAMBINI E “L’ARTE” DI ESPRIMERSI 13 SPECIALE SEMINARIO 16 Pet therapy, quando a curare è il dottor cane Impresa sociale: parlano i prossimi protagonisti 07 08 19 DISABILI Il tirocinio per conoscere il mondo dell’Operatore Socio Assistenziale Dalla conoscenza del disagio la possibilità di dare vero aiuto 20 DIPENDENZE 22 La comunità, un posto pieno di gente positiva Quattro mesi difficili, un’ottima palestra per un Operatore Socio Assistenziale 23 SPAZIOINCONTRI 24 13 ASSISTENTE TURISTICO PER DISABILI Lavorare per il benessere degli utenti 26 EX ALLIEVI RACCONTANO 28 SERVIZIO SEGNALAZIONE ALLIEVI 19 22 progetto grafico e impaginazione: immagina.biz 18 INCONTRI Gennaio 2007 3 INFANZIA Un’infanzia all’insegna dell’ arcobaleno Seria e preparata, ma anche giovane donna piena di vita, Gaia Pennisi ha svolto il suo tirocinio presso una comunità per minori e madri situata in uno dei quartieri più difficili di Palermo, fondata anni fa da Don Puglisi, il parroco martire che ebbe coraggio di ribellarsi alla mafia. Fu ucciso di fronte alla sua chiesa il 15 settembre del 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno. Quella mattina in cui, piena di timori, mi presentai presso la comunità per cominciare il mio tirocinio, ebbe inizio per me un’esperienza meravigliosa, rafforzata nel tempo dal mio entusiasmo e dal mio desiderio di essere utile e importante per gli altri. L’impegno non era poco: tre pomeriggi la settimana dalle 15.00 alle 20.00 ma la fatica era premiata dalla gioia con cui venivo accolta ogni volta dai bambini. Non avevo ancora varcato il cancello che già mi venivano incontro a braccia aperte. Mi attendevano con ansia, desiderosi di giocare con me. Avevo però stabilito delle regole: prima lo studio e poi il gioco… I compiti scola- stici erano un vero scoglio per i piccoli, scarsamente preparati e con varie difficoltà di apprendimento. L’importanza del gioco Decisi allora di organizzarmi, di invogliarli mantenendo sempre, anche durante lo studio, un’atmosfera giocosa e partecipante. I risultati furono ottimi: persino Loretta, quella con più problemi, acquisì, come mi confermò la sua insegnante durante una riunione, maggiore sicurezza e buone capacità di socializzazione. Quando giunse la primavera fu una vera festa: la casa era circondata da ampi spazi verdi, l’ideale per organizzare giochi di squadra, cacce al tesoro e mosca cieca. A venirmi in aiuto fu anche il mio diploma di liceo artistico e la mia attitudine alla pittura. Fu facile per me distribuire fogli e colori, dedicarmi alla pasta di sale, sbizzarrirmi in attività creative. Un giorno chiesi ai bambini di esprimersi sul tema “Il tuo sogno in un disegno” e ricordo molto bene il disegno di Loretta, con una casa tutta colorata e una grande piscina dove varie figurine in costume si tuffavano, nuotavano, risalivano la scaletta e prendevano il sole: era il disegno pieno d’allegria di una spensierata bimba di nove anni. La foto è tratta dalla relazione finale di Patrizia Saggese. Alcuni pensano che il mio lavoro sia frustrante. Io, invece, non lo penso affatto. Trovo che amare ed aiutare a crescere bambini abbandonati, poveri e maltrattati, dia più senso alla mia vita. Loro mi ripagano con la gratitudine e l’affetto. 4 INCONTRI Gennaio 2007 INFANZIA Il tirocinio di Nada Schiavo si è svolto presso una struttura socio-sanitaria della provincia salernitana specializzata in attività finalizzate a favorire l’educazione, la crescita e lo sviluppo di bambini di ogni età fortemente svantaggiati, provenienti da famiglie con gravissimi problemi di integrazione socio-economica. Bambini in difficoltà La struttura che mi ha ospitato come tirocinante era veramente molto valida, supportata da un’équipe di operatori e specialisti di grande professionalità. Ogni bambino era inserito in un programma di recupero specifico che prevedeva attività individualizzate. Il cuore del Centro era l’aula rossa che, simile alla colorata scenografia di una fiaba, era tutta un susseguirsi sulle pareti e sulle finestre di fiori, alberi e personaggi fantastici. Non mancava nulla: tavoli, sedie, lavagne, materiali per le attività più creative. Durante il mio tirocinio i bambini erano 26, provenienti da famiglie con problemi. Quasi tutti erano iperattivi e con disturbi dell’apprendimento. I programmi prevedevano quindi attività rivolte a ridurne le problematiche tramite giochi capaci di stimolare le capacità logiche e simboliche come le costruzioni, i puzzle, la plastilina e l’angolo cucina. C’era poi il momento della lettura della fiaba, un vero antidoto contro le paure e le ansie dei più piccoli. Molto importanti erano anche le attività dedicate all’espressione artistica e le varie terapie, dalla logopedia alla psicomotricità, quest’ultima con i suoi percorsi obbligati che aiutano il bambino a sviluppare una buona armonia dal punto di vista motorio, cognitivo e relazionale. Un bambino difficile Tra i tanti ragazzini che frequentavano il centro fu Mirco a colpirmi: dolcissimo, sette anni, aveva alle spalle una storia di grande povertà, con una mamma da poco separata da un marito piuttosto violento. Il suo primo anno di scolarizzazione era stato un disastro. In seconda elementare era stato affiancato da un insegnante di sostegno e supportato il pomeriggio nello studio. Molto gracile, capelli ricci e due occhi neri espressivi, era vivacissimo, a momenti incontenibile. Aveva momenti di inconsolabile tristezza, improvvisamente si metteva a piangere e chiedeva della mamma. Nei giochi liberi faceva fatica a rispettare i tempi e gli spazi dei compagni, non aspettava il suo turno e cercava di imporsi con prepotenza. Al richiamo dell’adulto reagiva con aggressività e l’unico modo per contenerlo era abbracciarlo forte e, con parole rassicuranti, fargli capire che non doveva confondere il divieto con il rimprovero. Aveva un forte rifiuto per il padre e anche nei con- fronti della madre esprimeva un sentimento ambivalente di amore e odio. Aveva anche una bassissima stima di sé. Non è stato facile conquistare la sua fiducia ma, pian piano, tra una carezza, una coccola e un cioccolatino dato al momento giusto, ce l’ho fatta. Ho capito così che la forza del bene è nelle piccole cose piene d’amore, nei gesti gentili, nella disponibilità d’animo. Perché ciò di cui ha bisogno ogni bambino è di crescere con adulti amorevoli e giusti, capaci di dare affetto ma anche di stabilire le regole. Mi piace pensare all’Operatore Socio Assistenziale come protagonista nella crescita dei bambini, figura fondamentale capace non solo di contenere emozioni ma anche di essere un sicuro punto di riferimento affettivo nei momenti di difficoltà. INCONTRI Gennaio 2007 5 ANZIANI I mille colori del tramonto Sensibile ai problemi della terza età, Luisa De Lorenzis ha svolto con passione il suo tirocinio presso una struttura per anziani in provincia di Lecce. Sono sempre più numerosi gli splendidi settantenni pienamente attivi, ancora forti e in buona salute, che s’iscrivono all’università, usano il computer e il telefonino, totalmente impegnati in compiti e ruoli che stimolano la voglia di conoscere e imparare, grazie ai quali possono esprimere la saggezza accumulata negli anni. È però altrettanto vero che ci sono anziani per i quali comprarsi un vestito, le scarpe nuove, prepararsi un buon pranzo, regalarsi un libro, un concerto, una cena con gli amici non è cosa possibile. È in questo caso che la vecchiaia diventa solo un tempo vuoto, in attesa di una morte che spesso viene vissuta come una liberazione. Un tempo dilatato che può trovare un senso solo se colmato d’amore… Mi sono bastati pochi giorni per capire che nella Casa di Riposo dove avrei svolto il mio tirocinio l’amore è il solo vero antidoto alla solitudine, alla perdita dell’autostima, alla conservazione di un’identità costruita nel corso di un’intera vita. Ogni giornata, dal risveglio all’ora di andare a letto, era vissuta nel calore familiare di una vera comunità fraterna: la colazione si faceva tutti insieme con biscotti e dolci fatti in casa dai parenti e condivisi fra tutti, nell’aria il profumo buono e forte del caffè, quello fatto con la moka. I meno autosufficienti erano accuditi con dolcezza, facendo attenzione a mantenere integra la loro dignità. Il clima era quello della collaborazione, tra i membri dell’équipe come fra gli stessi ospiti, quasi tutte donne, in gran parte casalinghe, contadine, operaie, abituate ai lavori duri e umili ma anche all’arte di crescere figli e nipoti, sempre pronte ad 6 INCONTRI Gennaio 2007 anteporre i bisogni degli altri ai propri. Di loro ho ricordi vivissimi… Caterina e Antonia, ad esempio, che condividevano la stessa stanza ed erano legate da una bella amicizia. La prima, quasi completamente cieca, si muoveva pochissimo anche se aveva mantenuto una discreta manualità. Antonia, ottantenne autosufficiente, coglieva ogni suo piccolo bisogno, pronta a inter- venire anche al minimo respiro. La loro devozione era ammirevole, fatta di affetto e premure. C’era anche chi aveva problemi mentali, come Gabriella, che tendeva a isolarsi e a essere anche aggressiva. Non con me però: tra noi c’era un rapporto di fiducia, forse basato sul fatto che non cercavo mai di forzarla. Avevo imparato a rispettare i suoi tempi. ANZIANI Già forte di un’esperienza come assistente ai bimbi disabili, Vincenzina Sileo ha affrontato con sicurezza e professionalità il suo tirocinio presso una struttura per anziani in provincia di Potenza. Assistenza agli anziani, un lavoro molto speciale La foto è tratta dalla relazione finale di Daniela Tessa. La vecchiaia porta a conclusione un ciclo: tutto ciò che una persona ha fatto o non ha fatto nel corso dell’esistenza viene valutato alla luce del tempo che rimane da vivere. Un’epoca così importante viene vissuta da molti nell’ambito di una casa di riposo. Non sempre è un posto così triste come vuole il luogo comune. Ad esempio, nella struttura dove ho svolto il mio tirocinio, ogni anziano si sentiva ed era considerato come membro di una grande famiglia ed era sotto gli occhi di tutti come il lavoro delle assistenti e delle suore fosse il frutto di un impegno fortemente permeato da vera umanità e solidarietà. Io stessa, ultima arrivata, mi sono sentita parte di questo mondo ricco di emozioni, parte integrante di un’équipe che mi ha dato subito l’opportunità di provare me stessa lasciando poco spazio a quelle sensazioni di impotenza che spesso il lavoro di cura suscita nel nuovo arrivato posto di fronte a situazioni problematiche. I casi da me affrontati sono molti e tra questi quello di Dinetta, l’anziana che a causa dell’Alzheimer aveva perso con il linguaggio anche il senso del tempo e dello spazio e che già manifestava problemi all’apparato locomotore. Alta e magra, di aspetto piacevole nonostante l’età, era persa in un mondo tutto suo con il quale era difficile comunicare. C’erano giorni in cui rifiutava di camminare, altri in cui collaborava, sforzandosi di camminare piano ma con regolarità. Non rispondeva agli stimoli esterni e quindi, in accordo con il mio tutor, ho cercato di dare un senso alle azioni quotidiane curando la sua bellezza, l’aspetto esteriore e l’igiene. Dinetta era comunque completamente assente e non partecipava alla vita di comunità. Sembrava in parte rianimarsi soltanto in presenza della sorella, con la quale aveva vissuto sino a quando la malattia lo aveva permesso. Ed è proprio attraverso la sorella che ho potuto conoscere qualcosa della vita di Dinetta. Insieme avevano condiviso molto: il benessere economico ma anche il dolore della vedovanza e della mancanza di un figlio. Tra loro c’era un legame davvero fortissimo. Conoscere meglio la sua vita mi ha dato la forza per impegnarmi ancora di più. Avevo capito che uno dei suoi interessi era il cibo, al quale non poteva accedere liberamente a causa del diabete. Sembrava essere consapevole di ciò che aveva in bocca e, a volte, la sorprendevo a masticare lontano dai pasti e così aumentai la vigilanza, Scoprii che Dinetta mangiava di nascosto i biscotti che le regalava una sua compagna, un vero veleno per lei, ma anche uno stimolo per una maggiore autonomia nell’uso delle mani. Decisi di sostituire i biscotti alla crema con quelli per diabetici e poi, pian piano, cominciai a guidarla nell’uso delle posate con il cibo solido. Non sempre riusciva a portare la posata in bocca, spesso usava direttamente le mani, ma era comunque un piccolo, grande successo… INCONTRI Gennaio 2007 7 MULTICULTURALITÀ d’ascolto Centro , a diretto confronto con tutte le dimensioni del disagio MULTICULTURALITÀ Davvero importante l’esperienza di tirocinio svolta da Sabrina Morucci per diventare Operatore Multiculturale. È durata un anno, per un totale di mille ore, e si è svolta attraverso il Servizio Civile femminile presso un Centro d’Ascolto in provincia di Ravenna. All’inizio non mi piaceva molto ciò che facevo. Era forse il desiderio di mettermi alla prova che mi spingeva a cercare l’impossibile. Sognavo di poter risolvere da sola i casi più difficili, volevo dimostrare agli altri ma soprattutto a me stessa di aver fatto la scelta giusta, di aver imparato a muovermi bene fra persone in difficoltà. In poche parole ho peccato di “voglia di gratificazione”. Fortunatamente, però, il mio carattere mi ha spinto a non trarre conclusioni affrettate, a continuare in un lavoro che, sebbene non fosse gratificante quanto avevo sperato a livello personale, era comunque di aiuto per chi ne aveva bisogno. E ho fatto bene. Dopo poco più di un mese, infatti, cominciai a capire il vero punto di forza della struttura in cui operavo: i miei interventi, assieme a quelli degli altri volontari con cui operavo, pur essendo semplici e a volte sbrigativi, servivano a gettare le fondamenta per un intervento più completo, che coinvolgeva enti diversi al fine di aiutare la persona in difficoltà non per un mese o per un anno, ma per tutta la vita. Non assistenza, ma soluzioni Diceva la nostra responsabile: “Noi non facciamo assistenza, perché l’assistenza prima o poi finisce. Noi cerchiamo di risolvere il problema alla radice, perché non si presenti più. In poche parole cerchiamo di rendere autonome le persone che vengono da noi dando loro tutti gli strumenti necessari per continuare da soli la propria vita”. Ed era assolutamente vero. La maggior parte degli utenti erano stranieri. Quasi tutti clandestini, cercavano un posto dove mangiare e dormire, a volte anche dei vestiti, ma in particolare cure mediche che non sapevano come ottenere. Poi c’erano ragazze che chiedevano un aiuto per uscire dal giro della prostituzione e donne incinte, anche italiane, che chiedevano aiuto per poter tenere il bambino. Arrivavano alcolisti e tossicodipendenti, ma anche famiglie di nostri connazionali in gravi difficoltà perché il capofamiglia era senza lavoro: la varietà dei casi era illimitata e, per me, è stata una vera scuola di vita a tu per tu con il disagio sociale. È stato un anno impegnativo, ho passato momenti alti e bassi, a volte ero certa di aver scelto la strada giusta, altre volte pensavo l’esatto contrario. Ma penso che se avessi svolto un tirocinio troppo semplice e tranquillo, non mi sarei messa del tutto alla prova. Forse sarei uscita sicura delle mie competenze e sarebbe bastata una situazione più complicata per far cadere le mie certezze e farmi abbandonare tutto. Così, invece, ho potuto conoscermi nelle situazioni più disparate e ho imparato anche a rassegnarmi al fatto che, a volte, la realtà è più forte di noi e che per quanto facciamo per cambiarla, non ci riusciamo. Se dovessi dare un consiglio a chi si appresta a svolgere il suo tirocinio direi che la cosa migliore che si possa fare è di trovare la strada intermedia che corre tra “voglio fare l’impossibile” e “ho fatto tutto il possibile”. Solo così, nel giusto mezzo, si può essere propositivi per il futuro e indulgenti per gli errori del passato. INCONTRI Gennaio 2007 9 MULTICULTURALITÀ La lingua e la cultura, ostacoli da superare per chi viene da lontano In un mondo caratterizzato da sconvolgimenti epocali che stanno cambiando la geografia e i rapporti fra i popoli e gli stati, tutti dobbiamo fare la nostra parte per ristabilire un giusto equilibrio. A cominciare dalla lingua e dalla cultura, come spiega Laura Pirilli dopo l’esperienza di tirocinio per Operatore Multiculturale in una scuola per stranieri in provincia di Vibo Valentia. 10 INCONTRI Gennaio 2007 Ho cercato sin dall’inizio di creare in classe un clima di accoglienza che fosse in grado di mitigare il senso di emarginazione sociale che queste persone vivono ogni giorno. La prima cosa di cui ho preso concreta coscienza sin dall’inizio del mio percorso di studi come Operatore Multiculturale è stata infatti la situazione di frustrazione e angoscia dell’emigrante, dovuta soprattutto al fatto che è costretto a sopportare non solo la conflittualità fra il modello culturale del paese in cui è giunto e quello della propria comunità di origine ma anche il senso di estraneità che insorge a causa delle difficoltà di comprensione dei messaggi espressi in una lingua poco o per nulla conosciuta. Queste difficoltà intaccano più o meno fortemente la fiducia in sé stessi di tutti gli immigrati, che trovano serie difficoltà a ricostruire un’identità ben bilanciata fra le due culture. Il mio compito consisteva appunto nell’attenuare questa problematica, nel ridurre la sofferenza iniziale e nell’aiutarli ad iniziare un percorso di integrazione sociale ma soprattutto culturale, a partire anzitutto dall’apprendimento della lingua, elemento fondamentale per poter comunicare, cercare e trovare con più sicurezza i giusti percorsi verso una migliore qualità della vita. Per conseguire buoni risultati ritengo sia necessario trattare con rispetto la lingua e la cultura del diverso da noi e porsi nei suoi confronti con un atteggiamento teso a riconoscere la sua identità etnica, culturale, sociale e personale. E il mio impegno di assistenza durante il tirocinio è stato in effetti di tipo culturale, sociale, di segretariato e di programmazione. Culturale perché ho messo a disposizione della struttura le competenze acquisite durante il mio percorso formativo all’Università e presso l’Istituto Cortivo sul tema della multiculturalità e sulle tecniche didattiche per un efficace apprendimento della lingua italiana. Sociale in quanto ho rappresentato un collegamento fra gli immigrati e le agenzie di integrazione operanti sul territorio. Di segretariato in quanto entravo spesso in contatto con persone che non erano consce dei loro diritti e quindi le informavo, segnalavo gli uffici per il disbrigo delle pratiche, davo indicazioni per i servizi sanitari, ecc. Di programmazione perché cercavo di analizzare i bisogni dell’utente stabilendo la priorità degli interventi e segnalando i problemi individuati ai responsabili per un coinvolgimento generale dell’équipe nel trovare le soluzioni più tranquille e costruttive. Così, con umiltà e disponibilità, senza mai aspettarmi niente in cambio a parte la mia personale soddisfazione per avere fatto del bene, ho imparato una professione che mi piace e ho scoperto aspetti di me stessa che non conoscevo ma che sono stata felice di portare alla luce. agenda seminari & corsi Il prossimo Corso di “IMPRESA SOCIALE” organizzato dall’Istituto Cortivo avrà luogo a Villa Ottoboni a Padova nei giorni 22, 23, 24 Marzo 2007 Il corso è riservato ad allievi ed ex-allievi ed è gratuito. Per informazioni: Istituto Cortivo, Centro di Formazione Professionale, Luisa Pasini, Via Padre Ramin, 1 - 35136 Padova - Tel. 049 8901222 - Fax 049 8901213 - e-mail: [email protected] Il prossimo Seminario di studio ambito INFANZIA MULTICULTURALITÀ I BAMBINI E “L’ARTE” DI ESPRIMERSI organizzato dall’Istituto Cortivo avrà luogo a Villa Ottoboni a Padova nei giorni 24, 25, 26 Maggio 2007 Il corso è riservato ad allievi ed ex-allievi ed è gratuito. Per informazioni: Istituto Cortivo, Centro di Formazione Professionale, Luisa Pasini, Via Padre Ramin, 1 - 35136 Padova - Tel. 049 8901222 - Fax 049 8901213 - e-mail: [email protected] 12 INCONTRI Gennaio 2007 specialeseminario Pet therapy, quando a curare è il dottor Il seminario di aggiornamento organizzato dal 9 all’11 ottobre scorso dall’Istituto Cortivo per allievi ed ex allievi aveva un titolo davvero curioso e stimolante: “Pet Therapy & Alzheimer. Come migliorare la qualità della vita”. Oltre a rappresentare un’interessante sessione di aggiornamento sul morbo di Alzheimer, ricca di testi- monianze dirette e indicazioni fornite da esperti sulle cause e i sintomi di questa patologia davvero complessa che, malgrado i progressi della ricerca, continua a colpire sempre più la popolazione anziana portando con sé disagi e problemi molto impegnativi, nella giornata clou dell’evento, martedì 10, offriva ai partecipanti l’occasione per conoscere cane “dal vivo” la Pet Therapy, l’innovativa tecnica di cura attraverso il contatto con gli animali riconosciuta ufficialmente all’interno del Servizio Sanitario Nazionale con il decreto legislativo del 6 febbraio 2006. A presentare questo interessante aspetto dell’assistenza la dott.ssa Tiziana Gori e l’istruttore cinofilo Marco Sincovich, entrambi coinvolti da una decina d’anni nelle attività dell’Associazione Animali Terapeuti. L’argomento ci è sembrato così significativo da decidere di metterlo a disposizione anche dei nostri lettori. “La Pet Therapy non ha un vero valore terapeutico - esordisce la veterinaria dott.ssa Gori - ma può essere meglio definita come una coterapia di supporto ai protocolli farmaceutici. Il suo principio di base può essere facilmente compreso se pensiamo che il rapporto degli uomini con gli animali esiste da quando mondo è mondo. Recentemente questo contatto si è a dir poco diradato ma per l’uomo, in particolare per la persona in difficoltà, con poche difese, alla ricerca di un contatto istintivo con l’altro da sé, rimane un fattore estremamente utile per ripristinare più alti livelli di equilibrio e benessere. Oggi si pensa che la Pet Therapy sia una novità. In realtà risalgono addirittura al ’700 i primi studi neuropsichiatrici che hanno riscontrato un nesso fra il miglioramento dello stato del paziente e il contatto fisico con gli animali. Solo nel 1953, però, lo psichiatra americano Boris Levinson iniziò a codificare questa branca della medicina. Dopo le osservazioni e gli studi scientifici condotti sul rapporto, cominciato casualmente, fra il bambino autistico che aveva in INCONTRI Gennaio 2007 13 specialeseminario cura e il suo cane, nel 1961 coniò finalmente il termine Pet Therapy”. Voi fate parte dell’Associazione Animali Terapeuti. Come lavorate? “Anzitutto teniamo a specificare che la nostra Associazione ha un approccio un po’ diverso da quello della Delta Society, attiva in America dal 1981. Ci siamo infatti resi conto che i protocolli operativi previsti da questa società, dalla quale comunque non ci siamo staccati ma semplicemente distinti, prevedevano un uso degli animali che a 14 INCONTRI Gennaio 2007 nostro parere non era del tutto applicabile. Per questo nel 2002, durante una riunione della nostra Associazione a Modena, abbiamo steso la cosiddetta Carta Modena, un documento che disciplina la Pet Therapy ponendo grande attenzione alla tutela e salvaguardia dell’animale. Detto questo passiamo al nostro lavoro. Principalmente gestiamo presso ospedali, istituti e case di riposo le AAA, Attività Assistite dall’Animale, e le TAA, Terapie Assistite dall’Animale. Le prime sono coterapie ludico-educative senza particolari obiettivi se non innalzare la qualità della vita degli utenti, si svolgono in gruppo e durano dai 20 ai 40 minuti. Le seconde invece si svolgono sempre nello stesso luogo e con gli stessi attori e prevedono il rapporto esclusivo fra un animale accompagnato dal conduttore e un paziente. Non durano più di 20 minuti e si pongono dei precisi obiettivi da raggiungere nell’arco di 12 sedute con verifiche e parametri di valutazione ad ogni seduta favoriti anche dal fatto che la seduta stessa viene ripresa in video per poterne meglio vagliare tutti gli effetti. Gli obiettivi possono essere diversi. Con bambini autistici, ad esempio, si tende a creare interesse e ad aumentare il livello di autostima”. Come vivono questo impegno gli animali? “Beh, è bene sottolineare che sono animali un po’ speciali. - puntualizza Marco Sincovich - Ovvero, sono cani normali, non serve che siano di una o di un’altra razza, possono anche essere adottati in un canile, ma devono essere educati per reggere queste attività. Fino a 18 mesi vengono semplicemente abituati a socializzare molto con gli uomini e con gli altri animali e a obbedire ai comandi. Poi si passa al test specifico, che consiste nel far prendere familiarità all’animale con eventi che potremmo definire strani. Ad esempio farli avvicinare da persone con approcci scorretti, creare momenti di discussione, di spinte, di urla e rumori improvvisi. Se nel corso di queste prove l’animale non reagisce ma lascia che tutto scorra dimostrando massima indifferenza lo definiamo di tempra forte, ovvero idoneo a svolgere attività”. “Bisogna comunque dire - interviene la dott.ssa Gori - che il cane si stanca molto durante le sedute. Per questo non gliene facciamo fare più di una o due al giorno e solo per una o due volte la settimana. specialeseminario Escono dalle sedute veramente sfiniti e si vede che è una stanchezza diversa da quella che hanno dopo una lunga corsa. Dormono per ore e ore, non distesi come fanno dopo aver corso ma rannicchiati, segno evidente di una fatica psicologica da smaltire”. Ci sono problemi con le strutture nelle quali intervenite? “Questa è una bella domanda. Ne approfittiamo per dire che quando una struttura accetta un progetto di Pet Therapy deve anche garantire le condizioni per cui tutto fili per il verso giusto. L’animale perde il pelo, si sa, ma alle volte questa cosa sembra sia una brutta sorpresa per il personale che deve pulire alla fine della seduta. L’importante è rendersi conto che questo genere di iniziative vivono bene solo nella piena accettazione da parte della dirigenza, dello staff e delle famiglie degli utenti. La Pet Therapy si sta affermando ma rimangono dei piccoli problemi. Un altro esempio negativo viene da un recente intervento con un bambino autistico di 10 anni. Ipercinetico, non manteneva l’attenzione, non parlava e non si relazionava con nessuno. Dopo poche sedute ha cominciato a parlare, salutava il cane e il conduttore, giocava con la pallina e rimaneva attento per tutti i venti minuti. A questo punto i medi- ci, incoraggiati dai risultati, hanno chiesto di fare qualcosa di più nonostante il conduttore non fosse pienamente d’accordo. Hanno provato a mettere una spazzola in mano al bambino che in un primo momento ha cominciato a spazzolare il cane e poi, improvvisamente, ha cominciato a prenderlo a spazzolate rovinando in un istante tutto il lavoro svolto sino a quel momento”. Un’ultima domanda. Abbiamo sentito parlare di Pet Therapy svolte con altri animali: gatti, conigli, cavalli, pappagalli, delfini, ecc. Cosa ne pensate? “L’unica vera discriminante è che siano animali domestici e non addomesticati. Comunque noi lavoriamo quasi esclusivamente con i cani o raramente con i cavalli perché vediamo che i risultati sono senza dubbio migliori. Il gatto e il coniglio possono dare dei buoni frutti solo per quanto riguarda la manipolazione. Per tutto il resto il cane è imbattibile. Partecipa, vive la situazione, regge in modo egregio gli stress provocati da utenti con deficit mentali, anzi, reagisce positivamente, si dà da fare, ci prova in tutti i modi. Un pappagallo non lo farebbe di certo”. INCONTRI Gennaio 2007 15 specialeseminario Impresa sociale: parlano i pro Dal 12 al 14 ottobre, presso Villa Ottoboni a Padova, si è svolto il corso di Formazione Impresa Sociale dedicato agli allievi ed ex allievi dell’Istituto Cortivo che desiderano approfondire le tematiche relative all’avvio e alla gestione di un’attività imprenditoriale nel campo dell’assistenza. Tre giornate intense, dedicate ad argomenti specifici come il marketing sociale, il fund raising, le tipologie dei servizi e la loro progettazione, la pianificazione, la gestione, gli aspetti economici e finanziari e le forme giuridiche, ma anche di momenti di gioco, di socializzazione, di comunicazione interpersonale e di presentazione delle opportunità offerte dall’organizzazione Cortivo Baby Planet, pronta a fornire ogni genere di supporto ai neo imprenditori. La partecipazione è stata ampia e diversificata come è facile dedurre dalle stesse parole dei partecipanti. “Mi chiamo Rosalba Campana, vengo da Trani e ho 40 anni. Sono insegnante diplomata per la scuola materna e l’istituto magistrale e mi mancano pochi esami per finire il 16 INCONTRI Gennaio 2007 corso di formazione OSA per l’infanzia dell’Istituto Cortivo. Attualmente lavoro la mattina come volontaria in una ludoteca mentre il pomeriggio do ripetizioni private e frequento un istituto di minori a rischio gestito dalle suore per il quale seguo anche le colonie estive. Sono qui perché condivido con una suora il progetto di aprire una ludoteca. Un luogo che risponda alle esigenze dei genitori e che accolga bene i bimbi fornendo loro non solo un doposcuola ben fatto ma anche giochi e animazioni”. “Noi siamo invece tre socie, Emanuela Mattiucci 30 anni, Stefania Damiani 28 anni e Stefania Pignelli 29 anni. Veniamo da Roseto, in provincia di Teramo, e abbiamo saputo proprio questa mattina che la struttura che avevamo individuato va bene per aprire un asilo nido per 30, 40 bambini. È collocata in una zona in forte crescita industriale dove c’è solo un altro asilo comunale. Siamo davvero entusiaste, non vediamo l’ora di iniziare a fare sul serio. Siamo appunto venute al corso per saperne di più sugli aspetti economici, sui finanziamenti… Speriamo bene!”. “E noi siamo in due, Annamaria Cavallo, 28 anni, e Tiziana Do, 29 anni. Siamo di Lecce e siamo entrambe laureate in Scienze dell’Educazione. Adesso lavoriamo in un centro per minori a rischio ma l’estate scorsa abbiamo gestito una ludoteca. È stato proprio a partire da quella esperienza fatta insieme che abbiamo deciso di aprire una nostra scuola materna. E in questi giorni qui a Padova stiamo raccogliendo tutte le informazioni necessarie… Il corso ha proprio il taglio che ci auguravamo: tecnico, esauriente, risponde alle nostre aspettative. Vorremmo partire con un centro estivo la prossima estate e poi iniziare con l’asilo”. “Mi chiamo Roberto Consiglio, ho 33 anni e vengo da Foggia. Sono consulente di marketing per le piccole e medie aziende e vorrei impiegare la mia professionalità anche nel campo dell’assistenza, cercando di inserire nelle imprese sociali ele- specialeseminario ssimi protagonisti. menti manageriali. Sono anche interessato al corso di Amministratore di sostegno. Oggi con la mia agenzia di global assistance offro servizi di supporto alle aziende per l’antinfortunistica stradale e civile. Chissà, domani potrei aiutare anche le persone come Amministratore di sostegno…”. “Sono Maria Teresa Magurno, ho 31 anni e vengo dalla provincia di Cosenza. Da sempre, anche prima di diventare mamma, avevo una forte vocazione per l’infanzia. Per questo mi sono iscritta all’Istituto Cortivo che avevo trovato pubblicizzato sulle pagine di una rivista, l’ho frequentato con impegno e dedizione, e oggi sono felice di avere appena ottenuto l’attestato di Operatore Socio Assistenziale per l’Infanzia. Ora vorrei aprire un centro diurno per piccoli da 0 a 3 anni o dai 3 in su. Credo poco nell’aiuto pubblico. Vorrei creare una realtà privata. Ed eccomi qui per capire come funziona la cosa. Per quanto riguarda il luogo ho deciso di utilizzare una proprietà di mio marito, con un’area verde, a dieci minuti dal centro. Sto aspettando per domani pomeriggio il responso del consulente che mi deve dire se il posto va bene o se sarà necessario apportare delle modifiche”. “Sono qui in cerca di nuove idee per gestire sempre meglio Luce Amica, una onlus di Salerno specializzata in servizi sociali dove lavoriamo non solo io, Sofia Civale, 40 anni, Operatrice Socio Assistenziale per anziani e disabili, ma anche una seconda ex allieva dell’Istituto Cortivo e altre nove persone con qualifiche diverse. Facciamo davvero di tutto: assistenza diretta alla persona da 0 a 100 anni, accompagnamento di invalidi temporanei per compagnia, visite, disbrigo pratiche, ecc., servizio infermieristico a domicilio, notti in ospedale, somministrazione pasti, baby sitting. E vorremmo fare di più, con l’aiuto dell’Istituto Cortivo. Domani ho appuntamento con le consulenti a disposizione dei corsisti. Mi hanno già parlato della possibilità di aderire a un consorzio fra coo- perative per partecipare alle gare d’appalto bandite dal Comune, vedremo cosa si può fare per crescere ancora”. “Il mio nome è Rosanna Saulle, ho 47 anni e vengo da Spinazzola in provincia di Bari. Non so come sono qui, non avrei mai pensato di trovarmi in questo contesto ma ne sono felice, mi sento motivata. Da tempo non faccio più nessuna attività nel sociale, da quando è morto mio marito, un evento che mi ha lasciato profondamente infelice e depressa. Prima agivo nel volontariato. Il figlio di una mia amica era Down ed è stata quella la molla che mi aveva portato ad occuparmi di chi aveva di meno. Con altri avevo fondato un’associazione, si chiama Coloriamo Assieme, che promuove l’incontro fra bimbi normodotati e bambini Down… Si fanno feste, campi solari in campagna seguiti da un’équipe con giochi, decoupage, lavori in cartapesta. Da due anni non ci vado più. Oggi sto riprovando delle emozioni, sento la forza che ricomincia a scorrere dentro, ho voglia di andare avanti”. INCONTRI Gennaio 2007 17 DISABILI Il tirocinio per conoscere il mondo dell’Operatore Socio Assistenziale Da quando la funzione dell’Operatore Socio Assistenziale si è evoluta dalla semplice custodia dell’utente al saper fornire risposte ai suoi bisogni, anche il livello professionale idoneo a svolgere questo ruolo è notevolmente cresciuto. Ecco perché il tirocinio è sempre più importante, come afferma anche Serena Azzurra Santoriello che in questa pagina ci racconta la sua esperienza in una casa famiglia per disabili in provincia di Latina. Fare un buon tirocinio è utile per saper fare bene il proprio lavoro. Posso dirlo perché proprio grazie a questi mesi di “apprendistato” ho potuto rendermi conto di persona del fatto che, per quanto si possa studiare e prepararsi dal punto di vista teorico, solo con la pratica quotidiana diventa davvero possibile capire quali sfide professionali ci attendono nel futuro. È una cosa importante, il tirocinio, ed è bene affrontarlo con scrupolo e serietà. A partire dai propri doveri: curare l’interesse dell’ente presso il quale si è impiegati; espletare con attenzione le mansioni; osservare la Costituzione, le leggi e i regolamenti; rispettare gli orari stabiliti; collaborare con gli altri membri dell’équipe; sottoporsi ai controlli medici e alle vaccinazioni previste. Ai quali fanno da contrappeso i diritti: percepire uno stipendio; godere dei congedi ordinari e straordinari; vantare le opportunità previste da ogni ente per i propri dipendenti nel rispetto delle leggi vigenti. Ecco, in questo quadro di regole l’operatore svolge il suo lavoro essenzialmente in tre aree: quella di osservazione e organizzazione della struttura, quella di intervento operativo e quella promozionale e relazionale. E per svolgerlo al meglio deve disporre di una serie di competenze relazionali, sociali, di progettazione interpersonale, organizzative, operative, istituzionali e di integrazione sociale che possono scaturire solo dall’abbinamento fra la teoria e la pratica. 18 INCONTRI Gennaio 2007 In più c’è tutto ciò che il tirocinante futuro Operatore Socio Assistenziale ha dentro di sé, doti di umanità e disponibilità che, queste sì, nascono spontaneamente dal rapporto diretto con gli assistiti. Due casi A questo proposito posso raccontare due esperienze per me molto significative. La prima è stata con un ragazzo di quattordici anni affetto da lieve ritardo mentale e fisico: molto magro, di media statura, ha capelli e occhi castani e carnagione scura. Reagisce ad ogni stimolo con movimenti istantanei e istintivi e ha grandi difficoltà a dimostrare i propri sentimenti pur essendo nell’insieme un ragazzo affettuoso. Un giorno l’operatrice cercava di fargli fare i compiti ma lui non voleva. Mi avvicinai e, siccome doveva fare anche un disegno, gli raccontai che avevo fatto il liceo artistico e che mi sarebbe piaciuto dipingere con lui. Nacque così un quadro “astratto”, fatto un po’ con i pennelli e un po’ con le mani: finimmo il capolavoro anche noi completamente dipinti, divertiti, più amici che mai… La seconda è stata quella con un quindicenne che presentava un ritardo mentale e fisico di grado medio con possibile sviluppo di problematiche psicopatologiche. Lento nei movimenti, mi sembrava l’utente perfetto, calmo, simpatico, affettuoso, sino a quando non gli sospesero i farmaci che assumeva. Diventò d’un tratto completamente diverso: possessivo, geloso delle persone che reputava importanti per lui sino a far del male a chi amava, soprattutto alla madre che riteneva colpevole di averlo abbandonato ma che era invece stata costretta ad allontanarlo da casa proprio per il suo attaccamento morboso, aggressivo, a volte violento. Era un caso complesso, che proprio per questo mi attraeva. Ci mettevo tutta la pazienza possibile per coinvolgerlo nei giochi o per invitarlo a ballare, a volte ci riuscivo ed ero molto contenta di vederlo per qualche momento inserito tra gli altri utenti che spesso lo trascuravano facendolo sentire diverso. DISABILI Durante il tirocinio, afferma Rachelina Lomanto, reduce da un’esperienza presso un’istituto per disabili in provincia di Potenza, ho capito quanta forza è racchiusa in queste persone che molto spesso non hanno neppure la forza per urlare la loro richiesta di amore e supporto. È nostro compito riuscire a cogliere i loro bisogni, interpretare gli stati d’animo e i sentimenti e trovare la giusta soluzione ad ogni problema. Dalla conoscenza del disagio la possibilità di dare vero aiuto Per me il tirocinio è stato fondamentale per capire e sviluppare quelle abilità professionali che sono proprie dell’Operatore Socio Assistenziale e che implicano autonomia di giudizio, elaborazione critica delle conoscenze e acquisizione di nuove capacità. Ho potuto mettere in pratica le nozioni apprese sui libri inserendomi gradualmente nel lavoro sperimentando situazioni ogni giorno diverse. E ho anche concretamente imparato che il mio compito è quello di gestire al meglio interventi che hanno sempre la persona in primo piano e che sono sempre finalizzati a salvaguardare o a recuperare le sue risorse in modo da migliorarne la qualità di vita e potenziarne l’autonomia e l’autosufficienza nel contesto familiare e/o sociale. Per affrontare bene questo compito è necessario mettere in campo il meglio di noi stessi, usare la disponibilità, l’intelligenza, la sensibilità e ogni altra attitudine personale per creare un rapporto di fiducia con l’utente. Ma non solo. Bisogna anche saper capire i problemi dell’assistito e quelli dell’ambiente che lo circonda ed essere sempre pronti a lavorare con l’équipe ma anche a farsi autonomamente carico dell’utente. Tutto questo ho appreso nei mesi trascorsi come tirocinante, un periodo che ritengo davvero cruciale per la mia formazione come Operatore Socio Assistenziale, che ha fatto emergere le mie qualità, i miei limiti e le mie difficoltà e che proprio per questo ha contribuito a rafforzare il mio carattere offrendomi la possibilità di crescere personalmente e professionalmente. Il contatto diretto con i “diversamente abili”, persone che comunicano la loro voglia di vivere attraverso modi di esprimersi molto particolari, mi ha permesso di comprendere che bisogna saper leggere le necessità di chi hai davanti al di là delle parole, tra le righe delle espressioni, dei movimenti e dei modi di fare, e rispondere secondo chiari principi etici, primi fra tutti la giustizia, la lealtà, il senso di responsabilità e il massimo rispetto per la dignità umana. INCONTRI Gennaio 2007 19 DIPENDENZE La comunità, un posto pieno di gente Aveva qualche dubbio Francesca Lioce prima di cominciare il suo tirocinio per Operatore Sociale in una comunità per tossicodipendenti in provincia di Foggia: come saranno, cupi, scontrosi, cattivi… Poi li ha conosciuti e ha scoperto persone vive e vivaci anche se in difficoltà, intelligenti, piacevoli, spesso molto vogliose di riscattarsi. 20 INCONTRI Gennaio 2007 positiva Chi è il tossicodipendente? Anzitutto è una persona, con la sua originalità e le sue preziose risorse, ma anche con i suoi bisogni, primo fra tutti quello di essere accettato e riconosciuto. La storia della sua vita, infatti, anche se segnata e ferita, rimane comunque un valore intatto, un mistero da rispettare. Nella comunità dove ho svolto il tirocinio per Operatore Socio Assistenziale per le Dipendenze c’erano venti ragazzi impegnati nei programmi rieducativi, tutti con i loro pregi e difetti. Erano divisi per fasi, alcuni nella prima, altri nella seconda e altri ancora nella terza, ed anche per vari settori lavorativi: cucina, lavanderia, falegnameria, giardinaggio, manutenzione e agricoltura. Erano ragazzi splendidi e devo dire che, se non ci fossero stati loro, io non mi sarei mai inserita nel contesto. Prima di vivere questa esperienza non avevo un vero e proprio pregiudizio, consideravo i “drogati” persone che vivevano un disagio ma li credevo cupi, scontrosi, furbi, forse anche un po’ cattivi… a dire la verità, appena sono entrata lì dentro, mi sono sentita subito a casa e soprattutto in ciascuno di loro ho ritrovato parte del mio carattere. Ho scoperto che il loro problema di fondo è il “relazionarsi”, con la società e soprattutto con le ragazze. Appena mi hanno vista hanno subito pensato a un nuovo problema e, in effetti, il primo giorno nessuno parlò con me. Poi tutti mi hanno confessato che avevo dato l’impressione di essere un’antipatica ma, fortunatamente, si sono ricreduti. Sono tutti ragazzi sulla trentina, chi con precedenti penali, chi con divorzi e cause alle spalle, chi con profonde insoddisfazioni, chi con molta sofferenza… ma quasi tutti con la voglia di ricominciare anche se la paura della società li trattiene chiusi nel loro guscio! Fra loro non si chiamano per nome bensì “drogati”. Quando ho chiesto perché lo facevano mi hanno risposto: “Tutti ci chiamano così”. Quell’appellativo per loro è normale, sanno di doversi portare a vita quel marchio indelebile: drogati, anche se smettono. Tra di loro vivono normalmente o, come dicono loro, sopravvivono. Sono in tanti e i loro caratterini spesso esuberanti e prepotenti li portano a scontrarsi. Ho notato anche che non tutti sono lì perché vogliono smettere… alcuni sono come in parcheggio, insofferenti perché la società o la famiglia non dà loro ciò che desiderano, altri per costrizione dei familiari ed altri ancora che non sanno neanche cosa ci stanno a fare là dentro. Ma sono una minoranza. In realtà reputo quasi tutti i ragazzi che ho incontrato persone molto dotate, astute e intelligenti anche se in gran parte non hanno neanche la terza media. Agli inizi odiano le regole, nella prima fase sono ribelli e non accettano i comandi. Poi si abituano e, quando raggiungono la terza fase, non vedono l’ora di uscire per rimettersi alla prova, vivere ed essere autosufficienti. Comunque vi posso assicurare che ogni giorno capiscono e apprezzano i sacrifici che gli operatori della comunità fanno per vederli finalmente liberi da ogni dipendenza! DIPENDENZE DIPENDENZE Quattro mesi difficili, un’ottima palestra per un Operatore Socio Assistenziale Entrare come tirocinante in una comunità di recupero per tossicodipendenti può essere molto impegnativo, come racconta Arianna Curtol nella tesi che illustra la sua esperienza. 22 INCONTRI Gennaio 2007 Durante il primo colloquio con la responsabile della struttura mi venne prima fatto un quadro generale delle funzioni e degli strumenti di lavoro e poi mi furono affidati mansioni e turni naturalmente in affiancamento con un altro operatore. Nonostante questi chiarimenti, però, il primo giorno mi sentivo un po’ agitata anche perché fin dal primo contatto mi resi conto che avrei avuto a che fare con utenti molto più grandi di me, principalmente uomini che già dai primi minuti avevano iniziato a lanciarmi spiritose “frecciatine” indirizzate soprattutto alla mia giovane età. Da lì ho capito che riuscire ad instaurare un rapporto di fiducia-rispetto e al tempo stesso di distanza non sarebbe stato facile. Alcuni cercavano di avvicinarmi cercando continuamente la mia attenzione, altri mi osservavano senza mai rivolgermi la parola. Tutti, comunque, mi valutavano per capire le mie debolezze e i miei punti di forza, per capire soprattutto se ero una che potevano portare dalla loro parte per poter trasgredire senza problemi o se invece ero un “nemico” che racconta tutto ai superiori. L’équipe mi aiutava per quanto poteva, ma quando mi trovavo con loro spesso non riuscivo a gestirli, sentivo che le mie certezze di riuscire a farcela da sola traballavano. Non è stato semplice, ma dopo un po’ sono riuscita a superare questa fase, che tutti chiamavano “l’esame di ingresso”. Ho iniziato quindi a lavorare con compiti e obiettivi precisi, ma anche in questo frangente i problemi non sono stati pochi. Mi sono resa conto che un ruolo professionale non è mai fine a se stesso, che ogni giorno un operatore deve iniziare da capo perché ogni giorno l’utente può comportarsi in modo diverso: bisogna avere una forte capacità di adattamento e sapersi muovere nelle situazioni più diverse. Difficile è anche sostenere dei rapporti di vicinanza-distanza con gli utenti i quali cercano di renderti permeabile ancora prima che tu te ne possa rendere conto. Per questo ho capito anche quanto importanti siano i momenti di distacco dagli utenti per evitare il fenomeno del burn-out, ovvero quella condizione in cui l’operatore non riesce a mantenere il distacco dai problemi degli utenti e se ne fa assorbire “bruciando” così il suo stesso ruolo di operatore. C’è stata una frase che mi ha illuminato quando stavo facendo di tutto per evitare di comportarmi come una “crocerossina” e di diventare non l’Operatore Socio Assistenziale che volevo essere ma invece l’amica e la confidente degli utenti. Fu uno di loro a dirmi:”All’inizio eri solare e spontanea… ora sei troppo inquadrata… stai diventando una di loro”. In quel momento capii che stavo finalmente seguendo la via giusta. spazioincontri Questa pagina fa parte della storia del nostro giornale. Sin dai primi numeri, infatti, abbiamo voluto riservare uno spazio alle parole che ci giungevano direttamente dai nostri allievi o ex allievi: storie e notizie, successi e difficoltà, problemi e soddisfazioni. Come una finestra sul mondo del nostro Istituto, è una rubrica pronta ad accogliere qualsiasi genere di contributo, individuale o collettivo, felice o preoccupato, riflessivo o divertente. È un luogo attraverso il quale puoi comunicare ai tanti altri giovani e meno giovani lettori di Incontri il tuo stato d’animo, le tue sensazioni, le tue emozioni e i tuoi propositi, le tue piccole e grandi scoperte, i tuoi consigli che potrebbero rivelarsi preziosi per chi deve affrontare le esperienze che tu hai già fatto. Scrivici adesso, entra anche tu a far parte della nostra grande famiglia, ti aspettiamo con gioia. Ancora una volta lasciamo spazio alle parole di una nostra ex allieva. La sua testimonianza, come spesso succede, è davvero preziosa per tutti noi, capace di suscitare emozioni, riflessioni e, perché no, anche curiosità nei confronti di un lavoro che spesso si rivela ricco di risvolti imprevedibili e sorprendenti, sempre e comunque ricchi di umanità. Caterina, che oggi lavora in Lombardia in una Casa Famiglia per bambini e adolescenti, ha davvero la stoffa dell’Operatore Socio Assistenziale… Ecco cosa ci racconta nell’e-mail che ci ha spedito. Carissimi dell’Istituto Cortivo, sono qui, davanti al mio computer, dopo una giornata di intenso lavoro. Ho i piedi indolenziti, le spalle doloranti e un leggero mal di testa eppure… Eppure dentro di me sento una gioia così forte che ho voglia di condividerla con voi. Perché è a voi che devo tutto questo: la mia formazione, l’esperienza importantissima del tirocinio e, adesso, il lavoro, un VERO LAVORO NEL SOCIALE, quello che avevo sempre sognato. Il mattino mi alzo, faccio colazione e poi raggiungo la Casa Famiglia. Lì ci sono loro, i miei bambini ancora caldi di sonno, che io sveglio pian piano, dolcemente. Con loro condivido il momento del risveglio, delle tazze di latte e biscotti, dei bacetti e dei mille “ti sei lavato i denti?”. Certo, ci sono anche i problemi, i conflitti, i musi duri, ma non mi spaventano, perché il mio complice segreto è l’amore, una forza infinita che fa di me una persona energica, sicura, viva, una roccia su cui atterrare morbidamente... I miei bambini mi conoscono bene, per questo sanno di poter contare sempre su di me. Un grazie di cuore e tantissimi auguri per un felice 2007 dalla vostra Caterina. Inviate le vostre lettere a: Istituto Cortivo - Via Padre Ramin, 1 - 35136 Padova, e le vostre mail a: [email protected] INCONTRI Gennaio 2007 23 ASSISTENTE TURISTICO PER DISABILI Assistente Turistico per Disabili: lavorare per il benessere degli utenti La realtà che ho affrontato, racconta Michelina Esposito parlando del tirocinio svolto presso un’associazione non profit in provincia di Napoli, non è sicuramente brillante, ma per me è stata un’esperienza fantastica, che ha esaltato la mia determinazione ad essere altruista e mi ha insegnato a superare le difficoltà nel migliore dei modi. 24 INCONTRI Gennaio 2007 Il tirocinio mi ha dato l’opportunità di mettere in pratica quanto già avevo appreso in teoria. Adesso mi sento davvero pronta ad entrare nel mondo del sociale e a concretizzare quello che da sempre è il mio sogno nel cassetto: aiutare chi ha bisogno, garantire un sostegno a chi vive un disagio, regalare il mio amore, il mio affetto, la mia innata generosità. Già prima di iniziare il tirocinio conoscevo, anche se solo superficialmente, il centro che aveva accolto la mia domanda. Oggi ho capito molte più cose, le difficoltà e i problemi, ma questo non mi scoraggia, anzi, sento sempre più rafforzata una passione che avevo sin da bambina, quando mi dedicavo ad azioni di volontariato. Sono pronta non solo a relazionarmi con gli utenti, ma anche a programmare interventi capaci di soddisfare le esigenze di chi vive un disagio. Questa mia capacità l’ho scoperta proprio grazie al tirocinio, nel corso del quale ogni giorno proponevo agli utenti svariate attività. Non mi sono mai mancate le idee ed erano sempre in funzione della riabilitazione degli utenti e di una loro migliore qualità di vita. L’importanza di essere positivi Altra dote che mi è stata preziosa è la mia positività, che trasferivo agli utenti e agli altri operatori dell’équipe. Ci vuole professionalità ma anche fiducia e pazienza, non mi sono mai stancata di ripetere le operazioni, di attendere, di interpretare ogni piccolo gesto in tutti i suoi aspetti: ogni sguardo, ogni abbraccio, ogni carezza, ogni “ti voglio bene” sono stati per me fonte di soddisfazioni e gratificazioni. Sono stata contenta anche perché, quando il mio supervisore ha capito le mie capacità e la mia volontà mi ha lasciato lavorare da sola: così ho imparato a relazionarmi direttamente con il personale delle agenzie di viaggio e con lo staff delle strutture ricettive, ad organizzare viaggi per i disabili, a conquistare la fiducia dei genitori degli utenti che nei primi momenti erano stati un po’ diffidenti vista la mia giovane età. Un’esperienza davvero fantastica, insomma, che ha fatto emergere il meglio di me, cose che tenevo dentro e che finalmente ho potuto donare a chi ne aveva bisogno. ASSISTENTE TURISTICO PER DISABILI ex allievi raccontano Questa rubrica è dedicata alle esperienze e alle testimonianze di ex allievi dell’Istituto Cortivo. Storie in presa diretta di persone in cammino verso la piena realizzazione personale e professionale. Assunta con un contratto a tempo indeterminato dalla Cooperativa Agorà, Ester Parolari lavora in una struttura ospedaliera che si occupa della riabilitazione fisioterapica degli anziani e del recupero di etilisti. Simpatica, 23 anni, si considera in assoluto l’allieva più fortunata dell’Istituto Cortivo… “Pensi: ho dato l’esame finale il 19 maggio, il giorno dopo ho spedito il curriculum, il 20 mi ha telefonato la Cooperativa Itaca e il lunedì successivo ho avuto il mio primo colloquio di lavoro in seguito al quale, nel giro di pochi giorni, ho iniziato a lavorare in una casa di cura per anziani...”. Probabilmente li hai conquistati con la tua energia e la tua esperienza di tirocinio e volontariato. “A convincerli è stata soprattutto la formazione acquisita con l’Istituto Cortivo, il cui operato, qui in Friuli, è apprezzato da molte strutture attive nel sociale. Mi è stato utile anche per essere assunta dalla Cooperativa Agorà, presso la quale lavoro attualmente, che dell’Istituto Cortivo ha una grandissima considerazione. La preparazione che riceviamo come OSA, infatti, è davvero impeccabile da tutti i punti di vista, teorico, pratico, umano…”. Sei contenta delle tue mansioni? “Sì, mi piace lavorare in una struttura come questa perché c’è un’atmosfera molto diversa da quella che si respira in una casa di riposo per anziani non autosufficienti. Nel mio reparto i pazienti sanno che più s’impegnano nella riabilitazione e prima andranno a casa. Sono molto motivati e questo rende il rapporto con loro molto più vivace e gratificante. Comunque, anche se qui mi trovo bene, voglio lasciare aperte anche altre possibilità. Ho in programma altri due colloqui per lavorare come assistente domiciliare, sempre tramite strutture che riconoscono la mia formazione con 26 INCONTRI Gennaio 2007 l’Istituto Cortivo e che hanno intenzione di assumermi a tempo indeterminato. È un’esperienza che mi piacerebbe fare perché mi permetterebbe di confrontarmi con una dimensione più sociale e meno ospedalizzata”. Sei davvero una ragazza piena di risorse. Sappiamo che ti dedichi da anni al volontariato e che sei stata parecchi mesi in Bolivia con un’altra ex allieva dell’Istituto Cortivo, Stella Bragantini. “Con Stella ho condiviso emozioni e sentimenti molto intensi. Fornivamo assistenza in una guarderia a Plan Tremila, un quartiere periferico di Santa Cruz. Là abbiamo lasciato molti amici ed è mia intenzione tornarci al più presto, magari in occasione del mio viaggio di nozze visto che il mio compagno è boliviano…”. Lo hai incontrato laggiù? La foto è tratta dalla relazione finale di Mirella Dell’Anna. “No, l’ho incontrato ad una festa qui in Friuli subito dopo essere tornata dalla Bolivia e, guarda un po’ il destino, lui era nato proprio nella zona in cui avevo svolto il mio volontariato”. È facile vivere con una persona proveniente da una cultura così lontana? “Non è facile ma molto stimolante e per nulla noioso. Il mio compagno appartiene all’etnia Kamba, che significa piedi gialli. Hanno una lingua propria e vivono nella selva… Insomma due mondi lontanissimi, il mio e il suo, eppure…”. Questo dimostra che l’amore non ha confini e non ha paura della diversità. “Tutto questo mi riporta all’Istituto Cortivo, una realtà che fa davvero molto per diffondere la cultura della multiculturalità e alla quale, anche per questo, non smetterò mai di essere profondamente grata”. ex allievi raccontano Elisabetta Garilli, ex allieva dell’Istituto Cortivo, è la fondatrice dell’Associazione Arcobaleno. “L’idea ha cominciato a farsi strada nella mia mente quando ho vissuto in prima persona l’esperienza di diventare mamma di due bimbi. In quel periodo mi sono resa conto di quanto importante potesse essere il fatto di avere un punto di riferimento per i genitori che si trovano a vivere questa fase fondamentale della vita contando solo sulle proprie forze”. Di quale idea si trattava? “Quella che circa un anno fa ho realizzato e che sta crescendo giorno per giorno, a vista d’occhio: si tratta dell’Associazione Arcobaleno, con sede a Vigorovea in provincia di Padova. Ha preso forma lentamente ma con decisione. Il primo passo, come dicevo, l’ho fatto con la presa di coscienza conseguente alle mie prime due gravidanze. Io venivo da tutta un’altra formazione, sono diplomata dietista e non avevo mai pensato a costruirmi dei percorsi professionali alternativi. Ma in quei frangenti mi sono resa conto dell’assoluta necessità (e dell’assoluta mancanza) di una struttura in grado di fornire assistenza a tutti i livelli, pratici, fisici e psicologici, non solo per il benessere della madre ma anche per quello del padre e, di conseguenza, del bambino”. E poi? “Poi, per rafforzare le mie intenzioni con un’adeguata preparazione, mi sono iscritta al corso di formazione dell’Istituto Cortivo per Operatore Socio Assistenziale per l’infanzia, che mi è stato utilissimo dal punto di vista teorico e mi ha davvero entusiasmato durante il tirocinio, che ho svolto in una comunità in cui venivano ospitate mamme con bambini provenienti da situazioni di disagio sociale. E infine, circa un anno fa, sono partita con l’Associazione Arcobaleno, in cui ho aggiunto al mio bagaglio di conoscenze quello di altre tre ragazze, una laureata in Scienze della Formazione, la seconda diplomata maestra e la terza in ragioneria, alle quali si è recentemente aggiunta una quarta laureata in Psicologia”. Lo staff sta crescendo... “E non solo lo staff. Anche la struttura sta crescendo come una pianta ben coltivata. Siamo partite nel settembre del 2005 avviando corsi per donne in gravidanza, di ginnastica dolce e di yoga pre-parto. E mano a mano, ascoltando le esigenze delle persone che li frequentavano, abbiamo avviato altri corsi, per le mamme, per i papà e per le coppie nel loro insieme. Corsi di pediatria, ostetricia e di educazione alimentare per l’allattamento e lo svezzamento, incontri con il naturopata o l’erborista e consulenze psicologiche per affrontare e risolvere le problematiche che molto spesso insorgono fra i genitori in questi impegnativi momenti. Recentemente abbiamo avviato un altro corso molto interessante, di massaggio infantile. Lo tengo io stessa grazie al fatto che nel frattempo ho ottenuto la certificazione che mi abilita ad insegnare il metodo messo a punto dell’Associazione Italiana Massaggio Infantile. Si tratta di tecniche che non solo portano al bambino considerevoli benefici psicofisici ma aiutano anche, e notevolmente, a migliorare la relazione fra i genitori e il bambino”. E poi c’è l’asilo! “Sì, è con grande soddisfazione che, dal maggio di quest’anno, mettiamo a disposizione della nostra comunità anche un nido, il Baby Club Arcobaleno, che attualmente accoglie 18 bambini da 0 a 3 anni. È una bella struttura al pianterreno, con 140 metri quadri di superficie e una piccola area verde. Siamo in attesa del riconoscimento ufficiale da parte della Regione Veneto come servizio per la prima infanzia ma già adesso godiamo di una buona credibilità presso la popolazione e il passaparola è davvero positivo”. Credo sia inutile chiederti dei progetti per il futuro con tutto questo gran daffare... “E invece c’è ancora qualcosa che bolle in pentola. È appena partito un servizio di baby sitting molto particolare. In pratica quando un bambino sta male, una delle nostre assistenti va direttamente a casa del bambino per fare la baby sitter. È come portare l’asilo a domicilio: il bambino sta con la stessa persona che vede ogni giorno, non deve cambiare abitudini e la sua tranquillità è garantita. Anche sul fronte dei corsi c’è qualcosa di nuovo a breve scadenza: il corso di pronto soccorso bambini attraverso il quale i genitori imparano ad affrontare a ragion veduta ogni emergenza senza cadere, come purtroppo spesso accade, nel panico più assoluto. E così avanti: abbiamo davvero intenzione di non smettere di crescere e di allargare la nostra proposta sino a quando ci arriveranno nuove richieste da parte dei nostri utenti”. INCONTRI Gennaio 2007 27 servizio segnalazione allievi In quanto scuola di formazione esclusivamente dedita ad attività didattiche, l’Istituto Cortivo non cura direttamente iniziative di collocamento al lavoro ma sviluppa invece attività di segnalazioni dei propri allievi alle strutture interessate. A questo fine offre gratuitamente agli allievi che hanno concluso il corso il Servizio Segnalazione Allievi, che consiste nel segnalare, attraverso il proprio ufficio aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12, i nominativi degli allievi che hanno conseguito l’attestato di studio ad enti e strutture che ne fanno richiesta attivi nel sociale in tutto il territorio nazionale. Si ricorda agli allievi interessati a questo tipo di servizio che per consentire la segnalazione del loro nominativo per un eventuale inserimento professionale nel mondo del sociale sono tenuti a rilasciare l’autorizzazione al trattamento dei dati come previsto dalla legge 196/03 compilando il modulo disponibile presso la Segreteria Didattica dell’Istituto Cortivo di Padova. Il servizio fornisce inoltre agli allievi un orientamento su come condurre un’indagine occupazionale, come scrivere un curriculum e quali documenti e informazioni allegarvi, per individuare le strutture più idonee presenti nella propria zona di residenza. Servizio riservato alle strutture Le strutture interessate a ottenere nominativi di allievi che hanno concluso il corso nelle diverse specializzazioni possono farne richiesta all’Istituto Cortivo. Servizio riservato agli allievi Gli allievi interessati a conoscere le richieste pervenute all’Istituto Cortivo relativamente alla propria specializzazione e alla propria zona di residenza possono farne richiesta. Servizio Segnalazione Allievi Istituto Cortivo Centro di Formazione Professionale Via Padre Ramin, 1 - 35136 Padova Tel. 049 8901222 - Fax 049 8901213 e-mail: [email protected] 28 INCONTRI Gennaio 2007 Centro Congressi Villa Ottoboni: fuori dai luoghi comuni. Il Centro Congressi Villa Ottoboni, immerso nel verde dell’ampio parco che gli fa da naturale cornice e inserito in un suggestivo contesto storico e culturale, è il luogo ideale per incontri, meeting e conferenze. L’interno si sviluppa su più livelli e comprende un’ampia reception, tre sale conferenza, uno spazio eventi flessibile, salette riservate e servizio di ristorazione. Tutto questo (assieme alla favorevole posizione*) fa del Centro Congressi Villa Ottoboni un posto davvero speciale e... fuori dai luoghi comuni. Centro Congressi Villa Ottoboni via Padre E. Ramin, 1 - 35136 Padova * Villa Ottoboni si trova a pochi chilometri dal casello di Padova Ovest ed è facilmente raggiungibile dalle principali arterie della città. Questo bambino sta per chiederti di occuparti di lui. Sei pronta? Istituto Cortivo ti prepara al sociale Lavorare nel campo dell’assistenza ai bambini, agli anziani, ai disabili, ai tossicodipendenti, confrontandosi spesso con culture diverse dalla nostra, richiede una forza interiore molto speciale fatta di pazienza, disponibilità, umiltà, discrezione, capacità di ascoltare, comprendere, adattarsi alle varie situazioni. Se ritieni che queste doti facciano parte della tua personalità puoi metterti in contatto con noi. Sarà il tuo primo passo verso una professione sempre più richiesta, verso un futuro ricco di prospettive. Ambiti di specializzazione: Infanzia - Multiculturalità - Dipendenze - Anziani - Disabili Assistente turistico per disabili - Amministratore di sostegno immagina.biz Corsi e frequenze personalizzati 300 ore di tirocinio pratico Assistenza alla ricerca di impiego Centri didattici in tutta Italia Centro Formazione Professionale per Operatori Socio Assistenziali www.cortivo.it