Progetto Baby Planet, nuove imprese sociali dal
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Progetto Baby Planet, nuove imprese sociali dal
FASHION & C. n. 84 del 2007 - Bisettimanale di informazione, politica e attualità. - Editore: HARVARD GROUP srl via Monte Pastello 5/d – San Giovanni Lupatoto VR - Direttore responsabile: Gino Abati - Con Autorizzazione NR. 1151 del registro stampa e 1702 del cronologico dell’11/04/’95 Spedizione in A.P. comma 1 Art. 1 DL 353/2003 (CONV. IN L 27/02/04 nr. 46) DCB VERONA - Stampa Litocenter - Via Visco, 24 - 35010 Limena (PD) - Prezzo Euro 0,0997. - Contiene I.P. 23-10-2007 14:23 ANZIANI Non mollare mai MULTICULTURALITÀ Rifugiati politici: difficoltà e risposte DISABILI Tirocinio in una “famiglia” speciale DIPENDENZE Droga: cronache di vita difficile FASHION & C. n. 84 – OTTOBRE 2007 06_Incontri_10_2007 Pagina 101 il Notiziario dell’Operatore Socio Assistenziale incontri SPECIALE Progetto Baby Planet, nuove imprese sociali dal nord al sud Italia INFANZIA Riprendiamoci le Fiabe 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:23 Pagina 102 ISTITUTO CORTIVO: diventa professionista nel sociale. Dal 1984 l’Istituto Cortivo opera nel campo della progettazione ed erogazione di attività formative nel sociale, un mondo ricco di umanità che rappresenta da sempre il suo esclusivo e coinvolgente orizzonte di impegno. Oltre vent’anni di esperienze, di scelte e di fatti concreti hanno forgiato una struttura dinamica e vitale, un potente motore che, alimentato dall’energia della volontà e della solidarietà, forma non solo personale altamente qualificato e professionalmente motivato, ma promuove e partecipa anche ad iniziative sociali e culturali rivolte a migliorare la qualità della vita nella nostra società. L’Istituto Cortivo è presente con i suoi Centri Didattici nelle principali città italiane; la sede centrale è a Padova. Un’organizzazione efficiente, perfettamente armonizzata, che sa adeguarsi alle realtà locali senza mai venir meno agli obiettivi e ai criteri guida che uniformano tutte le attività dell’Istituto Cortivo. Per consentire ai suoi allievi di svolgere l’esperienza di tirocinio pratico nella propria zona di residenza, l’Istituto Cortivo ha stipulato convenzioni con oltre 7500 Enti pubblici e privati in tutte le regioni d’Italia. A garanzia della qualità dei cicli di formazione proposti, l’Istituto Cortivo si è dotato di un Comitato Scientifico che si dedica alla valutazione della correttezza metodologica dei percorsi didattici programmati per i vari corsi di formazione, delle strategie e degli orientamenti formativi messi a punto dalla Direzione Didattica. Corsi di formazione per Operatori Socio Assistenziali nei seguenti ambiti operativi: Multiculturalità - Infanzia - Dipendenze Anziani - Disabili - Assistente turistico disabili - Amministratore di Sostegno Istituto Cortivo via Padre E. Ramin, 1 35136 Padova www.cortivo.it per informazioni: 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:23 Pagina 1 editoriale Più stranieri nelle scuole, un patrimonio da gestire All’inizio di quest’anno scolastico i maggiori quotidiani titolavano con sorpresa che le classi delle nostre scuole stavano diventando sempre più multietniche. Ma dov’era la sorpresa? In realtà non vediamo nulla di strano nel fatto che nelle nostre scuole entrino sempre più bambini provenienti da paesi e culture diverse. Già da anni si parla del contributo all’incremento delle nascite fornito dalle coppie di altre nazionalità residenti nel nostro Paese. E dove si pensava che andassero a studiare tutti questi figli di persone che da anni vivono e lavorano qui da noi? Per questo ci sembra naturale che il numero degli studenti stranieri sia in crescita, più sorprendente è stato invece il moto di “sorpresa” manifestato a più riprese da giornalisti e personalità politiche. Comunque i numeri dicono che attualmente la media nazionale di presenze di alunni stranieri nelle scuole è attorno al 6%, con cifre oltre il 20% in alcune zone mentre in altre sono vicine allo zero. Una quota ancora distante da quelle che si trovano ad affrontare altre nazioni europee come la Gran Bretagna e la Germania, ben oltre il 10%, o la Svizzera, il Belgio e il Lussemburgo dove si raggiunge il 27%. L’allarmismo, quindi, non trova giustificazione nelle quantità ma sembra ancora una volta nascere dall’inadeguatezza del nostro sistema scolastico, impreparato a gestire un cambiamento da tempo sotto gli occhi di tutti. Ed ecco quindi l’emergenza e la preoccupazione che si vadano a costituire classi ghetto riservate ai bimbi stranieri. Un approccio che a nostro parere è inappropriato alla situazione. Noi vediamo la presenza di piccoli di altri paesi nelle nostre scuole come una risorsa per i nostri bambini, il modo più semplice e naturale per loro di diventare davvero cittadini del mondo, di lasciare dietro di sé vecchie remore e antiche ostilità, per acquisire finalmente una mentalità libera, basata sull’esperienza diretta, sulla conoscenza personale. Pensiamo che questa situazione possa rappresentare la prima vera possibilità di un mondo nuovo che, a partire dai più giovani e quindi più liberi da preconcetti, veda sempre più positivi rapporti instaurarsi fra i bimbi di oggi che saranno le persone di domani. Un processo virtuoso, dunque, che riteniamo debba essere favorito non solo attraverso un’organizzazione delle presenze che promuova il migliore inserimento dei singoli ma anche tramite la disponibilità di personale preparato a gestire ambienti multiculturali, operatori specializzati che sappiano armonizzare le diversità nel nome del benessere e della crescita comune. La redazione INCONTRI Ottobre 2007 1 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:23 Pagina 2 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:23 Pagina 3 sommario 04 INFANZIA 06 08 L’ Asilo: uno spazio educativo dove si gioca e si cresce Riprendiamoci le Fiabe Ogni giorno si semina... 04 10 ANZIANI 11 Anziani, un mondo dolceamaro Non mollare mai 12 MULTICULTURALITÀ 13 Rifugiati politici: difficoltà e risposte L’intero pianeta mi è venuto incontro 14 COMITATO SCIENTIFICO 15 SPECIALE PROGETTO BABY PLANET 18 Baby Planet, nuove imprese sociali dal nord al sud Italia 20 DISABILI 21 Tirocinio in una “famiglia” speciale La cosa più importante è farli stare bene 23 SPAZIOINCONTRI 22 DIPENDENZE 10 12 15 Droga: cronache di vita difficile ASSISTENTE TURISTICO PER DISABILI 22 Più opportunità per i diversamente abili 26 EX ALLIEVI RACCONTANO 28 SERVIZIO SEGNALAZIONE ALLIEVI 24 progetto grafico e impaginazione: immagina.biz 24 INCONTRI Ottobre 2007 3 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:23 Pagina 4 INFANZIA L’ Asilo: uno spazio educativo dove si gioca e si cresce Alberico Viso tondo e aspetto angelico, grandi occhi azzurri e capelli biondi, Alberico aveva 20 mesi. Non parlava se non stimolato dall’educatrice. Minore di tre fratelli, era stato concepito “per sbaglio” in un periodo di profonda crisi tra i genitori. La madre manifestò il suo disagio abbandonando la famiglia e lasciando solo il marito con i tre bambini. Alberico ha quindi vissuto i primi mesi di vita in assenza della figura materna e questo primo abbandono ha senza dubbio provocato negative conseguenze sulle sue capacità di relazione con gli altri. Discusso il caso all’interno dell’équipe, è stato deciso di affiancare al piccolo un’educatrice con il ruolo di mediatrice per la socializzazione. Il suo compito era aiutare Alberico a socializzare prima con pochi bambini e poi a integrarsi nel gruppo più ampio. Allo scopo è stata molto utile la piscina con le palline, un’attività ludica che Alberico amava molto e con la quale poteva gioiosamente confrontarsi con i coetanei. Ciò che destava preoccupazione era l’ansia che il bambino manifestava al momento dell’uscita, che sfociava in una vera e propria crisi di panico quando la madre arrivava con qualche minuto di ritardo. Pian piano le cose sono andate sempre meglio e, proprio grazie all’asilo che lo ha aiutato e rassicurato, Alberico è oggi un bimbo sereno, in grado di interagire positivamente con gli altri. Alla fine del tirocinio Alberico aveva sviluppato un buon linguaggio, congruo per la sua età e in rapida evoluzione. Boris Poco meno di due anni e due grandi orecchie a sventola. Boris assomigliava a Cucciolo dei sette nani. 4 INCONTRI Ottobre 2007 Proveniva da una famiglia in cui i ruoli non erano ben definiti: la mamma avvocato rientrava tardi la sera e, durante la giornata, il piccolo veniva curato da una baby sitter giovane e inesperta, molto permissiva, coadiuvata a volte dalle due nonne. Il bambino appariva disorientato e privo di quell’identità che solo un’attenzione diretta e poche ma ben precise regole possono garantire. Pur essendo un bimbo molto intelligente, era sempre scontento e oppositivo: non rispettava alcuna consegna, non esprimeva interesse per i compagni e stava continuamente attaccato alle gonne dell’educatrice, solitamente quella che lo accoglieva al suo arrivo. Mangiava poco e solo se imboccato e, se non accontentato, a volte manifestava comportamenti autolesivi. Riunitasi per discutere del caso, l’équipe valutò che per garantire la serenità di Boris erano fondamentali due cose: una frequenza regolare dell’asilo e l’imposizione delle regole comuni. Gli obiettivi, anche se in tempi più lunghi del previsto a causa delle ripetute assenze per malattia, vennero raggiunti. Quando terminai il tirocinio Boris era più sicuro di sé, attento alle regole e perfettamente cosciente di ciò che faceva nel momento in cui le trasgrediva. Mangiava e si addormentava da solo, non manifestava attaccamenti morbosi alle educatrici, partecipava con piacere a tutte le attività. Era diventato un bimbo socievole, sempre sorridente e curioso del mondo che lo circondava. Insomma, un bimbo felice. 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:23 Pagina 5 INFANZIA È stata davvero positiva l’esperienza di Tamara Ferraro, tirocinante in un asilo infantile della provincia di Milano molto apprezzato dall’utenza per la ricchezza dei progetti educativi e dei laboratori. In questa pagina ci racconta la storia di due simpatici bimbetti che abbiamo chiamato con nomi di fantasia. INCONTRI Ottobre 2007 5 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:23 Pagina 6 INFANZIA Riprendiamoci le Nonostante le conoscenze teoriche acquisite in merito al disagio infantile, Michelina Abbruzzese ha dovuto fare i conti personalmente con il dolore dei bambini ospiti in una casa famiglia della provincia di Crotone dove ha svolto il tirocinio. 6 INCONTRI Ottobre 2007 Fiabe Agli inizi lo sguardo di quei bambini mi faceva sentire impotente. Come avrei voluto in quel momento trovare in uno dei miei libri la risposta sulla cosa giusta da fare o da dire... Poi ho capito: non bastavano la teoria e la professionalità. Dovevo metterci l’amore, l’unico sentimento che rende pazienti, comprensivi, capaci di ascoltare e di sperare. La vita di quei bambini era come quella delle fiabe e la casa famiglia era quel rifugio nel bosco dove i “mostri” della loro vita non potevano entrare. Tra quelle mura trovavano chi poteva aiutarli a cicatrizzare le ferite, a renderli così forti da farli diventare i re le regine di una favola a lieto fine. Nella casa potevano ricostruire la loro identità, crescere sereni e sicuri di sé. Tra questi bimbi c’era anche Federica (il nome è di fantasia). La prima volta che la vidi era appena rientrata dalla scuola e, con molta enfasi, stava raccontando all’educatrice di turno cosa aveva fatto durante il giorno. Al momento delle presentazioni mi baciò e poi riprese a parlare come se io non fossi lì. Sembrava una bambina allegra e spensierata. Il giorno dopo mi fu chiesto di darle una mano nei compiti e in quel momento capii quanto sarebbe stato duro lavorare con lei. Era molto intelligente, spesso spiegava le lezioni alla sua amichetta, ma quando si trattava di aprire il suo quaderno non c’era verso di convincerla. Inizialmente pensai che la sua fosse semplice svogliatezza, complici la TV e la sua voglia di giocare. Nel tempo capii invece che la sua era una reale difficoltà a mantenere l’attenzione su qualsiasi attività. Era così anche nel gioco: iniziava una cosa e poi subito un’altra. Era come se non ci fosse mai qualcosa di veramente bello o interessante in grado di catturare la sua attenzione. A volte, inaspettatamente, aveva dei bruschi cambiamenti d’umore e tirava fuori una rabbia che non aveva nulla a che fare con il momento. Era una rabbia antica, che si portava dentro da sempre. La sua era stata una famiglia problematica, con un padre violento e una madre passiva che la costringevano a vivere in un clima di costante paura. Succedeva a volte che Federica, con molta naturalezza, mi raccontasse episodi tremendi della sua prima infanzia, ricordi che non riusciva a cancellare e che probabilmente erano la causa delle sue difficoltà di attenzione. Anche la rabbia aveva origine nella sua famiglia, dove aveva appreso modelli comportamentali basati in gran parte sull’aggressività. Con lei ho dovuto lavorare sulla fiducia, sulla paura dell’abbandono e sul suo difficile rapporto con una madre troppo assente, incapace di darle l’amore di cui aveva veramente bisogno. Durante il tirocinio sono cresciuta: il continuo confronto con i bambini, con i loro problemi, i loro sguardi, le loro difficoltà mi ha costretto a guardarmi dentro, a scoprire un po’ di più di me stessa. 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:23 Pagina 7 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 8 INFANZIA Ogni giorno si semina... Dal suo tirocinio presso una comunità educativa per minori con disagio in provincia di Ancona, Marina Radicioni ha imparato tante cose essenziali per la sua crescita professionale, prima fra tutte l’importanza di chiedersi sempre: “Chi è questo ragazzo per me ed io per lui? Cosa e chi posso rappresentare per lui? Che parte della mia anima sta toccando questo ragazzo?” Del primo impatto con la Comunità ricordo solo di aver pensato: “Che ci faccio qui? Chi sono qui dentro?”. Ero sola in una casa in cui mi sentivo estranea, spesso inadeguata, a volte non accettata. Sentivo fortemente l’esigenza di sapere dagli educatori se era normale provare ciò che stavo provando, cercavo qualcuno che mi chiedesse: “Come va?”. Sono passati così alcuni giorni, durante i quali osservavo questa famiglia già costituita con il continuo timore di non riuscire a stabilire un rapporto armonioso fra i minori, l’équipe e me stessa. Piano piano, però, mi sono tranquillizzata, quando ho capito che i miei migliori alleati erano il trascorrere del tempo e la capacità di rispettare sempre i ritmi degli altri. Ho imparato a rispondere ai “collaudi” cui mi sottoponevano i ragazzi con atteggiamenti aggressivi, dal forte attacco verbale a quello fisico, con la 8 INCONTRI Ottobre 2007 pazienza, l’apertura, l’ascolto e l’aiuto, dando loro tutto il mio interesse anche quando non erano buoni con me. Ho dato il mio meglio anche quando dovevo fargli sperimentare il limite, la regola da rispettare e il progetto da perseguire perché solo nelle cose da realizzare si può trovare la forza di dare un significato al vivere. Ho riso, ho giocato, ho lavorato, ho parlato con loro di loro e per loro, ho pianto quando mi sono sentita impotente e quando attraverso le storie che mi raccontavano rivivevo sentimenti ed emozioni che avevo riposto negli angoli della mia memoria. Ho dato il mio meglio e spero di aver trasmesso loro ciò che loro hanno trasmesso a me: una possibilità di crescita, umana e professionale. È stato soprattutto grazie a loro, infatti, che ho potuto comprendere qual era il mio compito: essere una figura di riferimento, capace di dare affetto, di accudire e di nutrire, con equilibrio, svolgendo le funzioni genitoriali in modo da consentire loro di instaurare un rapporto sano ed efficace con l’adulto. È nella quotidianità che si costruisce la relazione: il semplice fare un dolce o una pizza, un gioco, i compiti o le pulizie della casa sono altrettanti momenti significativi in quanto condivisi e consentono di entrare in una dimensione di empatia attraverso la quale passa tutto il resto. Così, attraverso la parola, il confronto, la trasparenza e il lavoro in équipe, ogni giorno si semina ma non è detto che i risultati vengano subito: dietro ogni ragazzo difficile c’è una storia, una sofferenza, e dipende dalla capacità dell’operatore il saper adottare comportamenti adatti alle diverse personalità, con flessibilità, provando diverse strategie sino a cogliere il giusto linguaggio, il terreno ideale per far crescere e maturare il frutto. 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 9 L’ISTITUTO CORTIVO è convenzionato con ADECCO per la creazione di opportunità lavorative per i propri allievi 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 10 ANZIANI Francesca Vajuso ci racconta della sua esperienza presso un centro diurno per anziani in provincia di Roma, un periodo durante il quale non solo ha imparato molto sul lavoro che l’attende ma ha anche conosciuto un’umanità spesso molto diversa da come se la poteva aspettare. La foto è tratta dalla relazione finale di Favata Daniela. Anziani, un mondo dolceamaro Le trecento ore del tirocinio mi hanno consentito di essere partecipe di un mondo lontano dalla realtà quotidiana di una persona giovane, ma soprattutto di prepararmi a saper gestire, con competenza e professionalità, compiti, doveri e situazioni che sino a quel momento avevo solo studiato sulle pagine di un libro. Soprattutto, durante questo impegnativo cammino, ho avuto l’opportunità di conoscere svariate persone, ognuna unica e originale per personalità e per problematiche fisiche e psichiche. Fra queste due signore, una di 91 anni e l’altra di 95, mi hanno particolarmente coinvolto. La prima aveva perso il marito 19 anni prima e non aveva potuto avere figli perché aveva subito un intervento di asportazione dell’utero e di un’ovaia. Spesso ripeteva la sua amarezza per non aver avuto neanche “mezzo figlio”. Era molto sola. Un fratello minore non poteva venire a trovarla per problemi fisici e l’unica risorsa che aveva era una sua anziana condomina, che lei definiva “l’amica 10 INCONTRI Ottobre 2007 mia” e che ogni tanto passava a trovarla. Aveva un carattere difficile, non ci vedeva ma rifiutava di indossare gli occhiali perché aveva paura di perderli e comunque non era granché interessata a leggere o guardare la TV. Non sentiva bene, ma non perdeva occasione per lamentarsi delle chiacchiere, della musica e della TV degli altri utenti, anche se erano distanti. Ma se cercavo di coglierla in fallo dicendole “allora ci sente!” lei pronta rispondeva “che hai detto?”. Mangiava tutto tritato perché la dentiera le stava larga, ma non faceva niente per riadattarla. Scherzosamente veniva chiamata “la marchesa” e chissà, forse era anche vero, il marito era un importante avvocato e lei aveva vissuto una bella vita, fra feste, ricevimenti e viaggi. Da giovane aveva fatto molto sport, era laureata in Economia e Commercio e aveva lavorato quasi trent’anni in banca, mi raccontavano che era stato difficile convincerla a venire al Centro ma adesso, anche se borbottava conti- nuamente, non mancava un giorno neanche se veniva giù la neve… Tutt’altra storia quella dell’altra signora, colpita dalla malattia di Alzheimer al suo massimo degrado. Completamente dipendente dagli altri, non parlava, non partecipava, portava il pannolone, sempre seduta sulla sedia a rotelle o distesa sul letto non mangiava se non imboccata e rifiutava di deglutire qualsiasi liquido, cosa che rendeva estremamente problematica anche la somministrazione delle medicine. Curatissima dai familiari, veniva condotta al Centro solo per offrirle un diversivo dalle mura domestiche. Spesso la riaccompagnavo a casa in carrozzina o la imboccavo, ed erano entrambe cose che stringevano il nostro rapporto. Comunicavo con lei con espressioni e sorrisi, le accarezzavo la guancia o la testa oppure le stringevo la mano. Un giorno mi ha stupita perché mi ha parlato. Non ho capito cosa mi ha detto, ma mi sono sentita davvero onorata del fatto che abbia tentato di comunicare con me. 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 11 ANZIANI Non mollare mai Maria Grazia Di Lascio ha svolto il suo tirocinio nei reparti di riabilitazione e lungodegenza di un ospedale in provincia di Potenza. Qui non solo ha imparato a svolgere tutte le mansioni richieste a un Operatore Socio Assistenziale, ma ha anche scoperto un mondo che non conosceva. Venivo da un’esperienza con i bambini ospedalizzati e passare tutto d’un tratto all’ospedalizzazione degli anziani non è stato facile. Pensavo di aver fatto il passo più lungo della gamba: tutto era diverso, dai rapporti con gli utenti alle varie mansioni. Sin dalla prima mattina sono entrata nel vivo del lavoro di assistenza. Aiutavo gli altri operatori a servire la colazione, ad alzare i letti, a sistemare i comodini. Finito il giro ritornavo dagli utenti non autosufficienti per aiutarli a fare colazione e ad assumere i farmaci. Poi ritiravo i vassoi e consegnavo i prelievi in laboratorio. A quel punto iniziava il lavoro più impegnativo, il cambio letti, l’igiene, il cambio pannoloni, la mobilizzazione, le medicazioni, ecc. All’ora di pranzo distribuivo i vassoi e aiutavo i degenti a mangiare. Quando arrivava qualcuno di nuovo spesso doveva essere portato in radiologia. Quelli in carrozzella li accompagnavo da sola mentre con la barella andavamo sempre in due. Quei primi momenti erano importanti per fare conoscenza perché durante l’attesa c’era l’occasione per parlare, mi facevano un sacco di domande. Quando suonava un campanello spesso ero la prima ad andare e, nei momenti di libertà trascorrevo il tempo con gli utenti, chiacchierando, ascoltandoli, incoraggiandoli a non arrendersi e a reagire alle difficoltà. Ne ho conosciuti tanti, ma fra questi alcuni mi sono rimasti dentro. Zio Oronzo, ad esempio, un signore alto e robusto di 80 anni, ricoverato in lungodegenza per accertamenti. Era autosufficiente, e i primi giorni il nostro rapporto si fermava da parte sua a un “Buon giorno, per favore mi apri le fette biscottate?”. Una richiesta che mi era sembrata strana sino a quando venni a sapere che soffriva di demenza, di diabete e del morbo di Parkinson allo stadio iniziale. Purtroppo peggiorava di giorno in giorno, rifiutava il cibo, non si fidava di nessuno e a un certo punto i medici, con il consenso della moglie e del figlio, lo dimisero perché tornasse a casa sua. Poi Zia Mariuccia, 77 anni, cardiopatica con insufficienza respiratoria. Era dolce e gentile, tra noi nacque subito una bella intesa, mi raccontava della sua giovinezza. Si era sposata giovanissima, il suo sogno era diventare madre. Ma quando, dopo due aborti spontanei, ebbe un figlio che morì dopo pochi mesi, non provò più ad averne altri perché il dolore era stato troppo grande. Il suo ricovero fu un vero successo. Si impegnò a guarire e ce la fece in meno di due mesi. Al momento dei saluti mi rallegrò molto vederla felice, mi ero affezionata tanto a questa donna che mi aveva dato una grande lezione di vita: non mollare mai. INCONTRI Ottobre 2007 11 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 12 MULTICULTURALITÀ Rifugiati politici: difficoltà e risposte Scappare dalla schiavitù È un’analisi approfondita e ricca di appassionate considerazioni quella che Yao Affoue Leopoldine, nata in Costa d’Avorio, fa nella sua relazione finale riguardante l’attività svolta durante il tirocinio presso un centro d’accoglienza per immigrati nella città di Como. 12 INCONTRI Ottobre 2007 Perseguitati nel loro paese d’origine per le loro opinioni politiche, per la loro religione, perché di un’etnia non gradita oppure perché sfuggiti alla violenza della guerra, profughi e rifugiati politici rischiano con il rimpatrio la prigione, la tortura, la povertà e la morte. Quando giungono in Italia scoprono che l’incubo non è finito ma che la loro vita è sospesa tra la speranza di non essere rimpatriati e l’attesa di un diritto umano fondamentale: il diritto d’asilo. Questa è la realtà di tanti stranieri che giungono in Italia, ognuno con la propria storia, le proprie esigenze, le proprie tradizioni, un bagaglio cui si aggiungono disagi, problemi e preoccupazioni. È proprio per questo che l’interscambio culturale, l’accoglienza e l’integrazione non devono essere solo parole bensì pratica quotidiana, una responsabilità che i politici devono trasformare in comportamenti fattivi e concreti per la costruzione di una società autenticamente multietnica. La storia di Peter (il nome è inventato), nigeriano di 32 anni, è la sconvolgente testimonianza di come la schiavitù in Africa sia ancora una realtà. Peter mi raccontò che, secondo i dati forniti da Timidria, un gruppo che da anni lotta per la liberazione degli schiavi, in Niger sono attualmente 43.000 le persone, uomini e donne, ridotte in schiavitù. Ma molte altre ancora si trovano nel Mali e in Mauritania. Peter è nato in una famiglia in cui tutto il parentado vive tuttora in condizioni di schiavitù, costretto a lavorare dall’alba al tramonto nelle fattorie o a servizio nelle case dei ricchi senza ricevere alcun compenso in denaro. Un giorno, con l’aiuto di alcuni membri di Timidria, Peter è riuscito a fuggire e a raggiungere l’Italia. Spesso diceva: “Adesso che sono libero posso vivere come piace a me, trovare un lavoro ed essere pagato”. La prima volta che l’ho visto mi ha chiesto da quale paese venissi e alla mia risposta mi disse che in camera con lui c’era un mio connazionale. Il giorno dopo incontrai entrambi e mi spiegarono che, nonostante avessero ottenuto l’asilo politico e il permesso di soggiorno, non riuscivano a trovare lavoro. Li indirizzai a varie agenzie di lavoro in città e poi, con l’aiuto di un amico, riuscii a trovare loro un’occupazione temporanea. Iniziò così un rapporto di fiducia. Nel tempo cercai di far capire a Peter che se voleva rimanere in Italia doveva frequentare un corso di formazione e imparare l’italiano. Era molto restio ma, alla fine, accettò di seguire un corso per diventare magazziniere e, chissà, con il tempo si deciderà anche ad imparare la lingua, fattore fondamentale per qualsiasi straniero che voglia veramente integrarsi nel paese dove ha trovato ospitalità. 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 13 MULTICULTURALITÀ L’intero pianeta mi è venuto incontro Anna Pignatta ha svolto il suo tirocinio per diventare Operatore Multiculturale in due diverse strutture in provincia di Como. In entrambe erano accolti bimbi stranieri, ma nella seconda erano ospiti anche le loro mamme, provenienti da altri paesi e da altre culture. Dopo qualche giorno di conoscenza con le mamme e i bambini le educatrici mi hanno fatto leggere le cartelle delle mamme… non posso nemmeno descrivere le situazioni complesse, incomprensibili e distruttive che avevano dovuto affrontare quelle donne, che però in quel momento erano lì con i loro figli, con tanta voglia di dimenticare e di fare un passo avanti. Quando mi capitava di pranzare con loro non potevo fare a meno di notare la loro immensa tristezza, il dolore che portavano con sé, le enormi difficoltà che trasparivano dai loro volti. Ma il mio compito principale era di occuparmi dei bambini ed è di loro che voglio raccontare, delle esperienze costruttive e piacevoli che ho avuto modo di vivere. Come quella volta che ho aiutato due bambini salvadoregni a fare i compiti. Il piccolo, sei anni, era molto sveglio, bravo in matematica, un po’ in difficoltà con l’italiano. Per lei, invece, sette anni, il discorso era inverso: molto brava in italiano ma un disastro in matematica… In particolar modo quando solo si accennava alla parola “tabelline” aveva un rigetto totale, piangeva, si disperava e continuava a dire che non le sapeva, che non le voleva imparare perché erano sue nemiche e che la maestra era cattiva. Per ben tre giorni di fila il mio compito al mattino è stato quello di tentare di far imparare alla solitamente dolce bambina quelle maledette tabelline (devo confessare che il suo punto di vista aveva un po’ convinto anche me) ma senza purtroppo ottenere grandi risultati… quanta pazienza e costanza ho dovuto sfoderare, e quanti stratagemmi mi sono dovuta inventare per tentare di farle entrare in testa qualche numero. Per due mattine il mio impegno è stato invece accudire una bambina al momento del risveglio. Era cubana e aveva quasi tre anni. Dato che la madre lavorava e che la baby sitter non aveva potuto venire, mi hanno chiesto di sostituirla. La prima volta, quando si è svegliata, non c’era verso di farle capire che sarei stata io ad aiutarla a fare colazione e a vestirla. È stata dura ma alla fine sono riuscita a prepararle il biberon con latte e biscotti e a farglielo bere ben seduta sul divano. Poi le ho cambiato il pannolino, l’ho lavata, vestita e pettinata. Spesso mi trattenevo a giocare con un neonato di soli cinque mesi. Era simpaticissimo come la sua giovane mamma, pesava 10 chili e cominciava già a tirarsi su da solo nella carrozzina… un vero, adorabile torello. Un pomeriggio, per fare qualcosa di diverso e per saperne di più sulle persone con cui avevo a che fare, ho allestito un cartellone con un planisfero sul quale le mamme hanno segnato le diverse zone di provenienza. Poi mi hanno raccontato delle festività canoniche, delle feste popolari, dei loro cibi, delle caratteristiche territoriali della zona dove vivevano, delle loro espressioni culturali: l’intero pianeta mi è venuto incontro, con gioia, raccontandomi di tutto fra i ricordi, le nostalgie, gli affetti, i sapori, i profumi di terre lontane. INCONTRI Ottobre 2007 13 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 14 ComitatoScientifico 27 Settembre 2007 Riunione di insediamento dei nuovi componenti del Comitato Scientifico dell’Istituto Cortivo Il Comitato Scientifico, organo indipendente di valutazione delle attività didattiche e formative dell’Istituto Cortivo, è costituito da docenti universitari e professionisti di chiara fama. Il 16 settembre scorso, a Padova presso la sede dell’Istituto Cortivo (Villa Ottoboni), si è riunito il Comitato Scientifico, per ufficializzare l’insediamento dei nuovi membri ed esaminare consuntivi e linee programmatiche del Centro di formazione. Il Comitato affianca costantemente la Direzione dell’Istituto Cortivo nell’elaborazione del progetto didattico formativo, esprimendo la propria autonoma valutazione e suggerendo tutti gli interventi ritenuti opportuni per il miglioramento dell’attività formativa, con l’obiettivo di una sempre maggiore qualificazione dei corsi. In apertura di riunione, l’Amministratore Delegato dell’Istituto, Sig. Gianni Carlo Nalon, e il Presidente del Comitato Scientifico, Prof. Antonio Condini, hanno ricordato la figura umana e professionale della Prof.ssa Vanna Axia, prematuramente scomparsa, già componente del Comitato medesimo, sottolineandone il costante e prezioso contributo d’idee e d’esperienza. Il nuovo Comitato risulta pertanto così composto: Prof. Antonio CONDINI, Direttore dei Servizi Sociali dell’Azienda ULSS n. 16 di Padova, Professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Padova; Prof. Filippo CALAMONERI, Professore Ordinario di Neuropsichiatria Infantile presso il Dipartimento di Scienze Pediatriche, Mediche e Chirurgiche della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università degli Studi di Messina; Prof. Piero CAVAGNOLI, Psicologo, Presidente Regionale per il Trentino Alto-Adige della Società Italiana di Psicologia dell’Educazione e Formazione (SIPEF); Prof. Rosario DRAGO, Consulente del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; Prof.ssa Anna FABRIZI, Professore Associato di Neuropsichiatria Infantile presso il Dipartimento di Scienze Neurologiche, Psichiatriche e Riabilitative dell’Età Evolutiva della Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Roma - “La Sapienza”; Prof.ssa Federica GIARDINI, Professore Associato di Diritto Privato Comparato presso la Facoltà di Giurisprudenza e Professore Affidatario di Diritto di Famiglia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Padova; Prof. Dino RIZZI, Professore Ordinario di Scienza delle Finanze presso il Dipartimento di Scienze economiche e Preside della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Venezia - “Ca’ Foscari”; Prof. Giuseppe ZUCCALÀ, Professore Emerito di Diritto Penale presso il Dipartimento di Diritto Pubblico della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Padova. Dopo la dichiarazione d’insediamento dei nuovi Membri, l’A.D. dell’Istituto ha illustrato le attività didattiche e di formazione professionale dell’Istituto, fornendo il consuntivo di quelle svolte nell’anno 2006 ed esponendo le linee programmatiche per il biennio 2007/2008. Il Presidente ha quindi messo in risalto il ruolo e l’importanza del contributo richiesto al Comitato Scientifico, anche alla luce del nuovo Regolamento e dei corsi di formazione, sia di recente che di prossima attivazione. Nel corso della discussione sono state enucleate alcune tematiche, a valenza sia didattica che scientifica, tutte di notevole interesse per le attività future, le quali formeranno oggetto di specifico approfondimento nei prossimi incontri del Comitato in quanto richiamano su di sé una particolare e qualificata attenzione. Giunga al Comitato l’augurio di proficuo lavoro. 14 INCONTRI Ottobre 2007 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 15 specialeprogettoBabyPlanet Progetto Baby Planet è un marchio registrato di Istituto Cortivo Da oltre vent’anni osservatorio privilegiato sul mondo del sociale del quale analizza problemi e necessità per dare adeguate risposte ai bisogni emergenti attraverso la formazione di operatori specializzati nei più diversi ambiti dell’assistenza, l’Istituto Cortivo lavora da tempo anche allo sviluppo del progetto Baby Planet. Questa iniziativa è finalizzata alla promozione di un’imprenditorialità dai tratti molto particolari, rivolta non tanto al profitto quanto al servizio, organizzata in modo da soddisfare con soluzioni efficaci e di alta qualità le necessità delle famiglie alle prese con la scarsità degli spazi dedicati all’accoglienza dei bambini, con gli orari che non coincidono con quelli dei genitori impegnati nel lavoro, con strutture spesso condotte da personale non specializzato in ambienti non adeguati. Da sempre fra le protagoniste della storia del progetto Baby Planet di cui oggi è responsabile, Susanna Mazzocco ci ha dato volentieri la sua disponibilità ad essere intervistata sull’argomento. La prima domanda è d’obbligo: perché è nato il Baby Planet? “Il momento in cui abbiamo sentito l’urgenza di dar vita a un progetto che affrontasse seriamente e concretamente il problema dell’assistenza ai bambini risale a una decina d’anni fa, quando in tutta Italia sono spuntati i primi baby parking e ludoteche private. Queste realtà nascevano da un’esigenza sociale: le mamme che sceglievano di riprendere il lavoro dopo la nascita del figlio erano sempre più numerose e gli asili nido pubblici gestiti da regioni e comuni non riuscivano più a far fronte alle richieste di inserimento dei bambini nella fascia d’età dai 3 mesi ai 3 anni. Ma erano strutture in alcuni casi improvvisate e inadatte, ricavate in scantinati o garage e gestite da personale privo di esperienza e non adeguatamente formato. Per queste ragioni l’Istituto Cortivo, da anni specializzato nella formazione di operatori sociali per l’infanzia, ha intravisto nei propri allievi una grande risorsa da mettere a disposizione della comunità. Gli studenti dell’Istituto Cortivo rappresentano infatti il capitale umano ideale per la migliore gestione delle strutture per l’infanzia: oltre a ricevere un’adeguata formazione teorica e pratica presentano in genere un’alta motivazione ad impegnarsi nel settore educativo con finalità di carattere sociale. Ed ecco allora che, per offrire un’opportunità di occupazione e realizzazione ai propri allievi e contemporaneamente garantire alle famiglie strutture di accoglienza pensate per il benessere dei loro piccoli, l’Istituto Cortivo ha lanciato il progetto Baby Planet che, basato su un modello di struttura per l’infanzia originale e di alta qualità, viene regolarmente e gratuitamente presentato agli allievi che vengono qui a Padova presso la sede di Villa Ottoboni per partecipare ai Corsi per l’Impresa Sociale e ai seminari di aggiornamento”. INCONTRI Ottobre 2007 15 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 16 specialeprogettoBabyPlanet Qual è lo scopo del Corso per l’Impresa Sociale? settori come, per esempio, l’anzianità o la disabilità”. “Fondamentalmente l’obiettivo è quello di offrire ai partecipanti le più aggiornate informazioni e le più avanzate metodologie per metterli in grado di avviare un’impresa sociale efficiente ed efficace, provvista di strumenti tecnici ed economici-finanziari adeguati per perseguire al meglio finalità sociali ed educative. Il corso, che dura tre intense giornate, alterna lezioni d’aula con attività pratiche di laboratorio”. Quali materie vengono approfondite? A chi è consigliato? “A tutti gli allievi ed ex allievi dell’Istituto Cortivo che intendono dare vita a un progetto di Impresa Sociale non solo nell’ambito dell’infanzia ma anche in altri 16 INCONTRI Ottobre 2007 “Vengono illustrate le varie forme giuridiche di società con i relativi aspetti economici e finanziari fra le quali consigliamo quelle più adatte, a seconda dei casi, per avviare l’impresa che gli allievi hanno in mente di realizzare. Una sessione particolare viene riservata anche alla presentazione delle diverse tipologie di strutture previste per l’infanzia ponendo un forte accento sull’importanza di cercare locali adeguato e di utilizzare materiali sicuri a norma di legge. Un consiglio che ribadiamo più volte in ogni occasione è di lavorare anzitutto alla creazione di una rete di relazioni nel proprio ter- ritorio e di favorire in ogni caso la partecipazione e la massima integrazione con le famiglie, il quartiere, il comune e le parrocchie”. È necessario avere delle particolari caratteristiche o delle speciali capacità per mettere in piedi un’Impresa Sociale? “No, chiunque può riuscirci. Naturalmente non voglio nascondere che il processo di avvio di un’attività può presentare dei problemi sia dal punto di vista burocratico che personale. Ma se una persona si impegna, crede fortemente nei progetti rivolti al sociale e riesce a coniugare le proprie competenze educative con la capacità di organizzare e gestire un’iniziativa imprenditoriale, allora il percorso può essere compiuto trasformando il sogno in una bella realtà”. 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 17 specialeprogettoBabyPlanet Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano durante questo cammino? “Le problematiche che maggiormente incidono sono di due tipi: relazionale ed economico. Relazionale perché dopo i primi momenti di entusiasmo è necessario mantenere alto il livello di comunicazione con le famiglie, con il territorio e soprattutto con i propri collaboratori. Nelle formule associative e cooperative che spesso vengono scelte per costituire l’impresa sociale è sempre fondamentale saper rispettare, condividere e accogliere nel tempo i diversi punti di vista, con umiltà e pazienza. L’aspetto economico invece traspare già chiaramente dalle parole ‘Impresa Sociale’, ovvero un’impresa che richiede un impegno e una dedi- zione che non possono essere misurati solo in termini economici. Spesso mancano i contributi e i finanziamenti tardano ad arrivare. Bisogna allora non scoraggiarsi, armarsi di quella forza interiore che spesso i nostri allievi dimostrano di avere in abbondanza e affrontare le contingenze credendo ancor di più nel progetto e trovando sempre nuovi modi per valorizzarlo e farlo crescere. Noi siamo sempre al loro fianco per consigliarli e aiutarli, ma in ultima analisi il fattore vincente rimane sempre la loro volontà di riuscire”. I vostri allievi hanno già avviato delle strutture per l’infanzia? “Sì, in tutta Italia, e con buoni risultati. Dopo aver frequentato il Corso per l’Impresa Sociale gli allievi possono fare richiesta di affiliazione al progetto Cortivo Baby Planet al costo simbolico di un euro in seguito alla quale concediamo non solo l’autorizzazione per l’utilizzo del marchio ma anche tutto il nostro possibile supporto”. A chi deve rivolgersi chi necessita di maggiori informazioni per l’avvio di un’Impresa Sociale? “Mettiamo a disposizione un servizio per l’assistenza ai nostri allievi, coordinato da Luisa Pasini, che fornisce consulenza e assistenza ai nuovi progetti. Inoltre il Servizio Segnalazione Allievi gestisce e organizza i Corsi per l’Impresa Sociale. Per ogni dettaglio il telefono è lo 049 8901222 e l’e-mail [email protected]”. INCONTRI Ottobre 2007 17 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 18 specialeprogettoBabyPlanet Baby Planet, nuove imprese sociali dal Intervista a Miranda Kruidenier È pronto per l’inaugurazione il Nido La Coccinella di Cuvio Comacchio in provincia di Varese, struttura affiliata Baby Planet avviata da Miranda Kruidenier, giovane mamma di due bambini e allieva dell’Istituto Cortivo. “Allieva ancora per poco, perché ho tutta l’intenzione di completare al più presto la mia formazione. In compenso in questi anni ho cercato di partecipare il più possibile ai seminari di aggiornamento e ai corsi per l’Impresa Sociale, momenti importantissimi che mi hanno consentito di crescere professionalmente e soprattutto di trovare un mio percorso lavorativo”. Alcuni anni fa, con l’arrivo del tuo primo bambino, hai deciso di aprire un nido famiglia nella tua abitazione. 18 INCONTRI Ottobre 2007 Ci vuoi raccontare com’è andata? “È stata la migliore decisione della mia vita: potevo stare con il mio bambino e al tempo stesso garantirmi un reddito facendo un lavoro che mi piaceva”. Poi hai deciso di fare un salto di qualità... “Sì. Ho ristrutturato il piano terra della mia villetta a tre piani e l’ho adibito a nido. Non è stato facile: ho dovuto cimentarmi con la burocrazia e con conoscenze tecniche che non sempre erano alla mia portata. Per il progetto mi sono fatta aiutare da alcuni bravi professionisti, per il resto ho utilizzato molte delle informazioni apprese nell’ambito dei corsi dell’Istituto Cortivo”. Ti sono stati utili? “Altrochè. Quelli per l’Impresa Sociale sono corsi davvero speciali, ben organizzati, durante i quali è possibile apprendere tutte quelle nozioni necessarie per pianificare il progetto, affrontare le pratiche burocratiche, accedere ai finanziamenti e imparare quel minimo di tecniche amministrative che permettono di gestire una struttura senza bisogno di ricorrere continuamente al commercialista”. E veniamo a La Coccinella: sulla porta d’entrata c’è la targa Baby Planet. Che significato ha il marchio per te e per la tua utenza? “Baby Planet attesta la qualità del mio nido. Garantisce ai genitori il livello della mia professionalità e dei servizi che offro, un simbolo rassicurante e prestigioso. Per me è soprattutto la testimonianza del forte rapporto che mi lega all’Istituto Cortivo, una realtà che stimo molto e che mi ha dato molto, di cui non finirò mai di apprezzare la buona organizzazione, l’eccellenza dei corsi e anche la rivista Incontri, grazie alla quale posso aggiornarmi e conoscere realtà ed esperienze simili alle mie. È proprio grazie a Incontri che poco tempo fa ho potuto confrontarmi con una mia collega. Ci siamo parlate e scambiate informazioni molto utili per entrambe...”. Torniamo al nido: quante iscrizioni ci sono al momento? “I bambini sono venti ma la lista d’attesa è lunghissima... Alcuni di loro mi sono stati inviati dai Servizi Sociali. Si tratta di bimbi provenienti da famiglie con gravi problemi, quasi tutti in via di affidamento. Tutti gli altri sono frutto del passaparola e di una reputazione che ho maturato in questi anni grazie al mio micronido familiare. A La Coccinella saremo in tre: due operatrici e naturalmente io, che coordinerò le attività e garantirò una presenza costante tutto il giorno”. 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 19 specialeprogettoBabyPlanet l nord al sud Italia Intervista a Rosy Musiello Avevamo incontrato Rosy Musiello e la sua socia Stella Modeo lo scorso maggio durante la giornata organizzata dall’Istituto Cortivo sul tema dei bambini e l’arte di esprimersi. Avevamo parlato del loro Centro Educativo Piccoli Clowns inaugurato nel 2005, un’iniziativa che, a detta delle due giovani imprenditrici, aveva visto la luce soprattutto grazie alla loro partecipazione ai Corsi per l’Impresa Sociale organizzati dall’Istituto Cortivo. Al telefono troviamo Rosy, entusiasta e positiva come sempre. “Non potrebbe essere altrimenti: il Centro funziona e proprio in questi giorni giungono nuove iscrizioni. Come già dicevo mesi fa, la nostra struttura è considerata la più importante nel settore a Manduria, un riconoscimento che premia la nostra professionalità e anche la nostra filosofia di servizio, confermata di recente anche dall’acquisto di un Ludobus”. Hai detto che le iscrizioni stanno andando bene: qual è la situazione al momento? “Abbiamo già formato due classi per la materna con 8 bambini nella prima e 7 nella seconda. Tra questi ci sono anche due bimbi con difficoltà. Non vogliamo creare classi più numerose perché desideriamo offrire quella cura e quella qualità in più che i genitori cercano in una struttura privata. Il nido conta 20 bimbi mentre altri 20 in età scolare si sono iscritti ai nostri corsi pomeridiani di recupero scolastico che comprendono anche i laboratori di creatività manuale della ludoteca". Il Centro Piccoli Clowns è un vero gioiello, completo anche di giardino attrezzato per giochi all’aperto, pro- pone cose bellissime, dal teatro alla musica alla clownerie... E non solo. Il sabato e la domenica è a disposizione anche per feste e compleanni. "È la nostra caratteristica: rispondere alle esigenze di bambini e famiglie con proposte a 360°”. Il vostro Centro è un esempio di impresa sociale ben riuscita. Ci vuoi raccontare bene qual è stato il percorso che avete seguito? “Non finirò mai di ripeterlo, fondamentale è stata la nostra partecipazione al corso organizzato dall’Istituto Cortivo proprio sul tema dell’Impresa Sociale. Ci ha fornito tutte le indicazioni per muoverci in maniera efficace in campi per noi sconosciuti come la pianificazione, la ricerca degli spazi e dei finanziamenti, il rapporto con le istituzioni, l’espletamento delle pratiche burocratiche. Insomma, ci ha formato come imprenditrici, un ruolo che ci rende orgogliose e che ci fa sentire delle vere pioniere nel settore del sociale privato qui al Sud dove, credetemi, fare impresa è difficile per tutti”. So che state affiliando il vostro Centro al circuito Baby Planet... “Lo faremo a giorni. Per noi sarà un fiore all’occhiello in più da esibire alla nostra utenza”. Quali sono i vantaggi di questa scelta? “Indubbiamente il ritorno d’immagine. Il nome Baby Planet ci consente di garantire alle famiglie l’alto standard qualitativo di un marchio già affermato al Nord. E non solo: far parte del mondo Baby Planet rappresenta per noi l’opportunità di poterci costantemente relazionare con colleghi e professionisti di lunga esperienza da anni attivi nel sociale privato. Baby Planet è sinonimo di serietà, aggiornamento e capacità di crescita imprenditoriale. E, soprattutto, offre ai bambini e ai loro genitori un livello d’eccellenza senza confronti”. INCONTRI Ottobre 2007 19 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 20 DISABILI La foto è tratta dalla relazione finale di Anna Vanella. Tirocinio in una "famiglia" Una casa famiglia in una delle borgate più popolari di Roma: è qui che Francesca Baruffa si confronta per la prima volta con la disabilità, un’esperienza di tirocinio a contatto con storie di vita piene di significato e umanità. 20 INCONTRI Ottobre 2007 speciale Avevo già letto su molti libri della particolare sensibilità che caratterizza le persone Down ma ne ebbi la conferma solo quando conobbi Evelina. Aveva più di 62 anni e la freschezza di una quindicenne. Evi, come tutti la chiamavano, era la regina della casa, amata per il suo sempre materno modo di fare. Nessuno di noi poteva sfuggire alle sue amorevoli affettuosità fatte di carezze, bacini e caldi abbracci. Era anche permalosa e bastava dirle di no o non prestarle sufficiente attenzione per vederla girare col muso tutto il giorno. Non si muoveva molto da casa, dove rimaneva spesso in compagnia di Domenico, il suo coinquilino di età un po’ più avanzata. Ci teneva alla sua pulizia personale e amava molto esibire le sue magliette nuove o i calzini colorati. Il suo giornalino preferito era Topolino, una passione che riusciva a rendere emozionanti tutti i suoi giovedì quando il fumetto nuovo era in edicola. Le piaceva stare all’aria aperta e, per quanto riguardava le faccende di casa, collaborava in base all’umore del momento e una delle sue attività preferite era raccogliere il bucato, piegarlo e suddividerlo in base ai vari proprietari. Il risvolto negativo della faccenda era la sua irrefrenabile vocazione ad appro- priarsi delle cose degli altri, dagli indumenti alle mollette, dalle ciabatte ai prodotti personali. Con lei gli oggetti sparivano all’improvviso per riapparire poi magicamente nel suo armadio o nei luoghi più impensabili della casa, sopra la dispensa o dietro al divano. Pasquale era altrettanto simpatico. Gracile mentale a causa di un’epilessia causata da una cerebropatia infantile, aveva il carisma del napoletano doc, una vera e propria sagoma. Sempre attivo, collaborativo in tutte le faccende domestiche, amante dell’ordine e della precisione, è diventato il mio compagno di briscola e scopa. Un bel matematico, nel suo piccolo, furbacchione quanto bastava per bluffare alla grande e anche un po’ barare... Con lui non bisognava perdere la concentrazione, altrimenti ci si ritrovava con la frittata bella e girata come faceva più comodo a lui. Avevamo fondato il nostro club delle carte e, tra risate e battute, abbiamo trascorso interi pomeriggi a sfidarci in interminabili tornei. Amante della tradizione napoletana e del repertorio popolare alla Merola e Nino d’Angelo, Pasquale era affetto da un’inguaribile testardaggine e, a volte, continuava a chiedere incessantemente, per ore, la stessa cosa, sino allo sfinimento... 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:24 Pagina 21 DISABILI La cosa più importante è farli stare bene Nei primi giorni del tirocinio ero un po’ il jolly della situazione - racconta Silvia Camiciola della sua esperienza in un centro diurno per disabili in provincia di Terni - nel senso che giravo per i vari laboratori per capire come funzionavano e soprattutto per trovare una mia collocazione in un contesto organizzatissimo, efficiente, in cui ogni operatore aveva un ruolo definito e le attività erano così ben strutturate che avevo cominciato a pensare che la mia presenza lì fosse pressoché inutile… Dopo un periodo di osservazione, però, mi sono data una spinta e ho iniziato a inserirmi, quasi automaticamente, in quei laboratori che mi sembravano più dinamici e movimentati, come la falegnameria, la palestra e il découpage, nei quali potevo effettivamente essere di aiuto agli operatori occupandomi degli utenti. Mi alternavo quindi fra le varie stanze, dove potevo essere più utile: in palestra aiutavo nelle lezioni di spinning, nel battere il tempo, nel sistemare le bike, nel dare la “carica” ai ragazzi, oppure giocavo con la palla cercando di insegnare alle utenti le piccole basi della pallavolo, con loro grande divertimento e mie grandi risate. Nel laboratorio di découpage ho collaborato con gli utenti nella realizzazione di statuette con la pasta di sale, o con il cernit, o nel ritagliare le immagini per il découpage vero e proprio o nell’esecuzione dei “lavoretti” per Natale. In falegnameria poi me la sono davvero spassata a tagliare il legno da far poi carteggiare ai ragazzi, ad aiutare nella costruzione del presepe a grandezza naturale che è stato esposto in piazza o a imparare le varie tecniche di taglio, stucco e carteggio del materiale. Ma ciò che più ho amato è stata la “leggerezza” dei laboratori: il benessere dei ragazzi prevaleva sempre sul risultato. Quando ho chiesto al mio operatore di riferimento quali fosse- ro le finalità e l’utilità dei vari progetti e laboratori, mi sono sentita rispondere: “A loro piacciono, li fanno star bene: è questa l’utilità!”. Tutto si svolgeva con allegria e vivacità: non mancava mai la musica, spesso anche ad alto volume, con varie interruzioni per cantare o ballare le canzoni più ritmate, il tutto sempre con l’attiva partecipazione degli utenti che si divertivano davvero tanto. Ovviamente, però, il mio tirocinio non si è svolto solo nell’ambito dei laboratori. La mattina accompagnavo i ragazzi in mensa per la colazione che durava un’oretta mentre, all’ora di pranzo, servivo i pasti in tavola, mangiavo assieme a loro e aiutavo nello sparecchiare e rigovernare la stanza, cogliendo tutte le occasioni di rapporto che si presentavano in questi momenti di grande relazione con gli utenti. Dopo pranzo, poi, prima della ripresa delle attività di laboratorio, si accendeva la TV o si cantava mentre l’operatore suonava la chitarra o, ancora, si andava nel laboratorio di falegnameria ad ascoltare musica e ballare. Fra le tante attività cui ho partecipato due le ho sentite particolarmente “mie”: il teatro e “Armonia di qualità Diverse”. In entrambe la regista e la coordinatrice facevano lavorare i ragazzi con il loro corpo, ascoltando la musica o interpretando un ruolo. Benché abbia finito il tirocinio da un pezzo, continuo ad andare ogni martedì a teatro, può darsi che partecipi anche allo spettacolo di fine anno… mi piacerebbe tanto. INCONTRI Ottobre 2007 21 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:25 Pagina 22 DIPENDENZE Nonostante abbia fatto solo due mesi di tirocinio presso una comunità terapeutica in provincia di Sassari, Filomena Dalerci dimostra di avere già le idee molto chiare sui problemi legati alla tossicodipendenza. In questa pagina racconta di due utenti in particolare, entrambe con gravi problemi di droga e alcolismo. Droga: cronache di vita difficile Alle spalle di una storia di droga c’è spesso una famiglia difficile. Ermanna, ad esempio, 51 anni, ha vissuto tutta la sua infanzia e la prima giovinezza con un padre alcolista e violento. A 16 conosce il marito e, ignorandone la tossicodipendenza, lo sposa 3 anni dopo. Nasce un figlio ed Ermanna decide di darsi da fare: inizia un corso come infermiera generica e lascia il bambino con il padre, finché scopre che lui non solo "si fa" ma lo fa anche in presenza del piccolo. Non riesce a reagire e inizia anche lei una dolorosa strada fatta di eroina, psicofarmaci e cocaina. Poi il marito muore e lei si lascia completamente andare, abbandona il figlio a casa dei genitori, trascura l’igiene, beve e intraprende relazioni affettive ancora più distruttive. Le sorelle la convincono infine ad entrare in comunità. È una donna ormai finita, con cinque interruzio22 INCONTRI Ottobre 2007 ni volontarie di gravidanza alle spalle, l’epatite C, un tentato suicidio e un disturbo bipolare. Ermanna ha un basso livello di autostima e il lavoro di riabilitazione che gli operatori stanno facendo con lei è continuamente messo in discussione dal difficile rapporto con le sorelle, che manifestano una completa sfiducia nelle sue capacità di recupero. La possibilità di recuperare un rapporto con il figlio è stata gravemente compromessa a causa della schizofrenia di quest’ultimo, ignorata sino a poco tempo fa da Ermanna. Nina ha invece 28 anni ed ha subito molestie sessuali da parte dello zio durante l’adolescenza. La madre non le ha voluto credere e lei, che già soffriva di disturbi nervosi, ha iniziato ad assumere ecstasy, acidi e cocaina. A 19 anni parte per la Germania, lavora in una gelateria e vive due relazioni importanti con uomini più grandi di lei, di cui dice di apprezzare il senso di sicurezza che le sapevano dare. Tornata in Italia, va a vivere con un ragazzo a forte tendenza suicida. Insieme si iniettano una dose letale di eroina e stricnina: il ragazzo muore e lei rimane in coma per sette giorni, un’esperienza della quale tuttora porta i segni nel corpo, dalla paralisi delle dita della mano sinistra alle paresi di viso e braccia sino ai problemi di udito. Dopo il tentato suicidio, ricomincia con la droga e viene arrestata. Oggi è libera grazie all’indulto ma il suo è un caso particolarmente problematico: affetta da epatite C, soffre di disturbo bipolare e tende a creare rapporti morbosi e distruttivi con le altre utenti. Nel suo caso il programma di riabilitazione è finalizzato ad una corretta socializzazione, fatta di relazioni meno ambigue e più autentiche. 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:25 Pagina 23 spazioincontri Questa pagina fa parte della storia del nostro giornale. Sin dai primi numeri, infatti, abbiamo voluto riservare uno spazio alle parole che ci giungevano direttamente dai nostri allievi o ex allievi: storie e notizie, successi e difficoltà, problemi e soddisfazioni. Come una finestra sul mondo del nostro Istituto, è una rubrica pronta ad accogliere qualsiasi genere di contributo, individuale o collettivo, felice o preoccupato, riflessivo o divertente. È un luogo attraverso il quale puoi comunicare ai tanti altri giovani e meno giovani lettori di Incontri il tuo stato d’animo, le tue sensazioni, le tue emozioni e i tuoi propositi, le tue piccole e grandi scoperte, i tuoi consigli che potrebbero rivelarsi preziosi per chi deve affrontare le esperienze che tu hai già fatto. Scrivici adesso, entra anche tu a far parte della nostra grande famiglia, ti aspettiamo con gioia. Fra le tante storie che ci giungono da parte dei nostri allievi ed ex allievi abbiamo deciso di pubblicare in questo numero quella che ci ha inviato Raffaella Lania, che racconta di una difficoltà superata con la volontà di chi vuole riuscire ad aiutare altre persone in difficoltà. Ringraziamo Raffaella per le belle parole e rinnoviamo l’invito a tutti i nostri lettori: scriveteci, saremo lieti di pubblicare le vostre storie e le vostre emozioni. Caro Istituto Cortivo, mi chiamo Raffaella Lania e sono una vostra allieva del centro didattico di Genova. Voglio raccontarvi un po’ di me… Nella mia infanzia ho sofferto di un disturbo del linguaggio. Oggi ho 21 anni, sono molto migliorata, pensavo di non riuscire a farcela e invece ho finito le magistrali superando difficoltà e sforzi. Non ho mai mollato e sono stata ripagata. Questo mi è servito molto per decidere di continuare a studiare, per mettermi ancora una volta alla prova e raggiungere una specializzazione nel settore che mi interessa, il sociale. Anche se mio padre non era d’accordo gli ho fatto capire che era una mia scelta di vita. Ho scelto voi e sono soddisfatta di averlo fatto. Ci sto mettendo molta volontà… voglio riuscire perché ci sono passata anch’io per una situazione di disagio e capisco le persone che soffrono, sono disposta a dare loro tanto amore perché so bene come stanno. Ringrazio tutti voi dell’Istituto Cortivo Raffaella Lania Inviate le vostre lettere a: Istituto Cortivo - Via Padre Ramin, 1 - 35136 Padova, e le vostre mail a: [email protected] INCONTRI Ottobre 2007 23 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:25 Pagina 24 ASSISTENTE TURISTICO PER DISABILI Più opportunità per i diversamente abili Laura Rita Ciaccio, che ha svolto il suo tirocinio di Assistente turistico per disabili in un’associazione e in un’agenzia viaggi della provincia di Agrigento, ha potuto verificare personalmente le difficoltà che deve quotidianamente affrontare il portatore di handicap. 24 INCONTRI Ottobre 2007 Purtroppo questa è la realtà: nel territorio in cui vivo i portatori di handicap sono costretti a subire ancora troppe limitazioni. Figuriamoci poi viaggiare o dedicarsi a qualche sana attività nel tempo libero, lussi impensabili per chi, da queste parti, vive la difficile condizione di disabile. Per fortuna l’associazione per la quale ho svolto il mio tirocinio è da anni impegnata nel superamento di ogni tipo di barriera, da quelle architettoniche a quella più invisibile, il pregiudizio. Nata per offrire assistenza materiale e morale a persone con menomazioni fisiche, psichiche e sensoriali ma anche per offrire assistenza a emarginati, immigrati, tossicodipendenti e minori a rischio, l’associazione ha avviato, in collaborazione con la scuola, interessanti progetti di sport, ippoterapia, pet therapy e musicoterapia. Sono stati questi gli ambiti in cui ho potuto seguire e assistere ragazzi con diverse disabilità: dalla sindrome di Down alla sordità ai vari disturbi della personalità. In particolare ricordo l’importanza dello sport per una ragazza Down di 16 anni. Vivace e solare, molto brava a scuola, trascorreva molte ore in palestra, dedicandosi con profitto alla corsa, disciplina che l’ha vista protagonista anche di importanti eventi agonistici. È grazie a questa esperienza che ho potuto capire l’importanza di una figura come quella dell’assistente turistico per disabili, un operatore in grado di conciliare le esigenze speciali di un disabile con la possibilità di viaggiare. Fondamentale, a questo proposito, è stata la mia esperienza in un’agenzia di viaggi, grazie alla quale ho potuto confrontarmi con i più diversi aspetti della dimensione turistica: dalla ricerca della struttura in sintonia con i desideri del cliente alla messa a punto di un itinerario o di una vacanza nei minimi dettagli. Mi sono messa alla prova, ho valutato le varie opportunità in base alla domanda e all’offerta, ho analizzato la realtà turistica del territorio e ho individuato le strutture ricettive in grado di accogliere persone affette da disabilità. Oggi, dopo le mie ore di tirocinio presso l’agenzia di viaggi, sono in grado di utilizzare gli strumenti telematici e di organizzare, per ora solo virtualmente, viaggi su misura per diversamente abili, compresi quelli costretti in carrozzina. Sono entusiasta del lavoro che ho scelto: sento che ha una funzione importante perché può migliorare la qualità della vita di molte persone potenziandone l’autonomia e l’autosufficienza nel contesto familiare e sociale. 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:25 Pagina 25 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:25 Pagina 26 ex allievi raccontano Questa rubrica è dedicata alle esperienze e alle testimonianze di ex allievi dell’Istituto Cortivo. Storie in presa diretta di persone in cammino verso la piena realizzazione personale e professionale. Intraprendente, animata da un grande amore per i bambini, Erika Bado è recentemente riuscita a raggiungere il suo obiettivo: aprire un centro per l’infanzia. ERIKA BADO “Fin da giovanissima avevo due passioni: la pittura e i bambini. Da ragazzina ho seguito la prima sino al punto da scegliere di frequentare il liceo artistico e diplomarmi come maestra d’arte nel 1994. Dopo il diploma, però, ho cominciato a ripensare il mio percorso di vita per due fondamentali ragioni: da una parte gli studi fatti non mi consentivano di trovare un lavoro all’altezza della preparazione che avevo conseguito, dall’altra maturavo sempre più dentro di me il desiderio di stare con i bambini. Ho trascorso così una decina d’anni senza una reale prospettiva, facendo vari lavoretti al solo scopo di mantenermi sino a quando, verso la fine del 2003, mi capitò di scoprire sulle pagine di una rivista che l’Istituto Cortivo poteva darmi un’opportunità per cambiare davvero. Mi sono iscritta subito al corso per Operatore Socio La foto è tratta dalla relazione finale di Sara Borello. 26 INCONTRI Ottobre 2007 Assistenziale per infanzia ed ero talmente convinta di volermi subito mettere alla prova che nel giro di un anno e mezzo, nonostante avessi continuato a lavorare come commessa, avevo fatto tutti gli esami, il tirocinio in una scuola materna e la tesi finale.” Così, nel maggio del 2005, Erika Bado di Trivignano in provincia di Venezia è diventata Operatore Socio Assistenziale per l’infanzia. “Ho frequentato il Corso di Impresa Sociale a Villa Ottoboni e, piano piano, l’idea si fece largo nella mia mente. Qui, mi sono detta, è venuto il momento di rimboccarsi le maniche. E così ho fatto: insieme ad altre due ragazze ho aperto, agli inizi del 2006, il Centro Infanzia Stella Stellina a Maerne di Martellago, non lontano da casa mia.” Un nido? “Accogliamo bambini da 0 a 3 anni, ma siamo molto diversi dal tipico nido. Siamo piuttosto un servizio per le famiglie, con orari flessibili tutti i giorni dalle sette del mattino alle sette di sera e il sabato mattina, e grande disponibilità a venire incontro alle più diverse esigenze. Ma non è stato tutto facile. Nei primi mesi dopo l’apertura erano rari i riscontri positivi, ma intanto parlavamo con tanta gente, cercavamo di capire il nostro modo di intendere il nido, la nostra filosofia...” Ovvero? “Noi vediamo il nido come una comunità, non solo per i bambini, ma anche per le loro famiglie. Le decisioni, le tariffe e gli orari vengono discussi e concordati collettivamente. Si fanno le riunioni, ci si assume la responsabilità delle cose da fare, si cerca tutti assieme di fare tutto il possibile per il massimo benessere dei piccoli.” Non dev’essere stato facile farsi capire... “Ma ce l’abbiamo fatta. Nel maggio 2006, come se si fossero tutti messi d’accordo, i bambini hanno cominciato ad arrivare sempre più numerosi e, nel giro di poco, eravamo al completo con una ventina di iscritti che si alternavano in giorni e orari diversi. Non avevamo a disposizione tanto spazio, solo una settantina di metri quadri, ma l’entusiasmo cresceva, e il successo della nostra iniziativa anche.” Insomma sei riuscita nel tuo intento... “Alla grande. Attualmente abbiamo una lista d’attesa enorme, che però pensiamo di poter soddisfare quasi totalmente grazie al trasloco che abbiamo in programma questo ottobre. Ci spostiamo a pochi chilometri da qui, in un ambiente da 190 metri quadri con giardino. Ecco, per far capire meglio come lavoriamo, la ristrutturazione e l’adeguamento di questa nuova struttura è in buona parte gestito dalle famiglie stesse: c’è il babbo geometra che fa i progetti, il muratore che costruisce i muri, l’idraulico che fa gli impianti, l’elettricista che mette tutto a norma, e così via. Tutto fatto in casa, e fatto benissimo, ve l’assicuro. Tutti i soldi che entrano li reinvestiamo, a parte i nostri tre stipendi, e sottoponiamo le scelte di investimento al giudizio di tutti.” State creando qualcosa di davvero innovativo, complimenti! 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:25 Pagina 27 ex allievi raccontano Davvero brillante il percorso di Rosa Graziano, oggi Operatore Socio Assistenziale per l’infanzia in un asilo nido. Il suo sogno è però quello di lavorare in una casa famiglia... La foto è tratta dalla relazione finale di Borello Sara. ROSA GRAZIANO Giovanissima, 23 anni, Rosa Graziano sta lavorando presso un asilo nido e scuola materna di Nola, in provincia di Napoli. Con maturità socio-psico-pedagogica, si è formata come OSA per l’infanzia presso l’Istituto Cortivo. Come mai la scelta di diventare Operatore Socio Assistenziale? “Perché, finito il liceo, avevo deciso di continuare gli studi e, contemporaneamente, di lavorare. Volevo iscrivermi a Scienze dei Servizi Sociali ma una serie di impedimenti mi hanno fatto desistere. Poi ho trovato su una rivista la pubblicità dell’Istituto Cortivo e ho trovato la soluzione giusta per le mie esigenze. Mi sono trovata benissimo sia per l’approccio didattico sia per la gentilezza e la disponibilità dei docenti, che mi hanno sempre aiutata e incoraggiata”. Dove hai svolto il tirocinio? “Presso una casa famiglia che ospitava alcune adolescenti dai 14 ai 17 anni. Ragazze difficili, con comportamenti devianti, tutte con esperienze familiari negative. Dopo la prima giornata di tirocinio uscii da quel portone completamente cambiata: non ero più la stessa! Tutti i miei problemi che sino al giorno prima mi sembravano insormontabili si erano improvvisamente ridimensionati... Non è stato facile relazionarsi con le ragazze. Erano diffidenti e mi è servito del tempo per conquistare la loro fiducia”. Nel frattempo stavi già lavorando presso la scuola materna... “Sì. Ho iniziato nel 2004. Sono stata scelta per il mio diploma ma anche perché stavo frequentando l’Istituto Cortivo, che da queste parti gode di ottima reputazione. Lavoro dalle 8.00 alle 14.00 con bambini dai due ai cinque anni. Facciamo un sacco di attività ludiche e seguiamo specifici programmi didattici. D’estate i ritmi cambiano... La scuola diventa un po’ centro estivo, con giochi e laboratori in sintonia con la stagione”. Sei contenta del tuo lavoro? “Certo. Mi piacciono i bambini e ho un buon rapporto con tutto lo staff e con i genitori. Ho le mie soddisfazioni... Come quella di aver aiutato una bambina con problemi di separazione dalla madre a inserirsi pian piano e senza traumi. Oggi è una bimba serena, che ama stare con i suoi compagni e che quando torna a casa dice alla sua mamma, tutta orgogliosa, di essere la ‘piccolina’ della maestra Rosa”. Vista la tua giovane età, pensi di fare nel futuro altre esperienze lavorative? “Il mio desiderio sarebbe di lavorare in una casa famiglia, una realtà che ho già sperimentato durante il tirocinio. Vorrei mettere alla prova la mia professionalità in questo specifico settore d’intervento. Mi piacerebbe lavorare con i bambini e gli adolescenti che vivono uno stato di disagio. Sento che potrei dare molto in questo campo”. INCONTRI Ottobre 2007 27 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:25 Pagina 28 servizio segnalazione allievi In quanto scuola di formazione esclusivamente dedita ad attività didattiche, l’Istituto Cortivo non cura direttamente iniziative di collocamento al lavoro ma sviluppa invece attività di segnalazioni dei propri allievi alle strutture interessate. A questo fine offre gratuitamente agli allievi che hanno concluso il corso il Servizio Segnalazione Allievi, che consiste nel segnalare, attraverso il proprio ufficio aperto dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12, i nominativi degli allievi che hanno conseguito l’attestato di studio ad enti e strutture che ne fanno richiesta attivi nel sociale in tutto il territorio nazionale. Si ricorda agli allievi interessati a questo tipo di servizio che per consentire la segnalazione del loro nominativo per un eventuale inserimento professionale nel mondo del sociale sono tenuti a rilasciare l’autorizzazione al trattamento dei dati come previsto dalla legge 196/03 compilando il modulo disponibile presso la Segreteria Didattica dell’Istituto Cortivo di Padova. Il servizio fornisce inoltre agli allievi un orientamento su come condurre un’indagine occupazionale, come scrivere un curriculum e quali documenti e informazioni allegarvi, per individuare le strutture più idonee presenti nella propria zona di residenza. Servizio riservato alle strutture Le strutture interessate a ottenere nominativi di allievi che hanno concluso il corso nelle diverse specializzazioni possono farne richiesta all’Istituto Cortivo. Servizio riservato agli allievi Gli allievi interessati a conoscere le richieste pervenute all’Istituto Cortivo relativamente alla propria specializzazione e alla propria zona di residenza possono farne richiesta. SERVIZIO SEGNALAZIONE ALLIEVI Istituto Cortivo Centro di Formazione Professionale Via Padre Ramin, 1 - 35136 Padova Tel. 049 8901222 - Fax 049 8901213 e-mail: [email protected] 28 INCONTRI Ottobre 2007 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:25 Pagina 29 Centro Congressi Villa Ottoboni: fuori dai luoghi comuni. Il Centro Congressi Villa Ottoboni, immerso nel verde dell’ampio parco che gli fa da naturale cornice e inserito in un suggestivo contesto storico e culturale, è il luogo ideale per incontri, meeting e conferenze. L’interno si sviluppa su più livelli e comprende un’ampia reception, tre sale conferenza, uno spazio eventi flessibile, salette riservate e servizio di ristorazione. Tutto questo (assieme alla favorevole posizione*) fa del Centro Congressi Villa Ottoboni un posto davvero speciale e... fuori dai luoghi comuni. Centro Congressi Villa Ottoboni via Padre E. Ramin, 1 - 35136 Padova * Villa Ottoboni si trova a pochi chilometri dal casello di Padova Ovest ed è facilmente raggiungibile dalle principali arterie della città. 06_Incontri_10_2007 23-10-2007 14:25 Pagina 30 Questa bambina sta per chiederti di occuparti di lei. Sei pronta? Istituto Cortivo ti prepara al sociale Lavorare nel campo dell’assistenza ai bambini, agli anziani, ai disabili, ai tossicodipendenti, confrontandosi spesso con culture diverse dalla nostra, richiede una forza interiore molto speciale fatta di pazienza, disponibilità, umiltà, discrezione, capacità di ascoltare, comprendere, adattarsi alle varie situazioni. Se ritieni che queste doti facciano parte della tua personalità puoi metterti in contatto con noi. Sarà il tuo primo passo verso una professione sempre più richiesta, verso un futuro ricco di prospettive. Ambiti di specializzazione: Infanzia - Multiculturalità - Dipendenze - Anziani - Disabili Assistente turistico per disabili - Amministratore di sostegno immagina.biz Corsi e frequenze personalizzati 300 ore di tirocinio pratico Assistenza alla ricerca di impiego Centri didattici in tutta Italia Essere professionista nel sociale Centro Formazione Professionale per Operatori Socio Assistenziali www.cortivo.it