GLI ORRORI DELLA STORIA La “guerra sporca”

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GLI ORRORI DELLA STORIA La “guerra sporca”
GLI ORRORI DELLA STORIA
La “guerra sporca” argentina
Il golpe. In molti, dopo un inverno di crisi economica e guerra civile, lo invocavano e lo vedevano
con favore.
Ma del tutto inattesa era la repressione che si scatenò non appena divenne realtà: le prime
sparizioni avvennero già il 24 marzo 1976, giorno in cui il generale Jorge Rafael Videla guida il
colpo di stato militare ai danni dell’allora presidente Isabelita Peron. La giunta militare adottò fin
da subito una repressione senza precedenti: coloro che appartenevano alla sinistra politica e ai
movimenti di guerriglia, furono arrestati, torturati e fatti scomparire letteralmente. Da qui il
termine desaparecido. Erano sequestri per qualsiasi forma di ribellione senza mandato d’arresto e
possibilità di difesa. Secondo i militari argentini, bisognava sradicare dalla radice della società
argentina la sovversione. La lotta, come nella caccia alle streghe, divenne una repressione
generalizzata e maniacale, nella quale l’etichetta di terrorista acquistò un senso tanto ampio
quanto imprevedibile. Sovversivi erano coloro che desideravano una rivoluzione sociale, come per
esempio gli adolescenti che aiutavano i poveri delle villas o i giornalisti non in linea alla dittatura, i
pacifisti, gli avvocati, gli intellettuali, i giovani in generale e chiunque si occupava di diritti umani. I
militari organizzarono 340 centri di detenzione segreta dove venivano rinchiusi gli “oppositori”.
Erano gestiti da feroci, cinici e folli militari, spesso avanzi di galera, che usavano la tortura in tutte
le sue più aberranti forme per estorcere confessioni, per divertimento, per destrutturate la mente,
per umiliare e annichilire fisicamente e mentalmente “il sovversivo”. Fu un progetto di genocidio
ideologico che venne eseguito con una chiara visione del futuro: mutilare la società di un’intera
generazione che in futuro avrebbe potuto essere un potenziale nemico politico. Vuol dire fare
terra bruciata delle idee, delle speranze, dei progetti sociali e del futuro arrivando a compiere
perfino un perverso sistema di appropriazione dei neonati delle detenute in stato di gravidanza.
Per occultare i cadaveri i militari concepirono un agghiacciante metodo: i voli della morte in cui le
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vittime venivano stordite con un’iniezione e poi gettate dagli aerei nelle acque gelide del Rio de la
Plata.
Furono 30 mila le persone scomparse e 2 milioni quelle esiliate, solo per i numeri ufficiali.
Nel 1978 una festosa Argentina ospitò addirittura i Mondiali di Calcio: fu il trionfo dei generali
argentini! La guerra sucia trovò il suo capolinea nell’insensata occupazione delle Isole
Malvinas(Falkland), da 150 anni nelle mani degli Inglesi, provocando ancora altro inutile sangue:
800 giovani caduti.
Con il ritorno della democrazia, nel 1984 si istituì la Commissione d’inchiesta sui desaparecidos, la
cui pubblicazione finale Nunca más denunciò un cumulo di orrore tale da paragonare la
repressione in Argentina al sistema di sterminio nazista. In un mese vengono aperti più di 2000
processi ma il governo intimorito dall’esercito fece varare la Ley del Punto Final e la Ley de la
Obediencia Debida con cui si istituzionalizzava l’impunità con la scarcerazione dei responsabili ad
eccezione degli alti comandi (che comunque erano condannati ad un ergastolo comodo e protetto
in sontuose ville). Ma nel 1989 l’opera fu completata dal presidente Carlos Menem che sancì
l’indulto per i militari arrestati in precedenza, compresi anche Videla e Massera.
Per spiegare l’impunità durante e anche dopo la fine della dittatura bisogna indagare sulle
complicità. Un primo livello di complicità, non istituzionale ma diffusa - comprensibile ma non
giustificabile - è quella che era nata dalla paura che la dittatura aveva saputo infondere nel tessuto
sociale. Davanti ai continui sequestri la gente si rendeva complice pensando “por algo será”, per
qualcosa sarà pure stato, avranno commesso qualcosa…I partiti politici e la magistratura argentina
hanno giustificato il loro silenzio anche dopo la fine della dittatura con un “imperioso bisogno di
voltare pagina". Ma era impossibile dimenticare.
Altrettanto gravi e pesanti sono state le responsabilità di Washington, Russia, Chiesa cattolica, ma
soprattutto dell’Italia. Pertini fu l’unico personaggio italiano istituzionale a denunciare gli orrori dei
militari. Durante la dittatura, il governo italiano si oppose alla concessione dell'asilo politico per i
cittadini italo-argentini. Soltanto il 4 maggio del 1983 il Papa per la prima volta pronuncia la parola
desaparecidos. Gli unici giornalisti italiani a condannare l’orrore furono Italo Moretti e Gian
Giacomo Foa. Infatti fra il governo argentino e il Corriere della Sera di Rizzoli, c’era una stretta
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collaborazione che rientrava nei legami occulti della loggia massonica P2 (quasi tutti i militari della
dittatura erano membri della P2, ndr).
Alla fine, grazie alla tenacia delle Madri di Plaza de Mayo (madri dei desaparecidos, ndr), la
giustizia ha trovato spazio in sedi di altri Paesi. Nel 2000 si è concluso il processo in cui lo Stato
Italiano si è dichiarato parte civile contro alcuni militari argentini denunciati per la sparizione di
cittadini di origine italiana. Un'altra tappa importante nel percorso di giustizia e verità è avvenuta
lo scorso novembre a Roma aprendo un altro processo.
Ma una nuova ombra cade come un macigno sull’Argentina democratica di Kirchner di oggi: si
chiama Jorge Julio Lopez, testimone chiave al processo contro un militare argentino ed è sparito lo
scorso settembre. Di lui non si ha nessuna traccia.
Ilaria Cappellari
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