Processo di Riorganizzazione Nazionale

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Processo di Riorganizzazione Nazionale
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Processo di Riorganizzazione Nazionale è il nome
con cui si autodefinì la dittatura militare che governò
in Argentina tra il 1976 ed il 1983. Instauratasi in
seguito al colpo di stato del 24 marzo 1976, che
destituì il governo democraticamente eletto di María
Estela Martínez de Perón, fu retta da diverse giunte
militari, capeggiate dai relativi capi di stato maggiore
di esercito, marina ed aeronautica.
Indice
1 Le giunte militari
2 La presa del potere
2.1 Contesto sociale e politico
2.2 I primi provvedimenti della giunta militare
3 La guerra sporca
3.1 Le vittime della dittatura
3.2 Centri di detenzione clandestina
4 La politica economica
5 La politica culturale ed educativa
6 Aiuti internazionali alla dittatura
7 Voci correlate
8 Filmografia
Prima Giunta militare: Emilio Eduardo Massera,
Jorge Rafael Videla e Orlando Ramón Agosti
Le giunte militari
1976-1980: Jorge Rafael Videla, Emilio Eduardo Massera e Orlando Ramón Agosti
1980-1981: Roberto Eduardo Viola, Armando Lambruschini e Omar Domingo Rubens Graffigna
1981-1982: Leopoldo Galtieri, Basilio Lami Dozo e Jorge Isaac Anaya
1982-1983: Cristino Nicolaides, Rubén Franco e Augusto Jorge Hughes
La presa del potere
Contesto sociale e politico
La giunta prese il potere in un contesto di crisi politica e violenza sempre più aspra nel paese. Dopo la
frattura in destra e sinistra del movimento peronista, i gruppi terroristici e paramilitari anticomunisti e di
destra crearono un clima di instabilità ed insicurezza nel paese, a cui risposero le organizzazioni guerrigliere
e sovversive clandestine di sinistra. L'inasprimento del clima ed il continuo innalzamento del livello dello
scontro erano finalizzati a creare un terreno di paura ed insicurezza sul quale poi l'esercito avrebbe posto le
basi della propria brutale autocrazia.
I primi provvedimenti della giunta militare
Il nome Processo di Riorganizzazione Nazionale, fu escogitato per giustificare la frattura fra la
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costituzionalità del governo in carica ed il ruolo assunto dall'esercito, dichiarando che la democrazia e le sue
istituzioni erano inadatte per ristabilire pace e ordine nel paese. Inizialmente le intenzioni manifestate dalla
giunta militare sono la repressione delle organizzazioni guerrigliere e la riorganizzazione economica
secondo un profilo neoliberista, ma questa scusa servì per reprimere brutalmente ogni forma di protesta
sociale instaurando un regime di terrorismo di stato. Subito fu promulgata la pena di morte per coloro che
conducessero attività sovversive, e furono aboliti i diritti civili, fu sciolto il parlamento così come i massimi
organi giudiziari (Corte Suprema de Justicia), furono smembrati i partiti politici, i sindacati, le
organizzazioni universitarie e vennero censurati e posti sotto il controllo della giunta tutti i mezzi di
comunicazione (radio, televisione e giornali).
La guerra sporca
In continuità con l'operazione Operativo Independencia, ordinata da María Estela Martínez de Perón nel
1975 per mettere a tacere le organizzazioni guerrigliere di sinistra nella provincia di Tucumán, l'esercito,
aiutato dagli Stati Uniti di Kissinger, mise in atto da subito la cosiddetta Guerra Sporca, per sradicare la
sovversione ed il "pericolo comunista" in Argentina. In realtà il "pericolo comunista" era una pura
invenzione propagandistica. Il clima di terrore e violenza era stato creato e portato a suppurazione dallo
stesso esercito e da organizzazioni paramilitari terroristiche come la Alianza Anticomunista Argentina,
finanziata dallo stesso governo Perón e dagli Stati Uniti.
Le vittime della dittatura
30.000 innocenti (tra i quali operai, studenti, professori universitari, sindacalisti, giornalisti, attivisti politici,
operatori umanitari, religiosi terzomondisti e madri alla ricerca dei figli scomparsi) furono rapiti, torturati ed
assassinati (molti furono gettati vivi nell'oceano durante i cosiddetti voli della morte e la maggior parte di
essi sono tutt'ora scomparsi, desaparecidos), mentre altri 50.000 trascorsero anni nei centri di detenzione
illegale della dittatura, subendo abominevoli torture, sevizie ed inumane umiliazioni. Molte donne
sequestrate incinte furono fatte partorire dai loro torturatori prima di venir assassinate, ed i bambini da loro
generati furono dati in adozione a persone conniventi col regime.
Centri di detenzione clandestina
Tra il 1976 e il 1983 furono attivi più di 610 centri di detenzione clandestina, ove i prigionieri venivano
condotti al momento dell'arresto e detenuti senza che nessuno fosse al corrente di dove si trovassero. In
questi centri venivano torturati ed assassinati. I più famigerati centri di Buenos Aires erano la Escuela de
Mecánica de la Armada (ESMA), il Club Atlético e il Garage Olimpo.
La politica economica
Era finalizzata al contenimento dell'inflazione e all'incoraggiamento degli investimenti stranieri, tramite la
privatizzazione delle industrie nazionali, l'abbassamento delle tasse sulla produzione industriale e la garanzia
di manodopera a buon mercato. In conformità con quella che è la dottrina economica liberista statunitense,
lo smantellamento dei sindacati e l'abolizione dei diritti civili e dei lavoratori, contribuì a garantire ampi
margini di profitto alle aziende straniere, che accorsero numerose durante la dittatura. I salari furono
congelati, e, nonostante la recessione e la crescita dell'inflazione, rimasero uguali, facendo precipitare il
potere d'acquisto della maggior parte delle categorie lavorative. Nessuno poteva scioperare o organizzarsi in
sindacati, poiché l'eserito interveniva puntualmente facendo sparire gli "scontenti". Le aziende straniere e le
alte gerarchie della dittatura si arricchirono a dismisura, mentre il paese ed i suoi lavoratori si impoverirono.
La politica culturale ed educativa
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L'ideologia del regime era anticomunista ed autoritaria. Tutti i libri ritenuti scomodi e sovversivi furono
dichiarati illegali e la stampa fu fortemente censurata. Ogni violazione delle leggi sulla libertà di stampa era
punita con la morte. Gli imperativi della giunta erano gli stessi del regime nazista e di qualsiasi regime
fascista: tutto verteva sul nazionalismo, l'anticomunismo, il militarismo, l'antisemitismo, il patriottismo e la
salvaguardia dei valori tradizionali della religione cattolica. I bambini e gli studenti venivano educati a
rispettare tali valori, ed erano spronati a denunciare maestri e professori che utilizzassero termini tipici del
lessico marxista e sovversivo come proletariato, borghesia, America Latina, sfruttamento, rivoluzione.
L'ammiraglio Massera dichiarò che il declino della civiltà occidentale era imputabile alle opere di tre ebrei:
Karl Marx, Sigmund Freud e Albert Einstein.
Aiuti internazionali alla dittatura
I servizi segreti (SIDE) del regime argentino operarono nell'ambito dell'Operazione Condor, cooperando con
la C.I.A., la DINA e addestrando i Contras in Nicaragua. Videla e Massera, così come José López Rega
(fondatore della Tripla A) erano tutti membri della loggia massonica golpista italiana P2, che faceva da
ponte con i servizi segreti di molti paesi del Patto Atlantico e con industriali, imprenditori e apparati bancari
e finanziari europei. Gli Stati Uniti diedero molti soldi alle organizzazioni paramilitari di destra e agli
squadroni della morte per rovesciare il governo democratico e far instaurare la dittatura, con la quale ebbero
sempre ottimi rapporti economici. La Francia ebbe stretti rapporti militari con l'Argentina dal 1959, quando i
militari francesi furono addestrati da quelli argentini sui mezzi di repressione più efficaci da impiegare nella
Guerra d'Algeria. Il governo di centro destra di Valéry Giscard d'Estaing diede sostegno alla giunta di
Videla, così come fece con Pinochet in Cile.
Voci correlate
Operazione Condor
Guerra sporca
Voli della morte
P2
Christian von Wernich
Filmografia
Garage Olimpo
La notte delle matite spezzate
Imagining Argentina
Hijos
Categorie: Storia dell'Argentina | Anticomunismo | Diritti umani
Ultima modifica per la pagina: 14:19, 27 nov 2007.
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