MEMORIA DEL BUIO LETTERE E DIARI DELLE DONNE

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MEMORIA DEL BUIO LETTERE E DIARI DELLE DONNE
MEMORIA DEL BUIO
LETTERE E DIARI DELLE DONNE ARGENTINE IMPRIGIONATE
DURANTE LA DITTATURA .
Una testimonianza di resistenza collettiva
pagg. 504
€ 22,00
Uscita: 4 novembre 2008
Ufficio stampa: Maria Elisa Foresto
Tel. 02 2852 3234 – e-mail: [email protected]
IL RACCONTO AL FEMMINILE DELLA «NOTTE» DELLA DITTATURA ARGENTINA .
UN DOCUMENTO IMPORTANTE CHE RACCOGLIE LE TESTIMONIANZE DI 112 DONNE
IMPRIGIONATE A VILLA DEVOTO FRA IL 1974 E IL 1983
LE AUTRICI
Sono 112 prigioniere politiche che, giovanissime, hanno vissuto insieme anni di carcere.
Vent’anni dopo hanno raccolto le testimonianze di quel periodo per far conoscere la loro esperienza ai
giovani, ricordare le compagne scomparse, dare testimonianza del loro impegno civile.
IL CONTENUTO
Le lettere scritte ai familiari, agli amici, ai bambini lasciati a casa; i diari ai quali avevano affidato le
emozioni e le paure della vita in prigione; i ricordi elaborati negli anni successivi alla liberazione. Un
racconto corale, intenso e toccante, delle donne rinchiuse a Villa Devoto a Buenos Aires fra il 1974 e il
1983: gli eventi che portarono al loro arresto come militanti politiche impegnate contro la dittatura e
poi la vita in carcere, dove sopravvissero unendo le loro forze, condividendo i momenti di disperazione
e quelli di speranza, la malattia e le conseguenze della tortura, la nostalgia dei propri cari e rari
momenti di serenità e festa. Un documento spietato di denuncia, ma anche la celebrazione, poetica e
priva di retorica, della forza della solidarietà femminile.
Risvolto di copertina
Memoria del buio è un documento unico: il racconto corale - costruito attraverso lettere, pagine di
diario, testimonianze, poesie – di 112 donne argentine che hanno vissuto insieme, fra il 1974 e il 1983,
l’esperienza drammatica della prigionia nelle carceri della dittatura.
La lunga notte dell’Argentina comincia nel luglio del 1974, dopo la morte del presidente Juan
Domingo Péron, con il graduale prevalere dei militari nelle stanze del potere. La Triple A, Alleanza
Anticomunista Argentina, perseguita e uccide esponenti politici e sindacali, giornalisti, intellettuali; la
repressione di qualsiasi forma di opposizione diventa sistematica, in un crescendo di ferocia che
culmina nel golpe del 24 marzo 1976. I centri clandestini di detenzione sparsi in tutto il paese si
affollano di prigionieri politici, di presunti terroristi. Trentamila di essi, in pochi anni, saranno
dichiarati desaparecidos. Ma quel sistema di sterminio occulto ha bisogno, come spiega Italo Moretti
nella prefazione, di una “facciata presentabile” da esibire di fronte alle organizzazioni internazionali
per la difesa dei diritti umani o alle delegazioni straniere presenti ai mondiali di calcio del 1978. E’
questo il ruolo che tocca a Villa Devoto: celle pulite, dipinte di azzurro, dove alcune di queste donne,
sequestrate improvvisamente e senza ragione, picchiate, private di ogni contatto con i familiari,
giungono quasi con sollievo. Finché non scoprono la realtà dietro il “carcere vetrina”. Le detenute, per
la maggior parte molto giovani, sono studentesse universitarie, operaie, casalinghe, artiste, maestre e
sindacaliste. Differenti per coscienza politica, sentimenti religiosi, cultura, si stringono le une alle altre
e imparano, insieme, ad affrontare le torture fisiche e psicologiche, le grandi e piccole crudentà alle
quali sono sottoposte quotidianamente: il freddo, le botte, la violenza sessuale, la picana, le finte
esecuzioni, la sottrazione dei propri bambini, l’isolamento, la proibizione di leggere o cucire.
Sopravvivono alla malattia, all’angoscia per la sparizione delle compagne, alla paura per la sorte dei
loro cari. Condividono i momenti di disperazione e i rari squarci di serenità. Trovano il coraggio per le
denunce. Quel legame, rimasto saldo anche dopo il ritorno della democrazia e la loro liberazione, ha
reso possibile un doloroso e faticoso lavoro di recupero della memoria e ricostruzione dei fatti, durato
più di quindici anni, di cui questo libro è il risultato. La risposta ai colpevoli silenzi, relativi a quei
crimini, che hanno prevalso a lungo nella società e nella chiesa argentine e nell’informazione
internazionale,. Un documento spietato di denuncia che è al tempo stesso celebrazione, poetica e priva
di retorica, della straordinaria forza della solidarietà femminile.
Quarta
Sono state, sono, compagne.
Compagne: coloro che condividono il pane.
Questo è il significato della parola, secondo la sua radice latina.
Questo libro condivide, allo stesso modo, la memoria.
E’ l’opera collettiva di molte prigioniere
dell’ultima dittatura militare argentina.
Ed è testimonianza dei segreti soli
che quella notte nascondeva.
Eduardo Galeano