dal 1967 in anteprima l`informazione artistico-culturale

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dal 1967 in anteprima l`informazione artistico-culturale
dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale
Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali
libero accesso per visitare tutta la Rivista: www.artecultura.org
e-mail: [email protected]
Anno XLIX - N. 1 Gennaio 2016 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n.46) Art. 1, Comma 1, dcb Milano
In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa
ARTECULTURA
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Sergio Acerbi
IL PITTORE DEGLI ESSERI DI LUCE
NELLO SPIRITO MATERICO
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Lo scopo primario della ricerca pittorica di Sergio Acerbi consiste nel
riattivare quel dialogo visivo e concettuale tra materia e spirito che da tanto
tempo nell’arte contemporanea, forse, è
latitante, sommerso com’è da facili
esibizionismi, da concettualità astruse ed
a volte francamente fuorvianti, o da realismi troppo reclinati sul mito della pura
oggettività, e quindi incapaci di osservare quello che sta oltre, non tanto oltre il
visibile in se stesso, quanto al di là dell’effettiva fenomenologia dell’esistenze
e le loro molteplici espressioni. Bene ha
fatto e fa dunque, Acerbi con la sua raffinata pittura spirituale, a spingersi in
una direzione non consueta nel panorama espressivo attuale, consapevole an-
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che di quanto le migliori personalità dell’avanguardia storica, da Klee a Kandiskij, da Mallarmé a Rimbaud, solo per
citarne alcune, avevano affermato riguardo alla nuova potenzialità culturale
e percettiva dell’arte che oramai consisteva nell’intuire il non visibile, come
se, parallelamente, nel leggere o nello scrivere si andasse oltre il puro enunciato,
verbale od orale che sia. E’ inevitabile
che a questo punto l’arte si incontri con
il mistero, con la realtà infinita dell’ignoto e quindi sviluppi di necessità una sua
percezione estetica dai tratti quasi
extrasensoriali, data appunto dall’acuirsi
della sua intuizione.
Una sfida che Acerbi accoglie ed approfondisce da diverso tempo e che nel suo
recente ciclo INFINITO PERCORSO
ESSERI DI LUCE sperimenta una coerente e meditata tensione. Le sue composizioni si sviluppano su una base neoinformale con una organica contaminazione di colore e materia, dovuta alla
presenza di varie componenti fisiche che
poi l’artista assembla, sintetizza in una
personale tecnica di realizzazione. Osservando poi attentamente i dipinti si può
constatare che dal caotico ed indistinto
movimento della materia spicca un’unica forma, quasi regolare, un piccolo cerchio bianco, a volte anche in coppia,
che allude a quella meravigliosa realtà
della luce, di cui le suggestive emanazioni angeliche costituiscono una
enigmatica e, a volte, implorata, presen-
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za. Del resto va ricordato che in tutte le
culture queste essenze sono punti di riferimento sociale e teologico importante, e non solo per le religioni monoteistiche, ma anche, pur con le dovute differenze, nel mondo classico e nello
zoroastrismo. Quel punto luminoso bianco, quasi una sorta di magico punto geometrico, diventa una forza di orientamento, come per il marinaio che nella
solitudine della sua navigazione cerca il
conforto degli astri o la luminosa traiettoria di
un lontano faro.
Dal punto di vista espressivo Acerbi respinge ogni forma di astratto dualismo
spirito-materia, che al contrario vede nei
termini di una poetica dialettica che la
sua pittura sviluppa con sensibile evo-
cazione lirica. Nè alto, nè basso, né
primo piano o sfondo, lo spazio è dato
come pura energia che tutto pervade e
fonda in un incessante moto generativo
e rigenerativo. Infatti ciò che sembra apparentemente disgregarsi, altro non è che
l’incipit di un nuovo corso, spirituale e
percettivo al tempo stesso. Con intelligenza Acerbi evita il naturalismo, ma al
tempo stesso non si lascia irretire dalle
stilizzazioni simboliche, dalle pluricodificate morfologie, consapevole che
quel flusso di materia, che si svolge
fenomenologicamente, la pittura può far
suo esclusivamente con un linguaggio libero da convenzioni narrative, da assiomi
geometrici, da manierismi già collaudati
e risaputi. La realtà della materia, che
la pittura di Acerbi indaga, è una realtà
dall’infinito richiamo, in costante trasformazione, che rimanda ad un’eco primordiale, prima infatti che l’universo, il mondo acquisissero le oggettive sembianze e
di conseguenza il loro alfabeto di linguaggio e comunicazione. In questo plasma
cosmico, il punto bianco di Acerbi è il
segno di ciò che non muta, che resta
inalterabile nella sua spirituale presenza
e che poi nella concretezza storica agisce a parla infinite lingue di cui quella
dell’arte è la più straordinaria e coinvolgente. Alla cui interpretazione la pittura di Acerbi contribuisce con sensibile
indagine e profitto di ricerca.
Teodosio Martucci
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SERGIO ACERBI
Dalle prime tappe figurative degli
anni 80 Sergio Acerbi è approdato
nella produzione recente ad una
lettura del mondo naturale e soprasensibile arricchita di un forte
richiamo spirituale. Già a partire
dal 2009 con la raccolta Dimensione
sconosciuta l’artista ha elaborato
“una visione mistico-materica in cui
la necessità di identificare il divino
finisce con il presupporre l’iidentificazione della materia primigenia” (Giulia Sillato, storico
dell’arte di scuola longhiana) che
Acerbi si adopera a rappresentare
nella sua molteplice stratificazione,
infinita estensione e vitalità. Mediante l’impiego di pigmenti fotocromatici, polveri lapidee e inserti
di varia natura amalgamati in differenti impasti, l’artista suggerisce
la vibrante energia della materia e
lascia intuire realtà e presenze al di
là dell’immediatamente percepibile.
Il tratto pittorico acquista guizzante
dinamismo e immediatezza sottolineato dall’intensità di una
tavolozza con timbri coloristici
accesi che si staccano da spazi di
rarefatta immobilità.
In tale contesto, a partire dal 2009
sulle tele di Acerbi prendono forma
concrezioni materiche simili a
nuclei germinativi che il pittore ama
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definire Spiriti Materici (Infinito
eterno 5, 9, 18 e molte altre Raccolta Dimensione sconosciuta).
Nelle stesse opere si visualizzano
anche presenze luminose, o Esseri
di Luce fluttuanti ai confini di realtà
naturali e soprasensibili. Questi
Esseri di Luce, che rimandano a
presenze angeliche o all’identificazione del Divino con la luce,
emergono nel loro splendore anche
nei dipinti del 2012 e del 2013 tra i
quali si possono citare, rispettivamente, Misteri di luce 1 o
Materia verso la luce; sono l’elemento caratterizzante anche delle
opere esposte a L’Arte e il Tempo,
official event di EXPO IN CITTA’
2015. La produzione recente di
Acerbi, collocabile nella categoria
dell’arte astratta-informale, si è
quindi arricchita di un segno innovativo e distintivo la cui presenza
costante mi induce a definire questo
artista il ‘pittore degli Esseri di
Luce’. Realizzati, unitamente agli
Spiriti Materici, con componenti ed
una tecnica esclusiva che Acerbi ha
brevettato, sembrano trasmettere
all’osservatore curioso e sensibile
un richiamo spirituale e l’invito a
guardare oltre.
Piera Ronchi
1 - In copertina:
particolare del dipinto “Infinito eterno 19”,
olio in tecnica mista su tela cm 50x40, 2009
2 olio in tecnica mista su tavola cm 50x35, 2015
3 olio in tecnica mista su tela cm 120x120, 2014
4 olio in tecnica mista su tavola cm 70,5x56,5, 2015
5 olio in tecnica mista su tela cm 80x100, 2013
6 olio in tecnica mista su tavola cm 79,5x59, 2015
7 olio in tecnica mista su tavola cm 44x38, 2015
8 olio in tecnica mista su tavola cm 39,3x37,5, 2015
9 olio in tecnica mista su tavola cm 50x40, 2015
10 olio in tecnica mista su tavola cm 70x50, 2015
11 olio in tecnica mista su tavola cm 70x50, 2015
12 olio in tecnica mista su tavola cm 38,3x38,6, 2015
Le opere fanno parte del ciclo
INFINITO PERCORSO ESSERI DI LUCE
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Corrispondenza Culturale: Enti e Circoli segnalano
Artecultura e le stragi di Parigi
con circa 130 morti e feriti...
Un dolore che ci tocca nel più profondo di noi stessi,
ma è una vita che la nostra Rivista indica nel ruolo
della libera Poesia della natura, il modo come
vivere uniti nella diversità. L’uomo non cerca, il
nemico, ma il suo simile per stare insieme mentre la
politica di tutte le marche lo divide. Chi effettua
stragi, specialmente sulla gente innocente, tramite
kamikaze o con bombardamenti aerei scellerati,
non fa differenza. Un inferno nel quale solo la
Poesia della Natura può regolare un autentico
equilibrio di pace, al contrario si alimenta l’immane
distruzione dell’uomo. La sua civiltà, che civiltà
ancora non è. Le guerre e le stragi di ogni tipo non
sono mai la causa, ma solo la conseguenza di un
modo di ragionare e vivere nelle false libertà. Solo
dalla radice della Poesia della natura può originare
quella fiducia e vicinanza tra persone e popoli che
per davvero può dare quella sperata tranquillità con
cui da millenni ci si domanda senza vere
convergenze culturali. Il passato, conta!
Per chiunque volesse spiegazioni dettagliate a
riguardo, siamo certamente disponibili.
La Donna Madre del Disarmo, umana energia della
pace. [email protected] - www.artecultura.org
tel. 02-864.64.093
LUNDBECK CELEBRA I SUOI
CENTO ANNI CON GLI STUDENTI
DELL’ACCADEMIA DI BRERA E
UN ANNULLO SPECIALE DI
POSTE ITALIANE PER RICORDARE I PROGRESSI COMPIUTI
DALLE NEUROSCIENZE
“Progress in Mind: in viaggio nel mistero della
mente” è il progetto di Lundbeck Italia per
celebrare i cento anni della fondazione. Gli
studenti del corso di Teoria e pratica della
terapeutica artistica dell’Accademia di Brera
sono stati coinvolti in un concorso che ha
selezionato l’opera che illustra la cartolina
commemorativa destinata all’annullo speciale
che Poste italiane ha realizzato per il centenario
dell’azienda.
E’ Cinzia Guzzetti Ambrosi, 30 anni, studentessa
di Brera, ad aggiudicarsi il primo premio del
concorso con l’opera che rappresenta il binomio
tra l’espressione artistica e ricerca scientifica.
L’opera è stampata in una tiratura limitata di mille
cartoline edite da Poste Italiane. Al secondo
posto si sono classificati gli studenti Francesco
Fondacci e Manuela Amadei. Ai tre premiati sono
state consegnate borse di studio per un valore
complessivo di 4.000 euro. La consegna delle
borse di studio è avvenuta nel corso della cerimonia
di premiazione alla quale hanno preso parte tra gli
altri il Direttore dell’Accademia di Brera, Prof.
Franco Marrocco, Ralph Fassey, Amministratore
delegato di Lundbeck Italia, il Prof. Claudio
Mencacci, Presidente della società italiana di
Psichiatria e Direttore del dipartimento di
Neuroscienze del Fatebenefratelli e Oftalmico di
Milano ed Antonella Foschetti referente di
filatelia dell’area territoriale Lombardia di Poste
Italiane. “L’iniziativa proposta da Lundbeck Italia
è ammirevole e i partecipanti hanno presentato
risultati di valore eccellente sia dal punto di vista
dell’impatto terapeutico che da quello artistico ha dichiarato Alfonso Troisi, Docente di
Psicopatologia dell’Università Tor Vergata di
Roma - La terapeutica artistica è uno strumento
molto utile nel campo della cura delle malattie
mentali perché permette di agire efficacemente su
pazienti eterogenei e con patologie anche molto
differenti tra loro, ma oltre a ciò va evidenziato
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come faccia spesso emergere notevoli capacità
artistiche in soggetti apparentemente senza
un’educazione formale in materia e che in generale
si potrebbero sentire limitati da tali carenze.
Ulteriori informazioni sul sito www.lundbeck.com
Restaurato l’atrio dei gesuiti del
Palazzo di Brera grazie alla Rigoni
di Asiago.
Milano, 28 ottobre 2015 - Si sono conclusi i lavori
di restauro dell’Atrio dei Gesuiti, il nucleo più
antico di Palazzo di Brera di Milano, che un
tempo ne costituiva l’accesso principale.
L’intervento di recupero è stato realizzato grazie
al supporto di Rigoni di Asiago, in collaborazione
con il Ministero dei beni e delle attività culturali e
del turismo. L’inaugurazione del restauro si è
svolta il 28 ottobre 2015 alla presenza di Andrea
Rigoni, Amministratore Delegato di Rigoni di
Asiago, Sandrina Bandera, Direttore del polo
Museale regionale della Lombardia , James M.
Bradburne, Direttore della Pinacoteca di Brera e
della Biblioteca Nazionale Braidense, Enrico
Bressan, Presidente di Fondaco, Aldo Bassetti,
Presidente degli Amici di Brera. Info: 02/45496051
ALLA REGGIA DI MONZA “I
TEMP(L)I” CAMBIANO DI MICHELANGELO PISTOLETTO
La scultura, realizzata per Ecodom, il Consorzio
Italiano Recupero e Riciclaggio Elettrodomestici, è in mostra da oggi nel cortile della
villa piermariniana.
L’opera alta quasi 3 metri e mezzo, larga oltre 3 e
del peso di quasi 300kg, è stata commissionata a
Pistoletto da Ecodom nel 2009, come simbolo
dell’impegno del Consorzio per la salvaguardia
ambientale e sintesi della sua attività: riciclare i
rifiuti elettrici ed elettronici evitando la dispersione
di sostanze dannose. La scultura, infatti, è stata
realizzata interamente con i RAEE (rifiuti) da
Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Si
tratta di 32 cestelli di lavatrice incastrati l’uno
sull’altro per le colonne e decine di serpentine di
frigoriferi per il fregio del timpano. Il tempio,
posizionato su una base inclinata, rappresenta il
passaggio dall’era del progresso all’era del riciclo.
Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti
Michelangelo Pistoletto, Giorgio Arienti, direttore
generale di Ecodom, Attilio Maria Navarra,
presidente di Nuova Villa Reale di Monza SpA e
un delegato del sindaco di Monza. Info:
06.44160843- [email protected]
La 40°edizione di Arte Fiera torna a
Bologna 29 gennaio - 1 febbraio 2016
Tra Gallerie e Artisti sempre in aumento, la 4°
edizione della Fiera Internazionale di Arte
Moderna e Contemporanea apre le porte di
BolognaFiere al grande pubblico dal 29 gennaio
all’1 febbraio 2016.
Arte Fiera 2016 si prepara a celebrare i suoi 40 anni:
un importante anniversario da festeggiare insieme
ai protagonisti che ne hanno fatto la storia, tra
artisti, galleristi e personaggi, mostrando per la
prima volta i Maestri italiani che si sono distinti
nel mondo, tutti passati per i padiglioni bolognesi.
L’anniversario cade in un momento storico in cui
l’arte italiana domina i mercati internazionali. I
grandi artisti contemporanei e moderni registrano
record senza precedenti e questo conferma una
leadership mondiale per la Fiera bolognese. Il
ruolo di Arte Fiera è sempre più affermato e questa
Cinque nuove preziose monografie
si aggiungono da novembre alla
prestigiosa collana editoriale edita
dagli Amici della Scala.
Titina Rota. Teatro Cinema Pittura; Mario Cito
Filomarino alla Scala; Umberto Brunelleschi
alla Scala; Alberto Savinio alla Scala; Ebe
Colciaghi alla Scala sono disponibili nelle
librerie da fine novembre in edizione bilingue,
edite da Amici della Scala e Grafiche Step
Editrice. In tutto a oggi le monografie sono 52,
una vera raccolta da collezione.
- Quello di Titina Rota (Milano, 1899 - Roma, 1978)
è un percorso biografico e artistico particolare.
Cugina del compositore Nino Rota, in giovane età
entra alla Scala come apprendista: diventerà in
breve tempo una delle costumiste dal segno più
moderno e innovativo. Nel teatro di prosa veste
tutti i mattatori degli anni Trenta e Quaranta, oltre
a firmare un buon numero di pellicole storiche
dell’epoca dei “telefoni bianchi”. Nel Dopoguerra
Titina cambia vita: fa la giornalista, dirige un
settimanale, scrive colonne brillanti e irriverenti.
Alberto Savinio (Atene, 1891 - Roma, 1952), al
numero delle sue molteplici attività (scrittore,
edizione servirà non solo per ribadire un primato,
ma anche per interrogarsi sul futuro, attraverso un
modello espositivo forte e suggestivo, ma anche
solido e scientificamente altissimo. Il progetto
prevede,oltre la classica esposizione in Fiera delle
più note Gallerie d’Italia e del mondo, anche una
mostra celebrativa che ripercorre i primi 40 anni del
Salone d’arte più grande d’Italia per raccontare
cosa significa Arte Fiera capace negli ultimi quattro
decenni di intuire e scoprire lo “stato dell’arte” del
nostro Paese. Ma non solo, Arte Fiera 2016 oltre
ai grandi Maestri della scena contemporanea e
moderna esposti dalle Gallerie dalla nascita del
Salone fino a oggi, offrirà ai visitatori uno sguardo
verso il domani: cosa ci riserva il futuro dell’Arte?
Info: www.artefiera.bolognafiere.it
IN ATTESA DI TEFAF 2016
11-20 marzo 2016
TEFAF Maastricht è universalmente nota come la
Fiera dell’arte più importante del mondo. Per
soddisfare un mercato sempre più esigente e in
continuo cambiamento, TEFAF verifica costantemente i propri standard e l’impegno verso
la qualità. L’ambizione è quella di dar luogo a quel
senso di attesa e di anticipazione che, ogni anno
nel mese di marzo, accende il mondo internazionale
dell’arte. TEFAF 2016 si terrà dall’11 al 20 marzo
al MEEC (Maastricht Exhibition and Congress
Centre) di Maastricht . Tel.+31411646440
Corrispondenza Culturale: Enti e Circoli segnalano
pittore, scultore, musicista), aggiunse quella di
scenografo e costumista a partire dal 1948, quando
firmò per la Scala la messa in scena di Edipus Rex
di Stravinskij. Le scenografie e i costumi sono una
parte poco conosciuta del suo lascito, ma è
possibile rintracciarvi i temi che percorrono la sua
arte: la presenza inquietante dell’occhio, le figure
umane private dei tratti del volto, l’archeologia
rivissuta attraverso il surrealismo, la crescita a
dismisura degli oggetti, la polarità fra diletto e
malinconia.
Umberto Brunelleschi (Montemurlo, 1879 - Parigi
1949). Maestro del déco, scenografo, costumista,
illustratore di grande rinomanza a Parigi nella
prima metà del Novecento. L’artista si rifugiava
nel mondo fittizio e scintillante del music-hall
parigino, suoi furono gli spettacoli più fastosi alle
Folies Bergère.
Ebe Colciaghi (Monza, 1921 - Rio de Janeiro,
2005), all’indomani della seconda guerra mondiale,
si ritrova, ancora ragazza, al centro della rinascita
del teatro italiano. Accanto a Gianni Ratto entra
alla Scala come assistente al guardaroba di una
storica Traviata di Verdi. Il regista è il giovane
Giorgio Strehler, alla sua prima esperienza col
melodramma e per la prima volta nel teatro milanese.
Disegna i costumi per una serie interminabile di
spettacoli entrati nella leggenda, dalla Lucia di
Lammermoor con Maria Callas e Karajan direttore
e regista, alla turbolenta prima scaligera di
Wozzeck, fino al debutto di Rake’s Progress di
Stravinskji.
Mario Cito Filomarino (Napoli, 1893 - Roma,
1957), aristocratico per nascita e stile, ebbe una
fioritura breve ma di straordinaria qualità come
scenografo e costumista. Il Teatro alla Scala e
l’Opera di Roma si contendevano i suoi
allestimenti, ammirati da Strauss, Toscanini, PickMangiagalli. Riscoprire la figura di questo artista
significa ripercorrere una personalissima indagine
sulle rifrazioni del colore, che vive di una mobilità
infinita, facendosi decoro, dove Klimt convive
con le forme della natura. Il puntillismo cromatico
di Cito Filomarino nasce dall’Art-Déco, ma subito
travalica ogni riferimento in favore di una ricerca
solitaria dagli esiti sorprendenti.
- La collana editoriale: dal 2002 vengono pubblicate
ogni anno quattro monografie di piccolo formato
dedicate ad artisti che non possono essere
dimenticati e, anno dopo anno, per la collana
“Sette dicembre” viene pubblicato un importante
volume di grandi dimensioni dedicato a un
rilevante artista dello spettacolo. I libri sono curati
da Vittoria Crespi Morbio, storico della
scenografia teatrale, esperta dei rapporti tra arti
figurative e teatro musicale.
- Amici della Scala è un’associazione non a scopo
di lucro e ha i seguenti obiettivi: collaborare con
la Fondazione Teatro alla Scala, per accrescere il
prestigio che il Teatro ha conquistato nel tempo.
Appoggiare le iniziative meritevoli per lo sviluppo
dell’arte e della cultura in genere. Per questi scopi
l’Associazione, presieduta da Anna Crespi,
promuove in Italia e all’Estero incontri tra
intellettuali, artisti e personalità del mondo dello
spettacolo e persone sensibili all’arte per dar vita
ad iniziative nazionali e internazionali al servizio
della cultura. Tra le sue attività, si annovera
l’organizzazione di “Prima delle prime”, ciclo di
incontri per un ampio pubblico come invito e
preparazione agli spettacoli in cartellone nei quali
studiosi e specialisti conversano attorno all'opera
pronta ad andare in scena, offrendo spunti e idee
per conoscere i titoli meno noti e approfondire i
più conosciuti. Amici della Scala via dei
Giardini, 18 – 20121 Milano - 02783479 [email protected]
www.amicidellascala.it
DRESS YOUR CHAIR
IL CSAC di Parma per l’Anno della
Luce proclamato dall’UNESCO
CAINO ED ABELE, inedito dipinto
giovanile attribuito al Guercino
Il CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione partecipa all’Anno Internazionale della
Luce e delle tecnologie basate sulla luce proclamato dall’UNESCO per il 2015, nell’ambito del
programma di eventi promossi dall’Università di
Parma, con la co-organizzazione di Comune di
Parma e IMEM-CNR. Info: +39 0521 607791
Il 4 dicembre 2015 al Castello Estense di Ferrara è
stato presentato alla stampa - in anteprima assoluta - il dipinto inedito Caino e Abele, recentemente attribuito secondo studi condotti da storici
d’arte, tra cui Andrea Emiliani e Claudio Strinati,
al periodo giovanile di Giovan Francesco Barbieri,
detto Il Guercino. Per l’occasione la visione dell’opera è stata aperta al pubblico dal 5 al 13
dicembre, all’interno del percorso museale del
Castello Estense. Info: 349 1250956
Diemmebi lancia il primo non-concorso di
sperimentazione democratica nell’industrial
design italiano in collaborazione con la Fondazione Achille Castiglioni. Sino al 15 gennaio
2016. In occasione del MADE expo 2015, del
Fuori Salone e del grande evento EXPO2015, il 10
marzo 2015 l’azienda italiana, in collaborazione
con la Fondazione Achille Castiglioni ha dato via
al primo NON-CONCORSO di DESIGN per rafforzare il valore intrinseco progettuale della sedia e
stimolare, lo scenario internazionale sulla libera
interpretazione ed il riutilizzo di un classico del
design italiano. L’invito è stato rivolto non solo
ai professionisti del settore e alle aziende amiche
storiche Diemmebi, ma anzi, soprattutto agli
appassionati, creativi e giovani entusiasti che
abbiano l’interesse e la voglia di realizzare un’originale ed innovativa proposta interpretativa dello schienale della sedia S’mesh.
Diemmebi ha messo a disposizione 50 strutture
dello schienale presso la sede della Fondazione
Achille Castiglioni di Milano. Ogni partecipante
regolarmente iscritto potrà ritirare 1 modello base
per la realizzazione del progetto da presentare
entro il 15 gennaio 2016.
Info:+390438 912433 - [email protected]
Il ritorno di Domenico Piva alla
presidenza dell’Associazione Antiquari Milanesi: “riportare Milano
ad essere protagonista del mondo
antiquario”
Domenico Piva è antiquario dagli anni ‘60; nel
1970 apre la prima galleria in via Sant’Andrea,
strada alla quale rimarrà affezionato, muovendosi
in tre diversi spazi espositivi. Attualmente la
galleria ha due sedi, quella di via Bigli e quella di
via San Giovanni sul Muro, condotta dal figlio
Tommaso. Domenico Piva è una filosofia di
acquisto fortemente orientata sulla qualità ed è
stato per diversi anni Segretario Generale dell’Associazione Antiquari d’Italia (A.A.I.) e Presidente
del Sindacato Provinciale Mercanti d’Arte di
Milano e Presidente della Federazione Italiana
Mercanti d’Arte, oggi alla sua terza esperienza
alla presidenza degli Antiquari Milanesi. Con
tanti auguri. Info tel. +39 02 760006 78
A Diana Bracco e Teo Teocoli il
Premio Carlo Porta 2015
Lo scorso 2 dicembre al Circolo Filologico Milanese la 50ª Edizione del prestigioso riconoscimento. E’ giunto al mezzo secolo di vita il Premio
dedicato al grande poeta milanese, assegnato dal
Circolo Filologico Milanese a “Coloro che, con la
loro opera e la loro personalità, hanno onorato
Milano e le sue tradizioni più significative”.
I premiati della 50ª Edizione: Diana Bracco, presidente e amministratore delegato del gruppo Bracco, presidente di EXPO 2015 e Teo Teocoli, artista
poliedrico e versatile. info@premiocarlo porta.it
Rettifica: a pagina 33 di ARTECULTURA novembre 2015 leggasi Eva Maria Friese e non
Paolo De Lorenzi come erroneamente riportato.
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LO SPLENDORE DI VENEZIA
Canaletto, Bellotto, Guardi e i vedutisti dell’Ottocento
Palazzo Martinengo a Brescia conferma e rafforza la propria presenza all’interno del panorama artistico italiano con una nuova esposizione dedicata agli incanti di Venezia, la città che
nei secoli ha affascinato generazioni
di artisti. “Lo splendore di Venezia.
Canaletto, Bellotto, Guardi e i vedutisti dell’Ottocento”, che celebrerà
la città italiana che più di ogni altra è
stata, ed è ancora oggi, pur con le inevitabili trasformazioni sociale e culturali, un mito intramontabile nell’immaginario collettivo. L’iniziativa, curata da Davide Dotti, col patrocinio
della Provincia di Brescia, presenterà
oltre cento capolavori di Canaletto,
Bellotto, Guardi e dei più importanti
vedutisti del XVIII e XIX secolo, provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali. Per la
prima volta, l’analisi del filone iconografico passato alla storia col nome
di ‘Vedutismo’, non si esaurirà con
l’esperienza di Francesco Guardi, ma
proseguirà anche lungo i decenni del
XIX secolo. Le vedute ideate dai pittori, popolate da macchiette in costumi d’epoca e dai personaggi della
Commedia dell’Arte, diventano spesso cornici alle famose feste veneziane del Redentore, della Regata Storica, della Sensa e del Carnevale animato dalle tradizionali maschere. Il cosidetto Vedutismo prende, dunque, organicamente corpo nel XVIII secolo.
A caratterizzare questo periodo sono
le "vedute", paesaggi sia naturali che
cittadini ed è da queste che prende
nome. Questo movimento si sviluppa
in particolar modo a Venezia grazie alla
sua particolarità e suggestività.È possibile distinguere due filoni: Il puro
Capriccio dove vengono rappresentati paesaggi o totalmente di fantasia oppure costituiti da elementi reali ma
tratti da luoghi differenti (come nelle opere di Marco Ricci, Giuseppe
Zais, Francesco Zuccarelli, Bernardo
Bellotto) risultando così molto più
pittoresco e teatrale; Il secondo e più
importante intende riprodurre oggettivamente la realtà ed è quindi più direttamente influenzato dalle teorie
illuministe.
Al secondo filone appartengono la
maggior parte dei pittori, molto spesso però i pittori passano da uno all'altro filone (lo stesso Antonio Canal ne
è un esempio). Il precursore del
vedutismo più oggettivo è l'olandese
Gaspar Van Wittel che opera soprattutto a Roma ma che durante un soggiorno a Venezia, durante il quale aveva fatto dei disegni della città, poi trasformati in dipinti, inaugura e dà l'idea
di una rappresentazione dell'atmosfera suggestiva di alcuni scorci veneziani (individua quindi per primo gli scorci che poi il Canaletto renderà famosi).
Con il Vedutismo invece per la prima
volta il paesaggio viene rappresentato
in maniera oggettiva e “scientifica”.
preso con i “lumi” della ragione.
Milano, Palazzo Morando |
12 novembre 2015 - 14 febbraio 2016
L’importanza dell’acqua nella storia del
capoluogo lombardo e nelle trasformazioni del suo tessuto urbano, dalla sua
fondazione a oggi, raccontati da una
mostra attraverso 150 immagini d’epoca,
mappe storiche e documenti inediti.Dopo
il grande successo di pubblico della mostra “Milano tra le due guerre” con oltre
40.000 visitatori a Palazzo Morando in
soli due mesi, l'Associazione Spirale
d'Idee torna nelle sale di via sant’Andrea
6 con un nuovo progetto espositivo per
raccontare l’importanza dell’acqua nella storia del capoluogo lombardo. La
mostra “Milano, città d’acqua”, a cura
di Stefano Galli, promossa da Comune di
Milano | Cultura, Servizio Musei Storici,
dal 12 novembre 2015 al 14 febbraio
2016 a Palazzo Morando, presenta 150
MILANO
Città d’acqua
immagini d’epoca, provenienti da archivi
pubblici e privati, oltre a documenti inediti e materiale cartografico per testimoniare la ricchissima presenza d’acqua in
città fin dalla sua fondazione, come elemento cardine attorno al quale si è costruita la fisionomia dell’urbe, la sua prosperità e la sua fortuna storica. L’esposizione intende così documentare la “storia d’acqua” di Milano a partire dalle
cronache due-trecentesche di Bonvesin de
Canaletto, Palazzo Ducale e il Campanile di San Marco, olio su tela, 51 x 83 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi
IL PONTE DI MONTEBELLO
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ARTECULTURA
la Riva e di Galvano Fiamma che descrivevano la città ambrosiana come ricca di
rogge e canali lussureggianti e pescosi, e
disseminata di mulini. Si passerà poi a
documentare l’importante ruolo assunto
dall’acqua per la difesa militare della città, nonché per la sua crescita economica
e industriale.Il percorso espositivo è corredato da sezioni dedicate a curiosità
quali la presenza di "fonti miracolose" e
il mistero dei battisteri e delle fontane ottagonali; la storia dell'Idroscalo, costruito per ospitare l'atterraggio degli idrovolanti, e quella della Darsena che, per
alcuni decenni, è stato l'ottavo porto italiano per traffico di merci.
Info [email protected]
T. +39 338 7811024
La mostra “I flood myself with light of the
immense”, presso lo showroom Lolli e
Memmoli di Milano, sarà prorogata fino al
26 febbraio 2016. I lampadari più noti della
nota collezione Lolli e Memmoli dialogano
con i raffinati lavori dell’artista Christian
Balzano, dando vita a un percorso espositivo
al confine tra arte e design. Christian Balzano ha creato per l’esposizione alcune opere
di grande formato che interpretano, attraverso il suo linguaggio artistico, le lampade
di Lolli e Memmoli. Tra i pezzi più apprezzati, Ugolino circular, una lampada a sospensione di forma circolare, in cui i singoli cristalli sono intrecciati tra loro a formare una
morbida maglia che contiene la sorgente luminosa, e Ugolino system square, un lampadario di grandi dimensioni con l’aspetto di
una cornice quadrata costituita dall’intreccio di migliaia cristalli nelle varie tonalità del
marrone labradorite. In esposizione anche
alcuni lavori precedenti di Balzano e la collezione di lampade in cristallo colorato di Lolli
e Memmoli.Lolli e Memmoli
Il marchio Lolli e Memmoli, fondato a Mila-
I FLOOD
MYSELF
WITH LIGHT
OF THE
IMMENSE
no nel 1993 dagli architetti Ivan Lolli e Mario Memmoli, è noto in tutto il mondo per la
produzione di lampade in cristallo colorato,
realizzate a mano, il cui design contemporaneo combina armoniosamente asimmetria,
rigore geometrico e decostruttivismo. I due
architetti milanesi hanno traghettato una
tipologia di illuminazione, quella del lampadario in cristallo di Boemia, dal passato al presente, cambiandone completamente la sostanza senza però mai abbandonarne la bellezza
senza tempo.
Christian Balzano nasce a Livorno, dove vive
e lavora. Nel 2008 realizza una mostra-evento a Milano e partecipa ad OPEN XI a Venezia Lido. Nel 2009 è impegnato con
un’esposizione itinerante in cinque musei
argentini, e con la mostra “Milanogallerie”,
alla Triennale di Milano. Nel 2010 in occasione di Art Basel, griffa per la Fiat la fiancata
di una 500. Nel 2011 partecipa al progetto
“Thai-Italy Art and Cultural Exchange” a
Bangkok. A luglio viene invitato alla 54ª
Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia - Padiglione Italia, Regione
Toscana, per una residenza d’artista di un
mese con mostra finale.
HENRI CARTIER–BRESSON
e gli altri. Un viaggio per l’Italia
David Seymour, Bernard Berenson osserva la statua di Paolina Borghese © David Seymour /
A partire da Henri Cartier-Bresson,
lo sguardo dei più celebri fotografi del
mondo, da List a Salgado, da Newton
a McCurry, costruisce il racconto affascinante di una Italia necessaria alla
storia della fotografia. Oltre 200 immagini che sono spesso autentiche
icone.Il primo fu Henri CartierBresson. A lui, indiscusso maestro, e
al suo lavoro sull’Italia, è affidato il
cuore della mostra e il compito di introdurre il primo itinerario fotografico attraverso 20 fotografie dagli anni
’30 in poi che, assieme a quelle di altri 35 autori presenti, contribuirà a restituirci l’”immagine” del nostro Paese visto con l’obiettivo dei più grandi fotografi internazionali.
Dall’11 novembre al 7 febbraio 2016,
a Milano, Palazzo della Ragione Fotografia ospita “Henri CartierBresson e gli altri – I Grandi fotografi e l’Italia”. Per raccontare come
i grandi fotografi internazionali hanno visto l’Italia in un arco di tempo di
quasi ottant’anni, la mostra è divisa in
sette ampie aree tematiche, all’interno delle quali si sviluppa una storia indiretta della fotografia e dell’evoluzione dei suoi linguaggi.
Promossa e prodotta dal Comune di
Milano Cultura, Palazzo della Ragione, con Civita, Contrasto e GAmm
Giunti e curata da Giovanna Calvenzi
la rassegna chiude il percorso dedicato all’Italia voluto nell’anno di Expo
2015 e iniziato lo scorzo marzo, con la
mostra dedicata ai fotografi italiani. Lo
spazio espositivo del Palazzo della Ragione, interamente dedicato alla fotografia, inaugurato a giugno 2014 nel cuore
di Milano, arricchisce il suo palinsesto
con una selezione di imperdibili immagini.”
Dopo Italia Inside Out, la mostra che
nella primavera scorsa ha regalato al
pubblico le immagini realizzate dai
grandi fotografi italiani, apriamo ora,
sempre a Palazzo della Ragione, la
seconda parte di questo progetto che
riproduce lo sguardo, al tempo stesso
incantato e attento, dei grandi fotografi internazionali sul nostro Paese. Affascinati dal suo paesaggio, dalla sua
gente, dalla sua storia, gli artisti in
mostra ci rivelano, a noi che lo abitiamo, lo stupore che il nostro Paese suscita all'estero, in culture e sensibilità diverse dalla nostra, costringendoci a riflettere sul valore del nostro patrimonio naturale, artistico, storico e
sociale. - ha dichiarato l'Assessore alla
Cultura Filippo Del Corno - Un progetto perfetto per ExpoinCittà, che ha
saputo offrire ai milanesi e ai visitatori, in questi sei mesi, il meglio del
talento creativo italiano e internazionale". Un creativo viaggio fotografico
nel Belpaese. (Aoristias).
Per informazioni
T + 39 0243353535
ARTECULTURA
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- RISORGIMENTO POETICO 2016: un anno
Poesia della Natura
Nel Settantesimo della fine del
secondo conflitto mondiale malgrado
tutte le lusinghiere promesse di pace
dopo 50 milioni di morti e la nascita
dell’ O.N.U., il mondo nel quale
viviamo risulta ancora tanto diviso e
tempestato di guerra più di prima.
Come mai non si riesce a superare un
così paradossale contrasto affinché la
persona umana possa vivere nella sicurezza della propria dignità? Le
risposte possono essere diverse, ma
la più accreditabile a riguardo è il
problema della difesa presente in ogni
cellulare animale del suo stesso
tessuto sanguigno. Ma trattasi a questo
riguardo di una difesa che fa radice di
spinta liberatrice nella spontaneità
intuitiva che regola il suo rapporto con
l’esterno del mondo costantemente
alla ricerca di equilibrio che garantisca
la sua stabilità esistenziale. Un rispecchio del mondo vivente nel quale
a ben ragione si colloca l’uomo che
non riesce a comprendere se stesso
immerso com’è tanto nell’evoluzione
militare al futuro quanto più dimentico
della sua origine da cui poi trae respiro
la paura. E che l’egoismo sia poi figlio
della paura non è una doppiezza di
accavallamento psicologico, ma una
conseguenza che si espande insidiosamente come una nube tossica
sull’ immaginario del cervello. Un
argomento il nostro nel quale a
domandarsi spigolosamente non si va
da nessuna parte ed a un certo momento si è fuori di se stessi e solo
soffermandosi sulle origini della nostra
esistenza che si può comprendere il vero
valore della Poesia della natura.
Quel mondo nel quale, la Poesia
della natura, appunto, l’autopoiesi
del proprio sè ci suggerisce quello che
dobbiamo fare, come agire a cospetto
delle varie situazioni nelle quali ci imbattiamo, come agire per star bene e di
conseguenza non ammalarsi con la
perdita dell’equilibrio che poi si presenta
anche come la sola prevenzione di
sicurezza per la naturale autodifesa. La
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ARTECULTURA
ragione per cui si vuole affermare che
a voler agire nel contesto della convivenza al contrario delle leggi della
natura, ci si scava la fossa con le proprie
mani. E l’uomo del Terzo millennio,
malgrado i disastri vissuti del secondo
conflitto mondiale e le premesse di pace
purtroppo dimenticate, imperterrito
persiste a ritenere le armi la difesa della
sua sicurezza personale e sociale, di
singolo e di stato.
Un problema, a dir vero, per noi
troppo preoccupante dal quale si presenta
pericoloso persino il Disarmo a cospetto
l’immanenza dirompente di uno scoppio
nucleare voluto anche per imprevisto
caso. E quello che ancora più meraviglia
è come mai le rappresentanze degli Stati
internazionali persistano a parlare di pace
facendo invece sempre più appello alla
guerra. E non vi è per noi spiegazione
più plausibile a riguardo che ritenere
l’uomo che agisce fuori dagli stimoli della
natura, della sua carica poetica e che
segue l’incitamento illusorio della sua
grandezza, un essere precipitato nel
profondo della follia. E non riesce più a
risalire la china dell’equilibrio per cui
assistiamo quotidianamente ai più efferati
crimini, delitti e stragi di ogni natura e
proporzione. Tutto a causa di quella
necessaria ma carente serenità poetica,
energia di natura, che lo estranea dalla
realtà per svanirlo nelle illusioni di varie
devianze particolarmente nei linguaggi di
formazione e degli attuali costumi. Una
affermazione da noi sostenuta certamente a malincuore, ma la gravità del
travaglio sociale che pervade l’attuale
convivenza, lo certifica senza troppe
parafrasi. Così i fatti.
Ormai l’uomo si esprime solo mediante linguaggi di interessi prevaricatori
che non sono la naturale premessa della
poesia e quindi si è allontanato troppo
dalla normalità della natura di cui invece
dovrebbe sentirsi ed essere parte attiva
dell’ armonia universale. Ed affinché il
problema si possa comprendere alla base
della sua contraddizione, si lascia sorpresi
dall’amarezza che ci assale quando ad
esempio nelle alte sfere dell’intellettualità
si deve sentire un papa Bergoglio, che
stimiamo molto, alludere persino al
“rovesciamento della piramide sociale”,
anche se questo viene affermato
allusivamente per giustificare la fine delle
contraddizioni nel nostro violento costume
di guerra. Ed anche se il papa l’ha voluto
dire solo in un senso metaforico, tuttavia
noi sosteniamo che la Poesia della
natura, non vuole rovesciare nessuna
piramide sociale, ma, aggiungere a quella
esistente altre quattro piramidi rovesciate
con il vertice verso terra in modo da
formare un prisma che poi gonfiandolo
raggiunga la forma sferica dove i linguaggi della convivenza non sono più
verticali ma orizzontali.
Non a senso unico, monodirezionali,
ma come la luce del sole che quando
risplende non fa privilegio a nessuno: dal
moscerino all’elefante, dal filo d’erba
all’albero secolare, dalle pianure alle
montagne la sua luce è pane indiscriminato di tutti. Una parodia un po’
abusata, ce ne rendiamo conto, ma
necessaria, affinché dal nostro punto di
vista la vita cammini in direzione degli
equilibri poetici e non del disfacimento
bellico che con la forza innaturale delle
armi opprime la poesia dell’uomo e
sotterra il valore naturale dell’umano
sentimento.
La Poesia della natura è un linguaggio spirituale che origina dal ventre
della realtà vivente e cerca di scavare
nel mondo del quotidiano dove l’uomo si
estranea dalla poesia per abbracciare
linguaggi che conducono alla violenza. Un
vasto campo di ricerca e di approfondimento culturale, questo, in cui si
presenta indispensabile l’apporto di tutti,
con la propria esperienza al fine di
segnalare i contrasti e quindi superarli
con la forza della Poesia energia di natura.
(Continua)
Artecultura
In questo numero GENNAIO 2016
6 CORRISPONDENZA CULTURALE
8 LO SPLENDORE DI VENEZIA
8 MILANO CITTA’ D’ACQUA
9 I FLOOD MY SELF
9 HENRI CARTIER BRESSON
10 RISORGIMENTO POETICO
11 SOMMARIO
12 INTERLUDI
17 BURRI E I POETI
17 IMPRESSIONISTI MODERNI
20 EDIZIONE POESIA PACE 2015
23 L’AUTODIDATTA NELLA STORIA
25 L’O.N.U. e il Parlamento dell’Uomo
26 LA DONNA Madre del Disarmo
27 EXPO I Cibi del Futuro 27 THE CINEMA SHOW
28 UN MATRIMONIO SEGRETO
29 UMANITA’ POETICA
32 LIBRI
33 CONCORSI
33 TURISMO Poesia della Natura
36 ASTE
La copertina: Sergio Acerbi, particolare
del dipinto “Infinito eterno 19”
Inserto redazionale:
-MOSTREA MILANO
-POSTACATALOGO
ARTECULTURA
Le idee che la impegnano
- CORRISPONDENZA
CULTURALE
- COSTUME POETICO
- 24 OTTOBRE GIORNATA
MONDIALE DISARMO
- INFORMAZIONE
ARTISTICO CULTURALE
- POESIA DELLA NATURA
- POESIA PACE
- PSICOPOESIA
SERGIO ACERBI di Teodosio Martucci e Piera
Ronchi ; GIOVANNA MADOI - ANTONIETTA
DI SECLI’, MARCO PESSA - PINUCCIA
MAZZOCCO di T.M.; VERA BENELLI di Clara
Monesi; ANTONIO CELLINESE - MICHELE
GIANNATTASIO - MARIUCCIA STRETTI SILVANA TESTA - LUISA VISCONTI - PAOLA
BRAGLIA SCARPA di Marpanoza.
Inserzioni: GALLERIA PONTE ROSSO
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Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali
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Anno XLIX N. 01 Gennaio 2016
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ARTECULTURA
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INTERLUDI D'ARTE
Giovanni Fattori, GARIBALDI A PALERMO, 1861
Rozalija Rabinovic, IL PALAZZO DEI SOVIET,
tecnica mista, cm. 27x39, 1932
L’INCANTO DEI
MACCHIAIOLI NELLA
COLLEZIONE DI
GIACOMO E IDA JUCKER
Milano, Museo Poldo Pezzoli
Via Manzoni 12
13 novembre 201529 febbraio 2016
La raffinata raccolta di cinquantacinque
dipinti, collezionati con rigore filologico a
cavallo tra le due guerre dall’imprenditore
italo svizzero ispirato dall’esperto consiglio di Emilio Cecchi e Enrico Somarè, è
dedicata prevalentemente ai Macchiaioli e
a qualche esponente di spicco del secondo
Ottocento italiano. Solo oggi, dopo più di
quarant’anni dall’ultima esposizione al
pubblico, che ne decretò il successo della
critica, la collezione è stata ricomposta
nella mostra. Particolarmente indovinata la
prestigiosa sede espositiva che consente di
accostare due figure di assoluto rilievo,
esponenti della grande tradizione del collezionismo lombardo: Gian Giacomo Poldi
Pezzoli e Giacomo Jucker. La mostra è
stata occasione per sviluppare l’attività di
studio e ricerca sul fenomeno del
mecenatismo artistico in Lombardia, cui è
dedicato per elezione il Museo Poldi Pezzoli.
Una suggestione particolare suscita sul
piano urbanistico la sede museale di via
Manzoni che si colloca sull’asse di collegamento con Casa Jucker in Mauro Macchi, dove nacquero le collezioni Giacomo
e Ida Jucker. Il termine macchiaiolo venne
coniato nel 1862 da un recensore della
“Gazzetta del Popolo” che così definì quei
pittori che intorno al 1855 avevano dato
origine ad un rinnovamento anti-accademico della pittura italiana in senso
verista.Questo movimento vorrebbe rinnovare la cultura pittorica nazionale. La
poetica macchiaiola è verista opponendosi
al Romanticismo, al Neo-classicismo e al
Purismo accademico, e sostiene che l’immagine dal vero è un contrasto di macchie
di colore e di chiaroscuro.
Info: 02-794889
12 ARTECULTURA
Francesco Hayez, I VESPRI SICILIANI,
scena 1, 1821-22
HAYEZ alle Gallerie d’Italia
Milano, 7 novembre 2015
21 febbraio 2016
STORIE SOVIETICHE
Roma, Gallerie del Cembalo
dal 4 dicembre 2015
al 13 febbraio 2016
Tre storie per tre voci soliste. Tre storie
indipendenti, ma unite idealmente, per raccontare nell’arco di 85 anni, dal 1930 al 2015,
la storia immensa dell’Unione Sovietica, nel
suo farsi e disfarsi, tra illusioni, propaganda,
disillusioni, memoria. Apre la trilogia Rozalija
Rabinovic, (Kiev, 1895 - Mosca, 1889),
pittrice, allieva del VChUTEMAS e interprete originalissima della propaganda negli
anni ‘30 nel segno di Stalin. Segue Sergei
Vasiliev (Celjabinsk, 1937), nome di riferimento del fotogiornalismo oltre cortina, premiato cinque volte al World Press Photo, e
autore di un intenso ritratto della vita quotidiana negli anni del primo “disgelo”, tra i
carcerati e la follia dei loro tatuaggi, e i corpi
morbidi e immacolati delle donne nella sauna
e nelle fasi più emozionanti del parto in
acqua. Chiudono le immagini compostissime
di Danila Tkachenko (Mosca, 1889),
enfant prodige della fotografia russa, che
ha ritratto le zone off limitis, militari e industriali, dell’ex Urss, simbolo della guerra
fredda e della più ambiziosa tecnocrazia di
regime. A distanza di quarant’anni uno dall’altro, e in assoluta autonomia artistica,
Rozalija Rabinovic,Vasiliev e Danila
Tkchenko si passano il testimone per narrare le stagioni di un paese straordinario e della
sua ideologia, che mai come oggi torna a
guardare indietro nel tempo. Nel progetto di
creazione di un mondo dal “radioso avvenire” tutti coinvolti padri della patria e giovani
leve. Una mostra di rilevamte percorso
storico. Info: 06-83796619
In collaborazione con l’Accademia di Belle
Arti e la Pinacoteca di Brera a Milano, e le
Gallerie dell’Accademia di Venezia, dal 7
novembre al 21 febbraio le Gallerie d’Italia in
piazza della Scala ospiteranno circa 120
opere di Francesco Hayez in un percorso
espositivo curato da Ferdinando Mazzocca.
I dipinti, disposti in successione cronologica
accompagneranno il visitatore nella rievocazione della vita e del processo creativo del
pittore dagli anni della formazione neoclassica
tra Venezia e Roma, fino all’affermazione a
Milano come protagonista del movimento
Romantico e del Risorgimento accanto a
Verdi a Manzoni, con i quali collaborò alla
costruzione dell’unità culturale dell’Italia.
Posando lo sguardo su opere celebri e meno
note risulterà immediata la padronanza che
Hayez dimostrò nel misurarsi con generi
diversi come la pittura storica, la mitologia, il
ritratto, la pittura sacra, e le composizioni in
cui prevale la sensualità dei suoi nudi femminili. E inoltre percorrendo la mostra si avrà il
privilegio di ammirare le tre versioni del
Bacio disposte una accanto all’altra.
Francesco Hayez (Venezia, 10 febbraio 1791
- Milano, 21 dicembre 1882) è stato un pittore
italiano, massimo esponente del Romanticismo storico, particolarmente noto per l’opera il Bacio. Molte sue opere sono “criptate”
e hanno un messaggio nascosto (sicuramente politico). Ad esempio nel Bacio, rappresentato in epoca medioevale, intuiamo il vero
significato dell’opera, legata al suo tempo,
come un patriota che sta partendo per la
guerra contro gli Austriaci. Naturalmente in
quegli anni era vietato rappresentare liberamente scene di questo tipo, ed è proprio così
che Hayez decise di “camuffare” o “criptare”
i suoi dipinti, trasportandoli in epoche passate. Il Bacio, è diventato infatti il “manifesto”
del Romanticismo Italiano.
Dunque una mostra che fa riflettere e che
invita il pubblico a visitarla per tutta la particolare vicenda che Hayez ha saputo vivere
come Artista italiano e Pittore protagonista.
Info: 800 167 619
INTERLUDI D'ARTE
Paolo Gotti, CUBA. Where are you going ?
Angelo Bozzola, FUNZIONE DI UNA FORMA
CONCRETA, 1956 olio su tela
G. Birelli-C.Caldini-F.Fiumi-P. Galli,
FOTOMONTAGGIO (Courtesy Carlo Caldini)
CUBA. Where are you going?
Bologna, Vicolo Bianchetti
18 dicembre 2015 -18 gennaio 2016
La serie fotografica di Paolo Gotti dal titolo
CUBA. Where are you going? intende
indagare, attraverso lo sguardo esterno del
fotografo, le bellezze e le contraddizioni della
più grande isola dei Caraibi che - fino a
questo momento - è stata una delle ultime
roccaforti mondiali del comunismo. Dalle
scritte che inneggiavano alla propaganda pro
USA o, al contrario, in difesa del regime di
Fidel, alle battaglie illegali tra galli organizzate clandestinamente nel fitto delle foreste;
dal Malecón, il lungomare tra i luoghi prediletti dell’Avana, fino all’atmosfera magica di
Baracoa, villaggio all’estremo oriente dell’isola. E’ una vera rivoluzione quella che
attende il paese, un cambiamento epocale
che coinciderà con la caduta dell’embargo.
Dopo 54 anni, Stati Uniti e Cuba ristabiliscono normali relazioni diplomatiche con la
riapertura delle rispettive ambasciate.
Il muro che divideva i due paesi dal 1961 è
iniziato a cadere. Un effetto domino coinvolgerà tutta una serie di trasformazioni, come
la fine della doppia circolazione monetaria
del Peso Cubano e del Peso Convertibile
(CUC), la liberalizzazione della proprietà e
dell’iniziativa privata da parte di cubani, l’apertura nei confronti di relazioni economiche e
quindi scambi commerciali con altri paesi del
mondo, come di fatto già sta avvenendo con
il porto franco del Mariel, dove gli investimenti brasiliani sono imponenti. Forse si
vedranno anche più automobili moderne, che
già si possono acquistare a Cuba a prezzi
esorbitanti, e ciò causerebbe la definitiva
decadenza delle pittoresche - ma molto inquinanti - vetture americane degli anni ‘50.
L’isola sta cambiando, dunque, anche se è
difficile valutare a quale velocità. Forse la
stessa che determina l’accesso alla rete
internet, disponibile fino a qualche tempo fa
solo negli hotel e negli internet delle poche
sedi della compagnia telefonica statale
Etecsa.
[email protected]
L’ARMONIA DELLA FORMA.
ANGELO BOZZOLA E IL
MOVI MENTO ARTE CONCRETA
Legnano, Palazzo Leone da Perego
28 novembre 2015 - 21 febbraio 2016
L’esposizione approfondisce il dialogo intercorso, nella metà del secolo scorso, tra
il MAC- Movimento Arte Concreta e Angelo Bozzola, attraverso 75 opere - dipinti,
sculture, grafiche e oggetti design - del
maestro novarese e degli artisti del MAC
presenti nelle collezioni del MA*GA, quali
Bruno Munari, Gianni Monnet, Gillo
Dorfles, Atanasio Soldati, Augusto Garau.
La rassegna inaugura il nuovo Polo Museale
dell’Alto Milanese per l’arte contemporanea che unisce in un unico progetto culturale le sue due sedi del MA*GA di Gallarate
e di Palazzo Leone da Perego di Legnano.
Con L’Armonia della forma inizia la collaborazione tra i Comuni di Legnano, di
Gallarate e il Museo MA*GA, nell’elaborare
un programma a tutto tondo, culturale,
educativo, espositivo per Palazzo Leone da
Perego. Il proposito è creare un vero e
proprio polo per le arti contemporanee dell’area metropolitana e dell’alto milanese,
capace di potenziare e razionalizzare l’offerta culturale territoriale esistente.
La programmazione si focalizzerà sui grandi maestri di area lombarda di valenza
internazionale, sui giovani e sulle istanze più
contemporanee e attuali dell’arte. Il Movimento per l'arte concreta, o MAC, è un
movimento artistico fondato a Milano nel
1948 da Atanasio Soldati, Gillo Dorfles, Bruno Munari, Gianni Monnet, con il fine di
promuovere l'arte non figurativa, ed in particolare un tipo di astrattismo libero da ogni
imitazione e riferimento con il mondo esterno, di orientamento prevalentemente geometrico. Il nome del movimento si rifà ad una
accezione del termine "concreto", usato nel
senso detto, introdotto inizialmente negli anni
trenta da Van Doesburg e Kandinskij.
Info 0331 5457 726
EARTHRISE
Visioni pre-ecologiche nell’arte italiana (1967-73) 9999. Gianfranco
Baruchello, Ugo La Pietra, Piero
Gilardi a cura di Marco Scotini.
Al PAV di Torino un nuovo capitolo della
genealogia del rapporto tra pratiche artistiche, politiche ed ecologiche. Con la nuova
mostra il PAV intende approfondire la propria indagine sulla genealogia del rapporto
tra pratiche artistiche, mutazione sociale e
produzione dell’ambiente, presentando un
insieme di ricerche pioneristiche condotte in
Italia negli anni cruciali attorno al ‘68. Un
Sessantotto che non è solo quello della rivolta
del movimento studentesco e dei lavoratori
ma anche quello della celebre foto scattata
da William Anders il 24 dicembre di quel
fatidico anno. Una foto meglio nota come
“Earthrise” appunto, da cui prende il titolo
l’esposizione, e dove la Terra - isolata nello
spazio cosmico - appare per la prima volta
vista dalla Luna. “L’idea che faremo meglio
a tornare alla terra intesa come risposta
polemica all’esplorazione spaziale è l’idea di
base dalla quale sono partito per questa
avventura chiamata Agricola Cornelia” scriveva Gianfranco Baruchello in un libro dal
titolo ormai noto How to Image. A Narrative of Art, Agricolture and Creativity del
1983. La fattoria sperimentale che porta il
nome di Agricola Cornelia S.p.A., inizia a
prendere forma nel 1973, “alla fine -cioè - di
tutte le esperienze politiche con le quali
eravamo stati connessi dal sessantotto in poi
e ci scoprivamo alla ricerca di valori diversi
dalla normale militanza”. Nel 1971 è il gruppo di architettura radicale 9999 a lanciare
invece un manifesto-volantino con lo slogan:
“Caro studente o cultore dell’ambiente, stai
attento! Il tuo ecosistema è in crisi, la tua
capacità creativa è assopita”. Ciò che unisce
queste esperienze è l’assunto etico della
terra vista come “luogo di ritorno”, come
nuovo approdo dell’umanità nella sua costante ricerca. Info: +39 011 3182235
ARTECULTURA
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Antonio
Cellinese
Michele
Giannattasio
La forma
e la poetica
Nel sentimento
della vita
Rispecchi di realtà in cui si confrontano
la forma e la poetica che dipinge su un
fondo marrone-chiaro l’abbozzo di un
progetto striato in marrone scuro.
Propositivamente viene scandito un
sogno tra l’essere e il desiderio di
raggiungere quello spirito compositivo che
traccia un lungo ponte tra il primitivo e il
moderno, il passato e l’attualità in veloce
divenire. Uno stile come alato per
esaltare quella dimensione intuitiva che
scava nella materia la bellezza della
meraviglia creativa in cui l’immagine
dipinta si configura come un sostrato di
memoria che vola verso la sua eternità.
Un dipinto sentito come linguaggio di
ricerca decisa a scoprire il sogno
sognato in atmosfera monocromatica
che nella sua fenomenologia luminosa
precisa la sua dimensione artistica
come una forma parlante.
Marpanoza
La riflessione sulle strutture del dipinto,
che riproduce due ragazze, la prima a
sinistra in piedi e la seconda seduta di
spalle ai suoi piedi, suggerisce l’idea di
un disaccordo sul discorso, il fondo poi
in grigio scuro e le due ragazze pure in
verde opaco con rispecchi di bianco-latte
sulle rispettive facce e parti delle arti,
danno sì il senso di un diverbio nel quale
ognuna delle due presenze si ostina sulle
proprie posizioni. E’ la pittura di Michele
Giannattasio sempre addentro alle
vicende del quotidiano di cui è un attento
osservatore che, infatti, dipinge da pittore
espressionista con la carica umoristica
del poeta divertito.
In questo suo dipinto “DIALOGO
SOTTESO” che poggia sul pavimento
in rosso-scuro il senso della pittura
riafferma il persistente percorso di
Giannattasio, sempre sensibile alla
vicenda umana perché ne studia il caso
che poi collega ai tanti che conformano lo stile e la natura di una
ricerca vissuta con tutta animazione.
Marpanoza
Antonio Cellinese
“INTERLAZIONI A RISPECCHIO”
Opera
Michele Giannattasio
“DIALOGO SOTTESO”
Olio su tela.
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ARTECULTURA
Mariuccia
Stretti
Pittrice
del mare…
Nello spettacolo delle vele con le loro
forme variopinte, luminose, si osserva un
sensibile omaggio alla vita, al mare, ai
loro fascinosi ed imprevedibili paesaggi.
La sua cultura visiva riesce a contemperare il rigore del metodo compositivo con l’energia inventiva dell’ideazione. La sua pittura è anche
“disciplina”, piena coscienza della
potenzialità e della direttiva verso cui
orientare il mezzo tecnico. Il mito
“romantico” dell’ispirazione è lontano
dalla sua personalità concreta e
determinata. Affinata dalla sistematica
costanza al lavoro, Mariuccia Stretti
rende il gioco marino delle vele realtà
nuova, pura coreografia della memoria.
La Stretti ha ormai una sua spiccata
personalità artistica che nella pittura ha
definito un preciso linguaggio... A questo
risultato è pervenuta con il suo impegno,
con il confronto libero, senza pregiudiziali
con quanto avviene nell’arte contemporanea....
Info: [email protected]
Mariuccia Stretti
“NELLA SCIA DEL VENTO”
Tecnica mista acrilico e smalti su tela
cm 90 x 120
Silvana
Testa
Luisa
Visconti
Itinerari
ignoti
Atmosfera
di natura
Una serena voce dei nostri inquieti tempi
si potrebbe definire l’assemblage pittorico
che in questo inizio d’anno 2016 Silvana
Testa presenta. Una risposta certamente
consapevole oppure d’inconscio che la
pittrice intuisce e realizza come diretta
risposta al disordine dilagante e che
indubbiamente suggerisce un ricambio di
convivenza nella quale gli uomini e la
cultura lavorano per sentirsi vicini e non
divisi continuamente dalle guerre. E le
sue “scomposte” geometrie a riguardo
che pur fanno armonia per inverso
desiderio, implicano quella iniziativa
poetica che spontaneamente nella pittrice
si sveglia in lestitudine per realizzare,
disponendo gli opportuni elementi
simbolici, l’atto creativo che il momento
le suggerisce. E ne consegue così l’attivo
risentimento di una composizione pittorica
che dipinge in antitesi alla sovversione
spirituale dei propri giorni. E le
spezzettature geometriche in rosso o
marrone, concentricamente ellittiche, lo
evidenziano.
Marpanoza
La scelta del luogo particolare da dipingere
in una pittrice più che frutto di un desiderio
si deve per noi ritenere una vocazione
che si libera dalle contraddizioni del
desiderio, appunto, per manifestare il
compiacimento pittorico d’una realtà che
appaga la cognitiva manifestazione
dell’oggetto, vale a dire puro linguaggio
di consistenza universale che muta le sue
istanze tonali o di forma come l’intuizione
personale lascia intravedere.
Per cui il verde, che contraddistingue per
atmosfera di liricità il dipinto di Luisa
Visconti, non risponde tanto ad una regola
accademica quanto ad una condizione
innata che scopre nelle vesti più espansive
della natura il suo appagamento sensitivo.
Per cui “NEL VERDE” che viene
riprodotto in armonia redazionale, le
raccolte sfumature tonali che fanno orientamento ad un momento di pioggia con
vento con al centro un buco bianco-latte
e qualche palo orizzontale, si incontrano
con un tronco ritto di un albero. Come a
tracciare un angolo retto. Sono quei
particolari che accedono di simpatia un
dipinto che nella natura incontra la sua
origine e la sua libertà di essere vita
vegetale. Un dipinto di qualsiasi natura
tecnica è sempre il rispecchio dell’interiore spirituale, se poi riguarda la
campagna, maggiore la conoscenza.
Marpanoza
Silvana Testa
“GEOMETRIE STRATOSFERICHE” 2013
Olio su tela, cm. 90x130
GALLERIA PONTE ROSSO
GALLERIA
dal
1973GALLE
PONTE ROSSO
dal 26 novembre 2015
al 10 gennaio 2016
N.Y. Snapshot, 2014 - olio su tela cm 40x40
PAOLO
PARADISO
Small is better
...sometimes
Luisa Visconti
“NEL VERDE”
cm. 36x51
20121 - Milano via Brera 2
Corrisp. via Monte di Pietà 1A
Tel./Fax 02.86461053
E-mail: [email protected]
www.ponterosso.com
Orario di apertura:
10-12,30 / 15,30-19
Chiuso domenica e lunedì
ARTECULTURA
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Vera Benelli
Milano: SEICENTRO Via Savona 99 - 12-23 gennaio 2016
Siamo di fronte ad una nuova installazione
di Vera Benelli. Nella sua ultima mostra
l’avevamo lasciata a battersi perché venisse
accordata visibilità alle donne in tutto il loro
operare, ora la ritroviamo pronta ad indicarci
un nuovo percorso, a spingerci a guardare
gli oggetti di cui ci circondiamo, soprattutto
a considerare quello che lasciamo dietro di
noi, i resti della nostra quotidianità. Ma non
è soltanto un monito a non sprecare, che
pure è uno dei messaggi che Vera ci lancia
con la sua stupefacente versatilità, è anche
una sollecitazione a guardare più in
profondità la nostra vita, a tener conto dei
ricordi che nascono dagli oggetti che ci
hanno accompagnato, o anche, semplicemente, a considerare quale bellezza ci
sia sotto i nostri occhi, spesso però incapaci
di scorgerla.
Tutto ha per Vera importanza e significato.
Parte da una sua immagine infantile del
tempo di guerra: lei con il fratello, i vestiti
rattoppati di quel tempo in cui nulla si
buttava, perché sempre poteva servire, il
ricordo delle fiamme che incendiavano il
cielo di Padova, il terrore che ti invade il
cuore, i giochi che si interrompono… Ecco
allora la cassa delle spolette belliche che
contiene i giocattoli di un tempo, un tempo
per fortuna finito? Davvero finito? No.
Niente finisce perché tutto continua a
ripetersi anche oggi, altrove ma nello stesso
modo. Il medesimo terrore, la sicurezza che
non trovi più, gli oggetti che devi abbandonare, distruzioni … Ancora resti.
Ma Vera, che è una donna positiva, riprende
in mano la vita: resto è anche ciò che ci
resta, che non si dimentica, qualcosa che
rimane indelebile nel nostro ricordo: le
esperienze di viaggio per esempio, simboleggiate da bolero su cui si appuntano le
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ARTECULTURA
R E S T I
R esti di vita vissuta
inariditi nella dimenticanza
ossificati nell'abbandono
E sperienze remote
che gli eventi fanno riemergere
dalla culla dell'oblio
S
i esibiscono prepotenti
nella spoglia nuda (cruda) verità
T
travolgono come tornado
l'anima sopita
e si mostrano spudorati al mondo
I
frammenti logorati dall'uso
si ricompongono magicamente
e splendono rinati alla SPERANZA.
Vera Benelli
spillette souvenir e dalla valigia con le
etichette. Il mondo ci sta attorno: non
dobbiamo chiuderci in noi stessi.
E perché poi non guardare con occhio
diverso anche quello che adoperiamo ogni
giorno, che fa parte della nostra vita? Gli
attrezzi della cucina per esempio e qui,
sorpresa, ritroviamo Salomè, già protagonista di Visibilità Invisibile, ma non in
veste di seduttrice, no. E’ una massaia, i
veli si sono trasformati in sette grembiuli.
Anche cucinare è stato per secoli un
compito della donna e allora bisogna
rivolgere un pensiero riconoscente a
Margarete Schutte Lihotzky che almeno ha
cercato di rendere più facile il lavoro delle
donne dietro i fornelli…
E poi viene da Vera un invito a renderci
conto della bellezza delle cose che maneggiamo, anche se sono inutili, come le
confezioni sontuose delle scatole dei
cioccolatini che qui, assemblate da Vera,
sembrano un lavoro di alta oreficeria…
Insomma, ovunque giriamo lo sguardo siamo
circondati da resti che dobbiamo guardare
con attenzione.
Certo a volte questi resti sono inquietanti
come i rifiuti lasciati per strada o tragici
come quelli che lasciano gli incidenti, ma
tracce, tracce di vita su cui Vera ci sprona
a pensare comunque in modo meno
superficiale.
E per aiutarci a pensare, per creare un
momento di meditazione, l’artista accompagna il percorso della mostra con le
sue poesie. I suoi versi sottolineano la
suggestione delle installazioni scelte,
rappresentano un memento indispensabile
non certo per la comprensione di quello che
Vera intende proporci, ma per un ulteriore
approfondimento. Del resto anche la
scrittura è per la Benelli un’espressione
artistica e non solo per il suo contenuto ma
anche per la sua forma grafica. Ecco allora
le sue esperienze nel campo della calligrafia,
riproposte in questa mostra negli oroscopi
cinesi. Altri resti di indubbia eleganza.
Nell’ultima mostra Visibilità Invisibile ci
avevano poi incuriosito le orme di piedi
femminili, in marcia verso dove? Ma in marcia
a lasciare impronte più profonde di quelle che
le donne finora hanno lasciato, risponde Vera,
che ancora una volta ci lascia ad ammirare le
sue fantasiose creazioni, ma, soprattutto, ci
apre infinite tracce di pensiero.
Clara Monesi
.
BURRI
e i Poeti
MAON, Rende (Cs)
11 novembre 2015 - 28 febbraio 2016
Nell’anno in cui in tutto il mondo si celebra il Centenario della nascita di Alberto
Burri, un omaggio del tutto originale al
grande Maestro umbro è quello che gli
viene reso al MAON - Museo d'Arte dell’Otto e Novecento di Rende, in Calabria.
E’ la mostra “Alberto Burri e i Poeti” curata dal direttore dello stesso Museo, Tonino Sicoli e dal Presidente della Fondazione Burri, Bruno Corà. L’esposizione,
che si avvale della determinante collaborazione della Fondazione Burri, resterà
aperta al MAON sino al 28 febbraio
2016.“Per chi conosca appena un poco
la biografia di Burri, questa è una mostra attesa. Burri era un poeta che esprimeva la sua poesia nelle opere d’arte,
scabra, intensa, personale e del tutto universale. Che proveniva dal profondo e
scavava nel profondo dell’interlocutore”,
afferma Corà. “Anche per questa sua
sensibilità, egli intesse rapporti intensi,
prolungati con alcuni dei grandi poeti del
suo tempo. Confrontandosi, anche vivacemente, con loro, illustrando delle loro
opere, inglobando il loro sentire nelle sue
di opere”.E di questi rapporti dà conto
la mostra “Burri e i Poeti: materia e suono della parola”. Qui, accanto ad una
emblematica e grande opera del maestro
sono esposte numerose altre sue creazioni che testimoniano il suo rapporto assiduo e particolare con la poesia e i poeti.
Si tratta di lavori originali realizzati per
copertine di libri in edizioni ormai rare e
di pregio, di opere create da Burri per
edizioni particolari, straordinarie testimonianze di intense collaborazioni.E’ noto
il particolare il rapporto tra Burri e Giuseppe Ungaretti. Per il grande poeta,
Burri era, insieme a Fautrier, il pittore più
amato.
In una sua lettera del ’63, ne tratteggia
questo ritratto: «Burri, il medico, poi pittore reduce dalla prigionia nei campi di
concentramento che, con quell’orrore negli occhi vuota, nelle sue opere, il
bubbone infernale, ne mostra in mezzo ai
lutti, l’ingiusto cratere di sangue e di fuoco voluto dall’inferno, e mostra come la
fiamma della libertà domini alla fine anche il più atroce sadismo». Pochi mesi
dopo Ungaretti visita la Biennale di Venezia e resta colpito dalla «stupenda sala
di Burri, l’ultimo pittore rimasto nel mondo... Fontana ha una purezza unica. Il
resto o è vecchio o è stupido.
Edgard Degas, Dopo il bagno, donna che si asciuga la nuca
IMPRESSIONISTI E MODERNI
DALLA PHILLIPS COLLECTION WASHINGTON
Roma, Palazzo delle Esposizioni
Sino al 14 febbraio 2016
La mostra dal titolo “Impressionisti e moderni. Capolavori dalla Phillips Collection di
Washington” presenta sessantadue dipinti
provenienti dal primo museo americano di
arte moderna. Nelle intenzioni del fondatore
Duncan Phillips, la prestigiosa istituzione,
inaugurata a Washington D.C. nel 1921,
avrebbe dovuto diventare "un museo intimo
e raccolto, ma anche sede di sperimentazioni"
in cui presentare l’arte contemporanea accanto a capolavori più noti. Oggi la Phillips
Collection è una raccolta di opere d’arte
moderna e contemporanea apprezzata in
tutto il mondo. Nell’imminenza del suo centesimo anniversario, il museo ha organizzato
un’importante mostra itinerante nel corso
della quale il pubblico romano avrà per la
prima volta l’occasione di ammirare una
parte della sua ricca collezione.
Questa straordinaria mostra dedicata alla
pittura europea e americana è organizzata
cronologicamente, riflettendo in forma di
macro-sezioni le grandi correnti culturali che
hanno attraversato l'Ottocento e il Novecento fino al secondo dopoguerra. Si esordisce
con le opere dei grandi artisti che all'inizio
del XIX secolo hanno rivoluzionato la pittura europea da Goya a Ingres, da Delacroix
a Courbet e Manet, messe in dialogo con
quelle dei maestri dell’impressionismo francese come Cézanne, Degas, Van Gogh,
Monet e Sisley.
Un posto di spicco spetta ai maestri moderni che hanno plasmato la visione artistica del
Novecento, tra cui Bonnard, Braque, Gris,
Kandinskij, Kokoschka, Matisse, Modigliani,
Picasso, Soutine e Vuillard, accanto agli
americani Arthur Dove e Georgia O'Keeffe.
Scoprire le opere fondamentali di grandi artisti americani ed europei del secondo dopoguerra come De Staël, Diebenkorn, Gottlieb,
Guston e Rothko sarà per il visitatore
un'esperienza intensa e completamente
nuova.La Phillips Collection è sostanzialmente diversa da altre istituzioni nate tra le due
guerre poiché il suo fondatore, molto interessato al rapporto tra l'arte del passato e
del presente, intendeva sostenere giovani
artisti di vari orientamenti estetici e acquistò
le opere giudicandone il merito, non perché
illustravano scuole di pensiero, o erano alla
moda o per il nome dei loro autori. Nel 1954,
rivolgendosi alle nuove generazioni, Phillips
scrisse: "Nelle nostre sale si mescolano epoche e nazionalità diverse, dipinti antichi e
moderni che, accostati, acquistano senso e
rilevanza in nuovi contesti, per contrasto o
per analogia".
Info 06 3996 7500
ARTECULTURA
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Giovanna Madoi
TRA L’ORIGINE E IL DESIDERIO
NELLA FORMA DIPINTA
Che la figura, comunque essa venga
intesa, costituisca un punto di riferimento importante e forse persino
decisivo per qualsiasi artista, anche se
magari è restio ad ammetterlo, è un dato
a nostro avviso indubitabile. La figura e
la sua percezione, sono la dialettica
vivente e vedente dell’arti, appunto
cosiddette visive. Questo fatto lo si può
pienamente appurare anche nei confronti
di una autentica personalità, Giovanna
Madoi, pittrice, scultrice di approfondita
e lucida esperienza ed indagine, che con
la figura ha intessuto ed intesse un
dialogo poetico quanto mai suggestivo e
costante. Figura che tuttavia deve essere
non solo percepita dai sensi, ma davvero
interpretata dalla propria immaginazione,
dagli stimoli della personale fantasia che
lentamente in questo confronto verifica
le proprie possibilità, e se è fortunata,
perviene a singolari appagamenti non solo
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ARTECULTURA
formali o stilistici, ma quel che più conta
effettivamente spirituali. Ecco allora che
questa tensione figurale per la Madoi
acquista una risonanza del tutto particolare. La sua figura infatti non
appartiene al campo della cronaca e
nemmeno a quello della storia, piuttosto
a quella fase dell’evoluzione umana in
cui mito e realtà si fondono e si
confondono, in quella primigenia
dimensione aurorale dell’uomo e della
natura in cui tutto era possibile perché
vago ed indistinto. Così intesa la figura
allora sollecita l’indagine nel profondo
del proprio animo e a questo scopo le
regole classiche dello studio e della
tecnica artistica valgono ben poco, se
non sono sorrette, come il caso della
Madoi, da una vena poetica interiore,
che coglie per vibrazione atmosferica,
per collaudata visione, ciò che appare
nelle sue emozioni, nella sfera dei suoi
sentimenti. Realtà interne che una volta
vedute con l’occhio della mente assurgono a valori mitici, archetipali, ma
senza codificazioni simboliche o astratte
stilizzazioni. Così, corpi dall’impronta
monumentale, quasi pietrificati, sembrano
galleggiare nell’ombra, muoversi in una
luce che tale non è ancora, quasi una
sorta di lucore embrionale che tutto
avvolge e compenetra. Regno animale,
vegetale, umano, formano un continuum
non tanto plastico, quanto sottilmente
onirico in cui il gioco di trasparenze è
altamente sofisticato, pregno e saturo di
un’ombra che tutto avvolge e circoscrive.
Nè va dimenticato, fra l’altro, che la
Madoi è anche una validissima scultrice
e disegnatrice e queste “competenze”
naturalmente entrano e partecipano della
nascita e dell’evoluzione dei suoi dipinti.
Si è di fronte ad una pittura che pertanto
non intende rappresentare la realtà,
Le opere, da destra in senso antiorario:
IL BALLO DELLA VITA - LA COLOMBA
L’ATTESA - LA GRANDE MADRE
IL BACIO - LA SORPRESA
quanto coglierla nella sua primordiale
genesi, poichè in questa condizione senza
tempo, tutto è un vago stupore e nel
contempo una solida certezza poetica.
In questa evocativa dinamica si dispone
il linguaggio plastico dell’artista in cui il
rupestre si leviga, si raffina sino a divenire
una trama sottile che accoglie le forme,
le sue epifanie, i suoi fantasmi più segreti
ma non per questo meno rilevatori di
un’emozione, di uno stato d’animo. Fuori
quindi dai cliché romantici, il personale
surrealismo della Madoi afferra la realtà
del sogno, non come individuale esperienza, ma quale strumento di indagine
con cui l’arte verte a conoscere le sue
origini, a scavare infinitamente nel
passato e nel futuro dell’uomo.
Teodosio Martucci
ARTECULTURA
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AUTORI PRESENTI :LA SCUOLA: ISTITUTO SUPERIORE “G. FALCONE”CLASSE II
AP GALLARATE. DOCENTE: ANNITTA DI MINEO - ROSARIA MATERIA -DIRIGENTE
SCOLASTICO: MARINA BIANCHI. ALLIEVI: GIADA ANDREANI - LEONARDO
BALOSSINI - SARA BELLELLI - GIOELE BENETTI -ANDREA BORRONI - FILIPPO BRIVIO MATTEO CAON - SIMONE CARNEVALI - ANDREA CHERUBIN - ALESSANDRO CINILTANI
- SAMUELE COLOMBO - MANUELA COMITO - MIRKO CORAGGIOSO - WALTER
ESCALANTE - ELENA GOVONI - DAVIDE GUIDI - LAURA IUCULANO - ALEXIA LURASCHI
- LORENZO MACCHI - EDOARDO MARTINO - ALESSIA MAURO - ISABELLA MAZZOLA
- SALVATORE MAZZONI - ALESSANDRO MUCCINI - CHIARA PEREGO - ANDREA ROBERTO - NICHOLAS ROLLA - NICOLA SCALCO - MATTEO ZOCCHI - MATTEO
ZURRU.POESIA: MICHELA ISABELLA AFFINITO - MARIA ADDAMIANO - PIERO
AIRAGHI - ALESSIO “ALIAS PRIMO” COLASANTI - VITA ANGILERI EID “ANNAVITA” RAFFAELE ANTONELLI - DANIELA BALOCCO - GIACOMO BELLUCO - BRUNO ALESSANDRO BERTINI - ERMANNO BIGHIANI - LORIANA BINI - RINA EUGENIA BONANOMI
- FIORENZA BONFILI - ANNA MARIATERESA BORRELLI - ROSETTA BUSCEMI - LUCIANA
CARMELLO - DARIO CARRERA - FRANCO DEMETRIO CARUSO - ACHILLE CASTOLDI MARIALDA CIBOLDI - ANTONIO CONSERVA - LAURA CRIPPA - RAFFAELE DE PRISCO CLEMENTINA DE SANTIS - LEOPOLDO DI GIOVANNI - ANNITTA DI MINEO - ANTONIETTA
DI SECLI’ - MARIO FERRARIO - VALENTINA FUSE’ - TIZIANO MARIA GALLI - MARCO
GALLUCCI - SILVIA GAMBARELLI - ELDA MARIA GARATTI - FABIO GIBILLINI - ANNA
MARIA GIORDANO - LUIGI GIURDANELLA - ERMANNA GUSMAROLI - MARISA
GUTTORIELLA - CHIKHUTINA HALYNA - VINCENZO C. INGRASCI’ - REMO LANA - MARIA
ASSUNTA LEONE - ANTONIO GIUSEPPE MALAFARINA - ANDREETTA MANARA LILIANA MARIONI BOGGIO - GIUSEPPE MARTUCCI - OLGA MATERA - ANTONIO
MAZZAMURRO - CORRADO MONTALTO - MARIA TERESA MOSCONI - PIETRO NIGRO
- SERGIO OSIMANI - ROSALIA PANDOLFO BIANCHI - TINA PAROTTI - GIAN FRANCO
PIGNATON - ANNA MARIA PIRIA - ERIKA PISANO - ALBERTO PISTILLI - ANNA PODDA
- ERMINIA CARLA PORTA - ALESSANDRA PRAT - MARIA CHIARA QUARTU - GIOVANNA REDAELLI - MARIA CRISTINA REMONDI - ANNA RICUCCI - CATERINA ROVATTI GIULIANO SACCO - GIOVANNI SALVEMINI - NICOLO’JACOPO SUPPA - DANIELE TORELLI
- SILVIA TORELLI - GIOVANNA TURIANO - ROSARIO VESCO - ANTONIO VISCONTE GIUSEPPE ZANGHI - ITALO ZINI. PROSA: ADRIANO ARLENGHI - GIUSEPPE CIANCI LEOPOLDO DI GIOVANNI - PIETRO SALVINI - FRANCA TREVISI.
A sinistra gli Autori e gli allievi della classe II AP Istituto Superiore
“G. FALCONE” di Gallarate. Docenti: Annitta Di Mineo,
Rosaria Materia, Dirigente Scolastico Emilia Ametrano. Seguono
sulla sinistra tutti i nomi degli Autori aderenti alla poetica rassegna,
saggi e servizi sul fattore culturale sulla nuova edizione di Poesia
Pace 2015 con la significativa copertina.
A destra dall’alto tre particolari momenti dell’importante incontro
poetico “Mente e Disarmo a costume poetico”. In alto l’attenta partecipazione del pubblico sulla natura culturale dell’iniziativa. Seguono
nella seconda foto il Dirigente Scolastico Emilia Ametrano mentre
formula gli auspici alla manifestazione. Ancora una foto ricordo
dell’incontro con da sinistra a destra: Annitta Di Mineo, autrice e
docente, Laura Tosca,pittrice,Giuseppe Martucci, direttore
ARTECULTURA e Alfredo Mazzotta, scultore e studenti.
Milano, 7 novembre 2015: Liceo Artistico Statale di Brera, Via Hajech 27
XLIII POESIA PACE 2015
“ Mente e Disarmo a costume poetico”
Intervengono il Dirigente scolastico Emilia Ametrano che porta il saluto dell’Istituto
accogliente l’incontro, Il Prof. Alfredo Mazzotta del coordinamento culturale, il Dr.
Teodosio Martucci con sintetico excursus storico sulla finalità della manifestazione, la
pittrice Laura Tosca con opportune considerazioni sul tema ed infine l’intervento di
Giuseppe Martucci direttore ARTECULTURA che sottolineava l’urgenza e le finalità
culturali della DONNA “MADRE DEL DISARMO”. Giovanni Jurato autore delle foto..
E’ stata presentata lo scorso 7
novembre al Liceo Artistico Statale di
Brera, in via Hajech 27 a Milano, la
43a Edizione di Poesia Pace, dal titolo
MENTE E DISARMO A COSTUME
POETICO. Un’indicazione, come si
vede, quanto mai attuale, se si
considerano anche i recenti, drammatici, fatti di violenza che hanno
sconvolto la Francia lo scorso
novembre 2015.
Ancora una volta un doveroso
ringraziamento alla celebre istituzione
educativa milanese, al sensibile
Dirigente scolastico Emilia Ame-
20
ARTECULTURA
trano, le cui parole all’inizio della
manifestazione sono state quanto mai
stimolanti, alle quali poi facevano
seguito le considerazioni del prof.
Alfredo Mazzotta, scultore e docente,
che si è ottimamente prestato per il
lavoro di coordinamento culturale
dell’importante evento poetico. La
pittrice Laura Tosca, personalità
presente alla rassegna, esprimeva,
quindi, suggestive e condivise
riflessioni sul tema della violenza e
sul fatto che l’arte e la cultura in
generale possano essere i migliori
antidoti per contrastare ogni fe-
nomeno di arbitrio e prevaricazione.
In seguito prendeva la parola il Dr.
Teodosio Martucci, che in un breve
intervento tracciava la storia e la finalità
culturale delle rassegne di Poesia
Pace la cui prima edizione risale al
lontano 1973.
Anche quest’anno, numerosa e
qualificata la presenza di singoli autori
e della scuola e da questo punto di vista
un plauso particolare va alla classe II A
- indirizzo alberghiero - dell’Istituto
Statale G. Falcone di Gallarate le cui
poesie hanno sensibilmente arricchito
la nuova antologia. Un impegno che,
naturalmente, oltre alla sensibilità dei
giovani autori, ha visto anche l’importante contributo didattico e culturale delle docenti Prof.ssa Annitta
Di Mineo e Rosaria Materia e del
Dirigente scolastico Marina Bianchi.
Un ruolo, quello della scuola, delicato
e primario perché una coerente
educazione alla pace o, meglio, ad un
costume poetico possa attecchire in
profondità e lentamente produrre nel
tempo i suoi più cospicui frutti. Non a
caso, ARTECULTURA, a questo fine
ha sempre dedicato e dedica simboliche borse di studio proprio per
stimolare negli allievi e nei docenti
una libera ed attenta riflessione intorno
al rapporto tra arte e non-violenza.
Prendeva poi la parola Giuseppe
Martucci, direttore di Artecultura,
promotore della significativa manifestazione, che incentrava il suo
applaudito e denso intervento sul tema
della DONNA MADRE DEL DISARMO che, fra l’altro, a partire da
gennaio 2016 sarà oggetto di costante
attenzione da parte della rivista. Una
via che con il passare del tempo diverrà
sempre più praticabile e praticata, e
del resto importanti segnali in questo
senso non mancano, se, per esempio,
da parte di prestigiose associazioni
culturali si comincia a programmare
rassegne di poesia prive di classifiche.
Leggendo i componimenti presenti in
questa silloge si avverte come il
richiamo alla pace esca dagli stereotipi
di vaga consolazione, per determinarsi,
invece, strumento di indagine e di
conoscenza. Da questo punto di vista
assai significativi sono i commenti
che gli autori hanno riportato a piè di
pagina a conclusione dell’espressione
poetica. Al termine dell’intervento di
Giuseppe Martucci la consueta consegna dei Diplomi di Partecipazione e
la lettura di alcune poesie presenti
nella raccolta.
Un percorso, quello che si delinea
nel progetto, DONNA MADRE DEL
DISARMO, che si rivela in piena
sintonia con le esigenze di una società
che deve impegnarsi a sconfiggere i
germi della violenza, ovunque questi si
annidino. Ed è solo tramite la poesia,
quella libera, spontanea della Natura, che
l’orizzonte culturale e storico dell’uomo
può schiarirsi ed aprirsi veramente ad
una nuova ed imprevista primavera.
Marpanoza
ARTECULTURA
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Paola Braglia Scarpa
L’UNIVERSO IN LIRICA EVOLUZIONE
Sopra sei interventi pittorici di Paola Braglia Scarpa
a sinistra la pittrice tra due sue opere.
Paola Braglia Scarpa ha frequentato il
Dosso Dossi di Ferrara e completato gli
studi all’Istituto d’Arte e Accademia Belle
Arti di Bologna ad indirizzo Scenografia.
Poi tante le sue presenze con mostre
personali e rassegne. Numerose le
riconoscenze.
Dal 1985 aderisce al Movimento Artistico
“Umanità cosmica” e realizza mostredialogo di pittura, poesia e musica, anche
22
ARTECULTURA
con la Società Dante Alighieri e Olimpia
Morata. Fa parte del Gruppo Scrittori
Ferraresi. La sua pittura per il gesto
libero da ogni conformismo di maniera
raggiunge una concentricità ellittica che
da una partenza aperta poi viaggia spedita
nella profondità dell’infinito con evidente
emozione poetico-pittorica. Una creatività
tutta intuitiva che asseconda il desiderio
primario ed aperto ovvero lo pospone
all’esigenza del soggetto che diviene
oggetto, come pur dicasi per il contrario,
quando l’oggetto si fa soggetto. Una
pittura pensiero che si manifesta con
l’impulso del linguaggio che definisce
l’innovazione come condizione di assoluta
libertà che rasserena l’equilibrio
emotivo.La finalità nella pittura di Braglia
Scarpa è la premessa della penetrazione
dell’ignoto, della conoscenza cognitiva
che attiva l’immagine dipinta alla
partecipazione universale, quel mondo
nel quale ogni dimensione si annulla per
spaziare nell’illimitato della fantasia
creativa in cui colore e gesto manifestano
in simbiosi l’unità dell’universo.
E l’intervento pittorico della Braglia
Scarpa ritiene il principio artistico l’ala
spirituale che viaggia per il planetario
come vento positivo della poesia e il
sonoro della musica che, insieme,
motivano il valore assoluto dell’arte nei
linguaggi della cultura condivisa di unità
come principio in divenire. Il suo continuo
percorso che non incontra ostacoli,
appunto, perché anche le tonalità sono
essenze che plaudono alla penetrazione
dell’ inconscio.
Marpanoza
L'AUTODIDATTA NELLA STORIA
François-Noël Babeuf, noto anche come
Gracco Babeuf in onore dei Gracchi, riformatori e tribuni della plebe romani (SaintQuentin, 23 novembre 1760 – Vendôme, 27
maggio 1797), è stato un giornalista ed
agitatore politico francese, che si distinse
durante la Rivoluzione. Viene ricordato per
il suo ruolo nella congiura degli Eguali. Sebbene i termini socialista e comunista non fossero in uso al tempo di Babeuf, essi sono
stati ampiamente utilizzati dagli studiosi successivi nel descrivere i suoi ideali politici,
anticipatori del socialcomunismo.
François-Noël è il primogenito della famiglia
di Claude Babeuf, il quale aveva disertato
l'esercito francese nel 1738; condannato per
questo e poi amnistiato nel 1755, divenne
impiegato delle imposte e fu l'unico insegnante di François. La famiglia in cui FrançoisNoël crebbe apparteneva alla piccola borghesia povera, classe vicina a quella dei lavoratori non proprietari, dalla quale si distingueva tuttavia per una maggiore cultura, per
la volontà di emergere e per un impegno
politico favorito dai mutamenti sociali in corso e dalle conseguenti richieste di eguaglianza politica alle quali la crisi dell'Ancien régime
né riusciva né voleva dare risposte adeguate. Ancora grazie all'esperienza paterna, che
lo rese edotto di materia fiscale, prese servizio nel 1777 dal signore di Bracquemont, un
notabile della provincia di Roye, nella Piccardia; di qui, nel 1779, andò a guadagnare
tre lire al mese da un cancelliere di Flixecourt.
Nel 1780, rimasto orfano di padre, dovette
assumersi l'onere del mantenimento di una
famiglia numerosa, un impegno che dovrà
mantenere per tutta la vita. Il 13 novembre
1782 sposa Marie Anne Victoire Langlet, una
ex-cameriera della signora di Braquemont,
che aveva conosciuto cinque anni prima, al
tempo del suo primo impiego. Avranno cinque figli: Catherine Adelaide Sophie (17831787), Robert, che chiamerà Emile in onore
di Rousseau, nel 1785, Catherine Adelaide
Sophie (1788-1795), Jean-Baptiste Claude
(1790-1815) e Gaius Gracchus (1797-1814).
Apre uno studio di commissaire à terrier,
ossia commissario al registro catastale agrario, equivalente a una attività di geometra e
agrimensore, che gli permette, ma soltanto
per pochi anni, di migliorare la propria situazione economica.Nel 1785 entra in corrispondenza con il segretario dell'Accademia di
Arras, Dubois de Fosseux, che si occupa di
raccogliere e comunicare analisi della situa-
BABEUF
zione delle campagne e dei progetti atti a
migliorarne la situazione. L'occasione gli era
stata offerta da un concorso bandito dall'Accademia a cui Babeuf partecipò, senza successo, avendo mandato in ritardo il suo manoscritto che svolgeva una tesi sulla grande
proprietà agraria. Mostra la sua vicinanza
alle idee di Rousseau quando il 27 novembre 1786 scrive di essere «fautore di un sistema assai noto, che si alimenta dell'idea
della felicità sociale e consiste nella pretesa
che la popolazione è la misura dell'aumento
della ricchezza comune».
Nella capitale durante la riovoluzione si avvicina al movimento sanculotto e con il suo
appoggio ottiene un impiego amministrativo
nella sussistenza. Viene tuttavia raggiunto dalla giustizia per l'irregolarità commessa in precedenza e resta in carcere dal 14 novembre
1793 al 18 luglio 1794, dieci giorni prima dell'esecuzione di Robespierre e degli altri
giacobini sostenitori del Terrore.Furono i tentativi del Direttorio di occuparsi della crisi
economica, che dettero a Babeuf la sua importanza storica. Il nuovo governo, infatti, si
impegnò ad abolire i privilegi di cui Parigi si
era alimentata a scapito di tutta la Francia e,
dal 20 febbraio 1796, divenne necessario
porre un maximum sui prezzi del pane e della carne. L'annuncio causò malcontento diffuso, non soltanto per gli operai e la vasta
classe di proletari, che erano emigrati a Parigi in cerca di fortuna, ma anche per gli impiegati statali, che venivano pagati tramite
assegnati fissati dal governo. Tutti gli espedienti che dovevano attenuare la crisi, per-
tanto, non fecero che ingigantire l'allarme.
La miseria diffusa divenne il principale palcoscenico per i pesanti attacchi di Babeuf,
che, in quegli anni, si era guadagnato numerosi ammiratori. Aveva intorno a sé un piccolo circolo di seguaci, conosciuto come
Societé des égaux, che, ben presto, si trovò
a confrontarsi con il partito giacobino che
incontrò al Pantheon. Nel mese di novembre del 1795 venne segnalato dalla polizia
per aver predicato apertamente all'insurrezione, la sommossa e la costituzione del 1793.
La Società venne influenzata dagli scritti di
Sylvain Maréchal, autore di Le Manifeste
des Egaux, nonché simpatizzante di Babeuf.
Per un certo tempo, il governo si tenne informato alle attività del gruppo, seppure non
intervenendo direttamente. Il Direttorio lasciò crescere l'ideale socialista con lo scopo
di dissuadere la gente dall'associarsi ai movimenti monarchici, che desideravano il rovesciamento del regime attuale.
Con la crescita della crisi economica, tuttavia, l'influenza di Babeuf aumentò e, dopo
che Napoleone Bonaparte chiuse la società
il 27 febbraio 1796, anche l'aggressività del
gruppo raddoppiò. In Ventoso e Germile,
sotto lo pseudonimo di Lalande, soldat de la
patrie, un nuovo pamphlet, il Eclaireur du
Peuple, ou le Défenseur de Vingt-Cinq
Millions d'Opprimés, venne diffuso clandestinamente a Parigi.
Il Direttorio pensò fosse tempo di agire. Il
10 maggio Babeuf, che aveva preso lo pseudonimo di Tissot, venne arrestato; molti degli associati vennero segnalati alla polizia: tra
questi c'erano Augustin Alexandre Darthé e
Filippo Buonarroti, ex-membri della Convenzione Nazionale, Robert Lindet, Jean-PierreAndré Amar, Marc-Guillaume Alexis Vadier
e Jean-Baptiste Drouet. Il provvedimento
severo preso dal governo riuscì. Il processo
di Babeuf e gli altri cominciò il 20 febbraio
1797 a Vendôme e durò due mesi. Il 26 maggio 1797 Babeuf e Darthè vennero condannati a morte, alcuni, come Buonarroti furono esiliati, gli altri, tra cui Vadier, incarcerati. Darthè fu ghigliottinato a Vendôme
il giorno successivo. Babeuf si accoltellò
nella sua cella, per cui, venne ghigliottinato ormai moribondo.Il corpo di Babeuf
venne trasportato e sepolto in una fossa
comune dell'antico cimitero del Grand
Faubourg di Vendôme, nella Loir-et-Cher.
Aoristias
ARTECULTURA
23
A sinistra: “SEBASTIANO DI SECLI’,
MINATORE SOPRAVVISSUTO ALL’INCENDIO
DI MARCINELLE”
(Belgio, 8 Agosto 1956)
Olio su cartone telato, cm. 30x40- 2015
Sotto: “L A CONQUISTA DELLA LUNA” 1958
olio su cartoncino, cm. 31x22,5
MINATORE SOPRAVVISSUTO
ALL’INCENDIO DI MARCINELLE
Antonietta Di Seclì 1956 - 2016.
Sessanta anni di presenza attiva a
Milano. In questa città ha ideato il
“Parallelismo lirico-pittorico”
(riconoscimento ufficiale conferitole a San Pietroburgo, Russia nel
1993).
L’opera pittorica dal titolo “Minatore sopravvissuto all’incendio di
Marcinelle” è dedicata, idealmente,
a suo padre, minatore in quella
miniera, il quale aveva appena
terminato il turno di notte e, uscito
dall’ascensore, si avviava con gli
altri turnisti alle docce. Nel frattempo, lo stesso ascensore, carico di
minatori per il turno di giorno,
iniziava la discesa nel pozzo minerario profondo oltre mille metri e,
in un baleno, scoppia l’incendio e si
scatena l’inferno.
Vi perirono - arsi vivi - 262 minatori.
Era l’otto agosto del 1956.
Antonietta Di Seclì
24
ARTECULTURA
Accompagnano le introduttive note della Pittrice Antonietta Di Seclì due dipinti
che, da punti di vista differenti, lasciano intravedere la ricchezza del suo
linguaggio espressivo ed i molteplici spunti di riflessione che esso sollecita.
Nell’opera pubblicata in alto a sinistra si avverte il significativo omaggio a Suo
padre, Sebastiano, sfuggito miracolosamente alla tragedia di Marcinelle. L’opera
si segnala per l’intimo realismo che la connota attraverso un solido equilibrio
tra metafora e realtà, storia e sentimento. L’altro intervento, risalente al 1958,
in un certo qual modo si configura come profetico, in quanto allude alla
conquista della Luna che avverrà 11 anni dopo. La composizione pone in
evidenza la sua lucida struttura geometrica, di vaga reminiscenza cubista,
contraddistinta da un segno essenziale ed efficace. Già da quest’ultimo dipinto
menzionato si comprende la versatilità creativa della di Seclì, capace di porsi
subito in sintonia con gli aspetti più significativi dell’arte contemporanea che,
tra l’altro, l’annota anche come impegnata poetessa. Ne è eloquente verifica il
Parallelismo lirico-pittorico, fondato dall’artista, nel quale poesia e pittura si
compenetrano in un loro coerente e propositivo disegno espressivo. Del resto
le liriche dell’autrice hanno incontrato il riconoscimento di molti premi con
l’attiva partecipazione della Di Seclì ad importanti rassegne ed incontri di poesia
sia a livello nazionale che internazionale. Per Lei, presente nel campo dell’arte
contemporanea sin dalla fine degli anni ‘50, poesia e pittura costituiscono una
necessaria unità psicologica e culturale di cui, appunto, il Parallelismo lirico-pittorico
ne rappresenta una coerente e congrua interpretazione. Un campo di pensiero e di
attività, quello della Di Seclì, come si vede, di ampio respiro creativo.
Aoristias
L’ O.N.U. E IL “ PARLAMENO DELL’UOMO”
TRA SVILUPPI ED INSUFFICIENZE
Volendo celebrare la nascita dell’
O.N.U., come da alcuni anni facciamo, seguendo la scelta di “Artecultura”, ricordiamo che quest’anno ricorre il settantesimo
della sua fondazione e che gli Stati nazionali
ne ricordino la nascita con l’offerta di un
blocco di marmo di Carrara, al fine di realizzare una costruzione che ne celebri, nel
contesto del Palazzo di Vetro, la sua funzione. Noi vi partecipiamo con la lettura
di “Il Parlamento dell’Uomo“ che ha per
sottotitolo “Le Nazioni Unite e la ricerca di
un governo mondiale” di Paul Kennedy”, pubblicato in Italia da Garzanti. Testo al quale il
nostro autore ha dato come titolo un verso di
una delle poesie di Lord Alfred Tennyson
composte intorno al 1837 e dove accanto ai
successi dell’ O.N.U. considera anche i suoi
fallimenti, evidenziando la necessità di realizzare delle riforme, dovute alla crescita dei suoi
tanti compiti, evidenziate non solo dagli studiosi che delle sue istituzioni si sono occupati,
ma anche dagli esponenti politici che avrebbero dovuto realizzarle. Riforme che, per noi,
comportano l’ introduzione, accanto al principio della Nazionalità, adottato sin dalla sua
fondazione, quello del Federalismo, da applicare sul piano continentale, come altrove proposto.
Sappiamo che gli Stati nazionali che lo
costituiscono nacquero in Europa con la formazione delle culture nazionali, che diedero luogo in Inghilterra alla nascita della
Rivoluzione industriale e del Liberalismo
politico ed economico; e in Francia alla
nascita della cultura illuministica, portatrice
della democrazia politica e sociale. Ne
seguì il Congresso di Vienna che, nonostante il suo spirito conservatore, assicurò
un periodo di pace che si protrasse, grossomodo, per tutto l’ Ottocento, accompagnato da diverse iniziative che ne hanno
promosso il suo sviluppo quali il “Projet
pour rendre la paix perpetuel en Europe”
avutosi nel 1713 di W Penn, l’Abbé de
Saint-.Pierre; “Ideale di unione più perfetta”, dovuto ai padri fondatori d’America;
la “Pace perpetua” di E. Kant; la poesia sopra
indicata; e nel Novecento, poi, il pronunciamento di Lenin sugli Stati Uniti d’Europa, e l’opera di H. G. Wells e Arnold
Toynbee che diffusero idee sul Federalismo
mondiale. Ne seguì l’avvento del libero commercio, promosso dalla Gran Bretagna e
promulgato per tutta l’Europa da Richard
Cobden; la creazione del Comitato internazionale della Croce Rossa, avutosi nel 1864;
e ancora il trattamento umano dei prigionieri
e le leggi che regolano la guerra, lasciata prima allo stato selvaggio o spontaneo.
Proposte ed iniziative presentate da Paul
Kennedy nella prima parte del suo testo,
organizzato come una “Introduzione” che
fa da primo Capitolo della sua esposizione
e che considera come una “faticosa marcia della pace”, la quale dovrebbe condurre all’esigenza di un “nuovo ordinamento
mondiale.” Prosegue occupandosi della
nascita della Società delle Nazioni prima e
di quella dell O.N.U., in seguito. Ci presenta, poi, nella seconda parte due capitoli
che riguardano, rispettivamente, uno il tema
del Consiglio di Sicurezza e l’altro quello
che riguarda il Segretario che lo presiede.
Nel terzo capitolo vi si trovano diverse iniziative della pace e della sua tutela; nel
quarto la vita economica mondiale; nel quinto il volto “soft” delle missioni affidate agli
stati; nel sesto il cammino intrapreso per
diffondere i diritti umani; nel settimo il tema
della democrazia e delle organizzazioni non
governative. Nella Terza parte vi è l’ ottavo capitolo, dove presenta una sintesi di
tutti gli argomenti che riguardano l’insieme degli articoli della Carta che fa da costituzione dell’O.N.U.
Proseguiamo ora, intrattenendoci sui
principali organi che lo costituiscono e le
tematiche che li riguardano, e sui quali si
presentano necessarie alcune chiarificazioni
al fine di potere dare il via alle riforme, e
per la cui affermazione ci serviamo di una
metodologia che lo stesso autore ci presenta, suggerendoci di procedere con una
prospettiva di lunga e breve durata, al fine
di non cadere né in un cieco riformismo,
né in una vaga utopia. “Per stare nel mondo - ci dice il nostro autore - c’ è bisogno
non solo di “scetticismo”, ma anche di
“idealismo”, due posizioni che comportano
la possibilità di dare una giusta funzione ai
tre principali organi che lo governano e della
cui necessità il pubblico delle nazioni non si
rende ancora conto, nonostante lo Statuto,
nel suo preambolo, abbia dato la parola non
ai membri delle Nazioni Unite, ma direttamente ai loro popoli: “Noi, popoli delle Nazioni Unite, siamo decisi a salvare le future
generazioni dal flagello della guerra che per
due volte nel corso di questa generazione
ha portato indicibili dolori all’umanità”. Ci
intratteniamo ora prima sul secondo degli
organi indicati, e cioè sul Consiglio di Sicurezza; proseguiremo, poi, con l’ esame
dell’Assemblea delle Nazioni e i compiti da
attribuire ai Continenti, concludendo con
una riflessione sulla funzione del Segretario
generale.
Del Consiglio di Sicurezza ci parla in
diversi articoli, dai quali ci proponiamo di
rimuovere quelle difficoltà che ne impediscono la sua funzione. Difficoltà che troviamo nell’ articolo 23 del Capitolo V, dove
non solo viene stabilito il numero dei suoi
membri, quindici in tutto, ma dei quali 5
vengono definiti come membri permanenti, gli altri 10, invece, solo come membri
elettivi. Distinzione questa che risale alla na-
scita dell’ O.N.U., quando si ritenne di dovere tenere conto, con buoni intenti crediamo,
del prestigio che si erano guadagnato come
vincitori della seconda guerra mondiale. Membri permanenti che potrebbero essere lasciati
con tale designazione, privandoli, però, del diritto di veto, nel caso in cui questo impedirebbe la soluzione dei problemi più urgenti. Un’
altra difficoltà la troviamo nell’articolo 7, dove
se da un lato non si ammette l’“aggressione”
di uno stato sull’altro, niente, invece, viene
detto a difesa delle istituzioni democratiche,
lasciate in mano alla sopraffazione di gruppi
che le distruggano. La soluzione di una tale
insufficienza potrebbe essere trovata nel mantenere in ogni Nazione una sorta di “difensore
civico” con la capacità di esercitare in nome
del Consiglio di Sicurezza e del Segretario
generale poteri di “denuncia democratica” al
fine di un ristabilimento della democrazia.
Le ultime riflessioni, come accennato,
avranno per oggetto la prima il rapporto tra
il principio di “nazionalità” e quello del
“federalismo”; e la seconda i compiti che
devono essere esercitati dal Segretario generale. Della prima ce ne occupammo l’anno scorso con la precedente celebrazione,
quando sostenemmo per primi che il ruolo
delle Nazioni, per meglio sviluppare il processo di mondializzazione, va accompagnato
con quello dei Continenti, da organizzare
secondo il principio federativo. La loro
grande estensione territoriale, richiede la
nascita di organi continentali, strutturalmente intrecciati con le entità nazionali. Della
seconda ce ne occupiamo solo ora, con la
quale rivendichiamo un ruolo giuridicamente più rilevante. Riflettendo sul ruolo
del Segretario generale possiamo, senza
dubbio, dire che i Segretari generali che,
nel tempo, si sono avuti hanno fatto un
lavoro immane, che non si può non considerare ben svolto. Ma non si può, allo stesso tempo, non constatare che qualche parte del loro ruolo è rimasta disattesa. Tra
tutti quelli che tale ruolo si sono trovati ad
esercitare, ci sembra, infatti, che solo
Hammarkjold abbia saputo viverlo con
merito e rilevanza. “Egli non solo seppe
difendere il ruolo di Segretario dagli Stati
nazionali, grandi e piccoli che fossero, ma
seppe anche esercitare una forma di “universalità ideale” sostenuta con notevole prestigio e autorità. Morì, infatti, in Africa da
martire delle Nazioni Unite. Figura che
oggi non ci può non servire da esempio o
modello, dato che ne esercitò il suo ruolo
anche nei confronti degli stessi stati nazionali
di minore o maggiore potenza che fossero.
Giuseppe Cianci
ARTECULTURA
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ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’
La Donna, Madre del Disarmo
per gli spontanei affetti della poesia
Anche se le neuroscienze raggiungessero la specificità conoscitiva degli
elementi che attivano il seme della vita,
la composizione del protozoo, diventa
immutabile perché la donna resta donna
come il maschio rimane tale. A meno che
non si voglia mutare la donna in ermafrodito e di questo passo la variabilità
sessuale, anche ibrida, si può considerare
possibile, ma non il principio femminile,
come tale, che invece non muta e rimane
quale la natura ha voluto. La donna sentirà
comunque gli affetti originali della sua
femminilità che nessun laboratorio può
spegnere senza alterare la figura. Ma
questo riguarda un altro aspetto del
discorso. Quello che per noi interessa è
l’invariabilità del principio naturale che
si ramifica in tutto l’universale animale.
Quel mondo nel quale l’affettivo della
donna potrebbe essere capace di
mantenere e crescere dieci figli, mentre
questi a loro volta non riescono a
mantenere una madre perché litigano
tra loro per interessi di vari possessi. Una
metafora, questa, per fare ancora
maggiormente comprendere cosa sia
nella donna la sua affettività materna di
cui lei stessa poi non riesce a rivelarne il
moto affettivo embrionale, che la gestisce
con il linguaggio della parola, dello scritto
ovvero artistico ed altre discipline
espressive. Per cui ritenendo la donna
Madre del Disarmo, pensiamo di
corrispondere a quel fenomeno di
affettività che la caratterizza di natura
nella forma di un valore assoluto che
fermenta un bene tanto immodificabile
quanto ineguagliabile. E socialmente
parlando la sua militarizzazione è stata
una conseguenza radicalmente sbagliata
di far ritenere per calcoli politici un diritto
di uguaglianza ciò che invece in natura
non è, senza distruggere nella donna
quello spirito affettivo che la contraddistingue come “Madre del Disarmo”.
Questo perché è dal grande valore della
26
ARTECULTURA
sua affettività innata che deve originare un costume non-violento che il
maschio possiede solo in minima
parte rispetto alla donna e per concordare con lei affettivamente deve
soprattutto avvalersi della sua evoluzione culturale. Senza tuttavia
dimenticare a riguardo che il maschio,
l’uomo, la sua smilitarizzazione la
domanda da remota data. Ma questo
interessa la storia sociale dell’uomo
stanco delle guerre che a buon ragione
rivendica un nuovo modo di vivere che
per uguale spinta di natura poi concorda con il valore innato della donna
Madre del Disarmo.
Ma non l’uguaglianza genetica, di
genere, che fa solamente ridere per il
grossolano abbaglio di ritenere la
militarizzazione della donna un’evoluzione sociale. Una burla più grande
non esiste perché in fine sarebbe come
confondere il giorno con la notte. Mentre
da un punto di vista morale, etico, politico
eccetera, militare, la donna potrebbe fare
al massimo la crocerossina e certo non
prendere tra le mani un fucile per sparare
ed uccidere. Questo in sostanza sarebbe
come suicidare il suo grande valore di
affettività che la contraddistingue dal
maschio. La donna, Madre del Disarmo, può esercitare tutte le professioni che desidera, svolgere tutti i
lavori che vuole, ma non il militare che
sarebbe rinnegare il valore della sua
maternità affettiva. Chiaro?!
Che poi di fatto la propaganda dei
linguaggi verticisti convinca una donna
ad indossare una divisa militare, questo
riguarda un altro aspetto che può
diventare una scelta per vari motivi,
come, ad esempio, per uscire dai condizionamenti insopportabili in una famiglia,
mancanza di una sua degna occupazione
e tanti altri motivi ancora, che possono
costringerla alla vita militare pur di
allontanarsi da certi condizionamenti,
appunto. E così svolge in apparenza
una professione che nell’intimità del
suo profondo, consapevole o meno,
detesta, ma è costretta a svolgere nel
silenzio di se stessa in quanto sa
benissimo che una donna non può e
non deve fare il militare.
Poi la paglia vicino al fuoco brucia
specie quando il continuo contatto in una
caserma comincia a dare esca di simpatia
e con l’innamoramento poi arriva la
gravidanza. Ed allora gestire in grembo
un figlio, indossando una divisa militare
comporta non pochi problemi per una
famiglia che spesso risulta tale solo
all’anagrafe, ma non nell’affetto mutilato
tra madre, padre e figli. Questo perché
la continua separazione dovuta ai diversi
momenti di occupazione, crea non pochi
problemi che, per quanto corrisposti per
disposizioni di carriera, tuttavia rendono
l’affettività di una madre verso il figlio
sempre carente. Questo il punto su cui
ancora riflettere perché una donna non
può e non deve fare il militare. Una
madre era amata dai figli perché
venivano allattati al suo petto e non come
attualmente che vengono gettati negli asili
nido o spinti a passeggio nelle carrozzine.
Una lontananza che fa svanire l’affettività
e poi i figli crescendo scelgono la droga
in quanto non sentono tutto l’affetto che
di natura dovrebbero sentire verso una
madre. E questi non sono problemi di poco
conto, come in apparenza possono
sembrare in quanto si richiamano alla
nostra vita di convivenza familiare e di
costume, nel quale, per esempio, l’artificioso dei concerti rock non è né vera
arte e né divertimento, ma solo un
momento di scarica euforica che non
appaga il profondo della spiritualità che
caratterizza la vita di una persona e di un
giovane in particolare.
Poi detto in senso un po’ animalesco
il fondamentale desiderio di una
donna è quello di diventare madre.
E non potersi sentire madre, qualsiasi
fossero le cause, per lei rappresenta
un insopportabile dolore, anche se
consapevole non lo dimostra, perché
lo trattiene. Ma la sua sofferenza
interiore, spirituale è presente e
l’assale in continuità. Per cui ritenere
la donna Madre del Disarmo è il
modo migliore per appagare il suo
naturale desiderio di madre genitrice.
Non è un complimento di circostanza
dove poi, dietro la parola si celi
l’interesse di qualsiasi convenienza,
ma l’espressione sincera che si esprime con l’energia poetica del valore
innato che compensa tutto ciò che una
madre di natura gradisce accettare
come congiunzione con l’universale
desiderio. Ed è ancora un modo per
ribadire perché una donna non deve
essere militarizzata per non confondere l’affettività della donna con
la morte prematura della guerra...
Per cui viene da sostenere come e
perché il nostro costume di vita
dovrebbe far principio sull’affettività
della donna, in quanto, al contrario,
non vi sono altri valori di leggi o di
costumi che la possono uguagliare.
L’affettività è parte integrante se non
sinonimo di spontaneità che nasce da
una comune radice di equilibrio psicologico, desiderio di cui dota il mondo
animale e quello umano in modo preminente.
La donna, Madre del Disarmo, a
voler allargare il discorso, non riguarda un caso personale, ma l’insieme
della famiglia umana che senza l’affettività della donna non potrebbe
esistere in quanto si estinguerebbero
tutti i significati delle parole, delle
attitudini del modo di vivere, del
lavoro che, privato della carica creativa, che pure origina da una energia
poetica affettiva, non potrebbe volgersi in direzione della continuità della
vita, del mondo in cui noi lo conosciamo come meraviglia e viverlo
come storia dell’affettività che tiene
unito il mondo. Il mondo lo si tiene
unito non con le leggi del Diritto, della
convenienza, che con- ducono alla
violenza ed alla guerra, ma con la
disponibilità dello scambio sincero
per sentirsi sempre più vicini all’altro,
essere come lui senza le false difese
che distruggono l’armonia del mondo.
Per cui la donna, Madre del Disarmo, è una legittima aggettivazione
che memorizza la sua personalità senza
mai mortificarne con la violenza la sua
umana affettività.
Giuseppe Martucci
(Continua)
Expo
e i cibi del futuro
Non ho visitato l’Expo, inaugurato a Milano in un
giorno di guerriglia urbana, perché stancato dalle
tangenti intascate da politici e alti funzionari, per
le lunghe code per entrare nei padiglioni e per il
suo tema incentrato su “Nutrire il pianeta. Energia
per la vita”, al quale avrei preferito un altro sull’arte,
considerando il patrimonio culturale che l’Italia
vanta. Tra l’altro, a disturbare quello sfortunato
tema mangereccio, il 26 ottobre 2015, pochi giorni
prima della chiusura di Expo, confermando quanto
da tempo gli studi epidemiologici hanno suggerito,
è arrivata la notizia bomba che la carne lavorata
degli insaccati sarebbe cancerogena come il fumo,
mentre la carne rossa in generale è probabilmente
oncogena e le carni trasformate aumenterebbero
le probabilità di tumori al retto. Credo che sia stata
una fortuna che l’annuncio sia stato diffuso in
chiusura e non durante le apoteosi orgiastiche di
eventi e gare sul cibo, perché sarebbe potuta
essere una rovina per Expo. Certo è che, di
allarmismi, come quello sulla mucca pazza, sul
pollo alla diossina, la soia transgenica, le farine
agli estratti di cadavere per gli animali da macello
o i pesci d’allevamento, fino all’acqua minerale e
alla Coca Cola contaminate, ce ne saranno ancora
e la lista dei prodotti alimentari adulterati ora si
allungherà. Un filo rosso collega queste
aberrazioni: la ricerca del massimo profitto da
parte delle multinazionali agroalimentari che hanno
trasformato l’agricoltura e la zootecnia a scapito
della salute di tutti. Nel frattempo, a fine ottobre,
l’Europarlamento ha approvato nuove regole per
rendere più facile l’arrivo sulle tavole dei “cibi del
futuro”, vale a dire insetti, alghe e alimenti prodotti
con tecnologia avanzata insieme alle importazioni
esotiche, come carne e hamburger di coccodrillo
o di zebra, che potranno avere procedure
semplificate valide per tutti i paesi della comunità
europea. Oggi non ci resta che aspettare con
raccapriccio che arrivino sulle nostre tavole
cavallette, vermi, scorpioni se non formiche e
insetti che nel mondo asiatico consumano 2 miliardi
di persone, o quelle specialità che provengono
dalla Thailandia, con interi vassoi colmi di ragni
fritti e insetti vari. Ma anche altri paesi sono
all’avanguardia per tali dubbie ricette, come il
Messico, dove da tempo utilizzano formiche, api,
farfalle e larve quali alimenti abituali. Da non
dimenticare la particolarità di alcuni insetti tipici
dei fondali dei fiumi, che sono pescati con apposite
reti dai pescatori olandesi, mentre in Danimarca
catturano formiche vive, e propongono farfalle al
sugo di pomodoro e pesto, per ottenere un aroma
e un gusto per palati esigenti…. Ma l’Italia non è
da meno con la novità delle leccornie di Carlo
Cracco, star della cucina internazionale, che dedica
agli insetti un piatto della tradizione italiana:
cavallette brasate al vino rosso. Dunque,
aspettiamoci nel futuro lo sviluppo di vermi e
ragni fritti, perché oggi rappresentano alimenti
buoni da mangiare e non considerati cancerogeni,
col risultato che un giorno gli esperti, mentre le
mucche saranno rinsavite e le galline si saranno
liberate della diossina dopo la doccia, magari
riterranno commestibili anche le mosche e le
zanzare frullate, che forse non sono il massimo per
nutrire il pianeta.Per sempre, un’ovvietà: lo
scrivente, avendo antichi piaceri preferirà portare
in tavola un piacevole affettato di prosciutto di
Parma o una mozzarella di bufala, anche se un
giorno questi prodotti sui banchi dei market
saranno etichettati come letali, alla stessa stregua
di un pacchetto di sigarette.
Antonio Fomez
THE CINEMA
SHOW
Sino al 17 Gennaio 2016 al Must, Museo Storico Città di Lecce la mostra "The
Cinema Show. Fotografie dalla collezione della Galleria civica di Modena", un
allestimento di circa 90 opere dalla Raccolta della Fotografia della Galleria civica di Modena a cura di Daniele De
Luigi e Marco Pierini, dedicato all'immaginario cinematografico. Dopo essere stata presentata con grande successo a Palazzo Santa Margherita a Modena dal 7
febbraio al 7 giugno scorso, la mostra
trova oggi una una nuova occasione di
visibilità e così pure la Raccolta museale
modenese, una parte significativa della
quale attinge al fondo Franco Fontana
da cui ha preso origine.Per l'occasione,
inoltre, sarà pubblicato un catalogo, bilingue, prodotto dal Must in collaborazione con la Galleria civica di Modena
con testi di Daniele De Luigi e Marco
Emilio Lari, Marcello Mastroianni e Eduardo De Filippo, Galleria civica di Modena © Emilio Lari
Peirini e la riproduzione di tutte le opere
esposte. Il percorso espositivo abbraccia
un secolo di cinema, dalle foto di Anton
Giulio Bragaglia prese sul set del suo
"Thaïs" nel 1917, fino ai protagonisti italiani e internazionali dei film degli ultimi
anni: da Woody Allen a Robert De Niro,
da Carlo Verdone a Paolo Sorrentino.
Foto di scena, scatti che testimoniano la
vita pubblica e carpiscono momenti privati d’interpreti e direttori, ritratti in posa
delle dive e dei divi, sono gli ambiti
tematici affrontati dalla rassegna, che
vede tra i protagonisti Roberto Benigni,
Ingrid Bergman, Tony Curtis, Gérard
Depardieu, Marlene Dietrich, Federico
Fellini, John Houston, Klaus Kinski,
Marcello Mastroianni, Marilyn Monroe,
Nanni Moretti, Pier Paolo Pasolini, Totò,
Luchino Visconti. Tra i fotografi: Philippe
Antonello, Enrico Appetito Bragaglia.
Info [email protected]
ARTECULTURA
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UN MATRIMONIO SEGRETO
E UN PATIBOLO SCAMPATO
subito replicare per
intero, costringendo orchestrali e cantanti a un tour de
force non indifferente. È probabile
che sia stata una delle ultime opere cui
l’imperatore avrebbe assistito, se non
l’ultima, dato che di
lì a pochi giorni, il
primo di marzo, sarebbe morto.
La trama è in linea con il genere. Il
matrimonio, già in
partenza segreto, è
quello che Carolina,
figlia di un facoltoso mercante, ha
contratto con Paolino, il modesto commesso del padre, il
quale, per investire
in posizione sociale
la propria ricchezza, vorrebbe mariDomenico Cimarosa ritratto da Alessandro Longhi
tare le due figlie a
altrettanti esponenti delL’opera buffa settecentesca stava per la nobiltà. È già a buon punto, visto che
essere spazzata via dall’irrompere di la primogenita Elisetta è promessa al
Rossini e Donizetti, che da un genere conte Robinson, che però, dopo averla
di pura evasione ritenuto per certi vista, dimostra di gradire invece la sorella
versi minore avrebbero tratto il Carolina, cioè la sposa segreta del povero
massimo possibile, ma Il matrimonio Paolino, e per averla sarebbe disposto a
segreto Di Domenico Cimarosa (1749 rinunciare a metà della dote pattuita per
-1801) è riuscito, grazie alla propria l’altra. Come non bastasse, la sorella
indiscutibile qualità, a reggere il del mercante, vedova non più giovane,
passo. Musicalmente ben costruita sul ma salda nel proponimento di rinnovare i
libretto di Giovanni Bertati, che l’aveva fasti dei propri legittimi appetiti con
ricavato dalla commedia The secret l’ausilio di un baldo giovanotto,
marriage di Colman e Garrick, fece il vorrebbe per marito il sempre più
proprio debutto al Burgtheater di disgraziato Paolino. Segue quel che
Vienna il 7 febbraio 1792, a due mesi deve seguire, con equivoci e colpi di
dalla morte di Mozart. All’imperatore scena destinati a spianare la via al lieto
Leopoldo II, che l’aveva fortemente fine d’obbligo.
L’opera, spiritosa nei recitativi e
voluta, piacque al punto che la fece
28
ARTECULTURA
caratterizzata da una eleganza formale
non sempre ricorrente nel genere buffo
dell’epoca, fino dalla ouverture fa
intendere che c’è appena stato Mozart e
che qualcuno l’ha ascoltato con attenzione, tanto che un bisticcio fra le
sorelle Carolina ed Elisetta ricorda lo
scontro sulla precedenza fra Susanna e
Marcellina nelle Nozze mozartiane.
“Senza cerimonie, alla buona io
vengo avanti” annuncia il conte, per
ribadire “Cerimonie far non soglio”,
e, preso sulla parola, viene democraticamente trattato all’occorrenza a
brutto muso. E non basta. Conoscendo le idee politiche di Cimarosa,
scampato al patibolo per avere aderito
nel 1799 alla Repubblica Partenopea, non
sorprende che il conte intenda sposare
la figlia di un mercante, sminuendo il
proprio censo, né vale il confronto con
Almaviva che, nelle Nozze di Figaro, dalle
popolane Barbarina e Susanna vuole solo
il piacere, ma ha invece sposato Rosina,
che oltre che benestante è di nobile
estrazione.
Il matrimonio segreto viene
anche ritenuto “l’opera che ha per origini un quadro”, e la cosa è abbastanza
vera, perché la commedia da cui
Bertati ha tratto il libretto era stata
ispirata da una serie di incisioni di
Hogarth aventi per titolo Le mariage à
la mode. Quanto a Cimarosa, dopo che
la pena gli venne commutata in esilio,
lasciò Napoli per andare a Venezia,
dove di lì a pochi mesi morì, esempio
raro di musicista che, anziché adattarsi
alla Storia, cercò di parteciparvi, e ciò
non può non suscitare simpatia per la
sua figura e interesse per una bella
musica che meriterebbe ampia riproposizione.
Giovanni Chiara
Umanità poetica - Costume poetico
“La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni”
Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della
poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione.
Per facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio
la redazione si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere
divulgativo, di stimolo culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli
Autori. . Dei componimenti pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali.
CALABRIA
IL TORMENTO
La mia terra bella come nessun’altra
come una donna che non ha bisogno di
belletti
la mia terra una canzone d’amore
che riempie l’anima di emozioni
fatta di montagne maestose
ed impenetrabili boscaglie
di piccole case di pietra
che resistono al tempo
sorgenti d’acqua chiara
dove dissetarsi
immenso mare azzurro
spiagge assolate e scogliere
la mia terra stella di mare
distesa di ginestre
la mia terra dove il sole
gioca a nascondino con le nuvole
e la luna gareggia con le stelle
per illuminarne le notti
la mia terra popolata
di piccole grandi donne
morbide e dolci come il miele
dure e resistenti come granito
questa mia terra che stenta a crescere
che ha bisogno di sostegno
come un bambino ai primi passi
questa mia terra dal cuore duro
che ti costringe a cercare
altrove il tuo futuro.
Anna Ricucci
Che cos’è, oggi
questo tormento
che scoppia da ogni parte?
FRATELLANZA
Scendeva la gente dai monti
dopo il massacro
tutto intorno era deserto
con odore di stragi.
Scoppiavano le mine
come fuochi infernali
sotto piedi innocenti
ma la fratellanza
non era perduta
Ognuno era un aiuto
per l’altro,
una consolazione
nella miseria.
I poveri e i ricchi
si mescolavano
per asciugarsi le lacrime
e tornare a sognare
il miracolo della vita.
Caterina Rovatti
Chi donerà dolci note
a un’ombra che cammina?
Se verrà il silenzio,
io per primo raccoglierò
i gemiti dell’ora che se ne va.
Enrico Carlo Straulino
NON DI SOLO PANE
Non di solo pane,
ma di tanto in tanto amore e di acqua
nutriamo la terra quale nostra sorella.
Quanto è maltrattata!
Per sporchi interessi è deturpata
e si presenta a noi inquinata.
Invertiamo la rotta!
Sono le sue viscere a domandarlo,
le acque e i verdi prati ...
Non di solo pane,
ma questo adesso a noi rimane
e tanti frutti che elargisce la campagna.
Fermiamo lo scempio prima che i veleni
distruggano aromi e sapori,
prima che sia troppo tardi!
Luca Blanco
PACE FUORI
E DENTRO DI ME
Disarmante è il suo tenero sorriso
Disarmante è la fiducia del bimbo
Disarmante è il lieve bacio che unisce
Disarmante è lo sbocciare del fiore
Disarmante è l’osservare la natura
Disarmante è l’aprirsi all’amicizia
Disarmante è la carezza sul viso...
Resto senza difese,
sprofondo in piacevoli
sensazioni di pace.
Vorrei gridare a tutti:
“Aprite il vostro cuore
usate bene gli occhi
allargate le braccia !!!”
C’è tanto da scoprire
nella gioia e nel dolore:
nel mondo trovi Amore.
Erminia Carla Porta
LA MANI NUDE
Le mani nude e senz’armi
accarezzano i fanciulli,
non violentano le donne,
soccorrono gli indigenti,
offrono aiuto al forestiero,
porgono il pane all’affamato,
danno l’acqua all’assetato,
ma appena s’armano di un sasso
colpiscono il più debole
con spietata crudeltà
e sanguinario impulso.
Dal primario violentatore,
il perfido Caino,
che suo fratello uccise,
tanti sono cresciuti
i violenti, gli assassini
e i seminator di stragi,
perché tanto sono aumentate
le armi distruttrici
e i bellici congegni.
Sempre più le mani,
indossano e manovrano
strumenti così mortali
che sembra irrimediabile
dell’armi la rinuncia.
Oh, operose mani,
tornate ad esser nude,
se pace in cor disiate
e l’armi sotterrate
negli antri più profondi
di questa nostra Terra!
Giuseppe Zanchi
SENTIMENTI
Cuore che batte
cuore d’amore...
Dimmi dove sta il tuo cuore!?
Tiziana Sutti
BAMBINI
Fiaccola
dell’innocenza quei bambini
gettati in mare e annegati
dal potere terrorista
meglio se giovani
ancor meglio
se bambini
Orrori e primati
di morte
di case ridotte in macerie
e la mente che non dimentica dove
in fondo al mare giacciono a sorriso spento
quei bambini...
Giuseppe Martucci
ARTECULTURA
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Marco Pessa
DIPINTI E SERIGRAFIE DEDITE
TRA IL FLOREALE E L’URBANO
Che Marco Pessa appartenga a quella
caratteristica schiera di artisti d’istinto, appare come una verità
difficilmente contrastabile. Più che la
potenza del metodo o le premesse
della teoria, quello che nelle sue
composizioni maggiormente preme
e conta è la particolare sensibilità nel
trattare il colore, nel dedurne la
presenza di una luce cangiante ed
interiormente trasformatrice della forma,
come del disegno complessivo dell’opera.
Un’elasticità visiva, la sua, che è
presente sia quando il pittore si esprime
sul piano strettamente pittorico, sia
quando interviene nelle sue caratteristiche serigrafie.
Opere, quest’ultime, nelle quali gli effetti
cangianti e metamorfici della luce
pervengono ad un loro magico e
invitante parossismo che da questo
punto di vista della realtà ci rivela
30
ARTECULTURA
aspetti del tutto insoliti e straordinari,
nel senso letterale, ossia fuori
dall’ordinario, capaci, cioè, di evadere
da un consumato vedutismo, come da
pedisseque forme di naturalismo. Ecco
quindi che la celebre Galleria di Vittorio
Emanuele, come pure Piazza Castello,
il Duomo o il Teatro alla Scala ed altri
luoghi caratteristici di Milano, si impongono in una luce del tutto nuova,
immersi in una teatralità surreale, che
diventa a buon diritto eloquente visione.
Nondimeno i tratti caratteristici di questi
famosi luoghi vengono annullati o
alterati, tutt’altro. E’ solo che acquistano
un’altra fisionomia figurativa che ne
stimola l’identità ed accende il
contatto sensitivo ancor prima che
strettamente razionale con l’osservatore attento e sensibile.
Tuttavia il percorso espressivo di
Marco Pessa contestualmente si
approfondisce anche nella più
consueta tecnica della pittura e qui
l’accento verte su una solida gestualità
che plasma con singolare efficacia il
rapporto tra materia cromatica e
forma. Ed è soprattutto la tematica
floreale che maggiormente affascina
Pessa, lo spinge a ricercare soluzioni
espressive assai efficaci con un colore
che in un certo senso “fa il pieno della
luce”.
Ne consegue una bella sintesi tra i valori
tipici dell’Impressionismo, con il colore
completamente svincolato da un disegno
preliminare e l’organica emotività
dell’Espressionismo con le sue interiori
suggestioni, i richiami ad una realtà
prmigenia e sorgiva.
Da queste considerazioni emerge il
profilo di una pittura dall’intensa
tensione d’energia, che rivela il
mondo interiore dell’artista, le sue
Da sinistra a destra in senso orario:
IL CASTELLO SFORZESCO, serigrafia
I GIRASOLI, dipinto - IL DUOMO, serigrafia
LA GALLERIA, serigrafia - I GIRASOLI, dipinto
I GIRASOLI, dipinto
intime emozioni. I suoi dipinti floreali
sono pervasi da un ritmo vibrante che
per mezzo della luce infonde vitalità
alla forma, ne scalza ogni astratto
schematismo per immergerla nella
realtà vivente del quadro, nel suo
concreto divenire. Pessa ricerca
pertanto una sorta di forma pura che
non sia più rappresentazione o
letteratura, ma un modo più autentico
di sentire la realtà, di conoscerla nel
suo mistero di forze più che di simboli.
Da qui ne consegue una pittura di
accesi stimoli percettivi ed emozionali, festosa immagine alla vista e
alla riflessione, nata per un rinnovato
dialogo di vita e di arte. (Aoristias)
ARTECULTURA
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LIBRI
Sergio Mattarella
CRESCERE INSIEME
Editrice La Scuola
Arriva in libreria “Crescere insieme”, quella
che è, al momento, la raccolta più completa degli interventi e degli scritti che il
Presidente della Repubblica Sergio
Mattarella ha sin qui dedicato in modo
particolare alle questioni educative e scolastiche, ma non solo: tematiche con le
quali si è misurato anche nel ruolo di ministro della Pubblica Istruzione. Preceduto
da un’introduzione del curatore -lo storico Luciano Pazzaglia –il volume prima
delinea in modo approfondito l’itinerario
civile, politico, culturale di Mattarella,
nonché il suo ruolo nell’area del cattolicesimo democratico, quindi ne presenta
in modo organico i contributi offerti in
differenti occasioni sino al messaggio al
Parlamento come neopresidente nel giorno del giuramento. Dai ricordi degli anni
come studente al liceo San Leone Magno
di Roma, a quelli come responsabile regionale del Movimento Studenti di Azione
Cattolica durante il Concilio Vaticano II;
dalle riflessioni su testimoni come Alcide
De Gasperi e Roberto Ruffilli, il filosofo
Jacques Maritain, alle analisi sulle istituzioni e il ruolo del cosiddetto “Terzo Settore” nei rapporti con la sfera politica; dai
minuziosi rapporti sulla condizione giovanile in Italia, la riforma delle elementari
o la questione dell’insegnamento religioso, pagina dopo pagina, è possibile qui
ripercorrere il pensiero del Capo dello Stato. Il filo rosso che attraversa l’intero
corpus sta nell’espressione “Crescere insieme”, che il curatore e l’Editrice La
Scuola hanno scelto come titolo per il volume e ne sintetizza la cifra simbolica: degli
scritti, come pure della concezione dell’uomo e della vita.
32
ARTECULTURA
Mariano Carlo Leo
POI, PIU’ NE SAPREMO
Raccolta di poesie di varia intonazione,
quella di Mariano Carlo Leo, nella quale si
può, però, distinguere come vena
ispirativa una spiccata sensibilità evocativa
che con equilibrio, anche nei momenti di
estremo abbandono, affina il lato emotivo, lo spazio intuitivo ed inconscio del poeta. L’autore si esprime con un linguaggio
nitido, semplice, ma non improvvisato,
lontano tanto da sperimentalismi ardui e
spesso vacui, quanto da sciatterie e pressapochismi linguistici che pur non mancano nel panorama letterario di oggi. Confrontarsi con la poesia di Carlo Leo significa coglierla nei suoi aspetti di più insistente e mai appagata riflessione sui valori dell’esistenza, sul destino dell’uomo,
nel suo inquieto vagare nel corso della
sua vita ed esperienza sociale.
Omar Colombo
GIOVENTU’ DI PIOMBO. Rappresentazione e autorappresentazione nei documenti ufficiali delle Br 1970-1978
Il libro affronta (Aras Edizioni) e analizza il
delicato fenomeno storico che si è creato
nel nostro paese nella seconda metà del Novecento, quando tanti giovani scelsero la strada della lotta armata e molti di loro si unirono alle Brigate Rosse. Diverse sono le domande alle quali l’autore cerca di dare una
risposta, come ad esempio, chi erano realmente i brigatisti? E quale immagine di sé
volevano trasmettere agli altri? Colombo,
oltre ad esaminare le cause della nascita, tra
gli anni ‘60 e ‘70, della lotta armata, studia
l’autorappresentazione e la rappresentazione dei brigatisti. Grazie all’analisi di documenti ufficiali delle Brigate Rosse, emergono una serie di figure che sottolineano i diversi aspetti dell’essere un brigatista. Mettendo in luce lo stile di vita dei militanti, l’autore si sofferma, inoltre, su come questi si
presentavano al mondo esterno e come si
volevano differenziare dagli altri gruppi della loro stessa area politica.
MARTINI E NOI
Edizioni PIEMME
Nel terzo anniversario della scomparsa del
Card. Martini, è uscito il libro "Martini e
noi" (a cura di Marco Vergottini), Piemme.
Contiene 111 ricordi del Gigante. Per leggere i 110 più importanti dovete per forza passare in libreria. “Il cristianesimo è tutto fondato sul corpo che Cristo ha assunto: è la
religione del Logos incarnato, della Parola
che si fa uomo. (….) Il cristianesimo ha al
centro un corpo che nasce, cresce, comunica, si riproduce, si dilata, soffre, si ammala,
guarisce, muore; perché è nel farsi del corpo che vive la Parola.” (Sul corpo, pag.
76-77) Padre Carlo era bello. Ricordo ancora la prima volta che lo vidi. 6 gennaio
1980, Basilica di San Pietro. Vito e io, due
giovani entusiasti della parrocchia Santi
Ambrogio e Simpliciano di Carate Brianza,
eravamo scesi col torpedone nella Roma
papalina e barocca per partecipare al grande evento dell’ordinazione del nuovo arcivescovo di Milano. Alla fine della cerimonia, mi passò vicino e mi colpì la sua altezza, il suo incedere ieratico, il suo viso sorridente. Lo rividi il mese dopo all’entrata ufficiale in Diocesi, mentre camminava per Via
Dante. Sempre alto, ieratico, sorridente.
Indiscutibilmente un gran bell’uomo, che ebbi
la fortuna di conoscere da vicino per via
dell’Azione cattolica, in una serie innumerevole di convegni e incontri. Il regalo per la
fine dei miei sei anni da responsabile del settore giovani fu una cena con lui. 7 marzo
1989. Per tutta la sera gli parlai dettagliatamente della mia vita, dai primi innamoramenti ai tormenti vcazionali. Mi
ricordo i suoi occhi azzurri, luminosi, buoni (gli occhi rivelano il cuore e svelano i
sentimenti più profondi, vero?). Uscii a
mezzanotte dall’Arcivescovado volando
leggero e contento. Mi ero sentito amato
ed ascoltato fino in fondo.”
Gabriella Ripa di Meana
ONORE AL SINTOMO (Ediz. Astrolabio)
Il sintomo merita dunque che gli si renda
l’omaggio dovuto. Provare a rendere onore
al sintomo nulla ha a che vedere con una
sua esaltazione. Nessuna idealizzazione del
sintomo, però anche nessun biasimo, imbarazzo, umiliazione e onta. Nessuna riluttanza, né corsa ai farmaci, allo psicoadattamento, alla condanna sociale, alla paura.
Viceversa accoglienza per questo dolente
straniero che ci abita; ascolto e omaggio alla
sua parola in modo da poter intendere quanto di imprevisto, e talvolta di migliore, ha da
offrirci. Questo libro individua nel tempo in
cui viviamo il lavorìo incessante di un’ossessione ipocondriaca, medicale e pragmatica
per lo più insofferente a quanto non rientra
nei calcoli e, inatteso, sorprende. Allora propone a ciascuno di ricordare come, proprio
grazie a quello scomodo sconosciuto che è il
sintomo, l’essere umano possa ritrovare la
sua complessità di creatura.
ARTECULTURA
Mensile d’informazione artistica
e culturale - Abbonamenti 2016
normali euro 50,00
sostenitore euro 100
con omaggio di una Grafica a colori,
cm. 50x70 di Artisti
Contemporanei disponibili:
Alfieri, Fomez, Kodra
CONCORSi e non
PAROLE
RESISTENTI
Non-concorso letterario
in collaborazione con l’A.N.P.I.
In occasione del 70° anniversario della Li-
berazione la non-rivista Margutte, in collaborazione con l’Associazione Nazionale
Partigiani Italiani (ANPI) sezione di
Mondovì, e con l’associazione Mondoqui,
ha bandito un non-concorso letterario.La
definizione non-concorso è nata dalla scelta
di essere un’occasione di incontro e non di
scontro, semmai di confronto. Un confronto
più che mai necessario se si considera il tema
intorno a cui si è chiamati a riflettere: la Resistenza, nella sua accezione più ampia.Non
sono state stilate classifiche: la scrittura deve
stare con forza fuori dalle leggi della competizione; deve nascere poco per volta nel
silenzio della propria stanza o nel rumore della
vita sociale; deve essere spontanea e attenta, rendersi efficace nel trasmettere emozioni, sentimenti, valori, eventi e testimonianze. Proprio questo prezioso lavoro, e il dialogo che nascerà da esso, è il premio di chi
partecipa al non-concorso.
Regolamento:
1) Il non-concorso letterario “Parole
(R)esistenti” è rivolto a persone sensibili alle
seguenti tematiche: Resistenza (1943-1945)
e Resistenze (storiche, individuali, sociali, culturali, di popolo, di genere). 2) Il non-concorso prevede due forme di scrittura: poesia
e prosa. 3) Poesia: chi partecipa può inviare
non più di tre poesie (di un massimo di 40
versi ciascuna) inerenti alle tematiche prima
riportate. 4) Prosa: chi partecipa può inviare un unico scritto di un massimo di quattro
cartelle (non più di 6.000 battute, spazi
inclusi). Gli scritti in prosa possono essere racconti brevi (episodi storici, di vita,
di fantasia), raccolta di testimonianze, saggio breve, riflessioni personali. 5) Il materiale deve essere inviato per posta elettronica al seguente indirizzo di posta elet.:
[email protected] 6) L’elaborato deve
essere accompagnato da nome e cognome, data di nascita e luogo di residenza
dell’autore. Non si accettano elaborati anonimi. L’invio del materiale vale come implicito assenso alla pubblicazione ed eventuale lettura pubblica del testo. In caso che
lo scrittore sia minorenne, occorre aggiungere il consenso di un genitore. 7) Non
verranno date risposte individuali. Per essere sicuri che gli elaborati siano stati ricevuti, si prega di inserire l’avviso di lettura. 8) La partecipazione è gratuita. 9) I
testi dovranno giungere all’indirizzo
[email protected] entro e non oltre il
30 marzo 2016. 10) Gli elaborati verranno
pubblicati nel sito www.margutte.
Turismo-Poesia della Natura
L’ETNA
L'Etna (Mungibeddu o 'a Muntagna in siciliano) è un complesso vulcanico siciliano originatosi nel Quaternario e rappresenta il vulcano attivo terrestre più alto
della Placca euroasiatica. Le sue frequenti
eruzioni nel corso della storia hanno modificato, a volte anche profondamente, il
paesaggio circostante, arrivando più volte a minacciare le popolazioni che nei millenni si sono insediate intorno ad esso.
Il 21 giugno 2013 la XXXVII sessione del
Comitato UNESCO, riunitasi a Phnom
Penh in Cambogia, ha inserito il Monte
Etna nell'elenco dei beni costituenti il
Patrimonio dell'umanità.L'Etna è un
vulcano attivo. A differenza dello
Stromboli che è in perenne attività e del
Vesuvio che alterna periodi di quiescenza
a periodi di attività parossistica esso
appare sempre sovrastato da un pennacchio di fumo. A periodi abbastanza
ravvicinati entra in eruzione iniziando in
genere con un periodo di degassamento ed
emissione di sabbia vulcanica a cui fa
seguito un'emissione di lava abbastanza
fluida all'origine. Talvolta vi sono dei
periodi di attività stromboliana che
attirano folle di visitatori d'ogni parte del
mondo per via della loro spettacolarità. In
genere le eruzioni dell'Etna pur fortemente
distruttive delle cose, non lo sono per le
persone se si eccettuano i casi fortuiti
come quello di Bronte del 25 novembre del
1843 in cui a causa di una falda freatica
la lava esplose colpendo una settantina di
persone delle quali persero la vita almeno
36 o di palese imprudenza come nel 1979
quando un'improvvisa pioggia di massi
uccise nove turisti, avventuratisi fino al
cratere appena spento, e ne ferì un'altra
decina. Le fonti della memoria storica
ricordano centinaia di eruzioni di cui
alcune fortemente distruttive.L'Etna è meta
ininterrotta delle visite di turisti interessati
al vulcano e alle sue manifestazioni in
quanto si tratta di uno dei pochi vulcani
attivi al mondo ad essere facilmente
accessibile. Sono presenti infatti anche
guide specializzate e mezzi fuoristrada che
in sicurezza portano i visitatori fino ai
crateri sommitali.L'Etna si presta agli
sport invernali, sci, sci di fondo,
scialpinismo ed altro. (Aoristias)
Intestare: c.c.postale
n.84356302 ARTECULTURA
mensile d’informazione artistica e
culturale - Via Ciovasso 19
20121 Milano
dal 1967, l’Informazione Artistica
su Artecultura è presente in anteprima e per un intero anno su Internet.
Il pdf è scaricabile dal sito
www.artecultura.org
Da ottobre del 2014 ad oggi, la rivista mensile ha dato un nuovo risalto
all’arte contemporanea, pubblicando
la copertina ed un ampio servizio all’interno di 4 pagine a colori di artisti, pittori e scultori senza limiti
anagrafici né di tendenze, puntando
sulla qualità delle opere. La cronologia delle uscite è la seguente:
Ottobre 2014: Antonio Fomez
Novembre 2014: Sergio Sarri
Dicembre 2014: Fernando De Filippi
Gennaio 2015: Umberto Mariani
Febbraio 2015: Luca Lischetti
Marzo
2015: Mario Benedetto
Aprile
2015: Carlo Nangeroni
Maggio 2015: Paolo Scirpa
Giugno 2015: Paolo Baratella
Luglio 2015: Gabriele Amadori
Ottobre 2015: Luigi Timoncini
Novembre 2015: Ennio Calabria
Dicembre 2015 Paolo Scirpa
Gennaio 2016 Sergio Acerbi
Possibili contatti per incontri
e visite allo studio
- Quotazioni redatte da esperto
perito del Tribunale
- Le offerte del mese
a sostegno della rivista
per abbonamenti
- Servizi redazionali su mostre
ed eventi artistici di novità.
Intestare:ARTECULTURA
di Giuseppe Martucci
c.c.postale n.84356302
Via Ciovasso 19 - 20121 Milano
www.artecultura.org
- e-mail: [email protected]
ARTECULTURA
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Pinuccia Mazzocco
LA BELLEZZANEL CONTROVERSO
DESIDERIO CHE DIPINGE
L’ESSENZA DELLA VITA
Esposizione presentata alla Casa dei Diritti del Comune di Milano dal 7 al 14 novembre 2014.
Dedicata a tutte le donne che hanno sofferto per le violenze subite, ma credono ancora nell’amore
Che per Pinuccia Mazzocco l’espressione artistica corra sul filo delle emozioni
appare come un dato difficilmente negabile.
A maggior ragione, quando per l’occasione, questi significativi dipinti sono dedicati
ad un tema così duro e coinvolgente come
la violenza sulle donne con tutte le sue luttuose e raccapriccianti implicazioni. Ma l’artista, oltre al possesso di una raffinata tecnica espressiva, è dotata anche di una acuta
sensibilità che le consente di connotare e
definire il suo linguaggio senza inclinazioni
retoriche o polemiche, ma cogliendo nella sua
immediata e sintetica ispirazione quegli elementi cromatici, poetici che la sollecitano
ad imprimere al soggetto il segno della sua
personalità, della sua libera e coerente evo-
34
ARTECULTURA
cazione d’immagini. E sono immagini del
tutto particolari, cariche di una innata trasparenza, trapassate da una fluidità luminosa e tonale che le rende diafane, puri
emblemi immersi in un’atmosfera vibrante e coinvolgente. Da questo punto di vista estremamente eloquente è l’opera
Cantico dei Cantici nella quale le figure
annullano ogni plastica e definita corporeità
per essere pure apparizioni, pervase da
una liricità fantastica e traslucente. In
questo caso la relazione tra il linguaggio
della pittura e l’idea o il messaggio che si
intende rappresentare, risulta quanto mai
creativo e calzante. Sono opere che nascono senza forzature di schemi o precostituite esigenze di modellato, piuttosto
si pongono in sintonia con la realtà infinita
della luce e del colore, con i suoi magici bagliori, delicati e fascinosi al tempo stesso. Ne
consegue che la Mazzocco evita efficacemente di perdersi nella banalità dell’illustrazione o del puro riporto di denuncia per esprimere, invece, con singolare efficacia i propri
stati d’animo, le sue particolari sensazioni.
Un elemento che emerge con chiarezza
da questi dipinti è la mancanza di una vincolante stilizzazione, come se l’immagine dovesse vivere, e di fatti vive, di una vita propria, di una sua interna realtà che poi si
chiarifica nella definizione della luce, nella
cangiante metamorfosi del colore, nel battito grafico di segni pulsanti ed intermittenti.
Dalle sue composizioni si avverte lu-
cidamente una struttura compositiva di tonificante equilibrio, di armonica compenetrazione di piani che, anzi, tendono a scomparire, definiti soltanto dalla sostanza del
colore, dall’organica pervasività della luce
che tutto genera e definisce. Pittura, quindi,
che si avvale di una sua intima coerenza,
che sviluppa il suo percorso visionario con
stimolanti ascendenze espressive che poi si
tramutano in una realtà psicologica e spirituale al tempo stesso. Elementi diversi dell’arte moderna, come l’impressionismo o la
stessa emotività, insita nelle varie articolazioni espressioniste o surreali, entrano
come fattori compositivi, anche se poi naturalmente la sintesi finale è il frutto della cultura e dell’ispirazione personale della pit-
trice. Una pittura, questa, di estrema
delicatezza formale e percettiva, che
però trasmette con energia i suoi alti
contenuti, costituendo così, tramite il
filo della metafora che si dispiega sotto i nostri occhi, un suggestivo stimolo a riflettere sul tema affrontato. Nelle
composizioni della Mazzocco ogni realtà concreta tende a smaterializzarsi
non a decomporsi, ma a rivivere in
una forma nuova, trasfigurata, che
della realtà concreta conserva le apparenze, ma significativamente sublimate sul piano del colore e della luce
che in questo caso sono realtà generatrici di forme e di stati d’animo intensamente compenetrati. Spazio e tem-
Pagina di sinistra dall’esterno all’interno:
“RISORGERE”, 2014 - ”LE ALI SPEZZATE”, 2014
Pagina di destra, dall’alto di sinistra in senso orario:
“RINASCERE DALL’ALTO, IL VENTO DELLO
SPIRITO, 2014
“IL DIRITTO D’ESSERE”, 2014
“LE MIE FERITE, LA MIA FORZA”, 2014 “CHE SIA LUCE PER TUTTE LE DONNE”, 2014
“CANTICO DEI CANTICI INNO ALL’AMORE” 2014
“LIBERAZIONE”, 2014.
po, pertanto, si definiscono e si percepiscono su un piano diverso, non più legato alla
dimensione della storia e dell’ambiente, ma
nella creativa tensione del sogno, del suo
fascinoso ed infinito altrove. Il linguaggio
visivo della Mazzocco si distingue per la raffinata tramatura delle sue configurazioni che
senza schemi o esasperazioni, risuonano di
un loro interiore ritmo che rasserena da inutili turbolenze e violente oscurità. (Aoristias)
ARTECULTURA
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ASTE
da Gennaio 2016
SOTHEBY’S
13 Gennaio 2016
CHRISTIE'S INTERIORS
London, South Kensington
19 Gennaio 2016
METEORITE SALE
London, South Kensington
BLINDARTE
Napoli, Via Caio Duilo 4d/10
APPUNTI DAL MERCATO
Asta 73 - Gioielli, orologi ed oggetti
vintage, argenti, arredi ed oggetti d'arte
11 Febbraio 2016
ore 18:30
Finarte
Le prime aste della nuova Finarte S.p.A.
del 10 e 11 novembre a Palazzo della Permanente a Milano si sono chiuse con un
totale di oltre 2 milioni di euro e risultati
positivi per il catalogo di Arte contemporanea, così come per la sezione dedicata
all’arte del XX secolo. Più in sordina le
sezioni dedicate all’arte antica e alla fotografia. Aggiudicato oltre il 60% dei lotti
di Arte contemporanea, per un valore
complessivo superiore a 1,5 milioni di
euro, con un nutrito gruppo di opere
che ha superato in maniera significativa
la stima massima a catalogo: come le opere
di Turi Simeti, Un ovale bianco, del
1980 (lotto 62), che ha raggiunto il prezzo di 43.750 euro (stima 18.000-22.000
euro), e Un ovale nero del 1981 (lotto
64), aggiudicato per 32.500 euro contro una stima compresa tra i 12.000 e i
18.000 euro, o l’opera di Gianfranco
Baruchello Città di poeti in fase esplosiva del 1963 (lotto 98) che ha chiuso a
40.000 euro contro una stima di 20.00025.000 euro, o ancora Oltre il linguaggio, del 1968, di Vincenzo Agnetti (lotto 104) aggiudicato a 52.500 (stima
15.000-20.000 euro). Battuto per
363.000 euro Senza titolo (Superficie
blu) del 1961 di Enrico Castellani, lotto
58 (stima a catalogo 300.000-360.000
euro).
Pandolfini
Pandolfini Casa d’Aste ha aperto la propria sessione autunnale con un eccezionale risultato: una White Glove Sale del
Dipartimento di Vini Pregiati e da Collezione. I numeri parlano da soli: 100% dei
lotti venduti, 160% delle stime minime,
330.000 euro il totale delle aggiudicazioni
per 180 lotti in catalogo. Questo, in cifre,
il successo assoluto dell’asta battuta lo
scorso 8 ottobre da Pandolfini Casa
d’Aste alla Stazione Leopolda di Firenze,
in occasione della presentazione de Le
Guide de L’Espresso 2016, evento organizzato in collaborazione con Pitti Immagine.
Meeting Art
Archiviata l’asta N. 793 con un totale aggiudicato di 1.254.800 € al netto dei diritti,
Meeting Art non delude le aspettative dei
propri collezionisti mettendo a disposizione per quest’incanto ben 920 lotti. Sentiamo il parere del Sig. Pablo Carrara, amministratore delegato del gruppo: Sig.
Carrara, 920 lotti in gara sono molti. Cosa
si aspetta da questa asta? "Certamente
come sempre mi aspetto molto entusiasmo e partecipazione da parte di tutti gli
appassionati che da anni ci seguono”.
Asta 75 - Arte moderna
e contemporanea, oggetti di design
29 Gennaio 2016
ore 18.00
Asta 74 - Dipinti XIX - XX secolo
dipinti antichi
29 Gennaio 2016
ore 16.00
Info 081 2395261
20 Gennaio 2016
JEWELLERY
London, South Kensington
GALLERIA PACE
19TH CENTURY EUROPEAN ART
London, South Kensington
ARTE MODERNA
E CONTEMPORANEA
3 Marzo 2016
ore 21
21 Gennaio 2016
SILVER
New York, Rockefeller Center
Milano, Piazza San Marco 1
info 02 6590 147
MINERVA
Roma, Piazza SS.Apostoli 80
THE SKI SALE
London, South Kensington
CHINESE EXPORT ART
New York, Rockefeller Center
22 Gennaio 2016
IMPORTANT AMERICAN
FURNITURE, OUTSIDER
New York, Rockefeller Center
THE COLLECTION OF MR. AND
MRS. MAX R. ZAITZ, PRINCETON,
NEW JERSEY
New York, Rockefeller Center
28 Gennaio 2016
OLD MASTER DRAWINGS
New York, Rockefeller Center
www.
MEETING ART
16 Gennaio 2016
ARTE MODERNA e CONTEMP.
Domenica 17 Gennaio 2016
ARTE MODERNA e CONTEMP.
23 Gennaio 2016
ARTE MODERNA e CONTEMP.
24 Gennaio 2016
ARTE MODERNA e CONTEMP.
30 Gennaio 2016
ARTE MODERNA e CONTEMP.
Meeting Art - Vercelli
Info 0161 2291 - www.meetingart.it
LIBRI, AUTOGRAFI, STAMPE
28 Gennaio 2016
info 02 6590 147
A. H. BALDWIN
& SON Ltd
London,11 Adelphi Terrace,
Embankment, London WC2N 6BJ
5-6-7 Gennaio 2016
Annuale vendita XXXVII / XXXVIII /
XXXIX
New York
6 Febbraio 2016
Monete antiche, inglesi e mondiali e
medaglie
Tel.(0) 20 79309808
ADAM PARTRIDGE
he Gate Hall, Chain and Gate, North
Rode, Nr Macclesfield SK11 9JA
21 Gennaio 2016
Antiquariato e Belle arti * saldi con
Francobolli e Ephemera
3 Marzo 2016
Antiquariato e Arte del Sale con Northern
& Arte Contemporanea
18 Marzo 2016
Un giorno Vendita di Studio
Ceramiche e design
14 Aprile 2016
Antiquariato e Arte del Sale con Militaria
www.adampartridge.co.uk
Le date, come i programmi delle aste, possono essere soggetti a variazioni
per cui Artecultura a riguardo non assume nessuna responsabilità.
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ARTECULTURA