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dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali libero accesso per visitare tutta la Rivista: www.artecultura.org e-mail: [email protected] Anno XLIX - N. 1 Gennaio 2016 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n.46) Art. 1, Comma 1, dcb Milano In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa ARTECULTURA 1 Sergio Acerbi IL PITTORE DEGLI ESSERI DI LUCE NELLO SPIRITO MATERICO 2 Lo scopo primario della ricerca pittorica di Sergio Acerbi consiste nel riattivare quel dialogo visivo e concettuale tra materia e spirito che da tanto tempo nell’arte contemporanea, forse, è latitante, sommerso com’è da facili esibizionismi, da concettualità astruse ed a volte francamente fuorvianti, o da realismi troppo reclinati sul mito della pura oggettività, e quindi incapaci di osservare quello che sta oltre, non tanto oltre il visibile in se stesso, quanto al di là dell’effettiva fenomenologia dell’esistenze e le loro molteplici espressioni. Bene ha fatto e fa dunque, Acerbi con la sua raffinata pittura spirituale, a spingersi in una direzione non consueta nel panorama espressivo attuale, consapevole an- 2 ARTECULTURA che di quanto le migliori personalità dell’avanguardia storica, da Klee a Kandiskij, da Mallarmé a Rimbaud, solo per citarne alcune, avevano affermato riguardo alla nuova potenzialità culturale e percettiva dell’arte che oramai consisteva nell’intuire il non visibile, come se, parallelamente, nel leggere o nello scrivere si andasse oltre il puro enunciato, verbale od orale che sia. E’ inevitabile che a questo punto l’arte si incontri con il mistero, con la realtà infinita dell’ignoto e quindi sviluppi di necessità una sua percezione estetica dai tratti quasi extrasensoriali, data appunto dall’acuirsi della sua intuizione. Una sfida che Acerbi accoglie ed approfondisce da diverso tempo e che nel suo recente ciclo INFINITO PERCORSO ESSERI DI LUCE sperimenta una coerente e meditata tensione. Le sue composizioni si sviluppano su una base neoinformale con una organica contaminazione di colore e materia, dovuta alla presenza di varie componenti fisiche che poi l’artista assembla, sintetizza in una personale tecnica di realizzazione. Osservando poi attentamente i dipinti si può constatare che dal caotico ed indistinto movimento della materia spicca un’unica forma, quasi regolare, un piccolo cerchio bianco, a volte anche in coppia, che allude a quella meravigliosa realtà della luce, di cui le suggestive emanazioni angeliche costituiscono una enigmatica e, a volte, implorata, presen- 4 5 6 3 za. Del resto va ricordato che in tutte le culture queste essenze sono punti di riferimento sociale e teologico importante, e non solo per le religioni monoteistiche, ma anche, pur con le dovute differenze, nel mondo classico e nello zoroastrismo. Quel punto luminoso bianco, quasi una sorta di magico punto geometrico, diventa una forza di orientamento, come per il marinaio che nella solitudine della sua navigazione cerca il conforto degli astri o la luminosa traiettoria di un lontano faro. Dal punto di vista espressivo Acerbi respinge ogni forma di astratto dualismo spirito-materia, che al contrario vede nei termini di una poetica dialettica che la sua pittura sviluppa con sensibile evo- cazione lirica. Nè alto, nè basso, né primo piano o sfondo, lo spazio è dato come pura energia che tutto pervade e fonda in un incessante moto generativo e rigenerativo. Infatti ciò che sembra apparentemente disgregarsi, altro non è che l’incipit di un nuovo corso, spirituale e percettivo al tempo stesso. Con intelligenza Acerbi evita il naturalismo, ma al tempo stesso non si lascia irretire dalle stilizzazioni simboliche, dalle pluricodificate morfologie, consapevole che quel flusso di materia, che si svolge fenomenologicamente, la pittura può far suo esclusivamente con un linguaggio libero da convenzioni narrative, da assiomi geometrici, da manierismi già collaudati e risaputi. La realtà della materia, che la pittura di Acerbi indaga, è una realtà dall’infinito richiamo, in costante trasformazione, che rimanda ad un’eco primordiale, prima infatti che l’universo, il mondo acquisissero le oggettive sembianze e di conseguenza il loro alfabeto di linguaggio e comunicazione. In questo plasma cosmico, il punto bianco di Acerbi è il segno di ciò che non muta, che resta inalterabile nella sua spirituale presenza e che poi nella concretezza storica agisce a parla infinite lingue di cui quella dell’arte è la più straordinaria e coinvolgente. Alla cui interpretazione la pittura di Acerbi contribuisce con sensibile indagine e profitto di ricerca. Teodosio Martucci ARTECULTURA 3 7 8 9 SERGIO ACERBI Dalle prime tappe figurative degli anni 80 Sergio Acerbi è approdato nella produzione recente ad una lettura del mondo naturale e soprasensibile arricchita di un forte richiamo spirituale. Già a partire dal 2009 con la raccolta Dimensione sconosciuta l’artista ha elaborato “una visione mistico-materica in cui la necessità di identificare il divino finisce con il presupporre l’iidentificazione della materia primigenia” (Giulia Sillato, storico dell’arte di scuola longhiana) che Acerbi si adopera a rappresentare nella sua molteplice stratificazione, infinita estensione e vitalità. Mediante l’impiego di pigmenti fotocromatici, polveri lapidee e inserti di varia natura amalgamati in differenti impasti, l’artista suggerisce la vibrante energia della materia e lascia intuire realtà e presenze al di là dell’immediatamente percepibile. Il tratto pittorico acquista guizzante dinamismo e immediatezza sottolineato dall’intensità di una tavolozza con timbri coloristici accesi che si staccano da spazi di rarefatta immobilità. In tale contesto, a partire dal 2009 sulle tele di Acerbi prendono forma concrezioni materiche simili a nuclei germinativi che il pittore ama 4 ARTECULTURA definire Spiriti Materici (Infinito eterno 5, 9, 18 e molte altre Raccolta Dimensione sconosciuta). Nelle stesse opere si visualizzano anche presenze luminose, o Esseri di Luce fluttuanti ai confini di realtà naturali e soprasensibili. Questi Esseri di Luce, che rimandano a presenze angeliche o all’identificazione del Divino con la luce, emergono nel loro splendore anche nei dipinti del 2012 e del 2013 tra i quali si possono citare, rispettivamente, Misteri di luce 1 o Materia verso la luce; sono l’elemento caratterizzante anche delle opere esposte a L’Arte e il Tempo, official event di EXPO IN CITTA’ 2015. La produzione recente di Acerbi, collocabile nella categoria dell’arte astratta-informale, si è quindi arricchita di un segno innovativo e distintivo la cui presenza costante mi induce a definire questo artista il ‘pittore degli Esseri di Luce’. Realizzati, unitamente agli Spiriti Materici, con componenti ed una tecnica esclusiva che Acerbi ha brevettato, sembrano trasmettere all’osservatore curioso e sensibile un richiamo spirituale e l’invito a guardare oltre. Piera Ronchi 1 - In copertina: particolare del dipinto “Infinito eterno 19”, olio in tecnica mista su tela cm 50x40, 2009 2 olio in tecnica mista su tavola cm 50x35, 2015 3 olio in tecnica mista su tela cm 120x120, 2014 4 olio in tecnica mista su tavola cm 70,5x56,5, 2015 5 olio in tecnica mista su tela cm 80x100, 2013 6 olio in tecnica mista su tavola cm 79,5x59, 2015 7 olio in tecnica mista su tavola cm 44x38, 2015 8 olio in tecnica mista su tavola cm 39,3x37,5, 2015 9 olio in tecnica mista su tavola cm 50x40, 2015 10 olio in tecnica mista su tavola cm 70x50, 2015 11 olio in tecnica mista su tavola cm 70x50, 2015 12 olio in tecnica mista su tavola cm 38,3x38,6, 2015 Le opere fanno parte del ciclo INFINITO PERCORSO ESSERI DI LUCE 12 10 11 ARTECULTURA 5 Corrispondenza Culturale: Enti e Circoli segnalano Artecultura e le stragi di Parigi con circa 130 morti e feriti... Un dolore che ci tocca nel più profondo di noi stessi, ma è una vita che la nostra Rivista indica nel ruolo della libera Poesia della natura, il modo come vivere uniti nella diversità. L’uomo non cerca, il nemico, ma il suo simile per stare insieme mentre la politica di tutte le marche lo divide. Chi effettua stragi, specialmente sulla gente innocente, tramite kamikaze o con bombardamenti aerei scellerati, non fa differenza. Un inferno nel quale solo la Poesia della Natura può regolare un autentico equilibrio di pace, al contrario si alimenta l’immane distruzione dell’uomo. La sua civiltà, che civiltà ancora non è. Le guerre e le stragi di ogni tipo non sono mai la causa, ma solo la conseguenza di un modo di ragionare e vivere nelle false libertà. Solo dalla radice della Poesia della natura può originare quella fiducia e vicinanza tra persone e popoli che per davvero può dare quella sperata tranquillità con cui da millenni ci si domanda senza vere convergenze culturali. Il passato, conta! Per chiunque volesse spiegazioni dettagliate a riguardo, siamo certamente disponibili. La Donna Madre del Disarmo, umana energia della pace. [email protected] - www.artecultura.org tel. 02-864.64.093 LUNDBECK CELEBRA I SUOI CENTO ANNI CON GLI STUDENTI DELL’ACCADEMIA DI BRERA E UN ANNULLO SPECIALE DI POSTE ITALIANE PER RICORDARE I PROGRESSI COMPIUTI DALLE NEUROSCIENZE “Progress in Mind: in viaggio nel mistero della mente” è il progetto di Lundbeck Italia per celebrare i cento anni della fondazione. Gli studenti del corso di Teoria e pratica della terapeutica artistica dell’Accademia di Brera sono stati coinvolti in un concorso che ha selezionato l’opera che illustra la cartolina commemorativa destinata all’annullo speciale che Poste italiane ha realizzato per il centenario dell’azienda. E’ Cinzia Guzzetti Ambrosi, 30 anni, studentessa di Brera, ad aggiudicarsi il primo premio del concorso con l’opera che rappresenta il binomio tra l’espressione artistica e ricerca scientifica. L’opera è stampata in una tiratura limitata di mille cartoline edite da Poste Italiane. Al secondo posto si sono classificati gli studenti Francesco Fondacci e Manuela Amadei. Ai tre premiati sono state consegnate borse di studio per un valore complessivo di 4.000 euro. La consegna delle borse di studio è avvenuta nel corso della cerimonia di premiazione alla quale hanno preso parte tra gli altri il Direttore dell’Accademia di Brera, Prof. Franco Marrocco, Ralph Fassey, Amministratore delegato di Lundbeck Italia, il Prof. Claudio Mencacci, Presidente della società italiana di Psichiatria e Direttore del dipartimento di Neuroscienze del Fatebenefratelli e Oftalmico di Milano ed Antonella Foschetti referente di filatelia dell’area territoriale Lombardia di Poste Italiane. “L’iniziativa proposta da Lundbeck Italia è ammirevole e i partecipanti hanno presentato risultati di valore eccellente sia dal punto di vista dell’impatto terapeutico che da quello artistico ha dichiarato Alfonso Troisi, Docente di Psicopatologia dell’Università Tor Vergata di Roma - La terapeutica artistica è uno strumento molto utile nel campo della cura delle malattie mentali perché permette di agire efficacemente su pazienti eterogenei e con patologie anche molto differenti tra loro, ma oltre a ciò va evidenziato 6 ARTECULTURA come faccia spesso emergere notevoli capacità artistiche in soggetti apparentemente senza un’educazione formale in materia e che in generale si potrebbero sentire limitati da tali carenze. Ulteriori informazioni sul sito www.lundbeck.com Restaurato l’atrio dei gesuiti del Palazzo di Brera grazie alla Rigoni di Asiago. Milano, 28 ottobre 2015 - Si sono conclusi i lavori di restauro dell’Atrio dei Gesuiti, il nucleo più antico di Palazzo di Brera di Milano, che un tempo ne costituiva l’accesso principale. L’intervento di recupero è stato realizzato grazie al supporto di Rigoni di Asiago, in collaborazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. L’inaugurazione del restauro si è svolta il 28 ottobre 2015 alla presenza di Andrea Rigoni, Amministratore Delegato di Rigoni di Asiago, Sandrina Bandera, Direttore del polo Museale regionale della Lombardia , James M. Bradburne, Direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Nazionale Braidense, Enrico Bressan, Presidente di Fondaco, Aldo Bassetti, Presidente degli Amici di Brera. Info: 02/45496051 ALLA REGGIA DI MONZA “I TEMP(L)I” CAMBIANO DI MICHELANGELO PISTOLETTO La scultura, realizzata per Ecodom, il Consorzio Italiano Recupero e Riciclaggio Elettrodomestici, è in mostra da oggi nel cortile della villa piermariniana. L’opera alta quasi 3 metri e mezzo, larga oltre 3 e del peso di quasi 300kg, è stata commissionata a Pistoletto da Ecodom nel 2009, come simbolo dell’impegno del Consorzio per la salvaguardia ambientale e sintesi della sua attività: riciclare i rifiuti elettrici ed elettronici evitando la dispersione di sostanze dannose. La scultura, infatti, è stata realizzata interamente con i RAEE (rifiuti) da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Si tratta di 32 cestelli di lavatrice incastrati l’uno sull’altro per le colonne e decine di serpentine di frigoriferi per il fregio del timpano. Il tempio, posizionato su una base inclinata, rappresenta il passaggio dall’era del progresso all’era del riciclo. Alla cerimonia di inaugurazione sono intervenuti Michelangelo Pistoletto, Giorgio Arienti, direttore generale di Ecodom, Attilio Maria Navarra, presidente di Nuova Villa Reale di Monza SpA e un delegato del sindaco di Monza. Info: 06.44160843- [email protected] La 40°edizione di Arte Fiera torna a Bologna 29 gennaio - 1 febbraio 2016 Tra Gallerie e Artisti sempre in aumento, la 4° edizione della Fiera Internazionale di Arte Moderna e Contemporanea apre le porte di BolognaFiere al grande pubblico dal 29 gennaio all’1 febbraio 2016. Arte Fiera 2016 si prepara a celebrare i suoi 40 anni: un importante anniversario da festeggiare insieme ai protagonisti che ne hanno fatto la storia, tra artisti, galleristi e personaggi, mostrando per la prima volta i Maestri italiani che si sono distinti nel mondo, tutti passati per i padiglioni bolognesi. L’anniversario cade in un momento storico in cui l’arte italiana domina i mercati internazionali. I grandi artisti contemporanei e moderni registrano record senza precedenti e questo conferma una leadership mondiale per la Fiera bolognese. Il ruolo di Arte Fiera è sempre più affermato e questa Cinque nuove preziose monografie si aggiungono da novembre alla prestigiosa collana editoriale edita dagli Amici della Scala. Titina Rota. Teatro Cinema Pittura; Mario Cito Filomarino alla Scala; Umberto Brunelleschi alla Scala; Alberto Savinio alla Scala; Ebe Colciaghi alla Scala sono disponibili nelle librerie da fine novembre in edizione bilingue, edite da Amici della Scala e Grafiche Step Editrice. In tutto a oggi le monografie sono 52, una vera raccolta da collezione. - Quello di Titina Rota (Milano, 1899 - Roma, 1978) è un percorso biografico e artistico particolare. Cugina del compositore Nino Rota, in giovane età entra alla Scala come apprendista: diventerà in breve tempo una delle costumiste dal segno più moderno e innovativo. Nel teatro di prosa veste tutti i mattatori degli anni Trenta e Quaranta, oltre a firmare un buon numero di pellicole storiche dell’epoca dei “telefoni bianchi”. Nel Dopoguerra Titina cambia vita: fa la giornalista, dirige un settimanale, scrive colonne brillanti e irriverenti. Alberto Savinio (Atene, 1891 - Roma, 1952), al numero delle sue molteplici attività (scrittore, edizione servirà non solo per ribadire un primato, ma anche per interrogarsi sul futuro, attraverso un modello espositivo forte e suggestivo, ma anche solido e scientificamente altissimo. Il progetto prevede,oltre la classica esposizione in Fiera delle più note Gallerie d’Italia e del mondo, anche una mostra celebrativa che ripercorre i primi 40 anni del Salone d’arte più grande d’Italia per raccontare cosa significa Arte Fiera capace negli ultimi quattro decenni di intuire e scoprire lo “stato dell’arte” del nostro Paese. Ma non solo, Arte Fiera 2016 oltre ai grandi Maestri della scena contemporanea e moderna esposti dalle Gallerie dalla nascita del Salone fino a oggi, offrirà ai visitatori uno sguardo verso il domani: cosa ci riserva il futuro dell’Arte? Info: www.artefiera.bolognafiere.it IN ATTESA DI TEFAF 2016 11-20 marzo 2016 TEFAF Maastricht è universalmente nota come la Fiera dell’arte più importante del mondo. Per soddisfare un mercato sempre più esigente e in continuo cambiamento, TEFAF verifica costantemente i propri standard e l’impegno verso la qualità. L’ambizione è quella di dar luogo a quel senso di attesa e di anticipazione che, ogni anno nel mese di marzo, accende il mondo internazionale dell’arte. TEFAF 2016 si terrà dall’11 al 20 marzo al MEEC (Maastricht Exhibition and Congress Centre) di Maastricht . Tel.+31411646440 Corrispondenza Culturale: Enti e Circoli segnalano pittore, scultore, musicista), aggiunse quella di scenografo e costumista a partire dal 1948, quando firmò per la Scala la messa in scena di Edipus Rex di Stravinskij. Le scenografie e i costumi sono una parte poco conosciuta del suo lascito, ma è possibile rintracciarvi i temi che percorrono la sua arte: la presenza inquietante dell’occhio, le figure umane private dei tratti del volto, l’archeologia rivissuta attraverso il surrealismo, la crescita a dismisura degli oggetti, la polarità fra diletto e malinconia. Umberto Brunelleschi (Montemurlo, 1879 - Parigi 1949). Maestro del déco, scenografo, costumista, illustratore di grande rinomanza a Parigi nella prima metà del Novecento. L’artista si rifugiava nel mondo fittizio e scintillante del music-hall parigino, suoi furono gli spettacoli più fastosi alle Folies Bergère. Ebe Colciaghi (Monza, 1921 - Rio de Janeiro, 2005), all’indomani della seconda guerra mondiale, si ritrova, ancora ragazza, al centro della rinascita del teatro italiano. Accanto a Gianni Ratto entra alla Scala come assistente al guardaroba di una storica Traviata di Verdi. Il regista è il giovane Giorgio Strehler, alla sua prima esperienza col melodramma e per la prima volta nel teatro milanese. Disegna i costumi per una serie interminabile di spettacoli entrati nella leggenda, dalla Lucia di Lammermoor con Maria Callas e Karajan direttore e regista, alla turbolenta prima scaligera di Wozzeck, fino al debutto di Rake’s Progress di Stravinskji. Mario Cito Filomarino (Napoli, 1893 - Roma, 1957), aristocratico per nascita e stile, ebbe una fioritura breve ma di straordinaria qualità come scenografo e costumista. Il Teatro alla Scala e l’Opera di Roma si contendevano i suoi allestimenti, ammirati da Strauss, Toscanini, PickMangiagalli. Riscoprire la figura di questo artista significa ripercorrere una personalissima indagine sulle rifrazioni del colore, che vive di una mobilità infinita, facendosi decoro, dove Klimt convive con le forme della natura. Il puntillismo cromatico di Cito Filomarino nasce dall’Art-Déco, ma subito travalica ogni riferimento in favore di una ricerca solitaria dagli esiti sorprendenti. - La collana editoriale: dal 2002 vengono pubblicate ogni anno quattro monografie di piccolo formato dedicate ad artisti che non possono essere dimenticati e, anno dopo anno, per la collana “Sette dicembre” viene pubblicato un importante volume di grandi dimensioni dedicato a un rilevante artista dello spettacolo. I libri sono curati da Vittoria Crespi Morbio, storico della scenografia teatrale, esperta dei rapporti tra arti figurative e teatro musicale. - Amici della Scala è un’associazione non a scopo di lucro e ha i seguenti obiettivi: collaborare con la Fondazione Teatro alla Scala, per accrescere il prestigio che il Teatro ha conquistato nel tempo. Appoggiare le iniziative meritevoli per lo sviluppo dell’arte e della cultura in genere. Per questi scopi l’Associazione, presieduta da Anna Crespi, promuove in Italia e all’Estero incontri tra intellettuali, artisti e personalità del mondo dello spettacolo e persone sensibili all’arte per dar vita ad iniziative nazionali e internazionali al servizio della cultura. Tra le sue attività, si annovera l’organizzazione di “Prima delle prime”, ciclo di incontri per un ampio pubblico come invito e preparazione agli spettacoli in cartellone nei quali studiosi e specialisti conversano attorno all'opera pronta ad andare in scena, offrendo spunti e idee per conoscere i titoli meno noti e approfondire i più conosciuti. Amici della Scala via dei Giardini, 18 – 20121 Milano - 02783479 [email protected] www.amicidellascala.it DRESS YOUR CHAIR IL CSAC di Parma per l’Anno della Luce proclamato dall’UNESCO CAINO ED ABELE, inedito dipinto giovanile attribuito al Guercino Il CSAC - Centro Studi e Archivio della Comunicazione partecipa all’Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla luce proclamato dall’UNESCO per il 2015, nell’ambito del programma di eventi promossi dall’Università di Parma, con la co-organizzazione di Comune di Parma e IMEM-CNR. Info: +39 0521 607791 Il 4 dicembre 2015 al Castello Estense di Ferrara è stato presentato alla stampa - in anteprima assoluta - il dipinto inedito Caino e Abele, recentemente attribuito secondo studi condotti da storici d’arte, tra cui Andrea Emiliani e Claudio Strinati, al periodo giovanile di Giovan Francesco Barbieri, detto Il Guercino. Per l’occasione la visione dell’opera è stata aperta al pubblico dal 5 al 13 dicembre, all’interno del percorso museale del Castello Estense. Info: 349 1250956 Diemmebi lancia il primo non-concorso di sperimentazione democratica nell’industrial design italiano in collaborazione con la Fondazione Achille Castiglioni. Sino al 15 gennaio 2016. In occasione del MADE expo 2015, del Fuori Salone e del grande evento EXPO2015, il 10 marzo 2015 l’azienda italiana, in collaborazione con la Fondazione Achille Castiglioni ha dato via al primo NON-CONCORSO di DESIGN per rafforzare il valore intrinseco progettuale della sedia e stimolare, lo scenario internazionale sulla libera interpretazione ed il riutilizzo di un classico del design italiano. L’invito è stato rivolto non solo ai professionisti del settore e alle aziende amiche storiche Diemmebi, ma anzi, soprattutto agli appassionati, creativi e giovani entusiasti che abbiano l’interesse e la voglia di realizzare un’originale ed innovativa proposta interpretativa dello schienale della sedia S’mesh. Diemmebi ha messo a disposizione 50 strutture dello schienale presso la sede della Fondazione Achille Castiglioni di Milano. Ogni partecipante regolarmente iscritto potrà ritirare 1 modello base per la realizzazione del progetto da presentare entro il 15 gennaio 2016. Info:+390438 912433 - [email protected] Il ritorno di Domenico Piva alla presidenza dell’Associazione Antiquari Milanesi: “riportare Milano ad essere protagonista del mondo antiquario” Domenico Piva è antiquario dagli anni ‘60; nel 1970 apre la prima galleria in via Sant’Andrea, strada alla quale rimarrà affezionato, muovendosi in tre diversi spazi espositivi. Attualmente la galleria ha due sedi, quella di via Bigli e quella di via San Giovanni sul Muro, condotta dal figlio Tommaso. Domenico Piva è una filosofia di acquisto fortemente orientata sulla qualità ed è stato per diversi anni Segretario Generale dell’Associazione Antiquari d’Italia (A.A.I.) e Presidente del Sindacato Provinciale Mercanti d’Arte di Milano e Presidente della Federazione Italiana Mercanti d’Arte, oggi alla sua terza esperienza alla presidenza degli Antiquari Milanesi. Con tanti auguri. Info tel. +39 02 760006 78 A Diana Bracco e Teo Teocoli il Premio Carlo Porta 2015 Lo scorso 2 dicembre al Circolo Filologico Milanese la 50ª Edizione del prestigioso riconoscimento. E’ giunto al mezzo secolo di vita il Premio dedicato al grande poeta milanese, assegnato dal Circolo Filologico Milanese a “Coloro che, con la loro opera e la loro personalità, hanno onorato Milano e le sue tradizioni più significative”. I premiati della 50ª Edizione: Diana Bracco, presidente e amministratore delegato del gruppo Bracco, presidente di EXPO 2015 e Teo Teocoli, artista poliedrico e versatile. info@premiocarlo porta.it Rettifica: a pagina 33 di ARTECULTURA novembre 2015 leggasi Eva Maria Friese e non Paolo De Lorenzi come erroneamente riportato. ARTECULTURA 7 LO SPLENDORE DI VENEZIA Canaletto, Bellotto, Guardi e i vedutisti dell’Ottocento Palazzo Martinengo a Brescia conferma e rafforza la propria presenza all’interno del panorama artistico italiano con una nuova esposizione dedicata agli incanti di Venezia, la città che nei secoli ha affascinato generazioni di artisti. “Lo splendore di Venezia. Canaletto, Bellotto, Guardi e i vedutisti dell’Ottocento”, che celebrerà la città italiana che più di ogni altra è stata, ed è ancora oggi, pur con le inevitabili trasformazioni sociale e culturali, un mito intramontabile nell’immaginario collettivo. L’iniziativa, curata da Davide Dotti, col patrocinio della Provincia di Brescia, presenterà oltre cento capolavori di Canaletto, Bellotto, Guardi e dei più importanti vedutisti del XVIII e XIX secolo, provenienti da collezioni pubbliche e private, italiane e internazionali. Per la prima volta, l’analisi del filone iconografico passato alla storia col nome di ‘Vedutismo’, non si esaurirà con l’esperienza di Francesco Guardi, ma proseguirà anche lungo i decenni del XIX secolo. Le vedute ideate dai pittori, popolate da macchiette in costumi d’epoca e dai personaggi della Commedia dell’Arte, diventano spesso cornici alle famose feste veneziane del Redentore, della Regata Storica, della Sensa e del Carnevale animato dalle tradizionali maschere. Il cosidetto Vedutismo prende, dunque, organicamente corpo nel XVIII secolo. A caratterizzare questo periodo sono le "vedute", paesaggi sia naturali che cittadini ed è da queste che prende nome. Questo movimento si sviluppa in particolar modo a Venezia grazie alla sua particolarità e suggestività.È possibile distinguere due filoni: Il puro Capriccio dove vengono rappresentati paesaggi o totalmente di fantasia oppure costituiti da elementi reali ma tratti da luoghi differenti (come nelle opere di Marco Ricci, Giuseppe Zais, Francesco Zuccarelli, Bernardo Bellotto) risultando così molto più pittoresco e teatrale; Il secondo e più importante intende riprodurre oggettivamente la realtà ed è quindi più direttamente influenzato dalle teorie illuministe. Al secondo filone appartengono la maggior parte dei pittori, molto spesso però i pittori passano da uno all'altro filone (lo stesso Antonio Canal ne è un esempio). Il precursore del vedutismo più oggettivo è l'olandese Gaspar Van Wittel che opera soprattutto a Roma ma che durante un soggiorno a Venezia, durante il quale aveva fatto dei disegni della città, poi trasformati in dipinti, inaugura e dà l'idea di una rappresentazione dell'atmosfera suggestiva di alcuni scorci veneziani (individua quindi per primo gli scorci che poi il Canaletto renderà famosi). Con il Vedutismo invece per la prima volta il paesaggio viene rappresentato in maniera oggettiva e “scientifica”. preso con i “lumi” della ragione. Milano, Palazzo Morando | 12 novembre 2015 - 14 febbraio 2016 L’importanza dell’acqua nella storia del capoluogo lombardo e nelle trasformazioni del suo tessuto urbano, dalla sua fondazione a oggi, raccontati da una mostra attraverso 150 immagini d’epoca, mappe storiche e documenti inediti.Dopo il grande successo di pubblico della mostra “Milano tra le due guerre” con oltre 40.000 visitatori a Palazzo Morando in soli due mesi, l'Associazione Spirale d'Idee torna nelle sale di via sant’Andrea 6 con un nuovo progetto espositivo per raccontare l’importanza dell’acqua nella storia del capoluogo lombardo. La mostra “Milano, città d’acqua”, a cura di Stefano Galli, promossa da Comune di Milano | Cultura, Servizio Musei Storici, dal 12 novembre 2015 al 14 febbraio 2016 a Palazzo Morando, presenta 150 MILANO Città d’acqua immagini d’epoca, provenienti da archivi pubblici e privati, oltre a documenti inediti e materiale cartografico per testimoniare la ricchissima presenza d’acqua in città fin dalla sua fondazione, come elemento cardine attorno al quale si è costruita la fisionomia dell’urbe, la sua prosperità e la sua fortuna storica. L’esposizione intende così documentare la “storia d’acqua” di Milano a partire dalle cronache due-trecentesche di Bonvesin de Canaletto, Palazzo Ducale e il Campanile di San Marco, olio su tela, 51 x 83 cm. Firenze, Galleria degli Uffizi IL PONTE DI MONTEBELLO 8 ARTECULTURA la Riva e di Galvano Fiamma che descrivevano la città ambrosiana come ricca di rogge e canali lussureggianti e pescosi, e disseminata di mulini. Si passerà poi a documentare l’importante ruolo assunto dall’acqua per la difesa militare della città, nonché per la sua crescita economica e industriale.Il percorso espositivo è corredato da sezioni dedicate a curiosità quali la presenza di "fonti miracolose" e il mistero dei battisteri e delle fontane ottagonali; la storia dell'Idroscalo, costruito per ospitare l'atterraggio degli idrovolanti, e quella della Darsena che, per alcuni decenni, è stato l'ottavo porto italiano per traffico di merci. Info [email protected] T. +39 338 7811024 La mostra “I flood myself with light of the immense”, presso lo showroom Lolli e Memmoli di Milano, sarà prorogata fino al 26 febbraio 2016. I lampadari più noti della nota collezione Lolli e Memmoli dialogano con i raffinati lavori dell’artista Christian Balzano, dando vita a un percorso espositivo al confine tra arte e design. Christian Balzano ha creato per l’esposizione alcune opere di grande formato che interpretano, attraverso il suo linguaggio artistico, le lampade di Lolli e Memmoli. Tra i pezzi più apprezzati, Ugolino circular, una lampada a sospensione di forma circolare, in cui i singoli cristalli sono intrecciati tra loro a formare una morbida maglia che contiene la sorgente luminosa, e Ugolino system square, un lampadario di grandi dimensioni con l’aspetto di una cornice quadrata costituita dall’intreccio di migliaia cristalli nelle varie tonalità del marrone labradorite. In esposizione anche alcuni lavori precedenti di Balzano e la collezione di lampade in cristallo colorato di Lolli e Memmoli.Lolli e Memmoli Il marchio Lolli e Memmoli, fondato a Mila- I FLOOD MYSELF WITH LIGHT OF THE IMMENSE no nel 1993 dagli architetti Ivan Lolli e Mario Memmoli, è noto in tutto il mondo per la produzione di lampade in cristallo colorato, realizzate a mano, il cui design contemporaneo combina armoniosamente asimmetria, rigore geometrico e decostruttivismo. I due architetti milanesi hanno traghettato una tipologia di illuminazione, quella del lampadario in cristallo di Boemia, dal passato al presente, cambiandone completamente la sostanza senza però mai abbandonarne la bellezza senza tempo. Christian Balzano nasce a Livorno, dove vive e lavora. Nel 2008 realizza una mostra-evento a Milano e partecipa ad OPEN XI a Venezia Lido. Nel 2009 è impegnato con un’esposizione itinerante in cinque musei argentini, e con la mostra “Milanogallerie”, alla Triennale di Milano. Nel 2010 in occasione di Art Basel, griffa per la Fiat la fiancata di una 500. Nel 2011 partecipa al progetto “Thai-Italy Art and Cultural Exchange” a Bangkok. A luglio viene invitato alla 54ª Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia - Padiglione Italia, Regione Toscana, per una residenza d’artista di un mese con mostra finale. HENRI CARTIER–BRESSON e gli altri. Un viaggio per l’Italia David Seymour, Bernard Berenson osserva la statua di Paolina Borghese © David Seymour / A partire da Henri Cartier-Bresson, lo sguardo dei più celebri fotografi del mondo, da List a Salgado, da Newton a McCurry, costruisce il racconto affascinante di una Italia necessaria alla storia della fotografia. Oltre 200 immagini che sono spesso autentiche icone.Il primo fu Henri CartierBresson. A lui, indiscusso maestro, e al suo lavoro sull’Italia, è affidato il cuore della mostra e il compito di introdurre il primo itinerario fotografico attraverso 20 fotografie dagli anni ’30 in poi che, assieme a quelle di altri 35 autori presenti, contribuirà a restituirci l’”immagine” del nostro Paese visto con l’obiettivo dei più grandi fotografi internazionali. Dall’11 novembre al 7 febbraio 2016, a Milano, Palazzo della Ragione Fotografia ospita “Henri CartierBresson e gli altri – I Grandi fotografi e l’Italia”. Per raccontare come i grandi fotografi internazionali hanno visto l’Italia in un arco di tempo di quasi ottant’anni, la mostra è divisa in sette ampie aree tematiche, all’interno delle quali si sviluppa una storia indiretta della fotografia e dell’evoluzione dei suoi linguaggi. Promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura, Palazzo della Ragione, con Civita, Contrasto e GAmm Giunti e curata da Giovanna Calvenzi la rassegna chiude il percorso dedicato all’Italia voluto nell’anno di Expo 2015 e iniziato lo scorzo marzo, con la mostra dedicata ai fotografi italiani. Lo spazio espositivo del Palazzo della Ragione, interamente dedicato alla fotografia, inaugurato a giugno 2014 nel cuore di Milano, arricchisce il suo palinsesto con una selezione di imperdibili immagini.” Dopo Italia Inside Out, la mostra che nella primavera scorsa ha regalato al pubblico le immagini realizzate dai grandi fotografi italiani, apriamo ora, sempre a Palazzo della Ragione, la seconda parte di questo progetto che riproduce lo sguardo, al tempo stesso incantato e attento, dei grandi fotografi internazionali sul nostro Paese. Affascinati dal suo paesaggio, dalla sua gente, dalla sua storia, gli artisti in mostra ci rivelano, a noi che lo abitiamo, lo stupore che il nostro Paese suscita all'estero, in culture e sensibilità diverse dalla nostra, costringendoci a riflettere sul valore del nostro patrimonio naturale, artistico, storico e sociale. - ha dichiarato l'Assessore alla Cultura Filippo Del Corno - Un progetto perfetto per ExpoinCittà, che ha saputo offrire ai milanesi e ai visitatori, in questi sei mesi, il meglio del talento creativo italiano e internazionale". Un creativo viaggio fotografico nel Belpaese. (Aoristias). Per informazioni T + 39 0243353535 ARTECULTURA 9 - RISORGIMENTO POETICO 2016: un anno Poesia della Natura Nel Settantesimo della fine del secondo conflitto mondiale malgrado tutte le lusinghiere promesse di pace dopo 50 milioni di morti e la nascita dell’ O.N.U., il mondo nel quale viviamo risulta ancora tanto diviso e tempestato di guerra più di prima. Come mai non si riesce a superare un così paradossale contrasto affinché la persona umana possa vivere nella sicurezza della propria dignità? Le risposte possono essere diverse, ma la più accreditabile a riguardo è il problema della difesa presente in ogni cellulare animale del suo stesso tessuto sanguigno. Ma trattasi a questo riguardo di una difesa che fa radice di spinta liberatrice nella spontaneità intuitiva che regola il suo rapporto con l’esterno del mondo costantemente alla ricerca di equilibrio che garantisca la sua stabilità esistenziale. Un rispecchio del mondo vivente nel quale a ben ragione si colloca l’uomo che non riesce a comprendere se stesso immerso com’è tanto nell’evoluzione militare al futuro quanto più dimentico della sua origine da cui poi trae respiro la paura. E che l’egoismo sia poi figlio della paura non è una doppiezza di accavallamento psicologico, ma una conseguenza che si espande insidiosamente come una nube tossica sull’ immaginario del cervello. Un argomento il nostro nel quale a domandarsi spigolosamente non si va da nessuna parte ed a un certo momento si è fuori di se stessi e solo soffermandosi sulle origini della nostra esistenza che si può comprendere il vero valore della Poesia della natura. Quel mondo nel quale, la Poesia della natura, appunto, l’autopoiesi del proprio sè ci suggerisce quello che dobbiamo fare, come agire a cospetto delle varie situazioni nelle quali ci imbattiamo, come agire per star bene e di conseguenza non ammalarsi con la perdita dell’equilibrio che poi si presenta anche come la sola prevenzione di sicurezza per la naturale autodifesa. La 10 ARTECULTURA ragione per cui si vuole affermare che a voler agire nel contesto della convivenza al contrario delle leggi della natura, ci si scava la fossa con le proprie mani. E l’uomo del Terzo millennio, malgrado i disastri vissuti del secondo conflitto mondiale e le premesse di pace purtroppo dimenticate, imperterrito persiste a ritenere le armi la difesa della sua sicurezza personale e sociale, di singolo e di stato. Un problema, a dir vero, per noi troppo preoccupante dal quale si presenta pericoloso persino il Disarmo a cospetto l’immanenza dirompente di uno scoppio nucleare voluto anche per imprevisto caso. E quello che ancora più meraviglia è come mai le rappresentanze degli Stati internazionali persistano a parlare di pace facendo invece sempre più appello alla guerra. E non vi è per noi spiegazione più plausibile a riguardo che ritenere l’uomo che agisce fuori dagli stimoli della natura, della sua carica poetica e che segue l’incitamento illusorio della sua grandezza, un essere precipitato nel profondo della follia. E non riesce più a risalire la china dell’equilibrio per cui assistiamo quotidianamente ai più efferati crimini, delitti e stragi di ogni natura e proporzione. Tutto a causa di quella necessaria ma carente serenità poetica, energia di natura, che lo estranea dalla realtà per svanirlo nelle illusioni di varie devianze particolarmente nei linguaggi di formazione e degli attuali costumi. Una affermazione da noi sostenuta certamente a malincuore, ma la gravità del travaglio sociale che pervade l’attuale convivenza, lo certifica senza troppe parafrasi. Così i fatti. Ormai l’uomo si esprime solo mediante linguaggi di interessi prevaricatori che non sono la naturale premessa della poesia e quindi si è allontanato troppo dalla normalità della natura di cui invece dovrebbe sentirsi ed essere parte attiva dell’ armonia universale. Ed affinché il problema si possa comprendere alla base della sua contraddizione, si lascia sorpresi dall’amarezza che ci assale quando ad esempio nelle alte sfere dell’intellettualità si deve sentire un papa Bergoglio, che stimiamo molto, alludere persino al “rovesciamento della piramide sociale”, anche se questo viene affermato allusivamente per giustificare la fine delle contraddizioni nel nostro violento costume di guerra. Ed anche se il papa l’ha voluto dire solo in un senso metaforico, tuttavia noi sosteniamo che la Poesia della natura, non vuole rovesciare nessuna piramide sociale, ma, aggiungere a quella esistente altre quattro piramidi rovesciate con il vertice verso terra in modo da formare un prisma che poi gonfiandolo raggiunga la forma sferica dove i linguaggi della convivenza non sono più verticali ma orizzontali. Non a senso unico, monodirezionali, ma come la luce del sole che quando risplende non fa privilegio a nessuno: dal moscerino all’elefante, dal filo d’erba all’albero secolare, dalle pianure alle montagne la sua luce è pane indiscriminato di tutti. Una parodia un po’ abusata, ce ne rendiamo conto, ma necessaria, affinché dal nostro punto di vista la vita cammini in direzione degli equilibri poetici e non del disfacimento bellico che con la forza innaturale delle armi opprime la poesia dell’uomo e sotterra il valore naturale dell’umano sentimento. La Poesia della natura è un linguaggio spirituale che origina dal ventre della realtà vivente e cerca di scavare nel mondo del quotidiano dove l’uomo si estranea dalla poesia per abbracciare linguaggi che conducono alla violenza. Un vasto campo di ricerca e di approfondimento culturale, questo, in cui si presenta indispensabile l’apporto di tutti, con la propria esperienza al fine di segnalare i contrasti e quindi superarli con la forza della Poesia energia di natura. (Continua) Artecultura In questo numero GENNAIO 2016 6 CORRISPONDENZA CULTURALE 8 LO SPLENDORE DI VENEZIA 8 MILANO CITTA’ D’ACQUA 9 I FLOOD MY SELF 9 HENRI CARTIER BRESSON 10 RISORGIMENTO POETICO 11 SOMMARIO 12 INTERLUDI 17 BURRI E I POETI 17 IMPRESSIONISTI MODERNI 20 EDIZIONE POESIA PACE 2015 23 L’AUTODIDATTA NELLA STORIA 25 L’O.N.U. e il Parlamento dell’Uomo 26 LA DONNA Madre del Disarmo 27 EXPO I Cibi del Futuro 27 THE CINEMA SHOW 28 UN MATRIMONIO SEGRETO 29 UMANITA’ POETICA 32 LIBRI 33 CONCORSI 33 TURISMO Poesia della Natura 36 ASTE La copertina: Sergio Acerbi, particolare del dipinto “Infinito eterno 19” Inserto redazionale: -MOSTREA MILANO -POSTACATALOGO ARTECULTURA Le idee che la impegnano - CORRISPONDENZA CULTURALE - COSTUME POETICO - 24 OTTOBRE GIORNATA MONDIALE DISARMO - INFORMAZIONE ARTISTICO CULTURALE - POESIA DELLA NATURA - POESIA PACE - PSICOPOESIA SERGIO ACERBI di Teodosio Martucci e Piera Ronchi ; GIOVANNA MADOI - ANTONIETTA DI SECLI’, MARCO PESSA - PINUCCIA MAZZOCCO di T.M.; VERA BENELLI di Clara Monesi; ANTONIO CELLINESE - MICHELE GIANNATTASIO - MARIUCCIA STRETTI SILVANA TESTA - LUISA VISCONTI - PAOLA BRAGLIA SCARPA di Marpanoza. Inserzioni: GALLERIA PONTE ROSSO ARTECULTURA Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali ARTECULTURA PROMOZIONE ABBONAMENTI AGEVOLATI per facilitare la ricerca divulgativa della creatività artistica valida fino al 31 gennaio 2016 Anno XLIX N. 01 Gennaio 2016 Registrazione Tribunale di Milano n. 253 del 6/9/1967 - Registro Nazionale della Stampa n. 5359 - Direttore responsabile: Giuseppe Martucci - ARTECULTURA Edizioni - Codice Fiscale MRT GPP 26M24 G616U -Partita IVA: 03093710154 - Direzione: via Ciovasso 19 - 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093 Fax 02/860.833 - 02/896.573.02 www.artecultura.org e-mail:[email protected] Diffusione gratuita (10 numeri annui) senza impegno fisso di recapito mensile. I lettori che desiderano ricevere ARTECULTURA in modo continuativo al proprio domicilio sono invitati ad abbonarsi. Intestare: ARTECULTURA di Giuseppe Martucci C.C. Postale n. 84356302 Via Ciovasso 19 - 20121 Milano Non si restituisce la quota di abbonamento se esigenze di forza maggiore costringessero la sospensione o la cessazione della pubblicazione. Abbonamento annuo Euro 50,00 Non disdetto tramite raccomandata un mese prima della scadenza si ritiene tacitamente rinnovato con invio della nuova quota. Non valide le disdette effettuate per telefono. ARTECULTURA non riceve pubbliche sovvenzioni Finito di stampare il 15-12-2015 Fotolito e stampa Press Point Via L. Cagnola, 35 Abbiategrasso ARTECULTURA, liberamente consultabile e scaricabile al sito www.artecultura.org. Sito che si suggerisce di visitare ad artisti, biblioteche, circoli culturali, gallerie, musei ed a tutti gli operatori artistici. ARTECULTURA edita dall’ottobre 1967. un libero accesso www.artecultura.org PER IL MONDO! Sostienila con l’abbonamento... [email protected] da BRERA... ARTECULTURA Abbonamento Euro 100,00 con la possibilità di usufruire 1 (una) pagina redazionale su ARTECULTURA con riproduzione di due foto a colori e relativa critica a cura redazionale compreso il ricevimento della Rivista da subito fino a dicembre 2016 Abbonamento Euro 50,00 con la pubblicazione di una foto a colore e relativo corsivo critico sulla base di colonna rubrica “Immagini e Luoghi” e ricevimento di ARTECULTURA da subito fino al dicembre 2016 PRENOTAZIONI: Tel. 02.86464093 [email protected] ARTECULTURA 11 INTERLUDI D'ARTE Giovanni Fattori, GARIBALDI A PALERMO, 1861 Rozalija Rabinovic, IL PALAZZO DEI SOVIET, tecnica mista, cm. 27x39, 1932 L’INCANTO DEI MACCHIAIOLI NELLA COLLEZIONE DI GIACOMO E IDA JUCKER Milano, Museo Poldo Pezzoli Via Manzoni 12 13 novembre 201529 febbraio 2016 La raffinata raccolta di cinquantacinque dipinti, collezionati con rigore filologico a cavallo tra le due guerre dall’imprenditore italo svizzero ispirato dall’esperto consiglio di Emilio Cecchi e Enrico Somarè, è dedicata prevalentemente ai Macchiaioli e a qualche esponente di spicco del secondo Ottocento italiano. Solo oggi, dopo più di quarant’anni dall’ultima esposizione al pubblico, che ne decretò il successo della critica, la collezione è stata ricomposta nella mostra. Particolarmente indovinata la prestigiosa sede espositiva che consente di accostare due figure di assoluto rilievo, esponenti della grande tradizione del collezionismo lombardo: Gian Giacomo Poldi Pezzoli e Giacomo Jucker. La mostra è stata occasione per sviluppare l’attività di studio e ricerca sul fenomeno del mecenatismo artistico in Lombardia, cui è dedicato per elezione il Museo Poldi Pezzoli. Una suggestione particolare suscita sul piano urbanistico la sede museale di via Manzoni che si colloca sull’asse di collegamento con Casa Jucker in Mauro Macchi, dove nacquero le collezioni Giacomo e Ida Jucker. Il termine macchiaiolo venne coniato nel 1862 da un recensore della “Gazzetta del Popolo” che così definì quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine ad un rinnovamento anti-accademico della pittura italiana in senso verista.Questo movimento vorrebbe rinnovare la cultura pittorica nazionale. La poetica macchiaiola è verista opponendosi al Romanticismo, al Neo-classicismo e al Purismo accademico, e sostiene che l’immagine dal vero è un contrasto di macchie di colore e di chiaroscuro. Info: 02-794889 12 ARTECULTURA Francesco Hayez, I VESPRI SICILIANI, scena 1, 1821-22 HAYEZ alle Gallerie d’Italia Milano, 7 novembre 2015 21 febbraio 2016 STORIE SOVIETICHE Roma, Gallerie del Cembalo dal 4 dicembre 2015 al 13 febbraio 2016 Tre storie per tre voci soliste. Tre storie indipendenti, ma unite idealmente, per raccontare nell’arco di 85 anni, dal 1930 al 2015, la storia immensa dell’Unione Sovietica, nel suo farsi e disfarsi, tra illusioni, propaganda, disillusioni, memoria. Apre la trilogia Rozalija Rabinovic, (Kiev, 1895 - Mosca, 1889), pittrice, allieva del VChUTEMAS e interprete originalissima della propaganda negli anni ‘30 nel segno di Stalin. Segue Sergei Vasiliev (Celjabinsk, 1937), nome di riferimento del fotogiornalismo oltre cortina, premiato cinque volte al World Press Photo, e autore di un intenso ritratto della vita quotidiana negli anni del primo “disgelo”, tra i carcerati e la follia dei loro tatuaggi, e i corpi morbidi e immacolati delle donne nella sauna e nelle fasi più emozionanti del parto in acqua. Chiudono le immagini compostissime di Danila Tkachenko (Mosca, 1889), enfant prodige della fotografia russa, che ha ritratto le zone off limitis, militari e industriali, dell’ex Urss, simbolo della guerra fredda e della più ambiziosa tecnocrazia di regime. A distanza di quarant’anni uno dall’altro, e in assoluta autonomia artistica, Rozalija Rabinovic,Vasiliev e Danila Tkchenko si passano il testimone per narrare le stagioni di un paese straordinario e della sua ideologia, che mai come oggi torna a guardare indietro nel tempo. Nel progetto di creazione di un mondo dal “radioso avvenire” tutti coinvolti padri della patria e giovani leve. Una mostra di rilevamte percorso storico. Info: 06-83796619 In collaborazione con l’Accademia di Belle Arti e la Pinacoteca di Brera a Milano, e le Gallerie dell’Accademia di Venezia, dal 7 novembre al 21 febbraio le Gallerie d’Italia in piazza della Scala ospiteranno circa 120 opere di Francesco Hayez in un percorso espositivo curato da Ferdinando Mazzocca. I dipinti, disposti in successione cronologica accompagneranno il visitatore nella rievocazione della vita e del processo creativo del pittore dagli anni della formazione neoclassica tra Venezia e Roma, fino all’affermazione a Milano come protagonista del movimento Romantico e del Risorgimento accanto a Verdi a Manzoni, con i quali collaborò alla costruzione dell’unità culturale dell’Italia. Posando lo sguardo su opere celebri e meno note risulterà immediata la padronanza che Hayez dimostrò nel misurarsi con generi diversi come la pittura storica, la mitologia, il ritratto, la pittura sacra, e le composizioni in cui prevale la sensualità dei suoi nudi femminili. E inoltre percorrendo la mostra si avrà il privilegio di ammirare le tre versioni del Bacio disposte una accanto all’altra. Francesco Hayez (Venezia, 10 febbraio 1791 - Milano, 21 dicembre 1882) è stato un pittore italiano, massimo esponente del Romanticismo storico, particolarmente noto per l’opera il Bacio. Molte sue opere sono “criptate” e hanno un messaggio nascosto (sicuramente politico). Ad esempio nel Bacio, rappresentato in epoca medioevale, intuiamo il vero significato dell’opera, legata al suo tempo, come un patriota che sta partendo per la guerra contro gli Austriaci. Naturalmente in quegli anni era vietato rappresentare liberamente scene di questo tipo, ed è proprio così che Hayez decise di “camuffare” o “criptare” i suoi dipinti, trasportandoli in epoche passate. Il Bacio, è diventato infatti il “manifesto” del Romanticismo Italiano. Dunque una mostra che fa riflettere e che invita il pubblico a visitarla per tutta la particolare vicenda che Hayez ha saputo vivere come Artista italiano e Pittore protagonista. Info: 800 167 619 INTERLUDI D'ARTE Paolo Gotti, CUBA. Where are you going ? Angelo Bozzola, FUNZIONE DI UNA FORMA CONCRETA, 1956 olio su tela G. Birelli-C.Caldini-F.Fiumi-P. Galli, FOTOMONTAGGIO (Courtesy Carlo Caldini) CUBA. Where are you going? Bologna, Vicolo Bianchetti 18 dicembre 2015 -18 gennaio 2016 La serie fotografica di Paolo Gotti dal titolo CUBA. Where are you going? intende indagare, attraverso lo sguardo esterno del fotografo, le bellezze e le contraddizioni della più grande isola dei Caraibi che - fino a questo momento - è stata una delle ultime roccaforti mondiali del comunismo. Dalle scritte che inneggiavano alla propaganda pro USA o, al contrario, in difesa del regime di Fidel, alle battaglie illegali tra galli organizzate clandestinamente nel fitto delle foreste; dal Malecón, il lungomare tra i luoghi prediletti dell’Avana, fino all’atmosfera magica di Baracoa, villaggio all’estremo oriente dell’isola. E’ una vera rivoluzione quella che attende il paese, un cambiamento epocale che coinciderà con la caduta dell’embargo. Dopo 54 anni, Stati Uniti e Cuba ristabiliscono normali relazioni diplomatiche con la riapertura delle rispettive ambasciate. Il muro che divideva i due paesi dal 1961 è iniziato a cadere. Un effetto domino coinvolgerà tutta una serie di trasformazioni, come la fine della doppia circolazione monetaria del Peso Cubano e del Peso Convertibile (CUC), la liberalizzazione della proprietà e dell’iniziativa privata da parte di cubani, l’apertura nei confronti di relazioni economiche e quindi scambi commerciali con altri paesi del mondo, come di fatto già sta avvenendo con il porto franco del Mariel, dove gli investimenti brasiliani sono imponenti. Forse si vedranno anche più automobili moderne, che già si possono acquistare a Cuba a prezzi esorbitanti, e ciò causerebbe la definitiva decadenza delle pittoresche - ma molto inquinanti - vetture americane degli anni ‘50. L’isola sta cambiando, dunque, anche se è difficile valutare a quale velocità. Forse la stessa che determina l’accesso alla rete internet, disponibile fino a qualche tempo fa solo negli hotel e negli internet delle poche sedi della compagnia telefonica statale Etecsa. [email protected] L’ARMONIA DELLA FORMA. ANGELO BOZZOLA E IL MOVI MENTO ARTE CONCRETA Legnano, Palazzo Leone da Perego 28 novembre 2015 - 21 febbraio 2016 L’esposizione approfondisce il dialogo intercorso, nella metà del secolo scorso, tra il MAC- Movimento Arte Concreta e Angelo Bozzola, attraverso 75 opere - dipinti, sculture, grafiche e oggetti design - del maestro novarese e degli artisti del MAC presenti nelle collezioni del MA*GA, quali Bruno Munari, Gianni Monnet, Gillo Dorfles, Atanasio Soldati, Augusto Garau. La rassegna inaugura il nuovo Polo Museale dell’Alto Milanese per l’arte contemporanea che unisce in un unico progetto culturale le sue due sedi del MA*GA di Gallarate e di Palazzo Leone da Perego di Legnano. Con L’Armonia della forma inizia la collaborazione tra i Comuni di Legnano, di Gallarate e il Museo MA*GA, nell’elaborare un programma a tutto tondo, culturale, educativo, espositivo per Palazzo Leone da Perego. Il proposito è creare un vero e proprio polo per le arti contemporanee dell’area metropolitana e dell’alto milanese, capace di potenziare e razionalizzare l’offerta culturale territoriale esistente. La programmazione si focalizzerà sui grandi maestri di area lombarda di valenza internazionale, sui giovani e sulle istanze più contemporanee e attuali dell’arte. Il Movimento per l'arte concreta, o MAC, è un movimento artistico fondato a Milano nel 1948 da Atanasio Soldati, Gillo Dorfles, Bruno Munari, Gianni Monnet, con il fine di promuovere l'arte non figurativa, ed in particolare un tipo di astrattismo libero da ogni imitazione e riferimento con il mondo esterno, di orientamento prevalentemente geometrico. Il nome del movimento si rifà ad una accezione del termine "concreto", usato nel senso detto, introdotto inizialmente negli anni trenta da Van Doesburg e Kandinskij. Info 0331 5457 726 EARTHRISE Visioni pre-ecologiche nell’arte italiana (1967-73) 9999. Gianfranco Baruchello, Ugo La Pietra, Piero Gilardi a cura di Marco Scotini. Al PAV di Torino un nuovo capitolo della genealogia del rapporto tra pratiche artistiche, politiche ed ecologiche. Con la nuova mostra il PAV intende approfondire la propria indagine sulla genealogia del rapporto tra pratiche artistiche, mutazione sociale e produzione dell’ambiente, presentando un insieme di ricerche pioneristiche condotte in Italia negli anni cruciali attorno al ‘68. Un Sessantotto che non è solo quello della rivolta del movimento studentesco e dei lavoratori ma anche quello della celebre foto scattata da William Anders il 24 dicembre di quel fatidico anno. Una foto meglio nota come “Earthrise” appunto, da cui prende il titolo l’esposizione, e dove la Terra - isolata nello spazio cosmico - appare per la prima volta vista dalla Luna. “L’idea che faremo meglio a tornare alla terra intesa come risposta polemica all’esplorazione spaziale è l’idea di base dalla quale sono partito per questa avventura chiamata Agricola Cornelia” scriveva Gianfranco Baruchello in un libro dal titolo ormai noto How to Image. A Narrative of Art, Agricolture and Creativity del 1983. La fattoria sperimentale che porta il nome di Agricola Cornelia S.p.A., inizia a prendere forma nel 1973, “alla fine -cioè - di tutte le esperienze politiche con le quali eravamo stati connessi dal sessantotto in poi e ci scoprivamo alla ricerca di valori diversi dalla normale militanza”. Nel 1971 è il gruppo di architettura radicale 9999 a lanciare invece un manifesto-volantino con lo slogan: “Caro studente o cultore dell’ambiente, stai attento! Il tuo ecosistema è in crisi, la tua capacità creativa è assopita”. Ciò che unisce queste esperienze è l’assunto etico della terra vista come “luogo di ritorno”, come nuovo approdo dell’umanità nella sua costante ricerca. Info: +39 011 3182235 ARTECULTURA 13 Antonio Cellinese Michele Giannattasio La forma e la poetica Nel sentimento della vita Rispecchi di realtà in cui si confrontano la forma e la poetica che dipinge su un fondo marrone-chiaro l’abbozzo di un progetto striato in marrone scuro. Propositivamente viene scandito un sogno tra l’essere e il desiderio di raggiungere quello spirito compositivo che traccia un lungo ponte tra il primitivo e il moderno, il passato e l’attualità in veloce divenire. Uno stile come alato per esaltare quella dimensione intuitiva che scava nella materia la bellezza della meraviglia creativa in cui l’immagine dipinta si configura come un sostrato di memoria che vola verso la sua eternità. Un dipinto sentito come linguaggio di ricerca decisa a scoprire il sogno sognato in atmosfera monocromatica che nella sua fenomenologia luminosa precisa la sua dimensione artistica come una forma parlante. Marpanoza La riflessione sulle strutture del dipinto, che riproduce due ragazze, la prima a sinistra in piedi e la seconda seduta di spalle ai suoi piedi, suggerisce l’idea di un disaccordo sul discorso, il fondo poi in grigio scuro e le due ragazze pure in verde opaco con rispecchi di bianco-latte sulle rispettive facce e parti delle arti, danno sì il senso di un diverbio nel quale ognuna delle due presenze si ostina sulle proprie posizioni. E’ la pittura di Michele Giannattasio sempre addentro alle vicende del quotidiano di cui è un attento osservatore che, infatti, dipinge da pittore espressionista con la carica umoristica del poeta divertito. In questo suo dipinto “DIALOGO SOTTESO” che poggia sul pavimento in rosso-scuro il senso della pittura riafferma il persistente percorso di Giannattasio, sempre sensibile alla vicenda umana perché ne studia il caso che poi collega ai tanti che conformano lo stile e la natura di una ricerca vissuta con tutta animazione. Marpanoza Antonio Cellinese “INTERLAZIONI A RISPECCHIO” Opera Michele Giannattasio “DIALOGO SOTTESO” Olio su tela. 14 ARTECULTURA Mariuccia Stretti Pittrice del mare… Nello spettacolo delle vele con le loro forme variopinte, luminose, si osserva un sensibile omaggio alla vita, al mare, ai loro fascinosi ed imprevedibili paesaggi. La sua cultura visiva riesce a contemperare il rigore del metodo compositivo con l’energia inventiva dell’ideazione. La sua pittura è anche “disciplina”, piena coscienza della potenzialità e della direttiva verso cui orientare il mezzo tecnico. Il mito “romantico” dell’ispirazione è lontano dalla sua personalità concreta e determinata. Affinata dalla sistematica costanza al lavoro, Mariuccia Stretti rende il gioco marino delle vele realtà nuova, pura coreografia della memoria. La Stretti ha ormai una sua spiccata personalità artistica che nella pittura ha definito un preciso linguaggio... A questo risultato è pervenuta con il suo impegno, con il confronto libero, senza pregiudiziali con quanto avviene nell’arte contemporanea.... Info: [email protected] Mariuccia Stretti “NELLA SCIA DEL VENTO” Tecnica mista acrilico e smalti su tela cm 90 x 120 Silvana Testa Luisa Visconti Itinerari ignoti Atmosfera di natura Una serena voce dei nostri inquieti tempi si potrebbe definire l’assemblage pittorico che in questo inizio d’anno 2016 Silvana Testa presenta. Una risposta certamente consapevole oppure d’inconscio che la pittrice intuisce e realizza come diretta risposta al disordine dilagante e che indubbiamente suggerisce un ricambio di convivenza nella quale gli uomini e la cultura lavorano per sentirsi vicini e non divisi continuamente dalle guerre. E le sue “scomposte” geometrie a riguardo che pur fanno armonia per inverso desiderio, implicano quella iniziativa poetica che spontaneamente nella pittrice si sveglia in lestitudine per realizzare, disponendo gli opportuni elementi simbolici, l’atto creativo che il momento le suggerisce. E ne consegue così l’attivo risentimento di una composizione pittorica che dipinge in antitesi alla sovversione spirituale dei propri giorni. E le spezzettature geometriche in rosso o marrone, concentricamente ellittiche, lo evidenziano. Marpanoza La scelta del luogo particolare da dipingere in una pittrice più che frutto di un desiderio si deve per noi ritenere una vocazione che si libera dalle contraddizioni del desiderio, appunto, per manifestare il compiacimento pittorico d’una realtà che appaga la cognitiva manifestazione dell’oggetto, vale a dire puro linguaggio di consistenza universale che muta le sue istanze tonali o di forma come l’intuizione personale lascia intravedere. Per cui il verde, che contraddistingue per atmosfera di liricità il dipinto di Luisa Visconti, non risponde tanto ad una regola accademica quanto ad una condizione innata che scopre nelle vesti più espansive della natura il suo appagamento sensitivo. Per cui “NEL VERDE” che viene riprodotto in armonia redazionale, le raccolte sfumature tonali che fanno orientamento ad un momento di pioggia con vento con al centro un buco bianco-latte e qualche palo orizzontale, si incontrano con un tronco ritto di un albero. Come a tracciare un angolo retto. Sono quei particolari che accedono di simpatia un dipinto che nella natura incontra la sua origine e la sua libertà di essere vita vegetale. Un dipinto di qualsiasi natura tecnica è sempre il rispecchio dell’interiore spirituale, se poi riguarda la campagna, maggiore la conoscenza. Marpanoza Silvana Testa “GEOMETRIE STRATOSFERICHE” 2013 Olio su tela, cm. 90x130 GALLERIA PONTE ROSSO GALLERIA dal 1973GALLE PONTE ROSSO dal 26 novembre 2015 al 10 gennaio 2016 N.Y. Snapshot, 2014 - olio su tela cm 40x40 PAOLO PARADISO Small is better ...sometimes Luisa Visconti “NEL VERDE” cm. 36x51 20121 - Milano via Brera 2 Corrisp. via Monte di Pietà 1A Tel./Fax 02.86461053 E-mail: [email protected] www.ponterosso.com Orario di apertura: 10-12,30 / 15,30-19 Chiuso domenica e lunedì ARTECULTURA 15 Vera Benelli Milano: SEICENTRO Via Savona 99 - 12-23 gennaio 2016 Siamo di fronte ad una nuova installazione di Vera Benelli. Nella sua ultima mostra l’avevamo lasciata a battersi perché venisse accordata visibilità alle donne in tutto il loro operare, ora la ritroviamo pronta ad indicarci un nuovo percorso, a spingerci a guardare gli oggetti di cui ci circondiamo, soprattutto a considerare quello che lasciamo dietro di noi, i resti della nostra quotidianità. Ma non è soltanto un monito a non sprecare, che pure è uno dei messaggi che Vera ci lancia con la sua stupefacente versatilità, è anche una sollecitazione a guardare più in profondità la nostra vita, a tener conto dei ricordi che nascono dagli oggetti che ci hanno accompagnato, o anche, semplicemente, a considerare quale bellezza ci sia sotto i nostri occhi, spesso però incapaci di scorgerla. Tutto ha per Vera importanza e significato. Parte da una sua immagine infantile del tempo di guerra: lei con il fratello, i vestiti rattoppati di quel tempo in cui nulla si buttava, perché sempre poteva servire, il ricordo delle fiamme che incendiavano il cielo di Padova, il terrore che ti invade il cuore, i giochi che si interrompono… Ecco allora la cassa delle spolette belliche che contiene i giocattoli di un tempo, un tempo per fortuna finito? Davvero finito? No. Niente finisce perché tutto continua a ripetersi anche oggi, altrove ma nello stesso modo. Il medesimo terrore, la sicurezza che non trovi più, gli oggetti che devi abbandonare, distruzioni … Ancora resti. Ma Vera, che è una donna positiva, riprende in mano la vita: resto è anche ciò che ci resta, che non si dimentica, qualcosa che rimane indelebile nel nostro ricordo: le esperienze di viaggio per esempio, simboleggiate da bolero su cui si appuntano le 16 ARTECULTURA R E S T I R esti di vita vissuta inariditi nella dimenticanza ossificati nell'abbandono E sperienze remote che gli eventi fanno riemergere dalla culla dell'oblio S i esibiscono prepotenti nella spoglia nuda (cruda) verità T travolgono come tornado l'anima sopita e si mostrano spudorati al mondo I frammenti logorati dall'uso si ricompongono magicamente e splendono rinati alla SPERANZA. Vera Benelli spillette souvenir e dalla valigia con le etichette. Il mondo ci sta attorno: non dobbiamo chiuderci in noi stessi. E perché poi non guardare con occhio diverso anche quello che adoperiamo ogni giorno, che fa parte della nostra vita? Gli attrezzi della cucina per esempio e qui, sorpresa, ritroviamo Salomè, già protagonista di Visibilità Invisibile, ma non in veste di seduttrice, no. E’ una massaia, i veli si sono trasformati in sette grembiuli. Anche cucinare è stato per secoli un compito della donna e allora bisogna rivolgere un pensiero riconoscente a Margarete Schutte Lihotzky che almeno ha cercato di rendere più facile il lavoro delle donne dietro i fornelli… E poi viene da Vera un invito a renderci conto della bellezza delle cose che maneggiamo, anche se sono inutili, come le confezioni sontuose delle scatole dei cioccolatini che qui, assemblate da Vera, sembrano un lavoro di alta oreficeria… Insomma, ovunque giriamo lo sguardo siamo circondati da resti che dobbiamo guardare con attenzione. Certo a volte questi resti sono inquietanti come i rifiuti lasciati per strada o tragici come quelli che lasciano gli incidenti, ma tracce, tracce di vita su cui Vera ci sprona a pensare comunque in modo meno superficiale. E per aiutarci a pensare, per creare un momento di meditazione, l’artista accompagna il percorso della mostra con le sue poesie. I suoi versi sottolineano la suggestione delle installazioni scelte, rappresentano un memento indispensabile non certo per la comprensione di quello che Vera intende proporci, ma per un ulteriore approfondimento. Del resto anche la scrittura è per la Benelli un’espressione artistica e non solo per il suo contenuto ma anche per la sua forma grafica. Ecco allora le sue esperienze nel campo della calligrafia, riproposte in questa mostra negli oroscopi cinesi. Altri resti di indubbia eleganza. Nell’ultima mostra Visibilità Invisibile ci avevano poi incuriosito le orme di piedi femminili, in marcia verso dove? Ma in marcia a lasciare impronte più profonde di quelle che le donne finora hanno lasciato, risponde Vera, che ancora una volta ci lascia ad ammirare le sue fantasiose creazioni, ma, soprattutto, ci apre infinite tracce di pensiero. Clara Monesi . BURRI e i Poeti MAON, Rende (Cs) 11 novembre 2015 - 28 febbraio 2016 Nell’anno in cui in tutto il mondo si celebra il Centenario della nascita di Alberto Burri, un omaggio del tutto originale al grande Maestro umbro è quello che gli viene reso al MAON - Museo d'Arte dell’Otto e Novecento di Rende, in Calabria. E’ la mostra “Alberto Burri e i Poeti” curata dal direttore dello stesso Museo, Tonino Sicoli e dal Presidente della Fondazione Burri, Bruno Corà. L’esposizione, che si avvale della determinante collaborazione della Fondazione Burri, resterà aperta al MAON sino al 28 febbraio 2016.“Per chi conosca appena un poco la biografia di Burri, questa è una mostra attesa. Burri era un poeta che esprimeva la sua poesia nelle opere d’arte, scabra, intensa, personale e del tutto universale. Che proveniva dal profondo e scavava nel profondo dell’interlocutore”, afferma Corà. “Anche per questa sua sensibilità, egli intesse rapporti intensi, prolungati con alcuni dei grandi poeti del suo tempo. Confrontandosi, anche vivacemente, con loro, illustrando delle loro opere, inglobando il loro sentire nelle sue di opere”.E di questi rapporti dà conto la mostra “Burri e i Poeti: materia e suono della parola”. Qui, accanto ad una emblematica e grande opera del maestro sono esposte numerose altre sue creazioni che testimoniano il suo rapporto assiduo e particolare con la poesia e i poeti. Si tratta di lavori originali realizzati per copertine di libri in edizioni ormai rare e di pregio, di opere create da Burri per edizioni particolari, straordinarie testimonianze di intense collaborazioni.E’ noto il particolare il rapporto tra Burri e Giuseppe Ungaretti. Per il grande poeta, Burri era, insieme a Fautrier, il pittore più amato. In una sua lettera del ’63, ne tratteggia questo ritratto: «Burri, il medico, poi pittore reduce dalla prigionia nei campi di concentramento che, con quell’orrore negli occhi vuota, nelle sue opere, il bubbone infernale, ne mostra in mezzo ai lutti, l’ingiusto cratere di sangue e di fuoco voluto dall’inferno, e mostra come la fiamma della libertà domini alla fine anche il più atroce sadismo». Pochi mesi dopo Ungaretti visita la Biennale di Venezia e resta colpito dalla «stupenda sala di Burri, l’ultimo pittore rimasto nel mondo... Fontana ha una purezza unica. Il resto o è vecchio o è stupido. Edgard Degas, Dopo il bagno, donna che si asciuga la nuca IMPRESSIONISTI E MODERNI DALLA PHILLIPS COLLECTION WASHINGTON Roma, Palazzo delle Esposizioni Sino al 14 febbraio 2016 La mostra dal titolo “Impressionisti e moderni. Capolavori dalla Phillips Collection di Washington” presenta sessantadue dipinti provenienti dal primo museo americano di arte moderna. Nelle intenzioni del fondatore Duncan Phillips, la prestigiosa istituzione, inaugurata a Washington D.C. nel 1921, avrebbe dovuto diventare "un museo intimo e raccolto, ma anche sede di sperimentazioni" in cui presentare l’arte contemporanea accanto a capolavori più noti. Oggi la Phillips Collection è una raccolta di opere d’arte moderna e contemporanea apprezzata in tutto il mondo. Nell’imminenza del suo centesimo anniversario, il museo ha organizzato un’importante mostra itinerante nel corso della quale il pubblico romano avrà per la prima volta l’occasione di ammirare una parte della sua ricca collezione. Questa straordinaria mostra dedicata alla pittura europea e americana è organizzata cronologicamente, riflettendo in forma di macro-sezioni le grandi correnti culturali che hanno attraversato l'Ottocento e il Novecento fino al secondo dopoguerra. Si esordisce con le opere dei grandi artisti che all'inizio del XIX secolo hanno rivoluzionato la pittura europea da Goya a Ingres, da Delacroix a Courbet e Manet, messe in dialogo con quelle dei maestri dell’impressionismo francese come Cézanne, Degas, Van Gogh, Monet e Sisley. Un posto di spicco spetta ai maestri moderni che hanno plasmato la visione artistica del Novecento, tra cui Bonnard, Braque, Gris, Kandinskij, Kokoschka, Matisse, Modigliani, Picasso, Soutine e Vuillard, accanto agli americani Arthur Dove e Georgia O'Keeffe. Scoprire le opere fondamentali di grandi artisti americani ed europei del secondo dopoguerra come De Staël, Diebenkorn, Gottlieb, Guston e Rothko sarà per il visitatore un'esperienza intensa e completamente nuova.La Phillips Collection è sostanzialmente diversa da altre istituzioni nate tra le due guerre poiché il suo fondatore, molto interessato al rapporto tra l'arte del passato e del presente, intendeva sostenere giovani artisti di vari orientamenti estetici e acquistò le opere giudicandone il merito, non perché illustravano scuole di pensiero, o erano alla moda o per il nome dei loro autori. Nel 1954, rivolgendosi alle nuove generazioni, Phillips scrisse: "Nelle nostre sale si mescolano epoche e nazionalità diverse, dipinti antichi e moderni che, accostati, acquistano senso e rilevanza in nuovi contesti, per contrasto o per analogia". Info 06 3996 7500 ARTECULTURA 17 Giovanna Madoi TRA L’ORIGINE E IL DESIDERIO NELLA FORMA DIPINTA Che la figura, comunque essa venga intesa, costituisca un punto di riferimento importante e forse persino decisivo per qualsiasi artista, anche se magari è restio ad ammetterlo, è un dato a nostro avviso indubitabile. La figura e la sua percezione, sono la dialettica vivente e vedente dell’arti, appunto cosiddette visive. Questo fatto lo si può pienamente appurare anche nei confronti di una autentica personalità, Giovanna Madoi, pittrice, scultrice di approfondita e lucida esperienza ed indagine, che con la figura ha intessuto ed intesse un dialogo poetico quanto mai suggestivo e costante. Figura che tuttavia deve essere non solo percepita dai sensi, ma davvero interpretata dalla propria immaginazione, dagli stimoli della personale fantasia che lentamente in questo confronto verifica le proprie possibilità, e se è fortunata, perviene a singolari appagamenti non solo 18 ARTECULTURA formali o stilistici, ma quel che più conta effettivamente spirituali. Ecco allora che questa tensione figurale per la Madoi acquista una risonanza del tutto particolare. La sua figura infatti non appartiene al campo della cronaca e nemmeno a quello della storia, piuttosto a quella fase dell’evoluzione umana in cui mito e realtà si fondono e si confondono, in quella primigenia dimensione aurorale dell’uomo e della natura in cui tutto era possibile perché vago ed indistinto. Così intesa la figura allora sollecita l’indagine nel profondo del proprio animo e a questo scopo le regole classiche dello studio e della tecnica artistica valgono ben poco, se non sono sorrette, come il caso della Madoi, da una vena poetica interiore, che coglie per vibrazione atmosferica, per collaudata visione, ciò che appare nelle sue emozioni, nella sfera dei suoi sentimenti. Realtà interne che una volta vedute con l’occhio della mente assurgono a valori mitici, archetipali, ma senza codificazioni simboliche o astratte stilizzazioni. Così, corpi dall’impronta monumentale, quasi pietrificati, sembrano galleggiare nell’ombra, muoversi in una luce che tale non è ancora, quasi una sorta di lucore embrionale che tutto avvolge e compenetra. Regno animale, vegetale, umano, formano un continuum non tanto plastico, quanto sottilmente onirico in cui il gioco di trasparenze è altamente sofisticato, pregno e saturo di un’ombra che tutto avvolge e circoscrive. Nè va dimenticato, fra l’altro, che la Madoi è anche una validissima scultrice e disegnatrice e queste “competenze” naturalmente entrano e partecipano della nascita e dell’evoluzione dei suoi dipinti. Si è di fronte ad una pittura che pertanto non intende rappresentare la realtà, Le opere, da destra in senso antiorario: IL BALLO DELLA VITA - LA COLOMBA L’ATTESA - LA GRANDE MADRE IL BACIO - LA SORPRESA quanto coglierla nella sua primordiale genesi, poichè in questa condizione senza tempo, tutto è un vago stupore e nel contempo una solida certezza poetica. In questa evocativa dinamica si dispone il linguaggio plastico dell’artista in cui il rupestre si leviga, si raffina sino a divenire una trama sottile che accoglie le forme, le sue epifanie, i suoi fantasmi più segreti ma non per questo meno rilevatori di un’emozione, di uno stato d’animo. Fuori quindi dai cliché romantici, il personale surrealismo della Madoi afferra la realtà del sogno, non come individuale esperienza, ma quale strumento di indagine con cui l’arte verte a conoscere le sue origini, a scavare infinitamente nel passato e nel futuro dell’uomo. Teodosio Martucci ARTECULTURA 19 AUTORI PRESENTI :LA SCUOLA: ISTITUTO SUPERIORE “G. FALCONE”CLASSE II AP GALLARATE. DOCENTE: ANNITTA DI MINEO - ROSARIA MATERIA -DIRIGENTE SCOLASTICO: MARINA BIANCHI. ALLIEVI: GIADA ANDREANI - LEONARDO BALOSSINI - SARA BELLELLI - GIOELE BENETTI -ANDREA BORRONI - FILIPPO BRIVIO MATTEO CAON - SIMONE CARNEVALI - ANDREA CHERUBIN - ALESSANDRO CINILTANI - SAMUELE COLOMBO - MANUELA COMITO - MIRKO CORAGGIOSO - WALTER ESCALANTE - ELENA GOVONI - DAVIDE GUIDI - LAURA IUCULANO - ALEXIA LURASCHI - LORENZO MACCHI - EDOARDO MARTINO - ALESSIA MAURO - ISABELLA MAZZOLA - SALVATORE MAZZONI - ALESSANDRO MUCCINI - CHIARA PEREGO - ANDREA ROBERTO - NICHOLAS ROLLA - NICOLA SCALCO - MATTEO ZOCCHI - MATTEO ZURRU.POESIA: MICHELA ISABELLA AFFINITO - MARIA ADDAMIANO - PIERO AIRAGHI - ALESSIO “ALIAS PRIMO” COLASANTI - VITA ANGILERI EID “ANNAVITA” RAFFAELE ANTONELLI - DANIELA BALOCCO - GIACOMO BELLUCO - BRUNO ALESSANDRO BERTINI - ERMANNO BIGHIANI - LORIANA BINI - RINA EUGENIA BONANOMI - FIORENZA BONFILI - ANNA MARIATERESA BORRELLI - ROSETTA BUSCEMI - LUCIANA CARMELLO - DARIO CARRERA - FRANCO DEMETRIO CARUSO - ACHILLE CASTOLDI MARIALDA CIBOLDI - ANTONIO CONSERVA - LAURA CRIPPA - RAFFAELE DE PRISCO CLEMENTINA DE SANTIS - LEOPOLDO DI GIOVANNI - ANNITTA DI MINEO - ANTONIETTA DI SECLI’ - MARIO FERRARIO - VALENTINA FUSE’ - TIZIANO MARIA GALLI - MARCO GALLUCCI - SILVIA GAMBARELLI - ELDA MARIA GARATTI - FABIO GIBILLINI - ANNA MARIA GIORDANO - LUIGI GIURDANELLA - ERMANNA GUSMAROLI - MARISA GUTTORIELLA - CHIKHUTINA HALYNA - VINCENZO C. INGRASCI’ - REMO LANA - MARIA ASSUNTA LEONE - ANTONIO GIUSEPPE MALAFARINA - ANDREETTA MANARA LILIANA MARIONI BOGGIO - GIUSEPPE MARTUCCI - OLGA MATERA - ANTONIO MAZZAMURRO - CORRADO MONTALTO - MARIA TERESA MOSCONI - PIETRO NIGRO - SERGIO OSIMANI - ROSALIA PANDOLFO BIANCHI - TINA PAROTTI - GIAN FRANCO PIGNATON - ANNA MARIA PIRIA - ERIKA PISANO - ALBERTO PISTILLI - ANNA PODDA - ERMINIA CARLA PORTA - ALESSANDRA PRAT - MARIA CHIARA QUARTU - GIOVANNA REDAELLI - MARIA CRISTINA REMONDI - ANNA RICUCCI - CATERINA ROVATTI GIULIANO SACCO - GIOVANNI SALVEMINI - NICOLO’JACOPO SUPPA - DANIELE TORELLI - SILVIA TORELLI - GIOVANNA TURIANO - ROSARIO VESCO - ANTONIO VISCONTE GIUSEPPE ZANGHI - ITALO ZINI. PROSA: ADRIANO ARLENGHI - GIUSEPPE CIANCI LEOPOLDO DI GIOVANNI - PIETRO SALVINI - FRANCA TREVISI. A sinistra gli Autori e gli allievi della classe II AP Istituto Superiore “G. FALCONE” di Gallarate. Docenti: Annitta Di Mineo, Rosaria Materia, Dirigente Scolastico Emilia Ametrano. Seguono sulla sinistra tutti i nomi degli Autori aderenti alla poetica rassegna, saggi e servizi sul fattore culturale sulla nuova edizione di Poesia Pace 2015 con la significativa copertina. A destra dall’alto tre particolari momenti dell’importante incontro poetico “Mente e Disarmo a costume poetico”. In alto l’attenta partecipazione del pubblico sulla natura culturale dell’iniziativa. Seguono nella seconda foto il Dirigente Scolastico Emilia Ametrano mentre formula gli auspici alla manifestazione. Ancora una foto ricordo dell’incontro con da sinistra a destra: Annitta Di Mineo, autrice e docente, Laura Tosca,pittrice,Giuseppe Martucci, direttore ARTECULTURA e Alfredo Mazzotta, scultore e studenti. Milano, 7 novembre 2015: Liceo Artistico Statale di Brera, Via Hajech 27 XLIII POESIA PACE 2015 “ Mente e Disarmo a costume poetico” Intervengono il Dirigente scolastico Emilia Ametrano che porta il saluto dell’Istituto accogliente l’incontro, Il Prof. Alfredo Mazzotta del coordinamento culturale, il Dr. Teodosio Martucci con sintetico excursus storico sulla finalità della manifestazione, la pittrice Laura Tosca con opportune considerazioni sul tema ed infine l’intervento di Giuseppe Martucci direttore ARTECULTURA che sottolineava l’urgenza e le finalità culturali della DONNA “MADRE DEL DISARMO”. Giovanni Jurato autore delle foto.. E’ stata presentata lo scorso 7 novembre al Liceo Artistico Statale di Brera, in via Hajech 27 a Milano, la 43a Edizione di Poesia Pace, dal titolo MENTE E DISARMO A COSTUME POETICO. Un’indicazione, come si vede, quanto mai attuale, se si considerano anche i recenti, drammatici, fatti di violenza che hanno sconvolto la Francia lo scorso novembre 2015. Ancora una volta un doveroso ringraziamento alla celebre istituzione educativa milanese, al sensibile Dirigente scolastico Emilia Ame- 20 ARTECULTURA trano, le cui parole all’inizio della manifestazione sono state quanto mai stimolanti, alle quali poi facevano seguito le considerazioni del prof. Alfredo Mazzotta, scultore e docente, che si è ottimamente prestato per il lavoro di coordinamento culturale dell’importante evento poetico. La pittrice Laura Tosca, personalità presente alla rassegna, esprimeva, quindi, suggestive e condivise riflessioni sul tema della violenza e sul fatto che l’arte e la cultura in generale possano essere i migliori antidoti per contrastare ogni fe- nomeno di arbitrio e prevaricazione. In seguito prendeva la parola il Dr. Teodosio Martucci, che in un breve intervento tracciava la storia e la finalità culturale delle rassegne di Poesia Pace la cui prima edizione risale al lontano 1973. Anche quest’anno, numerosa e qualificata la presenza di singoli autori e della scuola e da questo punto di vista un plauso particolare va alla classe II A - indirizzo alberghiero - dell’Istituto Statale G. Falcone di Gallarate le cui poesie hanno sensibilmente arricchito la nuova antologia. Un impegno che, naturalmente, oltre alla sensibilità dei giovani autori, ha visto anche l’importante contributo didattico e culturale delle docenti Prof.ssa Annitta Di Mineo e Rosaria Materia e del Dirigente scolastico Marina Bianchi. Un ruolo, quello della scuola, delicato e primario perché una coerente educazione alla pace o, meglio, ad un costume poetico possa attecchire in profondità e lentamente produrre nel tempo i suoi più cospicui frutti. Non a caso, ARTECULTURA, a questo fine ha sempre dedicato e dedica simboliche borse di studio proprio per stimolare negli allievi e nei docenti una libera ed attenta riflessione intorno al rapporto tra arte e non-violenza. Prendeva poi la parola Giuseppe Martucci, direttore di Artecultura, promotore della significativa manifestazione, che incentrava il suo applaudito e denso intervento sul tema della DONNA MADRE DEL DISARMO che, fra l’altro, a partire da gennaio 2016 sarà oggetto di costante attenzione da parte della rivista. Una via che con il passare del tempo diverrà sempre più praticabile e praticata, e del resto importanti segnali in questo senso non mancano, se, per esempio, da parte di prestigiose associazioni culturali si comincia a programmare rassegne di poesia prive di classifiche. Leggendo i componimenti presenti in questa silloge si avverte come il richiamo alla pace esca dagli stereotipi di vaga consolazione, per determinarsi, invece, strumento di indagine e di conoscenza. Da questo punto di vista assai significativi sono i commenti che gli autori hanno riportato a piè di pagina a conclusione dell’espressione poetica. Al termine dell’intervento di Giuseppe Martucci la consueta consegna dei Diplomi di Partecipazione e la lettura di alcune poesie presenti nella raccolta. Un percorso, quello che si delinea nel progetto, DONNA MADRE DEL DISARMO, che si rivela in piena sintonia con le esigenze di una società che deve impegnarsi a sconfiggere i germi della violenza, ovunque questi si annidino. Ed è solo tramite la poesia, quella libera, spontanea della Natura, che l’orizzonte culturale e storico dell’uomo può schiarirsi ed aprirsi veramente ad una nuova ed imprevista primavera. Marpanoza ARTECULTURA 21 Paola Braglia Scarpa L’UNIVERSO IN LIRICA EVOLUZIONE Sopra sei interventi pittorici di Paola Braglia Scarpa a sinistra la pittrice tra due sue opere. Paola Braglia Scarpa ha frequentato il Dosso Dossi di Ferrara e completato gli studi all’Istituto d’Arte e Accademia Belle Arti di Bologna ad indirizzo Scenografia. Poi tante le sue presenze con mostre personali e rassegne. Numerose le riconoscenze. Dal 1985 aderisce al Movimento Artistico “Umanità cosmica” e realizza mostredialogo di pittura, poesia e musica, anche 22 ARTECULTURA con la Società Dante Alighieri e Olimpia Morata. Fa parte del Gruppo Scrittori Ferraresi. La sua pittura per il gesto libero da ogni conformismo di maniera raggiunge una concentricità ellittica che da una partenza aperta poi viaggia spedita nella profondità dell’infinito con evidente emozione poetico-pittorica. Una creatività tutta intuitiva che asseconda il desiderio primario ed aperto ovvero lo pospone all’esigenza del soggetto che diviene oggetto, come pur dicasi per il contrario, quando l’oggetto si fa soggetto. Una pittura pensiero che si manifesta con l’impulso del linguaggio che definisce l’innovazione come condizione di assoluta libertà che rasserena l’equilibrio emotivo.La finalità nella pittura di Braglia Scarpa è la premessa della penetrazione dell’ignoto, della conoscenza cognitiva che attiva l’immagine dipinta alla partecipazione universale, quel mondo nel quale ogni dimensione si annulla per spaziare nell’illimitato della fantasia creativa in cui colore e gesto manifestano in simbiosi l’unità dell’universo. E l’intervento pittorico della Braglia Scarpa ritiene il principio artistico l’ala spirituale che viaggia per il planetario come vento positivo della poesia e il sonoro della musica che, insieme, motivano il valore assoluto dell’arte nei linguaggi della cultura condivisa di unità come principio in divenire. Il suo continuo percorso che non incontra ostacoli, appunto, perché anche le tonalità sono essenze che plaudono alla penetrazione dell’ inconscio. Marpanoza L'AUTODIDATTA NELLA STORIA François-Noël Babeuf, noto anche come Gracco Babeuf in onore dei Gracchi, riformatori e tribuni della plebe romani (SaintQuentin, 23 novembre 1760 – Vendôme, 27 maggio 1797), è stato un giornalista ed agitatore politico francese, che si distinse durante la Rivoluzione. Viene ricordato per il suo ruolo nella congiura degli Eguali. Sebbene i termini socialista e comunista non fossero in uso al tempo di Babeuf, essi sono stati ampiamente utilizzati dagli studiosi successivi nel descrivere i suoi ideali politici, anticipatori del socialcomunismo. François-Noël è il primogenito della famiglia di Claude Babeuf, il quale aveva disertato l'esercito francese nel 1738; condannato per questo e poi amnistiato nel 1755, divenne impiegato delle imposte e fu l'unico insegnante di François. La famiglia in cui FrançoisNoël crebbe apparteneva alla piccola borghesia povera, classe vicina a quella dei lavoratori non proprietari, dalla quale si distingueva tuttavia per una maggiore cultura, per la volontà di emergere e per un impegno politico favorito dai mutamenti sociali in corso e dalle conseguenti richieste di eguaglianza politica alle quali la crisi dell'Ancien régime né riusciva né voleva dare risposte adeguate. Ancora grazie all'esperienza paterna, che lo rese edotto di materia fiscale, prese servizio nel 1777 dal signore di Bracquemont, un notabile della provincia di Roye, nella Piccardia; di qui, nel 1779, andò a guadagnare tre lire al mese da un cancelliere di Flixecourt. Nel 1780, rimasto orfano di padre, dovette assumersi l'onere del mantenimento di una famiglia numerosa, un impegno che dovrà mantenere per tutta la vita. Il 13 novembre 1782 sposa Marie Anne Victoire Langlet, una ex-cameriera della signora di Braquemont, che aveva conosciuto cinque anni prima, al tempo del suo primo impiego. Avranno cinque figli: Catherine Adelaide Sophie (17831787), Robert, che chiamerà Emile in onore di Rousseau, nel 1785, Catherine Adelaide Sophie (1788-1795), Jean-Baptiste Claude (1790-1815) e Gaius Gracchus (1797-1814). Apre uno studio di commissaire à terrier, ossia commissario al registro catastale agrario, equivalente a una attività di geometra e agrimensore, che gli permette, ma soltanto per pochi anni, di migliorare la propria situazione economica.Nel 1785 entra in corrispondenza con il segretario dell'Accademia di Arras, Dubois de Fosseux, che si occupa di raccogliere e comunicare analisi della situa- BABEUF zione delle campagne e dei progetti atti a migliorarne la situazione. L'occasione gli era stata offerta da un concorso bandito dall'Accademia a cui Babeuf partecipò, senza successo, avendo mandato in ritardo il suo manoscritto che svolgeva una tesi sulla grande proprietà agraria. Mostra la sua vicinanza alle idee di Rousseau quando il 27 novembre 1786 scrive di essere «fautore di un sistema assai noto, che si alimenta dell'idea della felicità sociale e consiste nella pretesa che la popolazione è la misura dell'aumento della ricchezza comune». Nella capitale durante la riovoluzione si avvicina al movimento sanculotto e con il suo appoggio ottiene un impiego amministrativo nella sussistenza. Viene tuttavia raggiunto dalla giustizia per l'irregolarità commessa in precedenza e resta in carcere dal 14 novembre 1793 al 18 luglio 1794, dieci giorni prima dell'esecuzione di Robespierre e degli altri giacobini sostenitori del Terrore.Furono i tentativi del Direttorio di occuparsi della crisi economica, che dettero a Babeuf la sua importanza storica. Il nuovo governo, infatti, si impegnò ad abolire i privilegi di cui Parigi si era alimentata a scapito di tutta la Francia e, dal 20 febbraio 1796, divenne necessario porre un maximum sui prezzi del pane e della carne. L'annuncio causò malcontento diffuso, non soltanto per gli operai e la vasta classe di proletari, che erano emigrati a Parigi in cerca di fortuna, ma anche per gli impiegati statali, che venivano pagati tramite assegnati fissati dal governo. Tutti gli espedienti che dovevano attenuare la crisi, per- tanto, non fecero che ingigantire l'allarme. La miseria diffusa divenne il principale palcoscenico per i pesanti attacchi di Babeuf, che, in quegli anni, si era guadagnato numerosi ammiratori. Aveva intorno a sé un piccolo circolo di seguaci, conosciuto come Societé des égaux, che, ben presto, si trovò a confrontarsi con il partito giacobino che incontrò al Pantheon. Nel mese di novembre del 1795 venne segnalato dalla polizia per aver predicato apertamente all'insurrezione, la sommossa e la costituzione del 1793. La Società venne influenzata dagli scritti di Sylvain Maréchal, autore di Le Manifeste des Egaux, nonché simpatizzante di Babeuf. Per un certo tempo, il governo si tenne informato alle attività del gruppo, seppure non intervenendo direttamente. Il Direttorio lasciò crescere l'ideale socialista con lo scopo di dissuadere la gente dall'associarsi ai movimenti monarchici, che desideravano il rovesciamento del regime attuale. Con la crescita della crisi economica, tuttavia, l'influenza di Babeuf aumentò e, dopo che Napoleone Bonaparte chiuse la società il 27 febbraio 1796, anche l'aggressività del gruppo raddoppiò. In Ventoso e Germile, sotto lo pseudonimo di Lalande, soldat de la patrie, un nuovo pamphlet, il Eclaireur du Peuple, ou le Défenseur de Vingt-Cinq Millions d'Opprimés, venne diffuso clandestinamente a Parigi. Il Direttorio pensò fosse tempo di agire. Il 10 maggio Babeuf, che aveva preso lo pseudonimo di Tissot, venne arrestato; molti degli associati vennero segnalati alla polizia: tra questi c'erano Augustin Alexandre Darthé e Filippo Buonarroti, ex-membri della Convenzione Nazionale, Robert Lindet, Jean-PierreAndré Amar, Marc-Guillaume Alexis Vadier e Jean-Baptiste Drouet. Il provvedimento severo preso dal governo riuscì. Il processo di Babeuf e gli altri cominciò il 20 febbraio 1797 a Vendôme e durò due mesi. Il 26 maggio 1797 Babeuf e Darthè vennero condannati a morte, alcuni, come Buonarroti furono esiliati, gli altri, tra cui Vadier, incarcerati. Darthè fu ghigliottinato a Vendôme il giorno successivo. Babeuf si accoltellò nella sua cella, per cui, venne ghigliottinato ormai moribondo.Il corpo di Babeuf venne trasportato e sepolto in una fossa comune dell'antico cimitero del Grand Faubourg di Vendôme, nella Loir-et-Cher. Aoristias ARTECULTURA 23 A sinistra: “SEBASTIANO DI SECLI’, MINATORE SOPRAVVISSUTO ALL’INCENDIO DI MARCINELLE” (Belgio, 8 Agosto 1956) Olio su cartone telato, cm. 30x40- 2015 Sotto: “L A CONQUISTA DELLA LUNA” 1958 olio su cartoncino, cm. 31x22,5 MINATORE SOPRAVVISSUTO ALL’INCENDIO DI MARCINELLE Antonietta Di Seclì 1956 - 2016. Sessanta anni di presenza attiva a Milano. In questa città ha ideato il “Parallelismo lirico-pittorico” (riconoscimento ufficiale conferitole a San Pietroburgo, Russia nel 1993). L’opera pittorica dal titolo “Minatore sopravvissuto all’incendio di Marcinelle” è dedicata, idealmente, a suo padre, minatore in quella miniera, il quale aveva appena terminato il turno di notte e, uscito dall’ascensore, si avviava con gli altri turnisti alle docce. Nel frattempo, lo stesso ascensore, carico di minatori per il turno di giorno, iniziava la discesa nel pozzo minerario profondo oltre mille metri e, in un baleno, scoppia l’incendio e si scatena l’inferno. Vi perirono - arsi vivi - 262 minatori. Era l’otto agosto del 1956. Antonietta Di Seclì 24 ARTECULTURA Accompagnano le introduttive note della Pittrice Antonietta Di Seclì due dipinti che, da punti di vista differenti, lasciano intravedere la ricchezza del suo linguaggio espressivo ed i molteplici spunti di riflessione che esso sollecita. Nell’opera pubblicata in alto a sinistra si avverte il significativo omaggio a Suo padre, Sebastiano, sfuggito miracolosamente alla tragedia di Marcinelle. L’opera si segnala per l’intimo realismo che la connota attraverso un solido equilibrio tra metafora e realtà, storia e sentimento. L’altro intervento, risalente al 1958, in un certo qual modo si configura come profetico, in quanto allude alla conquista della Luna che avverrà 11 anni dopo. La composizione pone in evidenza la sua lucida struttura geometrica, di vaga reminiscenza cubista, contraddistinta da un segno essenziale ed efficace. Già da quest’ultimo dipinto menzionato si comprende la versatilità creativa della di Seclì, capace di porsi subito in sintonia con gli aspetti più significativi dell’arte contemporanea che, tra l’altro, l’annota anche come impegnata poetessa. Ne è eloquente verifica il Parallelismo lirico-pittorico, fondato dall’artista, nel quale poesia e pittura si compenetrano in un loro coerente e propositivo disegno espressivo. Del resto le liriche dell’autrice hanno incontrato il riconoscimento di molti premi con l’attiva partecipazione della Di Seclì ad importanti rassegne ed incontri di poesia sia a livello nazionale che internazionale. Per Lei, presente nel campo dell’arte contemporanea sin dalla fine degli anni ‘50, poesia e pittura costituiscono una necessaria unità psicologica e culturale di cui, appunto, il Parallelismo lirico-pittorico ne rappresenta una coerente e congrua interpretazione. Un campo di pensiero e di attività, quello della Di Seclì, come si vede, di ampio respiro creativo. Aoristias L’ O.N.U. E IL “ PARLAMENO DELL’UOMO” TRA SVILUPPI ED INSUFFICIENZE Volendo celebrare la nascita dell’ O.N.U., come da alcuni anni facciamo, seguendo la scelta di “Artecultura”, ricordiamo che quest’anno ricorre il settantesimo della sua fondazione e che gli Stati nazionali ne ricordino la nascita con l’offerta di un blocco di marmo di Carrara, al fine di realizzare una costruzione che ne celebri, nel contesto del Palazzo di Vetro, la sua funzione. Noi vi partecipiamo con la lettura di “Il Parlamento dell’Uomo“ che ha per sottotitolo “Le Nazioni Unite e la ricerca di un governo mondiale” di Paul Kennedy”, pubblicato in Italia da Garzanti. Testo al quale il nostro autore ha dato come titolo un verso di una delle poesie di Lord Alfred Tennyson composte intorno al 1837 e dove accanto ai successi dell’ O.N.U. considera anche i suoi fallimenti, evidenziando la necessità di realizzare delle riforme, dovute alla crescita dei suoi tanti compiti, evidenziate non solo dagli studiosi che delle sue istituzioni si sono occupati, ma anche dagli esponenti politici che avrebbero dovuto realizzarle. Riforme che, per noi, comportano l’ introduzione, accanto al principio della Nazionalità, adottato sin dalla sua fondazione, quello del Federalismo, da applicare sul piano continentale, come altrove proposto. Sappiamo che gli Stati nazionali che lo costituiscono nacquero in Europa con la formazione delle culture nazionali, che diedero luogo in Inghilterra alla nascita della Rivoluzione industriale e del Liberalismo politico ed economico; e in Francia alla nascita della cultura illuministica, portatrice della democrazia politica e sociale. Ne seguì il Congresso di Vienna che, nonostante il suo spirito conservatore, assicurò un periodo di pace che si protrasse, grossomodo, per tutto l’ Ottocento, accompagnato da diverse iniziative che ne hanno promosso il suo sviluppo quali il “Projet pour rendre la paix perpetuel en Europe” avutosi nel 1713 di W Penn, l’Abbé de Saint-.Pierre; “Ideale di unione più perfetta”, dovuto ai padri fondatori d’America; la “Pace perpetua” di E. Kant; la poesia sopra indicata; e nel Novecento, poi, il pronunciamento di Lenin sugli Stati Uniti d’Europa, e l’opera di H. G. Wells e Arnold Toynbee che diffusero idee sul Federalismo mondiale. Ne seguì l’avvento del libero commercio, promosso dalla Gran Bretagna e promulgato per tutta l’Europa da Richard Cobden; la creazione del Comitato internazionale della Croce Rossa, avutosi nel 1864; e ancora il trattamento umano dei prigionieri e le leggi che regolano la guerra, lasciata prima allo stato selvaggio o spontaneo. Proposte ed iniziative presentate da Paul Kennedy nella prima parte del suo testo, organizzato come una “Introduzione” che fa da primo Capitolo della sua esposizione e che considera come una “faticosa marcia della pace”, la quale dovrebbe condurre all’esigenza di un “nuovo ordinamento mondiale.” Prosegue occupandosi della nascita della Società delle Nazioni prima e di quella dell O.N.U., in seguito. Ci presenta, poi, nella seconda parte due capitoli che riguardano, rispettivamente, uno il tema del Consiglio di Sicurezza e l’altro quello che riguarda il Segretario che lo presiede. Nel terzo capitolo vi si trovano diverse iniziative della pace e della sua tutela; nel quarto la vita economica mondiale; nel quinto il volto “soft” delle missioni affidate agli stati; nel sesto il cammino intrapreso per diffondere i diritti umani; nel settimo il tema della democrazia e delle organizzazioni non governative. Nella Terza parte vi è l’ ottavo capitolo, dove presenta una sintesi di tutti gli argomenti che riguardano l’insieme degli articoli della Carta che fa da costituzione dell’O.N.U. Proseguiamo ora, intrattenendoci sui principali organi che lo costituiscono e le tematiche che li riguardano, e sui quali si presentano necessarie alcune chiarificazioni al fine di potere dare il via alle riforme, e per la cui affermazione ci serviamo di una metodologia che lo stesso autore ci presenta, suggerendoci di procedere con una prospettiva di lunga e breve durata, al fine di non cadere né in un cieco riformismo, né in una vaga utopia. “Per stare nel mondo - ci dice il nostro autore - c’ è bisogno non solo di “scetticismo”, ma anche di “idealismo”, due posizioni che comportano la possibilità di dare una giusta funzione ai tre principali organi che lo governano e della cui necessità il pubblico delle nazioni non si rende ancora conto, nonostante lo Statuto, nel suo preambolo, abbia dato la parola non ai membri delle Nazioni Unite, ma direttamente ai loro popoli: “Noi, popoli delle Nazioni Unite, siamo decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili dolori all’umanità”. Ci intratteniamo ora prima sul secondo degli organi indicati, e cioè sul Consiglio di Sicurezza; proseguiremo, poi, con l’ esame dell’Assemblea delle Nazioni e i compiti da attribuire ai Continenti, concludendo con una riflessione sulla funzione del Segretario generale. Del Consiglio di Sicurezza ci parla in diversi articoli, dai quali ci proponiamo di rimuovere quelle difficoltà che ne impediscono la sua funzione. Difficoltà che troviamo nell’ articolo 23 del Capitolo V, dove non solo viene stabilito il numero dei suoi membri, quindici in tutto, ma dei quali 5 vengono definiti come membri permanenti, gli altri 10, invece, solo come membri elettivi. Distinzione questa che risale alla na- scita dell’ O.N.U., quando si ritenne di dovere tenere conto, con buoni intenti crediamo, del prestigio che si erano guadagnato come vincitori della seconda guerra mondiale. Membri permanenti che potrebbero essere lasciati con tale designazione, privandoli, però, del diritto di veto, nel caso in cui questo impedirebbe la soluzione dei problemi più urgenti. Un’ altra difficoltà la troviamo nell’articolo 7, dove se da un lato non si ammette l’“aggressione” di uno stato sull’altro, niente, invece, viene detto a difesa delle istituzioni democratiche, lasciate in mano alla sopraffazione di gruppi che le distruggano. La soluzione di una tale insufficienza potrebbe essere trovata nel mantenere in ogni Nazione una sorta di “difensore civico” con la capacità di esercitare in nome del Consiglio di Sicurezza e del Segretario generale poteri di “denuncia democratica” al fine di un ristabilimento della democrazia. Le ultime riflessioni, come accennato, avranno per oggetto la prima il rapporto tra il principio di “nazionalità” e quello del “federalismo”; e la seconda i compiti che devono essere esercitati dal Segretario generale. Della prima ce ne occupammo l’anno scorso con la precedente celebrazione, quando sostenemmo per primi che il ruolo delle Nazioni, per meglio sviluppare il processo di mondializzazione, va accompagnato con quello dei Continenti, da organizzare secondo il principio federativo. La loro grande estensione territoriale, richiede la nascita di organi continentali, strutturalmente intrecciati con le entità nazionali. Della seconda ce ne occupiamo solo ora, con la quale rivendichiamo un ruolo giuridicamente più rilevante. Riflettendo sul ruolo del Segretario generale possiamo, senza dubbio, dire che i Segretari generali che, nel tempo, si sono avuti hanno fatto un lavoro immane, che non si può non considerare ben svolto. Ma non si può, allo stesso tempo, non constatare che qualche parte del loro ruolo è rimasta disattesa. Tra tutti quelli che tale ruolo si sono trovati ad esercitare, ci sembra, infatti, che solo Hammarkjold abbia saputo viverlo con merito e rilevanza. “Egli non solo seppe difendere il ruolo di Segretario dagli Stati nazionali, grandi e piccoli che fossero, ma seppe anche esercitare una forma di “universalità ideale” sostenuta con notevole prestigio e autorità. Morì, infatti, in Africa da martire delle Nazioni Unite. Figura che oggi non ci può non servire da esempio o modello, dato che ne esercitò il suo ruolo anche nei confronti degli stessi stati nazionali di minore o maggiore potenza che fossero. Giuseppe Cianci ARTECULTURA 25 ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’ La Donna, Madre del Disarmo per gli spontanei affetti della poesia Anche se le neuroscienze raggiungessero la specificità conoscitiva degli elementi che attivano il seme della vita, la composizione del protozoo, diventa immutabile perché la donna resta donna come il maschio rimane tale. A meno che non si voglia mutare la donna in ermafrodito e di questo passo la variabilità sessuale, anche ibrida, si può considerare possibile, ma non il principio femminile, come tale, che invece non muta e rimane quale la natura ha voluto. La donna sentirà comunque gli affetti originali della sua femminilità che nessun laboratorio può spegnere senza alterare la figura. Ma questo riguarda un altro aspetto del discorso. Quello che per noi interessa è l’invariabilità del principio naturale che si ramifica in tutto l’universale animale. Quel mondo nel quale l’affettivo della donna potrebbe essere capace di mantenere e crescere dieci figli, mentre questi a loro volta non riescono a mantenere una madre perché litigano tra loro per interessi di vari possessi. Una metafora, questa, per fare ancora maggiormente comprendere cosa sia nella donna la sua affettività materna di cui lei stessa poi non riesce a rivelarne il moto affettivo embrionale, che la gestisce con il linguaggio della parola, dello scritto ovvero artistico ed altre discipline espressive. Per cui ritenendo la donna Madre del Disarmo, pensiamo di corrispondere a quel fenomeno di affettività che la caratterizza di natura nella forma di un valore assoluto che fermenta un bene tanto immodificabile quanto ineguagliabile. E socialmente parlando la sua militarizzazione è stata una conseguenza radicalmente sbagliata di far ritenere per calcoli politici un diritto di uguaglianza ciò che invece in natura non è, senza distruggere nella donna quello spirito affettivo che la contraddistingue come “Madre del Disarmo”. Questo perché è dal grande valore della 26 ARTECULTURA sua affettività innata che deve originare un costume non-violento che il maschio possiede solo in minima parte rispetto alla donna e per concordare con lei affettivamente deve soprattutto avvalersi della sua evoluzione culturale. Senza tuttavia dimenticare a riguardo che il maschio, l’uomo, la sua smilitarizzazione la domanda da remota data. Ma questo interessa la storia sociale dell’uomo stanco delle guerre che a buon ragione rivendica un nuovo modo di vivere che per uguale spinta di natura poi concorda con il valore innato della donna Madre del Disarmo. Ma non l’uguaglianza genetica, di genere, che fa solamente ridere per il grossolano abbaglio di ritenere la militarizzazione della donna un’evoluzione sociale. Una burla più grande non esiste perché in fine sarebbe come confondere il giorno con la notte. Mentre da un punto di vista morale, etico, politico eccetera, militare, la donna potrebbe fare al massimo la crocerossina e certo non prendere tra le mani un fucile per sparare ed uccidere. Questo in sostanza sarebbe come suicidare il suo grande valore di affettività che la contraddistingue dal maschio. La donna, Madre del Disarmo, può esercitare tutte le professioni che desidera, svolgere tutti i lavori che vuole, ma non il militare che sarebbe rinnegare il valore della sua maternità affettiva. Chiaro?! Che poi di fatto la propaganda dei linguaggi verticisti convinca una donna ad indossare una divisa militare, questo riguarda un altro aspetto che può diventare una scelta per vari motivi, come, ad esempio, per uscire dai condizionamenti insopportabili in una famiglia, mancanza di una sua degna occupazione e tanti altri motivi ancora, che possono costringerla alla vita militare pur di allontanarsi da certi condizionamenti, appunto. E così svolge in apparenza una professione che nell’intimità del suo profondo, consapevole o meno, detesta, ma è costretta a svolgere nel silenzio di se stessa in quanto sa benissimo che una donna non può e non deve fare il militare. Poi la paglia vicino al fuoco brucia specie quando il continuo contatto in una caserma comincia a dare esca di simpatia e con l’innamoramento poi arriva la gravidanza. Ed allora gestire in grembo un figlio, indossando una divisa militare comporta non pochi problemi per una famiglia che spesso risulta tale solo all’anagrafe, ma non nell’affetto mutilato tra madre, padre e figli. Questo perché la continua separazione dovuta ai diversi momenti di occupazione, crea non pochi problemi che, per quanto corrisposti per disposizioni di carriera, tuttavia rendono l’affettività di una madre verso il figlio sempre carente. Questo il punto su cui ancora riflettere perché una donna non può e non deve fare il militare. Una madre era amata dai figli perché venivano allattati al suo petto e non come attualmente che vengono gettati negli asili nido o spinti a passeggio nelle carrozzine. Una lontananza che fa svanire l’affettività e poi i figli crescendo scelgono la droga in quanto non sentono tutto l’affetto che di natura dovrebbero sentire verso una madre. E questi non sono problemi di poco conto, come in apparenza possono sembrare in quanto si richiamano alla nostra vita di convivenza familiare e di costume, nel quale, per esempio, l’artificioso dei concerti rock non è né vera arte e né divertimento, ma solo un momento di scarica euforica che non appaga il profondo della spiritualità che caratterizza la vita di una persona e di un giovane in particolare. Poi detto in senso un po’ animalesco il fondamentale desiderio di una donna è quello di diventare madre. E non potersi sentire madre, qualsiasi fossero le cause, per lei rappresenta un insopportabile dolore, anche se consapevole non lo dimostra, perché lo trattiene. Ma la sua sofferenza interiore, spirituale è presente e l’assale in continuità. Per cui ritenere la donna Madre del Disarmo è il modo migliore per appagare il suo naturale desiderio di madre genitrice. Non è un complimento di circostanza dove poi, dietro la parola si celi l’interesse di qualsiasi convenienza, ma l’espressione sincera che si esprime con l’energia poetica del valore innato che compensa tutto ciò che una madre di natura gradisce accettare come congiunzione con l’universale desiderio. Ed è ancora un modo per ribadire perché una donna non deve essere militarizzata per non confondere l’affettività della donna con la morte prematura della guerra... Per cui viene da sostenere come e perché il nostro costume di vita dovrebbe far principio sull’affettività della donna, in quanto, al contrario, non vi sono altri valori di leggi o di costumi che la possono uguagliare. L’affettività è parte integrante se non sinonimo di spontaneità che nasce da una comune radice di equilibrio psicologico, desiderio di cui dota il mondo animale e quello umano in modo preminente. La donna, Madre del Disarmo, a voler allargare il discorso, non riguarda un caso personale, ma l’insieme della famiglia umana che senza l’affettività della donna non potrebbe esistere in quanto si estinguerebbero tutti i significati delle parole, delle attitudini del modo di vivere, del lavoro che, privato della carica creativa, che pure origina da una energia poetica affettiva, non potrebbe volgersi in direzione della continuità della vita, del mondo in cui noi lo conosciamo come meraviglia e viverlo come storia dell’affettività che tiene unito il mondo. Il mondo lo si tiene unito non con le leggi del Diritto, della convenienza, che con- ducono alla violenza ed alla guerra, ma con la disponibilità dello scambio sincero per sentirsi sempre più vicini all’altro, essere come lui senza le false difese che distruggono l’armonia del mondo. Per cui la donna, Madre del Disarmo, è una legittima aggettivazione che memorizza la sua personalità senza mai mortificarne con la violenza la sua umana affettività. Giuseppe Martucci (Continua) Expo e i cibi del futuro Non ho visitato l’Expo, inaugurato a Milano in un giorno di guerriglia urbana, perché stancato dalle tangenti intascate da politici e alti funzionari, per le lunghe code per entrare nei padiglioni e per il suo tema incentrato su “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”, al quale avrei preferito un altro sull’arte, considerando il patrimonio culturale che l’Italia vanta. Tra l’altro, a disturbare quello sfortunato tema mangereccio, il 26 ottobre 2015, pochi giorni prima della chiusura di Expo, confermando quanto da tempo gli studi epidemiologici hanno suggerito, è arrivata la notizia bomba che la carne lavorata degli insaccati sarebbe cancerogena come il fumo, mentre la carne rossa in generale è probabilmente oncogena e le carni trasformate aumenterebbero le probabilità di tumori al retto. Credo che sia stata una fortuna che l’annuncio sia stato diffuso in chiusura e non durante le apoteosi orgiastiche di eventi e gare sul cibo, perché sarebbe potuta essere una rovina per Expo. Certo è che, di allarmismi, come quello sulla mucca pazza, sul pollo alla diossina, la soia transgenica, le farine agli estratti di cadavere per gli animali da macello o i pesci d’allevamento, fino all’acqua minerale e alla Coca Cola contaminate, ce ne saranno ancora e la lista dei prodotti alimentari adulterati ora si allungherà. Un filo rosso collega queste aberrazioni: la ricerca del massimo profitto da parte delle multinazionali agroalimentari che hanno trasformato l’agricoltura e la zootecnia a scapito della salute di tutti. Nel frattempo, a fine ottobre, l’Europarlamento ha approvato nuove regole per rendere più facile l’arrivo sulle tavole dei “cibi del futuro”, vale a dire insetti, alghe e alimenti prodotti con tecnologia avanzata insieme alle importazioni esotiche, come carne e hamburger di coccodrillo o di zebra, che potranno avere procedure semplificate valide per tutti i paesi della comunità europea. Oggi non ci resta che aspettare con raccapriccio che arrivino sulle nostre tavole cavallette, vermi, scorpioni se non formiche e insetti che nel mondo asiatico consumano 2 miliardi di persone, o quelle specialità che provengono dalla Thailandia, con interi vassoi colmi di ragni fritti e insetti vari. Ma anche altri paesi sono all’avanguardia per tali dubbie ricette, come il Messico, dove da tempo utilizzano formiche, api, farfalle e larve quali alimenti abituali. Da non dimenticare la particolarità di alcuni insetti tipici dei fondali dei fiumi, che sono pescati con apposite reti dai pescatori olandesi, mentre in Danimarca catturano formiche vive, e propongono farfalle al sugo di pomodoro e pesto, per ottenere un aroma e un gusto per palati esigenti…. Ma l’Italia non è da meno con la novità delle leccornie di Carlo Cracco, star della cucina internazionale, che dedica agli insetti un piatto della tradizione italiana: cavallette brasate al vino rosso. Dunque, aspettiamoci nel futuro lo sviluppo di vermi e ragni fritti, perché oggi rappresentano alimenti buoni da mangiare e non considerati cancerogeni, col risultato che un giorno gli esperti, mentre le mucche saranno rinsavite e le galline si saranno liberate della diossina dopo la doccia, magari riterranno commestibili anche le mosche e le zanzare frullate, che forse non sono il massimo per nutrire il pianeta.Per sempre, un’ovvietà: lo scrivente, avendo antichi piaceri preferirà portare in tavola un piacevole affettato di prosciutto di Parma o una mozzarella di bufala, anche se un giorno questi prodotti sui banchi dei market saranno etichettati come letali, alla stessa stregua di un pacchetto di sigarette. Antonio Fomez THE CINEMA SHOW Sino al 17 Gennaio 2016 al Must, Museo Storico Città di Lecce la mostra "The Cinema Show. Fotografie dalla collezione della Galleria civica di Modena", un allestimento di circa 90 opere dalla Raccolta della Fotografia della Galleria civica di Modena a cura di Daniele De Luigi e Marco Pierini, dedicato all'immaginario cinematografico. Dopo essere stata presentata con grande successo a Palazzo Santa Margherita a Modena dal 7 febbraio al 7 giugno scorso, la mostra trova oggi una una nuova occasione di visibilità e così pure la Raccolta museale modenese, una parte significativa della quale attinge al fondo Franco Fontana da cui ha preso origine.Per l'occasione, inoltre, sarà pubblicato un catalogo, bilingue, prodotto dal Must in collaborazione con la Galleria civica di Modena con testi di Daniele De Luigi e Marco Emilio Lari, Marcello Mastroianni e Eduardo De Filippo, Galleria civica di Modena © Emilio Lari Peirini e la riproduzione di tutte le opere esposte. Il percorso espositivo abbraccia un secolo di cinema, dalle foto di Anton Giulio Bragaglia prese sul set del suo "Thaïs" nel 1917, fino ai protagonisti italiani e internazionali dei film degli ultimi anni: da Woody Allen a Robert De Niro, da Carlo Verdone a Paolo Sorrentino. Foto di scena, scatti che testimoniano la vita pubblica e carpiscono momenti privati d’interpreti e direttori, ritratti in posa delle dive e dei divi, sono gli ambiti tematici affrontati dalla rassegna, che vede tra i protagonisti Roberto Benigni, Ingrid Bergman, Tony Curtis, Gérard Depardieu, Marlene Dietrich, Federico Fellini, John Houston, Klaus Kinski, Marcello Mastroianni, Marilyn Monroe, Nanni Moretti, Pier Paolo Pasolini, Totò, Luchino Visconti. Tra i fotografi: Philippe Antonello, Enrico Appetito Bragaglia. Info [email protected] ARTECULTURA 27 UN MATRIMONIO SEGRETO E UN PATIBOLO SCAMPATO subito replicare per intero, costringendo orchestrali e cantanti a un tour de force non indifferente. È probabile che sia stata una delle ultime opere cui l’imperatore avrebbe assistito, se non l’ultima, dato che di lì a pochi giorni, il primo di marzo, sarebbe morto. La trama è in linea con il genere. Il matrimonio, già in partenza segreto, è quello che Carolina, figlia di un facoltoso mercante, ha contratto con Paolino, il modesto commesso del padre, il quale, per investire in posizione sociale la propria ricchezza, vorrebbe mariDomenico Cimarosa ritratto da Alessandro Longhi tare le due figlie a altrettanti esponenti delL’opera buffa settecentesca stava per la nobiltà. È già a buon punto, visto che essere spazzata via dall’irrompere di la primogenita Elisetta è promessa al Rossini e Donizetti, che da un genere conte Robinson, che però, dopo averla di pura evasione ritenuto per certi vista, dimostra di gradire invece la sorella versi minore avrebbero tratto il Carolina, cioè la sposa segreta del povero massimo possibile, ma Il matrimonio Paolino, e per averla sarebbe disposto a segreto Di Domenico Cimarosa (1749 rinunciare a metà della dote pattuita per -1801) è riuscito, grazie alla propria l’altra. Come non bastasse, la sorella indiscutibile qualità, a reggere il del mercante, vedova non più giovane, passo. Musicalmente ben costruita sul ma salda nel proponimento di rinnovare i libretto di Giovanni Bertati, che l’aveva fasti dei propri legittimi appetiti con ricavato dalla commedia The secret l’ausilio di un baldo giovanotto, marriage di Colman e Garrick, fece il vorrebbe per marito il sempre più proprio debutto al Burgtheater di disgraziato Paolino. Segue quel che Vienna il 7 febbraio 1792, a due mesi deve seguire, con equivoci e colpi di dalla morte di Mozart. All’imperatore scena destinati a spianare la via al lieto Leopoldo II, che l’aveva fortemente fine d’obbligo. L’opera, spiritosa nei recitativi e voluta, piacque al punto che la fece 28 ARTECULTURA caratterizzata da una eleganza formale non sempre ricorrente nel genere buffo dell’epoca, fino dalla ouverture fa intendere che c’è appena stato Mozart e che qualcuno l’ha ascoltato con attenzione, tanto che un bisticcio fra le sorelle Carolina ed Elisetta ricorda lo scontro sulla precedenza fra Susanna e Marcellina nelle Nozze mozartiane. “Senza cerimonie, alla buona io vengo avanti” annuncia il conte, per ribadire “Cerimonie far non soglio”, e, preso sulla parola, viene democraticamente trattato all’occorrenza a brutto muso. E non basta. Conoscendo le idee politiche di Cimarosa, scampato al patibolo per avere aderito nel 1799 alla Repubblica Partenopea, non sorprende che il conte intenda sposare la figlia di un mercante, sminuendo il proprio censo, né vale il confronto con Almaviva che, nelle Nozze di Figaro, dalle popolane Barbarina e Susanna vuole solo il piacere, ma ha invece sposato Rosina, che oltre che benestante è di nobile estrazione. Il matrimonio segreto viene anche ritenuto “l’opera che ha per origini un quadro”, e la cosa è abbastanza vera, perché la commedia da cui Bertati ha tratto il libretto era stata ispirata da una serie di incisioni di Hogarth aventi per titolo Le mariage à la mode. Quanto a Cimarosa, dopo che la pena gli venne commutata in esilio, lasciò Napoli per andare a Venezia, dove di lì a pochi mesi morì, esempio raro di musicista che, anziché adattarsi alla Storia, cercò di parteciparvi, e ciò non può non suscitare simpatia per la sua figura e interesse per una bella musica che meriterebbe ampia riproposizione. Giovanni Chiara Umanità poetica - Costume poetico “La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni” Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione. Per facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio la redazione si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere divulgativo, di stimolo culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli Autori. . Dei componimenti pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali. CALABRIA IL TORMENTO La mia terra bella come nessun’altra come una donna che non ha bisogno di belletti la mia terra una canzone d’amore che riempie l’anima di emozioni fatta di montagne maestose ed impenetrabili boscaglie di piccole case di pietra che resistono al tempo sorgenti d’acqua chiara dove dissetarsi immenso mare azzurro spiagge assolate e scogliere la mia terra stella di mare distesa di ginestre la mia terra dove il sole gioca a nascondino con le nuvole e la luna gareggia con le stelle per illuminarne le notti la mia terra popolata di piccole grandi donne morbide e dolci come il miele dure e resistenti come granito questa mia terra che stenta a crescere che ha bisogno di sostegno come un bambino ai primi passi questa mia terra dal cuore duro che ti costringe a cercare altrove il tuo futuro. Anna Ricucci Che cos’è, oggi questo tormento che scoppia da ogni parte? FRATELLANZA Scendeva la gente dai monti dopo il massacro tutto intorno era deserto con odore di stragi. Scoppiavano le mine come fuochi infernali sotto piedi innocenti ma la fratellanza non era perduta Ognuno era un aiuto per l’altro, una consolazione nella miseria. I poveri e i ricchi si mescolavano per asciugarsi le lacrime e tornare a sognare il miracolo della vita. Caterina Rovatti Chi donerà dolci note a un’ombra che cammina? Se verrà il silenzio, io per primo raccoglierò i gemiti dell’ora che se ne va. Enrico Carlo Straulino NON DI SOLO PANE Non di solo pane, ma di tanto in tanto amore e di acqua nutriamo la terra quale nostra sorella. Quanto è maltrattata! Per sporchi interessi è deturpata e si presenta a noi inquinata. Invertiamo la rotta! Sono le sue viscere a domandarlo, le acque e i verdi prati ... Non di solo pane, ma questo adesso a noi rimane e tanti frutti che elargisce la campagna. Fermiamo lo scempio prima che i veleni distruggano aromi e sapori, prima che sia troppo tardi! Luca Blanco PACE FUORI E DENTRO DI ME Disarmante è il suo tenero sorriso Disarmante è la fiducia del bimbo Disarmante è il lieve bacio che unisce Disarmante è lo sbocciare del fiore Disarmante è l’osservare la natura Disarmante è l’aprirsi all’amicizia Disarmante è la carezza sul viso... Resto senza difese, sprofondo in piacevoli sensazioni di pace. Vorrei gridare a tutti: “Aprite il vostro cuore usate bene gli occhi allargate le braccia !!!” C’è tanto da scoprire nella gioia e nel dolore: nel mondo trovi Amore. Erminia Carla Porta LA MANI NUDE Le mani nude e senz’armi accarezzano i fanciulli, non violentano le donne, soccorrono gli indigenti, offrono aiuto al forestiero, porgono il pane all’affamato, danno l’acqua all’assetato, ma appena s’armano di un sasso colpiscono il più debole con spietata crudeltà e sanguinario impulso. Dal primario violentatore, il perfido Caino, che suo fratello uccise, tanti sono cresciuti i violenti, gli assassini e i seminator di stragi, perché tanto sono aumentate le armi distruttrici e i bellici congegni. Sempre più le mani, indossano e manovrano strumenti così mortali che sembra irrimediabile dell’armi la rinuncia. Oh, operose mani, tornate ad esser nude, se pace in cor disiate e l’armi sotterrate negli antri più profondi di questa nostra Terra! Giuseppe Zanchi SENTIMENTI Cuore che batte cuore d’amore... Dimmi dove sta il tuo cuore!? Tiziana Sutti BAMBINI Fiaccola dell’innocenza quei bambini gettati in mare e annegati dal potere terrorista meglio se giovani ancor meglio se bambini Orrori e primati di morte di case ridotte in macerie e la mente che non dimentica dove in fondo al mare giacciono a sorriso spento quei bambini... Giuseppe Martucci ARTECULTURA 29 Marco Pessa DIPINTI E SERIGRAFIE DEDITE TRA IL FLOREALE E L’URBANO Che Marco Pessa appartenga a quella caratteristica schiera di artisti d’istinto, appare come una verità difficilmente contrastabile. Più che la potenza del metodo o le premesse della teoria, quello che nelle sue composizioni maggiormente preme e conta è la particolare sensibilità nel trattare il colore, nel dedurne la presenza di una luce cangiante ed interiormente trasformatrice della forma, come del disegno complessivo dell’opera. Un’elasticità visiva, la sua, che è presente sia quando il pittore si esprime sul piano strettamente pittorico, sia quando interviene nelle sue caratteristiche serigrafie. Opere, quest’ultime, nelle quali gli effetti cangianti e metamorfici della luce pervengono ad un loro magico e invitante parossismo che da questo punto di vista della realtà ci rivela 30 ARTECULTURA aspetti del tutto insoliti e straordinari, nel senso letterale, ossia fuori dall’ordinario, capaci, cioè, di evadere da un consumato vedutismo, come da pedisseque forme di naturalismo. Ecco quindi che la celebre Galleria di Vittorio Emanuele, come pure Piazza Castello, il Duomo o il Teatro alla Scala ed altri luoghi caratteristici di Milano, si impongono in una luce del tutto nuova, immersi in una teatralità surreale, che diventa a buon diritto eloquente visione. Nondimeno i tratti caratteristici di questi famosi luoghi vengono annullati o alterati, tutt’altro. E’ solo che acquistano un’altra fisionomia figurativa che ne stimola l’identità ed accende il contatto sensitivo ancor prima che strettamente razionale con l’osservatore attento e sensibile. Tuttavia il percorso espressivo di Marco Pessa contestualmente si approfondisce anche nella più consueta tecnica della pittura e qui l’accento verte su una solida gestualità che plasma con singolare efficacia il rapporto tra materia cromatica e forma. Ed è soprattutto la tematica floreale che maggiormente affascina Pessa, lo spinge a ricercare soluzioni espressive assai efficaci con un colore che in un certo senso “fa il pieno della luce”. Ne consegue una bella sintesi tra i valori tipici dell’Impressionismo, con il colore completamente svincolato da un disegno preliminare e l’organica emotività dell’Espressionismo con le sue interiori suggestioni, i richiami ad una realtà prmigenia e sorgiva. Da queste considerazioni emerge il profilo di una pittura dall’intensa tensione d’energia, che rivela il mondo interiore dell’artista, le sue Da sinistra a destra in senso orario: IL CASTELLO SFORZESCO, serigrafia I GIRASOLI, dipinto - IL DUOMO, serigrafia LA GALLERIA, serigrafia - I GIRASOLI, dipinto I GIRASOLI, dipinto intime emozioni. I suoi dipinti floreali sono pervasi da un ritmo vibrante che per mezzo della luce infonde vitalità alla forma, ne scalza ogni astratto schematismo per immergerla nella realtà vivente del quadro, nel suo concreto divenire. Pessa ricerca pertanto una sorta di forma pura che non sia più rappresentazione o letteratura, ma un modo più autentico di sentire la realtà, di conoscerla nel suo mistero di forze più che di simboli. Da qui ne consegue una pittura di accesi stimoli percettivi ed emozionali, festosa immagine alla vista e alla riflessione, nata per un rinnovato dialogo di vita e di arte. (Aoristias) ARTECULTURA 31 LIBRI Sergio Mattarella CRESCERE INSIEME Editrice La Scuola Arriva in libreria “Crescere insieme”, quella che è, al momento, la raccolta più completa degli interventi e degli scritti che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sin qui dedicato in modo particolare alle questioni educative e scolastiche, ma non solo: tematiche con le quali si è misurato anche nel ruolo di ministro della Pubblica Istruzione. Preceduto da un’introduzione del curatore -lo storico Luciano Pazzaglia –il volume prima delinea in modo approfondito l’itinerario civile, politico, culturale di Mattarella, nonché il suo ruolo nell’area del cattolicesimo democratico, quindi ne presenta in modo organico i contributi offerti in differenti occasioni sino al messaggio al Parlamento come neopresidente nel giorno del giuramento. Dai ricordi degli anni come studente al liceo San Leone Magno di Roma, a quelli come responsabile regionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica durante il Concilio Vaticano II; dalle riflessioni su testimoni come Alcide De Gasperi e Roberto Ruffilli, il filosofo Jacques Maritain, alle analisi sulle istituzioni e il ruolo del cosiddetto “Terzo Settore” nei rapporti con la sfera politica; dai minuziosi rapporti sulla condizione giovanile in Italia, la riforma delle elementari o la questione dell’insegnamento religioso, pagina dopo pagina, è possibile qui ripercorrere il pensiero del Capo dello Stato. Il filo rosso che attraversa l’intero corpus sta nell’espressione “Crescere insieme”, che il curatore e l’Editrice La Scuola hanno scelto come titolo per il volume e ne sintetizza la cifra simbolica: degli scritti, come pure della concezione dell’uomo e della vita. 32 ARTECULTURA Mariano Carlo Leo POI, PIU’ NE SAPREMO Raccolta di poesie di varia intonazione, quella di Mariano Carlo Leo, nella quale si può, però, distinguere come vena ispirativa una spiccata sensibilità evocativa che con equilibrio, anche nei momenti di estremo abbandono, affina il lato emotivo, lo spazio intuitivo ed inconscio del poeta. L’autore si esprime con un linguaggio nitido, semplice, ma non improvvisato, lontano tanto da sperimentalismi ardui e spesso vacui, quanto da sciatterie e pressapochismi linguistici che pur non mancano nel panorama letterario di oggi. Confrontarsi con la poesia di Carlo Leo significa coglierla nei suoi aspetti di più insistente e mai appagata riflessione sui valori dell’esistenza, sul destino dell’uomo, nel suo inquieto vagare nel corso della sua vita ed esperienza sociale. Omar Colombo GIOVENTU’ DI PIOMBO. Rappresentazione e autorappresentazione nei documenti ufficiali delle Br 1970-1978 Il libro affronta (Aras Edizioni) e analizza il delicato fenomeno storico che si è creato nel nostro paese nella seconda metà del Novecento, quando tanti giovani scelsero la strada della lotta armata e molti di loro si unirono alle Brigate Rosse. Diverse sono le domande alle quali l’autore cerca di dare una risposta, come ad esempio, chi erano realmente i brigatisti? E quale immagine di sé volevano trasmettere agli altri? Colombo, oltre ad esaminare le cause della nascita, tra gli anni ‘60 e ‘70, della lotta armata, studia l’autorappresentazione e la rappresentazione dei brigatisti. Grazie all’analisi di documenti ufficiali delle Brigate Rosse, emergono una serie di figure che sottolineano i diversi aspetti dell’essere un brigatista. Mettendo in luce lo stile di vita dei militanti, l’autore si sofferma, inoltre, su come questi si presentavano al mondo esterno e come si volevano differenziare dagli altri gruppi della loro stessa area politica. MARTINI E NOI Edizioni PIEMME Nel terzo anniversario della scomparsa del Card. Martini, è uscito il libro "Martini e noi" (a cura di Marco Vergottini), Piemme. Contiene 111 ricordi del Gigante. Per leggere i 110 più importanti dovete per forza passare in libreria. “Il cristianesimo è tutto fondato sul corpo che Cristo ha assunto: è la religione del Logos incarnato, della Parola che si fa uomo. (….) Il cristianesimo ha al centro un corpo che nasce, cresce, comunica, si riproduce, si dilata, soffre, si ammala, guarisce, muore; perché è nel farsi del corpo che vive la Parola.” (Sul corpo, pag. 76-77) Padre Carlo era bello. Ricordo ancora la prima volta che lo vidi. 6 gennaio 1980, Basilica di San Pietro. Vito e io, due giovani entusiasti della parrocchia Santi Ambrogio e Simpliciano di Carate Brianza, eravamo scesi col torpedone nella Roma papalina e barocca per partecipare al grande evento dell’ordinazione del nuovo arcivescovo di Milano. Alla fine della cerimonia, mi passò vicino e mi colpì la sua altezza, il suo incedere ieratico, il suo viso sorridente. Lo rividi il mese dopo all’entrata ufficiale in Diocesi, mentre camminava per Via Dante. Sempre alto, ieratico, sorridente. Indiscutibilmente un gran bell’uomo, che ebbi la fortuna di conoscere da vicino per via dell’Azione cattolica, in una serie innumerevole di convegni e incontri. Il regalo per la fine dei miei sei anni da responsabile del settore giovani fu una cena con lui. 7 marzo 1989. Per tutta la sera gli parlai dettagliatamente della mia vita, dai primi innamoramenti ai tormenti vcazionali. Mi ricordo i suoi occhi azzurri, luminosi, buoni (gli occhi rivelano il cuore e svelano i sentimenti più profondi, vero?). Uscii a mezzanotte dall’Arcivescovado volando leggero e contento. Mi ero sentito amato ed ascoltato fino in fondo.” Gabriella Ripa di Meana ONORE AL SINTOMO (Ediz. Astrolabio) Il sintomo merita dunque che gli si renda l’omaggio dovuto. Provare a rendere onore al sintomo nulla ha a che vedere con una sua esaltazione. Nessuna idealizzazione del sintomo, però anche nessun biasimo, imbarazzo, umiliazione e onta. Nessuna riluttanza, né corsa ai farmaci, allo psicoadattamento, alla condanna sociale, alla paura. Viceversa accoglienza per questo dolente straniero che ci abita; ascolto e omaggio alla sua parola in modo da poter intendere quanto di imprevisto, e talvolta di migliore, ha da offrirci. Questo libro individua nel tempo in cui viviamo il lavorìo incessante di un’ossessione ipocondriaca, medicale e pragmatica per lo più insofferente a quanto non rientra nei calcoli e, inatteso, sorprende. Allora propone a ciascuno di ricordare come, proprio grazie a quello scomodo sconosciuto che è il sintomo, l’essere umano possa ritrovare la sua complessità di creatura. ARTECULTURA Mensile d’informazione artistica e culturale - Abbonamenti 2016 normali euro 50,00 sostenitore euro 100 con omaggio di una Grafica a colori, cm. 50x70 di Artisti Contemporanei disponibili: Alfieri, Fomez, Kodra CONCORSi e non PAROLE RESISTENTI Non-concorso letterario in collaborazione con l’A.N.P.I. In occasione del 70° anniversario della Li- berazione la non-rivista Margutte, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Partigiani Italiani (ANPI) sezione di Mondovì, e con l’associazione Mondoqui, ha bandito un non-concorso letterario.La definizione non-concorso è nata dalla scelta di essere un’occasione di incontro e non di scontro, semmai di confronto. Un confronto più che mai necessario se si considera il tema intorno a cui si è chiamati a riflettere: la Resistenza, nella sua accezione più ampia.Non sono state stilate classifiche: la scrittura deve stare con forza fuori dalle leggi della competizione; deve nascere poco per volta nel silenzio della propria stanza o nel rumore della vita sociale; deve essere spontanea e attenta, rendersi efficace nel trasmettere emozioni, sentimenti, valori, eventi e testimonianze. Proprio questo prezioso lavoro, e il dialogo che nascerà da esso, è il premio di chi partecipa al non-concorso. Regolamento: 1) Il non-concorso letterario “Parole (R)esistenti” è rivolto a persone sensibili alle seguenti tematiche: Resistenza (1943-1945) e Resistenze (storiche, individuali, sociali, culturali, di popolo, di genere). 2) Il non-concorso prevede due forme di scrittura: poesia e prosa. 3) Poesia: chi partecipa può inviare non più di tre poesie (di un massimo di 40 versi ciascuna) inerenti alle tematiche prima riportate. 4) Prosa: chi partecipa può inviare un unico scritto di un massimo di quattro cartelle (non più di 6.000 battute, spazi inclusi). Gli scritti in prosa possono essere racconti brevi (episodi storici, di vita, di fantasia), raccolta di testimonianze, saggio breve, riflessioni personali. 5) Il materiale deve essere inviato per posta elettronica al seguente indirizzo di posta elet.: [email protected] 6) L’elaborato deve essere accompagnato da nome e cognome, data di nascita e luogo di residenza dell’autore. Non si accettano elaborati anonimi. L’invio del materiale vale come implicito assenso alla pubblicazione ed eventuale lettura pubblica del testo. In caso che lo scrittore sia minorenne, occorre aggiungere il consenso di un genitore. 7) Non verranno date risposte individuali. Per essere sicuri che gli elaborati siano stati ricevuti, si prega di inserire l’avviso di lettura. 8) La partecipazione è gratuita. 9) I testi dovranno giungere all’indirizzo [email protected] entro e non oltre il 30 marzo 2016. 10) Gli elaborati verranno pubblicati nel sito www.margutte. Turismo-Poesia della Natura L’ETNA L'Etna (Mungibeddu o 'a Muntagna in siciliano) è un complesso vulcanico siciliano originatosi nel Quaternario e rappresenta il vulcano attivo terrestre più alto della Placca euroasiatica. Le sue frequenti eruzioni nel corso della storia hanno modificato, a volte anche profondamente, il paesaggio circostante, arrivando più volte a minacciare le popolazioni che nei millenni si sono insediate intorno ad esso. Il 21 giugno 2013 la XXXVII sessione del Comitato UNESCO, riunitasi a Phnom Penh in Cambogia, ha inserito il Monte Etna nell'elenco dei beni costituenti il Patrimonio dell'umanità.L'Etna è un vulcano attivo. A differenza dello Stromboli che è in perenne attività e del Vesuvio che alterna periodi di quiescenza a periodi di attività parossistica esso appare sempre sovrastato da un pennacchio di fumo. A periodi abbastanza ravvicinati entra in eruzione iniziando in genere con un periodo di degassamento ed emissione di sabbia vulcanica a cui fa seguito un'emissione di lava abbastanza fluida all'origine. Talvolta vi sono dei periodi di attività stromboliana che attirano folle di visitatori d'ogni parte del mondo per via della loro spettacolarità. In genere le eruzioni dell'Etna pur fortemente distruttive delle cose, non lo sono per le persone se si eccettuano i casi fortuiti come quello di Bronte del 25 novembre del 1843 in cui a causa di una falda freatica la lava esplose colpendo una settantina di persone delle quali persero la vita almeno 36 o di palese imprudenza come nel 1979 quando un'improvvisa pioggia di massi uccise nove turisti, avventuratisi fino al cratere appena spento, e ne ferì un'altra decina. Le fonti della memoria storica ricordano centinaia di eruzioni di cui alcune fortemente distruttive.L'Etna è meta ininterrotta delle visite di turisti interessati al vulcano e alle sue manifestazioni in quanto si tratta di uno dei pochi vulcani attivi al mondo ad essere facilmente accessibile. Sono presenti infatti anche guide specializzate e mezzi fuoristrada che in sicurezza portano i visitatori fino ai crateri sommitali.L'Etna si presta agli sport invernali, sci, sci di fondo, scialpinismo ed altro. (Aoristias) Intestare: c.c.postale n.84356302 ARTECULTURA mensile d’informazione artistica e culturale - Via Ciovasso 19 20121 Milano dal 1967, l’Informazione Artistica su Artecultura è presente in anteprima e per un intero anno su Internet. Il pdf è scaricabile dal sito www.artecultura.org Da ottobre del 2014 ad oggi, la rivista mensile ha dato un nuovo risalto all’arte contemporanea, pubblicando la copertina ed un ampio servizio all’interno di 4 pagine a colori di artisti, pittori e scultori senza limiti anagrafici né di tendenze, puntando sulla qualità delle opere. La cronologia delle uscite è la seguente: Ottobre 2014: Antonio Fomez Novembre 2014: Sergio Sarri Dicembre 2014: Fernando De Filippi Gennaio 2015: Umberto Mariani Febbraio 2015: Luca Lischetti Marzo 2015: Mario Benedetto Aprile 2015: Carlo Nangeroni Maggio 2015: Paolo Scirpa Giugno 2015: Paolo Baratella Luglio 2015: Gabriele Amadori Ottobre 2015: Luigi Timoncini Novembre 2015: Ennio Calabria Dicembre 2015 Paolo Scirpa Gennaio 2016 Sergio Acerbi Possibili contatti per incontri e visite allo studio - Quotazioni redatte da esperto perito del Tribunale - Le offerte del mese a sostegno della rivista per abbonamenti - Servizi redazionali su mostre ed eventi artistici di novità. Intestare:ARTECULTURA di Giuseppe Martucci c.c.postale n.84356302 Via Ciovasso 19 - 20121 Milano www.artecultura.org - e-mail: [email protected] ARTECULTURA 33 Pinuccia Mazzocco LA BELLEZZANEL CONTROVERSO DESIDERIO CHE DIPINGE L’ESSENZA DELLA VITA Esposizione presentata alla Casa dei Diritti del Comune di Milano dal 7 al 14 novembre 2014. Dedicata a tutte le donne che hanno sofferto per le violenze subite, ma credono ancora nell’amore Che per Pinuccia Mazzocco l’espressione artistica corra sul filo delle emozioni appare come un dato difficilmente negabile. A maggior ragione, quando per l’occasione, questi significativi dipinti sono dedicati ad un tema così duro e coinvolgente come la violenza sulle donne con tutte le sue luttuose e raccapriccianti implicazioni. Ma l’artista, oltre al possesso di una raffinata tecnica espressiva, è dotata anche di una acuta sensibilità che le consente di connotare e definire il suo linguaggio senza inclinazioni retoriche o polemiche, ma cogliendo nella sua immediata e sintetica ispirazione quegli elementi cromatici, poetici che la sollecitano ad imprimere al soggetto il segno della sua personalità, della sua libera e coerente evo- 34 ARTECULTURA cazione d’immagini. E sono immagini del tutto particolari, cariche di una innata trasparenza, trapassate da una fluidità luminosa e tonale che le rende diafane, puri emblemi immersi in un’atmosfera vibrante e coinvolgente. Da questo punto di vista estremamente eloquente è l’opera Cantico dei Cantici nella quale le figure annullano ogni plastica e definita corporeità per essere pure apparizioni, pervase da una liricità fantastica e traslucente. In questo caso la relazione tra il linguaggio della pittura e l’idea o il messaggio che si intende rappresentare, risulta quanto mai creativo e calzante. Sono opere che nascono senza forzature di schemi o precostituite esigenze di modellato, piuttosto si pongono in sintonia con la realtà infinita della luce e del colore, con i suoi magici bagliori, delicati e fascinosi al tempo stesso. Ne consegue che la Mazzocco evita efficacemente di perdersi nella banalità dell’illustrazione o del puro riporto di denuncia per esprimere, invece, con singolare efficacia i propri stati d’animo, le sue particolari sensazioni. Un elemento che emerge con chiarezza da questi dipinti è la mancanza di una vincolante stilizzazione, come se l’immagine dovesse vivere, e di fatti vive, di una vita propria, di una sua interna realtà che poi si chiarifica nella definizione della luce, nella cangiante metamorfosi del colore, nel battito grafico di segni pulsanti ed intermittenti. Dalle sue composizioni si avverte lu- cidamente una struttura compositiva di tonificante equilibrio, di armonica compenetrazione di piani che, anzi, tendono a scomparire, definiti soltanto dalla sostanza del colore, dall’organica pervasività della luce che tutto genera e definisce. Pittura, quindi, che si avvale di una sua intima coerenza, che sviluppa il suo percorso visionario con stimolanti ascendenze espressive che poi si tramutano in una realtà psicologica e spirituale al tempo stesso. Elementi diversi dell’arte moderna, come l’impressionismo o la stessa emotività, insita nelle varie articolazioni espressioniste o surreali, entrano come fattori compositivi, anche se poi naturalmente la sintesi finale è il frutto della cultura e dell’ispirazione personale della pit- trice. Una pittura, questa, di estrema delicatezza formale e percettiva, che però trasmette con energia i suoi alti contenuti, costituendo così, tramite il filo della metafora che si dispiega sotto i nostri occhi, un suggestivo stimolo a riflettere sul tema affrontato. Nelle composizioni della Mazzocco ogni realtà concreta tende a smaterializzarsi non a decomporsi, ma a rivivere in una forma nuova, trasfigurata, che della realtà concreta conserva le apparenze, ma significativamente sublimate sul piano del colore e della luce che in questo caso sono realtà generatrici di forme e di stati d’animo intensamente compenetrati. Spazio e tem- Pagina di sinistra dall’esterno all’interno: “RISORGERE”, 2014 - ”LE ALI SPEZZATE”, 2014 Pagina di destra, dall’alto di sinistra in senso orario: “RINASCERE DALL’ALTO, IL VENTO DELLO SPIRITO, 2014 “IL DIRITTO D’ESSERE”, 2014 “LE MIE FERITE, LA MIA FORZA”, 2014 “CHE SIA LUCE PER TUTTE LE DONNE”, 2014 “CANTICO DEI CANTICI INNO ALL’AMORE” 2014 “LIBERAZIONE”, 2014. po, pertanto, si definiscono e si percepiscono su un piano diverso, non più legato alla dimensione della storia e dell’ambiente, ma nella creativa tensione del sogno, del suo fascinoso ed infinito altrove. Il linguaggio visivo della Mazzocco si distingue per la raffinata tramatura delle sue configurazioni che senza schemi o esasperazioni, risuonano di un loro interiore ritmo che rasserena da inutili turbolenze e violente oscurità. (Aoristias) ARTECULTURA 35 ASTE da Gennaio 2016 SOTHEBY’S 13 Gennaio 2016 CHRISTIE'S INTERIORS London, South Kensington 19 Gennaio 2016 METEORITE SALE London, South Kensington BLINDARTE Napoli, Via Caio Duilo 4d/10 APPUNTI DAL MERCATO Asta 73 - Gioielli, orologi ed oggetti vintage, argenti, arredi ed oggetti d'arte 11 Febbraio 2016 ore 18:30 Finarte Le prime aste della nuova Finarte S.p.A. del 10 e 11 novembre a Palazzo della Permanente a Milano si sono chiuse con un totale di oltre 2 milioni di euro e risultati positivi per il catalogo di Arte contemporanea, così come per la sezione dedicata all’arte del XX secolo. Più in sordina le sezioni dedicate all’arte antica e alla fotografia. Aggiudicato oltre il 60% dei lotti di Arte contemporanea, per un valore complessivo superiore a 1,5 milioni di euro, con un nutrito gruppo di opere che ha superato in maniera significativa la stima massima a catalogo: come le opere di Turi Simeti, Un ovale bianco, del 1980 (lotto 62), che ha raggiunto il prezzo di 43.750 euro (stima 18.000-22.000 euro), e Un ovale nero del 1981 (lotto 64), aggiudicato per 32.500 euro contro una stima compresa tra i 12.000 e i 18.000 euro, o l’opera di Gianfranco Baruchello Città di poeti in fase esplosiva del 1963 (lotto 98) che ha chiuso a 40.000 euro contro una stima di 20.00025.000 euro, o ancora Oltre il linguaggio, del 1968, di Vincenzo Agnetti (lotto 104) aggiudicato a 52.500 (stima 15.000-20.000 euro). Battuto per 363.000 euro Senza titolo (Superficie blu) del 1961 di Enrico Castellani, lotto 58 (stima a catalogo 300.000-360.000 euro). Pandolfini Pandolfini Casa d’Aste ha aperto la propria sessione autunnale con un eccezionale risultato: una White Glove Sale del Dipartimento di Vini Pregiati e da Collezione. I numeri parlano da soli: 100% dei lotti venduti, 160% delle stime minime, 330.000 euro il totale delle aggiudicazioni per 180 lotti in catalogo. Questo, in cifre, il successo assoluto dell’asta battuta lo scorso 8 ottobre da Pandolfini Casa d’Aste alla Stazione Leopolda di Firenze, in occasione della presentazione de Le Guide de L’Espresso 2016, evento organizzato in collaborazione con Pitti Immagine. Meeting Art Archiviata l’asta N. 793 con un totale aggiudicato di 1.254.800 € al netto dei diritti, Meeting Art non delude le aspettative dei propri collezionisti mettendo a disposizione per quest’incanto ben 920 lotti. Sentiamo il parere del Sig. Pablo Carrara, amministratore delegato del gruppo: Sig. Carrara, 920 lotti in gara sono molti. Cosa si aspetta da questa asta? "Certamente come sempre mi aspetto molto entusiasmo e partecipazione da parte di tutti gli appassionati che da anni ci seguono”. Asta 75 - Arte moderna e contemporanea, oggetti di design 29 Gennaio 2016 ore 18.00 Asta 74 - Dipinti XIX - XX secolo dipinti antichi 29 Gennaio 2016 ore 16.00 Info 081 2395261 20 Gennaio 2016 JEWELLERY London, South Kensington GALLERIA PACE 19TH CENTURY EUROPEAN ART London, South Kensington ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA 3 Marzo 2016 ore 21 21 Gennaio 2016 SILVER New York, Rockefeller Center Milano, Piazza San Marco 1 info 02 6590 147 MINERVA Roma, Piazza SS.Apostoli 80 THE SKI SALE London, South Kensington CHINESE EXPORT ART New York, Rockefeller Center 22 Gennaio 2016 IMPORTANT AMERICAN FURNITURE, OUTSIDER New York, Rockefeller Center THE COLLECTION OF MR. AND MRS. MAX R. ZAITZ, PRINCETON, NEW JERSEY New York, Rockefeller Center 28 Gennaio 2016 OLD MASTER DRAWINGS New York, Rockefeller Center www. MEETING ART 16 Gennaio 2016 ARTE MODERNA e CONTEMP. Domenica 17 Gennaio 2016 ARTE MODERNA e CONTEMP. 23 Gennaio 2016 ARTE MODERNA e CONTEMP. 24 Gennaio 2016 ARTE MODERNA e CONTEMP. 30 Gennaio 2016 ARTE MODERNA e CONTEMP. Meeting Art - Vercelli Info 0161 2291 - www.meetingart.it LIBRI, AUTOGRAFI, STAMPE 28 Gennaio 2016 info 02 6590 147 A. H. BALDWIN & SON Ltd London,11 Adelphi Terrace, Embankment, London WC2N 6BJ 5-6-7 Gennaio 2016 Annuale vendita XXXVII / XXXVIII / XXXIX New York 6 Febbraio 2016 Monete antiche, inglesi e mondiali e medaglie Tel.(0) 20 79309808 ADAM PARTRIDGE he Gate Hall, Chain and Gate, North Rode, Nr Macclesfield SK11 9JA 21 Gennaio 2016 Antiquariato e Belle arti * saldi con Francobolli e Ephemera 3 Marzo 2016 Antiquariato e Arte del Sale con Northern & Arte Contemporanea 18 Marzo 2016 Un giorno Vendita di Studio Ceramiche e design 14 Aprile 2016 Antiquariato e Arte del Sale con Militaria www.adampartridge.co.uk Le date, come i programmi delle aste, possono essere soggetti a variazioni per cui Artecultura a riguardo non assume nessuna responsabilità. 36 ARTECULTURA