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dal 1967 in anteprima l informazione artistico-culturale dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali libero accesso per visitare tutta la Rivista: www.artecultura.org e-mail: [email protected] Anno XLIX - N. 2 Febbraio 2016 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n.46) Art. 1, Comma 1, dcb Milano In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa ARTECULTURA 1 Carlo Nangeroni L’ARMONIA DEGLI OPPOSTI PER L’EQUILIBRIO DELLAPOETICA Osservando con attenzione le lucide composizioni di Carlo Nangeroni, sicuramente una delle figure di maggior rilievo nell’ambito della ricerca astratta di orientamento geometrico, si può paradossalmente constatare la presenza di due dinamiche concettuali (e poi stilistiche) di opposto valore: vale a dire da una parte la tensione utopica, propria della ragione, il perseguire un progetto ed una finalità in sè perfetti e compiuti e dall’altra uno spirito di ricerca pragmatico, attento alle singole circostanze che il procedimento artistico impone, lontano da idealità improbabili e velleitarie. Ma forse e con più assennato giudizio il paradosso è solo apparente, in quanto un vero 2 ARTECULTURA artista, e certamente Nangeroni lo è da ogni punto di vista, tali contraddizioni non le avverte, non vi specula, piuttosto le lascia inteargire, fruttificare nel costante affinamento del suo lavoro. Nè va dimenticato che Nangeroni è nato in America e lì per molto tempo ha vissuto, impregnandosi del resto di quello spirito concreto e di sfida che è tipico di quella cultura sulla quale poi l’artista ha sensibilmente innestato un gusto particolare per la bellezza, l’eleganza formale, l’inventiva, del tutto in sintonia con la tradizione italiana. Ed in Italia l’artista si reca nel 1926 dove frequenta i famosi corsi della Scuola Superiore d’arte Cristiana del Beato Angelico e L’Accademia di Belle Arti di Brera, diventando allievo di Mauro Reggiani. Dopo le drammatiche vicissitudini del secondo conflitto mondiale si trasferisce negli Stati Uniti, e qui, oltre ad entrare in contatto con le innovative tendenze dell’Espressionismo Astratto, collabora anche a significative esperienze nel campo della scenografia, particoarmente rilevante quella con la celebre rete televisiva NBC. E se nei suoi primi lavori si coglie - quasi inevitabile - l’influsso di questa importante tendenza dell’arte americana di quel tempo, tuttavia in sottotraccia quella esperienza, appena nata, appare in Nangeroni già sul punto di sfaldarsi, ossia di pervenire a quell’esigenza di ordine e di lucidità razionale che così intensamente corrobora la sua pittura. Nel 1958 il pittore giunge in Italia e da un certo punto di vista vi giunge al momento giusto, in quanto la pur radicale novità dell’informale, già minata da appesantiti travisamenti manieristi o neo-accademici è in chiaro declino, mentre nel contempo l’astrazione di stile geometrico è in piena espansione e con varie direttrici che partono dal neo-concretismo per giungere a creative contaminazioni con il design, la grafica, le sperimentazioni nell’ambito della pura percezione. Ed è all’interno di questo contesto storico e culturale che Nangeroni, ormai consolidato da costanti riflessioni ed oggettive realizzazioni, amplia lo sfondo mo- tivazionale ed empirico della sua ricerca. E’, questo, il terreno ideale e ricettivo, per applicare quell’esigenza di ordine ed armonia che per lui è un riferimento essenziale per l’arte, anche tenendo conto del fatto che questa esigenza non è ovviamente un’autoritaria imposizione, ma è inscritta a livello genetico nell’uomo, fa parte dei suoi primi contatti con il mondo, per comprenderlo e definirlo. Così le sue composizioni si liberano da ogni riferimento narrativo, figurale, per essere dei tracciati visivi che possono orientare l’osservatore a percepire la dinamica della singola forma, come de dell’insieme complessivo. Tra mutamento ed identità di simboli ed immagini si dispiega la sua pittura nella quale la percezione quanto più è allusiva e “poeticamente ingannatrice”, tanto più perviene al profondo dell’animo dello spettatore o di chiunque si ponga con sensibilità di fronte ai suoi dipinti.Ogni vera immagine, e di conseguenza ogni percezione psicologica ed intellettiva, vive di contrasti, che sono poi contrasti di forze e nello stesso di pensieri, sensazioni, e senza un ordine logico e visivo queste contraddizioni non avrebbero senso, sarebbero frammenti slegati ed indecifrabili. E un primo passo per chiarire, anzitutto a noi stessi, le relazioni con l’ambiente, lo spazio relazionale e sensoriale in cui viviamo, è di semplificare gli elementi di questo puzzle, ridurlo ai loro minimi ARTECULTURA 3 termini e poi su questi esercitare la dovuta indagine, gli opportuni collegamenti, le impreviste ed imprevedibili associazioni. Ecco quindi che Nangeorni opera su pochi e consolidati elementi, la superficie, il piano pittorico, una ristretta gamma di forme geometriche come quadrato, cerchio, rettangolo, le cui possibilità di rapporti, di interazioni, pressoché illimitate, divengono davvero comprensibili in quanto fanno parte di un codice visivo concreto. L’artista sviluppa il tema delle permutazioni che se da una parte imprimono ritmo dialettico e percettivo alle com- 4 ARTECULTURA posizioni, dall’altra stimolano l’osservatore a decifrare l’immagine, a farla propria senza subirla passivamente. Si avverte in queste immagini il costante, anche se implicito, confronto con l’universo della musica, disciplina limite tra arte e scienza, ove sette note consentono un’infinità di variazioni e melodie. Da rilevare, inoltre, la logica della ripetizione costante di forme e simboli, che in questo caso non hanno come valore un rendiconto di calcolo statistico, ma piuttosto creano impercettibilmente e poi consapevolmente quelle differenze che consento- no la crescita organica dell’immagine, delle sue possibilità di relazione, in una vibrante dialettica tra il piano del caso e quello della necessità. La superficie pittorica, la sua texture, tende a vibrare, accentua o alternativamente rarefà il suo tessuto visivo cromatico, creando dei vuoti in cui quasi si ha l’illusione di uno spazio, di un oltre che possa essere trafitto. Ma trattasi appunto di un’illusione creata dalla magia della pittura, dalla sua potenza tonale, dal risuonare di timbri e riflessioni di luce che si compenetrano senza mischiarsi, mantenendo inalterata la loro de- finizione luminosa e cromatica, e nel contempo la loro porzione di spazio. La trasparenza è un altro elemento chiave nell’immagine dipinta da Nangeroni, non solo naturalmente nel senso della nitida chiarezza del risultato finale, quanto nel processo sintattico visivo che la anima dall’interno. Sono immagini senza fondo o sfondo, nelle quali il primo piano si protende come una sorta di infinito parallelo che viaggia nel tempo e nello spazio. Non quindi un’immagine da leggere nell’ordito della costanza prospettica ma da collocare nel miraggio lirico ed evocativo della lunga durata dello sguardo. Quello sguardo che infine procede alla sua contemplazione. Ecco quindi come le moderne scoperte della psicologia della percezione, affinate dall’arte, possono realizzare quella consuetudine contemplativa, che oggi è così drammaticamente assente non solo dall’arte, ma dalla società nel suo insieme. E da questo punto di vista l’opera di Nangeroni acquista una sua legittima spiritualità. Tattile e visivo sul piano percettivo sono i due poli che invitano l’osservatore alla decifrazione dell ‘immagine, al confronto con la realtà del fenomeno investigato. Da questo punto di vista la pittura accentua le sue possibilità mimetiche che rendono per un momento reale, concreta la realtà del volume che si evidenza come puro epifenomeno, come seducente apparenza che attira e coinvolge. L’opera pittorica - e più in generale culturale - di Nangeroni si orienta verso quella particolare tensione in cui vedere e pensare costituiscano una inscindibile unità, un ’esigenza esistenziale inevitabile in tempi di così poco rassicuranti visioni e pensieri, appunto. Teodosio Martucci ARTECULTURA 5 Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano CULTURA. ACCORDO TRA MILANO E MUSEO ERMITAGE PER FUTURI SCAMBI CULTURALI ED ESPOSITIVI In occasione della giornata dedicata alle relazioni culturali tra Italia e Russia, all’interno del quarto Forum Internazionale della cultura di San Pietroburgo, il direttore dell’Ermitage Mikhail Piotrovsky, in seguito a un incontro con l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno, ha annunciato che il suo Museo e Milano lavoreranno insieme ad un protocollo d’intesa su progetti culturali comuni e condivisi tramite lo scambio reciproco di opere delle proprie collezioni d’arte, con un lavoro di approfondimento sulla peculiare relazione che lega la cultura russa a quella italiana. Uniti dal desiderio di rafforzare il dialogo culturale tra il popolo italiano e il popolo russo, gli scambi culturali ed espositivi raggiungeranno anche l’obiettivo di internazionalizzare ulteriormente il patrimonio artistico delle città di San Pietroburgo e Milano. All’Ermitage infatti è stata inaugurata la mostra “Noli me tangere Federico Barocci from the Uffizi Gallery, Florence” all’interno del progetto “Masterpieces from World Museums in the Ermitage” che porta a San Pietroburgo grandi capolavori provenienti dai maggiori musei di tutto il mondo. In occasione di questa giornata dedicata all’Italia, l’opera, il “Noli me tangere” di Federico Barocci, proviene da uno dei principali musei nazionali, la Galleria degli Uffizi di Firenze. Presenti anche il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini e il Ministro della Cultura russa Vladimir Medinsky. Info + 39 02.88450150 SANTOMASO -La Musica del Colore Milano, Galleria BLU La rassegna , presentata alla Galleria Blu sino al 12 febbraio 2016, documenta la ricerca condotta dall’artista veneziano attraverso capolavori dal ricco e internazionale curriculum espositivo come Tramonto sulla città industriale del 1955; Verso Matera del 1960 e Suite friulana n. 2 del 1963, per giungere agli anni Ottanta, dove particolare attenzione merita l’opera Contrappunto del 1984. Nato a Venezia nel 1907, Santomaso si afferma nel secondo dopoguerra come uno dei maitres-àpenser del Fronte Nuovo delle Arti (1946). Ben presto, però, abbandonate le tematiche sociali comincia a dipingere astratte tensioni e figurazioni emotive. Nel 1952 partecipa all’esperienza del Gruppo degli Otto (Afro, Birolli, Corpora, Moreni, Morlotti, Santomaso, Turcato, Vedova), detto anche degli astratti-concreti, secondo la definizione di Lionello Venturi. Info: 02.76022404 ALDO MONDINO - Tappeti Milano, Galleria Tega A dieci anni dalla sua scomparsa - è morto nel 2005 a Torino, dove era nato nel 1938 - Aldo Mondino si sta nuovamente proponendo come uno degli artisti più interessanti e creativi della sua generazione. Atipico e anticonformista per l’epoca, Mondino anticipa i temi di un’arte globale e trasversale. Degli anni ‘90 sono invece i Tappeti, un soggetto su cui Mondino ha lavorato nella fase tarda della sua carriera, che ora è possibile osservare in una significativa mostra alla Galleria Tega di Milano sino al 12 febbraio 2016. Difficile definirli semplicemente dipinti, quanto piuttosto pitture-oggetto sovrapposte in composizioni a parte, con colori vivaci e realizzati su eraclite, un materiale industriale utilizzato nell’edilizia. Non a caso si parla di “orientalismo” in questo ciclo di opere dell’artista torinese. La sua visione dell’Oriente non è nostalgica ma divertita e affascinata e gli permette di superare quei confini, seppur labili nel suo caso in quanto ad apertura mentale, che l’uomo occidentale convinto della propria supremazia culturale si autoimpone. Info: 0227600473 DADAMAINO Opere 1958-2000 A sinistra, Filippo Del Corno, assessore alla Cultura, Vladimir Medinsky, Ministro della Cultura russa, Dario Franceschini Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo. TRIENNALE Il Nuovo Vocabolario della Moda. Milano Palazzo dell’Arte. Oltre cento realtà tra le più importanti del panorama contemporaneo partecipano alla mostra con i propri prodotti e progetti. Sono stilisti e marchi, selezionati con l’approccio didattico-scientifico di un sistema a fasi successive dai curatori Paola Bertola e Vittorio Linfante insieme al Comitato Scientifico della mostra che è in programma sino al 6 marzo 2016. Il nuovo vocabolario e le sue molteplici espressioni. Info: 02 72 43 41 6 ARTECULTURA Milano Galleria A Arte Studio Invernizzi La mostra in programma sino al 17 febbraio 2016 ricapitola complessivamente l’opera di Dadamaino figura di rilievo nell’ambito delle ricerche geometrico-percettive. Nella prima sala del piano superiore della Galleria sono esposti lavori appartenenti alla serie dei “Volumi”, realizzati a partire dal 1958 e declinati in diverse tipologie in relazione al numero dei fori praticati sulla tela sino a giungere ai “Volumi a moduli sfasati” del 1960, esposti nella seconda sala, in cui una densa successione di forature regolari, praticate su fogli di materiale plastico sovrapposti, movimentano le superfici in dissimili trasparenze. Negli ambienti successivi dello stesso piano si trovano altre opere appartenenti al ciclo dei “Volumi” e alcuni lavori appartenenti al ciclo de “L’inconscio razionale”, il cui intreccio di linee orizzontali e verticali segna l’abbandono dei criteri analitici e razionalisti in favore di una caratterizzazione irrazionale e inconscia. Al piano inferiore dello spazio espositivo sono esposte anche opere - già presentate nella sala personale della Biennale di Venezia del 1980 - del ciclo “I fatti della vita”, i cui segni- tracciati con china vengono elaborati in tratti verticali, orizzontali e diagonali sviluppando nello spazio della superficie pause e concatenazioni divergenti. L’espressione attraverso una nuova forma di scrittura nasce da un episodio personale che, come racconta Dadamaino stessa, porta l’artista a tracciare ossessivamente sulla sabbia un segno muto, simile ad una ”H”, come reazione interiore all’eccidio di Tel al-Zaatar. Con Getulio Alviani, Bruno Munari ed Enzo Mari fu tra i fondatori di Nuova tendenza, partecipando poi a numerose rassegne internazionali. Info: 0229402855 ENRICO CASTELLANI Opere su carta Milano Galleria Matteo Lampertico Una mostra dedicata esclusivamente alle opere su carta di ENRICO CASTELLANI, campo della sua attività artistica che non è stato ancora indagato in modo esaustivo. La mostra è in programmazione sino al 26 febbraio 2016. E’ a partire dal 1959 che Castellani realizza la sua prima superficie a rilievo, dando vita ad una poetica che sarà la sua cifra stilistica costante e rigorosa e definendo ciò che la critica ha chiamato “ripetizione differente”, considerata da molti critici di estrema purezza, dove la ripetizione accuratamente scelta dei pieni e dei vuoti data dalle ritmiche estroflessioni della tela costituisce un percorso sempre nuovo, anche se coerente e intenso. Nel 1967 realizza “Ambiente bianco” per la mostra “Lo spazio dell’immagine”, a Palazzo Trinci, a Foligno; nel 1968, in occasione de “Il teatro delle mostre”, alla galleria La Tartaruga di Roma, viene presentato “Il muro del tempo”; nel 1969 realizza “Spartito” e nel 1970 “Obelisco”. Dal suo esordio sino ad oggi si susseguono una serie di importanti esposizioni in spazi pubblici e privati. Partecipa alla Biennale di Venezia nel 1964, nel 1966 (con una sala personale), nel 1984 e nel 2003. Nel 1965 partecipa alla collettiva "The Responsive Eye" al MoMA di New York e alla VIII Biennale di San Paolo in Brasile. Nel 1970 prende parte alla collettiva "Vitalità del negativo nell'arte italiana", a cura di Achille Bonito Oliva, al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Nel 1981 partecipa a "Identité Italien. L'art en Italie depuis 1959", a cura di Germano Celant, al Centre Pompidou di Parigi. Ma nella sua compatta e coerente produzione troviamo alcune opere che si discostano nettamente dalle superfici a rilievo, rilevando molto su temi cari a Castellani quali il tempo, il ritmo e lo spazio. Anche nelle rare opere su carta Castellani è riuscito a realizzare il suo personalissimo stile di estroflessioni ritmiche che lo ha reso celebre in tutto il mondo. Info 02.36586547 ANDREONI Your Silent Face Milano Viasaterna Arte Contemporanea Viasaterna Arte Contemporanea presenta, dal 16 dicembre 2015 all’11 marzo 2016, una nuova esposizione di opere inedite. La mostra Your Face (Il tuo volto silenzioso) associa il nuovo lavoro di Luca Andreoni - tra gli autori più attivi della fotografia italiana contemporanea- intitolato Inferno 1911, con una selezione di opere, anch’esse mai esposte in Italia, di Zhou Siwei, artista cinese conosciuto per la sua ricerca poetica che combina tecnica e sperimentazione sulla trama di una filosofia complessa: Inferno 1911 è una serie Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano fotografica interamente realizzata da Andreoni nel 2014, immergendosi nelle montagne delle Grigne, un massiccio della Lombardia. Noto tra alpinisti e scalatori per la bellezza e la varietà delle arrampicate, all’inizio del secolo scorso la Grigna è stata teatro di alcune scene di Inferno, uno dei primi kolossal realizzati in Italia. Prodotto dalla Milano Films, il lungometraggio era l’adattamento cinematografico del viaggio di Dante nell’Ade, realizzato con effetti speciali e tecniche di montaggio assolutamente all’avanguardia all’inizio del Novecento. Info [email protected] CERAMICA GIAPPONESE CONTEMPORANEA Milano Officine Saffi. Da giovedì 14 gennaio Officine Saffi inaugura il nuovo anno con una mostra frutto di una attenta e rigorosa ricerca nella scena artistica giapponese contemporanea. YUGEN Contemporary Ceramics vede in mostra le opere di cinque artisti giapponesi appartenenti a tre generazioni diverse: Keiji Ito e Yasuhisa Koyhama rispettivamente del 1935 e 1936, Shozo Michikawa e Shingo Takeuuchi 1953 e 1955 e Kazuhito Nagasawa 1968. Le opere di questi artisti pur nella loro distanza temporale e diversità mostrano una stessa fonte di ispirazione che ha fatto da fil rouge della mostra: Yugen. Yugen in giapponese indica un sentimento misterioso di bellezza inafferrabile ed indicibile, lo stesso che ogni artista sembra aver seguito guidato da una coscienza ancestrale che affonda le radici nell’antica tradizione giapponese ricca di raffinate e coinvolgenti suggestioni. Info: tel. +39.02.36685696 Le Voyant Omaggio a Giorgio de Chirico 26 dicembre 2015 -10 gennaio 2016 Farsettiarte Casa d’aste Per il tradizionale apappuntamento di fine anno a Cortina la Galleria Farsettiarte propone agli appassionati d’arte l’incontro con uno dei grandi maestri del Novecento italiano. Le Voyant. Il titolo della mostra Le Muse inquietanti Voyant fa riferimento ad una famosa monografia che il critico d’arte collezionista René Gaffé pubblicò nel 1946 a Bruxelles. La Voyant è colui che ha delle doti speciali, che non si limita a guardare la realtà, ma va oltre, indaga il passato e prevede il futuro. Giorgio de Chirico realizza questa magia nei suoi quadri: noi vediamo degli oggetti e dei personaggi, riusciamo a identificarli e a collocarli nel loro contesto. Nello stesso tempo, però, ci rendiamo conto che l’artista vuole comunicarci molto di più della loro realtà e della loro presenza, vuole trasmetterci dei significati più vasti e profondi, che ci portino a riflettere sul mistero dell’esistenza, sul significato della vita e sul destino finale. Le opere proposte ad appassionati italiani e stranieri. Info: 0436860669 A BRESCIA UNA METROPOLITANA PER L’ARTE Prosegue a Brescia l’originale progetto, intitolato SubBrixia, ideato e prodotto da Brescia Musei e Brescia Mobilità in collaborazione con il Comune di Brescia, che sta portando alcuni dei protagonisti della scena artistica italiana contemporanea ad interagire con la rete metropolitana della città di Brescia, inaugurata nel 2013. Per ogni stazione delle prime cinque selezionate, un artista diverso sta producendo un’installazione site specific. Nell’idea degli organizzatori il progetto non si fermerà qui, la volontà è infatti quella di estendere gli interventi artistici anche alle altre fermate come una sorta di museo d’arte contemporanea accessibile a tutti in città o meglio: sotto città. Gli esempi illustri non mancano dalla celebre metropolitana di Napoli a quella di Londra, per non parlare poi di quella di Stoccolma che con i suoi 110 Km di lunghezza è considerata l’esposizione d’arte più estesa del mondo. A Brescia , la linea metropolitana è invece di 17 stazioni e percorre la città per una lunghezza complessiva di 14 chilometri. Una metro già di per sé elegante nelle architetture e avveniristica nella tecnologia che ci fa sentire un po’ passeggeri del futuro o di Star Trek. Il progetto artistico è curato da NERO, che opera nel campo della cultura e delle arti contemporanee, in collaborazione con Fondazioni Brescia Musei. Si realizza come una “mostra diffusa” che esce dal museo per svilupparsi in momenti temporali e spaziali diversi. Un viaggio sotto terra con le diverse stazioni a simboleggiare i vari capitoli di un racconto fantastico che prende corpo nella realtà. Un libro aperto che indaga geografie, identità, linguaggi eterogenei. L’installazione di Rä di Martino - tuttora esposta presso la fermata Marconi - ha dato avvio a SubBrixia, ed è ora la volta di Marcello Maloberti che interviene in quella che è già di per sé una tra le stazioni più simboliche e belle, la Stazione appunto. Info: www.studioesseci.net A CENTO/Fe LE GUERRE DI AROLDO BONZAGNI Presentata a Palazzo Marino. Con la mostra riapre al pubblico la Galleria d’Arte Moderna Aroldo Bonzagni di Cento dopo oltre tre anni di chiusura. Presentata a Palazzo Marino la mostra “Le guerre di Aroldo Bonzagni”, che sarà ospitata nella Galleria d’Arte moderna di Cento (Ferrara) fino al 28 febbraio. La collezione di opere di Bonzagni, centese di nascita ma che a Milano ha vissuto gli anni più significativi della sua produzione artistica, è stata illustrata dal Sindaco di Cento, Piero Lodi, dall’assessore alla Cultura e al Turismo Claudia Tassinari e dal curatore Giuseppe Virelli. La mostra documenta l’influenza dei primi conflitti del Novecento sull’opera dell’artista, per offrire un’inedita indagine del suo contributo iconografico alla ‘narrazione’ della guerra italo-turca. Info www.comune.cento.fe.it MARTIN CREED- Firenze BASE / Progetti per l’arte dal 12 dicembre al 6 febbraio presenta la mostra di Martin Creed concepita appositamente per lo spazio non-profit di Firenze. Il progetto di Martin Creed per BASE / Progetti per l’arte è animato da differenti opere che fanno percepire lo spazio fisico allo stesso tempo espanso, compromesso, dilatato e pieno. Questo avviene grazie all’equilibrio degli interventi. Le opere si distribuiscono nei due spazi, da sinistra a destra, come a “perimetrare” per evidenziare, ma anche per rarefare i confini fisici della scatola architettonica in cui si manifestano. Per ulteriori informazioni: [email protected] / www.baseitaly.org Bruno Fael Il pianeta energia dell’anima. L’esposizione è stata prorogata fino al 18 novembre 2015 in omaggio al Maestro scomparso. Milano, 18 novembre 2015 alle ore 18 nella prestigiosa sede del WECC (World Expo Commissioners Club) in Piazza Duomo 21 si è svolto il Finissage dell’ultima mostra del Maestro Bruno Fael “Il pianeta, energia dell’anima”: un ciclo monumentale di 148 opere pittoriche dedicata a ciascuna delle nazioni presenti all’Expo di Milano. Alla cerimonia di chiusura hanno partecipato i maggiori collezionisti di Fael, artisti, compositori e musicisti e quanti ebbero caro un Maestro d’Arte e di Umanità come Bruno Fael. Si tratta dell’ultimo capitolo nell’arte di Bruno Fael, prematuramente scomparso (Sacile 1935 Milano 2015) che risponde al formidabile incarico assegnatogli dalla Presidenza di World Expo Commissioners Club che lo invitava a interpretare con la sua pittura, il tema di Expo 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”. Grazie al sostegno della CRI International (Chimneys and Refractories, leader mondiale nello sviluppo di nuovi progetti di centrali elettriche, impianti petrolchimici di desalinizzazione). Le 148 opere pongono come immagine d’elezione le bandiere della terra che si ergono a simbolo di ogni nazione, e sono state esposte, dall’11 Maggio in Piazza Duomo 21, nella sede ufficiale WECC, il prestigioso club internazionale riservato ai commissari e rappresentanti del paesi legati ad Expo fondato da Alessandro Rosso per riunire i rappresentanti delle varie nazioni e favorire le relazioni tra istituzioni e imprenditori provenienti da tutte le parti del mondo. “Con questa Mostra e questo Finissage voglio ringraziare il Maestro e Amico Bruno Fael, che recentemente ci ha lasciato molte opere diverse che esprimono la grandezza di questo Expo che ha visto Milano e l’Italia intera e che salutano il loro ideatore in un ideale percorso verso il colore, il dialogo e l’Arte, nella sua Bellezza” ha dichiarato Alessandro Rosso, Presidente di WECC e Alessandro Rosso Group. ARTECULTURA 7 IL DRAGO E IL FIORE D’ORO. Potere e Magia nei Tappeti della Cina Imperiale La GAM Galleria d’Arte Moderna prosegue con la mostra “Adolfo Wildt (1868-1931). L’ultimo simbolista” il percorso di valorizzazione dei nuclei più significativi delle sue collezioni scultoree. Dal 27 novembre al 14 febbraio 2016, la mostra – realizzata con la straordinaria collaborazione dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi - presenta un percorso dedicato alla ricerca dello scultore milanese sulla resa plastica e materica attraverso 55 opere in gesso, marmo, bronzo, accompagnate da una serie di disegni originali e alcune opere a confronto: oltre alla Vestale di Antonio Adolf WILDT Ultimo Simbolista Aldof Wildt, RITRATTO DI TOSCANINI, marmo MAO Museo d’Arte Orientale - Torino 5 dicembre 2015 - 28 marzo 2016 Il MAO Museo d’Arte Orientale, in collaborazione con la Fondazione Museo Asia, propone una grande mostra che presenta per la prima volta opere di arte tessile di rara bellezza e impatto visivo: 36 tappeti di manifattura cinese realizzati tra il 18° e il 19° secolo nei laboratori imperiali per adornare le immense sale e i podi dei troni dei palazzi dell’Imperatore nella Città Proibita di Pechino. Le preziosissime opere esposte provengono da varie collezioni internazionali e rappresentano una selezione significativa di tutti i tappeti imperiali di seta e metalli preziosi della dinastia Qing (1644-1911) conosciuti nel mondo, che superano di poco i trecento esemplari. Il tappeto - frutto di una raffinatissima arte che vedeva gli artigiani/artisti dei laboratori imperiali combinare seta, oro, argento e rame - esprimeva il potere imperiale e la concezione del mondo a esso sottostante attraverso la componente estetica e decorativa. Con la loro straordinaria lavorazione, con la luce che sembra scaturire dal fondo dei tappeti, con la complessa decorazione di esseri favolosi e animali fantastici, queste opere rappresentano una finestra spa- 8 ARTECULTURA lancata sul mondo del potere divino dell’Imperatore e sulla Città Proibita, uno sguardo sui simboli e sui principi del taoismo, la dottrina filosofico/religiosa che ha permeato la cultura e la società cinese. A partire dal titolo, la mostra dischiude al visitatore un mondo invisibile e complesso nel quale il Drago rappresenta l’Imperatore, il Figlio del Cielo, il potere, mentre il Fiore d’Oro dai mille petali è il simbolo dell’energia divina e del’universo. Questi due simboli assieme ci raccontano dell’ordine del cosmo e dell’immortalità. Il fascino dell’universo simbolico scritto nella trama dei tappeti trova rispondenza in musica e immagini e la mostra si fa polisensoriale: la partitura originale 'The Dragon and the Golden Flower' per quartetto d'archi ed elettronica scritta da Nina Danon e la bella videoinstallazione in cinque sezioni 'Mirrors' di Andreas Nold accompagnano e avvolgono il visitatore durante il percorso di visita. Ritmi e movimenti ispirati al simbolismo e alla storia delle opere in mostra vengono usati per un linguaggio in cui i sensi si fondono dando vita a paesaggi sonori e armonie visive. Informaz.: 011 4436 928 (Aoristias) Canova, opere di Fausto Melotti, Lucio Fontana e Arrigo Minerbi. La mostra intende porsi al centro di un percorso storico-artistico allargato alla città di Milano, che valorizza tutte le testimonianze wildtiane ancora esistenti attraverso un itinerario tematico diffuso, con visite guidate realizzate in collaborazione con il Touring Club Italiano e appuntamenti di approfondimento condivisi anche con il FAI, Fondo Ambiente Italiano. Primogenito dei sei figli di Adamo Wildt, portinaio a Palazzo Marino, compie la terza elementare serale. A nove anni è garzone da un barbiere, poi da un orafo e in seguito da un artigiano marmista. A undici anni entra nella bottega dello scultore Giuseppe Grandi, dove svolge mansioni di fatica. Dal 1888 lavora in cooperativa con noti scultori lombardi, Butti, Achille Alberti, Bezzola, Quadrelli, Argenti, Ripamonti. Abita in via Mercato. Segue a Brera la Scuola Superiore d'Arte Applicata. Info 02 8844 5947 Roma, Visionarea Art Space 1 dicembre 2015 - 20 febbraio 2016 La mostra fotografica di Liu Xiaofang, curata da Alessandro Demma, è incentrata sui concetti di memoria, di tempo e spazio, sul rapporto tra sogno e realtà, sulle analisi e le riflessioni sull’essere umano e la sua esistenza. Liu Xiaofang, laureata presso il Dipartimento di Fotografia dell’Accademia Centrale di Pechino, attraverso l’utilizzo di una fotocamera reflex digitale e di una analogica medio formato, di un computer e di uno scanner per negativi, costruisce le sue opere come superfici narranti, come un “teatro della memoria” necessario ad attraversare il tempo passato, per confrontarsi con il presente e guardare a possibili prospettive LIU XIAOFANG Future Memories future. Commenta ancora il Prof. Emanuele: «La mostra di Liu Xiaofang è un viaggio nella memoria interiore, in un luogo dell’anima in cui la figura femminile – bambina, quindi scevra da ogni sovrastruttura – si muove quasi come Alice nel Paese delle Meraviglie, trovando motivo di suggestione nei ricordi degli scenari passati, che diventano stimolo per l’immaginazione. Il tutto, strizzando l’occhio alla tradizione pittorica cinese, ai suoi colori pastello e alla forma del cerchio che racchiude tutte le opere.». Un viaggio onirico, quello dell’artista cinese, che si muove nei sentieri dei ricordi dell’infanzia - Remember è proprio il ciclo di lavori che l’ha resa più famosa - per ricreare delle immagini algide e al contempo intense, gelide e taglienti, volutamente fredde ma ricche di tensioni fisiche. Nei suoi lavori Lui Xiaofang assume un orientamento linguistico, semiotico, percettivo: il suo interesse principale è quello di lavorare sulla configurazione dell'opera, sui rapporti sottili e difficili tra spazio e immagine. Il paesaggio, con gli azzurri del cielo e del mare, i bianchi dei ghiacciai, il verde delle campagne, diventa deposito e stratificazione di segni, documentazione e informazione sulla realtà e una possibile metarealtà, lo spazio fisico in cui galleggia sognante una solitaria bambina, che nel suo itinerario d’indagine e scarnificazione della memoria è accompagnata da un aereo, un suo relitto, un missile, una lampadina, etc.. Riflessioni giocate sui margini del limite, sui territori di confine che attraversano il tempo passato, presente e futuro, sulle fragili presenze liminali, sulla soglia tra realtà e impossibilità, su enigmi, suggestivi e affascinanti. Info 06 688922744 ALPHONSE MUCHA Atmosfere da Art Nouveau Milano - Palazzo Reale 10 dicembre 2015 - 20 marzo 2016 Alphonse Mucha (1860-1939), artista ceco, è stato uno dei rappresentanti più significativi dell’Art Nouveau. Il suo stile lo rende “fautore” di un nuovo linguaggio comunicativo, di un’arte visiva innovatrice e potente: le immagini femminili dei suoi poster, fortemente sensuali e cariche di erotismo, entro composizioni grafiche ben precise arrivano e spopolano in tutti i ceti e gli ambienti della società dell’epoca e, tuttora, alla vista degli odiernissimi manifesti pubblicitari è possibile scorgere il gene artistico di Mucha. Lo“Stile Mucha” lo ha reso unico, riconoscibile, modernista appunto, eterno simbolo dell’Art Nouveau. Fondamenti dell’arte di Alphonse Mucha sono il grande idealismo, l’amore e il fortissimo attaccamento per la sua patria. Sognava uno Stato slavo libero, libero dagli Asburgo, libero dal colonialismo sfruttatore dei governi stranieri e soprattutto libero di prendere forze, energie e solidarietà da sé stesso, dalle proprie tradizioni e dalla propria identità. Ecco il Mucha visionario che realizza l’opera più significativa: “L’Epopea Slava”. La fama di Mucha si consolida nel 1897 con le sue prime due mostre personali a Parigi. Una di queste, tenutasi nel salone d’esposizione del Salon des Cent, termina con la pubblicazione di un numero speciale dedicato a Mucha del giornale La Plume, il più importante periodico del gruppo; numerose altre mostre di livello internazionale seguirono negli anni successivi. In questo periodo Mucha inizia a stampare pannelli decorativi senza testi pubblicitari. Spesso li disegna a coppie o in serie di quattro, con soggetti ispirati al mondo della natura e legati allo scorrere del tempo. Si propongono come una forma d’arte nuova e accessibile, con cui gli amanti dell’arte decorano le loro case. Sul finire del XIX secolo il nome di Mucha era ormai conosciuto a livello internazionale, in concomitanza con la diffusione del movimento dell’Art Nouveau. La produzione di Mucha comprende moltissime opere. Fanno parte della sua copiosa produzione pannelli decorativi, cartelloni pubblicitari, manifesti teatrali (particolar- mente importanti quelli per le recite della grande attrice Sarah Bernhardt, fra i quali la litografia per la Dame aux camelias), copertine per riviste, calendari, illustrazioni librarie e così via. Ogni immagine è condotta in maniera estremamente raffinata: una linea nitida delimita tutte le sue figure, quasi sempre femminili (forse per la maggior eleganza delle loro forme), qualunque sia la posa che esse assumono. I lavori di Mucha spesso raffigurano giovani donne in abiti dal taglio neoclassico, circondate da motivi floreali che formano cornici geometriche attorno alla figura. Il suo stile venne subito imitato, nell'arte e nella pubblicità, con esiti raramente all'altezza dell'originale. ARTECULTURA 9 - RISORGIMENTO POETICO Le Stagioni (2) 201 Poesia 6: un anno Poesia della natura della natura E’ questo un argomento che riguarda la dimensione del mondo, per cui sarebbe una pura utopia pensare che possa risolverlo una persona sola, per cui ringraziamo sin d’ora quei lettori che sul tema vorrebbero in qualche modo suggerirci nuovi aspetti o sinteticamente farci giungere le loro osservazioni. Il tema è la natura, pertanto c’è posto per tutte le riflessioni. Artecultura ne darà la sua possibile menzione. La Poesia della natura su cui da tempo ci domandiamo approfondendo sempre più specificamente l’argomento si configura come una scuola senza maestri, il cui titolare è la propria personalità con le sue riflessioni e punti vista rispetto ai rapporti della propria vita con la dura esistenza. Considerazioni che ci fanno suggerire come - a beneficio della chiarezza e della partecipazione affrontiamo l’argomento. Ossia da un punto di vista pratico in cui riteniamo che siano sufficienti i sensi che ogni persona possiede, per comprendere e riflettere perché le stagioni vengano qui ritenute Poesia della natura a causa della loro spiritualità universale che coordina i cicli stagionali come la primavera, l’estate, l’autunno e l’inverno. E per bene intendere la spiritualità fuori da tutte le parentesi di comodo, qui la si ritiene presente non solo nel regno animale e vegetale ma anche nella materia di ogni composizione e forma per cui anche il rumore di corpi, ritenuti inanimati, come il ferro o la pietra, oppure il rombo dei motori e tutto il resto, sono una forma di spiritualità dalla quale è difficile dissentire senza annullare gli stessi linguaggi dell’uomo. Questa, solo una breve menzione di orientamento ilozoistico. Un modo di osservazione pratica per rendersi conto di come la spiritualità sia una energia in continua espansione per la sua carica autorigenerativa che procede all’infinito. Impossibile sapere dove inizi o quando si esaurisca. I credenti 10 ARTECULTURA la possono benissimo ritenere un sinonimo di Dio. Anche se così non è, soprattutto per dirette obiezioni teologico-morali che a cospetto della natura si annullano. Ma non sono una remora, la libertà diventa tale quando sa di essere energia incondizionata come gli eventi delle stagioni qui ritenute non a caso Poesia della natura. Cioè, a farla breve, anche una inesauribile miniera psicologica dei desideri. Concetto sul quale vi è tanto da dire, ma qui di necessità è solo menzionato. Per cui se la primavera è la stagione della rinascita e la brezza fa maturare il grano ovvero aiuta le gemme delle foreste a sbocciare in foglie questo diventa possibile solo se la spinta universale della Poesia della natura continua a mantenere la sua armonia di moto perenne senza minimamente intaccare il suo naturale equilibrio che equivarrebbe a spegnere il suo stesso moto di poesia e, forse, a conclusione anche la fine dell’esistenza. Così! Per non dimenticare che la fine della Poesia della natura, sarebbe anche quella della Bellezza, non solo di quella divinizzata per chi la ritenga così, ma di quella dipinta o musicata in forma d’arte o cantata. Infatti esse sono tutte ali di libertà che fanno parte dell’energia poetica del mondo che convergono su un principio tanto unitario quanto armonioso nella grande libertà dell’universo. Quella perfezione che la mente umana anche con il progresso delle neuroscienze non può riuscire a comprendere realmente nell’autorigenerazione perenne del suo infinito movimento: la sua essenza di energia che Artecultura non a caso, appunto, definisce Poesia della natura. E poi saltando ad altro cos’è di curiosità il ragliare dell’asino? Una bonaria ironia verso il suo padrone che porta in groppa o un atteggiamento antidiscriminazione, di riscatto, che avversa la nostra calunnia che lo simboleggia un totale ignorante senza alcuna facoltà di apprendimento, mentre sa dare all’uomo, al suo lavoro il suo utile apporto? Per cui anche il ragliare dell’asino è una forma di comunicazione, di linguaggio, tuttora per noi indecifrabile. Ma che sia una carica energetica di Poesia della natura non ci possono essere dubbi. E, ancora, il belare delle pecore si deve ritenere un lamento collettivo di nevrosi o una recita liberatoria sentita come offerta di latte per stare insieme alla comunità nell’armonia unitaria dei linguaggi del mondo? Per cui ne segnaliamo ancora uno che meraviglia non poco e che riguarda ancora più direttamente il costume. Nella vita contadina del nostro Mezzogiorno, un secolo addietro, anche le madri lattanti andavano a lavorare e quando zappavano la terra ponevano il bambino, raccolto in fasce ed altri panni, accomodato tra le zolle e poi la madre si allontanava di alcuni metri per lavorare. E succedeva il “miracolo” quando una serpe andava a raccogliersi intorno alla testa del bambino, ma senza mai pungerlo, e la madre ogni tanto andava a vedere il suo piccolo figlio guardando il serpente intorno alla testa del figlio e ritornava a lavorare tranquillamente. Quando poi a mezzogiorno lei doveva andare a mangiare e ad allattare il bambino, arrivata vicino al serpente, questi si allontanava silenziosamente come contento di aver fatto compagnia al suo bambino in fasce. Intorno a questo fatto vi sono tante dicerie, ma per noi la considerazione originale, fondamentale vien data dal filo continuo della Poesia della natura che significava affettività, fiducia, sicurezza, mancando le quali non vi è ragione per ritenere che la nostra esistenza possa continuare ad esistere. Impossibile, se poi viene anche travagliata da tante contraddizioni come l’egoismo, la irresponsabilità, la guerra che sono il rovescio, la negazione assoluta della Poesia della natura, di quella carica autogenerativa che caratterizza la spiritualità universale e che mantiene in armonia di autorinnovamento il senso più alto della Bellezza del Mondo. Quella creazione senza limiti di tempo e di spazio che alimenta l’esistenza con il soffio creativo della poesia che, come le onde luminose per un fisico, ci sono, esistono, ma non sono nè avvicinabili e tantomeno quantificabili. Per cui la libertà non è tanto quella che pensa e canta un sentimentale detenuto in una cella, quanto quella che di natura si vive come le stagioni, appunto. (Continua) Artecultura In questo numero FEBBRAIO 2016 6 CORRISPONDENZA CULTURALE CARLO NANGERONI - ARTURO VERMI 8 TAPPETI dalla Cina Imperiale 9 ALPHONSE MUCHA 10 RISORGIMENTO POETICO 11 SOMMARIO - ISTANBUL 12 INTERLUDI 16 GOLDEN AGE 16 ARTE VOTIVA 21 LA MODERNITA’ ELEGANTE 21 MODENANTIQUARIA 22 COBRA (1948-1951) 22 ARTE IN TERRA DI BARI 24 NEI LUOGHI DELL’IMMAGINE 25 L’AUTODIDATTA NELLA STORIA 26 ARTE NATURA POESIA 27 BAR ASIATICO - VENOSA 28 WOZZECK Carne da cannone 29 UMANITA’ POETICA 31 LIBRI 34 LA DONNA MADRE DISARMO 35 CONCORSI 36 LE ASTE La Copertina: CARLO NANGERONI Inserto redazionale: -MOSTREA MILANO -POSTACATALOGO ARTECULTURA Le idee che la impegnano - CORRISPONDENZA CULTURALE - COSTUME POETICO - 24 OTTOBRE GIORNATA MONDIALE DISARMO - INFORMAZIONE ARTISTICO CULTURALE - POESIA DELLA NATURA - POESIA PACE - PSICOPOESIA ELVINO MOTTI - GIUSEPPE SINISCALCHI -98 ARTISTI PER MAHARSHTRA di Teodosio Martucci; MARIUCCIA STRETTI - MICHELE GIANNATTASIO - SILVANA TESTA - ANTONIO CELLINESE - LUISA VISCONTI CLAUDIA ULLASCI - ENZO BRAMBILLA di Marpanoza; INTERLUDI - NEI LUOGHI DELL’IMMAGINE. L’AUTODIDATTA Inserzioni: Galleria Ponte Rosso ARTECULTURA Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali Anno XLIX N. 02 Febbraio 2016 Registrazione Tribunale di Milano n. 253 del 6/9/1967 - Registro Nazionale della Stampa n. 5359 - Direttore responsabile: Giuseppe Martucci - ARTECULTURA Edizioni - Codice Fiscale MRT GPP 26M24 G616U -Partita IVA: 03093710154 - Direzione: via Ciovasso 19 - 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093 Fax 02/860.833 - 02/896.573.02 www.artecultura.org e-mail:[email protected] Diffusione gratuita (10 numeri annui) senza impegno fisso di recapito mensile. I lettori che desiderano ricevere ARTECULTURA in modo continuativo al proprio domicilio sono invitati ad abbonarsi. Intestare: ARTECULTURA di Giuseppe Martucci C.C. Postale n. 84356302 Via Ciovasso 19 - 20121 Milano Non si restituisce la quota di abbonamento se esigenze di forza maggiore costringessero la sospensione o la cessazione della pubblicazione. Abbonamento annuo Euro 50,00 Non disdetto tramite raccomandata un mese prima della scadenza si ritiene tacitamente rinnovato con invio della nuova quota. Non valide le disdette effettuate per telefono. ARTECULTURA non riceve pubbliche sovvenzioni Finito di stampare il 28-12-2015 Fotolito e stampa Press Point Via L. Cagnola, 35 Abbiategrasso ARTECULTURA, liberamente consultabile e scaricabile al sito www.artecultura.org. Sito che si suggerisce di visitare ad artisti, biblioteche, circoli culturali, gallerie, musei ed a tutti gli operatori artistici. ARTECULTURA edita dall’ottobre 1967. un libero accesso www.artecultura.org PER IL MONDO! Sostienila con l’abbonamento... [email protected] da BRERA... ARTECULTURA ISTANBUL Passione e Furore Roma, MAXXI-11 dicembre - 30 aprile La passione per la creatività, la gioia che emerge dal raggiungimento degli obiettivi, il furore della critica. Continua il viaggio nelle realtà culturali del bacino mediterraneo e nelle relazioni fra Medio Oriente ed Europa. Dopo la mostra Unedited History sull’arte contemporanea iraniana, il MAXXI arriva a Istanbul. Un percorso attorno a grandi opere e nuove produzioni con approfondimenti e testimonianze degli artisti. Istanbul. Passione, gioia, furore affronta le dinamiche, i cambiamenti e le esigenze culturali della Turchia, in particolare della città di Istanbul, ponte fra Occidente e Oriente. Partendo dalle recenti proteste a Gezi Park, la mostra affronta cinque grandi temi del contemporaneo: le trasformazioni urbane e la gentrificazione; i conflitti politici e l’ identità culturale; i modelli innovativi di produzione; le urgenze geopolitiche e la speranza. Una mostra che consente un panorama complessivo su contraddizioni, forza e domande dell’arte turca contemporanea all’interno di un contesto politico quanto mai problematico e pur tuttavia affascinante per le inedite sfide che pone alla società. Gli artisti e architetti invitati: Hamra Abbas, Can Altay & Jeremiah Day, Halil Altindere, Emrah Altinok, Architecture For All (Herkes Için Mimarlik), Volkan Aslan, Fikret Atay, Atelier Istanbul: Arnavutköy, Vahap Avsar, Imre Azem & Gaye Günay, Osman Bozkurt, Angelika Brudniak & Cynthia Madansky, Hera Büyükta-sçiyan, Antonio Cosentino, Burak Delier, Cem Dinlenmis, Cevdet Erek, Inci Eviner, Extrastruggle, Nilbar Güres, Ha Za Vu Zu, Emre Hüner, Ali Kazma, Sinan Logie & Yoann Morvan, Networks of Dispossession, Nejla Osseiran, Ceren Oykut, Pinar Ögrenci, Ahmet Ögüt, Didem Özbek, Sener Özmen, PATTU, Didem Pekün, Zeyno Pekünlü, Mario Rizzi, Sarkis, SO?, Superpool, SANALarc, Ali Taptik, Serkan Taycan, Cengiz Tekin, Günes Terkol, Nasan Tur. Aoristias Info: www.fondazionemaxxi.it ARTECULTURA 11 INTERLUDI D'ARTE Sandro Chia, GUERRIERO terracotta policroma 2010 Sophie Calle, MON AMI’, 1984 SANDRO CHIA. I GUERRIERI DI XI’AN Aosta, Centro Saint-Bénin 5 dicembre 2015 - 8 maggio 2016 L’Assessorato dell’istruzione e cultura della Regione autonoma Valle d’Aosta presenta dal 5 dicembre 2015 presso il Centro SaintBénin di Aosta, la mostra Sandro Chia. I guerrieri di Xi’an, che documenta un particolare momento della ricerca espressiva di uno dei più significativi protagonisti dell’arte contemporanea, Sandro Chia (Firenze 1946), apparso sulla scena internazionale alla Biennale di Venezia del 1980 con il gruppo dei cinque artisti della Transavanguardia. Da allora la sua opera è stata esposta nelle più importanti rassegne internazionali d’arte e in prestigiosi musei, quali il Metropolitan Museum di New York, lo Stedelijk Museum di Amsterdam e il Museo di Düsseldorf. La rassegna di Aosta, a cura di Daria Jorioz ed Enzo Martino, è incentrata sugli antichi Guerrieri di Xi’an, messi a guardia del mausoleo dell’Imperatore Qin Shi Huang, vissuto tra il 259 e il 210 a. C. Risalenti al III secolo a. C. e scoperti a partire dal 1974, questi Guerrieri, considerati oggi l’ottava meraviglia del mondo, erano in origine dipinti con colori vivaci. Il Museo di Xi’an ha realizzato delle copie perfette dagli originali, nello stesso materiale e senza colore. Con gesto artistico Chia rinnova lo spirito senza tempo di queste figure, creando una piccola armata di sculture policrome, straordinario risultato dell’incontro di un importante artista internazionale e dei protagonisti di una delle più grandi scoperte archeologiche di tutti i termpi. Sandro Chia, infatti, ha dipinto alcuni guerrieri con i suoi motivi formali, appropriandosene idealmente e facendole diventare sue “opere fatte ad arte”. Al Centro Saint-Bénin saranno esposti nove grandi guerrieri, un Cavallo e sette piccole Teste, sulle quali Chia ha deposto il suo gesto pittorico, secondo un’operazione “picassiana” di appropriazione. L’artista fiorentino è stato infatti definito “nomade e disinibito” per la capacità di alimentare il suo ruolo creativo attingendo a fonti diverse e pervenendo ad una personale cifra formale. Info: tel. 0165272687 12 ARTECULTURA Kandinsky, IMPRESSIONE III (Concerto), 1911 Da Kandinsky a Pollock La grande arte dei Guggenheim Firenze, Palazzo Strozzi 19 marzo - 24 luglio 2016 GESTURES Women in action Merano Art, Cassa Risparmio 6 febbraio - 10 aprile 2016 La mostra “GESTURES -Women in action”, in programma dal 6 febbraio al 10 aprile 2016 a Merano Art, presenta 40 opere - fotografie, video, oggetti e collage - che percorrono le espressioni più significative della Body Art femminile dagli anni Sessanta ad oggi. Sono lavori che esplorano il tema del corpo femminile impiegato come mezzo espressivo primario per veicolare un pensiero di protesta e sovvertimento dei valori costituiti, realizzate dalle più importanti esponenti della Body e Performance Art attive già dagli anni Sessanta e Settanta, quali Yoko Ono, Marina Abramovic, Valie Export, Yayoi Kusama, Ana Mendieta, Gina Pane, Carolee Schneemann, Charlotte Moorman, Orlan, alle esperienze più recenti di artiste quali Sophie Calle, Jeanne Dunning, Regina José Galindo, Shirin Neshat, Silvia Camporesi e Odinea Pamici. Di natura volutamente effimera e legata al qui ed ora dell’accadimento, oltre che svolte in epoche e contesti socioculturali specifici, molte delle creazioni di queste artiste hanno natura essenzialmente concettuale e sono arrivate a noi attraverso riproduzioni in forma fotografica o filmica oppure attraverso la conservazione di oggetti impiegati in occasione delle azioni. La mostra testimonia un percorso artistico tortuoso, attraverso il quale le donne protagoniste del movimento della Body Art, hanno mutato profondamente il corso dell’arte contemporanea. L’abolizione dei confini tra teatro, spettacolo, comunicazione e arte, è stata importante per palesare vari aspetti che riguardavano la condizione della donna nel mondo. L’evoluzione femminista nell’insieme. Info [email protected] Dal 19 marzo al 24 luglio 2016 Palazzo Strozzi ospiterà una grande mostra che porta a Firenze oltre 100 capolavori dell’arte europea e americana tra gli anni venti e gli anni sessanta del Novecento, in un percorso che ricostruisce rapporti e relazioni tra le due sponde dell’Oceano, nel segno delle figure dei collezionisti americani Peggy e Solomon Guggenheim. Curata da Luca Massimo Barbero, la mostra nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi e la Fondazione Solomon R. Guggenheim di New York e permette un eccezionale confronto tra opere fondamentali di maestri europei dell’arte moderna come Marcel Duchamp, Max Ernst, Man Ray e dei cosiddetti informali europei come Alberto Burri, Emilio Vedova, Jean Dubuffet, Lucio Fontana, insieme a grandi dipinti e sculture di alcune delle maggiori personalità dell’arte americana degli anni cinquanta e sessanta come Jackson Pollock, Marc Rothko, Wilhelm de Kooning, Alexander Calder, Roy Lichtenstein, Cy Twombly.Dedicare una mostra alle collezioni Guggenheim significa raccontare a ritmo serrato la nascita delle avanguardie del secondo dopoguerra in un fitto e costante dialogo tra artisti europei e americani. Realizzare questa straordinaria mostra a Firenze significa anche celebrare un legame speciale che riporta indietro nel tempo. E’ proprio a Palazzo Strozzi, infatti, negli spazi della Strozzina, che nel febbraio 1949 Peggy Guggenheim, da pochissimo giunta in Europa, decide di mostrare la collezione che poi troverà a Venezia la definitiva collocazione. I grandi dipinti, le sculture, le incisioni e le fotografie esposte in mostra a Palazzo Strozzi, in prestito dalle collezioni Guggenheim di New York e Venezia e da altri prestigiosi musei internazionali, offrono uno spaccato dell’arte del Novecento di cui Peggy e Solomon Guggenheim sono stati attori decisivi. Info www.palazzostrozzi.org INTERLUDI D'ARTE Daniel Buren, L’ARC ROUGE ponte a Bilbao, Spagna Ben Vautier, JE SUIS ROND, 1987 Guido Reni, ROMOLO e REMO NUTRITI DALLA LUPA, 1589-1592, affreschi a Palazzo Magnani, BO. DANIEL BUREN. AXER / DÉSAXER. LAVORO IN SITU, 2015, MADRE, NAPOLI-2 Sino al 4 luglio 2016 Celebrando il decennale di attività del museo e il rapporto con il suo pubblico, il Madre presenta Axer / Désaxer. Lavoro in situ. 2015, Madre, Napoli-2, il secondo dei due interventi appositamente commissionati, nel corso del 2015, all’artista francese Daniel Buren (Boulogne-Billancourt, Parigi, 1938), uno dei massimi artisti internazionali. Congiungendosi al primo (Comme un jeu d’enfant. Lavoro in situ, 2014-2015, Madre, Napoli-1, che resterà esposto fino al 29 febbraio 2016), anche il secondo intervento è costituito da un’opera di dimensioni architettoniche, concepita dall’artista per gli spazi del museo, ovvero in situ, espressione da Buren stesso più volte utilizzata per indicare la stringente interrelazione fra le sue opere e i luoghi in cui esse sono state concepite e realizzate. Nell’atrio d’ingresso del Madre Axer / Désaxer. Lavoro in situ, 2015, Madre, Napoli-2 rimetterà in asse l’edificio del museo rispetto alla via su cui il museo si affaccia, Via Settembrini, e, al contempo, sposterà il punto di vista usuale dell’ingresso dal suo asse prospettico, creando uno spazio di mobilità percettiva e cognitiva in cui - attraverso l’utilizzo di superfici colorate, di specchi e delle righe di 8,7 cm che caratterizzano gli interventi in situ dell’artista - si mette in relazione l’interno con l’esterno del museo. Così la relazione tra sfera istituzionale e dinamiche pubbliche innesca la trasformazione della zona d’ingresso in uno spazio di visione, mediazione, attrazione e comunione reciproche, con cui Buren, sospinge il museo verso la città e accoglie la città nel museo. Insieme, i due interventi presentati al Madre dall’artista francese nel 2015 formano quindi una grande mostra personale articolata nel tempo e nello spazio, vera e propria festa pubblica che celebra la presenza, l’attività e la necessità del museo in rapporto al proprio pubblico, entrambi elementi integranti e collaboranti del concetto di opera in situ. Info: 081. 193.13.016 Guido Reni e i Carracci. Un attento ritorno MARCEL DUCHAMP Dada e neodada Ascona, Museo Cantonale d’Arte Moderna 27 marzo -26 giugno 2016 L’esposizione, organizzata in collaborazione con lo Staatliches Museum di Schwerin (Germania), rientra nel novero delle celebrazioni svizzere, per il 100º anniversario della nascita del movimento Dada, fondato a Zurigo nel 1916. La rassegna presenta una selezione delle più importanti ed emblematiche opere di Marcel Duchamp, affiancate a quelle dei maggiori esponenti di Fluxus. Nel 2016, la Svizzera festeggia il 100º anniversario del movimento Dada, fondato a Zurigo nell’ormai leggendario Cabaret Voltaire, reagendo agli eventi della prima guerra mondiale, i dadaisti attaccarono i falsi valori del progresso borghese, le certezze e i sistemi costituiti, rompendo con ogni schema razionale. Anche in campo artistico, si adoperarono a demolire i canoni vigenti, sovvertendo le norme gerarchiche e le barriere fino ad allora esistenti tra letteratura, teatro, musica e belle arti. Le attività dada includevano manifestazioni pubbliche, dimostrazioni, pubblicazioni di periodici d'arte e letteratura. Le tematiche trattate spaziavano dall'arte alla politica. Dada nacque come protesta contro il barbarismo della Prima guerra mondiale, in seguito il movimento divenne più improntato su una sorta di nichilismo artistico, che escludeva e condannava la rigidità e il manierismo in vari campi dell'arte come la letteratura, la pittura, la scultura. Tutto ciò era applicato anche e soprattutto alle convenzioni della società in cui gli artisti vivevano. Il dadaismo ha influenzato stili artistici e movimenti nati successivamente, come il surrealismo e il gruppo neo-dada Fluxus. Info Telefono:+41 91 759 81 40 Bologna, Palazzo Fava Palazzo delle Esposizioni. 5 dicembre 2015 - 13 marzo 2016 Nell’occasione dell’Anno Santo Straordinario, con il Patrocinio Pontificio Consiglio della Cultura, la Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Genus Bononiae, Musei nella Città e l’assessorato Cultura e Sport di Roma, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali hanno il piacere di presentare a Palazzo Fava, Palazzo delle Esposizioni una mostra d’eccezione: Guido Reni e i Carracci. Un atteso ritorno. Capolavori bolognesi dei Musei Capitolini. In larga maggioranza realizzate su tela, sono oltre trenta le opere esposte, tutte provenienti dalla Sala bolognese della Pinacoteca Capitolina, all’interno dei Musei Capitolini di Roma. Un patrimonio di indicibile valore che ha segnato una svolta fondamentale nella ricerca pittorica italiana e europea. La circostanza straordinaria della disponibilità di un nucleo di dipinti bolognesi dei Musei Capitolini, è offerta da un intervento di restauro della sala che normalmente li ospita. Grazie al generoso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, si potrà procedere al ripristino del pavimento ligneo dell’ambiente espositivo e ad interventi finalizzati a una migliore fruizione delle opere da parte del pubblico. Dal 5 dicembre 2015 al 13 marzo 2016 è possibile ammirare a Bologna, capolavori dei maestri emiliani visibili esclusivamente in riva al Tevere, tra cui alcuni mirabili esempi della produzione estrema di Guido Reni. Decisamente unico e irripetibile è anche l’abbinamento fra le opere esposte e il ciclo di affreschi di Annibale, Agostino e Ludovico Carracci, Domenichino, Denis Calvaert, Sisto Badalocchio, Francesco Albani, solo per citare alcuni degli autori dei capolavori in esposizione. Maestri protagonisti di una stagione particolare: la fine del XVI e la prima metà del XVII secolo. Info: 051-19936305 ARTECULTURA 13 Mariuccia Stretti Pittrice del mare… Nello spettacolo delle vele con le loro forme variopinte, luminose, si osserva un sensibile omaggio alla vita, al mare, ai loro fascinosi ed imprevedibili paesaggi. La sua cultura visiva riesce a contemperare il rigore del metodo compositivo con l’energia inventiva dell’ideazione. La sua pittura è anche “disciplina”, piena coscienza della potenzialità e della direttiva verso cui orientare il mezzo tecnico. Il mito “romantico” dell’ispirazione è lontano dalla sua personalità in concretezza e determinazione, che, affinate dalla sistematica costanza al lavoro, rendono il gioco marino delle vele realtà nuova, pura coreografia della memoria. La Stretti ha ormai una sua spiccata personalità artistica che nella pittura ha definito un preciso linguaggio... A questo risultato è pervenuta con il suo impegno, con il confronto libero, senza pregiudiziali con quanto avviene nell’arte contemporanea.... Info: [email protected] Mariuccia Stretti “NELLA SCIA DEL VENTO” Tecnica mista acrilico e smalti su tela cm 90 x 120 14 ARTECULTURA Michele Giannattasio Nel sentimento della vita Eruzione tonale Quello strazio in risentimento femminino che viene sensibilizzato nell’opera “DIALOGO SOTTESO” dipinto di Michele Giannattasio, che la nostra Rivista segue da tempo, motiva per sua origine nascente la problematica dell’uomo in tutto il suo enigma, fisico e psicologico. In termini riassuntivi si direbbe più direttamente il suo specchio mentale, il suo critico pensiero a cospetto e confronto del mondo in cui si vive e si opera. Quindi la struttura del dipinto, così risentita e lacerata di tracciati formali, costituisce la calligrafia encefalo- grammatica della sua obiettività di sentimento esistenziale. L’iniziativa di Giannattasio che dipinge il verde e rosso su un fondo di una lenta essenza violacea catalizza in simbiosi di tracciato lo status quo vivente del pittore. Un artista, come più volte è stato chiarito, in serrata domanda tra il suo essere e il mondo: un filosofo o, forse, più uno psicologo che scava nella sua identità esistenziale. L’interessante nel dipinto di Giannattasio è dato dalla carica della purezza pittorica, dalla spontaneità che intuisce lo stimolo culturale. Marpanoza Michele Giannattasio “DIALOGO SOTTESO” Olio su tela. Silvana Testa Itinerari ignoti Nella galleria dell’immaginario planetario la pittrice persevera la sua penetrazione fantastica con quell’ attivismo di rispecchio psicologico che fa dipingere l’idea del desiderio positivo in opposto alle contraddizioni del nostro attuale vivere tutto soffocato da violenze di guerre e da irragionevoli pesantezze burocratiche. Così la pittrice Silvana Testa dipinge conformandosi un po’ ad una macchina fotografica con un primo piano molto aperto che poi si distende nello sfondo dello spazio diminuendolo man mano che l’idea avvicina l’infinito. E l’opera presenta composite disposizioni geometriche, come piccoli cubi in due filari paralleli ed altre composizioni di opportuni assemblaggi che s’innalzano verso l’alto in continuazione dell’iniziativa esploratrice. Si compongono così misteriose armonie dall’attive tonalità di un rosso sfocato che si combina positivamente con essenze diluite di viola. Per cui dal dipinto sortisce la congenialità di un’armonia che diverte spingendo la sensibilità indagante verso l’ulteriore ignoto della conoscenza. Una pittura molto positiva per l’intuizione del tema e la realizzazione di cavalletto. Marpanoza Silvana Testa “GEOMETRIE STRATOSFERICHE” 2013 Olio su tela, cm. 90x130 Antonio Cellinese Luisa Visconti La forma e la poetica Atmosfera di natura Una semplificazione creativa che non cela ma pone in evidenza l’aspirazione spirituale che l’uomo, la sua persona, vivono nella contraddizione del complesso che comporta tempo e disagio quando si potrebbe convivere con tutta la necessaria vicinanza che la scrittura dipinta sente come sua vocazione di linguaggio e lo propone come momento di riflessione generalizzata. Infatti le casette che galleggiano sulle acque sferiche del globo lo pongono in tutta evidenza specie quando poi si nota che il pittore Antonio Cellinese trasforma le finestre delle case in due appunti di occhi che lasciano intendere in tutta armoniosa semplicità la tensione affettiva che fa carica nella intellettualità dell’artista. Casette simboleggiate quasi a forme di pagliai non per un ritorno al primitivo ma, si pensa, più per una architettura che sia aggiornata alle condizioni di vita dei nostri giorni e un po’ meno al costo lucroso del metro quadrato. Infatti quell’abbondanza di semplicità che si avvera nel dipinto di Cellinese ci sembra che voglia comunicare proprio le nostre intuizioni sulla sua lesta pittura. Ed anche il bianco-latteo che per lo più dipinge le prospettive delle casette dà conferma della nostra lettura dell’opera. (Marpanoza) Che vi siano nelle aspirazioni delle persone vicinanze di constatazione ci sembra una verità positiva anche se poi per altre ragioni la persona trascende nel male della violenza e della guerra. Ma che nell’interiore umano vi sia un comune battito di natura a vivere in affinità con essa non sarebbe un plagio ma una conferma di obiettività desiderata. E da un siddetto punto di vista noi riteniamo che l’acquerello della pittrice Luisa Visconti, il suo linguaggio artistico e pittorico abbia la sua legittima premessa del suo “se stesso”, nel rapporto con la natura. Infatti la pittrice da tempo dipinge una ruralità con tensione di un costume seppellito, ma tutto presente nella sensibilità particolare dell’artista come si può constatare nel tema pittorico di Luisa Visconti che dipinge una “BAITA” tra il verde di alberi dell’alta campagna lombarda. Una Baita resistente nel tempo con le sue pietre un po’ annerite ed una quinta della casa con finestra ed in basso una porta al vivo delle pietre che danno adito ad una certa spettacolarità d’armonia che, nella semplicità della struttura e dei toni, fanno galleria creativa di armonia nelle persone. Così si acuisce il desiderio a voler essere in certi remoti luoghi, desiderati anche nel presente. Si consolida l’attualità resistente alle finzioni di un progresso che confonde la comodità con la pace della natura. (Marpanoza) Antonio Cellinese INTERLAZIONI AFFETTIVE” Opera GALLERIA PONTE ROSSO GALLERIA dal 1973GALLE PONTE ROSSO dal 21 gennaio al 28 febbraio 2016 Carlo Dalla Zorza Asolo, 1965 Parli la pittura artisti italiani del Novecento e contemporanei Luisa Visconti “BAITA” cm. 36x51 20121 - Milano via Brera 2 Corrisp. via Monte di Pietà 1A Tel./Fax 02.86461053 E-mail: [email protected] www.ponterosso.com Orario di apertura: 10-12,30 / 15,30-19 Chiuso domenica e lunedì ARTECULTURA 15 Ter Brugghen, “Bravo” che ride con il suo cane Ter Brugghen, “Bravo” che ride con il suo cane GOLDEN AGE. RUBENS, BRUEGHEL, JORDAENS. Forte di Bard 5 dicembre 2015 - 2 giugno 2016 GOLDEN AGE. RUBENS, BRUEGHEL, JORDAENS. Pittura olandese e fiamminga dalla Collezione Hohenbuchau è il titolo della mostra che apre la stagione espositiva invernale 2015/2016 del Forte di Bard. Dal 5 dicembre 2015 al 2 giugno 2016, saranno esposti 114 dipinti, molti di grandi dimensioni, rappresentativi del Secolo d’Oro della pittura fiamminga e olandese del Seicento e Settecento: il nucleo più cospicuo è stato concesso in prestito dalla Collezione Hohenbuchau, straordinaria raccolta privata in deposito permanente nelle gallerie della Collezione del Principe del Liechtenstein a Vienna, affiancato da una preziosa serie di opere di proprietà del Principe del Liechtenstein, a conferma del legame fra la Collezione del Liechtenstein e il Forte di Bard. La mostra nasce infatti dalla rinnovata collaborazione con le Liechtenstein Princely Collections, già protagonista al Forte di Bard, nell’inverno 2012, dell’esposizione I Tesori del Principe. Capolavori delle Collezioni del Principe del Liechtenstein. La Collezione Hohenbuchau, creata dalla passione e dalla competenza di Renate e Otto Fassbender, è una delle più grandi e complete collezioni al mondo d'opere d'arte barocca dell’Europa settentrionale raccolte negli ultimi decenni, ed è principalmente composta di dipinti di artisti olandesi e fiamminghi del diciassettesimo secolo. I dipinti dei pittori olandesi e fiamminghi da sempre sono stati oggetto di grande ammirazione, essendo collezionati per il loro naturalismo e maestria tecnica.Le 98 opere della Collezione Hohenbuchau, esposte al Forte di Bard per la prima volta in Europa, e per la prima volta al mondo in versione integrale, costituiscono un eccezionale corpus che data dal tardo Cinquecento agli inizi del Settecento, della 16 ARTECULTURA cosiddetta ‘Golden Age’ fiamminga e olandese. Ogni genere di questa importante stagione artistica è qui efficacemente rappresentato: scene storiche, ritratti, pittura di genere, paesaggi, marine, e soprattutto le nature morte, nelle numerose varianti iconografiche: rappresentazioni floreali, di banchetti, di frutti, pitture animaliste, scene di caccia e pesca. Gli artisti fiamminghi e olandesi solevano specializzarsi in temi e stili prescelti e collaboravano volentieri fra loro, concetto forse anomalo in una realtà moderna dell'individualismo artistico. Capitava che più artisti lavorassero su un unico quadro, ognuno con la propria specializzazione; per esempio le figure, i paesaggi o le nature morte.Quest’uso è ampiamente illustrato in mostra, con esempi eccezionali di collaborazione artistica, tra cui lavori in coppia di Denys van Alsloot e Hendrick de Clerck (Le Tentazioni di Cristo), Jan Brueghel il Giovane e Hendrick van Balen (Paesaggio con la Vergine e il bambino), Joos de Momper e Jan Brueghel il vecchio (L’eremita davanti alla sua grotta).I due più importanti maestri fiamminghi, precursori e anticipatori della stagione del Barocco nordico, Peter Paul Rubens e Anthonis van Dyck, sono rappresentati con una serie di ritratti, come pure Jacob Jordaens, con un Ritratto di musico e una Sacra Famiglia.Tra i capolavori della collezione troviamo poi il genere dei “banchetti” (Frans Snyders, Joris van Son, e Abraham van Beyeren), le nature morte con selvaggina, raramente presenti nelle collezioni moderne in tale quantità o con esemplari così raffinati, i fijnschilder della Scuola di Leida, paesaggi fiamminghi e olandesi del periodo cosiddetto classico.Info [email protected] Casa del Manzoni – Milano 10 novembre 2015- 28 maggio 2016 Dopo l'esposizione allo Spazio San Marco, la mostra “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”, Dall'antichità ai giorni nostri il pianeta, la terra, il raccolto, il cibo, a cura della Fondazione Per Grazie Ricevute (P.G.R.), ritorna al primo piano di Casa Manzoni, in tutto il suo splendore e la sua magnificenza. La Fondazione Per Grazie Ricevute (P.G.R.) ha evidenziato il tema della terra, il raccolto, il cibo vissuti come risorse e ricchezze fondamentali, protetti da preghiere, celebrati con feste e manifestazioni e mostre quali quella della Fondazione P.G.R. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. La mostra si amplia e dà la possibilità ai suoi visitatori di poter fare un percorso affascinante, tra IL PANE E LA TERRA Arte Votiva dal XVII sec. colori, immagini e cultura. Verranno esposte 171 Tavolette Votive dedicate al tema della terra, che risalgono al periodo dal 1600 al 1900, provenienti da tutta Italia, dall'Austria e dal lontano Messico. E circa 80 figure di Ex~Voto in argento e lamiera in parte donati alla Fondazione P.G.R. dai coniugi Antonini. Gli Ex~Voto rappresentano la gratitudine degli uomini per il raccolto inteso come segno di vita, fonte di cibo e rinascita, simbolo di abbondanza e mezzo di scambio, oltre che come preghiera affinché quel bene tanto prezioso fosse sempre costante e abbondante. Nella nuova esposizione gli Ex~Voto sono suddivisi per argomento: dal raccolto, dalle ruote alle malattie dei bovini, dalla transumanza alle nuvole… tutto ciò che aveva a che fare con il cibo, la terra e la vita contadina dei nostri avi… e non mancano Ex~Voto particolarissimi con immense zucche cadute dal treno o “incidenti” in cantina durante l’imbottigliamento. Gli Ex~Voto sono “documenti” che testimoniano epoche storiche, situazioni, modi di vivere. Aoristias Info 02 86460 403 Il Punto Maestri Moderni e Contemporanei Arturo Vermi una vita per l’arte: IL SEGNO IN DIVENIRE TRA SPAZIO E POESIA 1 La vicenda culturale ed espressiva di Arturo Vermi (1928-1998), come di molti altri artisti della sua generazione, si inscrive a partire da esperienze figurative dall’intensa incidenza espressionista, che poi, quasi come un destino ineluttabile, abbracciano il confronto con lo spirito informale che nell’Europa del secondo dopoguerra del XX secolo, uscita distrutta materialmente e psicologicamente, rappresenta per gli artisti più sensibili la spinta a motivare quel disagio esistenziale che neppure il termine della guerra ha sostanzialmente potuto sanare. Ma oltre a queste motivazioni di ordine interiore, prima che l’infor- male stesso degenerasse in decorazione manierista, esso costituisce l’humus, il melieu in cui implicitamente si forgia la ricerca sperimentale più motivata ed originale dell’arte italiana degli anni cinquanta-sessanta. Figure come Burri, Fontana, Manzoni, Scanavino, Vedova, Santomaso ed altri si confrontano con l’assoluto della materia, la sua potenzialità espressiva, più pura e nuda, prima e dopo che diventi cifra o condizionamento stilistico. Queste premesse, sembrano del resto, assai idonee ad uno spirito inquieto, problematico e ricercatore, come quello di Arturo Vermi, certamente costante nei suoi approfondi- menti artistici e culturali, ma lontano da sistematizzazioni organiche e definite. A Milano, intorno agli anni cinquanta frequenta il celebre Bar Giamaica, nel quartiere di Brera, punto di ritrovo per artisti, poeti, scrittori, in cui le idee si dibattono a “caldo”, quando non ancora ufficializzate da musei ed enciclopedie, sottese a quella tensione creativa e motivazionale oggi del tutto scomparsa. Nell’Italia del boom economico, che prova, dopo il lungo isolamento del ventennio, ad aprirsi, anche a livello artistico alle nuove tendenze internazionali, quell’ambiente si rivela quanto mai ricettivo e lungimirante, spesso in fruttuosa ARTECULTURA 17 2 6 3 5 7 4 sinergia, proprio con quell’istituzione, la celebre Accademia di Belle Arti, di cui pur a volte si contestava l’insegnamento. Ben presto, tuttavia, Vermi avverte che allo snodo della fine degli anni cinquanta, la ricerca artistica deve superare un orizzonte puramente emotivo, quantunque profondo ed intensamente partecipato, per indagare più da vicino i fondamenti della pittura stessa a cominciare dal suo alfabeto primario: il segno. Questo obiettivo ha inoltre anche un risvolto più strettamente operativo che vede Vermi fondare nel 1961 il gruppo del Cenobio, di cui faranno parte Angelo Verga, Ugo La Pietra, 18 ARTECULTURA Agostino Ferrari, Ettore Sordini, Raffaele Menster. Esso è un punto di riferimento importante per la ricerca estetica nella quale il segno è sintesi, aperto coagulo di diverse e contraddittorie esperienze, dall’informale all’optical art, dal design al minimalismo, financo al pop. Da questo momento la pittura di Vermi si instrada con capillare percorso. Il segno, ridotto alla pura asticella, reiterato in molteplici serie, diviene una sorta di visione e nel contempo autoconfessione, una forma primaria di autobiografia che si esprime in cadenze segniche, apparentemente uguali in realtà differenziate. E’ que- sto il ciclo, non a caso definito come Diari in cui il segno sperimenta contestualmente tre identità: esistenziali, visive e concettuali. Più in generale per Vermi il segno diventa il lucido diaframma attraverso il quale leggere la realtà, alla stessa stregua di come i singoli atomi, pur nella loro assai differenziata articolazione e consistenza, determinano la realtà oggettiva con le sue infinite configurazioni. Non a caso negli anni sessanta Vermi scopre nuovi modi di osservare e decifrare il paesaggio, proprio tramite questo apparire, ancor prima che significare, dei segni. Particolarmente efficace il risalto che questa 8 10 9 teoria di segni incontra nei fondi dorati, su tavola, quasi una sorta di implicito omaggio alla tradizionale pittura medievale in cui le tonalità dorate si caricano di evocative sensazioni. Ma occorre sottolineare che la poetica del segno di Vermi non può essere classificata in uno schema assoluto ed incontrovertibile. Al contrario essa accoglie e sviluppa molteplici stimoli. A volte riscopre tensioni neoinformali, ma come dire, sciolte in una atmosfera lieve, umbratile, nella quale il segno affiora alla superficie, oppure si stempera in vaghe e liriche sensazioni. Oggi confrontarsi con la pittura e più in generale con l’opera di Vermi, significa comprendere lo spirito di una ricerca nella quale, tramite il lascito del segno, considerazione analitica e verità emotiva si compenetrano seppur in maniera contraddittoria eppur inclusiva. La storia dell’arte anche in futuro recherà il suo contributo alla comprensione di un artista per il quale la tensione espressiva è stata sempre distante da mode o ideologie per conformarsi all’unica certezza di un creativo: quella che scaturisce dalla personale indagine sulla natura, la storia, l’uomo, di cui il segno è sempre rintracciabile e tangibile pegno. Martucci Teodosio 11 ARTECULTURA 19 14 12 13 Repertorio immagini 1- APPUNTI, 1985, olio su tela, cm.100x80 (firmato e titolato al retro) 2 - DIARIO, 1966, olio su tela, cm. 80x60 (firmato, datato e titolato al retro) 3 - I COMANDAMENTI, tavola, cm.80,5x58 (firmato e titolato al retro) 4 - TAVOLA DORATA, cm. 32x2x22,2x3,4 (firmata al retro) 5 - MARINA, cm. 50 x 70, olio su tela, 1967 (firmato e titolato al retro) 6 - TECNICA MISTA SU TELA, cm. 70x50, anni 60 7 - RACCONTO, tecnica mista su tela, cm. 48x50 (firmato in basso a destra) 8 - I SEGNI DEL TEMPO, 1975 circa, olio su tela, cm. 70x80 (firmato al retro) 9 - TAVOLA DORATA, cm. 16,7x38,2 (firmato e dedicato al retro) 10 - PAESAGGIO, 1975, olio su tela, cm. 110x80 (firmato e datato al retro) 11 - TECNICA MISTA SU TAVOLA, anni 60, cm. 29x30, (firmata al retro) 12 - TAVOLA DORATA, cm. 84,4x33x3,3 (firmato al retro) 13 - TAVOLA DORATA, cm. 75,5x49x3 (firmato al retro) 14 - PAESAGGIO, 1967, t.m. su cartoncino (firmato e datato al retro) 15 - SENZA TITOLO, anni 50, olio su tela, cm. 80x60 (firmato al retro) (La scelta delle opere è stata effettuata dal collezionista ) 20 ARTECULTURA 15 Gio Ponti - Richard Ginori LA MODERNITA’ ELEGANTE Torino, Palazzo Madama 4 dicembre 2015 - 29 febbraio 2016 Palazzo Madama presenta una mostra dedicata a Gio Ponti e alla Richard Ginori realizzata grazie alla collaborazione tra il museo e l'Associazione Amici di Doccia. La mostra, dopo due fortunate tappe a Palazzo Marini di Firenze e alla Triennale di Milano, approda ora a Torino consentendo al pubblico torinese di ammirare per la prima volta da vicino le straordinarie invenzioni che Gio Ponti creò nel decennio 1923-1933 per Richard-Ginori, la fabbrica di Sesto Fiorentino di cui divenne direttore artistico all'età di 32 anni, chiamato da Augusto Richard. In mostra settantacinque opere in porcellana e maiolica e un’ampia selezione di lettere e disegni di Ponti, tutti provenienti dal Museo Richard-Ginori di Sesto Fiorentino. Tra le opere esposte a Palazzo Madama alcuni dei più alti capolavori creati da Gio Ponti come il vaso Delle donne e delle architetture, la bomboniera Omaggio agli snob, il vaso L'Edile, la Mano della Fattucchiera, il disco Esorcismo, la Cista con il Trionfo dell'Amore e della Morte, nonché le porcellane celadon, gli oggetti con decoro Labirintesca, Circo e Jungla, che evidenziano la profondità del linguaggio pontiano e la complessità delle sue rielaborazioni, le sue riflessioni sulla classicità e sul contemporaneo, i riferimenti al movimento futurista e all'art decò. Rispetto alle precedenti tappe della mostra, a Torino vengono presentate alcune prestigiose novità come le urne Grottesca e Archi e corde, la coppa Funérailles de Thaïs (riprodotta sul manifesto), il piatto Pontesca, l'alzata con le Attività Gentili, il Bolo Ostiense, la Coppa Fantini e il Grande Vaso con reticolo in rilievo. Il Museo Richard-Ginori della Manifattura di Doccia, attualmente chiuso al pubblico, documenta quasi tre secoli di storia di una delle manifatture più longeve d’Europa grazie a un cospicuo archivio cartaceo, a una straordinaria raccolta di più di diecimila opere tra ceramiche e modelli in gesso, terracotta, piombo e cera e a un corpus di più di 460 opere di Gio Ponti: un insieme unico al mondo per qualità e consistenza. In attesa dell’auspicata riapertura del museo, l’Associazione Amici di Doccia ha promosso la mostra itinerante dedicata a Gio Ponti con il duplice obiettivo di far conoscere una realtà museale di rilievo internazionale e di rendere omaggio a un maestro del design italiano. Convinto che il legame fra Arte e Industria fosse una condizione imprescindibile per la creazione di uno stile e di un gusto veramente moderni, Gio Ponti rinnovò profondamente la produzione della manifattura RichardGinori, fino a quel momento ancorata ad un gusto storicistico legato alle forme e ai decori in uso nella manifattura nel Settecento e nell'Ottocento. Ponti, con un’intelligente scelta di modernità, impose temi nuovi che riportarono nuovamente la fabbrica all'attenzione del mercato internazionale.Di grande interesse quanto emerge dalla corrispondenza con cui Ponti, dalla sua residenza milanese, seguiva a distanza ogni fase del processo produttivo della Richard Ginori. Le lettere scambiate con Luigi Tazzini, direttore esecutivo, gettano luce sulla genesi di opere, forme e decori e sul modo di operare del geniale architetto: dalla prima idea, spesso presentata sotto forma di schizzo, al suo sviluppo. Il suo intervento si spingeva fino a progettare gli annunci pubblicitari, le confezioni, le etichette per i prezzi da applicare agli oggetti, i marchi da apporvi. (Aoristias) Info www.palazzomadamatorino.it Vaso Donatella su corde, 1927 (decoro) ©Associazione Amici di Doccia/Arrigo Coppitz Coppa Funéraille de Thais, 1925 (decoro), 1923 (forma)©Associazione Amici di Doccia/Arrigo Coppitz ModenaFiere 13-21 febbraio 2016 ModenaFiere punta ad una trentesima edizione da record ed esplicita l’obiettivo di posizionare la storica manifestazione annuale modenese nel circuito internazionale d’eccellenza ponendo grande attenzione alle gallerie ospiti, ai contenuti e agli allestimenti di livello. Questa trentesima edizione segnerà il restyling di “Petra” il salone collaterale dedicato all’antico, decorazione, design e ristrutturazione per parchi, giardini e il consolidamento di “Excelsior” rassegna d’arte dell’ottocento. Il tutto senza distogliere il focus dal grande antiquariato, MODENA ANTIQUARIA XXX Edizione proprio nel momento in cui il settore comincia a mostrare segni di ritrovata e, si spera, duratura vitalità.La rassegna Modenantiquaria, patrocinata dall’Associazione Antiquari d’Italia e da FIMA, ha scelto un posizionamento preciso, individuando uno spazio importante per il mercato italiano ed internazionale. Vuole essere la manifestazione di riferimento per un pubblico ampio che ha interesse per l’antico, attento, desideroso non solo di ammirare ma anche di acquistare gratificando il proprio amore per il bello. I grandi protagonisti dell’antiquariato saranno presenti a Modenantiquaria, con il meglio delle loro collezioni valorizzando qualità e serietà delle loro proposte. Grazie a un rinnovato impegno in comunicazione, alla messa in circolo di nuove energie si punterà anche ad attrarre e conquistare pubblici nuovi, superando schemi e chiusure che non hanno ragione di esistere creando un dialogo tra le arti e il bello. E’ il momento propizio per voltare pagina e fare del gusto una garanzia anche per il futuro. In termini generali, un pezzo d'antiquariato è un oggetto, un mobile, un libro e simili, prodotto in un periodo anteriore considerato di valore per la sua bellezza o rarità o di importante documento storico. [email protected] ARTECULTURA 21 Bari Pinacoteca Giaquinto 12 dicembre 2015 - 30 aprile 2016 Scopo della mostra è quindi quello di riflettere su questa ampia zona della Puglia che, a cominciare dall’antica Peucetia, ha avuto una sua connotazione identitaria molto precisa e riconoscibile, attraverso la riconsiderazione di un patrimonio che è, sì, artistico, ma che può essere utilizzato anche da punti di vista diversi. La scelta di limitarsi alle sole raccolte della Pinacoteca Metropolitana è determinata da vari fattori, il più importante dei quali va individuato nella pesante contrazione finanziaria subita da Province e Città Metropolitane, ma certamente non è l’unico, dato che è facile intuire come proprio il museo barese, al centro di un territorio che fu già Provincia, possieda un alto numero di opere che documentano il suo territorio dal massimo della sua estensione (metà dell’Ottocento circa) all’attuale riduzione a 41 Comuni. Molte di queste opere, e in particolare la ricca collezione di dipinti di Alechinsky, La caduta della cascata, 1974-75 COBRA (1948-1951) IL LATO NORD DELL’AVANGUARDIA Fondazione Roma Museo - Palazzo Cipolla presenta dal 4 dicembre 2015 al 3 aprile 2016 la mostra CoBrA. Una grande avanguardia europea (1948-1951), curata da Damiano Femfert e Francesco Poli. La mostra è promossa, in collaborazione con la DIE GALERIE di Francoforte. Un’ampia raccolta di dipinti, sculture, lavori su carta, pubblicazioni, foto e filmati presentano il movimento CoBrA – acronimo formato dalle iniziali delle città di provenienza dei suoi fondatori: Copenaghen, Bruxelles, Amsterdam – la prima grande avanguardia di respiro internazionale del secondo dopoguerra all’insegna del colore e della forza del gesto. L’acronimo CoBrA diede espressività iconica all’atteggiamento aggressivo – per molti aspetti rivoluzionario – del gruppo, che rappresentò il punto di partenza da cui si svilupparono importanti percorsi personali, approfonditi dalla rassegna di Palazzo Cipolla. L’immagine simbolica del rettile, non fu soltanto una felice coincidenza; parafrasata idealmente a quella del serpente biblico, divenne al contempo profetica, nel momento in cui si pose come elemento indispensabile per il riscatto dell’espressione estetica e, più in generale, per l’arte in sé. Tra i principali prestatori della bella mostra si trova lo Stedelijk Museum di 22 ARTECULTURA Amsterdam al CoBrA Museum di Amstelveen, il Centre Pompidou di Parigi, lo Statens Museum for Kunst di Copenaghen; il Kunstmuseum di Ravensburg, lo Stedelijk Museum di Schiedam, il Peggy Guggenheim Collection di Venezia, la GAM-Galleria civica d’arte moderna e contemporanea di Torino cui va aggiunta la collezione privata e archivio di Pierre Alechinsky, ultimo esponente vivente del movimento insieme a Karl Otto Götz. CoBrA venne formato dalla mescolanza dal gruppo Reflex fiammingo, dal gruppo astratto surrealista danese Høst, dal gruppo belga "Revolutionary Surrealist Group" e Noiret, dal movimento nucleare italiano. Il gruppo tenne due grandi esibizioni: una al Stedelijk Museum ad Amsterdam nel 1949; la seconda al Palais des Beaux-Arts a Liegi nel 1951. La principale caratteristica del gruppo CoBrA risiede nella pittura semiastratta, utilizzando colori molto brillanti, violente pennellate e figure umane distorte, ispirate all'arte primitiva, ed ai motivi fantastici e grotteschi caratteristici della cultura nordeuropea, molto simile all'Action Painting americano. Ne risultò una visione animistica del quadro, paragonabile quasi ad un essere vitale. Marpanoza Info 06 69924641 ARTE in Terra di Bari colui che è stato uno dei maggiori paesaggisti e vedutisti pugliesi del primo Novecento, Damaso Bianchi, sono conservate nei depositi della Pinacoteca: motivo in più per portarle alla conoscenza del grande pubblico in un percorso guidato che ne consenta il migliore apprezzamento. Non mancano però dipinti di artisti più noti, come Giuseppe De Nittis e Francesco Netti, o di altri che meriterebbero una maggiore considerazione, come Raffaele Armenise, Enrico Castellaneta, Francesco Romano, Francesco Colella, Francesco Speranza, Roberto De Robertis, Vito Stìfano, e tanti altri.Il percorso è ovviamente culturale, e si articola in una serie di tematiche ciascuna delle quali approfondirà un diverso punto di vista sul territorio. La mostra è accompagnata da un catalogo, a cura di Clara Gelao, comprendente saggi introduttivi di vari studiosi, la riproduzione a colori di tutte le opere in mostra e le relative schede. (Aoristias) Info 080 5412421-2-3-4 Elvino Motti LA SCULTURA TRA ISPIRAZIONE LINGUAGGIO E FORMA A sinistra: Sculture dell’Artista a Bergamo Arte Fiera 2015. Sopra: lo scultore Motti, a sinistra, con Giammarco Puntelli, segue il Maestro al lavoro. (Ceresa Mauro Photografer) Attraversa significativamente tutta l’opera scultorea di Elvino Motti una irresistibile, pulsante spinta alla ricerca di una forma organica, totale, che sia equilibrio strutturale ed interiore, e nel contempo simbolo, evocativo emblema di un costante confronto con il cosmo, la sua infinita spazialità. Le forme devono, pertanto, rispondere e corrispondere non ad un criterio rappresentativo, ma nella loro assoluta tensione allusiva, rimandare a quel costante ritmo di crescita che regola le funzioni della vita, il suo sempiterno fluire. Non è un caso allora che nelle sue levigate forme la linea curva, la spirale, un sentiero a chiocciola che, appunto, alludono ai processi vitali, siano una assidua presenza nelle sculture di Motti, rivelino la sostanza profonda della sua ispirazione. Per cui anche il lato più rigoroso di una figura geometrica, un triangolo, un annuncio profilato di piramide, poi si incontrano, si compenetrano ad una sfera dorata, quasi a voler significare come il legame tra vita e geometria sia profondo, energia dell’inconscio, spesso non indagabile neppure dai metodi operativi, verificabili della scienza, ma percepibili dalla sensibilità dell’artista, dalla sua naturale vocazione espressiva. Pertanto la sua poetica scultorea si sviluppa intorno ad un’idea ciclica del tempo, valorizzando una forma che si dispiega in un incessante e sempre nuovo ritorno, travalicando quindi ogni concetto di forma compiuta, perché, invece a dover esser compiuto è il ciclo, il costante ritmo che innerva la vita profonda di queste sculture, che deve essere in primo luogo percepita come una risonanza interiore per poi essere cosciente confi- gurazione plastica, acuta stilizzazione di emozioni e desideri. La struttura complessiva, che caratterizza la creatività di Motti, si determina in una singolare capacità di evoluzione e di adattamento allo spazio, vale a dire in una flessibilità che conferisce alla forma quella sua sorta di ritmata e non inerte stabilità. Stabilità, quindi, come prolungamento di intense vicissitudini metamorfiche ed allusive che si concretizzano nella sintesi d’insieme. Vuoto e pieno, quindi, non sono elementi antagonistici, piuttosto impulsi diversificati e pur tuttavia convergenti nel definire processo ed insieme dell’immagine. Un linguaggio, quello di Motti, di coinvolgente animazione culturale ed espressiva. Aoristias info www.elvinomotti.com ARTECULTURA 23 Nei luoghi dell’immagine a cura di Aoristias Gaio Giulio Cesare, Commentariorum de bello Gallico libri VIII, in latino, 1513 ALDO MANUZIO IN AMBROSIANA Dal 2 dicembre 2015 al 28 febbraio 2016, la Pinacoteca Ambrosiana ospita una mostra che celebra Aldo Manuzio (1449-1515), il più importante stampatore della storia dell’editoria, a 500 anni dalla sua scomparsa. L’esposizione, curata da Marina Bonomelli e Angelo Colombo, in partnership con Generali Italia, ripercorre l’attività dell’editore principe del Rinascimento europeo, attraverso una selezione di circa 30 stampati custoditi in Ambrosiana. Il patrimonio aldino dell’Ambrosiana occupa, nel panorama nazionale e internazionale, un posto considerevole. Sono infatti ben 107 le edizioni originali presenti in Ambrosiana sulle 131 edizioni uscite dai torchi di Manuzio dal 1494 al 1515. L’importanza di questo fondo è dovuta al fatto che vi è rappresentata la quasi totalità delle edizioni stampate da Aldo, con un numero complessivo di 296 esemplari. Si tratta senza dubbio di un bene di notevole rilevanza se lo si raffronta con quello della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia e con quello custodito presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e la Biblioteca Medicea Laurenziana. Info 02.806921 ROBERT PAN Mahdì Il titolo dell’esposizione, in programma alla galleria Bonelli di Milano sino al 6 febbraio conferma la ricca profondità del lavoro di Pan: con Mahdi si fa infatti esplicito riferimento all’escatologia islamica, là dove propone una rielaborazione della figura messianica già riconosciuta dall'ebraismo. Proprio alla figura del Mahdi, letteralmente il “ben guidato da Dio”, la tradizione coranica affida il compito di radunare le forze del Bene in vista dello scontro fatale con quelle del Male. Per estensione, quindi, Mahdi diventa nell’opera di Pan termine positivo per antonomasia, spirito di reazione nei confron- 24 ARTECULTURA ti della negatività, azione di rottura che prelude ad un cambiamento in favore del Bene. Info 02.87246945 PICASSO E LE SUE PASSIONI “Picasso e le sue passioni” è la mostra che si tiene a Pavia a Palazzo Vistarino dal 19 dicembre 2015 al 20 marzo 2016. L’esposizione, curata da Lola Duran, propone più di 200 opere tra disegni, ceramiche e oli, provenienti da importanti raccolte private di tutto il mondo e dal museo di Mija Malaga, e illustra, nei suoi contenuti più autentici i temi e le passioni che hanno dato vita alla creatività di Pablo Picasso, alle sue straordinarie espressioni. www.picassoelesuepassionipavia.it PAOLA PIVI A PALAZZO STROZZI Dall’11 dicembre 2015 al 28 febbraio 2016 la celebre artista contemporanea italiana Paola Pivi invade Palazzo Strozzi di Firenze con la monumentale installazione Untitled (Project for Etchigo-Tsumari), una coloratissima scala gonfiabile di oltre 20 metri di altezza che porta all’estremo il confronto tra antico e contemporaneo nel cortile rinascimentale del palazzo. Quasi come in un paradossale “realismo magico”, le opere di Paola Pivi sono tentativi di alterare la percezione ordinaria della realtà. Info 055 264 5155 In Omaggio di ALBERTO BAGLIANI Si è svolta dal 14 al 29 novembre allo Spazio Arte Corte Zerbo - Gavi 2 la mostra dedicata ad Alberto Bagliani, limpida figura di scrittore, critico d’arte, purtroppo recentemente scomparso in età ancor giovane. Sergio Acerbi e la figlia Jenny hanno con particolare sensibilità dedicato questa loro bipersonale all’impegno e alla vita dello studioso, compagno di tante serate di stimolanti incontri artistici. Sicuramente in futuro non mancheranno ulteriori occasioni per approfondire il percorso intellettuale di una personalità aliena dai facili esibizionismi, oggi tanto di moda, ma aperta alla vera riflessione, al costruttivo confronto con le innumerevoli esperienze culturali che la storia dell’uomo comporta. Info 0143 72239 98 Artisti per Maharashtra Abbasciano-Alzani- Alvaro (Occhipinti)Barbagallo - Bencini - Bertrecchi Blandino - Boccù - Bonafè - Bordone Borghi - Borruso - Bracigliano - Bray Buttinoni - Campanella - Cannata Cantini - Canu - Caputo - Caputo di Roccanova - Caracciolo - Carbone Castellano - Castellucchio - Cecchi Celon - Cerri Giancarlo - Cerri Giovanni - Ciaccheri - Colombo - Crisanti - Di Fazio - Di Gennaro - Dossi - Erizzo - Falco Ferrero - Filardi - Flores - Foglia Franco - Galbusera - Garoli - Gasperini - Gerull - Giannini - Goga - Grott Honegger - Kodra - Kollar - Imperiali Lazzaron - Loiodice - Lorenzi - Luraghi - Madoi - Magro - Manazza - Mazzotta Melotto - Met Hasani - Micozzi - Milani Morassi - Musella - Nasso - Ossani Pianaroli - Pietrasanta - Pisk - Pugliese Quarto - Rexhepi - Rigo - Rognoni - Romano - Rossi - Rota Candiani - Ruggiu Savino - Scapolatempore - Scimeca Sebaste - Settembrini - Sirignano - Soddu - Sommariva - Tonelli - Topylabrys Triscari - Troiano - Vadalà - Valenti Vicentini - Zegarra - Zanini - Zerbini. Si è svolta lo scorso dicembre al suggestivo Spazio Mantegna di Milano la bella iniziativa di solidarietà artistica, che, curata da Alfredo Mazzotta e Laura di Fazio, ha visto la partecipazione di quasi 100 artisti con opere di piccolo formato a sostegno di nuove scuole che su iniziativa delle Suore Rosminiane saranno aperte in India. Coinvolta anche la Diocesi di Belgaum la quale serve lo stato del Karnataka e una parte dello Stato del Maharashtra, sede appunto delle future strutture educative. Oltre alla presenza di numerosi artisti l’importante rassegna ha visto anche l’intermezzo musicale di Christopher Pisk. www.rosminiane.it info: [email protected] L'AUTODIDATTA NELLA STORIA Nato in una famiglia di origini inglesi, tedesche, irlandesi e scozzesi, il padre William H. Gates II era un noto avvocato mentre la madre Mary Maxwell sedeva nel consiglio di amministrazione di First Interstate BancSystem e United Way ed era professore all'Università di Washington. Il nonno materno di Gates, JW Maxwell, era banchiere. In un primo tempo, entrambi i genitori avrebbero desiderato che il piccolo Bill intraprendesse studi giuridici.Nel 1968, l'anno in cui si iscrisse all’Università, Gates ebbe accesso per la prima volta a un computer, ovvero un DEC PDP-11 di proprietà della Computer Center Corporation. La scuola aveva affittato un certo numero di ore di utilizzo con lo scopo di scoprire e correggere i bug. Gates, il compagno di studi Paul Allen e altri studenti (alcuni dei quali diverrano poi dipendenti di Microsoft), divennero inseparabili dal computer. Cominciarono anche ad avere problemi con la scuola, arrivando in ritardo o con i compiti non svolti, marinando la scuola per rimanere invece nel locale del computer. Pare che consumassero così tutte le ore a disposizione della scuola in poche settimane. Nel dicembre 1974 uscì sul mercato americano il primo kit di montaggio per Microcomputer Altair 8800. Gates e il suo collaboratore Allen intuirono che il mercato dei computer personali stava per esplodere e sarebbe servito software per le nuove macchine. Iniziarono così a sviluppare software usando l'hardware della General Electric, con cui Gates ed Allen avevano avuto le prime esperienze, e il linguaggio BASIC. Questo era disponibile anche sulle macchine DEC e Gates, pensò di contattare la MITS, società produttrice dell'Altair, proponendo software specifico per il loro modello Altair 8800. La società si disse molto interessata e Gates, lavorando freneticamente, in otto settimane produsse le modifiche, mentre Allen sviluppò un simulatore dell'Altair sul PDP-10 della scuola. Monte Davidoff si unì al gruppo e scrisse alcuni pacchetti matematici. Successivamente, Allen portò il programma alla società per la prima prova sull'Altair: superata la prova, la società acquistò il software, che venne commercializzato col nome di Altair BASIC. Gates e Allen si trasferirono ad Albuquerque (Nuovo Messico), sede del MITS (Micro Instrumentation and Tele- GATES metry Systems) e, nell'aprile 1975, Gates ed Allen fondarono la futura Microsoft Corporation. La Microsoft vendette il suo sistema Basic alla NCR Corporation e all'Intel e assunse poi Marc McDonald e Ric Weiland, amici dalla scuola Lakeside. Sempre nel 1975 scrive un articolo sul problema dell'ordinamento delle frittelle (nella letteratura in lingua inglese, Pancake sorting è una variante degli algoritmi di ordinamento in cui l'unica operazione ammessa è invertire gli elementi di una parte iniziale un prefisso della successione), proponendo una soluzione migliorata solo nel 2008. Il 1º gennaio del 1979 Bill Gates spostò la Microsoft con i suoi 16 dipendenti a Seattle (Washington). Nelle assunzioni Gates preferì persone intelligenti e senza precedente esperienza di lavoro. L'espansione portò allo sviluppo di un foglio di calcolo elettronico Multiplan per Apple II e per PC con sistema operativo CP/M nel 1982 e di Microsoft Word nel 1983.Nell'aprile 1983 la Microsoft adottò il mouse in alcune applicazioni come EDIT e poi nel novembre 1983 in un'interfaccia grafica funzionante sul sistema operativo MS-DOS. Questa interfaccia grafica si sviluppò poi nel 1985 in Windows 1.0, via via sviluppata fino alla versione Windows 3.1 nel 1992. L'introduzione di Windows 3.1 segna una delle pietre miliari di un percorso molto controverso che la Microsoft ha scelto. Nel 1985 Microsoft e IBM iniziano una collaborazione per la successiva generazione di sistemi operativi, l'OS/2 e IBM distribuisce l'ambiente grafico Topview precursore dell'interfaccia grafica che sarà usata sull'OS/ 2. Questo è anche l'anno del- l'80386. La collaborazione con l'IBM dura fino al 1991, anno in cui Gates decide che non serve più e modifica il nome del proprio OS/2 in Windows NT. Nel marzo 1986 la Microsoft fu quotata in borsa. L'offerta iniziale per azione di $21.000.000 fece diventare Bill Gates di colpo un milionario. Nel 1987 all'annuncio di Microsoft e IBM della distribuzione di OS/2 v. 1.0, che avrebbe dovuto sostituire MSDOS, le azioni raggiungono i $100.000.000 di quotazione. Si suppone che Gates sia, sul principio degli anni duemila, l'uomo più ricco del mondo. Nel giugno 1992, Gates viene premiato con la National Medal of Technology and Innovation dall'allora Presidente degli Stati Uniti d'America George H. W. Bush. Nel 1993, alla distribuzione della versione MS-DOS 6.0 spregiudicatamente include un'applicazione di compressione chiamata DoubleSpace dopo una consulenza con Stac Electronics conclusa senza accordi relativi. Stac Electronics cita in giudizio la Microsoft e vince la causa. La Microsoft è costretta a distribuire MS-DOS 6.21 senza DoubleSpace, ma il danno è fatto. L'anno dopo con MS-DOS 6.22 è incluso DriveSpace che è invece prodotto internamente, anche se il principio è lo stesso.Nel gennaio 1994, Gates ha sposato Melinda French, una dirigente delle vendite della sua società, a Lanai, Hawaii, con la quale ha avuto tre figli: Jennifer Katharine (26 aprile 1996), Rory John (23 maggio 1999) e Phoebe Adele (14 settembre 2002). La famiglia abita in una casa che si affaccia sul Lago Washington in Medina. Il valore della casa viene stimato, nel 2006, in 125 milioni di dollari. Insieme alla moglie, nel 2000 Gates fonda la Fondazione Bill & Melinda Gates, organizzazione umanitaria privata che si occupa di combattere alcune malattie come l'AIDS soprattutto nel Terzo mondo. Nel corso di una keynote tenuta in occasione dell'incontro annuale del Forum Economico Mondiale a Davos, in Svizzera, che si è tenuto dal 23 al 27 gennaio 2008, Gates invoca l'inizio di una nuova era all'insegna del capitalismo creativo. Per capitalismo creativo, Gates intende un sistema in cui i progressi tecnologici compiuti dalle aziende non sono sfruttati semplicemente per la logica del profitto. ARTECULTURA 25 ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’ Arte, Natura, Poesia, Religione armonia di conoscenza?... Fatto grave, quello di Rozzano, nell’hinterland milanese quando le famiglie si dividono sulla festività di Natale, tra chi in sostanza per interessi sociali di conservazione pensa di fare persino un tatuaggio del Crocifisso sulla fronte di ognuno di noi, o chi al tempo stesso vorrebbe simboleggiarlo anche sulla Bandiera Italiana, mentre altri con atmosfera di rinnovamento,la considerano una festa laica. E sempre per la festa di Natale una Scuola a Sassari rifiuta la visita del vescovo. (La Repubblica, pag. 22, 1 dicembre 2015). Ma, secondo il nostro punto di vista, Natale nella sua essenza di rituale popolare, c’entra ben poco quanto invece la difesa e la crescita dei propri interessi economici che nei linguaggi di festività, come Natale e Pasqua, incentivano di molto i loro affari. Il problema, pertanto, non è Natale in se stesso, quanto i rapporti tra lo Stato italiano e quello Vaticano che hanno volutamente dimenticato e stravolto l’Italia del 1870 facendo confondere Natale e le altre feste religiose con il bigottismo che non ha nulla a che fare con Gesù. Quindi il vero problema di Natale, oggi, non è di cantare o meno in senso demagogico “Tu scendi dalle stelle...”, ma il modo invadente di una certa pubblicità, come quella alimentare, che caratterizza l’avvenimento natalizio mostrando in televisione il panettone nella bocca di bambini e di adulti in modo a dir poco scioccante. Così, come riferimento orientativo, la nostra risposta. Il Natale in sé è certamente molto problematico a cospetto i millenari settarismi che dividono i cittadini del nostro Pianeta in santi e diavoli, intellettuali e cafoni, in ricchi e poveri. Per cui un tema, questo, difficile da affrontare in costumi chiusi come i nostri dall’Occidente all’Oriente, tra potere di abbuffamento e sbadigli di povertà. Dove tutti con le proprie strategie insistono ad essere quello che in verità, di natura, non sono, esprimendo la 26 ARTECULTURA palese contraddizione. E così riferendoci a certe sorvolate convenienze di sofisticati linguaggi, diremo che non esiste un ‘ “arte sacra” senza profanare la coscienza di propaganda opportunista ed a riguardo aveva certamente più ragione Platone che, grosso modo, considerava l’arte una copia della realtà. E così dicasi per la “guerra santa”, nemmeno come metafora, in quanto i santi sono tali per i grandi meriti umani e di pensiero che li contraddistingue tanto nelle azioni quanto nel sublime intellettivo. Poiché detto al contrario, si rischia di far passare un detenuto omicida o per furto un degno benefattore. Le poche contraddizioni menzionate pensiamo che bastino per inquadrare il discorso in un’atmosfera di coerenza in cui il profondo senso dell’equilibrio potrebbe essere la strada maestra per appacificare un po’ questo nostro inquieto mondo troppo schiavo di quelle aberrazioni di classe che umiliano la libertà del cervello. Specie ai nostri giorni in cui l’uguaglianza tra l’uomo e la donna sembra che sia soprattutto nel cervello. Una recente scoperta che, se vera, potrebbe equilibrare da sola molti scompensi della nostra vita così troppo intrisa di malafede per vizio di potere. Un aspetto che tutto sommato, e detto a chiare lettere, psicologicamente riguarda solo un’appropriata maschera della paura tanto utile alle strategie del potere per eludere le sue dirette responsabilità, come la disoccupazione, la violenza e la guerra. Ed è beneappunto la paura di perdere gli ambiziosi privilegi di arbitrario comando e di comodità di potere che induce poi alla diffidenza tra le persone ed alle stragi degli innocenti. Ma ritorniamo alla scuola ed al Presepio di Natale per sottolineare che nella Poesia della natura, che Artecultura sostiene da sempre, esiste di autorigenerazione all’infinito, tutto l’indispensabile equilibrio affinché gli uomini restino vicini e si comprendano di sentimento. E l’equilibrio si forma facendo convergere i contrasti per l’opposto altrimenti non sarebbe equilibrio. E solo sufficiente saperlo conoscere nella personale profondità spirituale che poi regola il nostro rapporto con l’esterno della vita e del mondo. Ebbene Natale per noi non è un’abusata cantilena, ma a ben ravvedersi sulle proprie posizioni culturali, potrebbe benissimo essere una pietra angolare che sostiene il cosmo nel quale c’è posto per tutto e tutti: per l’Induismo, il Buddismo, il Cristianesimo, l’Ebraismo, l’Islam, per le grandi e meno grandi religioni, che potrebbero benissimo esprimere la propria pietra cantonale e reggere insieme l’equilibrio del mondo. Ma dobbiamo conoscere la Poesia della natura che rispecchia la realtà e la spiritualità del cosmo. Quel Grande Museo Naturale Universale nel quale sorgono e si confrontano le idee, gli uomini s’incontrano e verbalmente si scontrano a ricerca d’equilibrio e non della violenza e della guerra. E se la nostra mente resta invece bloccata ai settarismi del passato, in tal caso non si va da nessuna parte e si è costretti ad accettare la personale caduta nel precipizio di un falso destino. Ed anche il Natale può incontrare la fine che non si pensa. La spiegazione della nostra vita, come del mondo, è solo un fatto culturale, una penetrazione continua della conoscenza che si manifesta e ingrandisce la consapevolezza umana. Per cui il mondo della Poesia della natura non lo dobbiamo confondere con la disciplina letteraria, che va rispettata studiata ed evoluta fino a farla amalgamare con quella della natura. Le religioni, a dir vero, per essere veramente tali, non dovrebbero avere gerarchie che sono la negazione risoluta della Poesia della natura. Questo il punto critico su cui riflettere per sublimare di continua unità il senso della vita senza delegarla alle frammentazioni delle gerarchie che, anche contro la propria volontà, di sistema spengono l’armonia che tiene in piedi il mondo. Circa cento anni fa quando le donne non facevano il militare e lo Stato non affossava di debito pubblico, il Presepio di Natale, di costume, era molto vicino alla sua origine, e l’umiltà si manifestava in allegria popolare senza ripensamenti. Ed il Presepio quando eravamo ragazzi era di nostra ideazione, tra vicini di case che di volontà ci prestavano allo scambio. Alcuni andavano a reperire il muschio dai tronchi delle querce, altri l’alloro, l’edera e il rosmarino per l’addobbo, ed ancora altri pensavano alla creta per lavorarla e simboleggiare il Gesù Bambino, Maria e Giuseppe, genitori putativi, le pecore e l’asinello, mentre taluni si prestavano al reperimento delle piccole candele per illuminarlo di gioia e senza alcuna invidia. E in tutta franchezza, eravamo felici. Natale non aveva nessun soffocamento forzoso. Oggi, invece, le ricorrenze natalizie e non solo, sono cambiate, il Natale è una industria sfacciatamente commerciale, basta vedere come si pubblicizzano dolci e liquori in televisione o si tagliano alti alberi della propaganda triviale che fa risentire anche la più sentita partecipazione. La festa di Natale deve avere un suo contenimento di spontanea armonia, al contrario si casca nella droga psicologica del soffocamento consumista che non ha proprio nulla con il Natale della generosa tradizione, anche a cospetto degli immani pericoli di sopravvivenza che si paraventano ai nostri giorni. Non si ode ancora una voce religiosa o laica di Natale che menzioni la necessità di un disarmo culturale, di invitare a parlare del problema nelle famiglie e soprattutto nelle scuole, televisioni ed altri mezzi d’informazione che farebbe sorridere Gesù per i credenti e per i non credenti una convergenza sensibile di necessità per l’equilibrio della vita di tutti. Papa Francesco, che noi stimiamo, non deve però ignorare quanto sia urgente la smilitarizzaione della donna se davvero si vuole che la Famiglia rinasca come Sorgente universale di affettività e Scuola di Umanità senza maestri. Giuseppe Martucci Bar asiatico Turismo-Poesia della Natura VENOSA Venosa (Venusia in latino, Venòse in dialetto lucano) è un comune italiano di 11.893 abitanti della provincia di Potenza, in Basilicata, situato nell'area del Vulture. È uno dei 196 comuni iscritti all'associazione "I borghi più belli d'Italia", assieme ad altri quattro della regione: Acerenza, Castelmezzano, Pietrapertosa e Guardia Perticara. La cittadina, probabilmente fondata dalle popolazioni latine, fu strappata dai Romani ai Sanniti nel 291 a.C. dal console Lucio Postumio Megello, che ne fece una colonia latina, ove si trasferirono circa 20.000 individui. Dopo la battaglia di Canne (217 a.C.) vi riparò il console sconfitto Gaio Terenzio Varrone. Durante la seconda guerra punica, nel 208, vi morì il console Marco Claudio Marcello, attaccato da Annibale durante una ricognizione. Con la caduta dell'impero romano e il conseguente avvento dell'era medievale, Venosa fu soggetta a ripetute occupazioni da parte di popolazioni barbariche dal V secolo. Dopo un continuo avvicendarsi di signori feudali, la città fu concessa in feudo agli Orsini nel 1453. Fu portata in dote nel 1443 da Donata Orsini al duca Pirro Del Balzo, che fece costruire il Castello (dal 1460 al 1470) e la concattedrale di Sant'Andrea (di cui si conosce solo la data di terminazione, 1502, e di consacrazione, 1531). Subì danni notevoli e alcuni morti a causa del Terremoto dell'Italia centro-meridionale del 1456.Con l'unità d'Italia, nel 1861 fu conquistata dai briganti del rionerese Carmine Crocco. Nel 1889, Giustino Fortunato ricevette la cittadinanza onoraria per il suo impegno profuso nella costruzione della linea ferroviaria Rocchetta-Gioia del Colle. Da rilevare, inoltre, che è la patria del poeta latino Quinto Orazio Flacco. Ogni anno si svolge il Certamen horatianum, una gara di traduzione e commento storico-letterario delle opere di Orazio, che si tiene ogni anno nella sede del Liceo Classico Statale "Q. Orazio Flacco". Nata nel 1986, la manifestazione, inizialmente a livello regionale, ha raggiunto, gradualmente, un riconoscimento nazionale nel 1992 e possono parteciparvi anche allievi di altre scuole europee a indirizzo classico. Stacco la spina dalle stragi terroristiche avvenute nel novembre scorso in Francia e dalle incredibili notizie denunciate con un anatema dal Pontefice, a proposito degli sprechi dei cardinali che vivono a Roma in case di lusso e delle pratiche in uso in Vaticano, dove si pagano tangenti per velocizzare la nomina dei Beati, per diventare Santi. Alla luce di ciò, da buon samaritano, come mi definisce la figlia, preferisco raccontare la tranquilla vita sociale che scopro in un bar asiatico a Milano, dove i cinesi hanno rilevato tanti esercizi in varie zone della città. In uno di questi bar tabacchi, provvisto di Lottomatica, Totocalcio e slot machine, mi fermo talvolta per guardare in Tv le partite di calcio in diretta. Il titolare di questo spazio è un uomo piuttosto scorbutico ( lo scorso agosto, col locale invaso da una fastidiosa aria condizionata, brontolò con me nel suo idioma che mi tradussero, perché uscivo e rientravo più volte dal bar provocandogli un consumo eccessivo di energia elettrica), che non lavora, ma lascia tale compito all’educata moglie e agli approssimativi figli nati a Milano, due ragazze e un maschio taciturno e menefreghista, che si alternano al banco. Interessanti invece i frequentatori, per lo più operai e pensionati, anche di etnia diversa, che mi stupiscono entusiasmandomi, quando provano a socializzare, tramite il più gettonato dei loro interessi; vale a dire il mitico“Gratta e Vinci”, che da rito solitario diventa collettivo a favore di un gruppo: accostano più tavolini e raspano in compagnia, con più frenesia e speranza, in una travolgente e comica ripetizione di gesti, degni di essere filmati. Tutto ciò avviene con la Tv sempre accesa, non importando a nessuno cosa trasmetta, e non produce fastidio ai giocatori d’azzardo nemmeno il tintinnio delle monete delle macchinette mangiasoldi, che cadono nell’apposito contenitore metallico. Tutto questo non distrae l’attenzione dell’imperterrito videogiocatore seduto in prima fila, che per ore masturba col dito il suo telefonino, al quale non mi sogno neppure di suggerire di farsi rinchiudere in una Comunità che cura la ludopatia, per risparmiare ovvie risposte, o anche spalleggiamenti e intromissioni dei suoi compagni di merende, interessati solo di sesso, di cibo o di barzellette grasse, che non mi strappano sorrisi. D’altro canto, in questo giocoso bar non è facile trovare uno sportivo che ami il calcio, piuttosto che incrociare lottomatici, scommettitori, se non tifosi ultraspinti. I più mi raccontano con dovizia di particolari che hanno perso un terno per un maledetto numero che non è uscito oppure la mancata vincita di una scommessa calcistica, sfumata per un soffio. Da non dimenticare la frequenza in questo ritrovo di un impiegato contabile, super tifoso di fede juventina, che segue la sua squadra persino all’estero: spesso arriva qua stanco per le lunghe trasferte calcistiche e si distrae giocando col suo telefonino digitale, per non cascare dal sonno. Personaggio transitorio del bar, è un settantenne basso, dall’accento siciliano, con occhiali da vista dalla montatura sottile appoggiati all’estremità di un grosso naso, il cranio calvo e i capelli bianchissimi che scendono lunghi a caschetto sulle spalle; indossa pantaloni larghi alla Charlot, sotto un giubbotto, dal quale scende a tracolla una piccola borsa di cotone con disegni colorati. Una vera sagoma anch’essa da filmare, con un occhio al televisore e l’altro sul monitor in alto sulla cassa, sempre perennemente deluso per le sconfitte subite dalla sua squadra del cuore per colpa dell’arbitro venduto e perseguitato anche dalla scalogna perché i suoi numeri giocati al Lotto non escono mai. Alla fine se ne va sproloquiando e sbuffando. Antonio Fomez ARTECULTURA 27 WOZZECK, CARNE DA CANNONE DI UNA SOCIETÀ SPIETATA Il musicista Alban Berg Alban Berg (1885-1935) e il suo atonale “Wozzeck” (1925), fantaccino del nulla contemporaneo della “Turandot” di Puccini (messa in scena, postuma, nel 1926), eppure opera tanto diversa, il mondo fiabesco che moriva con il compositore lucchese, e invece le nevrosi post belliche della scuola austriaca che si offrivano come presagio di ogni possibile peggio prossimo a venire. Wozzeck è un soldato senza guerra. Il suo campo di battaglia è la vita. Ha una donna, Marie, da cui ha avuto un figlio. Agli occhi del perbenismo che lo circonda vive nel peccato, propaggine insidiosa di un disordine sociale contro cui puntare 28 ARTECULTURA le batterie ipocrite della riprovazione. Per mantenere questa famigliola messa insieme senza benedizioni si presta a umili mansioni in caserma, rade la barba del proprio capitano che altro non fa che umiliarlo, e funge da cavia per la sperimentazione psico-alimentare di un medico visionario eppur socialmente allineato e tetragono. Vive la marginalità della propria condizione di sottomesso confidando nell’affetto di Marie, attratta invece come un’allodola dagli specchietti della vita. Wozzeck, con la sua giubba d’ordinanza di poco conto, nulla può agli occhi di quella bella donna insoddisfatta nel confronto con la brillante uniforme dello sfacciato tamburmaggiore, che ha compreso l’anima di falena di lei e la corteggia, la circuisce e la possiede, facendola terra di conquista in una logica del vivere che, restasse in questi soli ambiti, potrebbe ancora essere il plausibile amaro della vita. Ma il tamburmaggiore non è solo un fragoroso condottiero di banda musicale. È un militare, la sua anima guerriera lo porta a esibire la conquista come un trofeo, buttandola in viso alla vittima del tradimento, in una affermazione di potenza e prepotenza che fa dei deboli altrettanti prigionieri di cui disporre a proprio piacimento. Irride Wozzeck, lo provoca, lo picchia, maschio dominatore che vuole la prostrazione del vinto in un rituale da branco che lo legittima nel dominio dell’intimità della femmina. Wozzeck, schiantato nell’anima, reagisce nel peggiore dei modi: la sua razionalità già provata lo fa sentire pedina estranea a quella partita del mondo, e gli arma la mano con un coltello col quale uccide Marie, l’atavismo a impossessarsi del suo essere uomo. Il resto è contrappasso simbolico, perché nel tentativo di nascondere l’arma, la porta con sé sempre più lontano nell’acqua del fiume, vittima sacrificale che ha dilatato i confini del sacrificio e viene ricondotta entro i margini del proprio ruolo di vinto. Annega, suicida inconsapevole che, nel proprio ultimo atto mascherato dalla convenzione dell’assassino che cerca di nascondere le prove, vive invece l’inconscio del non sapere più di che vivere, e insieme con l’arma insanguinata cerca di cancellare l’inutilità beffarda dell’esistenza. Rimane il bambino, solo, vittima di un disordine di anime blasfeme nei confronti del dio della sua innocenza, votato a un destino che in partenza si presume senza carità. Opera dal forte impatto drammatico, la musica ad affrontare e percuotere per convincere, le vocalità prese da un vortice sonoro coinvolgente. La versione da poco vista alla Scala per l’ottima regia di Jürgen Flimm può essere considerata esemplare, validi orchestra e cantanti, lodevole il pubblico non numeroso ma entusiasta, per la chiusura di una stagione di particolare interesse, cafoneria dei turisti da Expo in sandali e polo zuppe di sudore a parte. Giovanni Chiara Umanità poetica - Costume poetico “La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni” Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione. Per facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio la redazione si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere divulgativo, di stimolo culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli Autori. . Dei componimenti pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali. AL CHIARO POSTMODERNO DI LUNA Lieve piano sereno e senza osare Proferire ancora possibili tormenti, mi consolo al ricordo dei tuoi occhi giocosi, le tue forme, espressioni, parole, domande... e sento di amarti, riconoscente. Non c’è guerra, non c’è pace mai, nemmeno - lo credevo - entropia. Ci siamo noi, ora lo so, non andare, dammi la mano - te ne prego - afferrami se ancora atro scivolerò. Non voglio perdermi, lasciarti andare via con il sorriso che ogni giorno regala la nostra dinamo d’armonia Riccardo Rossi VOLANDO ALTO Stuoli di povertà branchi d’emarginazione tratta delle donne, di bambini e d’ignoranti. Piazze di malviventi cresciuti tali come tali innestate dall’arroganza, dalla violenza e dall’intelligenza. E politici svergognati su pulpiti assisi a disseminare l’intolleranza. Televisori accesi computer, telefonini e docenti a professare un credo senza religione. Volando alto sul mio pianeta anche questo vedo e scelgo di restare sulla terra nel mio orticello potando qualche ramoscello qua, là seminando, cogliendo un fiore... Antonio Giuseppe Malafarina SOLIDARIETA’ VORREI Oltre le mura scrostate vi è un bel cortile. Vorrei che così fossero felici tutti i bimbi del mondo come queste rondinelle che volteggiano in girotondo qui, davanti ai miei occhi. Case di ringhiera. Piccolo mondo di diverse etnie. Oltre le mura scrostate esiste la solidarietà. Pace fratelli. Marialda Ciboldi SINTESI Respiro breve... Segmenti d’amore seminati per caso lungo vie dove cielo e terra s’incontrano. Timido raggio di felicità. Maria Teresa Mosconi IO Una luce soffusa intorno il silenzio. Il lento consumarsi di una sigaretta e i miei pensieri che con il fumo svaniscono... Mi affaccio alla finestra: la luna sembra sorridermi mentre una lacrima scende sul mio viso. Sorella luna testimone della mia tristezza compagna di solitudine Luisella Ruzza SPIGA Spiga di frumento macinata, diventerai pane bianco per nutrire il mondo! Fabio Gibillini E sono mille grida di gioia mentre s'inseguono liete e poi attraversano finestre senza vetri di una casa non finita lasciata così proprio per loro per il loro garrire per il loro volteggiare spensierato... Quando tutti i bimbi del mondo nessuno escluso potranno giocare allegramente in un prato di margherite e papaveri lasciato così proprio per loro perché della loro gioia si lasci inebriare ogni cuore perché la loro semplicità possa annebbiare ogni voglia di superbia di potere? Anna Maria Indelicato FEBBRAIO Vigilia di primavera - la voglia a fare la ripresa a lavorare di buona lena e cantare a ritmo di cielo aperto scacciando il freddo e la paura tra scarpe rotte e piedi gelati sorrisi solo dalla primizia d’una viola ch’erge allegra sull’orlo della siepe campestre - non spara e non prega e non ingiuria l’equilibrio a esserci il suo desiderio Giuseppe Martucci ARTECULTURA 29 Le immagini, dall’alto di sinistra a destra: Cornacchia - Civetta - Merlo - Cardellino - Upupa - Tortora - Pernice - Quaglia, acquarelli cm.15x18 Claudia Ullasci: PAROLE E IMMAGINI DI FANTASIA GLI OLMI AUTUNNO Gli olmi secolari tagliati e distrutti tolsero per sempre l’ombra allo stradone Mattino di rugiada. Una lentissima chiocciola scia sulla canna. (19.4.1994) Di quegli alberi ascoltavo le quotidiane vicende nascoste. COCCINELLE Lo stormire degli uccelli. Il fruscio del vento. Il gocciolare della pioggia da foglia a foglia e alla pozzanghera. (26.1.1985) PECORE Su prati caldi e verdi pecore gonfie sdraiate ruminano lente. (18.2.1993) Deboli agnelli portati in spalla e in braccio. Tenerezza di pastori. (18.2.1998) Il grifone nero vola basso in direzione della greggia. Agnelli impauriti cercano le madri. (18.2.1998) 30 ARTECULTURA Al tempo delle coccinelle rosse, gialle, arancioni e punteggiate, una la prendevo in mano e lenta cantilenavo: “Coccinella coccinella, io non so chi tu sia, vola vola dalla mano mia e lontano portami via...” Essa apriva le elitre convesse e con le ali membranose volava lontana nell’aria per non più da me tornare. (11.8.2002) IL SUONATORE DI LAUNEDDAS Tutti lo chiamavano Fenè, il giovane uomo adulto che per la festa in Siurgus suonava ‘is launeddas’. Forse, se le costruiva da sé. Forse, erano in numero di cinque canne che muoveva col fiato e con le mani. Era un suono vibrante, dolce e melodioso per l’anima che incantava i fanciulli. Ci ricordava estasiati il magico pifferaio del libro scolastico. LA BAMBOLA Ti creavo, ti animavo, poi ti ninnavo. Che tenerezza o bambola di pezza ! Che giochi! Che sogni! Poi ne ebbi una esile e rigida di ceralacca e paglia. Capelli biondi di stoppa e li credevo filamenti di granoturco fiorito! Poi ebbi la tirolese di stoffa, grassoccia, imbottita e colorata, sorridente sempre. (3.4.1993) Claudia Ullasci LIBRI a cura di Aoristias Ugo La Pietra ABITARE CON ARTE Triennale Design Museum ha presentato lo scorso 10 dicembre il libro di Ugo La Pietra Abitare con Arte, edito da Corraini, che ripercorre ricerche e opere dell’autore dagli anni sessanta a oggi nell’ambito delle arti applicate e del design. Triennale Design Museum conferma così l’attenzione all’attività di La Pietra, cui ha dedicato nel 2014 la mostra monografica e il catalogo Progetto disequilibrante. Suddiviso in sedici capitoli (che spaziano dalla Sinestesia delle Arti al Sistema Disequilibrante, dal Neoeclettismo all’Abitare il tempo, dal Design territoriale al Merchandising museale, fino alla Didattica) il libro mette in evidenza il contributo che Ugo La Pietra ha portato all’evoluzione della disciplina del design attraverso progetti e opere nonché attraverso l’attività editoriale, ricca di pubblicazioni e saggi, e quella didattica.Il libro evidenzia come nella pratica di La Pietra appaia spesso l’urgenza di affrontare alcuni ambiti di ricerca che il design, durante gli ultimi decenni, ha spesso trascurato, come i “rituali domestici”, il rapporto con la cultura del fare e l’artigianato, la conflittualità tra tradizione e innovazione, il design territoriale, il merchandising museale.Inoltre, la capacità di La Pietra di operare dentro e fuori gli ambiti disciplinari, gli ha consentito di sviluppare continui scambi tra le varie discipline, contribuendo così all’evoluzione delle arti applicate. Ugo La Pietra ha sviluppato dal 1962 un'attività tendente alla chiarificazione e definizione del rapporto "individuo-ambiente". All'inizio di questo processo di lavoro ha realizzato strumenti di conoscenza (modelli di comprensione) tendenti a trasformare il tradizionale rapporto "opera-spettatore". Ha operato dentro e fuori le discipline dichiarandosi sempre "ricercatore”. CON LE MANI, CON I PIEDI Mondadori Electa Electa pubblica in collaborazione con Carpisa Con le mani, con i piedi, un progetto di charity che si concretizza in un libro. C’è chi con le mani e con i piedi ha costruito il proprio destino e ha cambiato quello degli altri. E c’è chi mani e piedi non li ha mai potuti usare. Questo libro mette i primi al servizio dei secondi. Tredici personaggi che devono a mani o piedi il loro successo in diversi campi – dalla musica all’arte culinaria, dallo sport all’artigianato alla medicina – visti attraverso l’obbiettivo di Giovanni Gastel e intervistati da Marina Misiti. Lo scopo di questo volume è sostenere alcune attività di riabilitazione rivolte ai bambini affetti da deficit neuromotorio, bambini “speciali” la cui unicità, come scrive Valeria Parrella nella sua introduzione, li accomuna alle persone ritratte in queste pagine. I proventi del volume andranno a sostegno delle attività del Servizio di Neuroriabilitazione Infantile dell’I.R.C.C.S. Fondazione Santa Lucia di Roma, che da anni affianca le famiglie di tanti bambini disabili. Isabella Michela Affinito DALLE RADICI ALLE FOGLIE DELLA POESIA Edizioni Eva Nell’evocativa poesia di Isabella Michela Affinito emerge come dato primario una sensibile capacità di entrare in sintonia con il meraviglioso mondo degli alberi. Esseri che l’autrice, a suo modo, spiritualizza e conferisce loro un linguaggio, una concreta realtà esistenziale. Dal piano della metafora si passa alla realtà individuale di sentimenti, emozioni, desideri che compenetrano l’uomo e l’albero. Il linguaggio della poetessa è limpido, asciutto, di immediata lettura e di intensa integrazione tra l’elemento arboreo e quello umano, con vivace e suggestiva dialettica. Francesco Piscitello, L’APOSTOLO TRADITORE, processo a Giuda Iscariota - Edizioni Nuove Scritture Brillante clinico, specialista in cardiologia, Francesco Piscitello nel contempo ha una lunga e raffinata frequentazione con il mondo della letteratura. Diverse sue raccolte di poesia, come di racconti, hanno suscitato l’interesse del pubblico e della critica specializzata. Un positivo percorso che si conferma anche in questo suo recente lavoro teatrale incentrato sulla figura di Giuda, il traditore per eccellenza. Nello snodarsi del testo, rigoroso ed asciutto, l’aspetto storico-culturale si innesta nella dinamica giudiziaria che accompagna la tensione narrativa. Pur proiettata in una lontana provincia romana di 2000 anni fa, l’atmosfera che acutamente Piscitello fa rivivere, si carica di quella attualità indagante e sensibilmente curiosa che finisce, tramite il riferimento simbolico-religioso, per interpellare identità, senso personale e collettivo. Gesù, Maria, Ponzio Pilato divengono le figure-emblema di questa costante interrogazione che inconsapevolmente o meno plasma e definisce l’orizzonte delle nostre contraddizioni. Sulle quali Piscitello innerva la sottile pregnanza delle sue riflessioni nel teatro della vita e del pensiero. LA CHIESA DI VETRO La Storia - Il Restauro Electa pubblica un volume dedicato alla chiesa della Nostra Signora della Misericordia di Baranzate, edificata tra il 1956 e il 1958 da un team di progettisti composto da Angelo Mangiarotti, Bruno Morassutti e Aldo Favini. Chiamata Chiesa di vetro per il suo involucro architettonico, la chiesa di Baranzate, come scrive Rafael Moneo nella prefazione del testo, “si avvicina, perlomeno nelle intenzioni, al tempio greco”, perfetto nelle forme e nell’impiego della conoscenza tecnica. ARTECULTURA 31 Enzo Brambilla SENTIMENTO COLORE POESIA 2 1 Gli ultimi lavori di Brambilla - in maggior parte su tela - sono una chiara apertura alla ricerca coloristica di forte impatto. Per altre opere, invece, l’artista rivolge la sua attenzione a studi con toni delicati e con colori velati quasi silenti di un lirismo onirico. Brambilla ancora una volta dimostra una versatilità compositiva e di vedute, passando dall’acquerello alla pittura acrilica con cromatismi ed intuizioni che offrono al fruitore nuove visioni e spettacolarità. Si vuol notare la tela omaggio al grande Pino Daniele, con la sua meravigliosa musica “Napoli mille colori”. Opere di Brambilla fanno parte di varie collezioni private. Una pittura che si dipinge per lo più sull’essenze delle cose per appagare quella congeniale raffinatezza che n’elogia il principio dell’estesa liricità che sensibilizza un raffinato senso d’infinito nella costante che da un principio materico poi evolve il dipinto alla purezza spirituale della poesia. Infatti il colore in tutte le sue tonalità e versioni riveste sempre una manifestazione distensiva, riposante, un senso di conviviale che stimola alla vicinanza dell’emozione che convive compiacente con il dipinto come se l’immaginario di un cielo mai visto, di sorpresa possa configurarsi per convivere, in armonia. Aoristias Referenze: 1. Casa d’aste Meeting Art Vercelli (prima casa d’aste italiana) 2. Casa d’aste Santagostino, Torino 3. Casa d’aste Viscontea, Milano 4. Pubblicato su ArtPrice 5. Pubblicato su Agenda del Collezionista anno 2014-2015, Centro Diffusione Arte editore 6. Sito personale Facebook https://www.facebook.com/ enzo.brambilla.73?fref=ts 7. Sito personale https://sites.google.com/ siteenzo39brambilla/ 32 ARTECULTURA Le opere: 1-Napoli 1000 colori, acrilico su tela 40x40 2-Dittico La noia del blu, acrilico su tela, 40x20 3-Campo di girasoli,acrilico su tela 20x20 4-Enzo Brambilla 5-Volo di gabbiani, acrilico su tela, 20x30 6-Dittico Splash, acrilico su tela, 60x40 7-Risvegli, acrilico su carta 35x30 8-Cielo sopra Berlino, acrilico su tela 30x25 9-Kaos, acrilico su tela, 15x20 10-Selene, acrilico su tela 20x20 11-Sotto un manto di stelle, acrilico su tela 30x40 3 4 8 9 5 6 10 7 11 ARTECULTURA 33 La Donna MADRE DEL DISARMO XLIV Edizione di Poesia Pace. Scadenza 15 luglio 2016 Riflettere sull’affettività di una madre stimola la fiducia Aderire alla nuova rassegna poetica indetta da Artecultura, significa alimentare lo stimolo della fiducia che domanda ed appaga d’equilibrio la persona nel rapporto con se stessa e la convivenza. Nell’affettività di una madre vi è la fonte originale della ...LIBRI....LIBRI.. Poesia della natura, energia creativa perché riflettendo su di essa si comprende meglio e più all’origine come diventare persone del necessario autocontrollo senza contraddirsi e pertanto di trascendere con gli aspetti particolari e generali della vita singola e di moltitudine. Tutte le Donne sono uguali MADRE DEL DISARMO. Pertanto l’adesione a la Donna MADRE DEL DISARMO comporta la collaborazione diretta del tuo componimento poetico che faccia specifico riferimento sulla personale riflessione, affinché nell’insieme del confronto con le altre collaborazioni, si possa delineare di chiarezza culturale il perché della Donna MADRE DEL DISARMO. Poesia: l’adesione all’annuale nuova iniziativa la Donna MADRE DEL DISARMO può essere effettuata tramite 1 (uno) componimento che non superi i 35 versi per essere accettato e pubblicato con qualche riga di commento (non più di 5) sul suo perché da riprodursi a fondo pagina dello stesso componimento. Saggistica: l’invio di 1 (una) sintesi saggistica (corpo 10 che non superi le 25 righe A-4 per essere accettata ed inserita esclusivamente in formato DOC nella nuova antologia 2016. In modo che il breve saggio nel confronto con altri sia di stimolo culturale ai fini di una libera “Cultura per la pace”, seminato non-violento per un Costume poetico che renda i giorni più sereni al cammino dell’uomo. Partecipa e fai partecipare! Regolamento 1) L'adesione alla XLIV Edizione di Poesia Pace dal tema la Donna MADRE DEL DISARMO è gratuita.Si aderisce con 1 solo componimento poetico o saggistica in duplice copie firmate anche di autografa. L'iniziativa si autogestisce nello spirito di Artecultura orientata all’equilibrio della convivenza. 2) Sono invitati quanti si sentono impegnati nella poetica ricerca della Pace, ideale di ogni libera persona umana. L'iniziativa non assegna premi di classifica e gli Autori formalmente prescelti per l'inserimento nel volume antologico Donna MADRE DEL DISARMO 2016 riceveranno il Diploma di solidarietà, ed una riproduzione artistica della copertina del volume. 3) Alla consultazione dei componimenti è preposta, a solo titolo di verifica formale, una Commissione di varie attività sociali. 4) La presentazione del volume sarà a fine novembre in data e luogo opportunamente comunicati come per le passate edizioni. 5) Al ricevimento dell'esito dell'adesione l'Autore aderente s'impegna a comunicare il numero delle copie del volume che intende acquistare, al costo economico di Euro 5 al volume a parziale sostegno di realizzazione ed il restante del volume a collocazione gratuita particolarmente nelle scuole ed ospedali. Alla presentazione del volume Donna MADRE DEL DISARMO 2016 gli Autori aderenti sono tenuti ad essere presenti o delegare persone di fiducia per il ritiro dei volumi ordinati e il dovuto per regolamento, impossibile a domandarli nel tempo. Poesia, una sola ogni aderente, spedita duplice copia 6) 6) Poesia, una sola perper ogni aderente, vava spedita inin duplice copia firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura Via Ciovasso firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura - Via Ciovasso - 20121 Milano o servirsi dell'indirizzo - [email protected] 1919 - 20121 Milano o servirsi dell'indirizzo - [email protected] Saggi, 1 (solo per ogni aderente) vanno inviati esclusivamente per Saggistica, 1 (solo per ogni aderente) vanno inviati esclusivamente via e-mail all’indirizzo: [email protected] per via e-mail all’indirizzo: [email protected] le Scuole si richiede di componimenti a firma PerPer le Scuole si richiede l'invio dil'invio componimenti a firma collettiva collettiva in modo da favorire la più ampia presenza scolastica in modo da favorire la più ampia presenza scolastica nel nuovo nel nuovo volume antologico. Simboliche Borse di studio volume antologico. Previste simboliche Borse di studio 7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale 7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale ispirazione e composizione ed attinenti al tema Costume Poetico ispirazione e composizione ed attinenti al tema la Donna MADRE per il Disarmo nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni sono DEL DISARMO nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni accettati solo con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela. sono accettati con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela. Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi. Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi. 8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali 8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali. 9) In caso di nuove esigenze, il presente regolamento potrà subire 9) modifiche In caso di nuove esigenze, ill'attività presentediregolamento potrà subire che migliorino Costume Poetico per il modifiche che migliorino l'attività la Donna MADRE DEL DIDisarmo - "Cultura per la pace" 2014. SARMO. Si può partecipare entrambe sezioni. L’adesione è limitata ad unaadsola sezioneleper Autore. 10) Gli aderenti accettano il presente regolamento in ogni sua parte. 10) Gli aderenti il per presente regolamento in all'iniziativa ogni sua parte. Poesie e Saggi fattiaccettano pervenire spirito di solidarietà Poesie e Saggi fatti pervenire per spirito di solidarietà all'iniziativa non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura per la pace" di ARTECULTURA. per la pace" di ARTECULTURA. Sede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendeSede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendere visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elabore visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elaborati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi. rati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi. PARTECIPA E FAI PARTECIPARE! Informazioni ulteriori e invio componimenti: La Donna MADRE DEL DISARMO 2016 c/o Artecultura Via Ciovasso 19- 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093 www.artecultura.org e-mail: [email protected] 34 ARTECULTURA CONCORSi Giuseppe Siniscalchi: PENSIERI DI PACE, 2014, verso, tecnica mista su tela, cm. 40x40 PAROLE RESISTENTI Non-concorso letterario in collaborazione con l’A.N.P.I. Regolamento: 1) Il non-concorso letterario “Parole (R)esistenti” è rivolto a persone sensibili alle seguenti tematiche: Resistenza (1943-1945) e Resistenze (storiche, individuali, sociali, culturali, di popolo, di genere). 2) Il non-concorso prevede due forme di scrittura: poesia e prosa. 3) Poesia: chi partecipa può inviare non più di tre poesie (di un massimo di 40 versi ciascuna) inerenti alle tematiche prima riportate. 4) Prosa: chi partecipa può inviare un unico scritto di un massimo di quattro cartelle (non più di 6.000 battute, spazi inclusi). Gli scritti in prosa possono essere racconti brevi (episodi storici, di vita, di fantasia), raccolta di testimonianze, saggio breve, riflessioni personali. 5) Il materiale deve essere inviato per posta elettronica al seguente indirizzo: [email protected]. Per il Regolamento integrale rivolgersi sempre all’indirizzo [email protected]. Scadenza invio elaborati 30 marzo 2016. Bando “ORA! Linguaggi contemporanei, produzioni innovative” Termine per la corretta chiusura della procedura online: 7 febbraio 2016 Termine della procedura di valutazione: 31 maggio 2016. Per scaricare il testo completo del bando e le modalità di partecipazione visitare il sito: www.compagnia disanpaolo.it alla sezione Bandi. Per informazioni sul bando:innovazioneculturale@com pagniadisanpaolo.it Per domande tecniche sul percorso di compilazione:assistenzarol @compagnia disanpaolo.it BANDO ENERGHEIA Promossa la ventiduesima edizione del Premio letterario Energheia, suddivisa in diverse sezioni: Premio letterario Energheia per racconti brevi, per un massimo di 15 pagine, a tema libero e rivolto a due fasce di età: giovani dai 15 ai 21 anni; adulti, oltre 22 anni Premio I brevissimi “D.Bia” - racconti brevissimi, per un massimo di 4000 battute, spazi inclusi, rivolto a tutti, senza distinzione di età, su un peccato capitale: La gola. Premio Energheia Cinema, un soggetto per un cortometraggio, per un massimo di 4000 battute, spazi inclusi, rivolto a tutti, senza distinzione di età e a tema libero. La scadenza delle diverse sezioni è fissata per il 3 giugno 2016. Scarica subito bando energheia 2016_XXII edizione. Info www.energheia.org ARTECULTURA Mensile d’informazione artistica e culturale - Abbonamenti 2016 normali euro 50,00 sostenitore euro 100 con omaggio di una Grafica a colori, cm. 50x70 di Artisti Contemporanei disponibili: Alfieri, Fomez, Kodra Intestare: c.c.postale n.84356302 ARTECULTURA mensile d’informazione artistica e culturale - Via Ciovasso 19 20121 Milano Giuseppe Siniscalchi FRONTEVERSISMO Uno degli aspetti che maggiormente invita al confronto con l’opera pittorica di Giuseppe Siniscalchi consiste in quella sua lucida determinazione a riannodare i fili tra arte e spiritualità, a farli convivere - e a nostro avviso ben a ragione - affinché l’elemento estetico ed il suo messaggio spirituale siano intrinsecamente connessi nell’opera d’arte. Pertanto volersi limitare ad una espressione puramente estetica, formale, oppure dall’altro lato riferirsi all’arte solo in una sua dimensione astrattamente moralistica, priva di reale incisività, sono due errori da evitare. Da questa importante premessa scaturisce anche il significativo contributo di Siniscalchi alla riflessione artistica tramite la sua particolare ricerca: il FRONTEVERSISMO. Di conseguenza il pittore si confronta con una prospettiva di solido orientamento umanistico che nelle sue composizioni pittoriche lo porta a intense suggestioni di un paesaggio colto in una sua dimensione quasi favolosa, mitica, in realtà, acutamente interiorizzata. Nel contempo l’artista avverte con sensibilità il richiamo all’arte orientale, alle sue affascinanti calligrafie e questo, forse, non è un caso. Proprio l’arte orientale, specialmente nella poetica del segno, ha saputo (e sa) mantenere quell’equilibrio tra poetica della tradizione e moderna spiritualità che ancora purtroppo sfugge o sembra sfuggire all’arte contemporanea dell’occidente. Comunque nel mondo globalizzato queste distinzioni tendono a scomparire e ad un artista come Siniscalchi, che con intelligenza visiva tende a contemperare oriente ed occidente in molteplici espressioni, gli stimoli per una sua sempre più attenta e personale presenza nel linguaggio artistico contemporaneo non dovrebbero certamente mancare. Anzi ormai non sono neppure solo stimoli ma - a ben vedere - effettive e solide premesse che la sua arte documenta e con ponderatezza persegue. Marpanoza dal 1967, l’Informazione Artistica su Artecultura è presente in anteprima e per un intero anno su Internet. Il pdf è scaricabile dal sito www.artecultura.org Da ottobre del 2014 ad oggi, la rivista mensile ha dato un nuovo risalto all’arte contemporanea, pubblicando la copertina ed un ampio servizio all’interno di 4 pagine a colori di artisti, pittori e scultori senza limiti anagrafici né di tendenze, puntando sulla qualità delle opere. La cronologia delle uscite è la seguente: Ottobre 2014: Antonio Fomez Novembre 2014: Sergio Sarri Dicembre 2014: Fernando De Filippi Gennaio 2015: Umberto Mariani Febbraio 2015: Luca Lischetti Marzo 2015: Mario Benedetto Aprile 2015: Carlo Nangeroni Maggio 2015: Paolo Scirpa Giugno 2015: Paolo Baratella Luglio 2015: Gabriele Amadori Ottobre 2015: Luigi Timoncini Novembre 2015: Ennio Calabria Dicembre 2015: Paolo Scirpa Gennaio 2016: Sergio Acerbi Febbraio 2016: Carlo Nangeroni - Possibili contatti per incontri e visite allo studio - Servizi redazionali su mostre ed eventi artistici di novità - Quotazioni redatte da esperto perito del Tribunale Intestare:ARTECULTURA di Giuseppe Martucci c.c.postale n.84356302 Via Ciovasso 19 - 20121 Milano www.artecultura.org - e-mail: [email protected] ARTECULTURA 35 ASTE Napoli, Via Caio Duilo 4d/10 da Febbraio 2016 Asta 73 - Gioielli, orologi ed oggetti BLINDARTE vintage, argenti, arredi ed oggetti d'arte SOTHEBY’S 3 FEB 2016 PARIGI | 07:00 CET RM Sothebys: Paris 3 FEB 2016 LONDRA | TBD Surrealist Art Evening Sale 11 Febbraio 2016 ore 18:30 Info 081 2395261 GALLERIA PACE Milano, Piazza San Marco 1 ARTE MODERNA 3 FEB 2016 LONDRA | TBD Impressionist & Modern Art Evening Sale 4 FEB 2016 LONDRA | TBD Impressionist & Modern Art Day Sale 10 FEB 2016 LONDRA | TBD Contemporary Art Evening Auction E CONTEMPORANEA 25 Febbraio 2016 ore 21 ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA 3 Marzo 2016 ore 21 info 02 6590 147 11 FEB 2016 LONDRA | TBD D'esposizione Contemporary Art Day QUITTENBAUM 18 FEB 2016 PARIGI | 02:30 D'esposizione Now! DESIGN MEETS MOVIE Monaco di Baviera 24 FEB 2016 LONDRA | 10:30 GMT Finest and Rarest Wines 8 MAR 2016 LONDRA | 10:00 GMT Watches 12 MAR 2016 AMELIA ISLAND | TBD RM Sotheby's: Amelia Island 15 MAR 2016 LONDRA | 10:00 GMT Fine Jewels 23 Febbraio 2016 DESIGN 24 Febbraio 2016 www.quittenbaum.de/it/aste/design/ ARTE ROMA Auction Roma - Via dei Greci 14 ARTE ANTICO e ‘800 ARTE MODERNA E CONTEMPOR. 4 Febbraio 2016 T. 06 3611 231 r.a. 16 MAR 2016 LONDRA | 10:30 GMT Made in Britain 16 MAR 2016 LONDRA | 10:30 GMT Finest and Rarest Wines 19 MAR 2016 PARIGI | TBD Orari D'esposizione Bande Dessinée 22 MAR 2016 LONDRA | 02:00 GMT Prints & Multiples MINERVA Auction Roma - Piazza SS. Apostoli 80 LIBRI, AUTOGRAFI, STAMPE 9 Febbraio 2016 h. 21 T. 06 6791107 ESTENSE Casa d’Aste APPUNTI DAL MERCATO FARSETTI Nel 2015 la casa d’aste FarsettiArte di Prato ha allestito le seguenti vendite:16/18 aprile Importanti Arredi e Dipinti Antichi – Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo; 29/30 maggio Arte moderna e contemporanea; 30/31 ottobre Importanti Arredi e Dipinti Antichi – Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo; 27/28 novembre Arte moderna e contemporanea. Il volume d’affari complessivo è stato di circa sedici milioni di Euro, con un aumento del 25% rispetto alle vendite del 2014. Tra le maggiori performances si segnalano: Alberto Savinio, Monumento ai giocattoli, 1930, olio su tela, cm 80,5x65,5 550/750.000 742.250; Les Dioscures, 1929, olio su tela, cm 65x54 200/300.000 730.250; Alberto Burri, Cretto bianco, caolino e vinavil su tavola, cm 42x85 350/500.000 525.900; Umberto Boccioni, Bambina con bambola, olio su tela, cm 117x95 280/400.000 502.100; Enrico Castellani, Superficie bianca, 1984, acrilico su tela estroflessa cm 80x120 300/400.000 405.300; Superficie bianca, 1988, acrilico su tela estroflessa cm 100x118 320/420.000 393.20. Info www.farsettiarte.it FINARTE Si sono chiuse lo scorso11 novembre 2015, al Palazzo della Permanente a Milano, le prime aste della nuova Finarte S.p.A. con risultati positivi in particolare per il catalogo di Arte contemporanea, così come per la sezione dedicata all’arte del XX secolo. Aggiudicato oltre il 60% dei lotti. Fra i massimi risultati: le opere di Turi Simeti Un ovale bianco del 1980,che ha raggiunto il prezzo di 43.750 euro (stima 18.00022.000 euro) l’opera di Gianfranco Baruchello Città di poeti in fase esplosiva del 1963 che ha chiuso a 40.000 euro contro una stima di 20.000-25.000 euro, o ancora Oltre il linguaggio, del 1968, di Vincenzo Agnetti aggiudicato a 52.500 (stima 15.000-20.000 euro). Battuto per 363.000 euro Senza titolo (Superficie blu) del 1961 di Enrico Castellani, lotto 58 (stima a catalogo 300.000-360.000 euro). Info 02 3656 9100 Mantova - Via Ippolito Nievo 8 5-6 APR 2016 PARIGI | TBD Orari Collection Boutet de Monvel ANTIQUARIATO E GIOIELLI 13 e 14 Febbraio 2016 h. 16 5 APR 2016 LONDRA | 02:00 BST Important Ceramics by Pablo Picasso 13 APR 2016 LONDRA | 10:30 BST Finest and Rarest Wines 4 MAG 2016 PARIGI | TBD Important Mobilier, Sculptures 4 MAG 2016 PARIGI | TBD Orfèvrerie, Boîtes en Or et Objets T. 0376 - 1888012 POGGIO Bracciolini Firenze - Via Poggio Bracciolini 26 VENDITA SPECIALE | MOBILI, ARREDI, DIPINTI ANTICHI E DIPINTI DEL SEC.XIX 1 Marzo 2016 T. 055 685698 www.sothebys.com 36 ARTECULTURA Le date, come i programmi delle aste, possono essere soggetti a variazioni per cui Artecultura a riguardo non assume nessuna responsabilità. DOROTHEUM Importante serata da Dorotheum il 25 novembre 2015 u.s. per l’asta di Arte Contemporanea Parte 1, in cui sono stati venduti quasi tutti i lotti proposti, molti al di sopra delle stime, protagoniste indiscusse le opere italiane e tedesche degli anni ’60. La “Pittura Oggetto” italiana ha ottenuto aggiudicazioni di rilievo internazionale e al di sopra delle stime in catalogo per Agostino Bonalumi (€ 442.200), Enrico Castellani (€ 417.800) e Gino De Dominicis (€ 222.600). La "Intersuperficie curva rossa" di Paolo Scheggi ha raggiunto € 393.400 Euro. Info www.dorotheum.com