dal 1967 in anteprima l`informazione artistico-culturale

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dal 1967 in anteprima l`informazione artistico-culturale
dal 1967 in anteprima l informazione artistico-culturale
dal 1967 in anteprima l’informazione artistico-culturale
Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali
libero accesso per visitare tutta la Rivista: www.artecultura.org
e-mail: [email protected]
Anno XLIX - N. 2 Febbraio 2016 - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/2004 n.46) Art. 1, Comma 1, dcb Milano
In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a pagare la relativa tassa
ARTECULTURA
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Carlo Nangeroni
L’ARMONIA DEGLI OPPOSTI
PER L’EQUILIBRIO DELLAPOETICA
Osservando con attenzione le lucide
composizioni di Carlo Nangeroni,
sicuramente una delle figure di
maggior rilievo nell’ambito della
ricerca astratta di orientamento
geometrico, si può paradossalmente
constatare la presenza di due dinamiche
concettuali (e poi stilistiche) di
opposto valore: vale a dire da una
parte la tensione utopica, propria della
ragione, il perseguire un progetto ed
una finalità in sè perfetti e compiuti e
dall’altra uno spirito di ricerca
pragmatico, attento alle singole
circostanze che il procedimento
artistico impone, lontano da idealità
improbabili e velleitarie. Ma forse e
con più assennato giudizio il paradosso
è solo apparente, in quanto un vero
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artista, e certamente Nangeroni lo è
da ogni punto di vista, tali contraddizioni non le avverte, non vi
specula, piuttosto le lascia inteargire,
fruttificare nel costante affinamento
del suo lavoro. Nè va dimenticato che
Nangeroni è nato in America e lì per
molto tempo ha vissuto, impregnandosi
del resto di quello spirito concreto e
di sfida che è tipico di quella cultura
sulla quale poi l’artista ha sensibilmente innestato un gusto particolare per la bellezza, l’eleganza
formale, l’inventiva, del tutto in
sintonia con la tradizione italiana. Ed
in Italia l’artista si reca nel 1926 dove
frequenta i famosi corsi della Scuola
Superiore d’arte Cristiana del Beato
Angelico e L’Accademia di Belle Arti
di Brera, diventando allievo di Mauro
Reggiani. Dopo le drammatiche
vicissitudini del secondo conflitto
mondiale si trasferisce negli Stati Uniti,
e qui, oltre ad entrare in contatto con
le innovative tendenze dell’Espressionismo Astratto, collabora
anche a significative esperienze nel
campo della scenografia, particoarmente rilevante quella con la celebre
rete televisiva NBC. E se nei suoi
primi lavori si coglie - quasi inevitabile
- l’influsso di questa importante
tendenza dell’arte americana di quel
tempo, tuttavia in sottotraccia quella
esperienza, appena nata, appare in
Nangeroni già sul punto di sfaldarsi,
ossia di pervenire a quell’esigenza di
ordine e di lucidità razionale che così
intensamente corrobora la sua pittura.
Nel 1958 il pittore giunge in Italia e da
un certo punto di vista vi giunge al
momento giusto, in quanto la pur
radicale novità dell’informale, già
minata da appesantiti travisamenti
manieristi o neo-accademici è in
chiaro declino, mentre nel contempo
l’astrazione di stile geometrico è in
piena espansione e con varie direttrici
che partono dal neo-concretismo per
giungere a creative contaminazioni
con il design, la grafica, le sperimentazioni nell’ambito della pura
percezione. Ed è all’interno di questo
contesto storico e culturale che
Nangeroni, ormai consolidato da
costanti riflessioni ed oggettive
realizzazioni, amplia lo sfondo mo-
tivazionale ed empirico della sua
ricerca. E’, questo, il terreno ideale e
ricettivo, per applicare quell’esigenza
di ordine ed armonia che per lui è un
riferimento essenziale per l’arte, anche
tenendo conto del fatto che questa
esigenza non è ovviamente un’autoritaria imposizione, ma è inscritta a
livello genetico nell’uomo, fa parte
dei suoi primi contatti con il mondo,
per comprenderlo e definirlo. Così le
sue composizioni si liberano da ogni
riferimento narrativo, figurale, per
essere dei tracciati visivi che possono
orientare l’osservatore a percepire la
dinamica della singola forma, come
de dell’insieme complessivo. Tra mutamento ed identità di simboli ed
immagini si dispiega la sua pittura nella
quale la percezione quanto più è
allusiva e “poeticamente ingannatrice”, tanto più perviene al profondo
dell’animo dello spettatore o di
chiunque si ponga con sensibilità di
fronte ai suoi dipinti.Ogni vera
immagine, e di conseguenza ogni
percezione psicologica ed intellettiva,
vive di contrasti, che sono poi contrasti
di forze e nello stesso di pensieri,
sensazioni, e senza un ordine logico e
visivo queste contraddizioni non
avrebbero senso, sarebbero frammenti
slegati ed indecifrabili. E un primo
passo per chiarire, anzitutto a noi
stessi, le relazioni con l’ambiente, lo
spazio relazionale e sensoriale in cui
viviamo, è di semplificare gli elementi
di questo puzzle, ridurlo ai loro minimi
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termini e poi su questi esercitare la
dovuta indagine, gli opportuni
collegamenti, le impreviste ed imprevedibili associazioni. Ecco quindi
che Nangeorni opera su pochi e
consolidati elementi, la superficie, il
piano pittorico, una ristretta gamma
di forme geometriche come quadrato,
cerchio, rettangolo, le cui possibilità
di rapporti, di interazioni, pressoché
illimitate, divengono davvero comprensibili in quanto fanno parte di un
codice visivo concreto. L’artista
sviluppa il tema delle permutazioni
che se da una parte imprimono ritmo
dialettico e percettivo alle com-
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posizioni, dall’altra stimolano l’osservatore a decifrare l’immagine, a
farla propria senza subirla passivamente. Si avverte in queste
immagini il costante, anche se implicito, confronto con l’universo della
musica, disciplina limite tra arte e
scienza, ove sette note consentono
un’infinità di variazioni e melodie. Da
rilevare, inoltre, la logica della
ripetizione costante di forme e simboli,
che in questo caso non hanno come
valore un rendiconto di calcolo
statistico, ma piuttosto creano impercettibilmente e poi consapevolmente quelle differenze che consento-
no la crescita organica dell’immagine, delle sue possibilità di relazione,
in una vibrante dialettica tra il piano
del caso e quello della necessità. La
superficie pittorica, la sua texture,
tende a vibrare, accentua o alternativamente rarefà il suo tessuto
visivo cromatico, creando dei vuoti in
cui quasi si ha l’illusione di uno
spazio, di un oltre che possa essere
trafitto. Ma trattasi appunto di un’illusione creata dalla magia della pittura,
dalla sua potenza tonale, dal risuonare
di timbri e riflessioni di luce che si
compenetrano senza mischiarsi,
mantenendo inalterata la loro de-
finizione luminosa e cromatica, e nel
contempo la loro porzione di spazio.
La trasparenza è un altro elemento
chiave nell’immagine dipinta da
Nangeroni, non solo naturalmente nel
senso della nitida chiarezza del risultato
finale, quanto nel processo sintattico
visivo che la anima dall’interno. Sono
immagini senza fondo o sfondo, nelle
quali il primo piano si protende come
una sorta di infinito parallelo che
viaggia nel tempo e nello spazio. Non
quindi un’immagine da leggere nell’ordito della costanza prospettica ma
da collocare nel miraggio lirico ed
evocativo della lunga durata dello
sguardo. Quello sguardo che infine
procede alla sua contemplazione. Ecco
quindi come le moderne scoperte
della psicologia della percezione,
affinate dall’arte, possono realizzare
quella consuetudine contemplativa,
che oggi è così drammaticamente
assente non solo dall’arte, ma dalla
società nel suo insieme. E da questo
punto di vista l’opera di Nangeroni
acquista una sua legittima spiritualità.
Tattile e visivo sul piano percettivo
sono i due poli che invitano
l’osservatore alla decifrazione dell
‘immagine, al confronto con la realtà
del fenomeno investigato. Da questo
punto di vista la pittura accentua le sue
possibilità mimetiche che rendono
per un momento reale, concreta la
realtà del volume che si evidenza come
puro epifenomeno, come seducente
apparenza che attira e coinvolge.
L’opera pittorica - e più in generale
culturale - di Nangeroni si orienta
verso quella particolare tensione in
cui vedere e pensare costituiscano
una inscindibile unità, un ’esigenza
esistenziale inevitabile in tempi di
così
poco rassicuranti visioni e
pensieri, appunto.
Teodosio Martucci
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Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano
CULTURA. ACCORDO TRA MILANO E MUSEO ERMITAGE PER FUTURI SCAMBI CULTURALI ED
ESPOSITIVI
In occasione della giornata dedicata alle relazioni culturali tra Italia e Russia, all’interno del
quarto Forum Internazionale della cultura di
San Pietroburgo, il direttore dell’Ermitage
Mikhail Piotrovsky, in seguito a un incontro
con l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno, ha annunciato che il suo Museo e Milano
lavoreranno insieme ad un protocollo d’intesa
su progetti culturali comuni e condivisi tramite lo scambio reciproco di opere delle proprie
collezioni d’arte, con un lavoro di approfondimento sulla peculiare relazione che lega la
cultura russa a quella italiana. Uniti dal desiderio di rafforzare il dialogo culturale tra il
popolo italiano e il popolo russo, gli scambi
culturali ed espositivi raggiungeranno anche
l’obiettivo di internazionalizzare ulteriormente il patrimonio artistico delle città di San
Pietroburgo e Milano. All’Ermitage infatti è
stata inaugurata la mostra “Noli me tangere
Federico Barocci from the Uffizi Gallery,
Florence” all’interno del progetto “Masterpieces from World Museums in the
Ermitage” che porta a San Pietroburgo grandi
capolavori provenienti dai maggiori musei di
tutto il mondo. In occasione di questa giornata dedicata all’Italia, l’opera, il “Noli me
tangere” di Federico Barocci, proviene da uno
dei principali musei nazionali, la Galleria degli
Uffizi di Firenze. Presenti anche il Ministro dei
beni e delle attività culturali e del turismo
Dario Franceschini e il Ministro della Cultura
russa Vladimir Medinsky.
Info + 39 02.88450150
SANTOMASO -La Musica del Colore
Milano, Galleria BLU
La rassegna , presentata alla Galleria Blu sino al 12
febbraio 2016, documenta la ricerca condotta
dall’artista veneziano attraverso capolavori dal
ricco e internazionale curriculum espositivo come
Tramonto sulla città industriale del 1955; Verso
Matera del 1960 e Suite friulana n. 2 del 1963, per
giungere agli anni Ottanta, dove particolare attenzione merita l’opera Contrappunto del 1984.
Nato a Venezia nel 1907, Santomaso si afferma nel
secondo dopoguerra come uno dei maitres-àpenser del Fronte Nuovo delle Arti (1946). Ben
presto, però, abbandonate le tematiche sociali
comincia a dipingere astratte tensioni e figurazioni
emotive. Nel 1952 partecipa all’esperienza del
Gruppo degli Otto (Afro, Birolli, Corpora, Moreni,
Morlotti, Santomaso, Turcato, Vedova), detto
anche degli astratti-concreti, secondo la definizione di Lionello Venturi. Info: 02.76022404
ALDO MONDINO - Tappeti
Milano, Galleria Tega
A dieci anni dalla sua scomparsa - è morto nel
2005 a Torino, dove era nato nel 1938 - Aldo
Mondino si sta nuovamente proponendo come
uno degli artisti più interessanti e creativi della
sua generazione. Atipico e anticonformista per
l’epoca, Mondino anticipa i temi di un’arte globale e trasversale. Degli anni ‘90 sono invece i
Tappeti, un soggetto su cui Mondino ha lavorato
nella fase tarda della sua carriera, che ora è possibile osservare in una significativa mostra alla
Galleria Tega di Milano sino al 12 febbraio 2016.
Difficile definirli semplicemente dipinti, quanto
piuttosto pitture-oggetto sovrapposte in composizioni a parte, con colori vivaci e realizzati su
eraclite, un materiale industriale utilizzato nell’edilizia. Non a caso si parla di “orientalismo” in
questo ciclo di opere dell’artista torinese. La sua
visione dell’Oriente non è nostalgica ma divertita
e affascinata e gli permette di superare quei confini, seppur labili nel suo caso in quanto ad
apertura mentale, che l’uomo occidentale convinto della propria supremazia culturale si autoimpone. Info: 0227600473
DADAMAINO Opere 1958-2000
A sinistra, Filippo Del Corno, assessore alla
Cultura, Vladimir Medinsky, Ministro della
Cultura russa, Dario Franceschini Ministro dei
beni e delle attività culturali e del turismo.
TRIENNALE
Il Nuovo Vocabolario della Moda.
Milano Palazzo dell’Arte. Oltre cento realtà tra le
più importanti del panorama contemporaneo partecipano alla mostra con i propri prodotti e progetti. Sono stilisti e marchi, selezionati con l’approccio didattico-scientifico di un sistema a fasi successive dai curatori Paola Bertola e Vittorio
Linfante insieme al Comitato Scientifico della
mostra che è in programma sino al 6 marzo 2016.
Il nuovo vocabolario e le sue molteplici espressioni. Info: 02 72 43 41
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Milano Galleria A Arte Studio Invernizzi
La mostra in programma sino al 17 febbraio 2016
ricapitola complessivamente l’opera di Dadamaino
figura di rilievo nell’ambito delle ricerche geometrico-percettive. Nella prima sala del piano superiore della Galleria sono esposti lavori appartenenti alla serie dei “Volumi”, realizzati a partire dal
1958 e declinati in diverse tipologie in relazione al
numero dei fori praticati sulla tela sino a giungere
ai “Volumi a moduli sfasati” del 1960, esposti nella
seconda sala, in cui una densa successione di
forature regolari, praticate su fogli di materiale
plastico sovrapposti, movimentano le superfici in
dissimili trasparenze. Negli ambienti successivi
dello stesso piano si trovano altre opere appartenenti al ciclo dei “Volumi” e alcuni lavori appartenenti al ciclo de “L’inconscio razionale”, il cui
intreccio di linee orizzontali e verticali segna l’abbandono dei criteri analitici e razionalisti in favore
di una caratterizzazione irrazionale e inconscia. Al
piano inferiore dello spazio espositivo sono esposte anche opere - già presentate nella sala personale
della Biennale di Venezia del 1980 - del ciclo “I fatti
della vita”, i cui segni- tracciati con china vengono
elaborati in tratti verticali, orizzontali e diagonali
sviluppando nello spazio della superficie pause e
concatenazioni divergenti. L’espressione attraverso una nuova forma di scrittura nasce da un
episodio personale che, come racconta Dadamaino
stessa, porta l’artista a tracciare ossessivamente
sulla sabbia un segno muto, simile ad una ”H”,
come reazione interiore all’eccidio di Tel al-Zaatar.
Con Getulio Alviani, Bruno Munari ed Enzo Mari
fu tra i fondatori di Nuova tendenza, partecipando
poi a numerose rassegne internazionali.
Info: 0229402855
ENRICO CASTELLANI Opere su carta
Milano Galleria Matteo Lampertico
Una mostra dedicata esclusivamente alle opere su
carta di ENRICO CASTELLANI, campo della sua
attività artistica che non è stato ancora indagato in
modo esaustivo. La mostra è in programmazione
sino al 26 febbraio 2016. E’ a partire dal 1959 che
Castellani realizza la sua prima superficie a rilievo,
dando vita ad una poetica che sarà la sua cifra
stilistica costante e rigorosa e definendo ciò che la
critica ha chiamato “ripetizione differente”, considerata da molti critici di estrema purezza,
dove la ripetizione accuratamente scelta dei pieni
e dei vuoti data dalle ritmiche estroflessioni della
tela costituisce un percorso sempre nuovo, anche se coerente e intenso. Nel 1967 realizza “Ambiente bianco” per la mostra “Lo spazio dell’immagine”, a Palazzo Trinci, a Foligno; nel 1968, in
occasione de “Il teatro delle mostre”, alla galleria
La Tartaruga di Roma, viene presentato “Il muro
del tempo”; nel 1969 realizza “Spartito” e nel 1970
“Obelisco”. Dal suo esordio sino ad oggi si susseguono una serie di importanti esposizioni in
spazi pubblici e privati. Partecipa alla Biennale di
Venezia nel 1964, nel 1966 (con una sala personale), nel 1984 e nel 2003. Nel 1965 partecipa alla
collettiva "The Responsive Eye" al MoMA di
New York e alla VIII Biennale di San Paolo in
Brasile. Nel 1970 prende parte alla collettiva "Vitalità del negativo nell'arte italiana", a cura di
Achille Bonito Oliva, al Palazzo delle Esposizioni
di Roma. Nel 1981 partecipa a "Identité Italien.
L'art en Italie depuis 1959", a cura di Germano
Celant, al Centre Pompidou di Parigi. Ma nella sua
compatta e coerente produzione troviamo alcune
opere che si discostano nettamente dalle superfici a rilievo, rilevando molto su temi cari a Castellani
quali il tempo, il ritmo e lo spazio. Anche nelle rare
opere su carta Castellani è riuscito a realizzare il
suo personalissimo stile di estroflessioni ritmiche
che lo ha reso celebre in tutto il mondo.
Info 02.36586547
ANDREONI Your Silent Face
Milano Viasaterna Arte Contemporanea
Viasaterna Arte Contemporanea presenta, dal 16
dicembre 2015 all’11 marzo 2016, una nuova esposizione di opere inedite. La mostra Your Face (Il
tuo volto silenzioso) associa il nuovo lavoro di
Luca Andreoni - tra gli autori più attivi della
fotografia italiana contemporanea- intitolato Inferno 1911, con una selezione di opere, anch’esse mai esposte in Italia, di Zhou Siwei, artista
cinese conosciuto per la sua ricerca poetica che
combina tecnica e sperimentazione sulla trama di
una filosofia complessa: Inferno 1911 è una serie
Corrispondenza Culturale: Associazioni Gallerie Musei segnalano
fotografica interamente realizzata da Andreoni nel
2014, immergendosi nelle montagne delle Grigne,
un massiccio della Lombardia. Noto tra alpinisti e
scalatori per la bellezza e la varietà delle arrampicate,
all’inizio del secolo scorso la Grigna è stata teatro
di alcune scene di Inferno, uno dei primi kolossal
realizzati in Italia. Prodotto dalla Milano Films, il
lungometraggio era l’adattamento cinematografico
del viaggio di Dante nell’Ade, realizzato con effetti
speciali e tecniche di montaggio assolutamente
all’avanguardia all’inizio del Novecento.
Info [email protected]
CERAMICA GIAPPONESE
CONTEMPORANEA
Milano Officine Saffi. Da giovedì 14 gennaio
Officine Saffi inaugura il nuovo anno con una
mostra frutto di una attenta e rigorosa ricerca
nella scena artistica giapponese contemporanea. YUGEN Contemporary Ceramics vede in
mostra le opere di cinque artisti giapponesi
appartenenti a tre generazioni diverse: Keiji Ito
e Yasuhisa Koyhama rispettivamente del 1935 e
1936, Shozo Michikawa e Shingo Takeuuchi
1953 e 1955 e Kazuhito Nagasawa 1968.
Le opere di questi artisti pur nella loro distanza
temporale e diversità mostrano una stessa fonte
di ispirazione che ha fatto da fil rouge della
mostra: Yugen. Yugen in giapponese indica un
sentimento misterioso di bellezza inafferrabile
ed indicibile, lo stesso che ogni artista sembra
aver seguito guidato da una coscienza ancestrale
che affonda le radici nell’antica tradizione giapponese ricca di raffinate e coinvolgenti suggestioni.
Info: tel. +39.02.36685696
Le Voyant
Omaggio a Giorgio de Chirico
26 dicembre 2015 -10 gennaio 2016
Farsettiarte Casa d’aste
Per il tradizionale apappuntamento di fine
anno a Cortina la Galleria Farsettiarte propone agli appassionati
d’arte l’incontro con
uno dei grandi maestri
del Novecento italiano.
Le Voyant.
Il titolo della mostra Le Muse inquietanti
Voyant fa riferimento ad una famosa monografia
che il critico d’arte collezionista René Gaffé
pubblicò nel 1946 a Bruxelles. La Voyant è colui
che ha delle doti speciali, che non si limita a guardare
la realtà, ma va oltre, indaga il passato e prevede il
futuro. Giorgio de Chirico realizza questa magia
nei suoi quadri: noi vediamo degli oggetti e dei
personaggi, riusciamo a identificarli e a collocarli
nel loro contesto. Nello stesso tempo, però, ci
rendiamo conto che l’artista vuole comunicarci
molto di più della loro realtà e della loro presenza,
vuole trasmetterci dei significati più vasti e profondi,
che ci portino a riflettere sul mistero dell’esistenza,
sul significato della vita e sul destino finale. Le
opere proposte ad appassionati italiani e stranieri.
Info: 0436860669
A BRESCIA
UNA METROPOLITANA PER L’ARTE
Prosegue a Brescia l’originale progetto, intitolato
SubBrixia, ideato e prodotto da Brescia Musei e
Brescia Mobilità in collaborazione con il Comune
di Brescia, che sta portando alcuni dei protagonisti della scena artistica italiana contemporanea
ad interagire con la rete metropolitana della città
di Brescia, inaugurata nel 2013. Per ogni stazione
delle prime cinque selezionate, un artista diverso
sta producendo un’installazione site specific.
Nell’idea degli organizzatori il progetto non si
fermerà qui, la volontà è infatti quella di estendere
gli interventi artistici anche alle altre fermate come
una sorta di museo d’arte contemporanea accessibile a tutti in città o meglio: sotto città. Gli esempi
illustri non mancano dalla celebre metropolitana
di Napoli a quella di Londra, per non parlare poi
di quella di Stoccolma che con i suoi 110 Km di
lunghezza è considerata l’esposizione d’arte più
estesa del mondo. A Brescia , la linea metropolitana è invece di 17 stazioni e percorre la città per
una lunghezza complessiva di 14 chilometri. Una
metro già di per sé elegante nelle architetture e
avveniristica nella tecnologia che ci fa sentire un
po’ passeggeri del futuro o di Star Trek. Il progetto
artistico è curato da NERO, che opera nel campo
della cultura e delle arti contemporanee, in collaborazione con Fondazioni Brescia Musei. Si realizza
come una “mostra diffusa” che esce dal museo per
svilupparsi in momenti temporali e spaziali diversi. Un viaggio sotto terra con le diverse stazioni a
simboleggiare i vari capitoli di un racconto fantastico che prende corpo nella realtà. Un libro aperto che
indaga geografie, identità, linguaggi eterogenei. L’installazione di Rä di Martino - tuttora esposta presso
la fermata Marconi - ha dato avvio a SubBrixia, ed
è ora la volta di Marcello Maloberti che interviene
in quella che è già di per sé una tra le stazioni più
simboliche e belle, la Stazione appunto.
Info: www.studioesseci.net
A CENTO/Fe
LE GUERRE DI AROLDO BONZAGNI
Presentata a Palazzo Marino. Con la mostra
riapre al pubblico la Galleria d’Arte Moderna
Aroldo Bonzagni di Cento dopo oltre tre anni di
chiusura. Presentata a Palazzo Marino la mostra
“Le guerre di Aroldo Bonzagni”, che sarà ospitata
nella Galleria d’Arte moderna di Cento (Ferrara)
fino al 28 febbraio. La collezione di opere di
Bonzagni, centese di nascita ma che a Milano ha
vissuto gli anni più significativi della sua produzione artistica, è stata illustrata dal Sindaco di
Cento, Piero Lodi, dall’assessore alla Cultura e al
Turismo Claudia Tassinari e dal curatore Giuseppe Virelli. La mostra documenta l’influenza dei
primi conflitti del Novecento sull’opera dell’artista, per offrire un’inedita indagine del suo contributo iconografico alla ‘narrazione’ della guerra
italo-turca. Info www.comune.cento.fe.it
MARTIN CREED- Firenze
BASE / Progetti per l’arte dal 12 dicembre al 6
febbraio presenta la mostra di Martin Creed concepita appositamente per lo spazio non-profit di
Firenze. Il progetto di Martin Creed per BASE /
Progetti per l’arte è animato da differenti opere
che fanno percepire lo spazio fisico allo stesso
tempo espanso, compromesso, dilatato e pieno.
Questo avviene grazie all’equilibrio degli interventi. Le opere si distribuiscono nei due spazi, da
sinistra a destra, come a “perimetrare” per
evidenziare, ma anche per rarefare i confini fisici
della scatola architettonica in cui si manifestano.
Per ulteriori informazioni: [email protected] /
www.baseitaly.org
Bruno Fael
Il pianeta energia dell’anima.
L’esposizione è stata prorogata
fino al 18 novembre 2015 in
omaggio al Maestro scomparso.
Milano, 18 novembre 2015 alle ore 18 nella
prestigiosa sede del WECC (World Expo
Commissioners Club) in Piazza Duomo 21 si è
svolto il Finissage dell’ultima mostra del Maestro
Bruno Fael “Il pianeta, energia dell’anima”: un
ciclo monumentale di 148 opere pittoriche dedicata a ciascuna delle nazioni presenti all’Expo di
Milano. Alla cerimonia di chiusura hanno partecipato i maggiori collezionisti di Fael, artisti, compositori e musicisti e quanti ebbero caro un Maestro d’Arte e di Umanità come Bruno Fael.
Si tratta dell’ultimo capitolo nell’arte di Bruno
Fael, prematuramente scomparso (Sacile 1935 Milano 2015) che risponde al formidabile incarico
assegnatogli dalla Presidenza di World Expo
Commissioners Club che lo invitava a interpretare
con la sua pittura, il tema di Expo 2015 “Nutrire il
Pianeta, Energia per la vita”. Grazie al sostegno
della CRI International (Chimneys and Refractories, leader mondiale nello sviluppo di nuovi progetti di centrali elettriche, impianti petrolchimici di desalinizzazione). Le 148 opere pongono come immagine d’elezione le bandiere della
terra che si ergono a simbolo di ogni nazione, e
sono state esposte, dall’11 Maggio in Piazza
Duomo 21, nella sede ufficiale WECC, il prestigioso
club internazionale riservato ai commissari e rappresentanti del paesi legati ad Expo fondato da
Alessandro Rosso per riunire i rappresentanti
delle varie nazioni e favorire le relazioni tra istituzioni e imprenditori provenienti da tutte le parti del
mondo. “Con questa Mostra e questo Finissage
voglio ringraziare il Maestro e Amico Bruno Fael,
che recentemente ci ha lasciato molte opere
diverse che esprimono la grandezza di questo Expo
che ha visto Milano e l’Italia intera e che salutano
il loro ideatore in un ideale percorso verso il colore,
il dialogo e l’Arte, nella sua Bellezza” ha dichiarato
Alessandro Rosso, Presidente di WECC e Alessandro Rosso Group.
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IL DRAGO E IL FIORE D’ORO.
Potere e Magia nei Tappeti della Cina Imperiale
La GAM Galleria d’Arte Moderna
prosegue con la mostra “Adolfo
Wildt (1868-1931). L’ultimo simbolista” il percorso di valorizzazione
dei nuclei più significativi delle sue
collezioni scultoree. Dal 27 novembre al 14 febbraio 2016, la mostra –
realizzata con la straordinaria collaborazione dei Musées d’Orsay et
de l’Orangerie di Parigi - presenta
un percorso dedicato alla ricerca
dello scultore milanese sulla resa
plastica e materica attraverso 55
opere in gesso, marmo, bronzo, accompagnate da una serie di disegni
originali e alcune opere a confronto: oltre alla Vestale di Antonio
Adolf WILDT
Ultimo Simbolista
Aldof Wildt, RITRATTO DI TOSCANINI, marmo
MAO Museo d’Arte Orientale - Torino
5 dicembre 2015 - 28 marzo 2016
Il MAO Museo d’Arte Orientale, in collaborazione con la Fondazione Museo Asia,
propone una grande mostra che presenta per
la prima volta opere di arte tessile di rara
bellezza e impatto visivo: 36 tappeti di manifattura cinese realizzati tra il 18° e il 19° secolo nei laboratori imperiali per adornare le
immense sale e i podi dei troni dei palazzi
dell’Imperatore nella Città Proibita di Pechino. Le preziosissime opere esposte provengono da varie collezioni internazionali e rappresentano una selezione significativa di tutti i tappeti imperiali di seta e metalli preziosi
della dinastia Qing (1644-1911) conosciuti nel
mondo, che superano di poco i trecento
esemplari. Il tappeto - frutto di una raffinatissima arte che vedeva gli artigiani/artisti dei
laboratori imperiali combinare seta, oro, argento e rame - esprimeva il potere imperiale
e la concezione del mondo a esso sottostante
attraverso la componente estetica e decorativa. Con la loro straordinaria lavorazione, con la luce che sembra scaturire dal fondo dei tappeti, con la complessa decorazione di esseri favolosi e animali fantastici, queste opere rappresentano una finestra spa-
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ARTECULTURA
lancata sul mondo del potere divino dell’Imperatore e sulla Città Proibita, uno sguardo
sui simboli e sui principi del taoismo, la dottrina filosofico/religiosa che ha permeato la
cultura e la società cinese. A partire dal titolo, la mostra dischiude al visitatore un mondo invisibile e complesso nel quale il Drago
rappresenta l’Imperatore, il Figlio del Cielo,
il potere, mentre il Fiore d’Oro dai mille petali è il simbolo dell’energia divina e
del’universo. Questi due simboli assieme ci
raccontano dell’ordine del cosmo e dell’immortalità. Il fascino dell’universo simbolico
scritto nella trama dei tappeti trova rispondenza in musica e immagini e la mostra si fa
polisensoriale: la partitura originale 'The
Dragon and the Golden Flower' per quartetto d'archi ed elettronica scritta da Nina
Danon e la bella videoinstallazione in cinque sezioni 'Mirrors' di Andreas Nold accompagnano e avvolgono il visitatore durante il percorso di visita. Ritmi e movimenti
ispirati al simbolismo e alla storia delle
opere in mostra vengono usati per un
linguaggio in cui i sensi si fondono dando
vita a paesaggi sonori e armonie visive.
Informaz.: 011 4436 928 (Aoristias)
Canova, opere di Fausto Melotti,
Lucio Fontana e Arrigo Minerbi. La
mostra intende porsi al centro di un
percorso storico-artistico allargato
alla città di Milano, che valorizza
tutte le testimonianze wildtiane ancora esistenti attraverso un itinerario tematico diffuso, con visite guidate realizzate in collaborazione con
il Touring Club Italiano e appuntamenti di approfondimento condivisi
anche con il FAI, Fondo Ambiente Italiano. Primogenito dei sei figli di
Adamo Wildt, portinaio a Palazzo
Marino, compie la terza elementare
serale. A nove anni è garzone da un
barbiere, poi da un orafo e in seguito da un artigiano marmista. A undici anni entra nella bottega dello
scultore Giuseppe Grandi, dove svolge mansioni di fatica. Dal 1888 lavora in cooperativa con noti scultori lombardi, Butti, Achille Alberti,
Bezzola, Quadrelli, Argenti, Ripamonti. Abita in via Mercato. Segue a Brera la Scuola Superiore d'Arte Applicata. Info 02 8844 5947
Roma, Visionarea Art Space
1 dicembre 2015 - 20 febbraio 2016
La mostra fotografica di Liu Xiaofang,
curata da Alessandro Demma, è incentrata sui concetti di memoria, di tempo e
spazio, sul rapporto tra sogno e realtà,
sulle analisi e le riflessioni sull’essere
umano e la sua esistenza. Liu Xiaofang,
laureata presso il Dipartimento di Fotografia dell’Accademia Centrale di Pechino, attraverso l’utilizzo di una fotocamera
reflex digitale e di una analogica medio
formato, di un computer e di uno scanner
per negativi, costruisce le sue opere come
superfici narranti, come un “teatro della
memoria” necessario ad attraversare il
tempo passato, per confrontarsi con il presente e guardare a possibili prospettive
LIU XIAOFANG
Future Memories
future. Commenta ancora il Prof. Emanuele: «La mostra di Liu Xiaofang è un
viaggio nella memoria interiore, in un luogo dell’anima in cui la figura femminile
– bambina, quindi scevra da ogni
sovrastruttura – si muove quasi come Alice
nel Paese delle Meraviglie, trovando motivo di suggestione nei ricordi degli scenari passati, che diventano stimolo per
l’immaginazione. Il tutto, strizzando l’occhio alla tradizione pittorica cinese, ai suoi
colori pastello e alla forma del cerchio
che racchiude tutte le opere.». Un viaggio onirico, quello dell’artista cinese, che
si muove nei sentieri dei ricordi dell’infanzia - Remember è proprio il ciclo di
lavori che l’ha resa più famosa - per ricreare delle immagini algide e al contempo
intense, gelide e taglienti, volutamente
fredde ma ricche di tensioni fisiche.
Nei suoi lavori Lui Xiaofang assume un
orientamento linguistico, semiotico,
percettivo: il suo interesse principale è
quello di lavorare sulla configurazione
dell'opera, sui rapporti sottili e difficili
tra spazio e immagine. Il paesaggio, con
gli azzurri del cielo e del mare, i bianchi
dei ghiacciai, il verde delle campagne, diventa deposito e stratificazione di segni,
documentazione e informazione sulla realtà e una possibile metarealtà, lo spazio
fisico in cui galleggia sognante una solitaria bambina, che nel suo itinerario d’indagine e scarnificazione della memoria è
accompagnata da un aereo, un suo relitto, un missile, una lampadina, etc..
Riflessioni giocate sui margini del limite,
sui territori di confine che attraversano il
tempo passato, presente e futuro, sulle fragili presenze liminali, sulla soglia tra realtà e impossibilità, su enigmi, suggestivi
e affascinanti.
Info 06 688922744
ALPHONSE MUCHA
Atmosfere da Art Nouveau
Milano - Palazzo Reale
10 dicembre 2015 - 20 marzo 2016
Alphonse Mucha (1860-1939), artista
ceco, è stato uno dei rappresentanti più
significativi dell’Art Nouveau. Il suo stile lo rende “fautore” di un nuovo linguaggio comunicativo, di un’arte visiva
innovatrice e potente: le immagini femminili dei suoi poster, fortemente sensuali
e cariche di erotismo, entro composizioni grafiche ben precise arrivano e spopolano in tutti i ceti e gli ambienti della
società dell’epoca e, tuttora, alla vista
degli odiernissimi manifesti pubblicitari è
possibile scorgere il gene artistico di
Mucha. Lo“Stile Mucha” lo ha reso unico, riconoscibile, modernista appunto,
eterno simbolo dell’Art Nouveau.
Fondamenti dell’arte di Alphonse Mucha
sono il grande idealismo, l’amore e il fortissimo attaccamento per la sua patria.
Sognava uno Stato slavo libero, libero
dagli Asburgo, libero dal colonialismo
sfruttatore dei governi stranieri e soprattutto libero di prendere forze, energie e
solidarietà da sé stesso, dalle proprie tradizioni e dalla propria identità. Ecco il
Mucha visionario che realizza l’opera più
significativa: “L’Epopea Slava”.
La fama di Mucha si consolida nel 1897
con le sue prime due mostre personali a
Parigi. Una di queste, tenutasi nel salone
d’esposizione del Salon des Cent, termina con la pubblicazione di un numero
speciale dedicato a Mucha del giornale
La Plume, il più importante periodico del
gruppo; numerose altre mostre di livello
internazionale seguirono negli anni successivi. In questo periodo Mucha inizia a
stampare pannelli decorativi senza testi
pubblicitari. Spesso li disegna a coppie o
in serie di quattro, con soggetti ispirati al
mondo della natura e legati allo scorrere
del tempo. Si propongono come una forma d’arte nuova e accessibile, con cui
gli amanti dell’arte decorano le loro case.
Sul finire del XIX secolo il nome di Mucha
era ormai conosciuto a livello internazionale, in concomitanza con la diffusione
del movimento dell’Art Nouveau. La produzione di Mucha comprende moltissime opere. Fanno parte della sua copiosa
produzione pannelli decorativi, cartelloni
pubblicitari, manifesti teatrali (particolar-
mente importanti quelli per le recite della
grande attrice Sarah Bernhardt, fra i quali
la litografia per la Dame aux camelias),
copertine per riviste, calendari, illustrazioni librarie e così via. Ogni immagine è
condotta in maniera estremamente raffinata: una linea nitida delimita tutte le
sue figure, quasi sempre femminili (forse per la maggior eleganza delle loro forme), qualunque sia la posa che esse assumono. I lavori di Mucha spesso raffigurano giovani donne in abiti dal taglio
neoclassico, circondate da motivi floreali
che formano cornici geometriche attorno alla figura. Il suo stile venne subito
imitato, nell'arte e nella pubblicità, con
esiti raramente all'altezza dell'originale.
ARTECULTURA
9
- RISORGIMENTO POETICO Le Stagioni
(2) 201
Poesia
6: un anno
Poesia della natura
della natura
E’ questo un argomento che riguarda la
dimensione del mondo, per cui sarebbe
una pura utopia pensare che possa
risolverlo una persona sola, per cui
ringraziamo sin d’ora quei lettori che
sul tema vorrebbero in qualche modo
suggerirci nuovi aspetti o sinteticamente farci giungere le loro
osservazioni. Il tema è la natura,
pertanto c’è posto per tutte le
riflessioni. Artecultura ne darà la sua
possibile menzione. La Poesia della
natura su cui da tempo ci domandiamo
approfondendo sempre più specificamente l’argomento si configura
come una scuola senza maestri, il cui
titolare è la propria personalità con le
sue riflessioni e punti vista rispetto ai
rapporti della propria vita con la dura
esistenza. Considerazioni che ci fanno
suggerire come - a beneficio della
chiarezza e della partecipazione affrontiamo l’argomento. Ossia da un
punto di vista pratico in cui riteniamo
che siano sufficienti i sensi che ogni
persona possiede, per comprendere e
riflettere perché le stagioni vengano
qui ritenute Poesia della natura a
causa della loro spiritualità universale
che coordina i cicli stagionali come la
primavera, l’estate, l’autunno e
l’inverno. E per bene intendere la
spiritualità fuori da tutte le parentesi
di comodo, qui la si ritiene presente
non solo nel regno animale e vegetale
ma anche nella materia di ogni
composizione e forma per cui anche il
rumore di corpi, ritenuti inanimati,
come il ferro o la pietra, oppure il
rombo dei motori e tutto il resto, sono
una forma di spiritualità dalla quale è
difficile dissentire senza annullare gli
stessi linguaggi dell’uomo. Questa,
solo una breve menzione di orientamento ilozoistico. Un modo di
osservazione pratica per rendersi conto
di come la spiritualità sia una energia
in continua espansione per la sua carica
autorigenerativa che procede all’infinito. Impossibile sapere dove
inizi o quando si esaurisca. I credenti
10
ARTECULTURA
la possono benissimo ritenere un
sinonimo di Dio. Anche se così non è,
soprattutto per dirette obiezioni
teologico-morali che a cospetto della
natura si annullano. Ma non sono una
remora, la libertà diventa tale quando
sa di essere energia incondizionata
come gli eventi delle stagioni qui
ritenute non a caso Poesia della
natura. Cioè, a farla breve, anche una
inesauribile miniera psicologica dei
desideri. Concetto sul quale vi è tanto
da dire, ma qui di necessità è solo
menzionato. Per cui se la primavera è
la stagione della rinascita e la brezza fa
maturare il grano ovvero aiuta le
gemme delle foreste a sbocciare in
foglie questo diventa possibile solo se
la spinta universale della Poesia della
natura continua a mantenere la sua
armonia di moto perenne senza
minimamente intaccare il suo naturale
equilibrio che equivarrebbe a spegnere
il suo stesso moto di poesia e, forse, a
conclusione anche la fine dell’esistenza.
Così! Per non dimenticare che la fine
della Poesia della natura, sarebbe
anche quella della Bellezza, non solo
di quella divinizzata per chi la ritenga
così, ma di quella dipinta o musicata
in forma d’arte o cantata. Infatti esse
sono tutte ali di libertà che fanno parte
dell’energia poetica del mondo che
convergono su un principio tanto
unitario quanto armonioso nella grande
libertà dell’universo. Quella perfezione che la mente umana anche con
il progresso delle neuroscienze non
può riuscire a comprendere realmente
nell’autorigenerazione perenne del
suo infinito movimento: la sua essenza
di energia che Artecultura non a caso,
appunto, definisce Poesia della
natura. E poi saltando ad altro cos’è di
curiosità il ragliare dell’asino? Una
bonaria ironia verso il suo padrone
che porta in groppa o un atteggiamento
antidiscriminazione, di riscatto, che
avversa la nostra calunnia che lo
simboleggia un totale ignorante senza
alcuna facoltà di apprendimento,
mentre sa dare all’uomo, al suo lavoro
il suo utile apporto? Per cui anche il
ragliare dell’asino è una forma di
comunicazione, di linguaggio, tuttora
per noi indecifrabile. Ma che sia una
carica energetica di Poesia della
natura non ci possono essere dubbi.
E, ancora, il belare delle pecore si
deve ritenere un lamento collettivo di
nevrosi o una recita liberatoria sentita
come offerta di latte per stare insieme
alla comunità nell’armonia unitaria dei
linguaggi del mondo?
Per cui ne segnaliamo ancora uno che
meraviglia non poco e che riguarda
ancora più direttamente il costume.
Nella vita contadina del nostro
Mezzogiorno, un secolo addietro,
anche le madri lattanti andavano a
lavorare e quando zappavano la terra
ponevano il bambino, raccolto in fasce
ed altri panni, accomodato tra le zolle
e poi la madre si allontanava di alcuni
metri per lavorare. E succedeva il
“miracolo” quando una serpe andava a
raccogliersi intorno alla testa del
bambino, ma senza mai pungerlo, e la
madre ogni tanto andava a vedere il suo
piccolo figlio guardando il serpente
intorno alla testa del figlio e ritornava
a lavorare tranquillamente. Quando poi
a mezzogiorno lei doveva andare a
mangiare e ad allattare il bambino,
arrivata vicino al serpente, questi si
allontanava silenziosamente come
contento di aver fatto compagnia al
suo bambino in fasce. Intorno a questo
fatto vi sono tante dicerie, ma per noi
la considerazione originale, fondamentale vien data dal filo continuo
della Poesia della natura che significava affettività, fiducia, sicurezza,
mancando le quali non vi è ragione per
ritenere che la nostra esistenza possa
continuare ad esistere. Impossibile, se
poi viene anche travagliata da tante
contraddizioni come l’egoismo, la
irresponsabilità, la guerra che sono il
rovescio, la negazione assoluta della
Poesia della natura, di quella carica
autogenerativa che caratterizza la
spiritualità universale e che mantiene
in armonia di autorinnovamento il
senso più alto della Bellezza del
Mondo. Quella creazione senza limiti
di tempo e di spazio che alimenta
l’esistenza con il soffio creativo della
poesia che, come le onde luminose
per un fisico, ci sono, esistono, ma
non sono nè avvicinabili e tantomeno
quantificabili. Per cui la libertà non è
tanto quella che pensa e canta un
sentimentale detenuto in una cella,
quanto quella che di natura si vive come
le stagioni, appunto. (Continua)
Artecultura
In questo numero FEBBRAIO 2016
6 CORRISPONDENZA CULTURALE CARLO NANGERONI - ARTURO VERMI 8 TAPPETI dalla Cina Imperiale
9 ALPHONSE MUCHA
10 RISORGIMENTO POETICO
11 SOMMARIO - ISTANBUL
12 INTERLUDI
16 GOLDEN AGE
16 ARTE VOTIVA
21 LA MODERNITA’ ELEGANTE
21 MODENANTIQUARIA
22 COBRA (1948-1951)
22 ARTE IN TERRA DI BARI
24 NEI LUOGHI DELL’IMMAGINE
25 L’AUTODIDATTA NELLA STORIA
26 ARTE NATURA POESIA
27 BAR ASIATICO - VENOSA
28 WOZZECK Carne da cannone
29 UMANITA’ POETICA
31 LIBRI
34 LA DONNA MADRE DISARMO
35 CONCORSI
36 LE ASTE
La Copertina: CARLO NANGERONI
Inserto redazionale:
-MOSTREA MILANO
-POSTACATALOGO
ARTECULTURA
Le idee che la impegnano
- CORRISPONDENZA
CULTURALE
- COSTUME POETICO
- 24 OTTOBRE GIORNATA
MONDIALE DISARMO
- INFORMAZIONE
ARTISTICO CULTURALE
- POESIA DELLA NATURA
- POESIA PACE
- PSICOPOESIA
ELVINO MOTTI - GIUSEPPE SINISCALCHI
-98 ARTISTI PER MAHARSHTRA di Teodosio
Martucci; MARIUCCIA STRETTI - MICHELE
GIANNATTASIO - SILVANA TESTA - ANTONIO CELLINESE - LUISA VISCONTI CLAUDIA ULLASCI - ENZO BRAMBILLA di
Marpanoza; INTERLUDI - NEI LUOGHI
DELL’IMMAGINE. L’AUTODIDATTA
Inserzioni: Galleria Ponte Rosso
ARTECULTURA
Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali
Anno XLIX N. 02 Febbraio 2016
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n. 253 del 6/9/1967 - Registro Nazionale della
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ARTECULTURA
ISTANBUL
Passione e Furore
Roma, MAXXI-11 dicembre - 30 aprile
La passione per la creatività, la gioia che
emerge dal raggiungimento degli obiettivi, il
furore della critica. Continua il viaggio nelle
realtà culturali del bacino mediterraneo e
nelle relazioni fra Medio Oriente ed Europa.
Dopo la mostra Unedited History sull’arte
contemporanea iraniana, il MAXXI arriva a
Istanbul. Un percorso attorno a grandi opere e nuove produzioni con approfondimenti
e testimonianze degli artisti. Istanbul. Passione, gioia, furore affronta le dinamiche, i
cambiamenti e le esigenze culturali della
Turchia, in particolare della città di Istanbul,
ponte fra Occidente e Oriente. Partendo
dalle recenti proteste a Gezi Park, la mostra
affronta cinque grandi temi del contemporaneo: le trasformazioni urbane e la gentrificazione; i conflitti politici e l’ identità culturale; i modelli innovativi di produzione; le
urgenze geopolitiche e la speranza. Una
mostra che consente un panorama complessivo su contraddizioni, forza e domande
dell’arte turca contemporanea all’interno di
un contesto politico quanto mai problematico e pur tuttavia affascinante per le inedite
sfide che pone alla società.
Gli artisti e architetti invitati:
Hamra Abbas, Can Altay & Jeremiah Day,
Halil Altindere, Emrah Altinok, Architecture For All (Herkes Için Mimarlik),
Volkan Aslan, Fikret Atay, Atelier Istanbul:
Arnavutköy, Vahap Avsar, Imre Azem &
Gaye Günay, Osman Bozkurt, Angelika
Brudniak & Cynthia Madansky, Hera
Büyükta-sçiyan, Antonio Cosentino, Burak
Delier, Cem Dinlenmis, Cevdet Erek, Inci
Eviner, Extrastruggle, Nilbar Güres, Ha
Za Vu Zu, Emre Hüner, Ali Kazma, Sinan
Logie & Yoann Morvan, Networks of
Dispossession, Nejla Osseiran, Ceren
Oykut, Pinar Ögrenci, Ahmet Ögüt, Didem
Özbek, Sener Özmen, PATTU, Didem
Pekün, Zeyno Pekünlü, Mario Rizzi,
Sarkis, SO?, Superpool, SANALarc, Ali
Taptik, Serkan Taycan, Cengiz Tekin,
Günes Terkol, Nasan Tur.
Aoristias
Info: www.fondazionemaxxi.it
ARTECULTURA
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INTERLUDI D'ARTE
Sandro Chia, GUERRIERO
terracotta policroma 2010
Sophie Calle, MON AMI’, 1984
SANDRO CHIA.
I GUERRIERI DI XI’AN
Aosta, Centro Saint-Bénin
5 dicembre 2015 - 8 maggio 2016
L’Assessorato dell’istruzione e cultura della
Regione autonoma Valle d’Aosta presenta
dal 5 dicembre 2015 presso il Centro SaintBénin di Aosta, la mostra Sandro Chia. I
guerrieri di Xi’an, che documenta un particolare momento della ricerca espressiva di
uno dei più significativi protagonisti dell’arte
contemporanea, Sandro Chia (Firenze 1946),
apparso sulla scena internazionale alla Biennale di Venezia del 1980 con il gruppo dei
cinque artisti della Transavanguardia. Da
allora la sua opera è stata esposta nelle più
importanti rassegne internazionali d’arte e in
prestigiosi musei, quali il Metropolitan
Museum di New York, lo Stedelijk Museum
di Amsterdam e il Museo di Düsseldorf.
La rassegna di Aosta, a cura di Daria Jorioz
ed Enzo Martino, è incentrata sugli antichi
Guerrieri di Xi’an, messi a guardia del mausoleo dell’Imperatore Qin Shi Huang, vissuto
tra il 259 e il 210 a. C. Risalenti al III secolo
a. C. e scoperti a partire dal 1974, questi
Guerrieri, considerati oggi l’ottava meraviglia del mondo, erano in origine dipinti con
colori vivaci.
Il Museo di Xi’an ha realizzato delle copie
perfette dagli originali, nello stesso materiale
e senza colore. Con gesto artistico Chia
rinnova lo spirito senza tempo di queste
figure, creando una piccola armata di sculture policrome, straordinario risultato dell’incontro di un importante artista internazionale
e dei protagonisti di una delle più grandi
scoperte archeologiche di tutti i termpi.
Sandro Chia, infatti, ha dipinto alcuni guerrieri con i suoi motivi formali, appropriandosene
idealmente e facendole diventare sue “opere
fatte ad arte”. Al Centro Saint-Bénin saranno esposti nove grandi guerrieri, un Cavallo
e sette piccole Teste, sulle quali Chia ha
deposto il suo gesto pittorico, secondo un’operazione “picassiana” di appropriazione.
L’artista fiorentino è stato infatti definito
“nomade e disinibito” per la capacità di
alimentare il suo ruolo creativo attingendo a
fonti diverse e pervenendo ad una personale
cifra formale. Info: tel. 0165272687
12
ARTECULTURA
Kandinsky, IMPRESSIONE III (Concerto), 1911
Da Kandinsky a Pollock
La grande arte dei
Guggenheim
Firenze, Palazzo Strozzi
19 marzo - 24 luglio 2016
GESTURES
Women in action
Merano Art, Cassa Risparmio
6 febbraio - 10 aprile 2016
La mostra “GESTURES -Women in action”,
in programma dal 6 febbraio al 10 aprile 2016
a Merano Art, presenta 40 opere - fotografie, video, oggetti e collage - che percorrono
le espressioni più significative della Body Art
femminile dagli anni Sessanta ad oggi. Sono
lavori che esplorano il tema del corpo femminile impiegato come mezzo espressivo primario per veicolare un pensiero di protesta e
sovvertimento dei valori costituiti, realizzate
dalle più importanti esponenti della Body e
Performance Art attive già dagli anni Sessanta e Settanta, quali Yoko Ono, Marina
Abramovic, Valie Export, Yayoi Kusama,
Ana Mendieta, Gina Pane, Carolee
Schneemann, Charlotte Moorman, Orlan,
alle esperienze più recenti di artiste quali
Sophie Calle, Jeanne Dunning, Regina José
Galindo, Shirin Neshat, Silvia Camporesi e
Odinea Pamici. Di natura volutamente effimera e legata al qui ed ora dell’accadimento,
oltre che svolte in epoche e contesti socioculturali specifici, molte delle creazioni di
queste artiste hanno natura essenzialmente
concettuale e sono arrivate a noi attraverso
riproduzioni in forma fotografica o filmica
oppure attraverso la conservazione di oggetti
impiegati in occasione delle azioni. La mostra testimonia un percorso artistico tortuoso, attraverso il quale le donne protagoniste
del movimento della Body Art, hanno mutato
profondamente il corso dell’arte contemporanea. L’abolizione dei confini tra teatro,
spettacolo, comunicazione e arte, è stata
importante per palesare vari aspetti che riguardavano la condizione della donna nel
mondo. L’evoluzione femminista nell’insieme. Info [email protected]
Dal 19 marzo al 24 luglio 2016 Palazzo
Strozzi ospiterà una grande mostra che porta
a Firenze oltre 100 capolavori dell’arte europea e americana tra gli anni venti e gli anni
sessanta del Novecento, in un percorso che
ricostruisce rapporti e relazioni tra le due
sponde dell’Oceano, nel segno delle figure
dei collezionisti americani Peggy e Solomon
Guggenheim. Curata da Luca Massimo
Barbero, la mostra nasce dalla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi e la
Fondazione Solomon R. Guggenheim di
New York e permette un eccezionale confronto tra opere fondamentali di maestri
europei dell’arte moderna come Marcel
Duchamp, Max Ernst, Man Ray e dei cosiddetti informali europei come Alberto Burri,
Emilio Vedova, Jean Dubuffet, Lucio Fontana, insieme a grandi dipinti e sculture di
alcune delle maggiori personalità dell’arte
americana degli anni cinquanta e sessanta
come Jackson Pollock, Marc Rothko,
Wilhelm de Kooning, Alexander Calder, Roy
Lichtenstein, Cy Twombly.Dedicare una
mostra alle collezioni Guggenheim significa
raccontare a ritmo serrato la nascita delle
avanguardie del secondo dopoguerra in un
fitto e costante dialogo tra artisti europei e
americani. Realizzare questa straordinaria
mostra a Firenze significa anche celebrare
un legame speciale che riporta indietro nel
tempo. E’ proprio a Palazzo Strozzi, infatti,
negli spazi della Strozzina, che nel febbraio
1949 Peggy Guggenheim, da pochissimo giunta in Europa, decide di mostrare la collezione
che poi troverà a Venezia la definitiva collocazione. I grandi dipinti, le sculture, le incisioni e le fotografie esposte in mostra a
Palazzo Strozzi, in prestito dalle collezioni
Guggenheim di New York e Venezia e da
altri prestigiosi musei internazionali, offrono
uno spaccato dell’arte del Novecento di cui
Peggy e Solomon Guggenheim sono stati
attori decisivi.
Info www.palazzostrozzi.org
INTERLUDI D'ARTE
Daniel Buren, L’ARC ROUGE
ponte a Bilbao, Spagna
Ben Vautier, JE SUIS ROND, 1987
Guido Reni, ROMOLO e REMO NUTRITI DALLA
LUPA, 1589-1592, affreschi a Palazzo Magnani, BO.
DANIEL BUREN. AXER / DÉSAXER. LAVORO IN SITU,
2015, MADRE, NAPOLI-2
Sino al 4 luglio 2016
Celebrando il decennale di attività del museo e il rapporto con il suo pubblico, il
Madre presenta Axer / Désaxer. Lavoro in
situ. 2015, Madre, Napoli-2, il secondo dei
due interventi appositamente commissionati, nel corso del 2015, all’artista francese Daniel Buren (Boulogne-Billancourt,
Parigi, 1938), uno dei massimi artisti internazionali. Congiungendosi al primo
(Comme un jeu d’enfant. Lavoro in situ,
2014-2015, Madre, Napoli-1, che resterà
esposto fino al 29 febbraio 2016), anche il
secondo intervento è costituito da un’opera di dimensioni architettoniche, concepita
dall’artista per gli spazi del museo, ovvero
in situ, espressione da Buren stesso più
volte utilizzata per indicare la stringente
interrelazione fra le sue opere e i luoghi in
cui esse sono state concepite e realizzate.
Nell’atrio d’ingresso del Madre Axer /
Désaxer. Lavoro in situ, 2015, Madre,
Napoli-2 rimetterà in asse l’edificio del
museo rispetto alla via su cui il museo si
affaccia, Via Settembrini, e, al contempo,
sposterà il punto di vista usuale dell’ingresso dal suo asse prospettico, creando
uno spazio di mobilità percettiva e cognitiva
in cui - attraverso l’utilizzo di superfici
colorate, di specchi e delle righe di 8,7 cm
che caratterizzano gli interventi in situ
dell’artista - si mette in relazione l’interno
con l’esterno del museo. Così la relazione
tra sfera istituzionale e dinamiche pubbliche innesca la trasformazione della zona
d’ingresso in uno spazio di visione, mediazione, attrazione e comunione reciproche,
con cui Buren, sospinge il museo verso la
città e accoglie la città nel museo. Insieme,
i due interventi presentati al Madre dall’artista francese nel 2015 formano quindi una
grande mostra personale articolata nel tempo
e nello spazio, vera e propria festa pubblica che celebra la presenza, l’attività e la
necessità del museo in rapporto al proprio
pubblico, entrambi elementi integranti e
collaboranti del concetto di opera in situ.
Info: 081. 193.13.016
Guido Reni e i Carracci.
Un attento ritorno
MARCEL DUCHAMP
Dada e neodada
Ascona, Museo Cantonale d’Arte
Moderna 27 marzo -26 giugno 2016
L’esposizione, organizzata in collaborazione
con lo Staatliches Museum di Schwerin (Germania), rientra nel novero delle celebrazioni
svizzere, per il 100º anniversario della nascita
del movimento Dada, fondato a Zurigo nel
1916. La rassegna presenta una selezione
delle più importanti ed emblematiche opere
di Marcel Duchamp, affiancate a quelle dei
maggiori esponenti di Fluxus.
Nel 2016, la Svizzera festeggia il 100º anniversario del movimento Dada, fondato a
Zurigo nell’ormai leggendario Cabaret
Voltaire, reagendo agli eventi della prima
guerra mondiale, i dadaisti attaccarono i falsi
valori del progresso borghese, le certezze e
i sistemi costituiti, rompendo con ogni schema razionale. Anche in campo artistico, si
adoperarono a demolire i canoni vigenti,
sovvertendo le norme gerarchiche e le barriere fino ad allora esistenti tra letteratura,
teatro, musica e belle arti. Le attività dada
includevano manifestazioni pubbliche, dimostrazioni, pubblicazioni di periodici d'arte e letteratura. Le tematiche trattate
spaziavano dall'arte alla politica. Dada nacque come protesta contro il barbarismo
della Prima guerra mondiale, in seguito il
movimento divenne più improntato su una
sorta di nichilismo artistico, che escludeva
e condannava la rigidità e il manierismo in
vari campi dell'arte come la letteratura, la
pittura, la scultura. Tutto ciò era applicato
anche e soprattutto alle convenzioni della
società in cui gli artisti vivevano. Il dadaismo
ha influenzato stili artistici e movimenti
nati successivamente, come il surrealismo
e il gruppo neo-dada Fluxus.
Info Telefono:+41 91 759 81 40
Bologna, Palazzo Fava Palazzo delle Esposizioni.
5 dicembre 2015 - 13 marzo 2016
Nell’occasione dell’Anno Santo Straordinario, con il Patrocinio Pontificio Consiglio della Cultura, la Fondazione Cassa di
Risparmio in Bologna, Genus Bononiae,
Musei nella Città e l’assessorato Cultura e
Sport di Roma, Sovrintendenza Capitolina
ai Beni Culturali hanno il piacere di presentare a Palazzo Fava, Palazzo delle Esposizioni una mostra d’eccezione: Guido
Reni e i Carracci. Un atteso ritorno.
Capolavori bolognesi dei Musei Capitolini.
In larga maggioranza realizzate su tela, sono
oltre trenta le opere esposte, tutte provenienti dalla Sala bolognese della Pinacoteca
Capitolina, all’interno dei Musei Capitolini di
Roma. Un patrimonio di indicibile valore che
ha segnato una svolta fondamentale nella
ricerca pittorica italiana e europea.
La circostanza straordinaria della disponibilità di un nucleo di dipinti bolognesi dei Musei
Capitolini, è offerta da un intervento di restauro della sala che normalmente li ospita.
Grazie al generoso contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, si potrà
procedere al ripristino del pavimento ligneo
dell’ambiente espositivo e ad interventi finalizzati a una migliore fruizione delle opere da
parte del pubblico. Dal 5 dicembre 2015 al 13
marzo 2016 è possibile ammirare a Bologna,
capolavori dei maestri emiliani visibili esclusivamente in riva al Tevere, tra cui alcuni
mirabili esempi della produzione estrema di
Guido Reni. Decisamente unico e irripetibile
è anche l’abbinamento fra le opere esposte
e il ciclo di affreschi di Annibale, Agostino e
Ludovico Carracci, Domenichino, Denis
Calvaert, Sisto Badalocchio, Francesco
Albani, solo per citare alcuni degli autori dei
capolavori in esposizione. Maestri protagonisti di una stagione particolare: la fine del
XVI e la prima metà del XVII secolo.
Info: 051-19936305
ARTECULTURA
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Mariuccia
Stretti
Pittrice
del mare…
Nello spettacolo delle vele con le loro
forme variopinte, luminose, si osserva
un sensibile omaggio alla vita, al mare,
ai loro fascinosi ed imprevedibili
paesaggi. La sua cultura visiva riesce
a contemperare il rigore del metodo
compositivo con l’energia inventiva
dell’ideazione. La sua pittura è anche
“disciplina”, piena coscienza della
potenzialità e della direttiva verso cui
orientare il mezzo tecnico. Il mito
“romantico” dell’ispirazione è lontano
dalla sua personalità in concretezza e
determinazione, che, affinate dalla sistematica costanza al lavoro, rendono
il gioco marino delle vele realtà
nuova, pura coreografia della memoria. La Stretti ha ormai una sua
spiccata personalità artistica che nella
pittura ha definito un preciso linguaggio... A questo risultato è pervenuta con il suo impegno, con il
confronto libero, senza pregiudiziali
con quanto avviene nell’arte contemporanea....
Info: [email protected]
Mariuccia Stretti
“NELLA SCIA DEL VENTO”
Tecnica mista acrilico e smalti su tela
cm 90 x 120
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ARTECULTURA
Michele
Giannattasio
Nel sentimento
della vita
Eruzione tonale
Quello strazio in risentimento femminino che viene sensibilizzato
nell’opera “DIALOGO SOTTESO”
dipinto di Michele Giannattasio, che
la nostra Rivista segue da tempo,
motiva per sua origine nascente la
problematica dell’uomo in tutto il suo
enigma, fisico e psicologico. In
termini riassuntivi si direbbe più
direttamente il suo specchio mentale,
il suo critico pensiero a cospetto e
confronto del mondo in cui si vive e si
opera. Quindi la struttura del dipinto,
così risentita e lacerata di tracciati
formali, costituisce la calligrafia
encefalo- grammatica della sua
obiettività di sentimento esistenziale.
L’iniziativa di Giannattasio che dipinge
il verde e rosso su un fondo di una lenta
essenza violacea catalizza in simbiosi di
tracciato lo status quo vivente del pittore.
Un artista, come più volte è stato chiarito,
in serrata domanda tra il suo essere e il
mondo: un filosofo o, forse, più uno
psicologo che scava nella sua identità
esistenziale. L’interessante nel dipinto di
Giannattasio è dato dalla carica della
purezza pittorica, dalla spontaneità che
intuisce lo stimolo culturale.
Marpanoza
Michele Giannattasio
“DIALOGO SOTTESO” Olio su tela.
Silvana
Testa
Itinerari
ignoti
Nella galleria dell’immaginario
planetario la pittrice persevera la sua
penetrazione fantastica con quell’
attivismo di rispecchio psicologico
che fa dipingere l’idea del desiderio
positivo in opposto alle contraddizioni
del nostro attuale vivere tutto soffocato
da violenze di guerre e da irragionevoli
pesantezze burocratiche.
Così la pittrice Silvana Testa dipinge
conformandosi un po’ ad una macchina
fotografica con un primo piano molto
aperto che poi si distende nello sfondo
dello spazio diminuendolo man mano che
l’idea avvicina l’infinito. E l’opera presenta
composite disposizioni geometriche,
come piccoli cubi in due filari paralleli ed
altre composizioni di opportuni assemblaggi che s’innalzano verso l’alto in
continuazione dell’iniziativa esploratrice.
Si compongono così misteriose armonie
dall’attive tonalità di un rosso sfocato che
si combina positivamente con essenze
diluite di viola. Per cui dal dipinto sortisce
la congenialità di un’armonia che diverte
spingendo la sensibilità indagante verso
l’ulteriore ignoto della conoscenza. Una
pittura molto positiva per l’intuizione
del tema e la realizzazione di cavalletto.
Marpanoza
Silvana Testa
“GEOMETRIE STRATOSFERICHE” 2013
Olio su tela, cm. 90x130
Antonio
Cellinese
Luisa
Visconti
La forma
e la poetica
Atmosfera
di natura
Una semplificazione creativa che non
cela ma pone in evidenza l’aspirazione
spirituale che l’uomo, la sua persona,
vivono nella contraddizione del complesso che comporta tempo e disagio
quando si potrebbe convivere con tutta
la necessaria vicinanza che la scrittura
dipinta sente come sua vocazione di
linguaggio e lo propone come momento di riflessione generalizzata.
Infatti le casette che galleggiano sulle
acque sferiche del globo lo pongono
in tutta evidenza specie quando poi si
nota che il pittore Antonio Cellinese
trasforma le finestre delle case in due
appunti di occhi che lasciano intendere
in tutta armoniosa semplicità la
tensione affettiva che fa carica nella
intellettualità dell’artista.
Casette simboleggiate quasi a forme
di pagliai non per un ritorno al primitivo
ma, si pensa, più per una architettura
che sia aggiornata alle condizioni di
vita dei nostri giorni e un po’ meno al
costo lucroso del metro quadrato.
Infatti quell’abbondanza di semplicità
che si avvera nel dipinto di Cellinese ci
sembra che voglia comunicare proprio
le nostre intuizioni sulla sua lesta
pittura. Ed anche il bianco-latteo che
per lo più dipinge le prospettive delle
casette dà conferma della nostra lettura
dell’opera.
(Marpanoza)
Che vi siano nelle aspirazioni delle
persone vicinanze di constatazione ci
sembra una verità positiva anche se poi
per altre ragioni la persona trascende
nel male della violenza e della guerra.
Ma che nell’interiore umano vi sia un
comune battito di natura a vivere in
affinità con essa non sarebbe un plagio
ma una conferma di obiettività
desiderata. E da un siddetto punto di
vista noi riteniamo che l’acquerello
della pittrice Luisa Visconti, il suo
linguaggio artistico e pittorico abbia
la sua legittima premessa del suo “se
stesso”, nel rapporto con la natura.
Infatti la pittrice da tempo dipinge una
ruralità con tensione di un costume
seppellito, ma tutto presente nella
sensibilità particolare dell’artista
come si può constatare nel tema pittorico
di Luisa Visconti che dipinge una “BAITA”
tra il verde di alberi dell’alta campagna
lombarda. Una Baita resistente nel
tempo con le sue pietre un po’ annerite
ed una quinta della casa con finestra ed
in basso una porta al vivo delle pietre che
danno adito ad una certa spettacolarità
d’armonia che, nella semplicità della
struttura e dei toni, fanno galleria creativa
di armonia nelle persone. Così si acuisce
il desiderio a voler essere in certi remoti
luoghi, desiderati anche nel presente. Si
consolida l’attualità resistente alle finzioni
di un progresso che confonde la comodità
con la pace della natura. (Marpanoza)
Antonio Cellinese
INTERLAZIONI AFFETTIVE”
Opera
GALLERIA PONTE ROSSO
GALLERIA
dal 1973GALLE
PONTE ROSSO
dal 21 gennaio
al 28 febbraio 2016
Carlo Dalla Zorza Asolo, 1965
Parli
la pittura
artisti italiani del Novecento
e contemporanei
Luisa Visconti
“BAITA”
cm. 36x51
20121 - Milano via Brera 2
Corrisp. via Monte di Pietà 1A
Tel./Fax 02.86461053
E-mail: [email protected]
www.ponterosso.com
Orario di apertura:
10-12,30 / 15,30-19
Chiuso domenica e lunedì
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Ter Brugghen, “Bravo” che ride con il suo cane
Ter Brugghen, “Bravo” che ride con il suo cane
GOLDEN AGE.
RUBENS, BRUEGHEL, JORDAENS.
Forte di Bard
5 dicembre 2015 - 2 giugno 2016
GOLDEN AGE. RUBENS, BRUEGHEL,
JORDAENS. Pittura olandese e fiamminga
dalla Collezione Hohenbuchau è il titolo della mostra che apre la stagione espositiva invernale 2015/2016 del Forte di Bard. Dal 5
dicembre 2015 al 2 giugno 2016, saranno
esposti 114 dipinti, molti di grandi dimensioni, rappresentativi del Secolo d’Oro della pittura fiamminga e olandese del Seicento e
Settecento: il nucleo più cospicuo è stato
concesso in prestito dalla Collezione
Hohenbuchau, straordinaria raccolta privata in deposito permanente nelle gallerie della Collezione del Principe del Liechtenstein
a Vienna, affiancato da una preziosa serie
di opere di proprietà del Principe del
Liechtenstein, a conferma del legame fra la
Collezione del Liechtenstein e il Forte di
Bard. La mostra nasce infatti dalla rinnovata collaborazione con le Liechtenstein
Princely Collections, già protagonista al Forte
di Bard, nell’inverno 2012, dell’esposizione
I Tesori del Principe. Capolavori delle Collezioni del Principe del Liechtenstein. La
Collezione Hohenbuchau, creata dalla passione e dalla competenza di Renate e Otto
Fassbender, è una delle più grandi e complete collezioni al mondo d'opere d'arte barocca dell’Europa settentrionale raccolte
negli ultimi decenni, ed è principalmente composta di dipinti di artisti olandesi e fiamminghi del diciassettesimo secolo. I dipinti dei
pittori olandesi e fiamminghi da sempre sono
stati oggetto di grande ammirazione, essendo collezionati per il loro naturalismo e maestria tecnica.Le 98 opere della Collezione
Hohenbuchau, esposte al Forte di Bard per
la prima volta in Europa, e per la prima volta
al mondo in versione integrale, costituiscono
un eccezionale corpus che data dal tardo
Cinquecento agli inizi del Settecento, della
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cosiddetta ‘Golden Age’ fiamminga e olandese. Ogni genere di questa importante stagione artistica è qui efficacemente rappresentato: scene storiche, ritratti, pittura di genere, paesaggi, marine, e soprattutto le nature morte, nelle numerose varianti iconografiche: rappresentazioni floreali, di
banchetti, di frutti, pitture animaliste, scene
di caccia e pesca.
Gli artisti fiamminghi e olandesi solevano
specializzarsi in temi e stili prescelti e collaboravano volentieri fra loro, concetto forse
anomalo in una realtà moderna dell'individualismo artistico. Capitava che più artisti
lavorassero su un unico quadro, ognuno con
la propria specializzazione; per esempio le
figure, i paesaggi o le nature morte.Quest’uso
è ampiamente illustrato in mostra, con esempi
eccezionali di collaborazione artistica, tra cui
lavori in coppia di Denys van Alsloot e
Hendrick de Clerck (Le Tentazioni di Cristo), Jan Brueghel il Giovane e Hendrick van
Balen (Paesaggio con la Vergine e il bambino), Joos de Momper e Jan Brueghel il vecchio (L’eremita davanti alla sua grotta).I
due più importanti maestri fiamminghi, precursori e anticipatori della stagione del Barocco nordico, Peter Paul Rubens e
Anthonis van Dyck, sono rappresentati
con una serie di ritratti, come pure Jacob
Jordaens, con un Ritratto di musico e una
Sacra Famiglia.Tra i capolavori della collezione troviamo poi il genere dei “banchetti” (Frans Snyders, Joris van Son, e
Abraham van Beyeren), le nature morte
con selvaggina, raramente presenti nelle
collezioni moderne in tale quantità o con
esemplari così raffinati, i fijnschilder della
Scuola di Leida, paesaggi fiamminghi e
olandesi del periodo cosiddetto classico.Info [email protected]
Casa del Manzoni – Milano
10 novembre 2015- 28 maggio 2016
Dopo l'esposizione allo Spazio San Marco, la mostra “Dacci oggi il nostro pane
quotidiano”, Dall'antichità ai giorni nostri il pianeta, la terra, il raccolto, il cibo,
a cura della Fondazione Per Grazie Ricevute (P.G.R.), ritorna al primo piano di
Casa Manzoni, in tutto il suo splendore e
la sua magnificenza. La Fondazione Per
Grazie Ricevute (P.G.R.) ha evidenziato il
tema della terra, il raccolto, il cibo vissuti come risorse e ricchezze fondamentali,
protetti da preghiere, celebrati con feste
e manifestazioni e mostre quali quella della Fondazione P.G.R. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. La mostra si amplia e dà la possibilità ai suoi visitatori di
poter fare un percorso affascinante, tra
IL PANE
E LA TERRA
Arte Votiva dal XVII sec.
colori, immagini e cultura. Verranno
esposte 171 Tavolette Votive dedicate al
tema della terra, che risalgono al periodo dal 1600 al 1900, provenienti da tutta
Italia, dall'Austria e dal lontano Messico. E circa 80 figure di Ex~Voto in argento e lamiera in parte donati alla Fondazione P.G.R. dai coniugi Antonini. Gli
Ex~Voto rappresentano la gratitudine
degli uomini per il raccolto inteso come
segno di vita, fonte di cibo e rinascita,
simbolo di abbondanza e mezzo di scambio, oltre che come preghiera affinché
quel bene tanto prezioso fosse sempre
costante e abbondante. Nella nuova esposizione gli Ex~Voto sono suddivisi per
argomento: dal raccolto, dalle ruote alle
malattie dei bovini, dalla transumanza alle
nuvole… tutto ciò che aveva a che fare
con il cibo, la terra e la vita contadina
dei nostri avi… e non mancano Ex~Voto
particolarissimi con immense zucche cadute dal treno o “incidenti” in cantina
durante l’imbottigliamento. Gli Ex~Voto
sono “documenti” che testimoniano epoche storiche, situazioni, modi di vivere.
Aoristias
Info 02 86460 403
Il Punto
Maestri Moderni e Contemporanei
Arturo Vermi
una vita per l’arte:
IL SEGNO IN DIVENIRE
TRA SPAZIO E POESIA
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La vicenda culturale ed espressiva di
Arturo Vermi (1928-1998), come di
molti altri artisti della sua generazione, si inscrive a partire da esperienze
figurative dall’intensa incidenza
espressionista, che poi, quasi come un
destino ineluttabile, abbracciano il confronto con lo spirito informale che
nell’Europa del secondo dopoguerra
del XX secolo, uscita distrutta materialmente e psicologicamente, rappresenta per gli artisti più sensibili la
spinta a motivare quel disagio esistenziale che neppure il termine della
guerra ha sostanzialmente potuto sanare. Ma oltre a queste motivazioni di
ordine interiore, prima che l’infor-
male stesso degenerasse in decorazione manierista, esso costituisce
l’humus, il melieu in cui implicitamente si forgia la ricerca sperimentale più motivata ed originale dell’arte
italiana degli anni cinquanta-sessanta.
Figure come Burri, Fontana, Manzoni,
Scanavino, Vedova, Santomaso ed altri si confrontano con l’assoluto della
materia, la sua potenzialità espressiva, più pura e nuda, prima e dopo che
diventi cifra o condizionamento
stilistico. Queste premesse, sembrano del resto, assai idonee ad uno spirito inquieto, problematico e ricercatore, come quello di Arturo Vermi, certamente costante nei suoi approfondi-
menti artistici e culturali, ma lontano
da sistematizzazioni organiche e definite. A Milano, intorno agli anni cinquanta frequenta il celebre Bar
Giamaica, nel quartiere di Brera, punto di ritrovo per artisti, poeti, scrittori, in cui le idee si dibattono a “caldo”,
quando non ancora ufficializzate da
musei ed enciclopedie, sottese a quella tensione creativa e motivazionale
oggi del tutto scomparsa. Nell’Italia
del boom economico, che prova, dopo
il lungo isolamento del ventennio, ad
aprirsi, anche a livello artistico alle
nuove tendenze internazionali, quell’ambiente si rivela quanto mai ricettivo
e lungimirante, spesso in fruttuosa
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sinergia, proprio con quell’istituzione, la celebre Accademia di Belle
Arti, di cui pur a volte si contestava
l’insegnamento. Ben presto, tuttavia,
Vermi avverte che allo snodo della
fine degli anni cinquanta, la ricerca
artistica deve superare un orizzonte
puramente emotivo, quantunque profondo ed intensamente partecipato,
per indagare più da vicino i fondamenti della pittura stessa a cominciare dal
suo alfabeto primario: il segno. Questo obiettivo ha inoltre anche un
risvolto più strettamente operativo
che vede Vermi fondare nel 1961 il
gruppo del Cenobio, di cui faranno
parte Angelo Verga, Ugo La Pietra,
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ARTECULTURA
Agostino Ferrari, Ettore Sordini, Raffaele Menster. Esso è un punto di
riferimento importante per la ricerca
estetica nella quale il segno è sintesi,
aperto coagulo di diverse e contraddittorie esperienze, dall’informale
all’optical art, dal design al minimalismo, financo al pop.
Da questo momento la pittura di Vermi si instrada con capillare percorso.
Il segno, ridotto alla pura asticella,
reiterato in molteplici serie, diviene
una sorta di visione e nel contempo
autoconfessione, una forma primaria
di autobiografia che si esprime in
cadenze segniche, apparentemente
uguali in realtà differenziate. E’ que-
sto il ciclo, non a caso definito come
Diari in cui il segno sperimenta
contestualmente tre identità: esistenziali, visive e concettuali. Più in generale per Vermi il segno diventa il
lucido diaframma attraverso il quale
leggere la realtà, alla stessa stregua di
come i singoli atomi, pur nella loro
assai differenziata articolazione e
consistenza, determinano la realtà
oggettiva con le sue infinite configurazioni. Non a caso negli anni sessanta
Vermi scopre nuovi modi di osservare e decifrare il paesaggio, proprio
tramite questo apparire, ancor prima
che significare, dei segni. Particolarmente efficace il risalto che questa
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teoria di segni incontra nei fondi dorati, su tavola, quasi una sorta di implicito omaggio alla tradizionale pittura
medievale in cui le tonalità dorate si
caricano di evocative sensazioni. Ma
occorre sottolineare che la poetica
del segno di Vermi non può essere
classificata in uno schema assoluto ed
incontrovertibile. Al contrario essa
accoglie e sviluppa molteplici stimoli. A volte riscopre tensioni neoinformali, ma come dire, sciolte in
una atmosfera lieve, umbratile, nella
quale il segno affiora alla superficie,
oppure si stempera in vaghe e liriche
sensazioni.
Oggi confrontarsi con la pittura e più
in generale con l’opera di Vermi, significa comprendere lo spirito di una
ricerca nella quale, tramite il lascito
del segno, considerazione analitica e
verità emotiva si compenetrano seppur
in maniera contraddittoria eppur inclusiva. La storia dell’arte anche in
futuro recherà il suo contributo alla
comprensione di un artista per il quale
la tensione espressiva è stata sempre
distante da mode o ideologie per
conformarsi all’unica certezza di un
creativo: quella che scaturisce dalla
personale indagine sulla natura, la storia, l’uomo, di cui il segno è sempre
rintracciabile e tangibile pegno.
Martucci Teodosio
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Repertorio immagini
1- APPUNTI, 1985, olio su tela, cm.100x80 (firmato e titolato al retro)
2 - DIARIO, 1966, olio su tela, cm. 80x60 (firmato, datato e titolato al retro)
3 - I COMANDAMENTI, tavola, cm.80,5x58 (firmato e titolato al retro)
4 - TAVOLA DORATA, cm. 32x2x22,2x3,4 (firmata al retro)
5 - MARINA, cm. 50 x 70, olio su tela, 1967 (firmato e titolato al retro)
6 - TECNICA MISTA SU TELA, cm. 70x50, anni 60
7 - RACCONTO, tecnica mista su tela, cm. 48x50 (firmato in basso a destra)
8 - I SEGNI DEL TEMPO, 1975 circa, olio su tela, cm. 70x80 (firmato al retro)
9 - TAVOLA DORATA, cm. 16,7x38,2 (firmato e dedicato al retro)
10 - PAESAGGIO, 1975, olio su tela, cm. 110x80 (firmato e datato al retro)
11 - TECNICA MISTA SU TAVOLA, anni 60, cm. 29x30, (firmata al retro)
12 - TAVOLA DORATA, cm. 84,4x33x3,3 (firmato al retro)
13 - TAVOLA DORATA, cm. 75,5x49x3 (firmato al retro)
14 - PAESAGGIO, 1967, t.m. su cartoncino (firmato e datato al retro)
15 - SENZA TITOLO, anni 50, olio su tela, cm. 80x60 (firmato al retro)
(La scelta delle opere è stata effettuata dal collezionista )
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Gio Ponti - Richard Ginori
LA MODERNITA’ ELEGANTE
Torino, Palazzo Madama
4 dicembre 2015 - 29 febbraio 2016
Palazzo Madama presenta una mostra dedicata a Gio Ponti e alla Richard Ginori realizzata grazie alla collaborazione tra il museo e
l'Associazione Amici di Doccia.
La mostra, dopo due fortunate tappe a Palazzo Marini di Firenze e alla Triennale di
Milano, approda ora a Torino consentendo
al pubblico torinese di ammirare per la prima volta da vicino le straordinarie invenzioni
che Gio Ponti creò nel decennio 1923-1933
per Richard-Ginori, la fabbrica di Sesto Fiorentino di cui divenne direttore artistico all'età di 32 anni, chiamato da Augusto
Richard.
In mostra settantacinque opere in porcellana e maiolica e un’ampia selezione di lettere
e disegni di Ponti, tutti provenienti dal Museo Richard-Ginori di Sesto Fiorentino. Tra
le opere esposte a Palazzo Madama alcuni
dei più alti capolavori creati da Gio Ponti
come il vaso Delle donne e delle architetture, la bomboniera Omaggio agli snob, il vaso
L'Edile, la Mano della Fattucchiera, il disco
Esorcismo, la Cista con il Trionfo dell'Amore e della Morte, nonché le porcellane
celadon, gli oggetti con decoro Labirintesca,
Circo e Jungla, che evidenziano la profondità del linguaggio pontiano e la complessità
delle sue rielaborazioni, le sue riflessioni sulla classicità e sul contemporaneo, i riferimenti
al movimento futurista e all'art decò.
Rispetto alle precedenti tappe della mostra,
a Torino vengono presentate alcune prestigiose novità come le urne Grottesca e Archi
e corde, la coppa Funérailles de Thaïs (riprodotta sul manifesto), il piatto Pontesca,
l'alzata con le Attività Gentili, il Bolo Ostiense,
la Coppa Fantini e il Grande Vaso con reticolo in rilievo. Il Museo Richard-Ginori della
Manifattura di Doccia, attualmente chiuso
al pubblico, documenta quasi tre secoli di
storia di una delle manifatture più longeve
d’Europa grazie a un cospicuo archivio
cartaceo, a una straordinaria raccolta di più
di diecimila opere tra ceramiche e modelli in
gesso, terracotta, piombo e cera e a un
corpus di più di 460 opere di Gio Ponti: un
insieme unico al mondo per qualità e consistenza. In attesa dell’auspicata riapertura del
museo, l’Associazione Amici di Doccia ha
promosso la mostra itinerante dedicata a Gio
Ponti con il duplice obiettivo di far conoscere una realtà museale di rilievo internazionale e di rendere omaggio a un maestro del
design italiano.
Convinto che il legame fra Arte e Industria
fosse una condizione imprescindibile per la
creazione di uno stile e di un gusto veramente moderni, Gio Ponti rinnovò profondamente la produzione della manifattura RichardGinori, fino a quel momento ancorata ad un
gusto storicistico legato alle forme e ai decori in uso nella manifattura nel Settecento
e nell'Ottocento. Ponti, con un’intelligente
scelta di modernità, impose temi nuovi che
riportarono nuovamente la fabbrica all'attenzione del mercato internazionale.Di grande
interesse quanto emerge dalla corrispondenza con cui Ponti, dalla sua residenza milanese, seguiva a distanza ogni fase del processo produttivo della Richard Ginori. Le lettere scambiate con Luigi Tazzini, direttore esecutivo, gettano luce sulla genesi di opere, forme e decori e sul modo di operare del geniale architetto: dalla prima idea, spesso presentata sotto forma di schizzo, al suo sviluppo. Il suo intervento si spingeva fino a progettare gli annunci pubblicitari, le confezioni, le etichette per i prezzi da applicare agli
oggetti, i marchi da apporvi. (Aoristias)
Info www.palazzomadamatorino.it
Vaso Donatella su corde, 1927 (decoro)
©Associazione Amici di Doccia/Arrigo Coppitz
Coppa Funéraille de Thais, 1925 (decoro), 1923
(forma)©Associazione Amici di Doccia/Arrigo Coppitz
ModenaFiere
13-21 febbraio 2016
ModenaFiere punta ad una trentesima
edizione da record ed esplicita l’obiettivo di posizionare la storica manifestazione annuale modenese nel circuito internazionale d’eccellenza ponendo grande
attenzione alle gallerie ospiti, ai contenuti e agli allestimenti di livello. Questa
trentesima edizione segnerà il restyling di
“Petra” il salone collaterale dedicato all’antico, decorazione, design e ristrutturazione per parchi, giardini e il
consolidamento di “Excelsior” rassegna
d’arte dell’ottocento. Il tutto senza distogliere il focus dal grande antiquariato,
MODENA
ANTIQUARIA
XXX Edizione
proprio nel momento in cui il settore comincia a mostrare segni di ritrovata e, si
spera, duratura vitalità.La rassegna
Modenantiquaria, patrocinata dall’Associazione Antiquari d’Italia e da FIMA, ha
scelto un posizionamento preciso, individuando uno spazio importante per il mercato italiano ed internazionale.
Vuole essere la manifestazione di riferimento per un pubblico ampio che ha interesse per l’antico, attento, desideroso
non solo di ammirare ma anche di acquistare gratificando il proprio amore per il
bello. I grandi protagonisti dell’antiquariato saranno presenti a Modenantiquaria, con il meglio delle loro collezioni valorizzando qualità e serietà delle loro
proposte. Grazie a un rinnovato impegno in comunicazione, alla messa in circolo di nuove energie si punterà anche
ad attrarre e conquistare pubblici nuovi,
superando schemi e chiusure che non
hanno ragione di esistere creando un dialogo tra le arti e il bello. E’ il momento
propizio per voltare pagina e fare del
gusto una garanzia anche per il futuro.
In termini generali, un pezzo d'antiquariato è un oggetto, un mobile, un libro e
simili, prodotto in un periodo anteriore
considerato di valore per la sua bellezza
o rarità o di importante documento storico. [email protected]
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Bari Pinacoteca Giaquinto
12 dicembre 2015 - 30 aprile 2016
Scopo della mostra è quindi quello di riflettere su questa ampia zona della Puglia
che, a cominciare dall’antica Peucetia,
ha avuto una sua connotazione identitaria molto precisa e riconoscibile, attraverso la riconsiderazione di un patrimonio che è, sì, artistico, ma che può
essere utilizzato anche da punti di vista
diversi. La scelta di limitarsi alle sole raccolte della Pinacoteca Metropolitana è
determinata da vari fattori, il più importante dei quali va individuato nella pesante contrazione finanziaria subita da
Province e Città Metropolitane, ma certamente non è l’unico, dato che è facile
intuire come proprio il museo barese, al
centro di un territorio che fu già Provincia, possieda un alto numero di opere che
documentano il suo territorio dal massimo della sua estensione (metà dell’Ottocento circa) all’attuale riduzione a 41
Comuni. Molte di queste opere, e in particolare la ricca collezione di dipinti di
Alechinsky, La caduta della cascata, 1974-75
COBRA (1948-1951)
IL LATO NORD DELL’AVANGUARDIA
Fondazione Roma Museo - Palazzo Cipolla
presenta dal 4 dicembre 2015 al 3 aprile 2016
la mostra CoBrA. Una grande avanguardia
europea (1948-1951), curata da Damiano
Femfert e Francesco Poli. La mostra è
promossa, in collaborazione con la DIE
GALERIE di Francoforte.
Un’ampia raccolta di dipinti, sculture, lavori su carta, pubblicazioni, foto e filmati
presentano il movimento CoBrA – acronimo formato dalle iniziali delle città di provenienza dei suoi fondatori: Copenaghen,
Bruxelles, Amsterdam – la prima grande
avanguardia di respiro internazionale del
secondo dopoguerra all’insegna del colore e della forza del gesto. L’acronimo
CoBrA diede espressività iconica all’atteggiamento aggressivo – per molti aspetti
rivoluzionario – del gruppo, che rappresentò il punto di partenza da cui si svilupparono importanti percorsi personali, approfonditi dalla rassegna di Palazzo Cipolla. L’immagine simbolica del rettile, non
fu soltanto una felice coincidenza; parafrasata idealmente a quella del serpente
biblico, divenne al contempo profetica, nel
momento in cui si pose come elemento
indispensabile per il riscatto dell’espressione estetica e, più in generale, per l’arte
in sé. Tra i principali prestatori della bella
mostra si trova lo Stedelijk Museum di
22 ARTECULTURA
Amsterdam al CoBrA Museum di Amstelveen, il Centre Pompidou di Parigi, lo
Statens Museum for Kunst di Copenaghen; il Kunstmuseum di Ravensburg, lo
Stedelijk Museum di Schiedam, il Peggy
Guggenheim Collection di Venezia, la
GAM-Galleria civica d’arte moderna e
contemporanea di Torino cui va aggiunta
la collezione privata e archivio di Pierre
Alechinsky, ultimo esponente vivente del
movimento insieme a Karl Otto Götz.
CoBrA venne formato dalla mescolanza dal
gruppo Reflex fiammingo, dal gruppo
astratto surrealista danese Høst, dal gruppo belga "Revolutionary Surrealist Group"
e Noiret, dal movimento nucleare italiano.
Il gruppo tenne due grandi esibizioni: una
al Stedelijk Museum ad Amsterdam nel
1949; la seconda al Palais des Beaux-Arts
a Liegi nel 1951. La principale caratteristica del gruppo CoBrA risiede nella pittura semiastratta, utilizzando colori molto
brillanti, violente pennellate e figure umane distorte, ispirate all'arte primitiva, ed ai
motivi fantastici e grotteschi caratteristici
della cultura nordeuropea, molto simile
all'Action Painting americano. Ne risultò
una visione animistica del quadro,
paragonabile quasi ad un essere vitale.
Marpanoza
Info 06 69924641
ARTE
in Terra di Bari
colui che è stato uno dei maggiori
paesaggisti e vedutisti pugliesi del primo
Novecento, Damaso Bianchi, sono conservate nei depositi della Pinacoteca:
motivo in più per portarle alla conoscenza del grande pubblico in un percorso
guidato che ne consenta il migliore apprezzamento. Non mancano però dipinti
di artisti più noti, come Giuseppe De Nittis
e Francesco Netti, o di altri che meriterebbero una maggiore considerazione,
come Raffaele Armenise, Enrico Castellaneta, Francesco Romano, Francesco Colella, Francesco Speranza, Roberto De Robertis, Vito Stìfano, e tanti altri.Il
percorso è ovviamente culturale, e si articola in una serie di tematiche ciascuna
delle quali approfondirà un diverso punto di vista sul territorio. La mostra è accompagnata da un catalogo, a cura di
Clara Gelao, comprendente saggi introduttivi di vari studiosi, la riproduzione
a colori di tutte le opere in mostra e le
relative schede. (Aoristias)
Info 080 5412421-2-3-4
Elvino Motti
LA SCULTURA TRA ISPIRAZIONE
LINGUAGGIO E FORMA
A sinistra: Sculture dell’Artista a Bergamo Arte Fiera 2015. Sopra: lo scultore Motti, a
sinistra, con Giammarco Puntelli, segue il Maestro al lavoro. (Ceresa Mauro Photografer)
Attraversa significativamente tutta l’opera
scultorea di Elvino Motti una irresistibile,
pulsante spinta alla ricerca di una forma
organica, totale, che sia equilibrio strutturale
ed interiore, e nel contempo simbolo,
evocativo emblema di un costante confronto con il cosmo, la sua infinita spazialità. Le
forme devono, pertanto, rispondere e corrispondere non ad un criterio rappresentativo,
ma nella loro assoluta tensione allusiva, rimandare a quel costante ritmo di crescita
che regola le funzioni della vita, il suo
sempiterno fluire. Non è un caso allora che
nelle sue levigate forme la linea curva, la
spirale, un sentiero a chiocciola che, appunto, alludono ai processi vitali, siano una assidua presenza nelle sculture di Motti, rivelino la sostanza profonda della sua ispirazione. Per cui anche il lato più rigoroso di una
figura geometrica, un triangolo, un annuncio
profilato di piramide, poi si incontrano, si
compenetrano ad una sfera dorata, quasi a
voler significare come il legame tra vita e
geometria sia profondo, energia dell’inconscio, spesso non indagabile neppure dai metodi operativi, verificabili della scienza, ma
percepibili dalla sensibilità dell’artista, dalla
sua naturale vocazione espressiva. Pertanto la sua poetica scultorea si sviluppa intorno ad un’idea ciclica del tempo, valorizzando una forma che si dispiega in un incessante e sempre nuovo ritorno, travalicando
quindi ogni concetto di forma compiuta, perché, invece a dover esser compiuto è il ciclo, il costante ritmo che innerva la vita profonda di queste sculture, che deve essere
in primo luogo percepita come una risonanza interiore per poi essere cosciente confi-
gurazione plastica, acuta stilizzazione di emozioni e desideri. La struttura complessiva, che
caratterizza la creatività di Motti, si determina in una singolare capacità di evoluzione e
di adattamento allo spazio, vale a dire in una
flessibilità che conferisce alla forma quella
sua sorta di ritmata e non inerte stabilità. Stabilità, quindi, come prolungamento di intense vicissitudini metamorfiche ed allusive che
si concretizzano nella sintesi d’insieme.
Vuoto e pieno, quindi, non sono elementi antagonistici, piuttosto impulsi diversificati e
pur tuttavia convergenti nel definire processo
ed insieme dell’immagine. Un linguaggio,
quello di Motti, di coinvolgente animazione
culturale ed espressiva. Aoristias
info www.elvinomotti.com
ARTECULTURA
23
Nei luoghi
dell’immagine
a cura di Aoristias
Gaio Giulio Cesare, Commentariorum de bello Gallico
libri VIII, in latino, 1513
ALDO MANUZIO IN AMBROSIANA
Dal 2 dicembre 2015 al 28 febbraio 2016,
la Pinacoteca Ambrosiana ospita una mostra che celebra Aldo Manuzio (1449-1515),
il più importante stampatore della storia dell’editoria, a 500 anni dalla sua scomparsa.
L’esposizione, curata da Marina Bonomelli
e Angelo Colombo, in partnership con Generali Italia, ripercorre l’attività dell’editore
principe del Rinascimento europeo, attraverso una selezione di circa 30 stampati custoditi in Ambrosiana. Il patrimonio aldino
dell’Ambrosiana occupa, nel panorama nazionale e internazionale, un posto considerevole. Sono infatti ben 107 le edizioni
originali presenti in Ambrosiana sulle 131
edizioni uscite dai torchi di Manuzio dal
1494 al 1515. L’importanza di questo fondo è dovuta al fatto che vi è rappresentata
la quasi totalità delle edizioni stampate da
Aldo, con un numero complessivo di 296
esemplari. Si tratta senza dubbio di un bene
di notevole rilevanza se lo si raffronta con
quello della Biblioteca Nazionale Marciana
di Venezia e con quello custodito presso la
Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e
la Biblioteca Medicea Laurenziana.
Info 02.806921
ROBERT PAN Mahdì
Il titolo dell’esposizione, in programma alla
galleria Bonelli di Milano sino al 6 febbraio conferma la ricca profondità del lavoro di Pan: con Mahdi si fa infatti esplicito
riferimento all’escatologia islamica, là dove
propone una rielaborazione della figura
messianica già riconosciuta dall'ebraismo.
Proprio alla figura del Mahdi, letteralmente
il “ben guidato da Dio”, la tradizione coranica
affida il compito di radunare le forze del
Bene in vista dello scontro fatale con quelle
del Male. Per estensione, quindi, Mahdi diventa nell’opera di Pan termine positivo per
antonomasia, spirito di reazione nei confron-
24
ARTECULTURA
ti della negatività, azione di rottura che
prelude ad un cambiamento in favore del
Bene. Info 02.87246945
PICASSO E LE SUE PASSIONI
“Picasso e le sue passioni” è la mostra
che si tiene a Pavia a Palazzo Vistarino
dal 19 dicembre 2015 al 20 marzo 2016.
L’esposizione, curata da Lola Duran, propone più di 200 opere tra disegni, ceramiche e oli, provenienti da importanti raccolte private di tutto il mondo e dal museo
di Mija Malaga, e illustra, nei suoi contenuti più autentici i temi e le passioni che
hanno dato vita alla creatività di Pablo
Picasso, alle sue straordinarie espressioni.
www.picassoelesuepassionipavia.it
PAOLA PIVI A PALAZZO STROZZI
Dall’11 dicembre 2015 al 28 febbraio
2016 la celebre artista contemporanea italiana Paola Pivi invade Palazzo Strozzi di
Firenze con la monumentale installazione
Untitled (Project for Etchigo-Tsumari),
una coloratissima scala gonfiabile di oltre
20 metri di altezza che porta all’estremo il
confronto tra antico e contemporaneo nel
cortile rinascimentale del palazzo. Quasi
come in un paradossale “realismo magico”, le opere di Paola Pivi sono tentativi di
alterare la percezione ordinaria della realtà. Info 055 264 5155
In Omaggio di ALBERTO BAGLIANI
Si è svolta dal 14 al 29 novembre allo Spazio
Arte Corte Zerbo - Gavi 2 la mostra dedicata ad Alberto Bagliani, limpida figura di
scrittore, critico d’arte, purtroppo recentemente scomparso in età ancor giovane. Sergio Acerbi e la figlia Jenny hanno con particolare sensibilità dedicato questa loro bipersonale all’impegno e alla vita dello studioso, compagno di tante serate di stimolanti
incontri artistici. Sicuramente in futuro non
mancheranno ulteriori occasioni per approfondire il percorso intellettuale di una personalità aliena dai facili esibizionismi, oggi
tanto di moda, ma aperta alla vera riflessione, al costruttivo confronto con le innumerevoli esperienze culturali che la storia dell’uomo comporta. Info 0143 72239
98 Artisti
per Maharashtra
Abbasciano-Alzani- Alvaro (Occhipinti)Barbagallo - Bencini - Bertrecchi Blandino - Boccù - Bonafè - Bordone Borghi - Borruso - Bracigliano - Bray Buttinoni - Campanella - Cannata Cantini - Canu - Caputo - Caputo di
Roccanova - Caracciolo - Carbone Castellano - Castellucchio - Cecchi Celon - Cerri Giancarlo - Cerri Giovanni
- Ciaccheri - Colombo - Crisanti - Di Fazio
- Di Gennaro - Dossi - Erizzo - Falco Ferrero - Filardi - Flores - Foglia Franco - Galbusera - Garoli - Gasperini
- Gerull - Giannini - Goga - Grott Honegger - Kodra - Kollar - Imperiali Lazzaron - Loiodice - Lorenzi - Luraghi
- Madoi - Magro - Manazza - Mazzotta Melotto - Met Hasani - Micozzi - Milani Morassi - Musella - Nasso - Ossani Pianaroli - Pietrasanta - Pisk - Pugliese Quarto - Rexhepi - Rigo - Rognoni - Romano - Rossi - Rota Candiani - Ruggiu Savino - Scapolatempore - Scimeca Sebaste - Settembrini - Sirignano - Soddu
- Sommariva - Tonelli - Topylabrys Triscari - Troiano - Vadalà - Valenti Vicentini - Zegarra - Zanini - Zerbini.
Si è svolta lo scorso dicembre al suggestivo Spazio Mantegna di Milano la bella
iniziativa di solidarietà artistica, che, curata
da Alfredo Mazzotta e Laura di Fazio, ha
visto la partecipazione di quasi 100 artisti con
opere di piccolo formato a sostegno di nuove scuole che su iniziativa delle Suore
Rosminiane saranno aperte in India. Coinvolta anche la Diocesi di Belgaum la quale
serve lo stato del Karnataka e una parte
dello Stato del Maharashtra, sede appunto
delle future strutture educative. Oltre alla
presenza di numerosi artisti l’importante
rassegna ha visto anche l’intermezzo musicale di Christopher Pisk. www.rosminiane.it
info: [email protected]
L'AUTODIDATTA NELLA STORIA
Nato in una famiglia di origini inglesi, tedesche, irlandesi e scozzesi, il padre William
H. Gates II era un noto avvocato mentre la
madre Mary Maxwell sedeva nel consiglio
di amministrazione di First Interstate
BancSystem e United Way ed era professore all'Università di Washington. Il nonno
materno di Gates, JW Maxwell, era banchiere. In un primo tempo, entrambi i genitori
avrebbero desiderato che il piccolo Bill intraprendesse studi giuridici.Nel 1968, l'anno
in cui si iscrisse all’Università, Gates ebbe
accesso per la prima volta a un computer,
ovvero un DEC PDP-11 di proprietà della
Computer Center Corporation. La scuola
aveva affittato un certo numero di ore di
utilizzo con lo scopo di scoprire e correggere i bug. Gates, il compagno di studi
Paul Allen e altri studenti (alcuni dei quali
diverrano poi dipendenti di Microsoft),
divennero inseparabili dal computer. Cominciarono anche ad avere problemi con
la scuola, arrivando in ritardo o con i compiti non svolti, marinando la scuola per rimanere invece nel locale del computer. Pare
che consumassero così tutte le ore a disposizione della scuola in poche settimane. Nel dicembre 1974 uscì sul mercato
americano il primo kit di montaggio per
Microcomputer Altair 8800. Gates e il suo
collaboratore Allen intuirono che il mercato dei computer personali stava per esplodere e sarebbe servito software per le nuove macchine. Iniziarono così a sviluppare
software usando l'hardware della General
Electric, con cui Gates ed Allen avevano
avuto le prime esperienze, e il linguaggio
BASIC. Questo era disponibile anche sulle macchine DEC e Gates, pensò di contattare la MITS, società produttrice
dell'Altair, proponendo software specifico per il loro modello Altair 8800. La società si disse molto interessata e Gates,
lavorando freneticamente, in otto settimane produsse le modifiche, mentre Allen sviluppò un simulatore dell'Altair sul PDP-10
della scuola. Monte Davidoff si unì al gruppo e scrisse alcuni pacchetti matematici.
Successivamente, Allen portò il programma alla società per la prima prova
sull'Altair: superata la prova, la società
acquistò il software, che venne commercializzato col nome di Altair BASIC.
Gates e Allen si trasferirono ad Albuquerque (Nuovo Messico), sede del
MITS (Micro Instrumentation and Tele-
GATES
metry Systems) e, nell'aprile 1975, Gates
ed Allen fondarono la futura Microsoft
Corporation. La Microsoft vendette il suo
sistema Basic alla NCR Corporation e
all'Intel e assunse poi Marc McDonald e
Ric Weiland, amici dalla scuola Lakeside.
Sempre nel 1975 scrive un articolo sul problema dell'ordinamento delle frittelle (nella
letteratura in lingua inglese, Pancake sorting
è una variante degli algoritmi di ordinamento in cui l'unica operazione ammessa è invertire gli elementi di una parte iniziale un prefisso della successione), proponendo una soluzione migliorata solo nel 2008.
Il 1º gennaio del 1979 Bill Gates spostò la
Microsoft con i suoi 16 dipendenti a Seattle
(Washington). Nelle assunzioni Gates preferì persone intelligenti e senza precedente
esperienza di lavoro. L'espansione portò allo
sviluppo di un foglio di calcolo elettronico
Multiplan per Apple II e per PC con sistema
operativo CP/M nel 1982 e di Microsoft Word
nel 1983.Nell'aprile 1983 la Microsoft adottò il mouse in alcune applicazioni come EDIT
e poi nel novembre 1983 in un'interfaccia
grafica funzionante sul sistema operativo
MS-DOS. Questa interfaccia grafica si sviluppò poi nel 1985 in Windows 1.0, via via
sviluppata fino alla versione Windows 3.1 nel
1992. L'introduzione di Windows 3.1 segna
una delle pietre miliari di un percorso molto
controverso che la Microsoft ha scelto. Nel
1985 Microsoft e IBM iniziano una collaborazione per la successiva generazione di sistemi operativi, l'OS/2 e IBM distribuisce
l'ambiente grafico Topview precursore
dell'interfaccia grafica che sarà usata sull'OS/
2. Questo è anche l'anno del- l'80386. La
collaborazione con l'IBM dura fino al 1991,
anno in cui Gates decide che non serve più e
modifica il nome del proprio OS/2 in Windows
NT. Nel marzo 1986 la Microsoft fu quotata
in borsa. L'offerta iniziale per azione di
$21.000.000 fece diventare Bill Gates di colpo un milionario. Nel 1987 all'annuncio di
Microsoft e IBM della distribuzione di OS/2
v. 1.0, che avrebbe dovuto sostituire MSDOS, le azioni raggiungono i $100.000.000
di quotazione. Si suppone che Gates sia, sul
principio degli anni duemila, l'uomo più ricco
del mondo. Nel giugno 1992, Gates viene
premiato con la National Medal of Technology and Innovation dall'allora Presidente degli Stati Uniti d'America George
H. W. Bush. Nel 1993, alla distribuzione
della versione MS-DOS 6.0 spregiudicatamente include un'applicazione di compressione chiamata DoubleSpace dopo una
consulenza con Stac Electronics conclusa senza accordi relativi. Stac Electronics
cita in giudizio la Microsoft e vince la causa. La Microsoft è costretta a distribuire
MS-DOS 6.21 senza DoubleSpace, ma il
danno è fatto. L'anno dopo con MS-DOS
6.22 è incluso DriveSpace che è invece
prodotto internamente, anche se il principio è lo stesso.Nel gennaio 1994, Gates
ha sposato Melinda French, una dirigente
delle vendite della sua società, a Lanai,
Hawaii, con la quale ha avuto tre figli:
Jennifer Katharine (26 aprile 1996), Rory
John (23 maggio 1999) e Phoebe Adele
(14 settembre 2002). La famiglia abita in
una casa che si affaccia sul Lago
Washington in Medina. Il valore della casa
viene stimato, nel 2006, in 125 milioni di
dollari. Insieme alla moglie, nel 2000 Gates
fonda la Fondazione Bill & Melinda Gates,
organizzazione umanitaria privata che si
occupa di combattere alcune malattie come
l'AIDS soprattutto nel Terzo mondo.
Nel corso di una keynote tenuta in occasione dell'incontro annuale del Forum Economico Mondiale a Davos, in Svizzera,
che si è tenuto dal 23 al 27 gennaio 2008,
Gates invoca l'inizio di una nuova era all'insegna del capitalismo creativo. Per capitalismo creativo, Gates intende un sistema in cui i progressi tecnologici compiuti
dalle aziende non sono sfruttati semplicemente per la logica del profitto.
ARTECULTURA
25
ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’
Arte, Natura, Poesia, Religione
armonia di conoscenza?...
Fatto grave, quello di Rozzano, nell’hinterland milanese quando le
famiglie si dividono sulla festività di
Natale, tra chi in sostanza per interessi
sociali di conservazione pensa di fare
persino un tatuaggio del Crocifisso
sulla fronte di ognuno di noi, o chi al
tempo stesso vorrebbe simboleggiarlo
anche sulla Bandiera Italiana, mentre
altri con atmosfera di rinnovamento,la
considerano una festa laica. E sempre
per la festa di Natale una Scuola a
Sassari rifiuta la visita del vescovo.
(La Repubblica, pag. 22, 1 dicembre
2015). Ma, secondo il nostro punto di
vista, Natale nella sua essenza di rituale
popolare, c’entra ben poco quanto
invece la difesa e la crescita dei propri
interessi economici che nei linguaggi
di festività, come Natale e Pasqua,
incentivano di molto i loro affari.
Il problema, pertanto, non è Natale
in se stesso, quanto i rapporti tra lo
Stato italiano e quello Vaticano che
hanno volutamente dimenticato e
stravolto l’Italia del 1870 facendo
confondere Natale e le altre feste
religiose con il bigottismo che non ha
nulla a che fare con Gesù. Quindi il
vero problema di Natale, oggi, non è di
cantare o meno in senso demagogico
“Tu scendi dalle stelle...”, ma il modo
invadente di una certa pubblicità, come
quella alimentare, che caratterizza
l’avvenimento natalizio mostrando in
televisione il panettone nella bocca di
bambini e di adulti in modo a dir poco
scioccante. Così, come riferimento
orientativo, la nostra risposta. Il Natale
in sé è certamente molto problematico
a cospetto i millenari settarismi che
dividono i cittadini del nostro Pianeta
in santi e diavoli, intellettuali e cafoni,
in ricchi e poveri. Per cui un tema,
questo, difficile da affrontare in
costumi chiusi come i nostri dall’Occidente all’Oriente, tra potere di
abbuffamento e sbadigli di povertà.
Dove tutti con le proprie strategie
insistono ad essere quello che in verità,
di natura, non sono, esprimendo la
26
ARTECULTURA
palese contraddizione.
E così riferendoci a certe sorvolate
convenienze di sofisticati linguaggi,
diremo che non esiste un ‘ “arte sacra”
senza profanare la coscienza di
propaganda opportunista ed a riguardo
aveva certamente più ragione Platone
che, grosso modo, considerava l’arte
una copia della realtà. E così dicasi
per la “guerra santa”, nemmeno come
metafora, in quanto i santi sono tali
per i grandi meriti umani e di pensiero
che li contraddistingue tanto nelle
azioni quanto nel sublime intellettivo.
Poiché detto al contrario, si rischia di
far passare un detenuto omicida o per
furto un degno benefattore. Le poche
contraddizioni menzionate pensiamo
che bastino per inquadrare il discorso
in un’atmosfera di coerenza in cui il
profondo senso dell’equilibrio potrebbe essere la strada maestra per
appacificare un po’ questo nostro
inquieto mondo troppo schiavo di
quelle aberrazioni di classe che
umiliano la libertà del cervello. Specie
ai nostri giorni in cui l’uguaglianza tra
l’uomo e la donna sembra che sia
soprattutto nel cervello. Una recente
scoperta che, se vera, potrebbe
equilibrare da sola molti scompensi
della nostra vita così troppo intrisa di
malafede per vizio di potere. Un aspetto
che tutto sommato, e detto a chiare
lettere, psicologicamente riguarda
solo un’appropriata maschera della
paura tanto utile alle strategie del
potere per eludere le sue dirette
responsabilità, come la disoccupazione, la violenza e la guerra. Ed è
beneappunto la paura di perdere
gli ambiziosi privilegi di arbitrario
comando e di comodità di potere che
induce poi alla diffidenza tra le persone
ed alle stragi degli innocenti.
Ma ritorniamo alla scuola ed al
Presepio di Natale per sottolineare
che nella Poesia della natura, che
Artecultura sostiene da sempre, esiste
di autorigenerazione all’infinito, tutto
l’indispensabile equilibrio affinché gli
uomini restino vicini e si comprendano
di sentimento. E l’equilibrio si forma
facendo convergere i contrasti per
l’opposto altrimenti non sarebbe
equilibrio. E solo sufficiente saperlo
conoscere nella personale profondità
spirituale che poi regola il nostro
rapporto con l’esterno della vita e del
mondo. Ebbene Natale per noi non è
un’abusata cantilena, ma a ben ravvedersi sulle proprie posizioni culturali, potrebbe benissimo essere una
pietra angolare che sostiene il cosmo
nel quale c’è posto per tutto e tutti: per
l’Induismo, il Buddismo, il Cristianesimo, l’Ebraismo, l’Islam, per le
grandi e meno grandi religioni, che
potrebbero benissimo esprimere la
propria pietra cantonale e reggere
insieme l’equilibrio del mondo. Ma
dobbiamo conoscere la Poesia della
natura che rispecchia la realtà e la
spiritualità del cosmo.
Quel Grande Museo Naturale
Universale nel quale sorgono e si
confrontano le idee, gli uomini s’incontrano e verbalmente si scontrano a
ricerca d’equilibrio e non della violenza e della guerra. E se la nostra
mente resta invece bloccata ai settarismi del passato, in tal caso non si va
da nessuna parte e si è costretti ad
accettare la personale caduta nel precipizio di un falso destino. Ed anche il
Natale può incontrare la fine che non
si pensa. La spiegazione della nostra
vita, come del mondo, è solo un fatto
culturale, una penetrazione continua
della conoscenza che si manifesta e
ingrandisce la consapevolezza umana.
Per cui il mondo della Poesia della
natura non lo dobbiamo confondere
con la disciplina letteraria, che va
rispettata studiata ed evoluta fino a
farla amalgamare con quella della
natura. Le religioni, a dir vero, per
essere veramente tali, non dovrebbero
avere gerarchie che sono la negazione
risoluta della Poesia della natura.
Questo il punto critico su cui riflettere
per sublimare di continua unità il senso
della vita senza delegarla alle frammentazioni delle gerarchie che, anche
contro la propria volontà, di sistema
spengono l’armonia che tiene in piedi
il mondo. Circa cento anni fa quando le
donne non facevano il militare e lo
Stato non affossava di debito pubblico,
il Presepio di Natale, di costume, era
molto vicino alla sua origine, e l’umiltà
si manifestava in allegria popolare
senza ripensamenti. Ed il Presepio
quando eravamo ragazzi era di nostra
ideazione, tra vicini di case che di
volontà ci prestavano allo scambio.
Alcuni andavano a reperire il muschio
dai tronchi delle querce, altri l’alloro,
l’edera e il rosmarino per l’addobbo,
ed ancora altri pensavano alla creta per
lavorarla e simboleggiare il Gesù
Bambino, Maria e Giuseppe, genitori
putativi, le pecore e l’asinello, mentre
taluni si prestavano al reperimento delle
piccole candele per illuminarlo di gioia
e senza alcuna invidia. E in tutta
franchezza, eravamo felici. Natale non
aveva nessun soffocamento forzoso.
Oggi, invece, le ricorrenze natalizie e
non solo, sono cambiate, il Natale è
una industria sfacciatamente commerciale, basta vedere come si
pubblicizzano dolci e liquori in
televisione o si tagliano alti alberi
della propaganda triviale che fa
risentire anche la più sentita partecipazione. La festa di Natale deve
avere un suo contenimento di spontanea
armonia, al contrario si casca nella
droga psicologica del soffocamento
consumista che non ha proprio nulla
con il Natale della generosa tradizione,
anche a cospetto degli immani pericoli
di sopravvivenza che si paraventano ai
nostri giorni. Non si ode ancora una
voce religiosa o laica di Natale che
menzioni la necessità di un disarmo
culturale, di invitare a parlare del
problema nelle famiglie e soprattutto
nelle scuole, televisioni ed altri mezzi
d’informazione che farebbe sorridere
Gesù per i credenti e per i non credenti
una convergenza sensibile di necessità
per l’equilibrio della vita di tutti.
Papa Francesco, che noi stimiamo, non deve però ignorare quanto
sia urgente la smilitarizzaione della
donna se davvero si vuole che la
Famiglia rinasca come Sorgente
universale di affettività e Scuola di
Umanità senza maestri.
Giuseppe Martucci
Bar asiatico
Turismo-Poesia della Natura
VENOSA
Venosa (Venusia in latino, Venòse in dialetto
lucano) è un comune italiano di 11.893 abitanti della provincia di Potenza, in Basilicata,
situato nell'area del Vulture. È uno dei 196
comuni iscritti all'associazione "I borghi più
belli d'Italia", assieme ad altri quattro della
regione: Acerenza, Castelmezzano, Pietrapertosa e Guardia Perticara. La cittadina, probabilmente fondata dalle popolazioni
latine, fu strappata dai Romani ai Sanniti nel
291 a.C. dal console Lucio Postumio Megello,
che ne fece una colonia latina, ove si trasferirono circa 20.000 individui. Dopo la battaglia di Canne (217 a.C.) vi riparò il console
sconfitto Gaio Terenzio Varrone. Durante la
seconda guerra punica, nel 208, vi morì il
console Marco Claudio Marcello, attaccato
da Annibale durante una ricognizione. Con
la caduta dell'impero romano e il conseguente
avvento dell'era medievale, Venosa fu soggetta a ripetute occupazioni da parte di popolazioni barbariche dal V secolo. Dopo un
continuo avvicendarsi di signori feudali,
la città fu concessa in feudo agli Orsini
nel 1453. Fu portata in dote nel 1443 da
Donata Orsini al duca Pirro Del Balzo, che
fece costruire il Castello (dal 1460 al 1470)
e la concattedrale di Sant'Andrea (di cui si
conosce solo la data di terminazione, 1502,
e di consacrazione, 1531). Subì danni notevoli e alcuni morti a causa del Terremoto dell'Italia centro-meridionale del
1456.Con l'unità d'Italia, nel 1861 fu conquistata dai briganti del rionerese Carmine
Crocco. Nel 1889, Giustino Fortunato ricevette la cittadinanza onoraria per il suo
impegno profuso nella costruzione della
linea ferroviaria Rocchetta-Gioia del Colle. Da rilevare, inoltre, che è la patria del
poeta latino Quinto Orazio Flacco. Ogni
anno si svolge il Certamen horatianum,
una gara di traduzione e commento storico-letterario delle opere di Orazio, che si
tiene ogni anno nella sede del Liceo Classico Statale "Q. Orazio Flacco". Nata nel
1986, la manifestazione, inizialmente a livello regionale, ha raggiunto, gradualmente, un riconoscimento nazionale nel 1992
e possono parteciparvi anche allievi di altre
scuole europee a indirizzo classico.
Stacco la spina dalle stragi terroristiche avvenute
nel novembre scorso in Francia e dalle incredibili
notizie denunciate con un anatema dal Pontefice,
a proposito degli sprechi dei cardinali che vivono
a Roma in case di lusso e delle pratiche in uso in
Vaticano, dove si pagano tangenti per velocizzare
la nomina dei Beati, per diventare Santi. Alla luce
di ciò, da buon samaritano, come mi definisce la
figlia, preferisco raccontare la tranquilla vita
sociale che scopro in un bar asiatico a Milano,
dove i cinesi hanno rilevato tanti esercizi in varie
zone della città.
In uno di questi bar tabacchi, provvisto di
Lottomatica, Totocalcio e slot machine, mi fermo
talvolta per guardare in Tv le partite di calcio in
diretta. Il titolare di questo spazio è un uomo
piuttosto scorbutico ( lo scorso agosto, col locale
invaso da una fastidiosa aria condizionata,
brontolò con me nel suo idioma che mi tradussero,
perché uscivo e rientravo più volte dal bar
provocandogli un consumo eccessivo di energia
elettrica), che non lavora, ma lascia tale compito
all’educata moglie e agli approssimativi figli nati
a Milano, due ragazze e un maschio taciturno e
menefreghista, che si alternano al banco.
Interessanti invece i frequentatori, per lo più
operai e pensionati, anche di etnia diversa, che mi
stupiscono entusiasmandomi, quando provano
a socializzare, tramite il più gettonato dei loro
interessi; vale a dire il mitico“Gratta e Vinci”, che
da rito solitario diventa collettivo a favore di un
gruppo: accostano più tavolini e raspano in
compagnia, con più frenesia e speranza, in una
travolgente e comica ripetizione di gesti, degni di
essere filmati. Tutto ciò avviene con la Tv sempre
accesa, non importando a nessuno cosa trasmetta,
e non produce fastidio ai giocatori d’azzardo
nemmeno il tintinnio delle monete delle
macchinette mangiasoldi, che cadono nell’apposito contenitore metallico.
Tutto questo non distrae l’attenzione dell’imperterrito videogiocatore seduto in prima fila,
che per ore masturba col dito il suo telefonino, al
quale non mi sogno neppure di suggerire di farsi
rinchiudere in una Comunità che cura la ludopatia,
per risparmiare ovvie risposte, o anche spalleggiamenti e intromissioni dei suoi compagni di
merende, interessati solo di sesso, di cibo o di
barzellette grasse, che non mi strappano sorrisi.
D’altro canto, in questo giocoso bar non è facile
trovare uno sportivo che ami il calcio, piuttosto
che incrociare lottomatici, scommettitori, se non
tifosi ultraspinti. I più mi raccontano con dovizia
di particolari che hanno perso un terno per un
maledetto numero che non è uscito oppure la
mancata vincita di una scommessa calcistica,
sfumata per un soffio. Da non dimenticare la
frequenza in questo ritrovo di un impiegato
contabile, super tifoso di fede juventina, che
segue la sua squadra persino all’estero: spesso
arriva qua stanco per le lunghe trasferte calcistiche
e si distrae giocando col suo telefonino digitale,
per non cascare dal sonno.
Personaggio transitorio del bar, è un settantenne
basso, dall’accento siciliano, con occhiali da vista
dalla montatura sottile appoggiati all’estremità di
un grosso naso, il cranio calvo e i capelli
bianchissimi che scendono lunghi a caschetto
sulle spalle; indossa pantaloni larghi alla Charlot,
sotto un giubbotto, dal quale scende a tracolla
una piccola borsa di cotone con disegni colorati.
Una vera sagoma anch’essa da filmare, con un
occhio al televisore e l’altro sul monitor in alto
sulla cassa, sempre perennemente deluso per le
sconfitte subite dalla sua squadra del cuore per
colpa dell’arbitro venduto e perseguitato anche
dalla scalogna perché i suoi numeri giocati al
Lotto non escono mai. Alla fine se ne va
sproloquiando e sbuffando.
Antonio Fomez
ARTECULTURA
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WOZZECK, CARNE DA CANNONE
DI UNA SOCIETÀ SPIETATA
Il musicista Alban Berg
Alban Berg (1885-1935) e il
suo atonale “Wozzeck” (1925),
fantaccino del nulla contemporaneo
della “Turandot” di Puccini (messa in
scena, postuma, nel 1926), eppure
opera tanto diversa, il mondo fiabesco
che moriva con il compositore
lucchese, e invece le nevrosi post
belliche della scuola austriaca che si
offrivano come presagio di ogni
possibile peggio prossimo a venire.
Wozzeck è un soldato senza
guerra. Il suo campo di battaglia è la
vita. Ha una donna, Marie, da cui ha
avuto un figlio. Agli occhi del
perbenismo che lo circonda vive nel
peccato, propaggine insidiosa di un
disordine sociale contro cui puntare
28
ARTECULTURA
le batterie ipocrite
della riprovazione.
Per mantenere questa famigliola messa insieme senza
benedizioni si presta a umili mansioni in caserma,
rade la barba del
proprio capitano
che altro non fa che
umiliarlo, e funge
da cavia per la sperimentazione psico-alimentare di
un medico visionario eppur socialmente allineato e
tetragono.
Vive la marginalità della propria
condizione di sottomesso confidando nell’affetto di
Marie, attratta invece come un’allodola dagli specchietti della vita.
Wozzeck, con la sua giubba d’ordinanza di poco conto, nulla può agli occhi
di quella bella donna insoddisfatta nel
confronto con la brillante uniforme dello
sfacciato tamburmaggiore, che ha
compreso l’anima di falena di lei e la
corteggia, la circuisce e la possiede,
facendola terra di conquista in una logica
del vivere che, restasse in questi soli
ambiti, potrebbe ancora essere il plausibile
amaro della vita.
Ma il tamburmaggiore non è solo
un fragoroso condottiero di banda
musicale. È un militare, la sua anima
guerriera lo porta a esibire la conquista
come un trofeo, buttandola in viso alla
vittima del tradimento, in una affermazione di potenza e prepotenza che
fa dei deboli altrettanti prigionieri di cui
disporre a proprio piacimento. Irride
Wozzeck, lo provoca, lo picchia, maschio
dominatore che vuole la prostrazione del
vinto in un rituale da branco che lo
legittima nel dominio dell’intimità della
femmina.
Wozzeck, schiantato nell’anima,
reagisce nel peggiore dei modi: la sua
razionalità già provata lo fa sentire pedina
estranea a quella partita del mondo, e gli
arma la mano con un coltello col quale
uccide Marie, l’atavismo a impossessarsi
del suo essere uomo. Il resto è
contrappasso simbolico, perché nel
tentativo di nascondere l’arma, la porta
con sé sempre più lontano nell’acqua del
fiume, vittima sacrificale che ha dilatato
i confini del sacrificio e viene ricondotta
entro i margini del proprio ruolo di vinto.
Annega, suicida inconsapevole che, nel
proprio ultimo atto mascherato dalla
convenzione dell’assassino che cerca di
nascondere le prove, vive invece
l’inconscio del non sapere più di che
vivere, e insieme con l’arma insanguinata
cerca di cancellare l’inutilità beffarda
dell’esistenza. Rimane il bambino, solo,
vittima di un disordine di anime blasfeme
nei confronti del dio della sua innocenza,
votato a un destino che in partenza si
presume senza carità.
Opera dal forte impatto drammatico, la musica ad affrontare e
percuotere per convincere, le vocalità
prese da un vortice sonoro coinvolgente. La versione da poco vista
alla Scala per l’ottima regia di Jürgen
Flimm può essere considerata esemplare, validi orchestra e cantanti,
lodevole il pubblico non numeroso
ma entusiasta, per la chiusura di una
stagione di particolare interesse,
cafoneria dei turisti da Expo in sandali
e polo zuppe di sudore a parte.
Giovanni Chiara
Umanità poetica - Costume poetico
“La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni”
Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della
poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione.
Per facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio
la redazione si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere
divulgativo, di stimolo culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli
Autori. . Dei componimenti pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali.
AL CHIARO
POSTMODERNO DI LUNA
Lieve piano sereno e senza osare
Proferire ancora possibili tormenti,
mi consolo al ricordo dei tuoi occhi
giocosi,
le tue forme, espressioni, parole,
domande...
e sento di amarti, riconoscente.
Non c’è guerra, non c’è pace mai,
nemmeno - lo credevo - entropia.
Ci siamo noi, ora lo so, non andare,
dammi la mano - te ne prego - afferrami
se ancora atro scivolerò.
Non voglio perdermi,
lasciarti andare via
con il sorriso che ogni giorno regala
la nostra dinamo d’armonia
Riccardo Rossi
VOLANDO ALTO
Stuoli di povertà
branchi d’emarginazione
tratta delle donne,
di bambini e d’ignoranti.
Piazze di malviventi
cresciuti tali
come tali innestate
dall’arroganza, dalla violenza
e dall’intelligenza.
E politici svergognati
su pulpiti assisi
a disseminare l’intolleranza.
Televisori accesi
computer, telefonini
e docenti a professare un credo
senza religione.
Volando alto sul mio pianeta
anche questo vedo
e scelgo di restare sulla terra
nel mio orticello
potando qualche ramoscello qua,
là seminando,
cogliendo un fiore...
Antonio Giuseppe Malafarina
SOLIDARIETA’
VORREI
Oltre le mura
scrostate
vi è un bel cortile.
Vorrei che così fossero felici
tutti i bimbi del mondo
come queste rondinelle
che volteggiano in girotondo
qui, davanti ai miei occhi.
Case di ringhiera.
Piccolo mondo
di diverse etnie.
Oltre le mura
scrostate esiste la solidarietà.
Pace fratelli.
Marialda Ciboldi
SINTESI
Respiro breve...
Segmenti d’amore
seminati per caso
lungo vie
dove cielo e terra
s’incontrano.
Timido raggio
di felicità.
Maria Teresa Mosconi
IO
Una luce soffusa
intorno il silenzio.
Il lento consumarsi di una sigaretta
e i miei pensieri
che con il fumo svaniscono...
Mi affaccio alla finestra:
la luna sembra sorridermi
mentre una lacrima scende sul mio viso.
Sorella luna
testimone della mia tristezza
compagna di solitudine
Luisella Ruzza
SPIGA
Spiga di frumento
macinata,
diventerai pane bianco
per nutrire il mondo!
Fabio Gibillini
E sono mille grida di gioia
mentre s'inseguono liete
e poi attraversano finestre senza vetri
di una casa
non finita
lasciata così
proprio per loro
per il loro garrire
per il loro volteggiare spensierato...
Quando tutti i bimbi
del mondo
nessuno escluso
potranno giocare allegramente
in un prato di margherite e papaveri
lasciato così
proprio per loro
perché della loro gioia
si lasci inebriare ogni cuore
perché la loro semplicità
possa annebbiare
ogni voglia di superbia
di potere?
Anna Maria Indelicato
FEBBRAIO
Vigilia di primavera - la voglia a fare
la ripresa a lavorare di buona lena
e cantare a ritmo di cielo aperto
scacciando il freddo e la paura
tra scarpe rotte e piedi gelati
sorrisi solo dalla primizia
d’una viola
ch’erge allegra
sull’orlo della siepe
campestre - non spara
e non prega e non ingiuria
l’equilibrio a esserci il suo desiderio
Giuseppe Martucci
ARTECULTURA
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Le immagini, dall’alto di sinistra a destra: Cornacchia - Civetta - Merlo - Cardellino - Upupa - Tortora - Pernice - Quaglia, acquarelli cm.15x18
Claudia Ullasci:
PAROLE E IMMAGINI DI FANTASIA
GLI OLMI
AUTUNNO
Gli olmi secolari
tagliati e distrutti
tolsero per sempre
l’ombra allo stradone
Mattino di rugiada.
Una lentissima
chiocciola
scia sulla canna. (19.4.1994)
Di quegli alberi
ascoltavo le quotidiane
vicende nascoste.
COCCINELLE
Lo stormire degli uccelli.
Il fruscio del vento.
Il gocciolare della pioggia
da foglia a foglia
e alla pozzanghera. (26.1.1985)
PECORE
Su prati caldi e verdi
pecore gonfie sdraiate
ruminano lente. (18.2.1993)
Deboli agnelli portati
in spalla e in braccio.
Tenerezza di pastori. (18.2.1998)
Il grifone nero
vola basso
in direzione della greggia.
Agnelli impauriti
cercano le madri. (18.2.1998)
30
ARTECULTURA
Al tempo delle coccinelle
rosse, gialle, arancioni e punteggiate,
una la prendevo in mano
e lenta cantilenavo:
“Coccinella coccinella,
io non so chi tu sia,
vola vola dalla mano mia
e lontano portami via...”
Essa apriva le elitre convesse
e con le ali membranose
volava lontana nell’aria
per non più da me tornare. (11.8.2002)
IL SUONATORE DI
LAUNEDDAS
Tutti lo chiamavano Fenè,
il giovane uomo adulto
che per la festa in Siurgus
suonava ‘is launeddas’.
Forse, se le costruiva da sé.
Forse, erano in numero
di cinque canne che muoveva
col fiato e con le mani.
Era un suono vibrante,
dolce e melodioso per l’anima
che incantava i fanciulli.
Ci ricordava estasiati
il magico pifferaio
del libro scolastico.
LA BAMBOLA
Ti creavo,
ti animavo,
poi ti ninnavo.
Che tenerezza
o bambola di pezza !
Che giochi! Che sogni!
Poi ne ebbi
una esile e rigida
di ceralacca e paglia.
Capelli biondi di stoppa
e li credevo filamenti
di granoturco fiorito!
Poi ebbi la tirolese
di stoffa, grassoccia,
imbottita e colorata,
sorridente sempre. (3.4.1993)
Claudia Ullasci
LIBRI
a cura di Aoristias
Ugo La Pietra
ABITARE CON ARTE
Triennale Design Museum ha presentato lo
scorso 10 dicembre il libro di Ugo La Pietra Abitare con Arte, edito da Corraini,
che ripercorre ricerche e opere dell’autore
dagli anni sessanta a oggi nell’ambito delle
arti applicate e del design. Triennale Design
Museum conferma così l’attenzione all’attività di La Pietra, cui ha dedicato nel 2014 la
mostra monografica e il catalogo Progetto disequilibrante. Suddiviso in sedici capitoli (che spaziano dalla Sinestesia delle
Arti al Sistema Disequilibrante, dal Neoeclettismo all’Abitare il tempo, dal Design
territoriale al Merchandising museale, fino
alla Didattica) il libro mette in evidenza il
contributo che Ugo La Pietra ha portato
all’evoluzione della disciplina del design
attraverso progetti e opere nonché attraverso l’attività editoriale, ricca di pubblicazioni e saggi, e quella didattica.Il libro
evidenzia come nella pratica di La Pietra
appaia spesso l’urgenza di affrontare alcuni ambiti di ricerca che il design, durante gli ultimi decenni, ha spesso trascurato,
come i “rituali domestici”, il rapporto con
la cultura del fare e l’artigianato, la
conflittualità tra tradizione e innovazione,
il design territoriale, il merchandising
museale.Inoltre, la capacità di La Pietra di
operare dentro e fuori gli ambiti disciplinari, gli ha consentito di sviluppare continui scambi tra le varie discipline, contribuendo così all’evoluzione delle arti applicate. Ugo La Pietra ha sviluppato dal 1962
un'attività tendente alla chiarificazione e definizione del rapporto "individuo-ambiente". All'inizio di questo processo di lavoro
ha realizzato strumenti di conoscenza (modelli di comprensione) tendenti a trasformare il tradizionale rapporto "opera-spettatore". Ha operato dentro e fuori le discipline dichiarandosi sempre "ricercatore”.
CON LE MANI, CON I PIEDI
Mondadori Electa
Electa pubblica in collaborazione con Carpisa
Con le mani, con i piedi, un progetto di
charity che si concretizza in un libro. C’è
chi con le mani e con i piedi ha costruito il
proprio destino e ha cambiato quello degli
altri. E c’è chi mani e piedi non li ha mai
potuti usare. Questo libro mette i primi al
servizio dei secondi. Tredici personaggi che
devono a mani o piedi il loro successo in diversi campi – dalla musica all’arte culinaria,
dallo sport all’artigianato alla medicina – visti attraverso l’obbiettivo di Giovanni Gastel
e intervistati da Marina Misiti. Lo scopo di
questo volume è sostenere alcune attività di
riabilitazione rivolte ai bambini affetti da deficit neuromotorio, bambini “speciali” la cui
unicità, come scrive Valeria Parrella nella
sua introduzione, li accomuna alle persone
ritratte in queste pagine. I proventi del volume andranno a sostegno delle attività del
Servizio di Neuroriabilitazione Infantile
dell’I.R.C.C.S. Fondazione Santa Lucia di
Roma, che da anni affianca le famiglie di
tanti bambini disabili.
Isabella Michela Affinito DALLE RADICI ALLE FOGLIE DELLA POESIA
Edizioni Eva
Nell’evocativa poesia di Isabella Michela
Affinito emerge come dato primario una
sensibile capacità di entrare in sintonia con
il meraviglioso mondo degli alberi. Esseri che
l’autrice, a suo modo, spiritualizza e conferisce loro un linguaggio, una concreta
realtà esistenziale. Dal piano della metafora si passa alla realtà individuale di sentimenti, emozioni, desideri che compenetrano l’uomo e l’albero. Il linguaggio della
poetessa è limpido, asciutto, di immediata lettura e di intensa integrazione tra l’elemento
arboreo e quello umano, con vivace e suggestiva dialettica.
Francesco Piscitello, L’APOSTOLO
TRADITORE, processo a Giuda Iscariota - Edizioni Nuove Scritture
Brillante clinico, specialista in cardiologia,
Francesco Piscitello nel contempo ha una
lunga e raffinata frequentazione con il mondo della letteratura. Diverse sue raccolte di
poesia, come di racconti, hanno suscitato l’interesse del pubblico e della critica specializzata. Un positivo percorso che si conferma
anche in questo suo recente lavoro teatrale
incentrato sulla figura di Giuda, il traditore
per eccellenza. Nello snodarsi del testo, rigoroso ed asciutto, l’aspetto storico-culturale si innesta nella dinamica giudiziaria che
accompagna la tensione narrativa. Pur proiettata in una lontana provincia romana di
2000 anni fa, l’atmosfera che acutamente
Piscitello fa rivivere, si carica di quella attualità indagante e sensibilmente curiosa che
finisce, tramite il riferimento simbolico-religioso, per interpellare identità, senso personale e collettivo. Gesù, Maria, Ponzio Pilato divengono le figure-emblema di questa
costante interrogazione che inconsapevolmente o meno plasma e definisce l’orizzonte delle nostre contraddizioni. Sulle quali
Piscitello innerva la sottile pregnanza delle
sue riflessioni nel teatro della vita e del pensiero.
LA CHIESA DI VETRO
La Storia - Il Restauro
Electa pubblica un volume dedicato alla chiesa della Nostra Signora della Misericordia di
Baranzate, edificata tra il 1956 e il 1958 da
un team di progettisti composto da Angelo Mangiarotti, Bruno Morassutti e Aldo
Favini. Chiamata Chiesa di vetro per il suo
involucro architettonico, la chiesa di
Baranzate, come scrive Rafael Moneo nella prefazione del testo, “si avvicina, perlomeno nelle
intenzioni, al tempio greco”, perfetto nelle forme
e nell’impiego della conoscenza tecnica.
ARTECULTURA
31
Enzo Brambilla
SENTIMENTO COLORE POESIA
2
1
Gli ultimi lavori di Brambilla - in maggior parte su tela - sono una chiara apertura alla ricerca coloristica di forte impatto. Per altre opere, invece, l’artista
rivolge la sua attenzione a studi con toni delicati e con colori velati quasi silenti
di un lirismo onirico.
Brambilla ancora una volta dimostra una versatilità compositiva e di vedute,
passando dall’acquerello alla pittura acrilica con cromatismi ed intuizioni che
offrono al fruitore nuove visioni e spettacolarità.
Si vuol notare la tela omaggio al grande Pino Daniele, con la sua meravigliosa
musica “Napoli mille colori”. Opere di Brambilla fanno parte di varie collezioni private. Una pittura che si dipinge per lo più sull’essenze delle cose per appagare quella congeniale raffinatezza che n’elogia il principio dell’estesa liricità
che sensibilizza un raffinato senso d’infinito nella costante che da un principio
materico poi evolve il dipinto alla purezza spirituale della poesia. Infatti il
colore in tutte le sue tonalità e versioni riveste sempre una manifestazione distensiva, riposante, un senso di conviviale che stimola alla vicinanza dell’emozione che convive compiacente con il dipinto come se l’immaginario di un cielo mai visto, di sorpresa possa configurarsi per convivere, in armonia. Aoristias
Referenze:
1. Casa d’aste Meeting Art Vercelli
(prima casa d’aste italiana)
2. Casa d’aste Santagostino, Torino
3. Casa d’aste Viscontea, Milano
4. Pubblicato su ArtPrice
5. Pubblicato su Agenda del Collezionista anno 2014-2015, Centro Diffusione Arte editore
6. Sito personale
Facebook https://www.facebook.com/
enzo.brambilla.73?fref=ts
7. Sito personale
https://sites.google.com/
siteenzo39brambilla/
32
ARTECULTURA
Le opere:
1-Napoli 1000 colori, acrilico su tela 40x40
2-Dittico La noia del blu, acrilico su tela, 40x20
3-Campo di girasoli,acrilico su tela 20x20
4-Enzo Brambilla
5-Volo di gabbiani, acrilico su tela, 20x30
6-Dittico Splash, acrilico su tela, 60x40
7-Risvegli, acrilico su carta 35x30
8-Cielo sopra Berlino, acrilico su tela 30x25
9-Kaos, acrilico su tela, 15x20
10-Selene, acrilico su tela 20x20
11-Sotto un manto di stelle, acrilico su tela 30x40
3
4
8
9
5
6
10
7
11
ARTECULTURA
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La Donna
MADRE DEL DISARMO
XLIV Edizione di Poesia Pace. Scadenza 15 luglio 2016
Riflettere sull’affettività di una madre stimola la fiducia
Aderire alla nuova rassegna poetica indetta da Artecultura, significa alimentare lo stimolo della fiducia che domanda ed
appaga d’equilibrio la persona nel rapporto con se stessa e la convivenza. Nell’affettività di una madre vi è la fonte originale
della ...LIBRI....LIBRI..
Poesia della natura, energia creativa perché riflettendo su di essa si comprende meglio e più all’origine come diventare
persone del necessario autocontrollo senza contraddirsi e pertanto di trascendere con gli aspetti particolari e generali della
vita singola e di moltitudine. Tutte le Donne sono uguali MADRE DEL DISARMO.
Pertanto l’adesione a la Donna MADRE DEL DISARMO comporta la collaborazione diretta del tuo componimento
poetico che faccia specifico riferimento sulla personale riflessione, affinché nell’insieme del confronto con le altre
collaborazioni, si possa delineare di chiarezza culturale il perché della Donna MADRE DEL DISARMO.
Poesia: l’adesione all’annuale nuova iniziativa la Donna MADRE DEL DISARMO può essere
effettuata tramite 1 (uno) componimento che non superi i 35 versi per essere accettato e pubblicato
con qualche riga di commento (non più di 5) sul suo perché da riprodursi a fondo pagina dello stesso
componimento. Saggistica: l’invio di 1 (una) sintesi saggistica (corpo 10 che non superi le 25 righe
A-4 per essere accettata ed inserita esclusivamente in formato DOC nella nuova antologia 2016. In
modo che il breve saggio nel confronto con altri sia di stimolo culturale ai fini di una libera “Cultura
per la pace”, seminato non-violento per un Costume poetico che renda i giorni più sereni al cammino
dell’uomo. Partecipa e fai partecipare!
Regolamento
1) L'adesione alla XLIV Edizione di Poesia Pace dal tema la
Donna MADRE DEL DISARMO è gratuita.Si aderisce con
1 solo componimento poetico o saggistica in duplice copie
firmate anche di autografa. L'iniziativa si autogestisce nello
spirito di Artecultura orientata all’equilibrio della convivenza.
2) Sono invitati quanti si sentono impegnati nella poetica ricerca
della Pace, ideale di ogni libera persona umana. L'iniziativa non
assegna premi di classifica e gli Autori formalmente prescelti
per l'inserimento nel volume antologico Donna MADRE DEL
DISARMO 2016 riceveranno il Diploma di solidarietà, ed una
riproduzione artistica della copertina del volume.
3) Alla consultazione dei componimenti è preposta, a solo titolo
di verifica formale, una Commissione di varie attività sociali.
4) La presentazione del volume sarà a fine novembre in data e
luogo opportunamente comunicati come per le passate edizioni.
5) Al ricevimento dell'esito dell'adesione l'Autore aderente s'impegna a comunicare il numero delle copie del volume che intende
acquistare, al costo economico di Euro 5 al volume a parziale
sostegno di realizzazione ed il restante del volume a collocazione gratuita particolarmente nelle scuole ed ospedali.
Alla presentazione del volume Donna MADRE DEL DISARMO 2016 gli Autori aderenti sono tenuti ad essere presenti o
delegare persone di fiducia per il ritiro dei volumi ordinati e il
dovuto per regolamento, impossibile a domandarli nel tempo.
Poesia,
una
sola
ogni
aderente,
spedita
duplice
copia
6) 6)
Poesia,
una
sola
perper
ogni
aderente,
vava
spedita
inin
duplice
copia
firmate
di
autografa,
alla
Segreteria
c/o
Artecultura
Via
Ciovasso
firmate di autografa, alla Segreteria c/o Artecultura - Via Ciovasso
- 20121
Milano
o servirsi
dell'indirizzo
- [email protected]
1919
- 20121
Milano
o servirsi
dell'indirizzo
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Saggi,
1
(solo
per
ogni
aderente)
vanno
inviati
esclusivamente
per
Saggistica, 1 (solo per ogni aderente) vanno inviati
esclusivamente
via
e-mail
all’indirizzo:
[email protected]
per via e-mail all’indirizzo: [email protected]
le Scuole
si richiede
di componimenti
a firma
PerPer
le Scuole
si richiede
l'invio dil'invio
componimenti
a firma collettiva
collettiva
in
modo
da
favorire
la
più
ampia
presenza
scolastica
in modo da favorire la più ampia presenza scolastica nel nuovo
nel nuovo volume antologico. Simboliche Borse di studio
volume antologico. Previste simboliche Borse di studio
7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale
7) Le Poesie ed i Saggi debbono essere inediti, di personale
ispirazione e composizione ed attinenti al tema Costume Poetico
ispirazione e composizione ed attinenti al tema la Donna MADRE
per il Disarmo nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni sono
DEL DISARMO nella più ampia libertà di pensiero. I minorenni
accettati solo con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela.
sono accettati con la prevista firma di chi esercita su di loro la tutela.
Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi.
Non sono accettati componimenti dedicati a persone viventi.
8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali
8) Artecultura si riserva di favorire letture e confronti culturali.
9) In caso di nuove esigenze, il presente regolamento potrà subire
9) modifiche
In caso di nuove
esigenze, ill'attività
presentediregolamento
potrà subire
che migliorino
Costume Poetico
per il
modifiche
che
migliorino
l'attività
la
Donna
MADRE
DEL DIDisarmo - "Cultura per la pace" 2014.
SARMO.
Si può
partecipare
entrambe
sezioni.
L’adesione
è limitata
ad unaadsola
sezioneleper
Autore.
10) Gli aderenti accettano il presente regolamento in ogni sua parte.
10) Gli
aderenti
il per
presente
regolamento
in all'iniziativa
ogni sua parte.
Poesie
e Saggi
fattiaccettano
pervenire
spirito
di solidarietà
Poesie e Saggi fatti pervenire per spirito di solidarietà all'iniziativa
non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura
non vengono restituiti ed entrano a far parte dell'Archivio "Cultura
per la pace" di ARTECULTURA.
per la pace" di ARTECULTURA.
Sede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendeSede nella quale permane l’Archivio di cui tutti possono prendere visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elabore visione consultiva. La proprietà letteraria di tutti gli elaborati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi.
rati è ad ogni effetto pertinente agli Autori dei medesimi.
PARTECIPA E FAI PARTECIPARE!
Informazioni ulteriori e invio componimenti:
La Donna MADRE DEL DISARMO 2016
c/o Artecultura Via Ciovasso 19- 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093
www.artecultura.org e-mail: [email protected]
34
ARTECULTURA
CONCORSi
Giuseppe Siniscalchi: PENSIERI DI PACE, 2014,
verso, tecnica mista su tela, cm. 40x40
PAROLE
RESISTENTI
Non-concorso letterario
in collaborazione con l’A.N.P.I.
Regolamento:
1) Il non-concorso letterario “Parole
(R)esistenti” è rivolto a persone sensibili alle
seguenti tematiche: Resistenza (1943-1945)
e Resistenze (storiche, individuali, sociali, culturali, di popolo, di genere). 2) Il non-concorso prevede due forme di scrittura: poesia
e prosa. 3) Poesia: chi partecipa può inviare
non più di tre poesie (di un massimo di 40
versi ciascuna) inerenti alle tematiche prima
riportate. 4) Prosa: chi partecipa può inviare un unico scritto di un massimo di quattro
cartelle (non più di 6.000 battute, spazi inclusi). Gli scritti in prosa possono essere racconti brevi (episodi storici, di vita, di fantasia), raccolta di testimonianze, saggio breve,
riflessioni personali. 5) Il materiale deve essere inviato per posta elettronica al seguente indirizzo: [email protected].
Per il Regolamento integrale rivolgersi
sempre all’indirizzo [email protected].
Scadenza invio elaborati 30 marzo 2016.
Bando “ORA! Linguaggi contemporanei, produzioni innovative”
Termine per la corretta chiusura della procedura online: 7 febbraio 2016
Termine della procedura di valutazione: 31
maggio 2016. Per scaricare il testo completo del bando e le modalità di partecipazione visitare il sito: www.compagnia
disanpaolo.it alla sezione Bandi. Per informazioni sul bando:innovazioneculturale@com
pagniadisanpaolo.it Per domande tecniche sul
percorso di compilazione:assistenzarol
@compagnia disanpaolo.it
BANDO ENERGHEIA
Promossa la ventiduesima edizione del
Premio letterario Energheia, suddivisa in
diverse sezioni:
Premio letterario Energheia per racconti
brevi, per un massimo di 15 pagine, a tema
libero e rivolto a due fasce di età:
giovani dai 15 ai 21 anni;
adulti, oltre 22 anni
Premio I brevissimi “D.Bia” - racconti brevissimi, per un massimo di 4000 battute, spazi
inclusi, rivolto a tutti, senza distinzione di età,
su un peccato capitale: La gola.
Premio Energheia Cinema, un soggetto per
un cortometraggio, per un massimo di 4000
battute, spazi inclusi, rivolto a tutti, senza
distinzione di età e a tema libero.
La scadenza delle diverse sezioni è fissata per il 3 giugno 2016.
Scarica subito bando energheia 2016_XXII
edizione. Info www.energheia.org
ARTECULTURA
Mensile d’informazione artistica
e culturale - Abbonamenti 2016
normali euro 50,00
sostenitore euro 100
con omaggio di una Grafica a
colori, cm. 50x70 di Artisti
Contemporanei disponibili:
Alfieri, Fomez, Kodra
Intestare: c.c.postale
n.84356302 ARTECULTURA
mensile d’informazione artistica e
culturale - Via Ciovasso 19
20121 Milano
Giuseppe Siniscalchi
FRONTEVERSISMO
Uno degli aspetti che maggiormente invita
al confronto con l’opera pittorica di Giuseppe Siniscalchi consiste in quella sua lucida
determinazione a riannodare i fili tra arte e
spiritualità, a farli convivere - e a nostro avviso ben a ragione - affinché l’elemento
estetico ed il suo messaggio spirituale siano
intrinsecamente connessi nell’opera d’arte.
Pertanto volersi limitare ad una espressione
puramente estetica, formale, oppure dall’altro lato riferirsi all’arte solo in una sua dimensione astrattamente moralistica, priva
di reale incisività, sono due errori da evitare. Da questa importante premessa scaturisce anche il significativo contributo di
Siniscalchi alla riflessione artistica tramite
la sua particolare ricerca: il FRONTEVERSISMO. Di conseguenza il pittore
si confronta con una prospettiva di solido
orientamento umanistico che nelle sue composizioni pittoriche lo porta a intense suggestioni di un paesaggio colto in una sua dimensione quasi favolosa, mitica, in realtà,
acutamente interiorizzata. Nel contempo
l’artista avverte con sensibilità il richiamo
all’arte orientale, alle sue affascinanti
calligrafie e questo, forse, non è un caso.
Proprio l’arte orientale, specialmente nella
poetica del segno, ha saputo (e sa) mantenere quell’equilibrio tra poetica della tradizione e moderna spiritualità che ancora purtroppo sfugge o sembra sfuggire all’arte contemporanea dell’occidente. Comunque nel
mondo globalizzato queste distinzioni tendono a scomparire e ad un artista come
Siniscalchi, che con intelligenza visiva tende
a contemperare oriente ed occidente in
molteplici espressioni, gli stimoli per una sua
sempre più attenta e personale presenza
nel linguaggio artistico contemporaneo non
dovrebbero certamente mancare. Anzi ormai non sono neppure solo stimoli ma - a
ben vedere - effettive e solide premesse
che la sua arte documenta e con ponderatezza persegue.
Marpanoza
dal 1967, l’Informazione Artistica
su Artecultura è presente in anteprima e per un intero anno su Internet.
Il pdf è scaricabile dal sito
www.artecultura.org
Da ottobre del 2014 ad oggi, la rivista mensile ha dato un nuovo risalto
all’arte contemporanea, pubblicando
la copertina ed un ampio servizio all’interno di 4 pagine a colori di artisti, pittori e scultori senza limiti
anagrafici né di tendenze, puntando
sulla qualità delle opere. La cronologia delle uscite è la seguente:
Ottobre 2014: Antonio Fomez
Novembre 2014: Sergio Sarri
Dicembre 2014: Fernando De Filippi
Gennaio 2015: Umberto Mariani
Febbraio 2015: Luca Lischetti
Marzo
2015: Mario Benedetto
Aprile
2015: Carlo Nangeroni
Maggio 2015: Paolo Scirpa
Giugno 2015: Paolo Baratella
Luglio 2015: Gabriele Amadori
Ottobre 2015: Luigi Timoncini
Novembre 2015: Ennio Calabria
Dicembre 2015: Paolo Scirpa
Gennaio 2016: Sergio Acerbi
Febbraio 2016: Carlo Nangeroni
- Possibili contatti per incontri
e visite allo studio
- Servizi redazionali su mostre
ed eventi artistici di novità
- Quotazioni redatte da esperto
perito del Tribunale
Intestare:ARTECULTURA
di Giuseppe Martucci
c.c.postale n.84356302
Via Ciovasso 19 - 20121 Milano
www.artecultura.org
- e-mail: [email protected]
ARTECULTURA
35
ASTE
Napoli, Via Caio Duilo 4d/10
da Febbraio 2016
Asta 73 - Gioielli, orologi ed oggetti
BLINDARTE
vintage, argenti, arredi ed oggetti d'arte
SOTHEBY’S
3 FEB 2016 PARIGI | 07:00 CET
RM Sothebys: Paris
3 FEB 2016 LONDRA | TBD
Surrealist Art Evening Sale
11 Febbraio 2016
ore 18:30
Info 081 2395261
GALLERIA PACE
Milano, Piazza San Marco 1
ARTE MODERNA
3 FEB 2016 LONDRA | TBD
Impressionist & Modern Art Evening Sale
4 FEB 2016 LONDRA | TBD
Impressionist & Modern Art Day Sale
10 FEB 2016 LONDRA | TBD
Contemporary Art Evening Auction
E CONTEMPORANEA
25 Febbraio 2016 ore 21
ARTE MODERNA
E CONTEMPORANEA
3 Marzo 2016
ore 21
info 02 6590 147
11 FEB 2016 LONDRA | TBD
D'esposizione Contemporary Art Day
QUITTENBAUM
18 FEB 2016 PARIGI | 02:30
D'esposizione Now!
DESIGN MEETS MOVIE
Monaco di Baviera
24 FEB 2016 LONDRA | 10:30 GMT
Finest and Rarest Wines
8 MAR 2016 LONDRA | 10:00 GMT
Watches
12 MAR 2016 AMELIA ISLAND |
TBD
RM Sotheby's: Amelia Island
15 MAR 2016 LONDRA | 10:00 GMT
Fine Jewels
23 Febbraio 2016
DESIGN
24 Febbraio 2016
www.quittenbaum.de/it/aste/design/
ARTE ROMA Auction
Roma - Via dei Greci 14
ARTE ANTICO e ‘800
ARTE MODERNA E CONTEMPOR.
4 Febbraio 2016
T. 06 3611 231 r.a.
16 MAR 2016 LONDRA | 10:30 GMT
Made in Britain
16 MAR 2016 LONDRA | 10:30 GMT
Finest and Rarest Wines
19 MAR 2016 PARIGI | TBD Orari
D'esposizione Bande Dessinée
22 MAR 2016 LONDRA | 02:00 GMT
Prints & Multiples
MINERVA Auction
Roma - Piazza SS. Apostoli 80
LIBRI, AUTOGRAFI, STAMPE
9 Febbraio 2016 h. 21
T. 06 6791107
ESTENSE Casa d’Aste
APPUNTI DAL MERCATO
FARSETTI
Nel 2015 la casa d’aste FarsettiArte di Prato ha allestito le seguenti vendite:16/18
aprile Importanti Arredi e Dipinti Antichi
– Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo;
29/30 maggio Arte moderna e contemporanea; 30/31 ottobre Importanti Arredi e
Dipinti Antichi – Dipinti e Sculture del XIX
e XX secolo; 27/28 novembre Arte moderna e contemporanea. Il volume d’affari complessivo è stato di circa sedici milioni di Euro, con un aumento del 25% rispetto alle vendite del 2014. Tra le maggiori performances si segnalano: Alberto
Savinio, Monumento ai giocattoli, 1930,
olio su tela, cm 80,5x65,5 550/750.000
742.250; Les Dioscures, 1929, olio su tela,
cm 65x54 200/300.000 730.250; Alberto
Burri, Cretto bianco, caolino e vinavil su
tavola, cm 42x85 350/500.000 525.900;
Umberto Boccioni, Bambina con bambola, olio su tela, cm 117x95 280/400.000
502.100; Enrico Castellani, Superficie
bianca, 1984, acrilico su tela estroflessa
cm 80x120 300/400.000 405.300; Superficie bianca, 1988, acrilico su tela estroflessa cm 100x118 320/420.000 393.20.
Info www.farsettiarte.it
FINARTE
Si sono chiuse lo scorso11 novembre 2015,
al Palazzo della Permanente a Milano, le
prime aste della nuova Finarte S.p.A. con
risultati positivi in particolare per il catalogo di Arte contemporanea, così come per
la sezione dedicata all’arte del XX secolo.
Aggiudicato oltre il 60% dei lotti. Fra i
massimi risultati: le opere di Turi Simeti
Un ovale bianco del 1980,che ha raggiunto il prezzo di 43.750 euro (stima 18.00022.000 euro) l’opera di Gianfranco
Baruchello Città di poeti in fase esplosiva del 1963 che ha chiuso a 40.000 euro
contro una stima di 20.000-25.000 euro, o
ancora Oltre il linguaggio, del 1968, di
Vincenzo Agnetti aggiudicato a 52.500
(stima 15.000-20.000 euro). Battuto per
363.000 euro Senza titolo (Superficie blu)
del 1961 di Enrico Castellani, lotto 58
(stima a catalogo 300.000-360.000 euro).
Info 02 3656 9100
Mantova - Via Ippolito Nievo 8
5-6 APR 2016 PARIGI | TBD Orari
Collection Boutet de Monvel
ANTIQUARIATO E GIOIELLI
13 e 14 Febbraio 2016 h. 16
5 APR 2016 LONDRA | 02:00 BST
Important Ceramics by Pablo Picasso
13 APR 2016 LONDRA | 10:30 BST
Finest and Rarest Wines
4 MAG 2016 PARIGI | TBD
Important Mobilier, Sculptures
4 MAG 2016 PARIGI | TBD
Orfèvrerie, Boîtes en Or et Objets
T. 0376 - 1888012
POGGIO Bracciolini
Firenze - Via Poggio Bracciolini 26
VENDITA SPECIALE | MOBILI,
ARREDI, DIPINTI ANTICHI E
DIPINTI DEL SEC.XIX
1 Marzo 2016
T. 055 685698
www.sothebys.com
36
ARTECULTURA
Le date, come i programmi delle aste, possono essere soggetti a variazioni per
cui Artecultura a riguardo non assume nessuna responsabilità.
DOROTHEUM
Importante serata da Dorotheum il 25 novembre 2015 u.s. per l’asta di Arte Contemporanea Parte 1, in cui sono stati venduti quasi tutti i lotti proposti, molti al di
sopra delle stime, protagoniste indiscusse
le opere italiane e tedesche degli anni ’60.
La “Pittura Oggetto” italiana ha ottenuto
aggiudicazioni di rilievo internazionale e al
di sopra delle stime in catalogo per
Agostino Bonalumi (€ 442.200), Enrico Castellani (€ 417.800) e Gino De Dominicis (€ 222.600). La "Intersuperficie
curva rossa" di Paolo Scheggi ha raggiunto € 393.400 Euro.
Info www.dorotheum.com