Adesso posso dire che l`arte è una sciocchezza

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Adesso posso dire che l`arte è una sciocchezza
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Adesso posso dire che l’arte
è una sciocchezza
Arthur Rimbaud
glorie. La pittura italiana del secondo ottocento è nulla, tutta bravura accademica, retorica esaltativa e
simbolismo patriottico. Fuori tema i
Macchiaioli che, come gli Scapigliati in letteratura e anche in pittura,
cantano per conto loro, nella modestia della macchia luminescente.
Ma è giusto aggiungere che “pittori
della guerra” grandi ci sono stati e
il più grande dei grandi è stato quel
Goya (1746-1828) che, elegante nella giovinezza (aveva imparato dal
super elegante Tiepolo), firma quadri di straordinaria verità espressiva,
quali “I fucilati del 3 maggio1808”,
illuminati dalla lanterna e dagli spari dei napoleonici e, soprattutto, le
incisioni de “I disastri della guerra”,
una più raccapricciante dell’altra,
a ricordarci che ogni gloria militare si fonda sulla barbarie primigenia dell’homo, homini lupus. E dopo? Dopo la grandissima stagione
dell’Impressionismo, parallela -poi-
ché tutte le arti sono trasversalialla grande stagione dei Maudits
poètes, si supera continuamente la
forma, con fughe in avanti (Fauvisme, Espressionismo, Puntillismo) e
ripensamenti e salti mortali (Futuristi) sino ad arrivare al Cubismo e
poi all’Astrattismo. La pittura non
è più la descrizione, sia pure stilizzata, del riconoscibile, bensì dell’ignoto, di una forma nuova aliena dal reale, appunto astratta. Del
resto Sigmund Freud aveva scisso
l’uomo tra un io, già poco incline a
farsi conoscere, e l’es, il vero padrone dell’essere, ma ancora più sconosciuto. E la pittura non si muove
in solitudine: la musica operisticadescrittiva scompare, la letteratura
verista e finanche decadente e dannunziana sparisce sotto la valanga
americana della “Generazione perduta”, così definita dall’intenditrice Gertrude Stein. Il Novecento è il
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a tu per tu con avis | marzo 2012
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