Strumenti di pianificazione a confronto
Transcript
Strumenti di pianificazione a confronto
PIANIFICAZIONE Strumenti di pianificazione a confronto Il caso delle foreste private francesi e del Piemonte di FABIO PESCE La diversa impostazione dei sistemi di pianificazione forestale, soprattutto quando sottoposti a problematiche comuni, valorizza l’analisi comparativa al fine di derivarne degli elementi d’utilità generale. In tale ambito, questo articolo confronta il quadro e gli strumenti adottati in Francia per le foreste di proprietà privata e quelli in uso in Piemonte. Dall’esame emergono delle riflessioni al riguardo dell’evoluzione della pianificazione forestale in risposta ai cambiamenti socio-economici. Il ruolo fondamentale che assume la pianificazione forestale per la gestione sostenibile delle foreste a livello europeo è ereditato dalla tradizione e dalla cultura forestale dei suoi Stati membri (Consiglio dell’Unione Europea 1999; SUBOTSCH-LAMANDE e CHAUVIN 2002). Recentemente molti sistemi di pianificazione hanno subìto delle profonde modifiche in risposta alle mutate attese della società nei confronti del patrimonio forestale. Un comune denominatore di tale evoluzione è il fatto che la pianificazione forestale da strumento per assestare la sola produzione legnosa è diventata il mezzo per conciliare le diverse esigenze di produzione continua di beni e servizi d’interesse generale forniti dal bosco. Tale processo ha seguito le forme ed i sistemi propri ai diversi contesti ambientali, produttivi, amministrativi e culturali. Le maggiori differenze tra i sistemi di pianificazione si riscontrano a livello sovranazionale, ma talvolta anche a livello locale; per esempio nei paesi dove l’amministrazione è maggiormente decentralizzata come in Italia, Austria e Germania (SUBOTSCHLAMANDE e CHAUVIN 2002). Per rendere la pianificazione economicamente e tecnicamente più praticabile è opportuno standardizzare l’impostazione dei sistemi in uso al fine di beneficiare di basi informative e modelli che rendano contemporaneamente l’elaborazione dei piani meno onerosa e le infor- mazioni in essi contenute più facilmente valorizzabili (FERRETTI et al. 2004). Al tempo stesso la varietà degli approcci e delle soluzioni adottate costituisce una risorsa di conoscenze ed esperienze diversificate che si presta all’analisi comparativa al fine di derivarne degli elementi d’utilità generale. Il presente articolo rientra in tale ambito analizzando i sistemi di pianificazione forestale di due realtà distinte che debbono affrontare lo stesso tipo di problematiche: quella francese per i boschi di proprietà privata e quella piemontese. Dal confronto tra le due esperienze di pia- 11 Sherwood N .111 MA GGIO 2005 delle deboli economie di scala di molte unità forestali, rende più difficile giustificare l’adozione dei piani forestali di gestione aziendale. Inoltre sono pochi i proprietari forestali che si dedicano alla selvicoltura con degli obiettivi commerciali importanti ricercando attivamente l’ottimizzazione dei metodi di produzione. Secondo una recente indagine di settore, i cui i risultati sono stati discussi da TOPPAN (2003), la maggior parte dei proprietari privati sono interessati alla gestione forestale per delle ragioni legate alla conservazione di un patrimonio famigliare che spesso hanno acquisito per eredità (i 3/4 dei proprietari hanno ereditato il loro bosco), o per esercitare un’attività secondaria o come passatempo (il 57% dei proprietari è in pensione). nificazione emergono degli elementi di riflessione al riguardo dell’evoluzione dei sistemi di pianificazione in risposta ai cambiamenti socio-economici. PIANIFICAZIONE DEI BOSCHI DI PROPRIETÀ PRIVATA IN FRANCIA In Francia la pianificazione forestale ricade nell’ambito di responsabilità di organismi differenti a seconda del regime patrimoniale del bosco. Dagli anni '60, per i boschi di proprietà privata, che ricoprono il 74% della superficie forestale nazionale, tale compito è assolto da un organismo pubblico animato dai proprietari privati che è rappresentato sul territorio dai Centres Regionaux de la Proprieté Forestière (CRPF). Questi centri assolvono i compiti di sviluppo, assistenza tecnica, divulgazione, formazione e orientamento forestale. I CRPF predispongono le direttive di massima per la gestione forestale a livello regionale alle quali deve conformarsi l’elaborazione dei piani aziendali. Tali direttive, nate negli anni '70 come Orientations de la Production (ORP), sono state aggiornate come contenuti nel 2001 e denominate Schémas Regionaux de la Gestion Sylvicole (SRGS), Inizialmente percepita dai proprietari privati come ingerenza e fattore di controllo da parte degli organi pubblici, la pianificazione è invece oggi promossa dagli stessi come mezzo insostituibile di sviluppo e valorizzazione del loro patrimonio forestale (PLAUCHE-GILLON e MARTIN 1999). La pianificazione forestale risponde alle esigenze della proprietà privata che deve mantenere e migliorare la sua posizione di fronte ad un mercato del legno sempre più competitivo e dimostrare la compatibilità della gestione praticata con l’erogazione dei servizi di natura pubblica sempre più richiesti dalla società. Per soddisfare tali esigenze si è ricercato l’ampliamento della superficie forestale gestita secondo tecniche di gestione sostenibile ed il riconoscimento giuridico degli strumenti di pianificazione quale garanzia e legittimazione della gestione praticata. Il coinvolgimento dei proprietari privati nella gestione e la promozione degli strumenti di pianificazione si scontra con le difficoltà derivanti da una struttura fondiaria frammentata e dalle deboli motivazioni della proprietà. La frammentazione della proprietà fondiaria (il 76% dei proprietari privati possiede meno di 100 ettari di superficie forestale), a causa 12 Sherwood N .111 M AGGIO 2005 L’evoluzione degli strumenti di pianificazione Il primo dispositivo di pianificazione aziendale venne introdotto nel 1963. Si tratta del Plan Simple de Gestion (PSG), ovvero di un piano di assestamento che può avere durata da 10 a 20 anni e la cui adozione è prevista per le proprietà forestali superiori a 25 ettari accorpati. Il PSG è concepito come un piano conciso, pratico e flessibile nella sua attuazione (MILITON e NEVEUX 1999). Può essere redatto dal proprietario stesso, dagli organismi per la gestione comune delle proprietà forestali (cooperative, consorzi ecc.) o da parte dei professionisti forestali. Recentemente il sistema di pianificazione forestale è stato rinforzato introducendo nuovi strumenti. Tale evoluzione è una risposta alla necessità di diminuire il costo della pianificazione per le piccole proprietà perseguendo l’adozione degli strumenti di gestione e, per tale tramite, l’ottimizzazione di produzione legnosa e servizi d’interesse generale. Questa azione ha portato ad agire sia sul livello di pianificazione interaziendale, introducendo uno strumento adatto a dei comprensori forestali omogenei di superficie variabile dai 4.000 agli 8.000 ettari, che sul livello di pianificazione aziendale, allargando i contenuti del Plan Simple de Gestion agli aspetti ambientali e sociali ed introducendo dei nuovi documenti di gestione per le proprietà aventi superficie inferiore ai 25 ettari. Nel primo caso si tratta dei Plans de Developpement de Massif (PDM) di cui hanno facoltà di avvalersi gli organismi di riferimento per la gestione forestale, principalmente i Centres Regionaux de la Proprieté Forestière, e che è stato utilizzato soprattutto nelle aree dove la frammentazione della proprietà è maggiore, in particolare nel Sud della Francia. Questo strumento ha la funzione di identificare le problematiche di un insieme di proprietà forestali di un’area omogenea e di definirne le strategie di pianificazione e sviluppo più appropriate. Queste sono poi messe in atto da parte di una struttura tecnica di supporto specifica per l’area forestale in oggetto. Nel caso delle piccole proprietà la nuova legge forestale del 2001 ha introdotto: il Code de Bonne Pratique Sylvicole (CBPS) ed il Règlement Type de Gestion (RTG). Piuttosto che dei piani, il CBPS ed il RTG sono dei documenti di gestione nei quali, a seconda delle Indice Provvigione Superficie forestale suscettibile di gestione attiva servita da viabilità Legname da lavoro sul totale U.M. Piemonte Francia m3/ha Percentuale sulla superficie totale Percentuale sulla ripresa 182(1) 39(2) 134(3) 95(3) 15(2) 60(3) (1) I dati derivano da elaborazione prodotte dall’IPLA S.p.A. nell’ambito degli studi per la pianificazione forestale territoriale realizzati dalla Regione Piemonte con cofinanziamento dei fondi strutturali dell’Unione Europea. (2) CIELO P. et al., 2004 - La filiera foresta legno in Piemonte. L’Italia Forestale e Montana n° 6. Queto studio fa riferimento ai soli boschi in aree montane, che occupano più del 77% della superficie forestale regionale, ma che come campione rappresentano i boschi localizzati nelle condizioni più sfavorevoli. (3) MINISTÈRE DE L’AGRICOLTURE ET DE LA PÊCHE, 2000 - Les indicateurs de gestion durable des forêts françaises. Tabella 1 - Confronto tra il patrimonio forestale piemontese e le foreste francesi di proprietà privata (valori medi). tipologie di popolamento esistenti nell’area forestale interessata, vengono raccomandate delle opzioni di gestione e le relative tecniche selvicolturali adottabili. Ai proprietari viene lasciata facoltà di scegliere le opzioni più rispondenti agli obiettivi delle loro particelle forestali. Questi si impegnano a rendere conforme la gestione praticata con le opzioni selezionate per una durata di almeno 10 anni mediante una semplice dichiarazione. Il CBPS è predisposto dai CRPF a scala regionale. Il RTG è redatto dagli organismi comuni di gestione o dai professionisti forestali per l’insieme delle proprietà aderenti all’organismo o per l’insieme dei clienti del professionista. La politica della categoria dei proprietari privati accompagna l’adozione di strumenti di gestione forestale a livello aziendale mediante delle misure d’incentivo. Queste prevedono la semplificazione delle procedure autorizzative per l’esecuzione degli interventi selvicolturali. Inoltre sono applicate delle sanzioni nel caso di esecuzione di interventi non conformi alle indicazioni degli strumenti di pianificazione o per la mancata esecuzione delle operazioni previste. Infine per l’elaborazione dei piani o per l’esecuzione di certi interventi di miglioramento previsti dai piani stessi è possibile beneficiare di sgravi fiscali o agevolazioni finanziarie (DE BOHAN e DU PELOUX 2004). IL CASO DEL PIEMONTE Il quadro di riferimento in Piemonte è completamente differente da quello francese, ma gli obiettivi di sviluppo forestale e le problematiche comuni rendono pertinente ed interessante il confronto. L’amministrazione regionale, nell’ambito delle funzioni trasferite dallo Stato a partire dagli anni '70, determina le politiche di tutela e valorizzazione della risorse forestali per l’insieme dei boschi sul territorio regionale. L’azione della Regione interessa sia il patrimonio forestale privato, che occupa il 70% della superficie forestale regionale complessiva, sia quello pubblico per il restante 30%, anche in materia di pianificazione forestale. Sotto l’impulso delle politiche regionali il settore sta attraversando un processo evolutivo che ha determinato un radicale rinnovamento dell’impianto di pianificazione forestale e nuovi impulsi per l’associazionismo (LICINI e TERZUOLO 2001; CORGNATI e LICINI 2004). Grazie ad un disegno di legge forestale, attualmente in fase di studio, l’azione svolta dalla Regione e l’applicazione delle politiche forestali sul territorio troveranno prossimamente un nuovo quadro legislativo organico e completo. Gli obiettivi perseguiti dalla Regione Piemonte nell’ambito della gestione forestale sono i medesimi di quelli visti nel caso francese, incentivo alla gestione attiva e adozione di metodi di gestione sostenibile, ma le difficoltà da affrontare sembrerebbero maggiori. Per esempio, il maggiore disinteresse alla gestione attiva in Piemonte comporta un tasso di utilizzazione medio che non raggiunge un terzo del potenziale produttivo delle foreste piemontesi (CIELO et al. 2004), mentre lo stesso parametro per le foreste di proprietà privata francesi supera i due terzi (PICARD 2004). Le condizioni dei boschi piemontesi sembrerebbero infatti meno favorevoli per le produzioni forestali. In Tabella 1 sono confrontati alcuni dati di sintesi riferiti alle due realtà(1). Il minore tasso di utilizzazione dei boschi piemontesi si riflette in provvigioni più elevate, ma il loro minore interesse produttivo è rilevato dalla più difficile accessibilità (mediamente solo il 39% della superficie forestale regionale suscettibile di gestione attiva è servita da viabilità) e dalla minore dotazione di assortimenti legnosi di maggiore valore (mediamente gli assortimenti da lavoro costituiscono solo il 15% della provvigione totale) . Gli strumenti di pianificazione forestale in Piemonte In linea con i principi stabiliti dagli accordi internazionali sulla gestione delle foreste e le relative direttive nazionali, la Regione Piemonte si è posta l’obiettivo che tutti i boschi, sia pubblici sia privati, siano gestiti in maniera razionale secondo gli indirizzi definiti nell’ambito della pianificazione forestale. L’autorità regionale stessa è responsabile della promozione e della determinazione delle tipologie, degli strumenti e dei metodi di elaborazione degli strumenti di pianificazione forestale per tutti i boschi sul territorio regionale. Negli anni '90, l’IPLA, su incarico della Regione Piemonte, ha definito le basi metodologiche della pianificazione forestale. Con la redazione di 47 Piani Forestali Terri(1) Il confronto è sempre riferito alle proprietà private per il caso francese e all'insieme di proprietà pubbliche e private nel caso piemontese, poiché il sistema di pianificazione in uso in Piemonte non prevede differenze secondo i regimi patrimoniali. 13 Sherwood N .111 MA GGIO 2005 (1) Elaborazioni prodotte dall’IPLA S.p.A nell’ambito degli studi per la pianificazione forestale territoriale realizzati dalla Regione Piemonte con cofinanziamento dei fondi strutturali dell’Unione Europea. (2) TOPPAN E., 2003 - La structure de la forêt privée. Forêts de France, n° 462. 19% gestione forestale in Piemonte. Il PFA è un piano di dettaglio analogo al Plan Simple de Gestion (PSG) francese da realizzarsi a cura di un professionista la cui elaborazione è semplificata grazie alla possibilità di derivare informazioni tecniche dal PFT corrispondente. Il Piano Forestale Aziendale rappresenta uno strumento di gestione la cui elaborazione si giustifica per le proprietà aventi superficie forestale accorpata di almeno 100 ettari o per i complessi che rivestono un interesse di carattere pubblico importante tale da giustificarne l’esecuzione su iniziativa regionale (IPLA 2004). Ad oggi, nonostante che le proprietà forestali aventi superficie accorpata inferiore ai 100 ettari rappresentino l’81% della superficie forestale regionale (Grafico 1), non esistono delle misure specifiche per coinvolgere la piccola proprietà nella gestione sostenibile del patrimonio forestale del Piemonte. Superiore a 100 ha Inferiore a 100 ha 43% 81% 57% Piemonte Francia (boschi di propriet (boschi di propriet (1) pubblica e privata) privata)(2) Grafico 1 - Ripartizione della superficie forestale soggetta a gestione attiva secondo la dimensione delle unità forestali accorpate. toriali (PFT) la pianificazione territoriale dell’intero patrimonio forestale pubblico e privato è ormai completa su tutta la superficie regionale. Il PFT è uno strumento di pianificazione forestale assai più particolareggiato e di contenuti più ampi rispetto agli Schémas Regionaux de la Gestion Sylvicole (SRGS) adottati per le foreste di proprietà privata francesi. E’ realizzato da gruppi di studio pluridisciplari e tiene conto anche della viabilità, delle aree naturali non forestali e di attività umane diverse dalla selvicoltura, tra le quali in particolare l’agricoltura e l’allevamento. Si appoggia su di una classificazione del territorio che tiene conto delle sue valenze e della sua fragilità secondo unità di terre omogenee e su una cartografia tematica e delle banche dati derivate da rilievi di dettaglio. Ai Piani Forestali Territoriali devono conformarsi i Piani Forestali Aziendali (PFA), che rappresentano lo strumento di pianificazione per le proprietà singole ed i complessi forestali a gestione unitaria (aree protette, associazioni e consorzi forestali). Il PFA dal punto di vista normativo rappresenta l’evoluzione del piano di assestamento forestale normato a livello nazionale al quale si sostituisce a livello regionale. Il suo contenuto è ampliato per tenere conto delle specifiche esigenze della L’EVOLUZIONE DEI SISTEMI DI PIANIFICAZIONE FORESTALE IN RISPOSTA ALLA MUTATE ESIGENZE SOCIOECONOMICHE La Figura 1 illustra l’evoluzione dei due sistemi di pianificazione precedentemente analizzati secondo i periodi d’introduzione degli strumenti di gestione forestale e secondo le diverse scale di pianificazione. In entrambe le realtà solo recentemente emergono dei cambiamenti significativi negli strumenti di pianificazione forestale in uso. Tale evoluzione, conseguente alle mutate attese della società nei confronti del patrimonio forestale, rappresenta una risposta per migliorare la considerazione dei servizi di carattere generale forniti dal bosco oltre alle funzioni produttive. Mentre le risposte alle nuove esigenze di pianificazione, in termini di adeguamento dell’impianto degli strumenti in uso, sono emerse pressoché contemporaneamente, esse, in linea con le profonde diversità nell’impostazione di base dei due sistemi, hanno assunto forme diverse. In Francia l’impulso al cambiamento ha agito su un sistema basato sul livello aziendale come scala principale di pianificazione e che aveva il suo strumento principale, il Plan Piemonte (boschi di propriet pubblica e privata) Francia (boschi di propriet privata) Scala di pianificazione Territoriale Sch ma Regional Orientation R gionales de Production Foresti re de la Gestion Foresti re Comprensorio Plan de D velep. de massif Unit forestali grandi dimensioni Piano Forestale Territoriale Piano For. Aziendale Piano di Assestamento Forestale Plan Simple de Gestion Code de Bonne Prat. Sylvicole e R glem. Type de Gestion Unit forestali piccole dimensioni 1960 1970 1980 1990 2000 2005 1920 1940 1960 1980 2000 2005 Scala temporale Figura 1 - Evoluzione degli strumenti di pianificazione della gestione forestale nel contesto francese per le foreste di proprietà privata e in quello piemontese. 14 Sherwood N .111 M AGGIO 2005 Simple de Gestion, già ben integrato nella prassi amministrativa e nel modo di operare dei proprietari forestali. L’evoluzione ha quindi proseguito mediante l’ampliamento dei contenuti del PSG agli aspetti non strettamente produttivi e mediante l’introduzione di nuovi dispositivi di completamento. La considerazione delle funzioni ambientali e sociali del bosco ha comportato l’aggiornamento del livello di pianificazione superiore. L’introduzione di un nuovo strumento di gestione a livello comprensoriale, il Plan de Developpement de Massif (PDM), deriva dall’esigenza di completare l’impianto della pianificazione aziendale. Inoltre il rafforzamento della pianificazione aziendale ha dato origine a dei dispositivi che assumono per i proprietari la natura della convenzione e che permettono di giustificare il costo e l’impegno della pianificazione anche nel caso della piccola proprietà. Mentre i cambiamenti adottati sembrerebbero soddisfare le esigenze della categoria dei proprietari privati, la gestione delle foreste in Francia rimane oggetto di critiche. Queste riguardano principalmente la mancanza di appropriati dispositivi di concertazione allargati a tutte le parti sociali interessate, la scarsa considerazione delle altre risorse naturali e delle altre attività presenti sul territorio e l’assenza di obiettivi misurabili mediante indicatori di risultato (BUTTOUD 2003). E’ da notare che il livello di pianificazione chiamato in causa è quello territoriale che ha avuto un’evoluzione più limitata rispetto a quello aziendale. Un’opportunità da considerare, al fine di migliorare l’efficacia della pianificazione territoriale, sembrerebbe essere la possibilità di creare delle piattaforme di coordinazione della pianificazione che interessino trasversalmente foreste di proprietà pubblica e privata. In Piemonte il mutamento del contesto socioeconomico ha invece agito in parallelo al passaggio delle competenze in materia di foreste dallo Stato alla Regione e al progressivo sviluppo degli apparati di quest’ultima per amministrare le politiche forestali. Il sistema di pianificazione ha avuto origine da questo nuovo contesto e la sua impostazione ha ereditato ben poco dal periodo antecedente nel quale i piani di assestamento forestali normati a livello statale avevano trovato scarsa applicazione. In questo caso la risposta della pianificazione alle nuove attese della società per la gestione forestale ha portato a privilegiare la scala territoriale, più adatta per ottimizzare la considerazione delle valenze multifunzionali del bosco. L’adozione di un impianto di pianificazione territoriale basato su uno strumento standardizzato e molto particolareggiato, come il Piano Territoriale Forestale, costituisce una premessa indispensabile per ridurre l’onere della pianificazione a livello aziendale. Al fine di valorizzarlo pienamente è adesso necessario che le direttive dei PTF trovino attuazione a livello delle singole unità forestali. Il Piano Forestale Aziendale nella sua forma attuale è appropriato per le esigenze di un insieme di proprietà che rappresentano il 19% delle superfici boscate e per le quali gli approfondimenti introdotti con la pianificazione aziendale risultano più opportuni. Ma l’impianto di pianificazione territoriale si presta ad essere ulteriormente valorizzato per rilevare anche la sfida che riguarda la restante parte della superficie forestale. Esso costituisce infatti una base informativa in grado di sostenere efficacemente l’introduzione di documenti di gestione semplificati dello stesso tipo di quelli introdotti in Francia per andare incontro alle esigenze delle piccole proprietà forestali. Bibliografia BUTTOUD G., 2003 - La forêt: Un espace aux utilités multiples. La Documentation Française, Paris. CIELO P., CORGNATI M., GOTTERO F. e ZANUTTINI R., 2004 - La filiera foresta legno in Piemonte. L’Italia Forestale e Montana n° 6. CONSIGLIO DELL’UNIONE EUROPEA, 1999 - Risoluzione del Consiglio del 15 dicembre 1998 relativa ad una strategia forestale per l'Unione europea. Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee n. C56 del 26/02/1999. CORGNATI M., LICINI F., 2004 - Incentivi pubblici per lo sviluppo delle imprese: professionalità e regolarità del lavoro in bosco in Piemonte. Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi, n° 97. DE BOHAN C., DU PELOUX T., 2004 - Les documents de gestion durable. Forêts de France, n°475. FERRETTI F., CANTIANI, P. e BIANCHI, M., 2004 - Progetto bosco: un sistema di supporto alla realizzazione dei piani forestali di gestione aziendale. Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi, n° 105. IPLA, 2004 - La pianificazione silvo-pastorale in Piemonte. Regione Piemonte. Direzione Economia Montana e Foreste. CD-ROM. LICINI, F., TERZUOLO P., 2001 - La pianificazione forestale in Piemonte: Piani Forestali Territoriali. Sherwood - Foreste ed Alberi Oggi, n° 69. MILITON J., NEVEUX M., 1999 - Le bilan de 30 années de Plans Simple de Gestion. In l’Amenagement Forestier: hier, aujord’hui, demain. Revue Forestière Française, numero spécial 1999. PICARD, O., 2004 - Quelques chiffres clés de la production forestière. Forêt-entreprise, n° 156. PLAUCHE-GILLON H., MARTIN R., 1999 - Aménagement en forêt privée. In l’Amenagement Forestier: hier, aujord’hui, demain. Revue Forestière Française, numero spécial 1999. SUBOTSCH-LAMANDE N. e CHAUVIN C., 2002 - L’aménagement forestier en Europe et en Amérique du Nord, Nouveaux concepts et techniques, nouvelle réponses. IngénieriesEau-Agriculture-Territoires, n° spécial 2002. TOPPAN E., 2003 - La structure de la forêt privée. Forêts de France, n°462. I N F O . A RT I C O L O Autore: Fabio Pesce, Dottore forestale, ForTea Studio Associato, sede di St Germain en Laye (Francia). E-mail [email protected] Parole Chiave: Pianificazione, proprietà privata, Francia, Piemonte. Abstract: Forest planning: the French private forest owners’ system and the case study of Piedmont region in Italy . Variety in forest planning systems, especially when they face common challenges, allows meaningful comparisons. Falling within this scope, this paper analyses the forest planning framework and instruments adopted by French private forest owners and those implemented in Piedmont region in Italy. Some conclusions about forest planning adaptation to socio-economic changes are drawn. Ringraziamenti: Si ringraziano per la collaborazione THOMAS FORMERY del Centre National Professionnel de la Propriété Forestière, FRANCO GOTTERO e PIER GIORGIO TERZUOLO dell’IPLA Settore Vegetazione e Fauna, LORENZO CAMORIANO e MARCO CORGNATI della Regione Piemonte Settore Politiche Forestali. 15 Sherwood N .111 MA GGIO 2005