Rassegna stampa - Comune di Sant`Elena

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Rassegna stampa - Comune di Sant`Elena
Ufficio stampa
Rassegna stampa
giovedì 10 novembre 2011
press unE
Il Solere /,1
10/11/2011
Beni in cambio di titoli di Stato
Cessioni fino a 60 miliardi - Parte dei proventi vincolati all'acquisto di bond
Eugenio Bruno
ROMA
-MI Via al piano di dismissioni
del Governo. Come anticipato
nei giorni scorsi da questo giornale si partirà dai beni già in uso
alle amministrazioni centrali.
Con una novità dell'ultim'ora: i
privati potranno versare il corrispettivo pattuito in titoli di Stato.
A prevederlo è uno dei tre
emendamenti depositati ieri dall'Esecutivo in commissione Bilancio del Senato insieme ai tre
sottoscritti dal relatore Massimo Garavaglia (Lega). L'articolo
4-ter dà mandato al ministero
dell'Economia di individuare con uno o più decreti del presidente del Consiglio (Dpcm) - i
beni delle Pa statali da attribuire
a uno o più fondi di investimento
immobiliare (ovvero a una o più
società anche appositamente costituite) che dovranno intercettare il risparmio privato.
Il primo Dpcm dovrà arrivare
entro il 3o aprile 2012. E, stando
alla lettera della norma, potrà
contenere «beni immobili di
proprietà dello Stato e una quota non inferiore al 20 per cento
delle carceri inutilizzate e delle
caserme assegnate in uso alle
forze armate». Gli amministratori locali (specie quelli leghisti) tireranno un sospiro di sollievo nel sapere che, a differenza di quanto trapelato nelle scorse settimane, della partita non faranno parte i beni che Regioni,
Province e Comuni si vedranno
arrivare in dote con il federalismo demaniale. I decreti successivi dovranno stabilire le modalità di collocamento delle quote
del predetto fondo.
I proventi dell'intera operazione non vengono quantificati.
Còntinuano a far fede i 3 miliardi in tre anni indicati nella lettera
a Bruxelles ma l'obiettivo fmale
potrebbe essere più ambizioso e
aggirarsi sui 6o miliardi. Come
detto gli acquirenti potranno pagare anche in titoli di Stato. Resta tuttavia da sciogliere un nodo
fondamentale: con quale valore?
Non è detto infatti che varranno
il io o% del loro valore nozionale.
Maibond dellaRepubblicaitaliana sono destinatari di \ un'altra
norma ad hoc. Se l'alienazione riguarderà edifici liberi nulla quaestio: gli introiti andranno al fondo ammortamento titoli. In presenza di un bene già in uso a un
ministero il discorso cambia.
Con il capitale incassato l'Agenzia del demanio dovrà acquistare Btp, Bot o Cct, ritirandoli dal
mercato, mentre gli eventuali interessi serviranno a corrispondere i canoni di affitto dei nuovi immobili da reperire.
• Lo stesso emendamento cita
poi le dismissioni dei cespiti statali all'estero e i terreni agricoli.
Entrambe le categorie potranno
essere cedute a trattativa privata anche se, nel caso dei terreni,
viene posta la condizione che il
loro valore non superi i 400mila
euro. Fermo restando il diritto
di prelazione per i giovani imprenditori agricoli.
Quanto valgono gli immobili delta Pa
Miliardi di euro
Stima
valore
mercato
Stima
parte
libera
O RIPRODUZIC NE RISERVATA
Clausola di salvaguardia. Età garantita con decreto direttoriale
In pensione a 67 anni nel 2026
Il rispetto formale e sostanziale dell'impegno a'Ssunto
con l'Europa è confermato con
una clausola di salvaguardia.
Il primo articolo del maxiemendamento governativo presentato ieri alla legge di Stabilità fissa infatti 112026 carne data
inderogabile per i pensionamenti di vecchiaia a 67 anni.
Tutti, uomini e donne, entro
quella data non potranno incassare l'assegno di vecchiaia senza aver raggiunto l'età effettiva
di 67 anni come risultato
dell'applicazione progressiva
della legislazione vigente.
L'innalzamento graduale
del requisito, in realtà, è già in
corso. I due motori che lo spingono sono la «finestra unica» e
P«adeguamento automatico»
dei requisiti di accesso ai trattamenti pensionistici in relazione alla speranza di vita accertata dall'Istat. Due misure varate
è nel 2010 (legge 122) e in parte
corrette quest'anno (legge m).
Con la prima norma si garantisce un posticipo di 12 mesi (18
per i lavoratori autonomi) per
tutti i tipi di pensionamento;
uha misura che molti lavorato-
ri che hanno già maturato i limiti di età odi «quota» stanno già
sperimentando quotidianamente. Conia seconda si inserisce, a partire dal 2013, l'aggancio del momento del ritiro effettivo all'aspettativa di vita accertata dall'Istat, e che in prima applicazione equivarrà a
un ulteriore posticipo di tre
mesi. L'adeguamento all'aspettativa di vita, aggiornato ogni
tre anni, avverrà con un decreto direttoriale del ministero
dell'Economia, di concerto
con il ministero del Lavoro, da
emanare almeno 12 mesi prima
della data prevista. Il che vuol
dire che entro fine dicembre
2011 dovrà essere confermato
NUItlfg30
Speranza di vita
Nel 2013 il primo aumento di 3 mesi
del requisito di perOonamento
il primo gradino di tre mesi
che scatta nel 2013. E il primo
decreto sarà scritto sulla base
del dato Istat relativo alla variazione, nel triennio precedente,
della speranza di vita all'età di
65 anni in riferimento alla media della popolazione italiana.
Simulando l'aumento graduale così fissato, il requisito
per il pensionamento di vecchiaia di un lavoratore dipendente maschio, nel 2021, sarà di
65 anni e n mesi, cui si deve aggiungere la finestra mobile di
12 mesi. Totale: 67 anni. Una
donna, sempre lavoratrice dipendente, nello stesso anno
matura il requisito per la vecchiaia a 63 anni e otto mesi, che
con la finestra mobile diventano 64 anni e otto mesi. Se il
meccanismo non funzionasse
(ad esempio per una variazione dell'aspettativa di vita) il decreto direttoriale che dovrà essere emanato entro il dicembre del 2023 fisserà perii 2026
un requisito per il pensionamento di vecchiaia non inferiore al 67 anni.
D.Col.
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i Fuori Uso
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Il Sole12
10/11/2011
Infrastrutture. Dal 1 ° gennaio 2012 passa anche la Stretto di Messina spa
Partecipazioni Anas a Fintecna
anza con le Regioni: sono Autostrade del Lazio, Cal concessioTutte le partecipazioni narie autostradali lombarde,
dell'Anas saranno cedute dal i° Cap concessionarie autostradagennaio 2012 a Fintecna «al valo- li piemontesi, Cav concessionare netto contabile risultante al rie autostradali venete e Automomento della cessione». La strade del Molise. Un terzo
norma, contenuta nel maxi- gruppo è quello delle concessioemendamento del Governo alla legge di stabilità, completa la
manovra di dimagrimento delU RO
l'Anas avviata con il decreto sviluppo di maggio.
La partecipazione più importante è Stretto di Messina, concessioparia del Ponte dove
Anas detiene 1'81,848% del capitale. C'è poi un gruppo di cinque società concedenti di auto- La partecipazione nel Ponte
strade regionali dove l'Anas de- è la quota di capitale detenuta da
tiene i150% del capitale in alle- Anas nella Sn'etto di Messina spa
Giorgio Santilli
ROMA
8 1,8%
Liberalizza
naie autostradali in cui Anas
detiene quote variabili: Asti-Cuneo (35%), Traforo Monte Bianco (32,125%), Sitaf Traforo del
Frejus (31,74%). Infine, partecipazioni minori come il Consorzio italiano infrastrutture e trasporti per l'Iraq (4o%).
Per il resto l'emendamento
presentato dal Governo conferma le attese della vigilia, al ribasso. Il topolino partorito dal
Governo dopo tanto discutere
prevede incentivi fiscali su
Irap e Ires per i finanziamenti
privati alle infrastrutture, fondi per le opere portuali e inasprimento delle pene per chi
tenterà di occupare i cantieri
della Tav Torinb-Lione.
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ni. L'ennesima riforma dei servizi pubblici locali
Società in house in trasferta
ROMA
I gestori di servizi pubblici
locali che abbiano avuto l'affidamento in via diretta senza gara
potranno partecipare alle gare
su tutto il territorio nazionale
non soltanto qualora sia stato
già rimesso in gara il servizio di
cui sono gestori, ma anche se
quella gara sia stata solo decisa
oppure se quel servizio sia stato
riaffidato in house a un soggetto
diverso.
La norma sui servizi pubblici
locali contenuta nel maxiemendamento del governo alla legge
di stabilità rilegittima le società
che in passato abbiano acquisito il servizio senza gara. Un chiarimento che il governo aveva annunciato di voler dare rispetto
alla formulazione dell'articolo 4
del decreto legge 138/2011 (è la
norma post-referendum), ma
che in questo caso va anche oltre la formulazione annunciata.
Le norme presentate ieri confermano poi le due norme che
vanno nel senso della liberaliz-
1
miliardi
il valore delle ex municipalizzate
secondo le ultime stime del Tesoro
zazione. Anzitutto, gli enti locali potranno affidare servizi in
concessione, quindi con «esclusiva» della gestione, solo se abbiano preventivamente fatto
una verifica per una liberalizzazione piena del servizio, con la
compresenza di più operatori.
Solo se è verificato che queste
condizioni non sussistono, allora l'affidamento in concessione
è legittimo.
L'altra norma tocca direttamente gli utenti che potranno
confrontare i livelli dei servizi
resi, il «prezzo medio per utente», gli investimenti medi con
quelli praticati dagli altri gestori. Sarà infatti obbligatorio per i
gestori pubblicare questi dati.
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II
press L.IfE
sole
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Autonomie . «Garantito» il gettito della Robin Ta x
Un pacchetto di sconti
per il patto di stabilità
Gianni Trovat i
MILAN O
Garanzia degli sconti de terminati dalla Robin Tax, pagelle più semplici per individuare i «virtuosi», esclusion e
dai vincoli per i «grandi eventi» e regole su misura per Roma Capitale .
Negli emendamenti del relatore alla legge di stabilità arrivano le nuove regole del Patto
di stabilità interno per gli ent i
territoriali, che attenuano i l
conto per sindaci e president i
di provincia e provano a risolvere i nodi attuativi più intrica ti delle manovre estive . In linea con le richieste complessive, che tra vecchie e nuove manovre determinano per il 2012
una stretta da 11,2 miliardi tra
Regioni ed enti locali, vengono
confermati gli indicatori previsti da applicare alla media trien nale (2006/o8) della spesa corrente per individuare gli obiettivi di bilancio : 15,6% per i Comuni (che nel 2013 divent a
15,4% con l'estensione del Patto agli enti fra mille e 5mila abitanti), 16,5% per le Provinc e
(19,7% dal 2103) . Non tutti gl i
enti, però, pagheranno questo
pegno, perché i «virtuosi» saranno esclusi e caricheranno i l
loro peso sugli altri . L'emendamento, di conseguenza, fissa
un tetto che impedisce alle percentuali da applicare ai «non
virtuosi» dopo questa mossa :
16% per i Comuni (15,8% dal
2013) e 16,9% per le Province
(20,1% dal 2013) .
Questi numeri sono anche il
frutto degli sconti agli enti territoriali per la Robin Tax, che
nelle manovre estive erano solo eventuali e ora vengono certificati con tanto di distribuzione : ' 76o milioni vanno alle Regioni ordinarie, 370 a quelle a
Statuto speciale, 520 milioni ai
Comuni e 150 alle Province .
Un ulteriore alleggeriment o
dà 65 milioni per i Comuni, 9 5
per le Regioni e 20 per le Province è il "fossile" dei vecchi
sconti previsti per i virtuosi, a
cui invece la manovra-bis d i
Ferragosto chiede solo di raggiungere l'equilibrio di bilancio, escludendoli tout cour t
La dote
I miliardi che arriverann o
alle autonomie dalla Robin tax
dal contributo alla manovra.
I «virtuosi» saranno quelli
che entreranno nella prima delle due classi di merito (nella m a novra estiva se ne prevedevano quattro): per individuarli, si
utilizzeranno solo quattro indicatori, fondati su rispetto del
Patto, autonomia finanziaria ,
equilibrio di parte corrente e
capacità di riscossione, mentr e
i parametri più complicati pensati dalla manovra estiva (dall a
convergenza con i fabbisogni
standard all'incidenza dell a
spesa di personale) vengono rimandati al 2013 ; abbandonato
per sempre, invece, il «coefficiente di correzione» per premiare chi migliora . Resta da ca pire quanti saranno gli enti «di
prima classe». Un ulteriore
sconto è poi previsto per chi ot terrà i premi (in tutto 250 milio ni all'anno) destinati a chi ced e
quote societarie .
Un trattamento a sé, invece ,
si profila per Roma. La Capita le continuerà anche nei prossimi anni a trattare vis à vis con il
ministero dell'Economia i propri obiettivi di bilancio, seguendo il modello avviat o
(con qualche incaglio) nel 2011,
anno di rientro del Comun e
nei vincoli di finanza pubblica .
[email protected] m
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Il Sole12
10/11/2011
Le altre misure. Sindaci «arruolati» nella riduzione del disavanzo pubblico
Arriva una doppia stretta
per il debito degli enti territoriali
Se il Patto di stabilità non
offre cattive notizie, la stretta
sugli enti locali dagli emendamenti alla legge di stabilità arriva sul fronte del debito, in due
modi. Torna nel frullatore, prima di tutto, il limite massimo
della spesa per interessi, che
dall'anno prossimo non dovrà
superare l'8% delle entrate registrate nei primi tre titoli (tributi, trasferimenti e tariffe) del
consuntivo di due anni prima
(il limite precedente era al
10%). Non solo: il tetto dovrà
scendere al 6% nel 2013 e attestarsi al 4% dal 2014 in poi, un
livello che una grossa fetta dei
bilanci attuali supera in modo
netto. Scende anche il tetto per
le Regioni, dal 25 al zo% delle entrate tributarie non vincolate.
Sindaci e presidenti di Provincia e di Regione, però, vengono arruolati anche sul fronte
della riduzione dello stock del
debito pubblico. Le modalità saranno definite con decreto
dell'Economia, ma i principi so- realizzare anche con il mattone
no già indicati nel maxiemenda- di Stato. Per chi non riuscirà a
mento del Governo e mettono livellare il proprio debito, entrenel mirino chi ha un indebita- ranno in campo le sanzioni prinmento superiore alla media in cipali oggi pensate per le Regiotermini pro capite. Il decreto ni e gli enti locali che non rispetdovrà fissare i livelli medi oltre tano il Patto di stabilità: divieto
i quali si accende la spia rossa, di superare nella spesa correnle percentuali di riduzione che i te il livello medio registrato
super-indebitati saranno chia- nell'ultimo triennio e stop alle
mati a realizzare e le modalità assunzioni di qualsiasi tipo.
per centrare l'obiettivo. Il priIl doppio stop ai debiti locamo strumento, comunque, sarà li, cruciale per migliorare le
la cessione degli immobili al sorti del consolidato pubblico
fondo che il Governo intende che si porta a Bruxelles, rischia però di ipotecare ulteriormente le possibilità per gli
enti locali di effettuare investimenti. Sul fronte dei pagamenti, il maxiemendamento rafforzalo strumento della certificazione del credito, che diventa
obbligatoria ed esclude solo
enti commissariati e Regioni
impegnate in piani di rientro
Da12012
dall'extradeficit.
G.Tr.
La percentuale della spesa
per interessi sulle entrate
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Il Sole12
10/11/2011
religiosi
Niente Ici
se non c'è
attività
commerciale
Enti
MILANO
Perché gli immobili degli
enti ecclesiastici non scontino
l'Ici non basta che i responsabili di questi ultimi certifichino
di svolgere attività che giustifichino l'esenzione dall'imposta, occorre invece verificare
che l'attività sia concretamente svolta senza le caratteristiche di un'attività commerciale. Per questa verifica però
l'onere della prova non può essere scaricato sull'amministrazione comunale. È invece il
contribuente che deve dimostrare che l'attività assistenziale (o equiparata) non è svolta
con caratteristiche commerciale. La sentenza 23314/2011
della Cassazione civile, depositata ieri richiama infatti i principi enunciati in diversi precedenti giurisprudenziali, e taglia corto sulla possibilità che
le attività commerciali, sia pure gestite da un ente ecclesiastico, non scontino l'imposta
comunale sugli immobili. Nel
caso che vedeva contrapposti
il comune di Canobbio sul Lago Maggiore e il collegio delle
Orsoline che vi ha sede, la Corte ha dato quindi ragione al primo. Per non pagare l'Ici è necessario che ricorra un requisito oggettivo: l'esercizio di
un'attività esclusiva di assistenza odi un'altra attività che
il legislatore ritiene equivalente ai fini dell'esenzione. Accanto a questo occorre un requisito soggettivo, ovvero che l'attività sia svolta da un soggetto
che non ha come caratteristica
principale o esclusiva quella
di esercitare attività commerciali. Perché sussista il primo
requisito occorre che non ci
sia in concreto un'attività commerciale e per dimostrarlo
non bastano attestazioni a
priori dell'attività svolta.
An.Cr.
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.„.
ii
incassi a rischio
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10/11 /2011
ItaliaOggi
Autovelox, avvisi ad almeno un chilometro
Fuori dal centro abitato la distanza mini ma di un chilometro dal segnale di velocità deve essere assicurata a tutti gli utent i
che si approssimano al controllo autovelox
a prescindere dal tratto di strada percorso.
Inoltre non trova applicazione fuori città l a
disciplina semplificata dei segnali a validit à
zonale che permetterebbero d i
limitare l'uso della segnaletica verticale . Lo ha chiarito i l
Ministero dei trasporti con i l
parere n. 5234 del 24 ottobr e
2011 . Con l'entrata in vigor e
della legge 120/2010 i controlli
della velocità effettuati in sed i
automatica, fuori centro abitato, devono essere segnalati e
ben visibili ma anche distant i
almeno 1 km dall'inizio del li mite di velocità . Questa previsione è contenuta nell'art. 25 della legge di riforma del
codice stradale laddove la stessa specifica
che con apposito decreto saranno definite ,
altresì, «le modalità di collocazione e uso
dei dispositivi o mezzi tecnici di controllo ,
finalizzati al rilevamento a distanza dell e
violazioni delle norme di comportamento di
cui all'articolo 142 del decreto legislativo n.
285 del 1992, che fuori dei centri abitati no n
possono comunque essere utilizzati o installati ad una distanza inferiore a un chilometro
dal segnale che impone il limite di velocità» .
Per tentare di semplificare .'apposizione della necessaria segnaletica stradale di limite di
velocità anche su tutte le strade laterali d i
avvicinamento al controllo autovelox fiss o
il comune di Prato ha richiesto chiarimenti
al ministero, proponendo l'istituzione, fuo ri centro abitato, di un limit e
zonale senza cartelli ripetuti .
Il Dipartimento per i trasporti terrestri ha bocciato questa
proposta evidenziando che i
segnali a validità zonale sono
previsti dalla normativa solo in
relazione al limite di velocità
urbano e per le zone a traffico limitato. Peraltro, prosegu e
l'interessante parere centrale ,
«se la richiesta si riferisce all a
possibilità di utilizzo dei dispositivi finalizzati a I rilevamento a distanza delle violazioni, si precisa che l'obbligo della distanza
di almeno un chilometro dal segnale posto
dopo l'intersezione non sussiste qualora l a
velocità massima consentita sia la stessa s u
tutti i rami dell'intersezione» . In buona sostanza tutti gli utenti in arrivo devono poter
beneficiare della regola del chilometro prim a
di incappare in un controllo autovelox automatico, fuori città.
Stefano Mantelli
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10/11/2011
ItaliaOggi
Due le classi di merito. Definite le percentuali per il Patto e ripartito il gettito della Robin Tax
Enti, valutazione in due tempi
Si parte con quattro criteri di virtuosità. Stretta sul debito
DI FRANCESCO CERISANO
alutazione in due tempi
per gli enti locali. Si partirà nel 2012, ma non tutti
i parametri di virtuosità,
individuati dalla manovra di luglio (di 98/2011) per alleggerire il
peso degli obiettivi contabili sugli
enti ben amministrati, si applicheranno subito. hanno prossimo
si terrà conto solo del rispetto del
patto di stabilità, dell'autonomia
finanziaria, dell'equilibrio di parte corrente e del rapporto tra le
entrate di parte corrente riscosse
e accertate. Gli altri criteri (convergenza tra spesa storica e fabbisogni standard, incidenza della
spesa del personale sulla spesa
corrente, tasso di copertura dei
costi dei servizi a domanda individuale, effettiva partecipazione
all'azione di contrasto all'evasione
fiscale e dismissioni societarie) entreranno in gioco solo a decorrere
dal 2013. In più le classi di merito
in cui ripartire gli enti non saranno quattro ma due. Sono molte le
novità contenute nelle attese norme sul patto di stabilità che, come
auspicato dalle associazioni delle
autonomie, sono salite in corsa sul
treno della legge di stabilità 2012
per effetto dell'emendamento depositato ieri dal governo in commissione bilancio del senato.
La nonna, concordata con Anci,
Upi e regioni (si veda ItaliaOggi
del 19/10/2011) ha ripartito tra i
vari livelli di governo i proventi
della Robin Tax (l'addizionale
Ires sulle imprese energetiche)
il cui gettito, stimato in 1,8 miliardi di euro (pur tra qualche
dubbio da parte della Corte dei
conti) è stato destinato dal governo a parziale copertura dei
6 miliardi di sacrifici chiesti agli
enti dal dl 138. L'emendamento
sancisce innanzitutto l'obbligatorietà dello sconto (visto che il dl
138 afferma che l'importo della
manovra «può» essere ridotto) e
poi lo distribuisce già dall'anno
prossimo in base all'entità del
concorso agli obiettivi di risanamento della finanza pubblica chiesto agli enti territoriali.
I comuni beneficeranno di uno
sconto di 520 milioni di euro, le
province di un alleggerimento di
150 milioni e il restante miliardo
viene assegnato alle regioni (760
milioni a quelle a statuto ordinario e 370 ai territori autonomi).
Viene inoltre ripartito tra regioni, province e comuni l'alleggerimento del contributo alla
manovra 2012 previsto dal dl 98.
Si tratta di 180 milioni cli euro in
totale che saranno così attribuiti:
95 alle regioni, 20 alle province e
65 ai comuni con più di 5.000 abitanti. In più il drappello di enti
che dall'anno prossimo parteciperanno alla sperimentazione della
nuova contabilità economica (si
tratta di 5 regioni, 12 province e
54 comuni, si veda ItaliaOggi del
5/11/2011) potranno usufruire di
un ulteriore sconto di 20 milioni
di euro sugli obiettivi contabili.
L'emendamento contiene anche
le nuove percentuali da applicare
per centrare gli obiettivi contabili nel 2012 e 2013. La base di
riferimento sarà sempre la spesa
corrente media 2006-2008 a cui i
comuni con più di 5.000 abitanti
dovranno applicare il 15,6% nel
2012 e il 15,4% nel 2013. Per le
province l'asticella sarà un po'
più alta: 16,5% nel 2012 e 19,7%
nel 2013. Il nuovo Patto segnerà
anche un debutto: quello dei piccoli comuni (da 1.000 a 5.000 abitanti) a cui i vincoli di bilancio si
applicheranno a partire dal 2013.
Anche per loro la percentuale di
riferimento sarà del 15,4%.
Riduzione del debito. La
bozza di maxiemendamento del
governo interviene con disposizioni molto restrittive volte a
ridurre l'indebitamento degli
enti locali. Innanzitutto si stabilisce che non sarà più possibile
contrarre mutui e prestiti obbligazionari senza aver certificato
il rispetto del patto di stabilità
nell'anno precedente. E poi si riducono ulteriormente le soglie di
indebitamento già ritoccate dalla legge di stabilità 2011 (legge
n. 220/2010). Gli enti potranno
indebitarsi solo se l'importo annuale degli interessi sommato a
quello dei mutui precedentemente contratti, a quello dei prestiti
obbligazionari precedentemente
emessi, a quello delle aperture
di credito stipulate ed a quello
derivante da garanzie prestate
non supera 1'8% per il 2012 (oggi
era il 10%), il 6% nel 2013 (invece dell'8%) e il 4% a decorrere
dal 2014 delle entrate relative
ai primi tre titoli del rendiconto
del penultimo anno precedente a
quello in cui.viene prevista l'assunzione dei mutui.
L'obbligo per gli enti territoriali di ridurre il debito pubblico a decorrere dal 2013 diventa
un impegno ufficiale sancito dal
maxiemendamento. Sarà un decreto non regolamentare del Mef
a determinare le modalità di attuazione della norma. Il decreto
dovrà stabilire distintamente per
regioni, province e comuni:
- la differenza percentuale, rispetto al debito medio pro capite,
oltre la quale i singoli enti territoriali hanno l'obbligo di procedere alla riduzione del debito;
- la percentuale annua di riduzione del debito;
- le modalità con le quali può
essere raggiunto l'obiettivo di riduzione del debito.
Il trasferimento di immobili ai
fondi o alle società costituiti dallo stato per la dismissione degli
immobili pubblici sarà considerato equivalente alla riduzione
del debito.
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