WOW, ma che italiano è?
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WOW, ma che italiano è?
WOW, ma che italiano è? Esce la dodicesima edizione dello Zingarelli con 7.000 parole in più prese dal parlar comune. Merendina e zainetto, gip e fumus persecutionis, così come laserchirurgia city-car, airbag e insight. Presenze tutte giustificate i termini specialistici o stranieri o di nuovo conio? «Il dizionario è un notaio non un giudice» dice l'editore. Altri insinuano: ragioni di concorrenza... Si può rimanere imperturbabili davanti a una lingua sempre più sgangherata, ricca di parole straniere o di gergo? Non è facile dare una risposta, nel mentre si inciampa in un sofisticato délavé (detto di tessuto o capo d'abbigliamento che sono stati scoloriti mediante lavaggio effettuati allo scopo di farli apparire usati), a un colto grunge (per indicare chi appartiene a un movimento alternativo... favorevole alla non violenza e all'ecologismo). Eppoi come si potrà mai sostituire il sempre più diffuso pin (spilletta «che reca scritte o immagini spiritose di cantanti, attori, personaggi dei fumetti»)? «Il vocabolario è un notaio, non un giudice» si difendono alla Zanichelli, quando qualcuno storce il naso davanti all'inserimento forse troppo generoso di neologismi, lemmi specialistici, nuove accezioni nel già corposo Zingarelli. La dodicesima edizione dell'opera infatti, che raggiunge le librerie proprio in questi giorni, fa spazio a ben 7.000 parole e 6.000 accezioni in più. Si possono trovare «mostruosità» come blobbare, pannolone, videata o peggio esclamazioni come wow! (da pronunciare «uau!») Senza contare il disappunto che potrà provocare, in puristi e conservatori, la pioggia di lemmi specialistici tratti dall'inglese: airbag («Sacca di nylon o altro materiale... che, in caso di urto frontale, si gonfia istantaneamente»), city-car («Autovettura progettata,.. per muoversi agevolmente nel traffico cittadino»), car pool («Gruppo di persone... che si accordano per l'uso di una sola automobile»), Insight («Capacità di comprendere i processi mentali propri o di altre persone»), ecc. «Non facciamo altro che applicare la filosofia del vecchio Nicola Zingarelli, secondo cui il vocabolario non deve trascegliere ma registrare, mostrando come le parole si scrivono, che cosa significano e come si pronunciano», aggiungono negli uffici editoriali di Bologna. Per ringiovanire il vocabolario, che raggiunge adesso le 2.144 pagine, gli specialisti della Zanichelli sono andati letteralmente a caccia di termini e di espressioni appena entrati nella lingua comune: da chador a fumus persecutionis, da gip (giudice per le indagini preliminari) a lambada, da merendina a zainetto. Foltissimo e sovente curioso l'elenco delle accezioni entrate nel nostro parlar quotidiano: «bastoncino... di pesce», «bisonte... della strada», «nero, entrate in...», «numero... verde», «separato... in casa», «trasversale... vendetta», ecc. Nella presentazione firmata dall'Editore, che spiega come si sia proceduto al «ringiovanimento» e arricchimento dello Zingarelli, si legge: «Un confronto "pagina a pagina" con l'edizione precedente», datata 1983, «rivela immediatamente l'ampiezza dell'evoluzione del lessico italiano in un decennio: ci sono parole nate per mutamenti del costume o per sviluppi scientifici o tecnologici (ad esempio zainetto, ola, ipertesto, pretensionatore, laserchirurgia); altre parole nascono da mutamenti culturali o politici o da innovazioni legislative (consociativismo, telepromozione, gip, redditometro); numerose sono le nuove accezioni - prosegue la nota - già presenti (il virus dell'elaboratore, la nicchia del mercato, la tagliata di manzo, il frontalino estraibile, la realtà virtuale); ci sono infine le parole e le locuzioni entrate nella lingua comune da altre lingue (fuseaux - con l'adattamento fusò -, mountain bike, shiatsu, car pool, gennaker, capital gain)». È difficile dire quanto, nel rinnovare lo Zingarelli, abbia pesato la più encomiabile volontà di aggiornamento scientifico e quanto invece si debba a motivazioni di ordine commerciale. L'opera, che negli ultimi dieci anni ha venduto oltre un milione di copie, deve infatti difendere (e in regime di qualificatissima concorrenza) un invidiabile primato commerciale. Ecco allora il perfezionarsi della grafica (è stato eliminato il raggruppamento, ora ogni lemma è a capo), l'arricchirsi delle citazioni d'autore (con l'inserimento di Calvino, Primo Levi, Elsa Morante, Moravia, Sciascia), l'infoltirsi delle illustrazioni (sono state aggiunte 64 pagine di tavole illustrate a colori). Non è certo la prima volta che il vocabolario Zingarelli subisce ampi rifacimenti. L'opera. che nacque a dispense nel lontano 1917, fu pubblicata in volume da Bietti nel 1922. L'autore - allora poco più che sessantenne, visto che era nato a Cerignola nell'agosto 1860 - non si aspettava certo il successo che arrise quasi immediato alla sua fatica: ne poté infatti curare, in soli tredici anni, ben cinque edizioni. Poi, dopo la morte di Zingarelli nel 1935, gli aggiornamenti. Il più radicale si deve far risalire al 1970, allorché Miro Dogliotti, Paolo Valesio e Luigi Rosiello rifecero il piano dell'opera, adattandola alle esigenze dei tempi. Tredici anni dopo, con l'uscita dell'undicesima edizione, furono aggiunte 9.000 parole. Con le 7.000 dell'ultimo decennio si arriva al rispettabile numero di 16.000 parole in più. E domani? E fra dieci anni? Un'ondata di termini superflui o fanatici - come quel must usato dagli snob per indicare quanto si deve «necessariamente fare, vedere, conoscere, indossare per essere alla moda» - ci sommergerà soffocandoci? ANTONIO DEBENEDETTI, da «Corriere della Sera», 7 settembre 1993.