La fidanzata di papà - Città Nuova Editrice

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La fidanzata di papà - Città Nuova Editrice
Cinema
Changeling
■ Changeling è un termine inglese che sta a indicare la sostituzione furtiva di un bambino con un
altro. È quello che capita
a Christine Collins, una
giovane madre nubile a
cui la polizia di Los Angeles restituisce il figlio di
nove anni scomparso da
cinque mesi. Siamo nel
1928 e già allora la polizia
della metropoli californiana è tristemente nota
per la sua violenza e corruzione. Di conseguenza
il ritrovamento del bambino è una pubblicità a
cui il dipartimento non
intende assolutamente rinunciare. Neanche quando la madre si accorge
che quello ritrovato non
è suo figlio: è più basso di
nove centimetri e circonciso. La polizia, però, non
cede neanche di fronte a
queste evidenze oggettive
e arriva al punto di far internare (illegalmente) la
madre in manicomio pur
di metterla a tacere. Ma la
donna, nonostante tutto,
continua a lottare e a
chiedere che si continui a
cercare suo figlio.
Con il suo ultimo film
Clint Eastwood si conferma uno dei grandi registi
classici di Hollywood, un
narratore in grado di
raccontare una storia an-
ARTE E SPETTACOLO
gosciante dai risvolti agghiaccianti senza indulgere nel compiacimento
o nel sensazionalismo.
Nel film emerge in maniera netta anche il Clint
Eastwood moralizzatore,
con un durissimo atto di
accusa contro le malversazioni del potere, soprattutto quando confeziona false verità per coprire le proprie malefatte, con richiami evidenti
alla storia recente.
Pur con qualche pecca
– forse le quasi due ore e
mezza di durata potevano
essere ridotte senza togliere nulla alla storia e l’incedere della vicenda si muove su meccanismi un po’
prevedibili – Changeling è
un gran film: una regia
solidissima, una straordinaria ricostruzione storica, una sceneggiatura efficace e senza fronzoli e un
cast indovinato. Gli manca, probabilmente, quella
magia che Eastwood era
riuscito a infondere in altri suoi film (Mystic River,
Million Dollar Baby o Lettere da Iwo Jima, per citarne alcuni). Ma non possiamo certo pretendere
che il quasi ottantenne regista californiano sforni
ogni volta un capolavoro.
Regia di Clint Eastwood;
con Angelina Jolie e John
Malkovich.
Cristiano Casagni
Massimo Boldi
e Biagio Izzo
in “La fidanzata
di papà”.
Sotto: scena da
“Changeling”
con Angelina Jolie.
La fidanzata
di papà
■ Clima caldo, mare cristallino ed allegria contagiosa sono le caratteristiche di Miami, sottolineate da Massimo Boldi nelle interviste, per qualificare l’ambientazione della sua ultima fatica comica. Ma, non si tratta di
un’avventura vacanziera,
né di una vicenda natalizia, cioè di un “cinepanettone” classico. Boldi
dice di aver smesso di recitare in questo tipo di
film, da quando ha cessato di fare coppia con Christian De Sica, un paio
di anni fa. Tuttavia, egli
spera in un vasto pubblico eterogeneo simile a
quello del Natale, con
una folta partecipazione
di giovani. Si tratta di
quel pubblico che richiede al cinema solo serenità e facili risate.
In La fidanzata di
papà Boldi mira a far
sorridere con trovate
spontanee, in gran parte
improvvisate sul set, in
una serie di gag, nelle
quali esplode in improvvise furie ellittiche, che
sbollono in modo altrettanto rapido, manife-
stando il fondo (astutamente) bonario del suo
carattere, che lo rende
simpatico a molti. Le gag
sono inserite in una storia da commedia degli
equivoci, in cui sono utili
anche momenti drammatici, per conferire la
giusta tensione alle scene
comiche. Funzionale a
ciò è l’ingaggio di Simona
Ventura, che interpreta
bene una manager risoluta, che lavora a New York
ed è destinata a scontrarsi
con il pasticcione e impulsivo Boldi, quando diventano nonni di un neonato, inaspettatamente,
nero. Attorno a loro si
muovono numerosi altri
personaggi, due dei quali
particolarmente divertenti: Nino Frassica, dai
ragionamenti contorti e
dal modo di parlare bizzarro, e Teresa Mannino,
dallo sguardo vivacemente ironico. Un’ora e mezza di spettacolo che può
rallegrare, se si entra in
sala senza pretese, come
in fondo lo è il film, che,
nonostante tutto, scivola
spesso nella banalità.
Regia di Enrico Oldoini;
con Massimo Boldi, Simona
Ventura, Nino Frassica, Teresa Mannino, i Fichi d’India.
Raffaele Demaria
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Città nuova • n.23 • 2008