Legge ambientale in Cina
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Legge ambientale in Cina
LEGGE AMBIENTALE IN CINA A cura di Giuseppina POPPA A.A. 2014-2015 Introduzione L’ambiente è l’insieme delle condizioni fisiche, chimiche e biologiche in cui si può svolgere la vita degli esseri viventi. Per quanto riguarda questi ultimi, esiste un equilibrio tra uomo e ambiente, che se rotto può provocare seri danni all’ecosistema; e l’uomo ne è il principale responsabile. Uno dei peggiori atti commesso dall’uomo è quello di causare l’inquinamento tramite contaminazioni con sostanze nocive (composti chimici solidi, liquidi e gassosi) e rifiuti tossici (prodotti di provenienza industriale, commerciale e di uso domestico) delle acque, del cielo e della terra. Il continuo deturpamento del biosistema provoca una degradazione ambientale, che con il tempo può portare gravi effetti in termini di vivibilità e salute del nostro pianeta; per evitare ciò, l’uomo ha promulgato una serie di normative, affinché queste possano salvaguardare l’ambiente. In definitiva, l’uomo può essere considerato la causa e al contempo la soluzione di questo problema. Origine, cause e conseguenze dell’inquinamento Un valido esempio per comprendere il rapporto uomo-ambiente e tutto ciò che ne consegue, sono le vicende verificatesi in Cina, ma che ancor oggi affliggono il Paese. Le Riforme economiche iniziate da Deng Xiaoping (che è stato la più importante guida della Riforma Economica cinese e l’artefice del “Socialismo con caratteristiche cinesi”) alla fine degli anni ’70 hanno dato l’avvio ad un 1 processo di industrializzazione che, pur consentendo il miglioramento delle condizioni di vita di centinaia di milioni di persone, ha tuttavia comportato lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali ed un consistente innalzamento dei livelli di inquinamento. L’emissione di CO2, S, NO2, prodotti da industrie, centrali elettriche e raffinerie, che portano alla formazione di nebbie e foschie nocive; scarichi industriali, prodotti di impianti chimici, fertilizzanti e detergenti che contaminano le acque dei fiumi e dei mari e la terra: questi sono tra le principali cause di questo problema, in tutto il Paese. I rischi per la salute sono allarmanti, poiché l’inquinamento è un fattore di rischio significativo per una serie di condizioni patologiche, tra cui infezioni respiratorie, malattie cardiache, ictus e cancro ai polmoni. Legge ambientale Per il governo cinese, il problema ambientale non esiste. Le leggi che sono state emanate per risolvere ciò a partire dagli anni ’70 sono solamente il risultato della necessità di porre un rimedio alle conseguenze negative che elevati livelli di inquinamento hanno riportato sulla salute. Negli anni 1971-1972, nonostante la creazione del Dipartimento per la Protezione Ambientale, sono stati scarsi gli interventi a favore dell’ambiente, in quanto non esisteva una vera e propria attività legislativa. A partire dal 1973, Zhou Enlai organizzò la prima Conferenza Nazionale sulla Gestione dell’ambiente, al termine della quale furono approvati due documenti: “Il Rapporto sullo Stato della Protezione Ambientale Nazionale” e “Le Regole riguardanti la Protezione e il Miglioramento dell’ambiente”. Sempre nel 1973 vengono pubblicati “Gli Standard per lo scarico dei rifiuti industriali” e “Gli Standard sanitari per la protezione dell’ambiente”. Gli aspetti toccati riguardano la pianificazione, la distribuzione delle industrie, il miglioramento della qualità ambientale delle città, il riutilizzo dei prodotti di scarto, la protezione del suolo e delle acque, il controllo 2 dell’inquinamento e la ricerca di fondi per l’acquisizione delle attrezzature necessarie per la protezione dell’ambiente. Ma, nonostante l’intensa attività del governo e le disposizioni date alle autorità locali di attenersi alle leggi, l’applicazione di queste risulta difficile in quanto la situazione non suscita l’interesse né delle autorità locali, né della popolazione. Nel 1979 viene approvata, durante la Conferenza Nazionale sull’Ecologia, la “Legge di Protezione Ambientale”, che stabilisce i principi fondamentali per la salvaguardia dell’ambiente e istituisce una serie di direttive, volte a prevenire e eliminare, dove possibile, l’inquinamento. Dieci anni dopo, nel 1989, viene varata la versione ufficiale della “Legge di Protezione Ambientale”; la differenza tra le due versioni della legge è che quella ufficiale del 1989 pone l’attenzione non solo sulla difesa dell’ambiente e sull’eliminazione dell’inquinamento, ma anche sulla salvaguardia delle persone. Nella legge viene ampliata ed approfondita la normativa riguardante l’inquinamento. Vengono introdotte cinque nuove regolamentazioni: Il sistema di permessi per gli scarichi, che prevede che le industrie che scaricano sostanze inquinanti ad elevata concentrazione oltre determinati quantitativi, richiedano l’autorizzazione preventiva; Il sistema di responsabilità ambientale, finalizzato ad aiutare le autorità competenti nello svolgimento dei loro compiti definendo chiare responsabilità a livello locale per tutti gli organi di governo; La valutazione della qualità ambientale delle città, che prevede il controllo annuale dell’aria in trentadue città tra le più popolate; Il controllo centralizzato dell’inquinamento, finalizzato a sopperire ad alcune lacune nei processi attuati a livello locale; Il trattamento con tempo prefissato, che impone alle industrie inquinanti l’adeguamento alla normativa entro limiti di tempo prefissati. Rispetto alla prima versione del 1979 la legge recepisce alcune indicazioni riguardanti le difficoltà che incontrano gli organi istituzionali nel fare applicare le leggi ed espande le responsabilità e le autorità degli uffici di protezione ambientale ad ogni livello di governo; la Protezione Ambientale diventa ufficialmente responsabilità di ogni livello governativo e vengono introdotte nuove sanzioni in materia ambientale. 3 Tuttavia la situazione ambientale non migliora: l’inquinamento atmosferico causato dall’ingente uso del carbone è un fenomeno che coinvolge tutto il Paese e che evidenzia una tendenza all’aumento; allo stesso modo, le acque, seppur a livelli diversi, mostrano una tendenza al peggioramento. Nel 1997, alcuni studi hanno evidenziato che il problema ambientale è lontano non solo dall’essere risolto, ma anche dall’essere posto sotto controllo. Sempre nello stesso anno il Comitato Centrale decise di istituire una serie di convegni, da tenersi annualmente, nei quali verranno discussi problemi relativi alla popolazione, alle risorse naturali e ambientali. A tal proposito, venne emanata la “Legge sulla Conservazione dell’Energia” che impone ai governi locali l’adozione di provvedimenti, quali la ristrutturazione di imprese notevolmente inquinanti, l’ammodernamento tecnologico, la riduzione del consumo energetico, l’aumento dell’efficienza nell’utilizzo dell’energia e l’adozione di programmi di sviluppo, volti al risparmio energetico. Nell’anno successivo (1998), a seguito della promulgazione della legge ambientale, venne emanata, con il nome di “Amministrazione delle regolamentazioni di protezioni ambientali”, riferiti a progetti edili, la normativa ufficiale riguardante la valutazione dell’impatto ambientale per le nuove costruzioni. Nel 2003, poi, questa legge che riguarda soltanto il settore edile, fu rivista, tant’è che nel 2004 ci fu una diminuzione della produzione di acque sporche, di sostanze chimiche, di NO2, di fumi e di rifiuti da parte delle industrie. In realtà non ci furono risoluzioni concrete al problema: al momento dell’applicazione della legge, molti progetti non portano a compimento ciò che da essa viene richiesto; ciò impedisce alla legge di dare vita a progetti di crescita che tengono conto, sin dall’inizio, delle considerazioni ambientali. Una soluzione a questo problema potrebbe essere una maggiore partecipazione pubblica, in modo che siano i cittadini stessi a segnalare l’insorgere di problemi in corso d’opera. Ma perché ciò avvenga è necessario elaborare strumenti e procedure per rendere possibile una reale partecipazione della società civile. È certo innegabile che negli ultimi anni il governo cinese abbia posto in essere, per lo meno sulla carta, grandi sforzi per proteggere l’ambiente. 4 Dieci anni dopo, precisamente il 25 aprile 2014, il governo ha deciso di riprendere la legge sulla Protezione Ambientale del 1989, e revisionarla, dando origine alla nuova “Environmental Protection Law” (EPL); la legge è entrata poi in vigore il 1° gennaio 2015. La versione del 1989 aveva pochi sostenitori. Era infatti convinzione di molti che la legge presentava delle lacune, specialmente per quanto riguarda misure implementative e sanzionatorie. Per questo motivo, una delle modifiche apportate di maggiore rilievo, consiste nel passaggio da un sistema sanzionatorio che prevedeva, per violazioni ambientali, multe singole, ad uno che invece prevede multe regolari nel tempo e in costante aumento. Con il sistema precedente, per un’impresa era molto più conveniente pagare la multa e continuare la sua attività inquinante, piuttosto che adeguare o sostituire la strumentazione in conformità con gli standard per la protezione ambientale. Il sistema corrente, rimuove i limiti alle sanzioni applicabili a coloro che inquinano. Più in generale, la EPL prevede sanzioni più gravi per le imprese che inquinano e per gli ufficiali governativi immischiati in incidenti che provochino inquinamento. Tutti coloro coinvolti in attività fraudolente o dannose per l’ambiente saranno ritenuti colpevoli. Oltre al conferimento di nuovi poteri alle autorità competenti, che permettono loro di sequestrare e vietare la produzione a chi inquina, nelle seguenti situazioni potrà essere applicata una sanzione detentiva che prevede fino a 15 giorni di reclusione. Inoltre la normativa apre le porte anche al “Whistle-blowing”, ossia l’avviso delle autorità di polizia e in questo caso indicativo delle iniziative pubbliche di denuncia nei confronti di colore i quali inquinano e non ottemperano con le norme prescritte in merito allo smaltimento dei rifiuti. Mentre in precedenza, solo un ONG, controllata dallo Stato poteva portare un azione del genere in tribunale, secondo la nuova normativa, tutte le organizzazioni civili registrate a livello statale potranno esperire azioni legali, a condizione che abbiano svolto le loro attività almeno per 5 anni e non abbiano compiuto alcuna attività illecita in passato. La EPL impone che, prima di iniziare un’attività in alcune categorie industriali, vengano condotti due tipi di valutazioni. Uno è richiesto per tutti i progetti legati alla costruzione sia quelli ex novo sia quelli di ristrutturazione o restauro; ed è dunque necessaria una licenza prima di poter avviare questo tipo di attività. Suddette valutazioni sono pubbliche, e che non vi si sottopone 5 può ricevere una sanzione pecuniaria. Il secondo tipo di valutazione è necessaria per gli investimenti sui beni mobili e la sua mancanza può risultare in ritardo nella costruzione e nelle operazioni ad essa correlate. Per entrambi i tipi di valutazione, alle autorità ambientali sono stati concessi incluse misure correttive, sanzioni fiscali e aumenti sul prezzo delle attività necessarie per la produzione. Infine, le imprese sono obbligate a creare un sistema di monitoraggio per la protezione ambientale, un sistema di controllo per le emissioni dei fattori inquinanti e a dotarsi di una licenza specifica, che comporta requisiti altrettanto specifici. Non uniformarsi a queste normative comporta l’applicabilità delle sanzioni sopra descritte. Statistiche sull’inquinamento e sulle leggi in Cina Una tra le cause dell’inquinamento è il traffico automobilistico, in particolare nella capitale cinese, dove circolano 5 milioni di veicoli, 250 mila in più ogni anno; tutto ciò nonostante la decisione del governo di ridurre del 30% le immatricolazioni. Ma il traffico contribuisce per ¼ alle emissioni di polveri sottili; poi ci sono le industrie inquinanti: la Cina da sola consuma la stessa quantità di carbone del resto del pianeta. Nel 2007 le aziende hanno scaricato rifiuti tossici in acqua senza che vi fosse il minimo controllo centrale, fino ad arrivare all’esplosione della “marea verde”, ovvero la trasformazione delle acque in una melma salmastra, dovuta alla crescita incontrollata di alghe alimentate dai rifiuti chimici industriali. Per quanto 6 riguarda l’inquinamento del suolo, nel 2013 sono stati registrati elevati livelli di cadmio nel 37,5% delle coltivazioni di riso. Nell’aprile del 2014, inoltre, il Ministero ha condotto un’indagine su 630 Km2 deputati all’agricoltura, svelando come il 19.4% del terreno fosse contaminato. Si stima che nel 2010 le morti premature collegabili all’inquinamento atmosferico siano state più di 1 milione, corrispondenti a circa il 40 % del totale; le patologie polmonari sono la 3 a causa di morte nel paese (il tasso di mortalità per tumore polmonare è triplicato dagli anni 70) e le patologie respiratorie croniche sono la 2° causa di morbosità. Il governo ha preso delle decisioni importanti negli ultimi anni e ha messo in atto alcune azioni preventive: Nel corso del 2012 è stato istituito un sistema di monitoraggio dell’aria di 74 città cinesi, con pubblicazione in tempo reale dei dati riguardanti le concentrazioni di ozono, e ciò ha contribuito molto ad aumentare la consapevolezza dei cittadini a riguardo; Con l’approvazione del Piano Nazionale d’Azione, Prevenzione e Controllo sull’inquinamento dell’aria per gli anni 2013-2017, con un investimento da parte del governo di 277 miliardi di dollari, l’obiettivo entro il 2017 è quello di ridurre al valore di 60 nanogrammi per metro quadro nell’aria di Pechino; Dato che il Paese ricava dalla combustione del carbone circa il 70% dell’energia prodotta, e consuma circa il 50% del carbone mondiale, potrebbe essere di grande aiuto per l’ambiente con limitati effetti sull’economia, anche l’introduzione di una tassa sul carbone. Conclusione In definitiva, si può affermare che la strada da percorrere è ancora lunga: occorrono moltissimi anni per ottenere risultati significativi in tutte le città cinesi. Il Paese non ha scelta se vuole garantire ai suoi cittadini aria pulita, anche se questo vuol dire mettere delle regole e dei paletti. Il poco interessarsi alla suddetta questione sta già costando troppo a tutta la nazione, in termini di salute e ambiente, e se spera che nel 2030, i cittadini cinesi possano, avere fiumi, mare e suolo senza contaminazione, e l’aria pulita. Bibliografia: 7 Focus.it; Policy: four gaps in China’s new Environmental Law – Bo Zhang & Cong Cao; La normative ambientale in Cina; La nuova EPL: svolta della Cina per la tutela dell’ambiente; La Cina e la questione ambientale – Alessandro Gobbicchi. 1° Edizione 2012. 8