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Voci dal
Paese
PERIODICO D’INFORMAZIONE A CURA DELL’AMMINISTRAZIONE DEL COMUNE DI ONORE - ANNO XVI- DICEMBRE 2011
Periodico d’informazione del Comune di Onore
Voci dal
Paese
PERIODICO D’INFORMAZIONE
A CURA DELL’AMMINISTRAZIONE DEL COMUNE DI ONORE
PUBBLICITA’ INFERIORE AL 50%
1
Comune di Onore
Via Sant’Antonio, 94
24020 Onore BG
tel. 034671191
fax 034674456
e.mail: [email protected]
www.comune.onore.bg.it
Voci dal
Paese
Periodico d’informazione del Comune di Onore
Anno XVI – Numero Unico - Dicembre 2011
IN QUESTO NUMERO
EDITORIALE ...........................................................................................................................
Voci dal
Paese
Periodico d’informazione
del Comune di Onore
Direttore responsabile:
Gianpietro Schiavi
Coordinatore:
Walter Ferrari
Collaboratori:
I Consiglieri comunali
Autorizzazione n. 43 del Tribunale di
Bergamo in data 19.10.1996
Redazione:
Uffici del Comune di Onore
Via S.Antonio, 94 – 24020 Onore BG
Editore:
Verso la maturità
SCUOLA E FORMAZIONE
Scuola dell’infanzia
Scuola Primaria
Biblioteca
SPAZIO SOCIALE
Progetto giovani con Maria
Il mandato agli operatori pastorali
Prime Comunioni
Caritas
Interparrocchialità
Festa della Madoninna – Classi 1971
Ente Bergamaschi nel Mondo
Buone notti
Nuovi arrivi
La “Sfoiàda del Mèlgù”
Speciale Alpini
Anniversari di Matrimonio
SPORT e TEMPO LIBERO
Radio d’epoca
Fino a Onore
Corso di tiro con l’arco – Concerto di cornamuse
A tutto Atalanta
C.T.G. Freen Mountain
In viaggio attraverso Australia e Asia
Settimana ciclistica
Torre Garibaldi
ACCADE IN COMUNE
Lavori in corso
Il distretto del commercio
Amministrare un Comune in tempi di crisi
L’ANGOLO DEI RICORDI
INFORMAZIONI UTILI
Comune di Onore
Impaginazione e fotocomposizione:
Comune di Onore
Stampa:
Olmografia S.r.l. – Clusone BG
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EDITORIALE
Verso la maturità
“Cercare di cambiare un’altra persona è arroganza. Ciò che l’altro desidera da me è comprensione
e partecipazione: vedere che io so cosa sta attraversando e che mi importa: vedere che capisco”.
Khalil Gibran
Adolescente, dal latino adolescere, in via di
crescita. Cui deriva anche il termine adulto: colui
che è cresciuto, che è giunto al maggior vigore
fisico e intellettuale. Sebbene adolescenti e adulti
abbiano qualcosa in comune, la comunicazione tra
loro non è sempre soddisfacente e appagante.
Cerchiamo insieme di riflettere su alcune possibili
cause. L’adulto ha il compito importante di
sostenere il processo evolutivo, di maturazione
fisica psicologica e spirituale del cucciolo
dell’uomo. Per fare ciò serve un adulto accogliente,
attento ai bisogni della vita nascente, che abbia egli
stesso raggiunto una propria maturità affettiva e
morale, da donare a chi è ancora innocente. Detta
così pare semplice, in realtà nessun essere umano è
completamente risolto nei suoi conflitti interni, che
naturalmente vive all’esterno come difficoltà
relazionali con il prossimo. L’individuazione adulta
è un processo che occupa tutta la nostra vita: di
questo dovremmo esserne consapevoli, al fine di
evitarci inutili violenze, sfruttamento e sofferenze.
Un buon educatore, invero, dovrebbe solamente
accompagnare e favorire il processo di crescita di
quel tesoro che ognuno porta dentro di sé. A volte
serve una vita intera solo per disapprendere ciò che
è stato inculcato con la forza, in maniera dogmatica
e autoritaria e che ha mortificato il talento in
divenire. Oggi il disagio della società, che rischia di
travolgere l’individuo, viene manifestato dai
giovani attraverso una serie di sintomi che vanno
dalla tossicodipendenza all’alcolismo, dalla bulimia
all’anoressia, a forme depressive caratterizzate da
apatia, abulia e mancanza di genuino interesse per
la vita. Si ha l’impressione, a volte, di trovarsi di
fronte a ragazzi demotivati, senza speranza verso il
futuro, privati della loro creatività, sogni e desideri.
Pare vivano in un quotidiano fatto solo di
sensazioni ed emozioni da bruciare nel più breve
tempo possibile. E allora le droghe si prestano a
questo bisogno: sollecitando fortemente specifiche
parti del cervello, aumentano la sensibilità ad ogni
livello, alterando le percezioni dei sensi, il corso dei
pensieri e i vissuti emotivi. Tutti i sintomi descritti
di fatto rientrano in quei problemi di narcisismo e
dipendenza malata (due facce della stessa medaglia)
di cui oggi tanto si parla.
Una parentesi nel mito di Angela Cerinotti:
“Narciso, giovane di straordinaria bellezza,
sebbene fosse corteggiato da giovani di ambo i
sessi, era indifferente all’amore. Nonostante la
ninfa Eco gli si fosse struggentemente dichiarata,
Narciso la respinse sdegnosamente, così come
indusse a uccidersi inviandogli una spada il
giovane Arminio, uno dei suoi spasimanti. Artemide
li vendicò entrambi facendo in modo che Narciso si
specchiasse in una fonte e si innamorasse di se
stesso, arrivando alla fine ad uccidersi, consumato
da questa passione. Dal suo sangue caduto al suolo
nacque l’omonimo fiore”.
Innamorarsi della
propria immagine non soddisfa, anzi, svuota la vita
del suo significato portandoti alla morte. Narciso
deve imparare ad amare, rispecchiandosi però in un
altro essere umano. Ma perché si giunge a tanto, a
farsi tanto male? Perché si sta cercando la vita,
disperatamente, nel modo e nel luogo sbagliati. La
vita come è stato ribadito in precedenti articoli
nasce da relazioni soddisfacenti, dove è possibile
uno scambio emotivo sincero, con un altro che mi
riconosca diverso da sé e che mi accetti e mi rispetti
nei miei bisogni e desideri. La dipendenza sana è
questa: sentirsi legati a qualcuno in un rapporto di
fiducia che ti faccia sentire unico, importante e
amato. Se non vivi questa esperienza radicalmente
umana e intimamente spirituale ti senti solo e
angosciato, con la vita che ti sembra vuota e priva
di senso. Il disturbo narcisistico di personalità
esprime proprio questo senso di isolamento e
solitudine,
esibito
con
la
maschera
dell’onnipotenza, che tutto può e possiede,
nell’apparente freddezza e indifferenza dei modi. Il
narcisista col suo bisogno di apparire comunica il
desiderio di attenzioni, di essere visto nella sua
interiorità: di esserci per noi e con noi. Alla
disperata ricerca di conferma del proprio valore:
vuole un rapporto che sia accogliente e scaldato
dagli affetti, ma teme che l’eccessiva vicinanza gli
procuri sofferenze e delusioni, come forse è stato in
passato. Si soffre, di una profonda angoscia, quando
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ci si è affidati all’altro e poi si è stati abbandonati o
separati precocemente, per forza maggiore o per
incapacità degli adulti di mantenere vivi i legami.
Anche gli adulti sono stati bambini e adolescenti e
le carenze affettive se non sono curate vengono
trasferite alle nuove generazioni. Il narcisismo è
causa ed effetto della dipendenza malata, la quale è
altrettanto nociva e dannosa. E’ la situazione di chi
vive continuamente come prolungamento di
un’altra persona. Una simbiosi (vita in comune)
dove ciascuno dei due è una parte dell’altro,
ricercato perché supplisce alla propria fragile
identità. L’altro diventa quello che si dice un
oggetto-Sé: parte che mi fa sentire integro nella mia
persona e soddisfa questo mio bisogno. Questo lo si
vede spesso nelle coppie e nelle relazioni filiali,
dove i protagonisti cercano di cambiare l’altro
anche nelle piccole abitudini, per asservirlo ai
propri bisogni inconsci. Ergo, nessuno dei due è
autonomo e libero di sviluppare il proprio
potenziale umano: il proprio desiderio (il tesoro
nascosto). E’ uno stato di costrizione dove la
persona si sente ingabbiata, ansiosa ed angosciata,
per questo legame opprimente e invalidante
(reciproco, di cui però non si può fare a meno), che
non permette la separazione, necessaria per
individuarsi e per potere incontrare l’altro (chi è lì,
ma anche l’altro fuori dalla famiglia) in tutta la sua
dignità umana e non solo in alcune sue parti. Perciò,
anche chi soffre di questa patologia teme il rapporto
con l’altro, ma in questo caso per paura di venirne
nuovamente fagocitato e invaso: di rivivere un
abbraccio che soffoca! In entrambi i casi, quello di
chi ha paura dell’eccessiva vicinanza (e si isola
affettivamente) e di chi ha desiderio di
differenziarsi (e si sente in colpa se lo fa), il vissuto
è mortifero e la ricerca della vita sempre presente. E
allora se la vita non viene dalla relazione con una
persona, dove normalmente è, perché è lì che si
sperimenta il calore dei sentimenti, mi rivolgo a
degli oggetti, che nel mio immaginario dovrebbero
essere dei facili sostituti (della persona). Ma la
delusione non tarda a venire, poichè gli oggetti,
siano essi droghe, alcol, cibo, vestiti, giochi o
persone ridotte in stato di schiavitù (usate), possono
solo farti provare sensazioni forti e intense nel
corpo, lasciando tuttavia inalterata e insoddisfatta
l’area degli affetti, che è l’area della vita. Le
patologie del narcisismo e della dipendenza malata,
in fondo, esprimono il bisogno disperato del
soggetto di ritrovare se stesso e la propria identità
nell’incontro sano con l’altro: unico modo per
sapere chi si è e cosa si vuole dalla vita? Coloro che
si trovano in queste condizioni confuse e tormentate
temono le relazioni e l’intimità per via della loro
fragilità interna (Sé fragile e poco integrato nelle
sue parti), che si palesa, in situazioni conflittuali
con il prossimo, con risposte difensive di
permalosità, ipersensibilità e vulnerabilità. Sono il
vuoto, la mancanza e le carenze affettive che
producono il bisogno avido di ingoiare o possedere
sempre più cose (cibo, alcol, droghe, psicofarmaci o
cose materiali). L’anoressica, invece, rifiutando il
cibo, attacca il corpo e la vita che rappresenta
(ricorda la fine tragica del povero Narciso!).
Pertanto, che cosa fare? Riconoscere di avere un
problema. Ebbene sì, per potere chiedere aiuto
bisogna innanzitutto riconoscere di stare male. Pare
una cosa naturale, eppure la maggior parte dei
giovani, e non solo, che si trovano in queste
situazioni di malessere non riconoscono il loro
disordine interno. Anzi, pensano di divertirsi e stare
bene! Forse perché tanti comportamenti sono
talmente presenti nella nostra società da considerarli
ormai parte dei nostri costumi e abitudini di vita. E’
la società dell’immagine con i suoi meccanismi di
persuasione, mass media e pubblicità, che ci ha un
po’ traviati e offuscato nella capacità di riflettere,
pensare e scegliere ciò che è bene per noi.
L’imbroglio sta nel fatto che l’immagine, materiale,
da valore estetico è diventata una virtù morale. Se ti
presenti bene significa che vali, che hai delle
competenze, delle capacità e delle qualità, anche
morali. La società dei consumi, inoltre, pare
premiare chi è efficiente nelle prestazioni. Tutto va
usato e poi rigettato. Anche il tempo e le emozioni
sono bruciati. Tutto corre ad una velocità
impressionante, non c’è più tempo per l’attesa, la
maturazione. L’imperativo è tutto e subito: cosicchè
anche le droghe rientrano in questa folle corsa, anzi,
proprio queste sostanze eccitanti sembrano favorire
il tuo ‘essere in’, dentro il dramma che si sta
rappresentando. Se i ragazzi che hanno problemi
relazionali, perché di questo si tratta, esprimono il
loro malessere attraverso comportamenti devianti,
di bullismo, violenze, droghe, anoressia e altro, gli
adulti che dovrebbero segnalare loro questo disagio,
dare parola a ciò che è solo azione, spesso sono
silenti, disorientati e stanno a osservare.
Normalizzano e giustificano queste condotte: si sa,
l’adolescenza è il periodo delle trasgressioni poi
tutto si sistemerà! Ma non è sempre così, e lo si
vedrà più avanti quando il ragazzo, ormai giovane
adulto, dovrà prendere decisioni importanti, che
riguardano la sua vita lavorativa e relazionale; e non
saprà farlo, sentendosi ancora piccolo e immaturo.
Il ‘cavallo’ se corre e se è vincente lo si vede dopo i
vent’anni! Bene o male prima di allora si fa
rientrare tutto nella media di quella che si considera
un’età di passaggio. Fuma qualche spinello o beve?
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Ma sì, lo fanno tutti! Va male a scuola? Ma sì, ne
inizierà un’altra o andrà a lavorare! Non trova
lavoro o li cambia spesso? Ma sì, poi troverà quello
giusto che gli piace, in fondo è giovane e poi non
c’è lavoro! Si mostra disinteressato al sociale? Ma
sì, avrà tempo di impegnarsi! Continua a fare
incidenti in moto o in auto? Ma sì, sta imparando a
guidare, tutti hanno fatto incidenti! E via dicendo
per tante altre condotte e abitudini di vita. Come far
capire che comportamenti disordinati, che si
ripetono, segnalano una difficoltà e una richiesta di
aiuto? Oggi nel mondo di internet e della
comunicazione di massa, per paradosso, non
riusciamo a farci aiutare. Eppure i mezzi ci sono
tutti e in abbondanza: consultori per adolescenti e
adulti, gruppi di auto-mutuo-aiuto per qualsiasi
problema, gruppi di terapia, gruppi a indirizzo
religioso con supporti psicologici, morali e
spirituali, cliniche, comunità terapeutiche e
quant’altro. Forse è proprio perché sono le
patologie stesse, del narcisismo e della dipendenza
malata, che si caratterizzano per vissuti di
onnipotenza (nego i miei limiti, fragilità e bisogni);
di solitudine amara (basto a me stesso); e di paura
dell’intimità con l’altro, che ci può poi abbandonare
o invadere e soffocare, come in passato, che ci
inducono a non credere che qualcuno ci possa
aiutare. E’ come se nei nostri problemi attuali si
ripetesse un vecchio copione, già visto! Se sono
stato scottato una volta, il fuoco mi fa paura. Ma il
fuoco se lo sai usare ti scalda e cuoce i cibi. Ma
tutto questo le persone mostrano di non saperlo!
Noi replichiamo tutta la vita gli stessi modelli
relazionali (cambiano solo gli attori), appresi
quando eravamo bambini con i nostri familiari.
Perché ciò che si radica nel profondo è la qualità
dell’interazione con chi per primo si è preso cura di
noi. Si ricordano essenzialmente i vissuti che hanno
caratterizzato quel legame: di fiducia-sfiducia, di
sicurezza-insicurezza, di serenità-ansia, di calmatensione, di gioia-tristezza, di interesse-noia, di
accoglienza-rifiuto, di piacere-fastidio, di curatrascuratezza e così via. E il cambiamento di
abitudini è la cosa più difficile, anche se ci fanno
stare male, perché cambiare è un po’ modificare la
propria identità (valori, orientamento nel mondo,
modo di pensare e di sentire, di rappresentare se
stessi e gli altri). Meglio ciò che si conosce, ci
ripetiamo, di ciò che è ignoto; potrebbe in fondo
andarci peggio: passare dalla padella alla brace!
Se i ragazzi, in questo turbinio di stimoli e
sollecitazioni, sembrano smarriti, gli adulti non
sempre sono disposti a mettersi in gioco in un
percorso di rivisitazione del proprio stile educativo
e relazionale. Se le cose non vanno come si
desiderava e sperava, subentra prima la delusione,
poi il senso di colpa e la vergogna, per il vissuto
fallimentare rispetto al proprio compito educativo, e
infine uno stato di sconforto e demoralizzazione che
fa dire: ma che ci posso fare io, in fondo mio figlioa è grande e noi abbiamo fatto tutto per lui, poi ha
incontrato le cattive compagnie e non ci ascolta più.
Aiutateci! Ma fatelo come vogliamo noi:
cambiando nostro figlio, il nostro partner o chi per
essi. Pare che anche i genitori e gli adulti più in
generale soffrano dello stesso male dei più giovani:
c’è forse un problema, ma non è mai il loro! E
invece, se un componente della nostra cerchia
familiare presenta un problema, sicuramente ci
riguarda, perché siamo a lui legati da un rapporto
affettivo. Nostro compito è dunque assumerci la
responsabilità, non la colpa, di questo rapporto, per
farci aiutare a comprenderne il senso, cui
seguiranno forse azioni riparative. Se vuoi cambiare
gli altri, cambia prima te stesso! il tuo modo di
pensare e di sentire. Poi vedrai che cambierà anche
il tuo modo di avvicinare il prossimo: animato da
fiducia e desiderio di incontrarlo.
Prima
riconoscere di avere un problema, poi passare
all’ascolto. Sì, se si ascolta con genuino interesse,
senza giudizio o pregiudizi morali, il rapporto
cambia. “L’aspettativa dell’adolescente-sostiene il
professor Charmet, psicoanalista di adolescenti- è
che da qualche parte ci sia qualcuno disposto ad
ascoltarlo, un adulto capace di un ascolto devoto e
rispettoso, che lo inizi ad una vita nuova…Tutto si
può fare fuorché influenzare la loro mente... Se non
li ascoltiamo si rivolgono ai coetanei…Il ragazzo
quasi mai esprime pensieri, quasi sempre i pensieri
sono messaggi criptati (nascosti) in azioni (atti di
bullismo, tentati suicidi, reati, abuso di sostanze,
fallimenti scolastici, brusche rotture dei rapporti,
anoressia ecc…), che hanno funzione di appello.
L’azione dovrebbe farci risalire al pensiero
originario…Dove c’è povertà di parole, c’è
ricchezza di comportamenti e viceversa…Ogni
azione dell’adolescente è una comunicazione al
mondo degli adulti…L’adolescente ci chiede di
aiutarlo a effettuare una donazione di senso a ciò
che è successo…Gli adolescenti ci chiedono di
autorizzarli a crescere. Non dire: stai attento a
questo e a quest’altro; ma: fai buon uso del tuo
corpo, del tuo tempo, rispetta il tuo prossimo e la
tua vita. Ma vai, scopri il mondo e divertiti! ”.
Gli adolescenti chiedono che li si aiuti a dare parola
a ciò che è rappresentato solo dalle loro azioni e
comportamenti a volte disadattivi; di aiutarli a
rendere chiari a loro stessi ciò che pensano di sé e
degli altri, i loro sentimenti, emozioni e desideri.
Forse le parole che spiegano e danno senso ai loro
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di sé con l’aiuto delle droghe, del cibo, dell’apparire
o usando il prossimo è manifestamente un’illusione
pagata a caro prezzo. Facciamoci dunque aiutare a
fare un bel funerale alla nostra compiacenzacondiscendenza verso quelle parti cui siamo molto
affezionati: che sono anche quelle che ci fanno
soffrire di più e che ci avvelenano la vita.
Cambiamo copione, recitiamone un altro! E’
curioso osservare come nei maggiori momenti di
festa, conviviali, in cui tutta la famiglia allargata è
riunita, succedano spesso liti, si alzi il tono della
voce, si inaspriscano gli animi e si arrivi a volte
anche a colluttazioni pericolose. Ciò si spiega
perché le persone coinvolte non hanno ancora
raggiunto una conveniente maturità psicologica,
definita da un’adeguata separazione dal resto della
famiglia. Questi legami ancora forti, simbiotici,
fanno sì che il bisogno di autonomia dell’altro non
venga rispettato, nè valorizzato, perché l’altro è una
parte di me e deve corrispondere al mio desiderio,
deve rispecchiare quel tratto caratteriale che io gli
ho affibbiato magari anni prima. Se vogliamo stare
in buona armonia con i familiari, a Natale e nelle
‘feste comandate’, dobbiamo prepararci nel corso di
tutto l’anno, separandoci da quella compiacenza di
cui si diceva. Così, come primo consiglio: stiamo
attenti a non entrare in simmetria con i sentimenti
degli altri, perché questo è il caso in cui riemergono
vissuti rimossi nell’infanzia, che non abbiamo
ancora elaborato. Cioè a dire, se l’altro si sta
arrabbiando o è in ansia per qualcosa, cerchiamo di
capirne le ragioni senza rispondere con lo stesso
tono affettivo, altrimenti il pensiero si blocca e lo
scontro è assicurato. Forse il risentimento espresso
da quella persona deriva proprio dal fatto che non si
senta accolta nei suoi bisogni di valorizzazione e
anzi si veda trattata come una nostra appendice,
svilita, e quindi decisa ad emanciparsi da un legame
umiliante e poco onorevole per lei. Ella vuole di
fatto essere vista nella sua interezza e dignità e non
in una sua sola parte, quella che noi ogni santa festa
gli chiediamo di recitare. Affrontiamo dunque con
coraggio la nostra angoscia di separazione per
andare incontro con gioia all’Altro, alla vita e alla
sua creatività!
Buon Natale a tutti!
Giacomo Schiavi
contenuti interni e ai comportamenti sono mancate
anche in passato. Anche questo pare ovvio, tuttavia
non sempre ci è evidente il percorso da seguire per
aiutarli a ritrovare il loro vero-Sé e il senso delle
cose. Al progetto maturativo dell’adolescente deve
quindi corrispondere una maggiore consapevolezza
di sé e apertura critica al mondo da parte
dell’adulto, che si sente responsabile di quel
legame, altrimenti consegneremo alle istituzioni,
scuola o servizi pubblici deputati all’aiuto, come a
volte capita, delle persone, che consideriamo come
dei ‘pacchi postali’, con i quali non abbiamo nulla a
che fare, con la richiesta che ci vengano restituiti
sani, registrati sul nostro desiderio e aspettative, sul
nostro modello di equilibrio psico-fisico e sociale.
Se vuoi aiutare il prossimo, ‘prendi in mano’, con
amorevolezza, i tuoi limiti e fragilità! I traumi sono
tali se non hanno un senso; se ci sono, viceversa, le
parole per dirli, per restituirli di un significato,
possono essere affrontati. Comunicare i propri
sentimenti e vissuti significa riconoscerli come parti
di sé, che hanno valore e legittimità, e non coprirli
con un velo di vergogna che impoverisce e oscura
la bellezza della nostra personalità.
Abbiamo riconosciuto di avere un problema,
abbiamo chiesto aiuto e ci siamo messi in
ascolto…e cosa abbiamo scoperto (adolescenti e
adulti)? Abbiamo scoperto che siamo compiacenti e
nostalgici con le nostre parti che ci fanno soffrire e
che non ci permettono la libertà di vivere e di
amare. Ebbene sì, noi siamo molto legati al nostro
malessere, al nostro sentirci inferiori, incapaci,
rifiutati o inadeguati. O ancora, al nostro sentirci
vittime, sofferenti, sottomessi, angosciati, timidi,
insicuri, non rispettati o altro. Non vogliamo
abbandonare queste parti, che paradossalmente
amiamo, perché ci sono familiari; e per non
separarci da esse, le proiettiamo sugli altri,
cercando relazioni con persone che esprimano
questi tratti caratteriali, così da poterli controllare
meglio e magari modificare, cambiando l’altro però,
mai noi stessi! Operazione evidentemente difficile e
comunque insoddisfacente. Tante incomprensioni
nascono da questo: dal desiderio di cambiare l’altro
nella speranza di essere migliorati noi (dipendenza
malata). L’altro come nostra protesi (stampella), che
sostiene il nostro narcisismo o bisogno di essere
apprezzati (Se sono amico, partner, fratello, figlio,
padre… di uno che ha soldi penseranno che anch’io
sia abbiente e notabile. Se sono amico di una
persona importante o acculturata anch’io sarò
considerato altrettanto interessante e sofisticato. Se
chiedo a chi mi sta vicino di cambiare in qualche
aspetto che piace a me, sarò più gradito agli altri, e
così via…). Cercare una maggiore sicurezza o stima
Bibliografia:
Gustavo Pietropolli Charmet, I nuovi adolescenti,
Raffaello Cortina Editore, Milano 2000;
Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto,
Universale Economica Feltrinelli, Milano 1998.
Angele Cerinotti, Miti greci, ed. Demetra
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SCUOLA DELL’INFANZIA
“Con ogni bambino viene al mondo qualcosa di nuovo che non è
mai esistito, qualcosa di primo e unico. Ciascuno è tenuto a
sviluppare e dar corpo proprio a questa unicità e irripetibilità”
-M. BuberIl tema di quest’anno scolastico, dal titolo “IO CI SONO”, è dedicato alla crescita del
bambino all’interno del contesto familiare e sociale. Gli spazi della scuola sono stati
trasformati in una casa accogliente in modo che il bambino, durante la sua giornata, si
riconosca in un ambiente ospitale, gradevole e sereno. La sua fantasia viene guidata da
due genitori speciali, Risolo e Gioiabella, e dai loro figli Lilì, Lulù e Lolò, abitanti del paese “Speriamochecè”, che con la
loro voce, attraverso delle telefonate, lo conducono alla conoscenza di se stesso, in un mondo che lo vede protagonista
come entità singolare e incomparabile, ma anche come parte attiva ed integrante della società.
Il nostro progetto si divide in quattro unità d’apprendimento:
la prima unità, “Questo sono io”, vuole sottolineare l’esigenza di ogni bambino di sentirsi riconosciuto e valorizzato
come persona unica e irripetibile. Negli anni della scuola dell’infanzia, infatti, si definisce e si articola l’identità di ogni
bambino come consapevolezza del proprio corpo, della propria personalità e del proprio stare con gli altri. Il bambino,
cerca di dare un nome agli stati d’animo, sperimenta le potenzialità e i limiti della propria fisicità, il piacere di coordinare
le proprie attività con quelle degli altri in modo armonico. I giochi di movimento consolidano la sicurezza di sé e
permettono al bambino di sviluppare gradualmente la capacità di capire ed interpretare i messaggi provenienti dal proprio
corpo e da quello altrui, di esprimersi e di comunicare attraverso di esso.
La seconda unità d’apprendimento, “Io, tu, noi, gli altri, le cose”, ha l’obiettivo di evidenziare l’incidenza formativa di
una positiva interazione con i pari, gli adulti, l’ambiente di vita, il mondo e la cultura, sui processi di apprendimento e di
sviluppo dell’autonomia personale del bambino. In questo nuovo percorso, abbiamo scelto di proporre un itinerario che
conduca dalla semplice scoperta dell’esistenza dell’altro e dall’adattamento alla sua presenza, alla comprensione dei
bisogni e delle intenzioni proprie e altrui, fino all’acquisizione di un’effettiva capacità di collaborazione. Si fa sempre più
forte l’idea di scuola come luogo di incontro, nel quale il bambino sperimenta il piacere e le difficoltà della condivisione e
i primi conflitti, coglie altri punti di vista e supera il proprio egocentrismo, discutendo su esperienze, emozioni e pensieri.
Nella terza unità d’apprendimento, “Verso le mie mete”, si concentra l’attenzione sulla progressiva scoperta, da parte del
bambino, dei propri talenti da valorizzare e dei punti di fragilità da consolidare e sul conseguente processo di
autovalutazione, inteso come una sempre più approfondita esplorazione di sé, dei propri interessi, delle proprie
inclinazioni e dei propri stili e strategie cognitivi. Nella scuola dell’infanzia i bambini, partendo da situazioni di vita
quotidiana, dal gioco, dalla concretezza, cominciano ad osservare ed organizzare le esperienze; ad interagire con lo spazio
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in modo consapevole e a compiere i primi tentativi per rappresentarlo. Il compito di noi insegnanti è quello di
assecondarli e sostenerli nei loro primi tentativi di simbolizzare e formalizzare le conoscenze del mondo.
La quarta ed ultima unità d’apprendimento, “Sto bene nel mondo”, conduce il bambino, dopo aver intrapreso un viaggio
alla scoperta di se stesso e degli altri, alla consapevolezza di far parte di una comunità più ampia che offre stimoli di
crescita e, allo stesso tempo, regole nel rispetto di una convivenza civile. In questo modo, partendo dalla conoscenza del
nostro paese, i bambini inizieranno a rendersi conto di vivere in una realtà molto più vasta, in cui la diversità diventa una
possibilità di arricchimento reciproco.
L’augurio che ci vogliamo fare è quello di sentirci benvenuti in questa “nuova casa”, con tanta voglia di metterci in gioco
per il bene e la crescita dei nostri bambini.
Manca davvero poco al S.Natale e come sempre ci stiamo preparando ad accogliere Gesù nelle nostre case, nelle nostre
famiglie, nel nostro cuore. Quest’anno noi insegnanti insieme a tutti i bambini vogliamo augurarvi di vivere questo Natale
come una vera festa d’amore, con una gioia autentica e lo faremo attraverso un momento di preghiera, condiviso anche
con tutti voi. Siete quindi invitati alla Paraliturgia GIOVEDI’ 22 Dicembre alle ore 18.30 presso Chiesa Parrocchiale.
Vogliamo, inoltre, ringraziare di cuore la comunità e tutti i genitori che, ormai da diversi anni, attraverso l’iniziativa
della vendita delle torte, danno un generoso contributo e un importante sostegno alla nostra scuola materna.
GRAZIE davvero!
Con tanta gioia
I bambini
Federica, Noemi e Chiara
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SCUOLA PRIMARIA
SIAMO ALLEGRI E BIRICHINI
SIAMO 17 BEI BAMBINI
OGNI MATTINA CI INCONTRIAMO
E CON LE MAESTRE ATTENTI STIAMO.
LEGGERE E SCRIVERE E DISEGNARE
TUTTI INSIEME VOGLIAM SOGNARE.
VOCI, RISATE IN ALLEGRIA
LA MATTINATA COSI’ VOLA VIA.
I bambini della classe prima di Onore
Visita alla casetta di lettura
Venerdì 25 novembre, con tutti i nostri compagni ci siamo recati a visitare la nuova casetta di lettura a
Songavazzo, nella zona Picol, proprio ai piedi del monte Falecchio. Ogni bambino aveva con sé un libro da
donare e scambiare nella casetta. Durante il tragitto lo scrittore Davide Sapienza ci ha fatto compagnia,
leggendoci alcune letture avventurose. Arrivati alla meta, il sindaco di Songavazzo, con un breve discorso
hanno sottolineato l’importanza della condivisione e della lettura sia per i bambini che per gli adulti; hanno
ringraziato anche il signor Renzo Scandella per aver costruito la casetta, con il legname proprio dei nostri
boschi. Don Guido l’ha benedetta e poi siamo entrati a depositare sugli scaffali il nostro libro e in cambio ne
abbiamo scelto uno da portare a casa; è seguito un ricco buffet per festeggiare l’inaugurazione. Ringraziamo
tutti i volontari che si sono impegnati nella costruzione di questa splendida costruzione, che permetterà a
residenti e villeggianti di condividere il piacere della lettura.
Gli alunni di classe quinta
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Ottobre
Viene sera un poco prima,
la notte spinge un poco avanti il giorno.
Il vento fresco, piano piano, lima
Il gambo delle foglie, tutto intorno.
I boschi fanno fiumi di vapori,
e nella terra scura c’è un frugare
di infiniti e minimi lavori
prima che il gelo faccia riposare.
Il cielo certi giorni è tutto bigio
ed escono i maglioni dal cassetto:
“Mamma, questo maglione è troppo grigio,
mi piace quello rosso: melo metto?”
A ottobre i bambini vanno in tana,
con giochi meno svelti, più pacati,
come gattini stanno nella lana,
con gli occhi a zonzo in libri colorati.
Roberto Piumini
L’autunno alla finestra
Guardando dalle finestre della nostra classe si vede un giardino pieno di colori. Subito si
nota un pino mugo i cui aghi brillano quando i raggi del sole incontrano la rugiada
lasciata dalla notte. In secondo piano notiamo un acero che sta per perdere tutte le sue
foglie ormai ingiallite: basteranno un soffio di vento autunnale o il battito d’ali di un
uccellino che svolazza tra i rami. Nell’angolo fondo si vedono tre bianche betulle che
quasi sfiorano il pallido azzurro del cielo. Sono cresciute tutte e tre vicine ed ora i loro
rami ormai spogli, sono così sottili da creare una cascata. A sinistra delle betulle c’è un
tronco tagliato, circondato da un basso cespuglio che a volte, durante la ricreazione si
trasforma in un trampolino. Davanti alla porta che conduce al giardino c’è un secondo
tronco tagliato, è così solo che sembra il classico monumento in mezzo alla piazza.
Ogni albero qui a scuola ha la sua storia: i vecchi tronchi piegati dei pini mughi, ci
dicono quanti bambini sono saliti sui loro rami in questi anni, trasformandoli ora in
comode sdraio; i rami del pino di fronte a noi si sono allungati verso la classe così tanto,
da sfiorare i vetri delle finestre.
Crediamo che l’autunno, sia la stagione migliore per ammirare il giardino della nostra
scuola e i colori delle foglie delle piante che lo rendono più allegro.
Classe quarta
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BIBLIOTECA
- Onore e Garriguella –
Sembra strano ma ogni volta che mi capita di vivere alcuni momenti del gemellaggio con
gli amici catalani, è come se lo vivessi per la prima volta: eppure sono anni che ci si
conosce! Parlando con altri amici non è solo una mia sensazione: quando si condividono
momenti come quello che abbiamo trascorso a Onore lo scorso aprile, rinascono
sentimenti intensi di gioia e di fraternità.
Ci ha accompagnato quest’anno il tema del 150° dell’unità nazionale italiana. Ciò che
più ci premeva era il condividere con loro un pezzo della nostra storia che ci ha segnati
profondamente. La rievocazione storica in piazza Pozzo ci ha aiutato a capire cosa
successe nel lontano 1861 quando due uomini a cavallo, Re Vittorio Emanuele II e
Garibaldi, nell’incontro di Teano si strinsero la mano e la storia dell’Italia Unita ebbe il
suo inizio.
E’ stato un momento significativo, trasformare i nostri cortili in vere e proprie vetrine
dei lavori che hanno fatto la storia dei nostri familiari e delle passate generazioni, un
lavoro organizzativo incredibile ma che alla fine ha soddisfatto tutti e sentendo pareri
che dicevano “Peccato siano durati solo qualche ora” credo che l’obiettivo sia stato
raggiunto.
Durante le tre giornate sono stati molto emozionanti, dal mio punto di vista, due momenti in particolare; il primo è stato il lancio delle
mongolfiere volanti: ho visto gente di Onore che aiutava gente di Garriguella, gente che si passava accendini per accendere le
mongolfiere, gente che incitava e attendeva il fatidico lancio: 3,2,1,via!!!!!! Nel cielo stellato, il bianco, il rosso e il verde hanno
creato per alcuni secondi un panorama incredibile e insolito. Il secondo momento è stato il canto all’Inno di Mameli prima del taglio
della torta rappresentante la bandiera d’Italia: ho visto negli occhi dei nostri amici ospiti una voglia incredibile di cantare un Inno
Nazionale che non è il loro e di cui, molto probabilmente, non conoscono nemmeno le parole. Eppure cantavano, magari non
capendone il significato, sbagliando la pronuncia di alcune parole, ma era come se fossimo tutti di una stessa nazione. Sono stati
momenti davvero emozionanti.
Per il pranzo e il buffet serale abbiamo deciso come amministrazione comunale di appoggiarci alla struttura dell’oratorio e ad una
struttura esterna, riscaldata, che è stata montata per l’occasione. Abbiamo notato una
forte partecipazione sin dal mattino, ma in modo particolare al buffet serale: tanta gente,
anche villeggianti, nel pomeriggio mi chiedeva se ci fosse ancora posto, e credetemi
abbiamo spalancato le porte perché tutti potessero sentirsi parte del paese e del
gemellaggio con Garriguella.
E’ stato un impegno grande da parte di tutti: la commissione gemellaggio che con
grande grinta e dedizione ha iniziato ad elaborare idee , i tanti volontari che si sono
prestati a dare una mano concreta, tutti i bambini della scuola dell’infanzia e della
scuola primaria di primo grado e le loro insegnanti con le loro rappresentazioni, e tutte
le famiglie che hanno aperto la loro porta di casa per ospitare gli amici di Garriguella.
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Un grazie particolare lo voglio rivolgere a tutti i giovani e adolescenti che hanno partecipato e che si sono prestati nelle fasi
organizzative. Voglio lanciare un invito: sarebbe bello se come giovani di Onore organizzassimo un viaggio verso Garriguella. Io sono
disponibile, per chi avesse idee non esitate nel farvi sentire!
Un ultimo grazie lo voglio rivolgere a tutte le persone che hanno vissuto il gemellaggio, magari anche solo per qualche minuto:
sentendo altre realtà, siamo uno dei pochi gemellaggi che ancora oggi funziona e questo non sarebbe possibile se come popolazione
non vi partecipassimo!
Grazie e viva l’Italia!
Ferrari Walter Assessore alla cultura e all’istruzione
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Camminar Leggendo 2011
In occasione di “Fai il pieno di cultura”, è stata proposta la
seconda edizione di “Camminar leggendo…percorso letterario a
tappe negli angoli più suggestivi di Onore” a cui hanno aderito
con entusiasmo circa centodieci persone. Il percorso si è snodato
verso le località Corni e Sant’Antonio Pregù con una prima tappa
di degustazione in piazza Pozzo per proseguire in direzione
Pruiss dove allo Sci club ci siamo rinfrescati con il sorbetto, la
conclusione è stata alla Casa degli Alpini con polenta e
formaggio. Tutto il precorso è stato intervallato da soste di
lettura, ben dieci lettori hanno condiviso con tutti l’emozione di
dar voce al brano scelto, anche i bambini hanno fatto la loro
parte presentando anche interi racconti. A creare più atmosfera ci
ha pensato il gruppo ciclisti che ha intonato canti molto
suggestivi a cui si sono aggregati con entusiasmo tutti i presenti.
E così tra letture, canti e spuntini, complice il cielo stellato, si è
vissuta una serata molto intensa.
Giovanna
Ultimamente se penso alla lettura mi viene in mente mio figlio
Lorenzo di sei anni in prima elementare.
Lui a leggere sta iniziando ora, prima lettera per lettera, poi
parola per parola. E penso al mondo meraviglioso che gli si sta
aprendo davanti… Dalla fanciullezza all’età adulta, passando
da un genere all’altro, la magia di immergersi nella lettura di un
buon libro è qualcosa di unico. Farsi catturare pagina dopo
pagina senza riuscire a fermarsi perché ormai non sei dentro la
storia, la storia sei tu… Nella lettura si ritrova sempre qualcosa
di sé; condividere un pezzetto di un libro a noi caro significa
condividere con gli altri una parte di noi stessi. Per questo
motivo l’iniziativa della “Camminar leggendo” ha un fascino
che conquista tante persone. Superato il primo imbarazzo di
prendere parola davanti a tanta gente, si scopre la bellezza della
condivisione, perché come tutte le cose la ricchezza, anche
quella culturale, non ha valore se siamo da soli a goderne.
Sara Erba
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Notti in biblioteca
L’idea di invitare i bambini della scuola elementare a passare
una notte in biblioteca mi è venuta pensando a come
concludere il “nostro” anno di incontri. “Nostro perché nel
corso dell’anno scolastico le classi sono venute ogni mese in
biblioteca e insieme abbiamo letto libri, ci siamo scambiate
opinioni, suggerito letture, messo in evidenza autori e
collane. Il tutto non a senso unico, ma in un interscambio di
idee che ci ha arricchiti. Dopo un percorso così intenso
vivere la biblioteca di notte è stato un giusto momento
festoso per concludere il cammino.
Sono diventate due le notti programmate: una per le classi
prime e seconda e l’altra per terza, quarta e quinta.
È stato subito festa. L’eccitazione dei bambini era tangibile,
non stavano più nella pelle. In biblioteca regnava un allegro
caos che la rendeva viva anche di notte.
Tra giochi, gare, letture e un po’ di nanna tutto è filato liscio
e si è fatta presto mattina, colazione per tutti e via ognuno a
casa propria.
I bambini mi chiedono se ci sarà un’altra occasione, per ora
non si sa. Aspettiamo di vedere come proseguono i nostri
incontri mensili iniziati comunque alla grande perché con le
presentazioni dei libri letti i bambini mi hanno già
piacevolmente stupita.
Giovanna
Per mangiarti meglio”
“
Sono stati apprezzati i due laboratori di
educazione
alimentare
proposti
dalla
commissione biblioteca. Forse può sembrare
strano: “Cucinare in biblioteca?” invece è un
percorso possibile anche nelle sale ragazzi
delle biblioteche.
Mamma Sonia ha accompagnato le mamme e i
papà che hanno intrapreso questa strada,
fornendo gli strumenti necessari per imparare a
cucinare in sicurezza con i bambini, per
allargare gli orizzonti alimentari e, soprattutto,
per condividere momenti sereni ed emozioni.
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SOCIALE
Tratto da “SENAPA” rivista cattolica nazionale
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Il mandato agli operatori pastorali
Domenica 16 ottobre, inizio del nuovo anno pastorale, la comunità cristiana, si è riunita nella Celebrazione Eucaristica,
per ricevere il mandato agli operatori pastorali.
Sono molti gli operatori che ormai da tempo e con fedeltà svolgono i loro servizi in svariati ambiti, tutti importanti,
manifesto di carità nella comunità per far crescere il regno di pace e d’amore inaugurato da Gesù.
Questa celebrazione ha proprio lo scopo di ricordare ad ogni operatore che l’invio parte dal primo e più grande
missionario: il Signore stesso, attraverso la voce della chiesa che ci manda a testimoniare la buona notizia.
Dobbiamo testimoniarla là dove viviamo: negli ambienti di lavoro, in famiglia, quando siamo con gli amici. Che bello
poter dire: “Io sono credente. Io sono impegnato. Io lavoro per la mia comunità. Io ci sto”, perché credere che il Signore è
luce, forza, coraggio, rende la vita più felice, pur nelle difficoltà. Dobbiamo essere quelli che hanno una Parola di vita
vera da dire, una Parola che dia speranza.
Non dobbiamo avere paura perché il Signore è con noi, queste le sue parole: “ Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino
alla fine del mondo.”
L’Eucaristia è il momento nel quale Dio si mette a servire i suoi amici: “ … Io sto in mezzo a voi come colui che serve”,
attraverso la mensa della Parola e la mensa del Pane “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo che è dato per voi;
fate questo in memoria di me”, se lo permetteremo, ci aiuterà a trasformare il nostro modo di pensare, di agire nella
comunità e nelle famiglie, così da essere più attenti a chi soffre e a chi è solo per diventare uno stimolo, affinché tutta la
comunità cristiana, diventi sempre di più responsabile. Per sottolineare tutto questo il simbolo scelto per tale avvenimento
è stato quello di riempire la mensa eucaristica di pane, segno del lavoro dell’uomo e del suo far festa (tema scelto e
affidatoci dal vescovo per questo anno pastorale) . Tanti pani vicino al grande Pane che è il corpo del Signore che è il vero
senso della nostra fatica e del nostro stare insieme nella festa. Al termine della celebrazione ci è stato chiesto di prendere
un pane e di condividerlo con chi volevamo. Anche questo ci ha richiamato come tutto, anche la nostra fede, il nostro
partecipare alla mensa del Signore, deve essere condiviso per il bene a la gioia di tutti.
In mezzo a molte prove,
gli uomini hanno saputo
conservare la Speranza .
La salvezza è ormai nelle loro mani,
come nelle braccia di Maria,
riposa il Neonato nella mangiatoia.
La salvezza è là, è vero,
Dio attende da noi
ciò che noi attendiamo da Lui?
Una certezza in loro
o piuttosto una promessa, la promessa:
“Dio sta per venire
e tutto sarà molto bello”.
E Dio, lo sapevano, mantiene sempre la sua Parola.
La salvezza è là, è vero,
ma nello sguardo di un bambino.
Il Salvatore è là, come promesso.
Ma Egli è salvatore con noi,
l’Emmanuele.
Ma quando fu compiuto il tempo, ha dato loro un Bambino.
Essi aspettavano qualcuno forte, potente, l’Onnipotente
per liberarli dalla loro condizione umana.
Ora, è proprio, in questa condizione umana
che Egli ha voluto raggiungerli.
“Ho deciso di salvarvi,
ci ha detto,
vai, io ti mando”.
Meraviglioso gesto di fiducia.
Straordinaria dignità dell’uomo.
Questo è il dono di Dio per noi.
Natale.
Sono questi i sentimenti che si annidano nel mio cuore per il rinnovato evento dell’Amore di Dio fatto Bambino. Li
traduco in augurio per te, per la tua famiglia, per l’intera comunità di Onore, per l’amministrazione e per il sindaco,
ringraziandovi fraternamente per tutto ciò che stiamo condividendo in questi mesi.
Don Mauro
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Pane del cielo sei Tu Gesù
Via d’amore Tu ci fai come Te
Abbiamo offerto a Gesù il nostro pane durante la Santa Messa di prima Comunione
22 maggio 2011
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… Ho vissuto uno dei momenti più importanti della mia vita.
… Il mio cuoricino batteva forte forte.
… E’ un avvenimento che non potrò più dimenticare.
… Mi sono sentita speciale.
… Ero così agitata che non riuscivo a stare ferma.
… Sono contento di avere ricevuto Gesù nel mio cuore.
… E’ stato bello donare una rosa bianca alla mia mamma.
… Questo giorno rimarrà impresso nel mio cuore.
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UN’ESTATE STRAORDINARIA PIENA DI DONI, DI RELAZIONI NUOVE E PIENA DI FRUTTI
Le vacanze sono momenti preziosi per una verifica personale e comunitaria, per capire per quale strada ci si è
incamminati. Mentre preparavamo il mercatino (quest’anno le forze erano veramente poche) abbiamo fatto l’esame di
coscienza; questi sono alcuni interrogativi: Ne vale la pena? Perché facciamo tutto questo?
Ci siamo guardati in faccia e abbiamo iniziato il nostro lavoro firmando un nuovo contratto con l’amore e con la speranza.
Speriamo che in futuro le forze aumenteranno, per poter insieme costruire, camminare nell’accoglienza e nella
disponibilità per i bisogni della parrocchia e delle missioni. In un aula abbiamo allestito una mostra missionaria con
fotografie di una persona che da alcuni anni come volontario va in Africa. E’ stata abbastanza visitata e piaciuta. Il
risultato è stato sorprendente perché i villeggianti che da anni seguono questo nostro progetto ogni giorno arrivavano
carichi di roba con tanto cuore e tanta sensibilità per il nostro lavoro. Esperienza ricca di eventi e di emozioni che ci ha
dilatato il cuore attraverso relazioni nuove confidenze e aiuti. Grazie, Grazie, Grazie!! Alla fine eravamo molto stanche
ma con il cuore che spaziava e felici.
I soldi raccolti sono stati consegnati a Don Mauro in totale euro 12.000,00.=
E sono stati così suddivisi:
* euro 4.000,00.= consegnati a Suor Francesca per la missione del Brasile
* euro 4.000,00.= consegnati da Don Mauro alla Scuola Materna
* euro 4.000,00.= trattenuti da Don Mauro per i bisogni della Parrocchia
Desidero ringraziare di vero cuore le persone che mi hanno dato una mano, sono state veramente un dono. FORZA c’è
posto per tutti!!! Saremmo veramente contenti di avervi con noi per fare le “ferie” insieme!
Vorrei salutare tutte le persone che sono venute a salutarci, a dare il loro contributo in tempo, in denaro e in consigli
sempre ben accetti.
Ora con il profeta Osea (6,3-6) vorrei condividere con voi un suo pensiero.
“Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l’aurora. Verrà a noi come la pioggia d’autunno, come
la pioggia di primavera che feconda tutta la terra.”
Non è meraviglioso?
Auguro a tutti un Santo Natale nel Signore
Per tutte Rosalba
La caritas interparrocchiale Augura a Tutti in modo speciale, agli ammalati, ai poveri, ai soli, un Santo Natale !
Roma, 12/09/2011
Gent.mo Gruppo Missionario
Parrocchia di Onore
Gent.ma Sig.ra Rosalba e gruppo missionario,
con la presente vogliamo ringraziare di tutto cuore il Gruppo Missionario per quanto ha donato per l’Asilo Nido
“Berçario” di Villa Litoranea – São Luis – Brasile.
È veramente un gesto grande di aiuto soprattutto in questo momento che si deve pensare alla ricostruzione dello stesso
Asilo distrutto da un’alluvione nello scorso mese di gennaio.
Un grazie anche anche a nome delle nostre sorelle del Brasile che fanno molto per aiutare tanti bambini denutriti e
bisognosi di cure.
Assicuriamo le nostra preghiera e quella di tutti i beneficati, perché il Signore voglia benedire tutti i componenti del
gruppo Missionario e le loro famiglie e mantenga sempre vivo il senso di solidarietà, generosità e sensibilità al problema
dei poveri specialmente bambini.
Rinnoviamo il nostro grazie anche a nome della nostra Madre generale, Carmen Cimarolli e porgiamo fraterni saluti.
Pia Milesi e Sr. Angelica W/Giorgis
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INTERPARROCCHIALITA’
Qualche tempo fa, il vocabolo “interparrocchialità” poteva suscitare in molti perplessità, curiosità o anche una certa
diffidenza. In tempi come quelli odierni in cui si parla di crisi a 360°, dal lavoro, alla finanza, alla politica, ai
matrimoni, alle nascite, alla fede, tutto sembra legato a questa parola. Anche le “Vocazioni” religiose e sacerdotali
pare non siano immuni da questo. Se si torna un po’ indietro negli anni, si può notare, come il numero di sacerdoti
novelli si stia assottigliando sempre più. Era infatti normale trovare in quasi tutte le Parrocchie, il Parroco ed il
Curato che si occupavano delle varie attività pastorali all’interno della comunità. Le cose sono purtroppo cambiate
nel giro di pochi decenni e, con il calare delle vocazioni, sempre più parrocchie si sono viste togliere sia Parroco che
Curato, iniziando dalle più piccole. Per ovviare a queste mancanze di una figura fissa all’interno di una comunità
cristiana si è iniziato ad accorpare alcune Parrocchie sotto la guida di un solo “Pastore”, cercando di mantenere il più
possibile l’identità di ciascuna realtà parrocchiale. Questo ha comportato una certa diminuzione delle celebrazioni
Eucaristiche (vedi la messa prima celebrata a orari oggi impossibili, nei giorni feriali si celebravano anche tre
Messe, oggi una al giorno o magari a giorni alterni). Anche la figura così importante del Curato ha risentito di questi
tagli, sempre più oratori sono rimasti senza. Nonostante queste strutture siano ancora oggi importanti luoghi di
aggregazione, soprattutto per i nostri giovani, (a volte, nei piccoli paesi, il solo luogo di aggregazione), esse sono
guidate da un unico curato che deve cercare di accontentare tutti. Riunioni, incontri formativi, ritiri, momenti di
svago, Cre, ecc. Nasce così l’interparocchialità. Non sempre tutto questo viene accolto dalla gente con favore.
Purtroppo si è ancora legati al proprio “ Campanile”. Anche se molto è cambiato, soprattutto nei giovani che, anche
scolasticamente, ormai sono abituati ad uscire dalla propria realtà del paesello per incontrare altri coetanei.
Lavorando in questo modo, le forze vengono unite, le persone impegnate imparano a confrontarsi, a collaborare, a
programmare insieme. Tutto questo non può che essere letto in modo positivo. Di pari passo è iniziata anche una
forte formazione a tutti i livelli, di laici in grado di sopperire ed affiancare i sacerdoti ed i curati, là dove questi non
possono più arrivare. Sono partite così tante iniziative supportate a livello locale, vicariale e diocesano, per formare
i laici ad insegnare catechismo ai bambini, ragazzi, adolescenti, giovani e adulti, per arrivare a coloro che si
occupano pienamente degli affari economici. Troviamo anche i “Ministri Straordinari” per distribuire la S.
Comunione. La realtà dell’interparrocchialità nella nostra diocesi è un fenomeno in forte espansione, e tra mille
difficoltà bisogna cercare di aprire le nostre menti a questa e ad altre novità, che arriveranno negli anni. Dobbiamo
cercare di intravedere tutto ciò che di buono e costruttivo porta questa esperienza.
Sicuramente, ciò a cui Gesù teneva di più, cioè la comunione fra di noi e con Lui, verrà stimolata da tutte queste
esperienze.
L’ultima volta di Ancilla
Quando il 25 agosto Ancilla festeggiò il
traguardo numero 92, attorniata dai suoi
figli e rispettive famiglie con nipoti e
pronipoti, non immaginava certo che
sarebbe stato l’ultimo.
Dio l’ha richiamata a Sé il 6 novembre,
lasciandoci un po’ tutti increduli,
eravamo così abituati a pubblicare su
questo notiziario i festeggiamenti per il
suo compleanno … ma così è la nostra
vita.
Siamo convinti però, che tutti i suoi cari
continueranno a festeggiarla negli anni a
venire, perché Ancilla, anche se non più
presente fisicamente, lo sarà sempre nei
loro cuori.
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FESTA DELLA MADONNINA 20 agosto 2011
Anche quest’anno la Madonnina di Büldet ci ha
regalato una splendida giornata di sole, ed ha attirato
ancora piu’ gente degli altri anni.
Già nelle prime ore del pomeriggio, dalla cascina di
Büldet, si vedevano le prime persone salire dalla valle
dei Dadi per arrivare un po’ affaticate ma soddisfatte.
Mentre invece per le persone più anziane e per quelle
meno sportive, quest’anno oltre ai trasporti con le
jeep, si era reso disponibile Colombo Sergio con il suo
camion militare, caricando un bel gruppo di persone.
Verso le ore 16.00 Don Antonio ha iniziato la S.
Messa accompagnato
dal tenore Palamini Roberto e dall’organista Trussardi
Sergio.
Conclusa la S. Messa, Paolo ha ringraziato i parenti
venuti dalla Francia, per ricordare con una semplice
cerimonia la cara Ernestina.
Arrivederci al prossimo anno … Sempre più numerosi
Raimondo, Rina e figli
DAL 1971 AD OGGI SON PASSATI BEN 40 ANNI !!!!
Considerata la nostra tenera e veneranda
età abbiamo deciso di trascorrere una
giornata in tranquillità al lago di Garda.
Partenza h. 8:30 da Onore e prima tappa
per la colazione a Costa Volpino per
proseguire verso il lago a Lazise dove ci
siamo gustati degli aperitivi e abbiamo
pranzato in un ristorantino in centro.
L'unico problema che abbiamo avuto è
stato quello della macchina fotografica
per immortalare il momento, infatti le
uniche due che avevamo una non
funzionava e una era rimasta nella
macchina al parcheggio.
Fortunatamente un signore tedesco ci ha scattato alcune foto ed è stato molto gentile ad inviacele poi tramite posta
elettronica. Nel pomeriggio ci siamo spostati a Sirmione per visitare il centro storico e fare shopping.
E come scrisse V.Hugo “ I 40 anni sono la vecchiaia della giovinezza e la giovinezza della vecchiaia” La giornata è
passata velocemente e quindi abbiamo deciso di concluderla con una pizzata al Centro Sportivo di Onore. Ci siamo
divertiti molto e ci siamo fatti un bel po’ di risate ... l'età è avanza ma lo spirito è sempre giovane anche con qualche
capello bianco !!!
Alla prossima !!!
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ENTE BERGAMASCHI NEL MONDO
Circolo di Bruxelles
Bergamàsch in dol cör
Primo compleanno del Circolo di Bruxelles dell'Ente Bergamaschi nel Mondo
Domenica 9 ottobre 2011, il Circolo di Bruxelles
dell'Ente Bergamaschi nel Mondo ha festeggiato il suo
primo compleanno. Un anno fa infatti una trentina di
Bergamaschi residenti a Bruxelles si sono riuniti e alla
presenza del Presidente prof. Santo Locatelli e del
Direttore dell'Ente Bergamaschi nel Mondo, dott.
Massimo Fabretti, è stato costituito il 33° Circolo della
grande famiglia che racchiude i circa 50.000
Bergamaschi emigrati nei cinque continenti. Da allora il
Consiglio Direttivo presieduto dal Clusonese Mauro
Rota e affiancato da Marco Ferri, Guido Lena, Sonia
Fontana, Alice Lazioli, Silvana Scandella, Silvia
Ganzerla, Gianfranco Alborghetti, Vittorio Ferro, Renato
Baggi ed altri simpatizzanti, ha saputo dare vita ad
un'intensa attività. Grazie alla disponibilità del
Presidente Onorario prof. Antonello Pezzini e alla
preziosissima collaborazione dei due missionari
bergamaschi Mons. Battista Bettoni e don Domenico
Locatelli si sono intervallate manifestazioni di carattere
culturale come il Convegno Il fenomeno delle
migrazioni e l'integrazione culturale con la
presentazione del Rapporto degli Italiani nel Mondo
2010 presso la sede del Comitato Economico e Sociale
Europeo; la cena letteraria con la lettura commentata di
poesie dialettali; la visita all'esposizione temporanea di
alcune opere dell'Accademia Carrara al Museo Bozar di
Bruxelles; la Conferenza di storia dell'arte bergamasca
sul tema della morte dal XII al XVII secolo La Danza
Macabra di Clusone: sintesi di un fenomeno europeo
tenutasi presso la sede della Delegazione della Regione
Lombardia. Tenendo conto della atipica composizione
dei proproi soci e simpatizzanti che spaziano
dall'emigrazione forzata del dopoguerra alla dinamica
mobilità volontaria professionale si è voluto dare spazio
anche ad intrattenimenti di svago o di promozione del
territorio bergamasco come il picnic; la presenza alla
manifestazione Happy birthday Italia presso il Quartier
Generale della Nato; la visita guidata al Parlamento
Europeo di un gruppo rappresentativo del Lions di
Clusone. Martedì 8 novembre 2011, nell'ambito delle
celebrazioni del 150° anniversario dell'unità d'Italia, il
Circolo di Bruxelles ha organizzato una Conferenza sul
tema Bergamo Città dei Mille nel Risorgimento tenuta
dal prof. Claudio Pelis presso la sede della Delegazione
della Regione Lombardia a Bruxelles.
Il 13 dicembre, data cara alla tradizione bergamasca di
Santa Lucia, si terrà l'Assemblea Generale
dell'Associazione in cui si promuoverà, fra l'altro, il
calendario delle future manifestazioni. In anteprima si
segnala l'esposizione dell'artista gemmologo bergamasco
Robi Spagnolo presso la sede di Bruxelles della Banca
Monte Paschi di Siena dal 5 al 31 gennaio 2012 e la
presentazione del Rapporto degli Italiani nel Mondo
2011 prevista per il 2 febbraio 2012 presso la
Delegazione della Regione Lombardia.
Nonostante i frequenti impedimenti professionali e
personali, l'attaccamento alle proprie origini, alle
tradizioni bergamasche, al nostro dialetto e perché no,
anche alla nostra gastronomia, sono state lo stimolo e la
motivazione trainante che hanno consentito la
realizzazione degli eventi in questo primo anno di
attività.
In sintonia con l'acronimo S.A.S. (solidarietà, autonomia
e sinergia) sono tanti i progetti che il Circolo vorrebbe
concretizzare sia in collaborazione con la realtà locale
bruxellese, sia con quella bergamasca metroplitana
come come ad esempio la promozione turistica del
territorio orobico approfittando del privilegiato
collegamento giornaliero con l'aeroporto di Orio al
Serio. All'auspicio di questa sinergia si unisce l'appello
ad un sostegno concreto per poterne gestire il flusso da e
per Bergamo. Al riguardo è stata particolarmente
proficua la collaborazione con il dott. Gianlorenzo
Martini, capo della Delegazione della Regione
Lombardia ricordando fra l'altro la Conferenza
Accademia Carrara di Bergamo: storia, collezioni,
progetto e il Convegno Il Consiglio Regionale della
Lombardia incontra l'Europa.
Al riguardo un doveroso ringraziamento va riconosciuto
agli organi di stampa bergamasca, in particolare alla
redazione di L'Eco di Bergamo, che hanno saputo dare
un'ampia visibilità all'operato del Circolo di Bruxelles e
dell'Ente Bergamaschi nel Mondo.
Mauro Rota
Presidente del Circolo di Bruxelles
dell'Ente Bergamaschi nel Mondo
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Buone Notti!
Siamo giunti a dicembre, mese in cui il sole si ritira presto accorciando le giornate, la temperatura è rigida e la
natura si è chiusa in un lungo e sonnolento riposo che durerà fino a primavera.
Anche noi ci si ritrova più pigri ed affaticati nell’affrontare i nostri impegni quotidiani. Il nostro benessere complessivo
può risentire di disturbi vari come mal di testa, sbalzi di umore, insonnia, malumore, le cui cause vanno ricercate
prevalentemente nei cambiamenti climatici, cioè nella temperatura e nelle poche ore di luce che accompagnano la
stagione invernale.
I maggiori responsabili di tali disturbi sono i nostri ormoni che risentono delle variazioni metaboliche, delle differenze di
temperatura ed umidità che comportano cambiamenti a livello del nostro organismo.
La produzione di melatonina, per esempio, è collegata ai tempi di esposizione alla luce del sole, perciò meno ore di luce
abbiamo a disposizione, più melatonina il nostro corpo produce: aumenta così la voglia di casa, di calduccio e di riposo.
Viceversa la produzione di serotonina, l’ormone del buon umore, diminuisce: gli sbalzi di umore sono più frequenti, ci
annoiamo di più e ci sentiamo tristi.
Per questo ci sentiamo più stanchi e spossati.
La nostra persona, cioè corpo e mente insieme, meritano una giusta attenzione e cura per permetterci di affrontare al
meglio gli innumerevoli impegni quotidiani ed i nuovi progetti, concreti ed affettivi.
Riposare bene può contribuire a ridurre i nostri malesseri, rendendoci più attivi e meno insofferenti.
La melatonina è un ormone lipo-idrosolubile prodotto principalmente dall’epifisi, una piccola ghiandola posta alla base
del cervello: viene secreta durante la notte in riposta alla mancata stimolazione dei fotorecettori retinici da parte della luce
diurna. Per questo motivo ha un picco nelle ore notturne e valori molto più bassi durante il giorno.
Dato che la melatonina ha un effetto sedativo, il cervello la utilizza come una specie di segnale per informare l’organismo
che è buio e che quindi è arrivata l’ora di dormire e riposarsi.
Purtroppo, la sua produzione diminuisce con l’età a causa della calcificazione dell’epifisi.
Quindi prima di andare a letto è bene:
- rilassarsi, evitando sforzi mentali e fisici,
- evitare cene pesanti e non bere bevande contenenti caffeina,
- spegnere le luci ed evitare rumori forti,
- dedicarsi alla lettura o ascoltare musica “soft”,
- dormire al buio, oscurando la stanza con la chiusura di persiane, tapparelle o porte, o con luci soffuse,
preferibilmente poste alle spalle piuttosto che nel centro della stanza,
- magari fare degli esercizi di yoga,
- adottare un rituale per addormentarsi,
- di notte, non guardare la sveglia né l’orologio.
È meglio evitare di andare a letto:
- dopo aver guardato con attenzione e per più ore la televisione: l’alternanza di luci più o meno intense o l’ascolto
di motivetti che fanno da sfondo a pubblicità o a serie televisive provoca un’attivazione del cervello che non
predispone di certo al riposo,
- dopo aver utilizzato il computer, in quanto attenzione elevata e luce fissa fanno da stimolo che genera
l’attivazione del sistema nervoso, predisponendolo ad uno stato di veglia e non di riposo,
- se si ha ancora fame: prima è meglio fare uno spuntino leggero.
Inoltre, se non si riesce a prender sonno è meglio:
- alzarsi e magari fare un bagno caldo,
- bere acqua, specialmente al mattino: l’acqua favorisce l’idratazione dell’organismo ritardando i processi
infiammatori e di calcificazione, come l’artrosi per esempio,
- fare un po’ di esercizio fisico durante la giornata, meglio al mattino che non di pomeriggio o sera.
Queste semplici regole favoriscono un sonno sereno ed un riposo efficace, perché non va dimenticato che dormire non
significa automaticamente risposare bene!
Numerose ricerche dimostrano, infatti, che un sonno disturbato, fatto di continui risvegli, o insufficiente indebolisce le
difese immunitarie, favorisce alcuni disturbi metabolici, per esempio il diabete, e si ripercuote negativamente anche su
memoria e attenzione.
Il sonno si divide in due grandi fasi:
- Fase del sonno paradosso (REM): in questa fase le onde elettriche del nostro cervello sono simili per intensità e
rapidità a quelle registrate in un EEG (elettroencefalogramma) fatto da svegli, mentre la soglia di stimolazione
-
per il risveglio è molto elevata. In questa fase si hanno dei movimenti oculari molto rapidi (Rapid Eye
Movement) e un rilassamento del tono muscolare generale, ad eccezione dei muscoli oculari e del diaframma,
nell’adulto e nel bambino dopo i due anni. Nel neonato, invece, si notano dei piccoli movimenti delle estremità e
del viso. La mancanza di rilassamento muscolare in questa fase può generare parasonnie, cioè comportamenti
quali ridere, parlare, cantare. Movimenti più intensi e complessi, per esempio degli arti, possono invece essere la
spia di una patologia più seria.
Fase del sonno calmo o lento: questa fase è priva di attività motoria, le onde elettriche encefaliche sono lente. Si
divide in quattro stadi in base al ritmo ed all’ampiezza delle onde elettriche, che vanno dal sonno leggero (Stadio
1) al sonno profondo (Stadio 4).
Durante il sonno c’è un alternarsi di queste fasi: la REM succede ad una fase di sonno lento e profondo. Il sonno lento si
accompagna ad una ricostruzione energetica o ad una sintesi proteica, dove l’ormone della crescita, la somatotropina,
presenta un picco secretorio che non avviene se il soggetto resta sveglio; nel REM invece avviene l’esperienza del sogno.
Adulti e bambini svegliati nella fase di sonno REM hanno ricordi vividi del sogno che stavano facendo, cosa che invece
non avviene se li si sveglia durante una fase di sonno profondo. Questa fase avviene più spesso al mattino e occupa circa
il 25% del sonno di un adulto sano.
Secondo credenze popolari i personaggi e gli eventi che affollano i nostri sogni possono essere abbinati ai numeri sui
quali scommettere al lotto e puntare alla fortuna: è questa la base delle “smorfia” napoletana!
Invece, l’ipotesi scientificamente più accreditata è che il sogno serva da protezione per il sonno, funzione fondamentale e
“taumaturgica” per il mantenimento di una buona omeostasi.
Da Freud in avanti i sogni hanno assunto una connotazione più scientifica: neurologo e psicoanalista, è stato il primo a
occuparsi del significato profondo dei sogni, definiti “la via regia per l’inconscio”, cioè il modo migliore per
comprendere, attraverso la loro interpretazione, i significati di tutto ciò che attraversa la nostra mente e non giunge al
livello della consapevolezza.
Per Jung il sogno parla di chi lo fa: è un teatro in cui chi sogna è scena, attore, suggeritore, regista, autore, pubblico e
critico insieme.
Per Hobson e McCartey il sogno è il tentativo della corteccia cerebrale di dare un senso ai contenuti della memoria e delle
emozioni, attivati casualmente durante il sonno REM.
I sogni risentono anche di ciò che abbiamo vissuto durante la giornata. Ma soprattutto fare un sogno è fare un’esperienza
che ci permette di comprendere il nostro modo di esistere.
Raccontare un sogno significa mettere in parole ciò che prima non esisteva, perché non era stato pensato o perché
addirittura era impensabile. Il sogno è una sorta di precursore del pensiero, ci permette di capire, attraverso le scene che
vediamo, le emozioni che proviamo, le relazioni che abbiamo con noi stessi e con gli altri.
Il significato delle scene del sogno non è prodotto direttamente dal sognatore, ma è il frutto dell’organizzazione mentale
che ognuno di noi acquisisce dalla propria famiglia, dal proprio ambiente sociale e culturale.
Perciò si può concludere dicendo che la funzione del sogno è quella di fare da guardiano del nostro sonno, sostituendo
alle azioni, al movimento, una percezione di gesti e comportamenti allucinatoria: nel sogno abbiamo l’impressione di
“vivere” esperienze, senza di fatto muoverci dal nostro letto! L’altra fondamentale funzione del sogno è quella di
conservare i ricordi delle nostre esperienze che non devono diventare preda dell’oblio e che invece devono essere
trasferiti nella memoria a lungo termine, quella che ci permette di ricordare praticamente per sempre, in un modo nuovo e
con una nuova tonalità affettiva.
Come fare per avere sogni da ricordare?
Ognuno di noi può chiedere a se stesso di sognare, prima di andare a letto!
Come fare per ricordare i sogni che abbiamo fatto di notte?
Un buon modo è quello di tenere carta e penna sul comodino e scriverli non appena ci stiamo risvegliando, prima che ci
sfuggano di mente!
Buon riposo a tutti, quindi: ricordatevi che la mancanza di sonno non compromette solo l’umore, ma altera l’equilibrio
energetico, strutturale e funzionale del cervello e di conseguenza di tutto il corpo, ed in più ci priva dei sogni, che danno
un contributo fondamentale alla salute della nostra mente.
Paola Antonini
Dottore in Psicologia
Specializzanda in Clinica Psicosomatica integrata
NUOVI ARRIVI
Letizia De Rosa
08/10/2011
Gabriele Fornoni
30/05/2011
Simone Adobati
21/07/2011
Elisa Ferri
10/10/2011
Gabriel Piwek
24/04/2011
Alice Ferrari
01/06/2011
La “Sfoiàda” del “Mèlgù”
Un lavoro svolto ancora oggi come una volta
Il 4 ottobre, io con mio fratello Fabio abbiamo aiutato la nonna Caterina e lo zio Mauro a “sfoià” il granoturco con
l’aiuto di Delia e Vittorina.
Questo è un lavoro ormai scomparso, ma la nonna lo continua a svolgere da sempre.
Un grazie a tutti.
Arianna
Speciale Alpini
Eccoci qua a festeggiare il 90° di fondazione della
Sezione Alpini di Bergamo.
Due sono state le giornate trascorse all’insegna
dell’amicizia e della condivisione; il che non è stato
affatto difficile da parte degli Alpini di Onore.
Un gruppo decisamente unito e sempre pronto a
mettersi in gioco nell’aiutare gli altri e nel tenere
alti i valori degli Alpini.
Un ringraziamento doveroso all’amico Colombo
Sergio che mette a disposizione gli automezzi
militari.
Sicuramente le giornate di festa o di allegria non
sono finite, perciò alla prossima.
Ciao Penne!!
Restaurato il vecchio orologio
È stato restaurato, con aggiunta di campana e campanino, il vecchio
orologio che era installato sul campanile della nostra Chiesa.
Un altro bel lavoro eseguito dai nostri alpini che, perfettamente
funzionante, è visibile presso la stanza museale della loro sede.
Posata la Madonnina di Medjugorje
Anche quest'anno abbiamo vissuto una nuova esperienza a
Medjugorie, ricca di tante emozioni e momenti condivisi tutti
insieme.
Abbiamo voluto portare con noi un ricordo di questa
esperienza, che abbiamo donato al gruppo degli Alpini, ma che
è rivolto a tutta la comunità.
Un piccolo gesto ma colmo di significato che è stato subito
trasformato in quello che ora si può vedere fuori dalla sede
degli Alpini: è nata così, in una decina di giorni, la grotta della
Madonna degli Alpini, un piccolo angolo di pace tra pietre e
fiori.
Un ringraziamento particolare agli Alpini per aver dedicato
tempo e volontà per la realizzazione della grotta e a tutti
coloro che hanno lavorato per i dettagli.
Ringraziamo anche Don Antonio che sabato 9 luglio, in un
pomeriggio di sole, ha celebrato presso la sede degli Alpini la
Messa di Benedizione.
In conclusione, speriamo che possa rappresentare un luogo di
raccoglimento e che ognuno si senta libero di visitarlo in
qualsiasi momento.
Alpini mai fermi
Spedizione in Polonia per posare il pavimento al Centro Promozione Donna di Legionowo
gestito dalle Suore Orsoline di Gandino
I ringraziamenti delle Suore:
Legionowo (Polonia) 4 settembre 2011
Gent.mo Signor Sindaco
Anche se non La conosco personalmente, vorrei comunicarLe i miei più sentiti ringraziamenti per i suoi
compaesani che sono venuti qui alla nostra missione come volontari per aiutarci a terminare il nostro Centro
promozione Donna. Ho parlato molto con loro, ho raccontato loro come siamo finite qui in Polonia, e perché
stiamo costruendo questo centro. Sono bravissime persone, con grande dignità e tanto spirito di sacrificio. Il
loro lavoro è stato per noi indispensabile. Gli infiniti problemi che abbiamo incontrato nel realizzare questo
desiderio di Giovanni Paolo II ci hanno creato grosse difficoltà finanziarie, per quest’anno ci siamo rivolte agli
alpini di Bergamo, per richiedere il loro intervento di volontariato.
Nuovamente La ringrazio e con tutte le mie sorelle Orsoline di Gandino qui in Polonia, la invito a visitarci.
Grazie.
Suor Laura Boschi
150° Anniversario dell’Unità d’Italia
17Marzo 2011 - Alza Bandiera Alpino
IL PRESIDENTE NAZIONALE
Carissimi Alpini e Amici che ci siete vicini,
oggi ricorre il 150° anniversario dell’Unità Nazionale e tutti celebreranno
l’evento con la solennità che merita. Noi abbiamo voluto cominciare questa
giornata così come facciamo ad ogni nostra manifestazione: con l’alzabandiera.
Questo gesto semplice, ma pieno di sincera devozione, è stato fatto
contemporaneamente in ogni città, paese, contrada presidiata da un nostro
Gruppo o da una nostra Sezione. Una sorta di immenso nastro tricolore ha unito
le nostre comunità dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dal Friuli alla Puglia, sino a
quelle Nazioni estere dove risiedono i nostri Alpini della doppia naja. Per noi è
normale vestire di tricolore ogni festa. È normale provare brividi di sincera
commozione ogni volta che vediamo la bandiera salire sul pennone e srotolarsi al
vento. È un gesto che non ha nulla di retorico perché sentito nel profondo del
cuore da tutti noi. Oggi sentiremo discorsi importanti, si sprecheranno i
riferimenti al sentimento nazionale e all’italianità. Si ricorderanno i Padri della
Patria e il sogno che hanno saputo perseguire e a noi non rimarrà che sperare che
non si tratti di semplici discorsi di circostanza. Oriana Fallaci, ne “La rabbia e
l’Orgoglio” scriveva: “Naturalmente la mia Patria, la mia Italia, non è l’Italia di
oggi. L’Italia godereccia, furbetta, volgare degli italiani che pensano solo ad
andare in pensione prima dei cinquant’anni e che si appassionano solo per le
vacanze all’estero o le partite di calcio … L’Italia squallida, imbelle, senz’anima,
dei partiti presuntuosi e incapaci che non sanno né vincere né perdere … No, no:
la mia Italia è un’Italia ideale. È l’Italia che sognavo da ragazzina, quando fui
congedata dall’Esercito Italiano – Corpo Volontari della Libertà, ed ero piena di
illusioni. Un’Italia seria, intelligente, dignitosa, coraggiosa, quindi meritevole di
rispetto. E quest’Italia, un’Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o insultata,
guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade …”. È
questa Italia seria e perbene che dobbiamo festeggiare. È l’Italia della gente
comune che si adopera con sacrificio e serenità per il bene della propria
comunità. Un’Italia generosa, capace, solidale. È l’Italia di chi è consapevole di
avere dei doveri verso il prossimo chiunque esso sia. È l’Italia della gente che
tutti i giorni si adopera per costruire un posto migliore per vivere. È l’Italia che
sognavano i nostri Alpini nelle trincee delle guerre che sono stati costretti a
combattere. È l’Italia che sognano i nostri ragazzi in Afghanistan e le nostre
famiglie tutti i giorni che Dio manda in terra. È l’Italia di chi è sinceramente
orgoglioso della sua terra, della sua storia, delle sue tradizioni ma che è
consapevole che tutto ciò deve essere coltivato e curato tutti i giorni come il più
prezioso dei giardini. È l’Italia dei grandi valori che l’hanno costruita e sorretta.
Questa è l’Italia che va celebrata! Questa è l’Italia che va ricercata e valorizzata.
In cuor mio posso solo sperare che anche l’Italia ufficiale, se così si può dire, non
perda l’occasione di fermarsi a riflettere su questo anniversario e comprenda che
è venuto il momento di lasciare a casa ogni interesse di parte e di rimboccarsi le
maniche per ricostruire, moralmente e fisicamente, quell’Italia che i nostri vecchi
hanno sognato. Noi continueremo a fare quello che in questi novant’anni
abbiamo sempre fatto. Continueremo a coltivare l’Amor di Patria che non è un
sentimento retorico ma la somma di quelle grandi virtù che i nostri “veci” ci
hanno trasmesso.
Loro che sono stati costretti ad esercitarle in guerra fino all’eroismo, ci hanno insegnato ad applicare quelle stesse virtù in campo
pacifico per far bella l’Italia. Perché, come diceva Don Carlo, per far bella l’Italia ci vuole la tenacia degli Alpini, la sobrietà degli
Alpini, l’amore per la propria terra degli Alpini, la religiosità degli Alpini. Io, oggi, mi sento di aggiungere che ci vuole anche la
semplicità degli Alpini, la disponibilità degli Alpini e la loro capacità di fare davvero comunità. Solo percorrendo questa strada
potremo coltivare la speranza di realizzare davvero il sogno dei Padri risorgimentali e dei nostri “veci”. E sono certo che gli Alpini con
tenacia, sobrietà, semplicità e disponibilità continueranno a camminare con passo lento ma sicuro su questa via.
W l’Italia.
Il Presidente Nazionale
Corrado Perona
Anniversario di Matrimonio Comunitario
La vostra promessa d’amore è come un bacio eterno: un dolce inizio che non contempla una fine.
Il 14 novembre, la nostra Comunità si è ritrovata in Parrocchia per la celebrazione della festa degli
anniversari, dove tutte le coppie interessate hanno partecipato alla funzione della S. Messa e hanno
riconfermato il loro sì.
La festa si è poi conclusa al ristorante “Centro Sportivo” dove tutti insieme hanno trascorso una giornata in
allegria e spensieratezza.
Grazie a tutti e soprattutto alle organizzatrici di questa simpatica tradizione e ... arrivederci al prossimo anno.
Ilda – Bono
Nonna Ilda, il 12 dicembre festeggi il tuo 86°
compleanno e tu, nonno Bono il 14 febbraio p.v.
compirai 90 anni.
L’otto gennaio 2012 festeggerete il vostro 63°
anniversario di matrimonio.
Siete la coppia più anziana di Onore. Cercate di
mantenere il traguardo, anche se i piccoli malanni ci
sono vi sostenete a vicenda.
Ora ci sono i pronipoti Oliver, Cristian e Nicolas.
Quando li vedete la gioia è grande.
Vi abbracciamo con tanto affetto.
I vostri nipoti con le rispettive famiglie.
Dani
SPORT E TEMPO LIBERO
Nel 1895, a coronamento degli
esperimenti condotti nella casa paterna
di Villa Griffone a Pontecchio presso
Bologna, il ventunenne Guglielmo
Marconi
ottenne
alcuni
risultati
fondamentali per le applicazioni delle
onde elettromagnetiche, risultati che
segnarono la nascita della radio come
sistema per trasmettere informazioni.
Prendeva così avvio un processo
destinato a incidere profondamente sullo
sviluppo dell'umanità per tutto il
ventesimo secolo.
E' convinzione di chi scrive che la radio,
intesa come possibilità di trasmettere
informazione a grande distanza mediante
onde elettromagnetiche a propagazione
libera è nata attraverso un “parto” lungo
e difficile; un “parto” che ha avuto inizio
nella primavera del 1895 con le prime
esperienze
di
Pontecchio
sopra
ricordate, e si è concluso nel 1901, sulla
collina di Signal Hill a San Giovanni di
Terranova, con la prima trasmissione
transatlantica.
Di conseguenza, se si vuole parlare dell'invenzione della radio si deve parlare di tutto il periodo sopra citato e
non soltanto di un avvenimento. Ciò ha, fra l'altro, un vantaggio: infatti, se si dà questa interpretazione
all'espressione “invenzione della radio” si può sgombrare il campo da qualsiasi disputa, più o meno
cavalleresca, su chi sia il vero “inventore della radio”, dato che nessuno prima di Marconi ha mai compiuto
l'insieme di imprese che egli portò a termine nell'arco di tempo che va dal 1895 al 1901, anche se poi, a cose
fatte e risapute, la priorità di alcune gli venne contestata. A questo proposito un grande elettrotecnico, Charles
Steinmetz, disse nel 1922: “Prima che Marconi presentasse al mondo la sua invenzione nessuno avrebbe mai
creduto che egli avrebbe potuto farla, mentre dopo molti la avevano già fatta prima di lui.”
DAL 4 AL 16 AGOSTO, presso la sala associazione del comune, è stata allestita una mostra di radio
d’epoca curata dall’amico Angelo Canova. Un omaggio a Guglielmo Marconi ed a una delle più grandi
invenzioni della storia dell’uomo: le onde radio. Più di settanta radio lucidate a festa e messe in bell’evidenza
che hanno segnato la storia degli ultimi 90 anni.
Nei giorni dell’apertura sono passate a visitare la mostra circa 590 persone, che hanno potuto ammirare radio
di ogni genere tra le quali anche alcune curiose come quella a “portafoglio” del 1930, oppure la radio Balilla
dell’era fascista. Il pezzo più pregiato e antico esposto, non era una radio ma un fonografo del 1890
dell’inventore della lampadina Edison, in parole semplici un giradischi con il vinile a forma di tubo.
Per tanti è stato inevitabile un salto all’indietro di molti anni, quando la radio non era un soprammobile o un
qualcosa in più, ma uno strumento che permetteva di sentirti parte del mondo e che inevitabilmente portava
con sé sorrisi e lacrime.
Riascoltare l’annuncio dell’ingresso dell’Italia in guerra attraverso le radio d’epoca, fa venire ancora oggi la
pelle d’oca e suscita, a chi lo ascolta e l’ha vissuta, sentimenti di angoscia e rabbia.
Di tutt’altro fascino, invece, l’annuncio a Sommo Pontefice dell’amato Papa Giovanni XXIII o il suo discorso
alla luna in occasione dell’apertura del Concilio Vaticano II. Questo apparecchio, che nel corso degl’anni ha
subito notevoli cambiamenti, è stato, e lo sarà anche nel futuro, un compagno di viaggio del quale non
riusciremo a fare a meno. Ringrazio Angelo Canova, per la disponibilità e la cura con la quale allestito il tutto,
ed inoltre un grazie a Sharon e Giulia che si sono rese disponibili per le aperture della mostra.
A Viola di Songavazzo il grazie per la collaborazione nella realizzazione della grafica e la fornitura dei volantini
e alla ditta EXPO allestimenti di Onore per la fornitura del materiale.
Assessore al turismo Renato De Rosa
Onore e Fino del Monte più vicini che mai……
A volte capita di sedersi intorno ad un tavolo per fare due parole
con degli amici e poco dopo ti ritrovi, senza pensarci, ad
organizzare una manifestazione che mai avresti immaginato di
realizzare. E’ così che nasce “Fino a Onore”? Forse sì, ma forse
sotto c’è anche la voglia di aprirsi all’altro e di unire le risorse per
una proposta turistica che mette in gioco il fatto di dover
condividere con persone di altri paesi un percorso impegnativo
come quello di organizzare un evento. Sci club, biblioteca, alpini,
pro loco, commercianti, associazioni e amministrazione di
entrambi i paesi più vicini che mai per uno scopo unico: insieme,
si può! Abbiamo incominciato ad incontrarci prima della fine del
2010 e, man mano che passavano i mesi, cresceva la voglia di
curare i dettagli affinché nessuno rimanesse deluso. Le giornate
che hanno preceduto la camminata sono state di fermento per
curare al meglio tutti gli aspetti e con il naso all’insù sperando nel
bel tempo. Il 3 luglio, un cielo limpido e azzurro più che mai, ha
dato il via alla giornata tanto attesa con 260 iscritti ed un percorso,
definito da tanti, bellissimo e non difficile. Ricordiamo
velocemente le tappe: tappa 1 alla cappella degli alpini di Fino al
Grom; tappa 2 al centro arrampicata di Onore; tappa 3 alla Fattoria
della Felicità poi il passaggio a Pu; tappa 4 in piazza Pozzo; tappa
5 piazzale mercato per il pranzo e le letture al parco; Tappa 6 al
parco per il gelato e poi tappa 7 Sci Club Onore con frutta e
spettacolo dei falconieri. Ma ci terrei a sottolineare come i
volontari delle associazioni si siano messi a disposizione senza
pretese ma con un unico obbiettivo, quello di dare il meglio di sé
per il bene della manifestazione. Sicuramente avremmo potuto far
di meglio, sicuramente ci siamo dimenticati qualcosa o di
ringraziare qualcuno, sicuramente non abbiamo soddisfatto tutti,
ma possiamo affermare ci siamo messi in gioco per un avventura
che nessuno mai aveva intrapreso prima e che ha regalato alle due
comunità una giornata unica dove qualcuno ha ammesso: “Pensa,
non credevo che Onore e Fino fossero così vicini, alcuni sentieri
non li avevo mai fatti.” Ecco l’altro obiettivo: valorizzare il nostro
territorio così vicino ma, a
volte, poco conosciuto.
Alcuni sentieri o località non
vanno persi di vista anzi,
vanno
valorizzati
e
riscoperti.
Come potete immaginare,
non è nostra intenzione
fermarci e stiamo già
lavorando per una seconda
edizione che, siamo certi
farà...Onore a Fino!!!
A tutti coloro che hanno
collaborato e partecipato un
grande
grazie
ed
un
arrivederci a presto.
Assessore al turismo
Renato De Rosa
CORSO DI TIRO CON L’ARCO A ONORE
A Onore, i volontari del sci club Lanorium, hanno organizzato
presso la propria sede, un pomeriggio a favore di questo sport
sconosciuto a tanti, ma del quale l’Italia è sicuramente tra le
compagini più forti a livello mondiale. L’iniziativa, patrocinata
dall’assessorato allo sport del comune di Onore, è stata resa
possibile grazie alla collaborazione degli arcieri del Serio
compagnia 04 Sere capeggiata dall’istruttore nazionale, e
campione europeo nel 2009, D’Alba Giuseppe che, con grande
cura, ha spiegato gli elementi base per praticare questa disciplina.
L’invito è stato accolto da una ventina di ragazze e ragazzi che han
partecipato con interesse. L’amministrazione con lo Sci Club, visto
l’interesse dei partecipanti, ha organizzato in primavera un corso di
tiro con l’arco, dove si è fatto sul serio. Gli allievi si sono impegnati
in sei lezioni che ha loro permesso di addentrarsi in modo ancor più
serio, nel mondo del tiro con l’arco. Giuseppe D’Alba, presidente
degli arcieri del Serio compagnia 04 Sere, ha preso sotto la propria
tutela i ragazzi insegnando loro le basi per poter in un futuro
cimentarsi con uno sport che richiede molta concentrazione,
sicurezza di sé e nei riguardi di chi li circonda. Al termine del corso,
in sala giunta del comune, è stata loro consegnata la tessera federale
con la quale potranno esercitarsi sui campi autorizzati, ma sempre
sotto l’occhio attento del loro presidente. Il mio ringraziamento al
presidente dello sci club Giovanni Ferrari e ai suoi volontari per
aver messo a disposizione la propria sede in occasione del corso.
Assessore al turismo
De Rosa Renato
Concerto di Cornamuse
L’8 GENNAIO, nella nostra chiesa parrocchiale,
abbiamo ospitato per la prima volta un concerto di
cornamuse. Ascoltare i suoni del Baghèt (la cornamusa
bergamasca), la ciaramella accompagnata dalla
zampogna, la musette (cornamusa francese), la
ghironda e le “great highland bag pipes (cornamusa
scozzese) è stata, per il nostro piccolo comune, un
evento che non ha precedenti. La serata è stata curata
nei dettagli da Maurizio Maffioletti (componente della
Berghèm Baghèt) che con grande professionalità, ha
messo in scaletta in susseguirsi di suoni ed emozioni
che hanno reso l’evento unico. La proposta fatta
inizialmente, voleva come protagonisti la Berghèm
Baghèt con il loro repertorio, ma la volontà di dare una
visione più europea di questo strumento, visto
l’imminente raduno europeo delle cornamuse, ha presto
preso il sopravvento e così, in un susseguirsi di riunione
ed incontri, siamo riusciti a fornire al numerosissimo
pubblico una serata indimenticabile. Il mio personale
ringraziamento alla giunta che ha sostenuto la proposta,
al gruppo alpini che ospitato nella propria sede tutti i
componenti dei gruppi per la cena, a don Mauro per la
disponibilità della Parrocchiale e a tutti coloro che hanno
partecipato a questa serata.
Assessore al turismo
De Rosa Renato
A tutto Atalanta
Per il secondo anno consecutivo, l’Atalanta primavera ha
optato per il nostro campo a 11 come sede per la preparazione
pre-campionato pernottando al hotel Spampatti.
Mentre nella vicina Rovetta la prima squadra iniziava l’ultima
settimana di preparazione, i giovani agl’ordini del neo-mister
Fabio Gallo, cominciavano a galoppare lungo i sentieri e il
percorso vita del nostro paese. I 23 giocatori hanno sudato e
non poco durante la loro permanenza dal 1 al 12 agosto,
svolgendo due allenamenti quotidiani e due amichevoli.
A differenza di quello che si possa pensare, i ragazzi si sono
mostrati sempre molto attenti ed educati, seguiti da uno staff
molto presente e intransigente sui comportamenti dei singoli
con richiami non indifferenti. Si spera ne possano trarre i
benefici anche nel proseguo della loro carriera.
Ai ragazzi e allo staff, i nostri migliori auguri per un
campionato al vertice e c’è da scommettere che sarà così.
Assessore allo sport
Renato De Rosa
CENTRO TURISTICO GIOVANILE FREE MOUNTAIN
Corso d’arrampicata nella filosofia dello “sport per tutti”
Riflessione ad alta voce sul corso d’arrampicata organizzato quest’estate dal CTG Free Mountain
E’ stata un’esperienza molto positiva dove si è cercato oltre
che insegnare le tecniche per affrontare l’arrampicata in
sicurezza per se e per gli altri, di trasmettere quelle emozioni
che portano alla passione per “l’andare tra i monti”. Come
ricordiamo nelle nostre locandine il nostro obiettivo è
quello di far conoscere la natura, per viverla e rispettarla:
“Vivi la natura con noi; con chi negli anni ha voluto fare sue
le sensazioni e le emozioni vissute in ambienti
incontaminati, durante momenti di formazione, di lavoro, di
divertimento”.
Abbiamo cercato d’ aiutare ad ascoltare e scoprire che la
montagna ci parla.
Abbiamo cercato di portare i ragazzi ad entrare in punta di
piedi e senza violenza, nella montagna, farli sedere, libere i
sensi e lasciar scorrere i pensieri. All’improvviso si possono
sentire i mille rumori che sono la voce del “monte” e ci si
accorge che il silenzio parla, che eravamo noi incapaci di
sentire.
Certamente l’alpinismo è ideologia, attività sportiva,
gesto tecnico, gioco, gioia e… dolore, ma, soprattutto, è e
deve essere, dialogo con la montagna.
Già, perché arrampico? Quante volte me lo sono chiesto,
quante volte me l’hanno chiesto, e mai mi è riuscito di dare
una risposta esauriente. Perché mi piace, perché mi diverte,
per l’ebbrezza del vuoto, per il confronto con la paura,
perché di si, perché, perché, perché. Mille risposte, tutte
valide ma tutte incomplete...: l’arrampicata è scelta di vita o
inutile rischio di morte?
Perché arrampico? Perché amo la vita e arrampicare è arte di
vivere. Non cerco emozioni speciali o conquiste
sensazionali, ma semplicemente mi sento albero e come
l’albero continuo a salire sempre più in alto alla ricerca del
sole, del sole che è fonte di vita. Anche se mai potrò
raggiungerlo, sempre guarderò e camminerò verso di lui,
imparando dalle albe e dai tramonti, meditando sul passato,
sul presente e sul futuro, crescendo insieme all’energia
ch’esso m’infonde. E così insegnerò, come l’albero insegna
ai rami a fare nuovi rami e a questi a fare i frutti, frutti che
produrranno il seme generatore di nuova vita.
L’arrampicata è da sempre una delle discipline legate alla
montagna che riscuote un grande interesse anche tra le
persone che non praticano questa attività. Gli arrampicatori,
strani personaggi, carichi di aggeggi colorati e tintinnanti,
vengono osservati con un misto tra timore, divertimento e
curiosità dagli altri frequentatori della montagna estiva. Il
luogo comune più grande è che sia una attività da “fuori di
testa” o da spericolati con “nervi tesi e muscoli d’acciaio”.
In realtà questa disciplina può essere praticata a qualsiasi
livello e chiunque può avvicinarsi all’arrampicata se
accompagnati da persone esperte, utilizzando i mezzi di
protezione individuali (casco, imbracatura, etc.), le tecniche
di progressione adatte e soprattutto una buona dose di
prudenza e buon senso. Negli ultimi anni oltre alle vie di più
tiri in montagna, che necessitano di una certa esperienza e
un allenamento mentale alla chiodatura “lunga” e
all’ambiente severo, sono nate una serie di discipline
indipendenti che un tempo venivano considerate come
propedeutiche e allenanti per le vie più impegnative: il
boulder, popolarissimo tra i giovani, che consiste nel salire
slegati massi di altezza non superiore ai 4-5 m, l’arrampicata
sportiva in falesia (pareti di roccia) o su strutture artificiali,
che grazie ad un allenamento costante permette di salire vie
brevi, ma di difficoltà estrema annullando o quasi il fattore
di rischio. In ogni caso il bello di arrampicare è che ognuno
può farlo secondo le sue possibilità e dopo una giornata in
verticale ciascuno sente a suo modo di aver realizzato la sua
piccola personalissima impresa.
Quale via suggerire all'alpinismo del futuro? Cos'è ancora
possibile fare?
La risposta a Reinhold Messner:
"Sono molto contento che l'alpinismo non sia ancora fatto.
Io ho fatto il mio alpinismo, Walter Bonatti ha fatto il suo
alpinismo... Però per la prossima generazione l'alpinismo è
ancora da fare. Quello che sarà l'alpinismo del futuro non è
espresso attraverso la parete o la cima o gli ottomila metri.
Esiste esclusivamente attraverso la nostra fantasia: noi
diamo alla parete, alla cresta, allo strapiombo, all'alta
quota quello che è il valore che vogliamo poi affrontare. È
sempre una questione nostra. La montagna in sé non dice
niente, finché l'uomo non si avvicina. La montagna diventa
soltanto difficile, faticosa, pericolosa, se noi ci avviciniamo.
È una questione esclusivamente del come ci avviciniamo,
per vedere poi alla fine chi ha fatto storia, chi è stato
d'avanguardia. Per le prossime generazioni l'alpinismo sarà
ancora da fare. Avvicinandoci alle montagne, noi
inventiamo quello che è l'alpinismo del futuro. Non è fatto
niente, tutto è ancora da fare".
…L'alpinismo deve ritornare alla montagna, anzi andare alla montagna per ripartire dalla montagna più di quanto non abbia già
fatto sinora. Ed è sicuramente propria allo spirito alpinistico anche questa ricerca e sfida. Ma alla montagna non deve soltanto
tornare l'alpinismo, bensì in generale l'uomo, se vuole ancora darsi la possibilità, forse quella estrema, di aprire una via al futuro
abitare, esistendo pacificamente teso fra terra e cielo”.
Maurizio Arosio
In viaggio attraverso Australia & Asia:
un’esperienza di vita
“Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime.
Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite.” Mark Twain
Dopo che mi venne diagnosticato già in età preadolescenziale il gene
dell’avventura da mio padre nei nostri continui viaggi per il globo, non
potevo esimermi da creare qualcosa di tutto mio, il mio viaggio, la mia
personale esperienza di vita. L’occasione mi venne al termine del mio
percorso di studi, una volta conseguita la laurea infatti volevo che quel gap tra
scuola e lavoro fosse qualcosa di più di una mera ricerca di un posto fisso e
così partii per quello che qualcuno chiamò l’anno sabbatico.
Destinazione Australia. Perché l’Australia? La terra dei canguri è da tempo
meta di giovani viaggiatori da tutto il mondo, la Visa Working Holiday (uno
speciale visto per cittadini europei che consente di lavorare e soggiornare
legalmente per un anno) e la bellezza di un posto così selvaggio, ricco e
suggestivo la rende una terra molto ambita e facilmente visitabile per via dei
numerosi ostelli e servizi per viaggiatori (chiamati da loro ‘backpackers’).
L’arrivo fu tutt’altro che semplice, senza riferimenti e appoggi in una
metropoli come Sydney alla ricerca del lavoro con una conoscenza scolastica
dell’inglese (oltre ad un’altra esperienza di un mese e mezzo nella viva Londra) rendevano abbastanza difficile la ‘job hunting’ (caccia
al lavoro).
Ebbi comunque qualche breve ingaggio tra cui una memorabile
incomprensione sulle Blue Mountain dove mi avrebbero voluto far coprire il
ruolo di chef in un ristorante senza sapere che io chef non ero. Ne derivarono
situazioni tragicomiche che potrebbero essere degne di una barzelletta. Dopo
tre settimane lavorativamente fallimentari, ma spensierate e divertenti in una
splendida Sydney, trovai un posto in una farm (fattoria) nel Queensland
(stato del nord-est) e in 24 ore di bus raggiunsi l’agognata meta, la cittadina
di Bundaberg.
In Australia c’è infatti una forte richiesta di manodopera nelle fattorie,
specialmente nella raccolta di frutta e nell’allevamento, la paga e l’orario
dipende comunque dal periodo e dal datore di lavoro. In questa mia prima
esperienza la mansione principale era di raccogliere pomodori. Eravamo in
un ‘working hostel’, un ostello dove ogni mattina (verso le 4) un bus ci
raccoglieva e ci portava nei campi a lavorare in qualsiasi condizione
meteorologica. La paga non era delle migliori ed il simpatico capo turco che inveiva a mo’ di
dittatore contro i lavoratori creò ben presto una ribellione che si concluse con una denuncia alle
autorità e alla fuga dello stesso datore di lavoro. Qui’ conobbi varie persone con cui strinsi forti
legami, indelebili nella memoria resteranno le ultime feste in quell’ostello e in città, prima che,
con i pochi soldi guadagnati, partissi di nuovo verso sud, con direzione finale Melbourne.
La East-Coast contiene dei paesaggi unici nel loro genere, partendo dalle grandi città, come
Brisbane, dove raggiunsi due amici, per arrivare a città di mare tipicamente australiane e
surfiste come Surfers Paradise. Tra le altre esperienze particolarmente degna di nota è quella a
Fraser Island, un safari di tre giorni su un’isola completamente sabbiosa (la più grande isola di
sabbia del mondo). Anche qui’ tutto venne organizzato in ostello, 15 ragazzi, 3 gip e materiale
d’accampamento stile militare. Quell’isola era proprio un paradiso, tra i laghi e le spiagge incredibili tra cui annovero il lago
McKenzie come uno dei posti più belli da me mai visti. La notte mentre si festeggiava intorno al fuoco in riva al mare si potevano
sentire i Dingo (cani selvaggi carnivori) che si aggiravano intorno al campeggio, così come ci aveva messo in guardia il ranger la sera
prima. Dopo Fraser Island giù verso Byron Bay, un vero e proprio paradiso per il mondo del surf, vicino alla piccola Nimbin, un
caratteristico paesino hippy nella jungla che risponde solo alle proprie leggi. Infine passando anche per la sempreverde capitale
Canberra arrivai a Melbourne.
Melbourne città dei sogni, posso ancora con nostalgia percepirne la magia e il sapore. In poco tempo ebbi due lavori, uno in cui
consegnavo le pagine gialle da lunedì a venerdì, e l’altro nei weekend (ma non sempre) come cameriere in un ristorante.
Saltuariamente facevo anche il giardiniere. Qui in ostello si venne a creare una compagnia che
comprendeva giovani da tutto il mondo, provai la vita di una città che offre tutto, dai casinò
sfarzosi alle feste in casa sullo stesso stile americano. Feci pure la morosa australiana e le cose
non potevano andare meglio, mi sentivo vivo come non mai e credevo che quella sensazione di
grandezza non sarebbe mai più finita, sebbene in cuor mio sapevo che sarei tornato, credevo
che quello che stavo vivendo non si sarebbe più cancellato e, pur se passato, al ritorno alla
normale vita di paese sarebbe rimasto dentro di me e non solo come ricordo.
Con le pagine gialle cominciammo a fare anche trasferte, che oltre al lavoro erano
praticamente delle vacanze, eravamo infatti diventati tutti grande amici (amici che
recentemente ho raggiunto e rivisto in una vacanza in Irlanda) e qualcosa la inventavamo
sempre. Non si può non ricordare la volta che per un falso incendio abbiamo fatto mobilitare 4 camionette dei pompieri fuori
dall’ostello ed evacuare il pub sotto di noi, tutto per le capacità culinarie del nostro amico scozzese Mark (R.I.P.), purtroppo deceduto
solo qualche settimana fa’.
Nello stesso periodo vennero in visita a Melbourne anche i miei cari. Dopo sei mesi
lontano da casa ovviamente cominciavano a sentire la mia mancanza. Con il babbo e la
mamma feci una settimana al nord e visitai Darwin, con le sue paludi abitate dai
coccodrilli e il Red Centre, ovvero il deserto centrale con i parchi di Uluru National
Park, Kings Canion e la citta’ desertica di Alice Spring. Posti abitati da aborigeni, terre
selvagge e tipicamente australiane. Tornammo in seguito a Melbourne dove ripresi il
lavoro mentre i genitori continuarono il loro viaggio fino a Sydney.
Al ritorno il mio lavoro nelle pagine gialle non consentiva più nel consegnare le stesse
ma era diventato un lavoro burocratico in ufficio. Cominciai a partorire l’idea che era
giunto il momento di andarsene e dopo un paio di ore
in biblioteca trovai un passaggio con due ragazze
irlandesi con le quali, con una grande e polverosa gip,
ci siamo lanciati per una settimana e mezzo nella traversata del deserto fino a Perth, mia prossima
meta.
“On the road again”, tra lunghe distese rosse e strade senza fine si scherzava a parlare dei problemi
di una vita così lontana e dei sogni di un futuro incerto ma ottimista. Campeggiando nel deserto
con una tenda furbescamente comprata e rivenduta agli stessi soldi alla fine del viaggio
attraversammo la Great Ocean Road, passammo per Adelaide, superammo le distese del
Nullarbor fino ad Albany per risalire fino alla solare Perth.
Qui’ trovai lavoro in un ristorante il giorno successivo al mio arrivo, ma mi occupava solo per i
finesettimana, così mi lanciai nel mondo dell’edilizia come muratore; ma non riuscivo a gustarmi a
fondo Perth, non era la Melbourne che avevo vissuto e cominciavo a volere qualcos’altro. Per caso
incontrai nella strada principale di Perth un amico
conosciuto a Melbourne del quale non ricordavo
nemmeno il nome, sembrava abbastanza felice di
vedermi per alcune simpatiche avventure sentite su di me. Mi disse che stava andando in
una farm nel Victoria a lavorare con le pecore e se ero interessato. La cosa mi piacque
da subito e dopo aver sentito il datore di lavoro ero su un aereo pronto per questa nuova
avventura.
Ricordo il lavoro nella farm come una delle esperienze più belle della mia vita.
Lavoravamo per una famiglia che ci dava vitto, alloggio e 250 dollari a settimana (in
Australia è poco ma il lavoro ci piaceva). Dopo essere stati addestrati dovevamo tenere
un numero massivo di pecore, c’erano vari paddock, suddivisi per ognuno di noi.
Eravamo in 4, due italiani, un olandese e un coreano e con le motocross, il quattro ruote o il pick-up dovevamo controllare le pecore,
vaccinarle, aiutarle a partorire, targare gli agnelli e tagliarli la coda, ogni tanto catturare i fuggitivi e curare il ranch. Vita da cowboy,
ricordo lanci dalle moto per afferrare agnelli
velocissimi, o nel periodo delle piogge le guerre con il
trattore per cercare di tirar fuori i quattro ruote dalla
melma, nella quale una volta ci finii dopo un volo di
diversi metri uscendone fortunatamente indenne.
Avevamo imparato un lavoro e i boss andavano in
vacanza lasciandoci il possesso della sconfinata farm.
Ogni venerdì ci radunavamo in una casetta di legno in
cima ad una collina con altri pastori australiani dalle
“How many roads must a man walk down, before you call him a man? How
dimensioni mastodontiche. Raggiungevamo la
many seas must the white dove sail, before she sleeps in the sand?” Bob
location con una Volvo degli anni 50, una macchina
Dylan
storica che richiedeva un quarto d’ora per
l’accensione e che aveva l’aria di uscire da uno di quei film americani in bianco e nero. Una sera ci perdemmo nell’outback
australiano, dopo svariati km la benzina stava per finire, la rete ovviamente non c’era e la
prospettiva di dormire in mezzo al nulla in macchina era sempre più vicina. Fino a quando
vedemmo delle luci ed arrivammo in una cittadina deserta quasi inquieta e tenebra. Nel freddo
della notte vedemmo un folle a mezze maniche in mezzo alla strada, ebbene fu il nostro salvatore.
Era il proprietario della pompa della benzina, ci fece il pieno e ci diede una mappa per rientrare. E
così fummo salvati da uno sbronzo.
Finita la stagione delle nascite degli agnelli il nostro compito era giunto al termine e ringraziando
per l’esperienza (ma scontrandoci per certi aspetti salariali con il datore di lavoro) lasciammo la
farm. Il mio programma era in primis la vicina Melbourne per il giusto week-end di libertà (in
farm infatti lavoravamo 7 giorni su 7) per poi proseguire fino a Sydney dove avrei rincontrato
alcuni amici della vecchia Bundaberg. Nella testa cominciavano a venirmi idee sul dopo Australia,
ero tentato dalla Nuova Zelanda così come lo ero dall’Asia che risultava più accessibile
economicamente e più diversa culturalmente dal mondo che finora avevo visitato.
Il mio rientro a Sydney fu particolare. Il tempo era volato, avevo vissuto vite diverse, conosciuto
tanta gente e in quel diario di bordo della mia mente c’erano già allora pensieri e ricordi che
sarebbero rimasti indelebili per sempre.
Arrivai il sabato sera in quella che è una delle città più giovani del mondo. Subito
raggiunsi un mio amico ed in seguito feci la conoscenza della sua compagnia, quel
gruppo che sarebbe diventato mio compagno di avventure in seguito. Con loro come
aggancio e con il bagaglio dell’esperienza maturata la nuova Sydney non era più così
difficile. I primi giorni furono festosi, dilapidai gli incassi della farm in tempi record, ero
nella città dei balocchi, grandi feste ed eccessi per un periodo diciamo abbastanza “rock
n’ roll” e una vita da mare come vuole l’Aussie Style. Successivamente trovai un lavoro
nelle demolizioni e ricostruzioni. Il nostro compito era distruggere vecchi uffici o
appartamenti per poi ricostruirli. Mi specializzai così nella controsoffittatura, lavoro che
avrei potuto continuare a tempo indeterminato.
Intanto organizzai la prossima meta, il sud est-asiatico. Qualche mio amico era già
partito, le sue storie e voci che ne arrivarono erano richiami a cui non potevo resistere.
Avevo solo bisogno di racimolare l’ultima buona dose di spiccioli che mi consentisse di sostenere i costi, seppur bassi, del continente
asiatico. Trovai l’offerta. Tre settimane intense di lavoro a Newcastle come autista di furgoni addetti alla consegna di pacchi di natale,
pagate fior di quattrini, e non mi feci scappare l’occasione. Lavorai in squadra con un tedesco e insieme facemmo un record di
consegne giornaliere, anche se questo mi costò una multa di 250 dollari per eccesso di velocità…
Per motivi tecnici e tempistici comunque feci solo due settimane e dovetti inventare una scusante per andarmene (scusante abbastanza
ridicola e buffa ma forzata).
Tornai a Sydney, dove festeggiai l’ultimo giorno nella folle, giovane e bellissima
Australia con i miei amici e in men che non si dica ero già sul volo per Bangkok,
Thailandia. 11 mesi erano passati da quando vidi il nuovo continente per la prima volta,
ora avevo nuovi occhi, le difficoltà mi avevano reso più forte, l’esperienza mi aveva
dato la conoscenza e la felicità, felicità che si abbraccia alla tristezza e malinconia per il
periodo che si chiude e non tornerà, ma che rimane sempre viva nel ricordo. Dicono che
non sono le persone che fanno i viaggi, ma sono i viaggi che fanno le persone, e oltre ai
ricordi di un sogno che si affievoliscono col tempo rimane indelebile nel proprio io ciò
che il viaggio, le persone e le situazioni vissute hanno costruito. Ma ero comunque di
nuovo in partenza per un nuovo mondo, nel continuum e nell’eterna coincidenza tra fine
ed inizio. Ritengo che partire é la più bella, difficile e coraggiosa di tutte le azioni. Una
gioia per colui che sa cogliere il valore della libertà. Essere soli, senza obblighi
particolari, sconosciuti, stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque, e partire alla conquista del mondo… I veri viaggiatori come nuvole
cambiano direzione seguendo il vento, partono quando vogliono per dove vogliono, anche solo per sentire la felicità nell’andare in un
posto mai visto a fare cose mai fatte, senza avere altre particolari motivazioni, ma spinti da uno spirito avventuriero che ci si sente
dentro.
Arrivato in Thailandia dovevo raggiungere subito gli amici a Koh Phangan, una fantastica isola dove tutte le volte che c’è la luna
piena si svolge il “full moon party”, una festa sulla spiaggia che vede riunite migliaia di persone da tutto il mondo. Fu un viaggio
record, la festa era domenica ed io ero arrivato sabato notte a Bangkok. Presi il primo volo per Phuket, corsi a prendere un taxi per la
east-side e presi il battello per l’isola. Sul battello conobbi un gruppo di giovani italiani che andavano a soggiornare da una nativa
famiglia thailandese sull’isola. Mi accolsero e mi aggregai per quella che fu una delle più belle feste della mia vita. In seguito
raggiunsi i miei amici storici (conosciuti in Australia) prima a Phuket e poi a PhiPhi Island, l’isola del famoso film “the beach”, e qui
combinammo ancora qualche 48 in nome di un’amicizia ormai consolidata. Il loro viaggio però era al termine e presto mi separai.
Viaggiare in Asia era completamente diverso dall’Australia. Bus scomodi su strade tortuose guidati da pazzi che cercavano di
spennarti tutto quello che avevi ti costringeva a stare sempre all’erta. Il piano era raggiungere un’altra compagnia di amici conosciuti
in Australia nello stato del Laos. Prima di questo però feci tappa a nord della Thailandia, a Chiang Mai dove visitai qualche antico
tempio e il centro di una cittadina molto caratteristica. Li feci pure rafting su un fiume, andai con un elefante, accarezzai una tigre e
discesi un fiume con le canne di bambù. La sera stessa però cominciò la mia battaglia con uno strano malore. Dopo aver mangiato del
pollo cominciai a vomitare, mi salì la febbre e in un attimo mi sentivo
incredibilmente male. In questo caso mi venne in mente la notizia di un turista
trovato morto 2 giorni prima a Bangkok nella sua stanza. La cosa andò
peggiorando, fino a quando riuscii a trascinarmi in farmacia. La farmacista è
stata utile come un ninnolo in un deserto, preoccupata che il mio male fosse
contagioso mi stette a distanza e mi rifilò 2 pastiglie che peggiorarono
decisamente la già critica situazione. Dopo una notte da incubo tormentata da
sogni e ricordi nebbiosi mi sveglia senza miglioramenti. Avevo già prenotato il
viaggio per il Laos ed andava fatto. Il mio zaino non fu mai così pesante, mi
diressi al bus e viaggiai tutta la giornata senza toccare cibo.
Alla frontiera del Laos successe un’altra cosa interessante, della serie i guai
vengono tutti insieme. Usciti dalla Thailandia ed in coda per entrare nel Laos
mi resi conto che i soldi presenti nel portafoglio non erano sufficienti a pagare
il visto per il nuovo stato. Andai quindi all’unico bancomat presente e con vivo
stupore mi accorsi che era fuori servizio. Le cose stavano così, avevo un
pullman che partiva al di la della frontiera in 10 minuti e non avevo i soldi per entrare né in Laos né in Thailandia, era quasi sera ed
ero nei guai per una falla nel sistema del bancomat, ma alla sicurezza non sembrava importare, volevano i soldi e li volevano in
contanti. Fortunatamente sull’autobus avevo avuto modo di scambiare due parole con una simpatica australiana a cui raccontare le
mie esperienze e fece quello che nessun viaggiatore fa con nessun altro da nessun parte, mi prestò i soldi. La ritrovai qualche giorno
dopo a Vang Vieng e glieli restituii. Comunque ero nel Laos e stavo ancora malissimo, il giorno successivo andai nuovamente in una
farmacia, che essendo in uno degli stati più poveri del mondo, somigliava ad una bancarella. La farmacista, ancora più utile della
precedente, mi respinse dicendomi che mi ero drogato quella mattina, gli
raccontai cosa era successo, ma non mi credette, gli chiesi se c’era un
ospedale ma non rispose. Tra l’altro per risparmiare non avevo fatto
nessun tipo di assicurazione e vaccino anche se non penso sarebbe
cambiato qualcosa. Salutandola gentilmente con un gesto internazionale
tornai in branda. Ormai era due giorni che non mangiavo, qualsiasi cosa
provassi a mangiare prendeva immediatamente la strada del ritorno.
L’unica cosa che potevo fare era dormire, da solo in un paese
poverissimo e sperare di star meglio. Così fortunatamente andò, il giorno
dopo riuscii a mangiare qualcosa e carico dalla nuova linfa che scorreva
in me raggiunsi i miei amici in quello che si chiama “the Tubing”: un
fiume che attraversa la città di Vang Vieng, e che i giovani backpackers
scorrono con delle ciambelle e lungo il percorso ci sono vari bar che
offrono free-whiskey e delle carrucole dove ci si può arrampicare e
“Le nostre valigie erano di nuovo ammucchiate sul
tuffarsi nel fiume in mezzo alle rocce da spaventose altezze a ritmo di
marciapiede; avevamo molta strada da fare. Ma non
musica (se chiedete : non è pericoloso? Vi rispondo che ogni anno
importava, la strada è la vita.” Jack Kerouac
qualcuno muore). In seguito lasciai anche questi miei amici che avevano
avuto qualche problemino con la polizia locale e proseguii verso la capitale Vientiane. Nel viaggio di questo Laos povero e sotto
dittatura comunista noleggiando scooter e prendendo pullman conobbi un americano di New Orleans che diventò il mio nuovo
compagno di viaggio. Insieme dopo qualche peripezia nella capitale partimmo in volo per la Cambogia, paese ricoperto di mine
antiuomo proprio seminate dai padri americani dei viaggiatori d’oggi.
La “Cambodia” ha veramente un fascino particolare, dai resti della civiltà Khmer, una
delle più antiche, con i famosi templi di Angkor Wat e di Siem Reap, sino alla caotica
capitale di Phnom Penh. Tutto questo lo rende uno stato veramente da scoprire.
Un giorno anche l’americano si ammalò (conosco infatti poca gente che qui non ha
problemi di stomaco) e continuai il mio percorso da solo. Conobbi due australiane e una
olandese nel mio viaggio di rientro a Bangkok e mi regalarono le ultime fantastiche notti
lontano da casa. Il tutto finì in un rush, il giorno del rientro con una corsa contro il tempo
presi quel volo che, dopo uno scalo a Dubai, mi avrebbe riportato a casa, a Onore.
Lontano dalle folli serate di Sydney, lontano da Bundaberg e la East-coast, lontano dalla
vita di Melbourne o dal deserto rosso del Red-Centre, lontano dall’Asia, lontano
dall’isola che non c’è e lontano dal paese delle meraviglie. Ma come in tutti casi vedevo
questa fine come un inizio, non sapevo a cosa andavo incontro, cosa avrei fatto dopo e
dove sarei stato ma ero certo che con quello spirito libero ed indomito avrei cercato felicità ovunque facendo qualsiasi cosa. E poi
diciamo che il paesino di cui avevo tanto parlato a persone di altri mondi un po’ mi mancava, era qualcosa di completamente diverso
da tutto quello che avevo visto e volevo riviverlo al meglio.
Tornai il dicembre scorso, quando il paese era completamente coperto dalla neve. I ricordi di un anno di vita in viaggio così intenso
non sono certo riassumibili in poche parole; cominciai a lavorare, a fare il mio lavoro, quello che mi piace, la mia scelta, e posso
assicurare che dopo aver provato diversi tipi di lavoro, in certi casi sottopagati e sfruttati, tutto mi sembra più semplice qui a casa.
Credo sempre nel viaggio, quando posso parto a modo mio e, se pure per un periodo di tempo
limitato, lo faccio da viaggiatore e non da turista. Penso che certe cose, se tenute vive
contribuiscono ad aprire la mente e qualsiasi cosa mi riservi il futuro conserverò questa voglia
di vedere ed imparare cose nuove, questa voglia di mettermi in gioco e di vivere qualsiasi
aspetto della vita come una nuova esperienza ed una nuova sfida, ogni volta che finirà qualcosa
ne inizierà un’altra e tutto ciò che non mi uccide mi renderà più forte... Spero di non smettere
mai di sognare perché la tenacia, la voglia e la caparbietà conducono alla meta, non dando mai
niente per scontato e deciso: il viaggio può essere deviato o modificato in qualsiasi momento
nei modi più assurdi che esistono. Si viaggia verso qualcosa ma non si scappa mai da quello
che si ha, perché in qualunque luogo lo si ritroverebbe, sarebbe una fuga o semplicemente
vagabondaggio; se non si ha la felicità dentro non la si troverà da nessuna parte, ma se siete
quelli che colgono l’attimo e riescono a gioire di quello che hanno allora c’è un mondo che è
tutto una giostra, non si deve fare altro che uscire e spiegare le ali. Il passo più difficile è
sempre il primo ma teniamo sempre presente che quello che darà veramente valore al viaggio
sarà la gente con cui lo si condividerà, loro creeranno qualcosa intorno a voi e persino una
persona con la quale vi sarà solo uno scambio occasionale di parole può rivoluzionare l’intero
percorso.
La felicità deve essere condivisa…buon viaggio a tutti!!!!
SCHIAVI ETTORE
Tutto il pathos e tutta l’ironia del lasciarsi la giovinezza alle spalle è implicito in ogni momento di
felicità di un viaggio; ci si rende conto che non si possono riavere le prime gioie, e il viaggiatore,
quello saggio, impara a non cercare di ripetere i successi ma a trovarne altri in nuovi luoghi”
Paul Fussell
Settimana Ciclistica
16 – 24 Settembre 2011
Partecipanti:
Mezzi di trasporto:
Km totali in bici:
Alessio – Aurelio – Domenico – Duilio – Enzo – Fonso – Leonardo – Lino – Memo
due camper e 9 biciclette
484
Marche
Quest’anno si va alla scoperta delle Marche, l’unica regione
italiana con il nome al plurale. Sono una delle regioni più
collinari d’Italia: le colline comprendono infatti il 69% del
territorio e sono racchiuse dalla catena appenninica da un lato
e dalla costa adriatica dall’altro. Il tratto più tipico del
paesaggio marchigiano è proprio un susseguirsi di morbide
onde caratterizzate da una spettacolare alternanza di colori, un
mare quieto di dolci ondulazioni sulle cui sommità sono
posizionati antichi borghi, insediamenti medievali ben protetti
da solide cinte murarie, rocche e castelli che racchiudono, per
conservare, il passato e consentono di vivere al di fuori del
tempo, in una continuità che racchiude il passato, il presente e
il futuro: una caratteristica difficile da trovare in altre regioni o città dove vi è ormai una frattura insanabile tra la storia e la vita
odierna. Queste sono le Marche nelle quali ci siamo immersi e che abbiamo lentamente (la nostra velocità di crociera si va pian piano
abbassando) sorseggiato e goduto.
Sabato 17
Riccione - Parco Monte S. Bartolo – Pesaro – Gradara - Riccione Km 67
Dalle ormai conosciute spiagge dorate e vellutate della Romagna, ancora frequentate per un rimasuglio di caldo estivo che non se ne
vuole andare, entriamo nelle Marche e ci tuffiamo in paesaggi più inusuali rispetto alle coste sabbiose percorrendo una suggestiva
strada ricca di scorci e panorami mozzafiato che si snoda per più di 20 km da Gabicce Mare a Pesaro attraversando il Parco
Regionale del Monte San Bartolo, lambendo pittoreschi paesi di pescatori come Casteldimezzo e Fiorenzuola di Focara: un vero
paradiso per i ciclisti, qui presenti davvero…in massa. La strada godibilissima e gli scorci sull’Adriatico sottostante ci trasmettono
subito una sana euforia. Che è destinata ad aumentare quando, dopo l’attraversamento di Pesaro, ci gustiamo il secondo … piatto forte
del giorno, il Castello di Gradara. La rocca di Gradara e il suo borgo rappresentano una delle strutture medioevali meglio
conservate d’Italia e le due cinte murarie che proteggono la fortezza, in gran parte costruita o ampliata dai Malatesta, la rendono
anche una delle più imponenti. È qui che probabilmente ha avuto luogo la tragica storia d’amore tra Paolo e Francesca, narrata da
Dante nella Divina Commedia. Un posto davvero incantevole. Da qui la compagnia si divide dandosi appuntamento a Senigallia:
Duilio e Fonso la raggiungeranno in bici, il resto della truppa torna a Rimini a … levar le tende, per poi scendere in camper a
Senigallia dove sentirà l’avventura, per fortuna senza gravi conseguenze, dell’incidente occorso a Fonso, investito da un auto pirata e
scivolato sull’asfalto per diversi metri: gli è andata bene!!!
Domenica 18
Senigallia - Mondavio – Corinaldo – Ostra– Senigallia Km 94
Ancora in un clima gradevolmente estivo entriamo nel cuore delle Marche ed iniziamo a sorseggiarne il nettare, il rosolio che ci
inebrierà. Dopo un tratto nel fondovalle saliamo ad Orciano di Pesaro e dalla cresta della collina raggiungiamo Mondavio, un borgo
medioevale che conobbe il dominio dei Malatesta, dei Piccolomini, dei Medici e dei Montefeltro, racchiuso in una cinta muraria e
difeso da una poderosa rocca, con palazzi e chiese che conservano i segni di un passato glorioso. La rocca, fatta costruire tra il 1482 e
il 1492 dai Della Rovere, è il principale monumento e simbolo di Mondavio ed è oggi sede del Museo di rievocazione storica e
dell’armeria. Scendendo a valle e risalendo su altre creste arriviamo a Corinaldo, un’altra città medioevale che custodisce le mura tra
le meglio conservate delle Marche, mura fortificate intervallate da portoni, bastioni e torri. Visitiamo il Santuario di Santa Maria
Goretti, un breve giro tra le viuzze rese fumanti e assordanti da un raduno di moto e poi via, sempre più affamati, alla ricerca di una
adeguata mangiatoia; troviamo sulla sommità di una collina un agriturismo, il ristorante Col Verde. Dopo d’aver verificato una volta
di più che la serenità degli animi è direttamente proporzionale al riempimento dei corpi, ci dirigiamo ben appesantiti verso Ostra e da
qui giù verso Senigallia dove arriviamo sfuggendo alle prime gocce della perturbazione ampiamente annunciata e prevista. Qui
salutiamo l’amico Fonso che purtroppo, per problemi di lavoro, dovrà fare ritorno a casa.
Lunedì 19
Trasferimento: Senigallia – Fermo – Cupra Marittima
La perturbazione prevista è arrivata davvero, piove e non promette una buona giornata. Non ci resta che trasferirci in camper verso il
sud delle Marche, non tralasciando una visita alla bella cittadina di Fermo. Arrivati al campeggio di Cupra ed approfittando di uno
spiraglio di sereno ci sta pure una capatina in spiaggia, ma dopo un po’ si alza il vento ed il cielo si rifà nero respingendoci di nuovo
in camper.
Martedì 20
Cupra Marittima - Ripatransone - Offida - Grottammare – Cupra Marittima
Km 57
L’aria è un po’ più frizzante ma il cielo è sereno e in comitiva sale
l’ottimismo: forse la perturbazione è finita. In effetti si va verso ovest,
verso l’azzurro, ma dal mare un muro di nero avanza pian piano e
inesorabilmente… ci raggiungerà. Per ora ci accontentiamo di … soffrire
lungo la strada che, da subito ripida dopo lo diventa anche di più: sale sù,
sempre più sù, senza tregua e senza rispetto nei nostri confronti verso
Ripatransone, il belvedere del Piceno, un paese ben conservato e curato
che in pratica coincide con il borgo storico. Due chiacchiere con un
operatore ecologico qui emigrato dall’Inghilterra e poi via di corsa ancora
verso ovest, sospinti da quel cielo nero che ci incalza, ci pungola e ci
spaventa con le prime gocce.
Ancora discese ardite e faticose
risalite ed eccoci a Offida. Bel
colpo d’occhio nella piazza principale dove spicca la Chiesa della Collegiata, che ospita
all’interno della cripta la ricostruzione della Grotta di Lourdes, il Palazzo Comunale, un
elegante edificio risalente ai secoli XI-XII, che ha al suo interno il Teatro Serpente Aureo,
un vero gioiello di concezione barocca. Ma il tempo peggiora, il cielo nero è passato dalle
minacce ai fatti e ci inchioda all’interno dell’agriturismo La Fonte dove abbiamo
consumato un buon pasto a un prezzo stracciato, da … record. Dopo aver atteso invano la
fine della pioggia indossiamo l’impermeabile, o il sacco nero dell’immondizia chi non ce
l’ha (che carini!!!), e ritorniamo a Cupra Marittima passando per Grottammare.
Mercoledì 21
Porto Recanati - Numana - Sirolo - Portonovo- Ancona – Porto Recanati
Km 58
Tappa dedicata al Parco regionale del Monte Conero (572 m). Accompagnati dal
ritorno del sole, anche se le temperature non sono più quelle dei primi giorni,
costeggiamo il lungo litorale di Marcelli di Numana, ricco di attrezzature sportive e
ristoranti e poi incominciamo a salire fino a Sirolo, splendido paesino medioevale
fra il verde del monte e il blu del mare, considerato una perla dell'adriatico per la
sua posizione e per gli scorci ed il panorama che offre. Da qui salendo ancora ci
addentriamo nella verde macchia del parco per poi piombare direttamente alla
spiaggia di Portonovo lungo una ripidissima discesa. Portonovo è immerso in un
contesto naturale ancora intatto, laddove la macchia mediterranea arriva a toccare
l'acqua cristallina del mare. Qui ci fermiamo per un bel pranzetto e poi risaliamo la
dura china e raggiungiamo Ancona. Ritorniamo al campeggio quando ormai il sole
è grande e rosso all’orizzonte.
Giovedì 22
P. Recanati -Loreto-Castelfidardo-Osimo-Filottrano-Recanati- P. Recanati Km 97
Altra tappa nel cuore tipico delle Marche, colline a perdita d’occhio e stupendi borghi medievali. Iniziamo dal Santuario di Loreto per
far visita alla celebre Casa della Madonna, casa dove lei viveva a Nazaret. Al di là della leggenda che la dipingeva trasferita in Italia
dagli Angeli, in realtà gli storici, che confermano e attestano l’autenticità di questa preziosa reliquia, raccontano che fu portata a
Loreto dopo la caduta del regno dei crociati in Terra Santa. Lasciamo Loreto e saliamo verso Castelfidardo, famosa in tutto il mondo
per le fabbriche di fisarmoniche e pianole, e terreno di una storica battaglia nel 1860 tra l’esercito piemontese e pontificio. Da qui,
sempre in quota, arriviamo ad Osimo, un autentico poggio alla cui sommità vi è il Duomo ed il centro storico dove incontriamo la
maestra Luisa, che scopriamo essere una nostra fan e assidua lettrice dei nostri resoconti(ciao Luisa!). E poi ancora sù e giù, in un
panorama
dolce,
luminoso,
rasserenante,
aperto,
vario,
sorprendentemente accattivante che ci manda davvero in un brodo di
giuggiole, … giuggiole che ora per noi diventano realtà, perché alla
Taverna dell’Arco di Filottrano, insieme ad un prelibato e ristoratore
pranzo, mangiamo, per molti per la prima volta, le giuggiole, frutti che
assomigliano a grosse olive, rosso/marrone scuro con una polpa verde
soda e compatta, di sapore gradevolmente acidulo. Ben rifocillati ci
rituffiamo nelle Marche e arriviamo a Recanati, la patria di Leopardi,
forse il maggior poeta dell’ottocento per la profondità della sua
riflessione sull'esistenza e sulla condizione umana, e qui viviamo
l’emozione di guardare la torre antica, da cui il passero solitario alla
campagna andando cantava e romito in disparte incapace di coltivare
amore e amicizia, come il poeta, trapassava del giorno e della vita il più
bel fiore; il colle e la siepe, da dove in sovrumani silenzi e
profondissima quiete respirava l’infinito ed in quell’immensità dolcemente naufragava, la piazzetta del villaggio, dove con il cuore
pieno di speme e di gioia si godeva il più gradito giorno, prima di tornare al pensiero del travaglio usato e alla tristezza e noia che le
ore del diman avrebbero recato; la casa di Silvia, dove si respiravano i pensieri soavi, le speranze e gli amori, la lietezza del salire il
limitar di gioventù con la natura che tanto promette ma non sempre rende ai figli suoi. E dopo questo volo nella vita e nella filosofia
del Leopardi un altro volo (9 Km di discesa) verso Porto Recanati in gara con il sole che prima di noi vuole tuffarsi dietro i colli
marchigiani.
Venerdì 23
P. Recanati-Potenza Picena-Montelupone-Macerata-Abb. Fiastra - P. Recanati Km 111
E’ l’ultima tappa e si rivelerà anche la più lunga e l’unica che, nella seconda parte, scorrerà completamente in pianura. Ma si inizia
ancora a salire, prima verso Potenza Picena e poi, rimanendo in quota, fino a Montelupone, un borgo ricco di storia e arte, con il
centro storico posto sulla cima di una rotondeggiante collina che conserva belle mura, torri di avvistamento di varia fattura e diverse
porte di accesso. Ancora qualche collina fino a Macerata, di cui attraversiamo il
centro, e poi giù verso l’abbazia di Fiastra , una monumentale costruzione
cistercense inserita in uno splendida riserva naturale agreste ricca di boschi e
corsi d’acqua. Dopo la doverosa visita e la pausa pranzo non ci resta che tornare
verso Porto Recanati, facendo due brevi soste a due splendidi gioiellini
dell’architettura romanica: la chiesa di San Claudio al Chienti, una importante
ed antica testimonianza dell'architettura romanica nelle Marche, ancora integra
nella sua conformazione originaria ed inserita in un paesaggio ancora intatto, e
la Chiesa di S.Maria a Pie' di Chienti esistente già dal 936, che presenta
elementi e caratteri architettonici talmente singolari (tre navate, due piani, le
colonne e la volta della cripta) da poter essere collocata tra i monumenti
religiosi più interessanti d'Italia; entrarvi è come entrare nella macchina del
tempo per essere catapultati indietro di mille anni: emozionante.
Sabato 24
Ancora una volta è finita una settimana splendida. Ciao Marche, regione splendida, ci hai stregato. Le tante salite lungo i tuoi colli e
verso i tuoi eterni borghi ci han fatto faticare e sudare, ma ora ne abbiamo compreso il motivo: hai voluto rallentare il nostro
cammino, a volte frenetico e disattento. Tu volevi che ti guardassimo e per questo ci hai frenato, rallentato, ci hai obbligati a guardarti
… eri certa che ci saremmo innamorati di te.
Memo and the bikers
Tratto da “Il giorno” di mercoledì 19 ottobre 2011
“Ero pastore ma tra le nuvole è più bello”
Chi sono gli acrobati della Torre Garibaldi
Gli operai della Se.Val. hanno montato il pennone sull'edificio
più alto d'Italia.
Quelli della Se.Val. sono ancora lì, in cima alla Torre Garibaldi:
sono stati proprio loro, sabato scorso, a innalzarlo fino a quota
230 con una guglia in acciaio. “E' più pericoloso stare su un
ponteggio dei muratori a dieci metri che sulla Spire a duecento”.
Non ha dubbi Luca Schiavi quando ci parla al telefono dalla
cima del palazzo più alto d'Italia: 46 anni, di cui 24 passati sui
tralicci realizzati dalla Se.Val. di Colico, l'azienda che ha
assemblato il pennone del Cesar Pelli. “Ho provato anche a fare il
pastore e l'autotrasportatore – racconta - ma questo lavoro è il più
bello: devi iniziare da giovane però, altrimenti si rischia il
panico”. Corde e moschettoni sempre pronti, attenzione nei
movimenti, ma per chi lavora sui tralicci la sicurezza non sembra
essere un problema, come spiega Massimiliano Mariotti, il
caposquadra del gruppo Se.Val.: “Faccio questo mestiere da oltre
Luca Schiavi (il secondo in alto da sinistra) insieme ai
vent'anni e siamo sempre legati. Per la Se.Val. la sicurezza è una
suoi compagni di lavoro.
priorità naturalmente, ma per noi, oltre che questione di vita o di
morte, essere sempre legati vuol dire poter lavorare: se non fossimo legati dovremmo stare appesi per le braccia senza
poter far nulla”. Posizionare la Spire a oltre 200 metri è stata per tutti una grande emozione: “Lavorare sui tralicci –
spiega Massimiliano Raviscioni - ti abitua all'altezza, per cui 30 metri o 200 non cambia molto, ma raggiungere il punto
più alto del grattacielo più alto d'Italia è emozionante, qualcosa da raccontare ai figli: i miei mi hanno visto in televisione
e per tutti è stata una cosa grande”. Certamente, in famiglia non manca un po' d'apprensione: “Non sanno come si lavora
sui tralicci - prosegue Schiavi – quindi mia moglie non è molto contenta di vedermi a quelle altezze. Poi stare qui sulla
Spire e vedere Milano dall'alto è bellissimo: ti senti in cima al mondo”. I sei operai della Se.Val., tra cui Mauro
Pedroncelli, Mario Siciliano e Angel Quispe, sanno di aver realizzato qualcosa di eccezionale, appesi lassù sotto le pale
dell'elicottero che ha portato in quota i pezzi di guglia: “La percezione vera – riflette Mariotti – l'abbiamo avuta solo a
lavoro finito quando siamo scesi a terra e siamo stati accolti dagli applausi e dai complimenti della gente. In vent'anni ho
costruito tanti tralicci ma quando scendevo nessuno mi applaudiva”. Ora che le telecamere non sono più sotto il
grattacielo gli operai funanboli continuano gli interventi per costruire la torre. Lontani dal clamore, operano per
concludere la Spire che illuminata dall'impianto progettato dalla We Led sarà ancora più bella.
Accade in Comune
Lavori in corso
Nel corso di quest’ultimo anno la nostra amministrazione si è adoperata e si sta impegnando nell’attuazione di opere di ampiamento e
di miglioramento del nostro paese.
Già quest’estate sono stati appaltati i lavori di modifica delle reti fognarie e dell’acquedotto che interferivano con i lavori previsti per
la nuova lottizzazione chiamata “Glerù”. Questi lavori si sono resi necessari in quanto negli anni in cui era stato realizzato il pozzo di
pescaggio dell’acqua e il depuratore a servizio sia di Onore che di Castione della Presolana ne erano state interrate le linee principali
di collettamento attraversando in maniera rettilinea i terreni posti dietro il cimitero senza curarsi del fatto che negli anni successivi
queste aree sarebbero state oggetto di nuove edificazioni. L’amministrazione, in accordo con i proprietari lottizzanti, si è assunta parte
degli oneri economici al fine di preparare i terreni alle opere di urbanizzazione che attualmente i lottizzanti stanno eseguendo.
Alla fine dell’estate abbiamo approvato la realizzazione di un impianto
fotovoltaico contando in una produzione di energia elettrica pari a 14 kW
ritenuti sufficienti all’ottimale sfruttamento e consumo dell’intero nuovo
Centro Polivalente. Nel mese di novembre, appaltati i lavori ad una ditta
specializzata nel settore, si sono conclusi i lavori di installazione seguiti con
l’allaccio alla rete elettrica nazionale che ci consente di ricevere gli
incentivi statali previsti nel cosiddetto “Quarto conto energia”. L’impianto
ora a servizio di tutte le strutture comunali presenti quali il municipio, la
biblioteca, il centro sociale, la sala associazioni, gli ambulatori si aggiunge
all’impianto già installato nel 2009 sulla copertura della scuola primaria
permettendoci sicuramente di ottenere, per le nostre strutture pubbliche, un
notevole risparmio economico ed ambientale da ora ed in futuro.
L’ufficio opere pubbliche presso l’Unione Comuni Presolana sta
predisponendo il progetto esecutivo per la realizzazione del nuovo tratto di percorso ciclopedonale da realizzarsi lungo la via Papa
Giovanni XXIII° con la completa riqualificazione della via S. Rocco. Si tratta di un importante opera di messa in sicurezza del pedone
lungo la “trafficata” via che entra nel centro del paese. E’ un opera che da diverso tempo aspettiamo dove, superate le difficoltà di
reperimento delle aree e lo studio preliminare legato ad una richiesta di finanziamento europeo che purtroppo non si è conclusa
positivamente, stiamo concludendo l’iter di progettazione a cui seguirà l’appalto dei lavori. Questo marciapiede che correrà a lato
della via, prevede un piccolo allargamento della stessa, una pavimentazione in cubetti di porfido con una larghezza di circa mt.2 e la
realizzazione di un attraversamento pedonale rialzato. Oltre a questo si rende necessario ripristinare il muro di contenimento a valle
della strada che sale alla chiesa parrocchiale che versa in uno stato precario. A tale lavoro seguirà un rifacimento del manto
bituminoso e la posa di nuovi punti d’illuminazione pubblica.
Questi sono concreti impegni in un momento di grosse difficoltà economiche in cui versano le amministrazioni pubbliche soprattutto
per i piccoli comuni montani.
Abramo Tomasoni
Vice Sindaco e Assessore al Territorio e Urbanistica
Il Distretto del Commercio dell'Alta Val Seriana - Clusone
Il Distretto del Commercio dell'Alta Val Seriana - Clusone è un'area in cui dieci comuni e le associazioni imprenditoriali del
commercio collaborano per migliorare l'offerta commerciale, di servizi e di intrattenimento per i residenti, i frequentatori e i turisti.
Il Distretto del Commercio Alta Val Seriana - Clusone ha ottenuto il cofinanziamento dalla Regione Lombardia nell'ambito del
Progetto Strategico sui Distretti Del Commercio.
Che cosa fa
Sono obiettivi del Distretto del Commercio:
 la valorizzazione delle aree in cui opera il Commercio, unita alla riqualificazione delle singole unità commerciali;
 il miglioramento della viabilità e dei parcheggi;
 l'organizzazione di eventi e iniziative legate alle attività commerciali;
 la creazione e il potenziamento di servizi ai consumatori che frequentano il Distretto;
 la semplificazione delle procedure amministrative riguardanti il commercio;
 la misurazione dei risultati, per capire dove migliorare.
Sviluppo locale, marketing territoriale e ruolo del commercio
Un territorio può essere interpretato come un sistema costituito da un insieme di attori e di risorse, sede di attività e di relazioni
collocato in uno spazio definito che ne determina anche alcune caratteristiche. Oltre che dalla dimensione spaziale, un territorio è
caratterizzato anche da una dimensione temporale in considerazione del fatto che le sue componenti fondamentali (attori, risorse,
attività, relazioni) si manifestano in modo dinamico. In quanto entità che evolve, il territorio può essere quindi considerato un
"sistema vivente".
fine ultimo di un territorio in quanto sistema vivente è la creazione, il mantenimento e il rafforzamento progressivo delle condizioni
utili per evolvere in maniera fisiologica, vale a dire secondo quei principi di sviluppo sostenibile che sottolineano l'importanza di una
gestione e di un utilizzo delle risorse che tenga conto sia delle necessità presenti che di quelle future.
In quest'ottica la capacità competitiva di un sistema territoriale può essere definita come la capacità di:
 creare o acquisire nel proprio ambito i fattori materiali e immateriali rilevanti per realizzare nel modo migliore un definito
progetto di sviluppo locale sostenibile;
 assicurare a tali fattori le migliori condizioni ambientali per il loro sviluppo e l'esplicitazione del potenziale positivo del territorio
stesso.
A tale riguardo occorre sottolineare come il marketing territoriale costituisce un riferimento importante per le politiche di sviluppo
locale. In primo luogo dal punto di vista metodologico, in quanto i principi di orientamento dell'offerta territoriale alla soddisfazione
delle aspettative della domanda, all'integrazione delle politiche territoriali con la comunicazione e alla distribuzione della sua offerta,
sono principi che migliorano l'efficacia delle azioni per lo sviluppo locale. In secondo luogo, dal punto di vista operativo nel collegare
al meglio l'offerta territoriale alla sua domanda, il marketing tende ad assumere esso stesso un ruolo attivo nelle politiche di crescita
locale.
Proprio in quest'ottica si inserisce la scelta della Regione Lombardia di attivare un processo di valorizzazione del territorio che ha nel
commercio il suo principale driver: il Distretto Diffuso del Commercio (DDC) rappresenta, infatti, l'idea strategica per lo sviluppo del
commercio sul territorio lombardo.
A tale riguardo, la regione Lombardia fornisce la seguente definizione di distretto: "un Distretto del commercio è un'area con
caratteristiche omogenee per le quali soggetti pubblici e privati propongono interventi di gestione integrata nell'interesse comune dello
sviluppo sociale, culturale ed economico e della valorizzazione ambientale del contesto urbano e territoriale di riferimento".
Il Distretto Diffuso del Commercio come strumento di sviluppo locale
La valenza strategica data allo strumento del Distretto ha spinto Regione Lombardia a promuovere lo sviluppo dei DDC attraverso
l'attivazione di risorse economiche specifiche a disposizione del territorio lombardo, all'interno di una logica che vede lo stesso
territorio investire direttamente sul commercio e sulla sua capacità attrattiva e la regione contribuire in modo addizionale a tale
sviluppo.
L'importanza dei DDC deve essere vista non tanto solo in funzione della capacità di agire come meccanismo di valorizzazione e di
promozione del commercio locale, quanto piuttosto nel rappresentare uno strumento capace di riconciliare lo sviluppo del territorio e
quello del commercio. E questa è stata la prospettiva con cui si è costruito il presente progetto di distretto.
A differenza del Distretto Urbano del Commercio, il cui ruolo principale è quello di rafforzare la capacità di shopping destination
dell'area attraverso l'intervento sui diversi aspetti che influenzano l'esperienza di acquisto del frequentatore in tali agglomerazioni, nel
caso del DDC il ruolo del distretto non può essere definito solo con riferimento al rilancio e al consolidamento del commercio
esistente.
La missione del DDC deve essere, invece, inquadrata rapportando le iniziative commerciali a un più generale sviluppo territoriale
dell'area, declinando gli obiettivi lungo due possibili direttrici:
 la prima è quella della crescita di una rete di offerta commerciale – che in talune realtà passa attraverso una vera e propria
ricostituzione di un minimo di attività a servizio della popolazione residente – e connessa con spazi pubblici vivibili e vitali,
quale premessa per ridare un "centro" e un'identità ai comuni coinvolti e a chi ci vive;
 la seconda è quella legata soprattutto alla vocazione turistica dell'area, laddove il turismo a seconda della diverse situazioni locali
può giocare il ruolo di moltiplicatore del commercio (area a forte vocazione turistica) o semplicemente di servizio (area a debole
vocazione turistica) ai frequentatori occasionali o stagionali.
Amministrare un Comune in tempi di crisi
E' ormai da qualche mese che gli organi di stampa (giornali e telegiornali) dedicano alla crisi economica-finanziaria che
ha colpito l'Unione Europea in generale e l'Italia in particolare la maggior parte del loro spazio. E' di qualche giorno fa
l'ultima manovra necessaria per evitare danni ben più gravi al “Sistema Italia”.
In effetti la crisi la stanno sentendo in tanti: molte famiglie hanno spese fisse che tendono ad aumentare (gestione
dell'abitazione, istruzione dei figli, utenze, alimenti, tasse, vestiario, auto) mentre gli stipendi o le pensioni restano
pressoché stabili, molte imprese hanno meno lavoro da fare e, a volte, quando lo fanno non vengono nemmeno pagate,
molte istituzioni pubbliche (Regione, Provincie, Comunità Montane, Unioni di Comuni e Comuni) ogni anno chiudono i
propri bilanci con sempre più fatica.
Col senno di poi si può dire che -quasi tutti- ci eravamo illusi che la crescita economica potesse continuare all'infinito. Ma
ahimè la realtà è stata ben diversa.
Anche noi amministratori pubblici stiamo facendo i conti con la crisi: arriviamo da anni dove lo sviluppo edilizio ha
consentito di introitare le risorse di carattere straordinario quali gli oneri di urbanizzazione e i costi di costruzione, risorse
utilizzate -come prevede la legge- in larga parte per realizzare le opere pubbliche e in piccola parte per coprire le spese
correnti ovvero tutte quelle voci di spesa che servono per mantenere operativo il comune e garantire i servizi che lo stesso
eroga alla cittadinanza e ai turisti. La riduzione degli oneri comporta quindi una necessaria diminuzione degli investimenti
e anche delle spese correnti. La maggior parte della copertura delle spese correnti avviene tramite le entrate delle imposte
e tasse, dai trasferimenti dello Stato e da affitti di strutture comunali.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una costante diminuzione dei trasferimenti statali ed ad aumento dei costi dei
servizi sociali principalmente per interventi che sono di competenza dei Comuni e quindi obbligatori. Di certo nei
prossimi anni ci aspetta un'ulteriore diminuzione dei trasferimenti statali e altrettanto certamente assisteremo ad
un'ulteriore aumento dei costi nel campo dei servizi sociali. In questo delicato settore alcune spese sono interamente a
carico del comune indipendentemente dalla situazione economica - finanziaria della famiglia che ha diritto al servizio
mentre altre volte il Comune partecipa -parzialmente o totalmente- in base alla situazione economica - finanziaria della
famiglia certificata con l'ISEE (indicatore situazione economica equivalente).
Avendo noi amministratori ben chiara la delicata situazione che stiamo attraversando abbiamo attuato e continueremo
anche in futuro ad attuare politiche di riduzione della spesa corrente. In che modo? Nel settore dell'istruzione nel mese di
agosto abbiamo avvisato tutte le famiglie che hanno bambini e ragazzi che frequentano l'asilo o le scuole dell'obbligo
avvisandole che dall'anno scolastico 2011/2012 il contributo alla scuola materna viene diminuito, il rimborso
dell'abbonamento del pullman per i ragazzi che vanno alle medie a Rovetta e alle superiori (i primi due anni) non viene
più dato a tutti ma solo alle famiglie che hanno l'ISEE bassa così come il contributo per i ragazzi che cominciano le
scuole medie e le superiori.
Nel settore sportivo abbiamo azzerato l'impegno economico di gestione del campo di calcio a 11 e dalla prossima stagione
sportiva cercheremo di appaltare il campo di calcio e i locali pertinenti (spogliatoi e tribuna) per una durata triennale
prevedento la totale copertura dei costi e un possibile -seppur minimo- canone per l'uso della struttura.
Nel settore della gestione dei rifiuti dal 1/12/2011 abbiamo affidato a SET.CO. il centro di raccolta di via Presolana
aumentando sì il viavai dell'utenza ma avendo un ristoro nei costi che porta dei benefici al bilancio comunale.
Nel settore dell'energia abbiamo installato dei pannelli fotovoltaici (produzione di 14 kw) sul tetto del nuovo municipio
per ridurre le emissione di CO2 beneficiando nel contempo del contributo del conto energia. La scelta è stata fatta a
seguito dell'esperienza positiva che abbiamo avuto con l'impianto installato due anni fa sul tetto delle scuole elementari
(produzione di 10 Kw).
Nella convinzione poi che nei momenti delicati anche i diritti possono essere messi in discussione noi amministratori
abbiamo rinunciato alle indennità a noi spettanti in base al ruolo che ricopriamo nel comune.
Per quanto riguarda l'organizzazione degli uffici comunali le economie ruotano attorno alla gestione associata dei servizi
tramite l'Unione Comuni della Presolana. Le recenti leggi finanziarie che si sono succedute in questi ultimi mesi
impongono ai piccoli comuni di gestire tutti i servizi con lo strumento dell'Unione. La nostra Unione è composta da
comuni che hanno dimensioni e strutture organizzative molto variegate e che comportano una oggettiva difficoltà nel
pensare ad una gestione dei servizi in modo associato. Malgrado questo le amministrazioni coinvolte sono consapevoli
che per garantire o migliorare la qualità dei servizi offerti all'utenza la strada da percorrere è quella dell'Unione e quindi lo
sforzo che stiamo facendo come Sindaci è quello di analizzare i vari servizi e creare i presupposti per addivenire alla
gestione associata degli stessi. La riduzione dei costi non è immediata ma è ragionevole pensare che nel medio periodo i
costi (anche quelli del personale) potrebbero ridursi. Tutti dovremo imparare a considerarci un po' meno cittadini di un
singolo Comune e un po' più cittadini di un'area più vasta quale è il territorio dell'Unione. Il sano campanilismo ovvero
l'attaccamento al proprio territorio non deve essere confuso con la difesa ad oltranza di posizioni o situazioni che portano
benefici a pochi e costi a tanti.
L'anno che sta arrivando non sarà -probabilmente- più facile di quello che stiamo terminando e questo mi fa pensare che
la miglior risposta nei tempi di crisi è essere uniti come Comunità nell'affrontare le avversità anche perché da soli si è tutti- più vulnerabili.
In conclusione porgo a tutti voi i miei più sinceri auguri di un buon Natale e vi auguro di trovare nel nuovo anno stimoli
nuovi per riuscire a vivere la quotidianità con la serenità e la forza d'animo che ci devono sempre accompagnare.
Il Sindaco
Schiavi Gianpietro
LA BIBLIOTECA DI ONORE
Presenta
Concerto
Gospel Spiritual
Soul Rock
Sabato 7 gennaio 2012
Ore 20.45
Parrocchia S.Maria Assunta - Onore
CENTRO DI RACCOLTA C016149 ONORE-PRESOLANA
ORARI DI APERTURA
GIORNI
DALLE ORE
ALLE ORE
DALLE ORE
ALLE ORE
LUNEDI’
14.00
17.00
MERCOLEDI’
14.00
17.00
VENERDI’
8.30
11.30
SABATO
9.00
12.00
SOLO PER RIVENDITORI SU CHIAMATA AI NUMERI 034627788 - 034625282
14.00
17.00
PER IL CONFERIMENTO DEL MATERIALE E’ OBBLIGATORIO ESIBIRE LA TARSU (AVVISO DI PAGAMENTO DELLA TASSA RIFIUTI)
ELENCO DEI RSU E ASSIMILATI CONFERIBILI DAGLI UTENTI DEL COMUNE DI ONORE
Descrizione
imballaggi in carta e cartone
rifiuti di carta e cartone
imballaggi in vetro
rifiuti in vetro
imballaggi in plastica
rifiuti plastici
imballaggi in legno
rifiuti legnosi
imballaggi in metallo
rifiuti metallici
imballaggi in materiali misti
sfalci e potature
ingombranti
Olii vegetali
Olii minerali
Codice CER
15 01 01
20 01 01
15 01 07
20 01 02
15 01 02
20 01 39
15 01 03
20 01 37 e 20 01 38
15 01 04
20 01 40
15 01 06
20 02 01
20 03 07
20.01.25
20.02.01
RAEE rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche
Descrizione
Codice CER
Freddo e clima R1
20 01 23
Grandi bianchi R2
20 01 36
TV e monitor R3
20 01 35
Piccoli elettrodomestici R4
20 01 36
Tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio R5
20 01 21
Batterie per veicoli al piombo esauste
20.01.33
batterie ed accumulatori di cui alle voci 16.06.01 batterie al piombo – 16.06.02 batterie al nichelcadmio – 16.06.03 batterie contenenti mercurio nonché batterie ed accumulatori non suddivisi
contenenti tali batterie
Pile e accumulatori portatili
20.01.34
batterie e accumulatori diversi da quelli di cui alla voce 200133 (Pile: Zinco carbone; Zinco Cloruro;
Alcalina; Litio; Zinco aria; Zinco argento; Nichel cadmio; Accumulatori: al piombo; Nichel cadmio;
Nichel idruri metallici; Litio)
Quantità*
200 Kg.
100 Kg
100 Kg
100 Kg
50 Kg
20 Kg
100 Kg
100 Kg
200 Kg
100 Kg
100 Kg
100 Kg
100 Kg
10 Kg
10 Kg
Quantità*
n. 1 unità
n. 1 unità
n. 1 unità
n. 1 unità
n. 6 unità
n. 1 unità
n. 8 unità
ELENCO DEI RSU E ASSIMILATI CONFERIBILI DAGLI UTENTI DEI COMUNI CONVENZIONATI:
ARDESIO, AZZONE, CASTIONE DELLA PRESOLANA, CERETE, CLUSONE**, COLERE, FINO DEL
MONTE, GANDELLINO, GROMO, OLTRESSENDA, ONETA, PARRE, PIARIO, PONTE NOSSA,
ROVETTA, SCHILPARIO, SONGAVAZZO, VALBONDIONE, VALGOGLIO, VILMINORE.
RAEE rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche
Descrizione
Codice CER
Freddo e clima R1
20 01 23
Grandi bianchi R2
20 01 36
TV e monitor R3
20 01 35
Piccoli elettrodomestici R4
20 01 36
Tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio R5
20 01 21*
Batterie per veicoli al piombo esauste
20.01.33
batterie ed accumulatori di cui alle voci 16.06.01 batterie al piombo – 16.06.02 batterie al nichelcadmio – 16.06.03 batterie contenenti mercurio nonché batterie ed accumulatori non suddivisi
contenenti tali batterie
Pile e accumulatori portatili
20.01.34
batterie e accumulatori diversi da quelli di cui alla voce 200133 (Pile: Zinco carbone; Zinco Cloruro;
Alcalina; Litio; Zinco aria; Zinco argento; Nichel cadmio; Accumulatori: al pimbo; Nichel cadmio;
Nichel idruri metallici; Litio)
Quantità*
n. 1 unità
n. 1 unità
n. 1 unità
n. 1 unità
n. 6 unità
n. 1 unità
n. 8 unità
*Quantità massima conferibile da singolo utente per considerare i rifiuti speciali non pericolosi assimilabili ai rifiuti urbani.
** Gli utenti del Comune di Clusone devono pagare un piccolo contributo all’atto del conferimento.
L’angolo dei ricordi
Il 19 agosto ci ha lasciato il nostro caro congiunto Ermelindo, lasciandoci
dentro una profonda ferita.
Nato a Castione della Presolana solo perché, diceva sempre, Onore al tempo
non faceva ancora comune a sé! Era il secondogenito di una famiglia umile;
ancora ragazzo si trasferisce a Genova per seguire il lavoro del padre durante
gli anni della grande guerra. Successivamente rientra a Onore con la madre e i
fratelli e qui vi rimane fino a che, crescendo inizia un lungo cammino verso
luoghi lontani per lavoro. Più e più volte ancora ci ha raccontato le
“avventure” lavorative che ha dovuto affrontare durante le sue lunghe
permanenze all’estero, soprattutto in Svizzera e Lussemburgo. Nel bel mezzo
di questo pellegrinare lavorativo, incontra e sposa la sua adorata Francesca
GIOVANNI ERMELINDO COLOMBO
dalla quale avrà due figli: Isabella e Bruno. Decise così di stabilirsi in quel di
23/04/1932 – 19/08/2011
Pedrengo, dove vi rimarrà per tutto il resto della vita.
Tuttavia però, il richiamo del “proprio paese” era troppo forte, infatti Onore restò per sempre nei suoi pensieri, vuoi per la presenza
degli anziani genitori e dei parenti prima e poi per tutti i suoi compaesani, lo portarono a far sì che ogni fine settimana la sua presenza
in paese si avvertiva. La parola “Onore” aveva su di lui una forte attrazione tanto da riuscire a cambiarlo nel suo modo di essere e nel
suo stato d’animo; ancora adesso mentre sto scrivendo ho ben presente la luce che accendeva i suoi occhi e la gioia che riempiva il
suo viso. Padre eccezionale, affettuoso, un po’ autoritario ma nello stesso tempo anche permissivo, marito impeccabile sposato per 52
lunghi anni con la sua adorata proprio “nella buona e nella cattiva sorte”, arrivato alla meritata pensione, oltre a tutto questo si trova a
fare il NONNO; io credo che questo sia stato il “mestiere” che in vita sua gli sia riuscito meglio dato che era l’immagine della bontà
fatta persona, paziente, ansioso, spiritoso oltre che ad un gran giocherellone e che per i suoi nipotini era sempre pronto a prendere la
sua CITROEN per andare a trovarli. Come non ricordare le sue battute ironiche una per tutte: “andando e venendo, libri stracciando,
asino restando” o le numerose avventure passate in Svizzera o in Lussemburgo, oppure alla visita per il militare con il suo grande
amico Girolamo. Battute che, sì per noi erano ormai sintomo di “nausea” ma, sono sicuro, ci torneranno in mente soprattutto quando il
pensiero si fermerà su du lui.
Uomo eccezionale non poteva essere che così poco loquace, ma molto rispettoso, sempre bene inserito in qualsiasi contesto,
specialmente nel lavoro e nella convivenza condominiale alla quale apparteneva.
“Angelo custode” prima nella durezza che la vita ti pone davanti, “Angelo custode” ora nel lungo percorrere di tanti chilometri o nel
silenzio della cabina, sento che lo sguardo cerca una fotografia come a conforto per il resto di una giornata, questo è per me
Ermelindo.
“Angelo custode” perché, ne sono certo, tu saprai proteggere me e tutti i tuoi cari da qualsiasi punto lassù dove ora ti trovi.
NON TI DIMENTICHEREMO MAI!
Un famigliare.
Cara nonna Ancilla
Ti vogliamo ringraziare per i tuoi sorrisi e la battuta sempre pronta che ci
hanno rallegrato in tutti questi anni, per i bellissimi e tanti momenti passati
insieme.
Come ogni anno, alla tua recente festa di compleanno, siamo stati con gioia
tutti insieme a te: questo ricordo resterà sempre con noi.
I tuoi cari nipoti e pronipoti.
ANCILLA COLOTTI
25/08/1919 – 06/11/2011
E' davvero con noi per sempre l’animo buono di nostra madre, ma non
abbiamo parole per esprimere come ci manca e mancherà la sua presenza fra
noi.
A parenti e amici, a quanti l’hanno conosciuta e stimata, chiediamo conforto
nella preghiera.
Quanto a noi, profondo è il dolore, ma ancor più profonda è la gratitudine per
questi anni belli e sereni vissuti in sua compagnia.
I tuoi figli
MARIA SCHIAVI
21/08/1921 – 10/10/2011
Care nonne Lucia e Erminia
Ci avete lasciato a poca distanza
l’una dall’altra,
di voi ci resteranno i ricordi
dolci e belli.
Grazie di tutto.
Paola e Cristina
Ciao bisnonne, sarete sempre
nei nostri cuori.
Silvia e Gaia
ERMINIA SCHIAVI
27/11/1925 – 01/09/2011
LUCIA MARENCO
15/11/1920 – 25/02/2010
Cara moglie, cara mamma, hai lasciato un vuoto profondo nella nostra vita.
La tua perdita ci pervade ogni giorno nei nostri pensieri, ma sappiamo
benissimo che tu ogni giorno ci proteggi e consoli.
Ci hai lasciato dei grandi insegnamenti, la tua vita quotidiana sempre spesa
per gli altri, il tuo sorriso sempre amorevole verso tutti, la tua dolcezza
nell’amore verso di noi, la tua fede in Dio e in noi sono un esempio di cui noi
restiamo custodi per sempre.
Nel momento più difficile e triste della tua vita ci hai trasmesso una forza
interiore immensa legata al tuo amore verso il Signore attraverso la preghiera
e l’amore verso tutti. Sei stata un punto saldo di vita.
La tua vita legata inscindibilmente con i tuoi amati fratelli e le amate sorelle,
ognuno per la propria strada ma legati sempre da un forte vincolo famigliare, i
tuoi umili lavori in casa, il periodo all’estero con la tua nuova giovane
famiglia, i sacrifici e dolori che la vita ti ha riservato sono per noi motivo di
speranza e consolazione.
Sarai per sempre nei nostri cuori.
Grazie moglie, grazie mamma,
I tuoi cari
GRAZIELLA COLOTTI
07/12/1936 – 28/12/2010
Non sono partito per
perdervi.
Non sono assente.
Non sono lontano.
Sono vicino.
Vivo con voi.
Vi amo e vi proteggo dal
Cielo.
A due anni dalla morte di
Aristide, moglie, figli e nipoti
lo ricordano con affetto.
Un uomo che ha vissuto la sua
vita dedicandosi al lavoro tra
animali e natura e spendendosi
per la sua famiglia.
Ti ricordiamo sempre così,
vicino a noi!
ARISTIDE BECCARELLI
21/07/1929 – 30/11/2009
I tuoi cari ti ricordano con
immutato affetto.
Ernestina Schiavi nacque ad Onore il 22/07/1933 e morì a S.Marie de Mercure in
Francia l’08/04/2011.
La sua famiglia composta dal papà Giacomo, dalla mamma Luigia e dai fratelli
Giovanni, Flaminio e Lina si trasferì in Francia nel 1947 come mezzadri agrari.
Si sposò nel dicembre del 1958 con Antonio Avogadro della Val Brembana ed in seguito
ebbe 2 figli Luisa ed Albert e poi nacque la nipotina Sabina.
Tornò in Italia nel 1982 con tanta voglia di rivedere la sua cascina e le sue montagne
dove aveva trascorso la sua infanzia, ma purtroppo, in seguito alla scoppio di una bomba
non le fu stato possibile rivedere il suo Buldet.
La sua volontà era quella che le sue ceneri fossero sparse proprio lì, vicino alla
Madonnina che nel 1982 l’aveva “graziata”.
Ora riposa là tra i suoi prati e le sue montagne.
ALFIO SCHIAVI
04/02/1948 – 19/11/2008
ERNESTINA SCHIAVI
22/07/1933 – 08/04/2011
Lo scorso 21 settembre 2011 nella Clinica "Italian Village" di Adelaide in Australia, è
mancato Giovanni Colotti. Originario di Onore nell'Alta Valle Seriana, Giovanni Colotti
ha lasciato il suo paese di origine nel 1950 emigrando in Australia prima come minatore e
poi da subito come piccolo imprenditore nella ristorazione aprendo un "fish and chips".
Rientrato ad Onore si è poi sposato nel 1956 con Virginia Scandella, zia della prof.sa
Silvana Scandella (Consigliere alla Cultura del Circolo di Bruxelles e già Segretaria del
Circolo di Neuchâtel) e del marito Mauro Rota, Presidente del Circolo di Bruxelles.
Giovanni avrà quattro figli. Peter sposato con Monica, con la figlia Marcella; Jeff; Genny
sposata con Roberto Carletti, con i figli Nicklaus e Virginia; Doris sposata con Alejandro,
con i figli Daniela e Andre.
Nell'arco di pochi anni grazie alla sua imprenditorialità Giovanni Colotti si è trovato alla
testa di una catena di hotel nel South Australia potendo contare sull'appoggio di tutta la
sua famiglia.
Ritiratosi dall'attività da alcuni anni dedicava il suo tempo alla famiglia e ai suoi nipotini
rientrando ad Onore con assidua frequenza.
GIOVANNI COLOTTI
Ammalatosi nell'ultimo periodo aveva sempre nel cuore il suo caro paese rivivendo i
05/08/1926 - 21/09/2011
lontani ricordi con nostalgia.
La scorsa estate la nipote Silvana Scandella si è recata con la famiglia in Australia ed ha potuto così rivederlo ancora e condividere
tanti momenti festeggiando insieme l'85° compleanno dello zio Giovanni.
Approfittando del loro soggiorno in Australia, Silvana Scandella e il marito Mauro Rota hanno poi contattato padre Antonio Paganoni
per la fondazione di una Delegazione dell'Ente Bergamaschi nel Mondo ad Adelaide.
Nell'ultimo week-end di giugno 2012 la famiglia Scandella originaria di Onore organizzerà un ritrovo dei suoi emigranti ed exemigranti provenienti dalla Francia, dalla Svizzera, dal Belgio e dall'Australia. In quell'occasione verranno ricordati tutti i defunti
della famiglia Scandella con un particolare pensiero allo zio Giovanni recentemente scomparso.
Quando una persona ci lascia, quando non è più qui e non possiamo più toccarla, o sentire
la sua voce… sembra scomparsa per sempre.
Ma un affetto sincero non morirà mai.
Il ricordo delle persone che ci sono state care vivrà per sempre nei nostri cuori: più forte di
qualsiasi abbraccio, più importante di qualsiasi parola.
LUCIANO MILINI
03/05/1928 – 15/09/2011
Il Sindaco e l’Amministrazione Comunale, anche a nome di tutta la popolazione di Onore,
colpiti dal grande vuoto lasciato dalla prematura scomparsa di Marilena, si stringono a
Federica, Nicole e Thomas in questi momenti di immenso dolore .
MARILENA COMOTTI
13/01/1969 – 30/08/2011
GLI ORARI DEGLI UFFICI COMUNALI
DEMOGRAFICI, SEGRETERIA, RAGIONERIA, TRIBUTI
Dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 12.30
Sabato dalle ore 9.00 alle ore 12.30
UFFICIO TECNICO
Martedì – Giovedì – Sabato dalle ore 9.00 alle ore 12.00
POLIZIA LOCALE - COMMERCIO
Ufficio Unione Comuni della Presolana - Rovetta
TESORERIA COMUNALE
Banca Popolare di Bergamo – Filiale di Rovetta
Sportello di Tesoreria di Onore - Martedì e Giovedì dalle ore 9.45 alle ore 12.45
BIBLIOTECA
Lunedì – Mercoledì – Venerdì dalle ore 14.00 alle ore 18.00
Sabato dalle ore 14.00 alle ore 17.00
CENTRO DI RACCOLTA (Gestito da SE.T.CO)
Lunedì dalle ore 14:00 alle ore 17:00
Mercoledì dalle ore 14:00 alle ore 17:00
Sabato dalle ore 9,00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00
NUMERI E INDIRIZZI UTILI
Tel. Uffici Comunali – 034671191 – fax 034674456 – [email protected]
Tel. Biblioteca – 034674717 – fax 034676631 – [email protected]
Tel. Ambulatorio – Via S.Antonio 94 - Tel. 034676633
Tel. Polizia Locale – 034674489 – [email protected]
Tel. Unione Comuni della Presolana – 034672603 – [email protected]
Tel. Scuola Elementare – 034671271 – [email protected]
Tel. Scuola dell’Infanzia – 034672208
Tel. Sci Club Lanorium - 3468856758
Tel. Carabinieri – 112
Tel. Vigili del Fuoco – 115
ACQUEDOTTO 034671191 – fax 034674456
METANO segnalazione guasti 800066722
Soccorso Sanitario d’Emergenza – 118
Servizio di Continuità Assistenziale (ex guardia medica) Tel. 0346 21252 – Cell. 335 7238617
Da chiamare in caso di bisogno nei seguenti orari:
Tutte le notti dalle ore 20.00 alle ore 08.00
Tutti i festivi dalle ore 08.00 alle ore 20.00
Tutti i prefestivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00
Durante tutti gli orari diurni dei giorni feriali bisogna telefonare al proprio medico di famiglia.
Unione Comuni della Presolana
L’Assistente Sociale riceve:
Lunedì
Martedì
Martedì
Mercoledì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
CERETE
CASTIONE D.P.
Sede Unione Comuni
ONORE
SONGAVAZZO
ROVETTA
FINO DEL MONTE
dalle ore 10.00 alle ore 11.00
dalle ore 10.00 alle ore 12.00
dalle ore 15.00 alle ore 17.00
dalle ore 09.30 alle ore 10.30
dalle ore 11.00 alle ore 12.00
dalle ore 10.00 alle ore 12.00
dalle ore 10.00 alle ore 11.00
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tel. 034662847
tel. 034672603
tel. 034671191
tel. 034672067
tel. 034672004
tel. 034672016
Classe 1923 -1924 -1925 -1926