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Voci dal Paese PERIODICO D’INFORMAZIONE A CURA DELL’AMMINISTRAZIONE DEL COMUNE DI ONORE - ANNO XVI- DICEMBRE 2011 Periodico d’informazione del Comune di Onore Voci dal Paese PERIODICO D’INFORMAZIONE A CURA DELL’AMMINISTRAZIONE DEL COMUNE DI ONORE PUBBLICITA’ INFERIORE AL 50% 1 Comune di Onore Via Sant’Antonio, 94 24020 Onore BG tel. 034671191 fax 034674456 e.mail: [email protected] www.comune.onore.bg.it Voci dal Paese Periodico d’informazione del Comune di Onore Anno XVI – Numero Unico - Dicembre 2011 IN QUESTO NUMERO EDITORIALE ........................................................................................................................... Voci dal Paese Periodico d’informazione del Comune di Onore Direttore responsabile: Gianpietro Schiavi Coordinatore: Walter Ferrari Collaboratori: I Consiglieri comunali Autorizzazione n. 43 del Tribunale di Bergamo in data 19.10.1996 Redazione: Uffici del Comune di Onore Via S.Antonio, 94 – 24020 Onore BG Editore: Verso la maturità SCUOLA E FORMAZIONE Scuola dell’infanzia Scuola Primaria Biblioteca SPAZIO SOCIALE Progetto giovani con Maria Il mandato agli operatori pastorali Prime Comunioni Caritas Interparrocchialità Festa della Madoninna – Classi 1971 Ente Bergamaschi nel Mondo Buone notti Nuovi arrivi La “Sfoiàda del Mèlgù” Speciale Alpini Anniversari di Matrimonio SPORT e TEMPO LIBERO Radio d’epoca Fino a Onore Corso di tiro con l’arco – Concerto di cornamuse A tutto Atalanta C.T.G. Freen Mountain In viaggio attraverso Australia e Asia Settimana ciclistica Torre Garibaldi ACCADE IN COMUNE Lavori in corso Il distretto del commercio Amministrare un Comune in tempi di crisi L’ANGOLO DEI RICORDI INFORMAZIONI UTILI Comune di Onore Impaginazione e fotocomposizione: Comune di Onore Stampa: Olmografia S.r.l. – Clusone BG 2 3 7 9 11 15 17 18 20 21 22 23 24 26 27 28 33 34 35 36 37 37 39 43 46 47 47 48 51 54 EDITORIALE Verso la maturità “Cercare di cambiare un’altra persona è arroganza. Ciò che l’altro desidera da me è comprensione e partecipazione: vedere che io so cosa sta attraversando e che mi importa: vedere che capisco”. Khalil Gibran Adolescente, dal latino adolescere, in via di crescita. Cui deriva anche il termine adulto: colui che è cresciuto, che è giunto al maggior vigore fisico e intellettuale. Sebbene adolescenti e adulti abbiano qualcosa in comune, la comunicazione tra loro non è sempre soddisfacente e appagante. Cerchiamo insieme di riflettere su alcune possibili cause. L’adulto ha il compito importante di sostenere il processo evolutivo, di maturazione fisica psicologica e spirituale del cucciolo dell’uomo. Per fare ciò serve un adulto accogliente, attento ai bisogni della vita nascente, che abbia egli stesso raggiunto una propria maturità affettiva e morale, da donare a chi è ancora innocente. Detta così pare semplice, in realtà nessun essere umano è completamente risolto nei suoi conflitti interni, che naturalmente vive all’esterno come difficoltà relazionali con il prossimo. L’individuazione adulta è un processo che occupa tutta la nostra vita: di questo dovremmo esserne consapevoli, al fine di evitarci inutili violenze, sfruttamento e sofferenze. Un buon educatore, invero, dovrebbe solamente accompagnare e favorire il processo di crescita di quel tesoro che ognuno porta dentro di sé. A volte serve una vita intera solo per disapprendere ciò che è stato inculcato con la forza, in maniera dogmatica e autoritaria e che ha mortificato il talento in divenire. Oggi il disagio della società, che rischia di travolgere l’individuo, viene manifestato dai giovani attraverso una serie di sintomi che vanno dalla tossicodipendenza all’alcolismo, dalla bulimia all’anoressia, a forme depressive caratterizzate da apatia, abulia e mancanza di genuino interesse per la vita. Si ha l’impressione, a volte, di trovarsi di fronte a ragazzi demotivati, senza speranza verso il futuro, privati della loro creatività, sogni e desideri. Pare vivano in un quotidiano fatto solo di sensazioni ed emozioni da bruciare nel più breve tempo possibile. E allora le droghe si prestano a questo bisogno: sollecitando fortemente specifiche parti del cervello, aumentano la sensibilità ad ogni livello, alterando le percezioni dei sensi, il corso dei pensieri e i vissuti emotivi. Tutti i sintomi descritti di fatto rientrano in quei problemi di narcisismo e dipendenza malata (due facce della stessa medaglia) di cui oggi tanto si parla. Una parentesi nel mito di Angela Cerinotti: “Narciso, giovane di straordinaria bellezza, sebbene fosse corteggiato da giovani di ambo i sessi, era indifferente all’amore. Nonostante la ninfa Eco gli si fosse struggentemente dichiarata, Narciso la respinse sdegnosamente, così come indusse a uccidersi inviandogli una spada il giovane Arminio, uno dei suoi spasimanti. Artemide li vendicò entrambi facendo in modo che Narciso si specchiasse in una fonte e si innamorasse di se stesso, arrivando alla fine ad uccidersi, consumato da questa passione. Dal suo sangue caduto al suolo nacque l’omonimo fiore”. Innamorarsi della propria immagine non soddisfa, anzi, svuota la vita del suo significato portandoti alla morte. Narciso deve imparare ad amare, rispecchiandosi però in un altro essere umano. Ma perché si giunge a tanto, a farsi tanto male? Perché si sta cercando la vita, disperatamente, nel modo e nel luogo sbagliati. La vita come è stato ribadito in precedenti articoli nasce da relazioni soddisfacenti, dove è possibile uno scambio emotivo sincero, con un altro che mi riconosca diverso da sé e che mi accetti e mi rispetti nei miei bisogni e desideri. La dipendenza sana è questa: sentirsi legati a qualcuno in un rapporto di fiducia che ti faccia sentire unico, importante e amato. Se non vivi questa esperienza radicalmente umana e intimamente spirituale ti senti solo e angosciato, con la vita che ti sembra vuota e priva di senso. Il disturbo narcisistico di personalità esprime proprio questo senso di isolamento e solitudine, esibito con la maschera dell’onnipotenza, che tutto può e possiede, nell’apparente freddezza e indifferenza dei modi. Il narcisista col suo bisogno di apparire comunica il desiderio di attenzioni, di essere visto nella sua interiorità: di esserci per noi e con noi. Alla disperata ricerca di conferma del proprio valore: vuole un rapporto che sia accogliente e scaldato dagli affetti, ma teme che l’eccessiva vicinanza gli procuri sofferenze e delusioni, come forse è stato in passato. Si soffre, di una profonda angoscia, quando 3 ci si è affidati all’altro e poi si è stati abbandonati o separati precocemente, per forza maggiore o per incapacità degli adulti di mantenere vivi i legami. Anche gli adulti sono stati bambini e adolescenti e le carenze affettive se non sono curate vengono trasferite alle nuove generazioni. Il narcisismo è causa ed effetto della dipendenza malata, la quale è altrettanto nociva e dannosa. E’ la situazione di chi vive continuamente come prolungamento di un’altra persona. Una simbiosi (vita in comune) dove ciascuno dei due è una parte dell’altro, ricercato perché supplisce alla propria fragile identità. L’altro diventa quello che si dice un oggetto-Sé: parte che mi fa sentire integro nella mia persona e soddisfa questo mio bisogno. Questo lo si vede spesso nelle coppie e nelle relazioni filiali, dove i protagonisti cercano di cambiare l’altro anche nelle piccole abitudini, per asservirlo ai propri bisogni inconsci. Ergo, nessuno dei due è autonomo e libero di sviluppare il proprio potenziale umano: il proprio desiderio (il tesoro nascosto). E’ uno stato di costrizione dove la persona si sente ingabbiata, ansiosa ed angosciata, per questo legame opprimente e invalidante (reciproco, di cui però non si può fare a meno), che non permette la separazione, necessaria per individuarsi e per potere incontrare l’altro (chi è lì, ma anche l’altro fuori dalla famiglia) in tutta la sua dignità umana e non solo in alcune sue parti. Perciò, anche chi soffre di questa patologia teme il rapporto con l’altro, ma in questo caso per paura di venirne nuovamente fagocitato e invaso: di rivivere un abbraccio che soffoca! In entrambi i casi, quello di chi ha paura dell’eccessiva vicinanza (e si isola affettivamente) e di chi ha desiderio di differenziarsi (e si sente in colpa se lo fa), il vissuto è mortifero e la ricerca della vita sempre presente. E allora se la vita non viene dalla relazione con una persona, dove normalmente è, perché è lì che si sperimenta il calore dei sentimenti, mi rivolgo a degli oggetti, che nel mio immaginario dovrebbero essere dei facili sostituti (della persona). Ma la delusione non tarda a venire, poichè gli oggetti, siano essi droghe, alcol, cibo, vestiti, giochi o persone ridotte in stato di schiavitù (usate), possono solo farti provare sensazioni forti e intense nel corpo, lasciando tuttavia inalterata e insoddisfatta l’area degli affetti, che è l’area della vita. Le patologie del narcisismo e della dipendenza malata, in fondo, esprimono il bisogno disperato del soggetto di ritrovare se stesso e la propria identità nell’incontro sano con l’altro: unico modo per sapere chi si è e cosa si vuole dalla vita? Coloro che si trovano in queste condizioni confuse e tormentate temono le relazioni e l’intimità per via della loro fragilità interna (Sé fragile e poco integrato nelle sue parti), che si palesa, in situazioni conflittuali con il prossimo, con risposte difensive di permalosità, ipersensibilità e vulnerabilità. Sono il vuoto, la mancanza e le carenze affettive che producono il bisogno avido di ingoiare o possedere sempre più cose (cibo, alcol, droghe, psicofarmaci o cose materiali). L’anoressica, invece, rifiutando il cibo, attacca il corpo e la vita che rappresenta (ricorda la fine tragica del povero Narciso!). Pertanto, che cosa fare? Riconoscere di avere un problema. Ebbene sì, per potere chiedere aiuto bisogna innanzitutto riconoscere di stare male. Pare una cosa naturale, eppure la maggior parte dei giovani, e non solo, che si trovano in queste situazioni di malessere non riconoscono il loro disordine interno. Anzi, pensano di divertirsi e stare bene! Forse perché tanti comportamenti sono talmente presenti nella nostra società da considerarli ormai parte dei nostri costumi e abitudini di vita. E’ la società dell’immagine con i suoi meccanismi di persuasione, mass media e pubblicità, che ci ha un po’ traviati e offuscato nella capacità di riflettere, pensare e scegliere ciò che è bene per noi. L’imbroglio sta nel fatto che l’immagine, materiale, da valore estetico è diventata una virtù morale. Se ti presenti bene significa che vali, che hai delle competenze, delle capacità e delle qualità, anche morali. La società dei consumi, inoltre, pare premiare chi è efficiente nelle prestazioni. Tutto va usato e poi rigettato. Anche il tempo e le emozioni sono bruciati. Tutto corre ad una velocità impressionante, non c’è più tempo per l’attesa, la maturazione. L’imperativo è tutto e subito: cosicchè anche le droghe rientrano in questa folle corsa, anzi, proprio queste sostanze eccitanti sembrano favorire il tuo ‘essere in’, dentro il dramma che si sta rappresentando. Se i ragazzi che hanno problemi relazionali, perché di questo si tratta, esprimono il loro malessere attraverso comportamenti devianti, di bullismo, violenze, droghe, anoressia e altro, gli adulti che dovrebbero segnalare loro questo disagio, dare parola a ciò che è solo azione, spesso sono silenti, disorientati e stanno a osservare. Normalizzano e giustificano queste condotte: si sa, l’adolescenza è il periodo delle trasgressioni poi tutto si sistemerà! Ma non è sempre così, e lo si vedrà più avanti quando il ragazzo, ormai giovane adulto, dovrà prendere decisioni importanti, che riguardano la sua vita lavorativa e relazionale; e non saprà farlo, sentendosi ancora piccolo e immaturo. Il ‘cavallo’ se corre e se è vincente lo si vede dopo i vent’anni! Bene o male prima di allora si fa rientrare tutto nella media di quella che si considera un’età di passaggio. Fuma qualche spinello o beve? 4 Ma sì, lo fanno tutti! Va male a scuola? Ma sì, ne inizierà un’altra o andrà a lavorare! Non trova lavoro o li cambia spesso? Ma sì, poi troverà quello giusto che gli piace, in fondo è giovane e poi non c’è lavoro! Si mostra disinteressato al sociale? Ma sì, avrà tempo di impegnarsi! Continua a fare incidenti in moto o in auto? Ma sì, sta imparando a guidare, tutti hanno fatto incidenti! E via dicendo per tante altre condotte e abitudini di vita. Come far capire che comportamenti disordinati, che si ripetono, segnalano una difficoltà e una richiesta di aiuto? Oggi nel mondo di internet e della comunicazione di massa, per paradosso, non riusciamo a farci aiutare. Eppure i mezzi ci sono tutti e in abbondanza: consultori per adolescenti e adulti, gruppi di auto-mutuo-aiuto per qualsiasi problema, gruppi di terapia, gruppi a indirizzo religioso con supporti psicologici, morali e spirituali, cliniche, comunità terapeutiche e quant’altro. Forse è proprio perché sono le patologie stesse, del narcisismo e della dipendenza malata, che si caratterizzano per vissuti di onnipotenza (nego i miei limiti, fragilità e bisogni); di solitudine amara (basto a me stesso); e di paura dell’intimità con l’altro, che ci può poi abbandonare o invadere e soffocare, come in passato, che ci inducono a non credere che qualcuno ci possa aiutare. E’ come se nei nostri problemi attuali si ripetesse un vecchio copione, già visto! Se sono stato scottato una volta, il fuoco mi fa paura. Ma il fuoco se lo sai usare ti scalda e cuoce i cibi. Ma tutto questo le persone mostrano di non saperlo! Noi replichiamo tutta la vita gli stessi modelli relazionali (cambiano solo gli attori), appresi quando eravamo bambini con i nostri familiari. Perché ciò che si radica nel profondo è la qualità dell’interazione con chi per primo si è preso cura di noi. Si ricordano essenzialmente i vissuti che hanno caratterizzato quel legame: di fiducia-sfiducia, di sicurezza-insicurezza, di serenità-ansia, di calmatensione, di gioia-tristezza, di interesse-noia, di accoglienza-rifiuto, di piacere-fastidio, di curatrascuratezza e così via. E il cambiamento di abitudini è la cosa più difficile, anche se ci fanno stare male, perché cambiare è un po’ modificare la propria identità (valori, orientamento nel mondo, modo di pensare e di sentire, di rappresentare se stessi e gli altri). Meglio ciò che si conosce, ci ripetiamo, di ciò che è ignoto; potrebbe in fondo andarci peggio: passare dalla padella alla brace! Se i ragazzi, in questo turbinio di stimoli e sollecitazioni, sembrano smarriti, gli adulti non sempre sono disposti a mettersi in gioco in un percorso di rivisitazione del proprio stile educativo e relazionale. Se le cose non vanno come si desiderava e sperava, subentra prima la delusione, poi il senso di colpa e la vergogna, per il vissuto fallimentare rispetto al proprio compito educativo, e infine uno stato di sconforto e demoralizzazione che fa dire: ma che ci posso fare io, in fondo mio figlioa è grande e noi abbiamo fatto tutto per lui, poi ha incontrato le cattive compagnie e non ci ascolta più. Aiutateci! Ma fatelo come vogliamo noi: cambiando nostro figlio, il nostro partner o chi per essi. Pare che anche i genitori e gli adulti più in generale soffrano dello stesso male dei più giovani: c’è forse un problema, ma non è mai il loro! E invece, se un componente della nostra cerchia familiare presenta un problema, sicuramente ci riguarda, perché siamo a lui legati da un rapporto affettivo. Nostro compito è dunque assumerci la responsabilità, non la colpa, di questo rapporto, per farci aiutare a comprenderne il senso, cui seguiranno forse azioni riparative. Se vuoi cambiare gli altri, cambia prima te stesso! il tuo modo di pensare e di sentire. Poi vedrai che cambierà anche il tuo modo di avvicinare il prossimo: animato da fiducia e desiderio di incontrarlo. Prima riconoscere di avere un problema, poi passare all’ascolto. Sì, se si ascolta con genuino interesse, senza giudizio o pregiudizi morali, il rapporto cambia. “L’aspettativa dell’adolescente-sostiene il professor Charmet, psicoanalista di adolescenti- è che da qualche parte ci sia qualcuno disposto ad ascoltarlo, un adulto capace di un ascolto devoto e rispettoso, che lo inizi ad una vita nuova…Tutto si può fare fuorché influenzare la loro mente... Se non li ascoltiamo si rivolgono ai coetanei…Il ragazzo quasi mai esprime pensieri, quasi sempre i pensieri sono messaggi criptati (nascosti) in azioni (atti di bullismo, tentati suicidi, reati, abuso di sostanze, fallimenti scolastici, brusche rotture dei rapporti, anoressia ecc…), che hanno funzione di appello. L’azione dovrebbe farci risalire al pensiero originario…Dove c’è povertà di parole, c’è ricchezza di comportamenti e viceversa…Ogni azione dell’adolescente è una comunicazione al mondo degli adulti…L’adolescente ci chiede di aiutarlo a effettuare una donazione di senso a ciò che è successo…Gli adolescenti ci chiedono di autorizzarli a crescere. Non dire: stai attento a questo e a quest’altro; ma: fai buon uso del tuo corpo, del tuo tempo, rispetta il tuo prossimo e la tua vita. Ma vai, scopri il mondo e divertiti! ”. Gli adolescenti chiedono che li si aiuti a dare parola a ciò che è rappresentato solo dalle loro azioni e comportamenti a volte disadattivi; di aiutarli a rendere chiari a loro stessi ciò che pensano di sé e degli altri, i loro sentimenti, emozioni e desideri. Forse le parole che spiegano e danno senso ai loro 5 di sé con l’aiuto delle droghe, del cibo, dell’apparire o usando il prossimo è manifestamente un’illusione pagata a caro prezzo. Facciamoci dunque aiutare a fare un bel funerale alla nostra compiacenzacondiscendenza verso quelle parti cui siamo molto affezionati: che sono anche quelle che ci fanno soffrire di più e che ci avvelenano la vita. Cambiamo copione, recitiamone un altro! E’ curioso osservare come nei maggiori momenti di festa, conviviali, in cui tutta la famiglia allargata è riunita, succedano spesso liti, si alzi il tono della voce, si inaspriscano gli animi e si arrivi a volte anche a colluttazioni pericolose. Ciò si spiega perché le persone coinvolte non hanno ancora raggiunto una conveniente maturità psicologica, definita da un’adeguata separazione dal resto della famiglia. Questi legami ancora forti, simbiotici, fanno sì che il bisogno di autonomia dell’altro non venga rispettato, nè valorizzato, perché l’altro è una parte di me e deve corrispondere al mio desiderio, deve rispecchiare quel tratto caratteriale che io gli ho affibbiato magari anni prima. Se vogliamo stare in buona armonia con i familiari, a Natale e nelle ‘feste comandate’, dobbiamo prepararci nel corso di tutto l’anno, separandoci da quella compiacenza di cui si diceva. Così, come primo consiglio: stiamo attenti a non entrare in simmetria con i sentimenti degli altri, perché questo è il caso in cui riemergono vissuti rimossi nell’infanzia, che non abbiamo ancora elaborato. Cioè a dire, se l’altro si sta arrabbiando o è in ansia per qualcosa, cerchiamo di capirne le ragioni senza rispondere con lo stesso tono affettivo, altrimenti il pensiero si blocca e lo scontro è assicurato. Forse il risentimento espresso da quella persona deriva proprio dal fatto che non si senta accolta nei suoi bisogni di valorizzazione e anzi si veda trattata come una nostra appendice, svilita, e quindi decisa ad emanciparsi da un legame umiliante e poco onorevole per lei. Ella vuole di fatto essere vista nella sua interezza e dignità e non in una sua sola parte, quella che noi ogni santa festa gli chiediamo di recitare. Affrontiamo dunque con coraggio la nostra angoscia di separazione per andare incontro con gioia all’Altro, alla vita e alla sua creatività! Buon Natale a tutti! Giacomo Schiavi contenuti interni e ai comportamenti sono mancate anche in passato. Anche questo pare ovvio, tuttavia non sempre ci è evidente il percorso da seguire per aiutarli a ritrovare il loro vero-Sé e il senso delle cose. Al progetto maturativo dell’adolescente deve quindi corrispondere una maggiore consapevolezza di sé e apertura critica al mondo da parte dell’adulto, che si sente responsabile di quel legame, altrimenti consegneremo alle istituzioni, scuola o servizi pubblici deputati all’aiuto, come a volte capita, delle persone, che consideriamo come dei ‘pacchi postali’, con i quali non abbiamo nulla a che fare, con la richiesta che ci vengano restituiti sani, registrati sul nostro desiderio e aspettative, sul nostro modello di equilibrio psico-fisico e sociale. Se vuoi aiutare il prossimo, ‘prendi in mano’, con amorevolezza, i tuoi limiti e fragilità! I traumi sono tali se non hanno un senso; se ci sono, viceversa, le parole per dirli, per restituirli di un significato, possono essere affrontati. Comunicare i propri sentimenti e vissuti significa riconoscerli come parti di sé, che hanno valore e legittimità, e non coprirli con un velo di vergogna che impoverisce e oscura la bellezza della nostra personalità. Abbiamo riconosciuto di avere un problema, abbiamo chiesto aiuto e ci siamo messi in ascolto…e cosa abbiamo scoperto (adolescenti e adulti)? Abbiamo scoperto che siamo compiacenti e nostalgici con le nostre parti che ci fanno soffrire e che non ci permettono la libertà di vivere e di amare. Ebbene sì, noi siamo molto legati al nostro malessere, al nostro sentirci inferiori, incapaci, rifiutati o inadeguati. O ancora, al nostro sentirci vittime, sofferenti, sottomessi, angosciati, timidi, insicuri, non rispettati o altro. Non vogliamo abbandonare queste parti, che paradossalmente amiamo, perché ci sono familiari; e per non separarci da esse, le proiettiamo sugli altri, cercando relazioni con persone che esprimano questi tratti caratteriali, così da poterli controllare meglio e magari modificare, cambiando l’altro però, mai noi stessi! Operazione evidentemente difficile e comunque insoddisfacente. Tante incomprensioni nascono da questo: dal desiderio di cambiare l’altro nella speranza di essere migliorati noi (dipendenza malata). L’altro come nostra protesi (stampella), che sostiene il nostro narcisismo o bisogno di essere apprezzati (Se sono amico, partner, fratello, figlio, padre… di uno che ha soldi penseranno che anch’io sia abbiente e notabile. Se sono amico di una persona importante o acculturata anch’io sarò considerato altrettanto interessante e sofisticato. Se chiedo a chi mi sta vicino di cambiare in qualche aspetto che piace a me, sarò più gradito agli altri, e così via…). Cercare una maggiore sicurezza o stima Bibliografia: Gustavo Pietropolli Charmet, I nuovi adolescenti, Raffaello Cortina Editore, Milano 2000; Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto, Universale Economica Feltrinelli, Milano 1998. Angele Cerinotti, Miti greci, ed. Demetra 6 SCUOLA DELL’INFANZIA “Con ogni bambino viene al mondo qualcosa di nuovo che non è mai esistito, qualcosa di primo e unico. Ciascuno è tenuto a sviluppare e dar corpo proprio a questa unicità e irripetibilità” -M. BuberIl tema di quest’anno scolastico, dal titolo “IO CI SONO”, è dedicato alla crescita del bambino all’interno del contesto familiare e sociale. Gli spazi della scuola sono stati trasformati in una casa accogliente in modo che il bambino, durante la sua giornata, si riconosca in un ambiente ospitale, gradevole e sereno. La sua fantasia viene guidata da due genitori speciali, Risolo e Gioiabella, e dai loro figli Lilì, Lulù e Lolò, abitanti del paese “Speriamochecè”, che con la loro voce, attraverso delle telefonate, lo conducono alla conoscenza di se stesso, in un mondo che lo vede protagonista come entità singolare e incomparabile, ma anche come parte attiva ed integrante della società. Il nostro progetto si divide in quattro unità d’apprendimento: la prima unità, “Questo sono io”, vuole sottolineare l’esigenza di ogni bambino di sentirsi riconosciuto e valorizzato come persona unica e irripetibile. Negli anni della scuola dell’infanzia, infatti, si definisce e si articola l’identità di ogni bambino come consapevolezza del proprio corpo, della propria personalità e del proprio stare con gli altri. Il bambino, cerca di dare un nome agli stati d’animo, sperimenta le potenzialità e i limiti della propria fisicità, il piacere di coordinare le proprie attività con quelle degli altri in modo armonico. I giochi di movimento consolidano la sicurezza di sé e permettono al bambino di sviluppare gradualmente la capacità di capire ed interpretare i messaggi provenienti dal proprio corpo e da quello altrui, di esprimersi e di comunicare attraverso di esso. La seconda unità d’apprendimento, “Io, tu, noi, gli altri, le cose”, ha l’obiettivo di evidenziare l’incidenza formativa di una positiva interazione con i pari, gli adulti, l’ambiente di vita, il mondo e la cultura, sui processi di apprendimento e di sviluppo dell’autonomia personale del bambino. In questo nuovo percorso, abbiamo scelto di proporre un itinerario che conduca dalla semplice scoperta dell’esistenza dell’altro e dall’adattamento alla sua presenza, alla comprensione dei bisogni e delle intenzioni proprie e altrui, fino all’acquisizione di un’effettiva capacità di collaborazione. Si fa sempre più forte l’idea di scuola come luogo di incontro, nel quale il bambino sperimenta il piacere e le difficoltà della condivisione e i primi conflitti, coglie altri punti di vista e supera il proprio egocentrismo, discutendo su esperienze, emozioni e pensieri. Nella terza unità d’apprendimento, “Verso le mie mete”, si concentra l’attenzione sulla progressiva scoperta, da parte del bambino, dei propri talenti da valorizzare e dei punti di fragilità da consolidare e sul conseguente processo di autovalutazione, inteso come una sempre più approfondita esplorazione di sé, dei propri interessi, delle proprie inclinazioni e dei propri stili e strategie cognitivi. Nella scuola dell’infanzia i bambini, partendo da situazioni di vita quotidiana, dal gioco, dalla concretezza, cominciano ad osservare ed organizzare le esperienze; ad interagire con lo spazio 7 in modo consapevole e a compiere i primi tentativi per rappresentarlo. Il compito di noi insegnanti è quello di assecondarli e sostenerli nei loro primi tentativi di simbolizzare e formalizzare le conoscenze del mondo. La quarta ed ultima unità d’apprendimento, “Sto bene nel mondo”, conduce il bambino, dopo aver intrapreso un viaggio alla scoperta di se stesso e degli altri, alla consapevolezza di far parte di una comunità più ampia che offre stimoli di crescita e, allo stesso tempo, regole nel rispetto di una convivenza civile. In questo modo, partendo dalla conoscenza del nostro paese, i bambini inizieranno a rendersi conto di vivere in una realtà molto più vasta, in cui la diversità diventa una possibilità di arricchimento reciproco. L’augurio che ci vogliamo fare è quello di sentirci benvenuti in questa “nuova casa”, con tanta voglia di metterci in gioco per il bene e la crescita dei nostri bambini. Manca davvero poco al S.Natale e come sempre ci stiamo preparando ad accogliere Gesù nelle nostre case, nelle nostre famiglie, nel nostro cuore. Quest’anno noi insegnanti insieme a tutti i bambini vogliamo augurarvi di vivere questo Natale come una vera festa d’amore, con una gioia autentica e lo faremo attraverso un momento di preghiera, condiviso anche con tutti voi. Siete quindi invitati alla Paraliturgia GIOVEDI’ 22 Dicembre alle ore 18.30 presso Chiesa Parrocchiale. Vogliamo, inoltre, ringraziare di cuore la comunità e tutti i genitori che, ormai da diversi anni, attraverso l’iniziativa della vendita delle torte, danno un generoso contributo e un importante sostegno alla nostra scuola materna. GRAZIE davvero! Con tanta gioia I bambini Federica, Noemi e Chiara 8 SCUOLA PRIMARIA SIAMO ALLEGRI E BIRICHINI SIAMO 17 BEI BAMBINI OGNI MATTINA CI INCONTRIAMO E CON LE MAESTRE ATTENTI STIAMO. LEGGERE E SCRIVERE E DISEGNARE TUTTI INSIEME VOGLIAM SOGNARE. VOCI, RISATE IN ALLEGRIA LA MATTINATA COSI’ VOLA VIA. I bambini della classe prima di Onore Visita alla casetta di lettura Venerdì 25 novembre, con tutti i nostri compagni ci siamo recati a visitare la nuova casetta di lettura a Songavazzo, nella zona Picol, proprio ai piedi del monte Falecchio. Ogni bambino aveva con sé un libro da donare e scambiare nella casetta. Durante il tragitto lo scrittore Davide Sapienza ci ha fatto compagnia, leggendoci alcune letture avventurose. Arrivati alla meta, il sindaco di Songavazzo, con un breve discorso hanno sottolineato l’importanza della condivisione e della lettura sia per i bambini che per gli adulti; hanno ringraziato anche il signor Renzo Scandella per aver costruito la casetta, con il legname proprio dei nostri boschi. Don Guido l’ha benedetta e poi siamo entrati a depositare sugli scaffali il nostro libro e in cambio ne abbiamo scelto uno da portare a casa; è seguito un ricco buffet per festeggiare l’inaugurazione. Ringraziamo tutti i volontari che si sono impegnati nella costruzione di questa splendida costruzione, che permetterà a residenti e villeggianti di condividere il piacere della lettura. Gli alunni di classe quinta 9 Ottobre Viene sera un poco prima, la notte spinge un poco avanti il giorno. Il vento fresco, piano piano, lima Il gambo delle foglie, tutto intorno. I boschi fanno fiumi di vapori, e nella terra scura c’è un frugare di infiniti e minimi lavori prima che il gelo faccia riposare. Il cielo certi giorni è tutto bigio ed escono i maglioni dal cassetto: “Mamma, questo maglione è troppo grigio, mi piace quello rosso: melo metto?” A ottobre i bambini vanno in tana, con giochi meno svelti, più pacati, come gattini stanno nella lana, con gli occhi a zonzo in libri colorati. Roberto Piumini L’autunno alla finestra Guardando dalle finestre della nostra classe si vede un giardino pieno di colori. Subito si nota un pino mugo i cui aghi brillano quando i raggi del sole incontrano la rugiada lasciata dalla notte. In secondo piano notiamo un acero che sta per perdere tutte le sue foglie ormai ingiallite: basteranno un soffio di vento autunnale o il battito d’ali di un uccellino che svolazza tra i rami. Nell’angolo fondo si vedono tre bianche betulle che quasi sfiorano il pallido azzurro del cielo. Sono cresciute tutte e tre vicine ed ora i loro rami ormai spogli, sono così sottili da creare una cascata. A sinistra delle betulle c’è un tronco tagliato, circondato da un basso cespuglio che a volte, durante la ricreazione si trasforma in un trampolino. Davanti alla porta che conduce al giardino c’è un secondo tronco tagliato, è così solo che sembra il classico monumento in mezzo alla piazza. Ogni albero qui a scuola ha la sua storia: i vecchi tronchi piegati dei pini mughi, ci dicono quanti bambini sono saliti sui loro rami in questi anni, trasformandoli ora in comode sdraio; i rami del pino di fronte a noi si sono allungati verso la classe così tanto, da sfiorare i vetri delle finestre. Crediamo che l’autunno, sia la stagione migliore per ammirare il giardino della nostra scuola e i colori delle foglie delle piante che lo rendono più allegro. Classe quarta 10 BIBLIOTECA - Onore e Garriguella – Sembra strano ma ogni volta che mi capita di vivere alcuni momenti del gemellaggio con gli amici catalani, è come se lo vivessi per la prima volta: eppure sono anni che ci si conosce! Parlando con altri amici non è solo una mia sensazione: quando si condividono momenti come quello che abbiamo trascorso a Onore lo scorso aprile, rinascono sentimenti intensi di gioia e di fraternità. Ci ha accompagnato quest’anno il tema del 150° dell’unità nazionale italiana. Ciò che più ci premeva era il condividere con loro un pezzo della nostra storia che ci ha segnati profondamente. La rievocazione storica in piazza Pozzo ci ha aiutato a capire cosa successe nel lontano 1861 quando due uomini a cavallo, Re Vittorio Emanuele II e Garibaldi, nell’incontro di Teano si strinsero la mano e la storia dell’Italia Unita ebbe il suo inizio. E’ stato un momento significativo, trasformare i nostri cortili in vere e proprie vetrine dei lavori che hanno fatto la storia dei nostri familiari e delle passate generazioni, un lavoro organizzativo incredibile ma che alla fine ha soddisfatto tutti e sentendo pareri che dicevano “Peccato siano durati solo qualche ora” credo che l’obiettivo sia stato raggiunto. Durante le tre giornate sono stati molto emozionanti, dal mio punto di vista, due momenti in particolare; il primo è stato il lancio delle mongolfiere volanti: ho visto gente di Onore che aiutava gente di Garriguella, gente che si passava accendini per accendere le mongolfiere, gente che incitava e attendeva il fatidico lancio: 3,2,1,via!!!!!! Nel cielo stellato, il bianco, il rosso e il verde hanno creato per alcuni secondi un panorama incredibile e insolito. Il secondo momento è stato il canto all’Inno di Mameli prima del taglio della torta rappresentante la bandiera d’Italia: ho visto negli occhi dei nostri amici ospiti una voglia incredibile di cantare un Inno Nazionale che non è il loro e di cui, molto probabilmente, non conoscono nemmeno le parole. Eppure cantavano, magari non capendone il significato, sbagliando la pronuncia di alcune parole, ma era come se fossimo tutti di una stessa nazione. Sono stati momenti davvero emozionanti. Per il pranzo e il buffet serale abbiamo deciso come amministrazione comunale di appoggiarci alla struttura dell’oratorio e ad una struttura esterna, riscaldata, che è stata montata per l’occasione. Abbiamo notato una forte partecipazione sin dal mattino, ma in modo particolare al buffet serale: tanta gente, anche villeggianti, nel pomeriggio mi chiedeva se ci fosse ancora posto, e credetemi abbiamo spalancato le porte perché tutti potessero sentirsi parte del paese e del gemellaggio con Garriguella. E’ stato un impegno grande da parte di tutti: la commissione gemellaggio che con grande grinta e dedizione ha iniziato ad elaborare idee , i tanti volontari che si sono prestati a dare una mano concreta, tutti i bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria di primo grado e le loro insegnanti con le loro rappresentazioni, e tutte le famiglie che hanno aperto la loro porta di casa per ospitare gli amici di Garriguella. 11 Un grazie particolare lo voglio rivolgere a tutti i giovani e adolescenti che hanno partecipato e che si sono prestati nelle fasi organizzative. Voglio lanciare un invito: sarebbe bello se come giovani di Onore organizzassimo un viaggio verso Garriguella. Io sono disponibile, per chi avesse idee non esitate nel farvi sentire! Un ultimo grazie lo voglio rivolgere a tutte le persone che hanno vissuto il gemellaggio, magari anche solo per qualche minuto: sentendo altre realtà, siamo uno dei pochi gemellaggi che ancora oggi funziona e questo non sarebbe possibile se come popolazione non vi partecipassimo! Grazie e viva l’Italia! Ferrari Walter Assessore alla cultura e all’istruzione 12 Camminar Leggendo 2011 In occasione di “Fai il pieno di cultura”, è stata proposta la seconda edizione di “Camminar leggendo…percorso letterario a tappe negli angoli più suggestivi di Onore” a cui hanno aderito con entusiasmo circa centodieci persone. Il percorso si è snodato verso le località Corni e Sant’Antonio Pregù con una prima tappa di degustazione in piazza Pozzo per proseguire in direzione Pruiss dove allo Sci club ci siamo rinfrescati con il sorbetto, la conclusione è stata alla Casa degli Alpini con polenta e formaggio. Tutto il precorso è stato intervallato da soste di lettura, ben dieci lettori hanno condiviso con tutti l’emozione di dar voce al brano scelto, anche i bambini hanno fatto la loro parte presentando anche interi racconti. A creare più atmosfera ci ha pensato il gruppo ciclisti che ha intonato canti molto suggestivi a cui si sono aggregati con entusiasmo tutti i presenti. E così tra letture, canti e spuntini, complice il cielo stellato, si è vissuta una serata molto intensa. Giovanna Ultimamente se penso alla lettura mi viene in mente mio figlio Lorenzo di sei anni in prima elementare. Lui a leggere sta iniziando ora, prima lettera per lettera, poi parola per parola. E penso al mondo meraviglioso che gli si sta aprendo davanti… Dalla fanciullezza all’età adulta, passando da un genere all’altro, la magia di immergersi nella lettura di un buon libro è qualcosa di unico. Farsi catturare pagina dopo pagina senza riuscire a fermarsi perché ormai non sei dentro la storia, la storia sei tu… Nella lettura si ritrova sempre qualcosa di sé; condividere un pezzetto di un libro a noi caro significa condividere con gli altri una parte di noi stessi. Per questo motivo l’iniziativa della “Camminar leggendo” ha un fascino che conquista tante persone. Superato il primo imbarazzo di prendere parola davanti a tanta gente, si scopre la bellezza della condivisione, perché come tutte le cose la ricchezza, anche quella culturale, non ha valore se siamo da soli a goderne. Sara Erba 13 Notti in biblioteca L’idea di invitare i bambini della scuola elementare a passare una notte in biblioteca mi è venuta pensando a come concludere il “nostro” anno di incontri. “Nostro perché nel corso dell’anno scolastico le classi sono venute ogni mese in biblioteca e insieme abbiamo letto libri, ci siamo scambiate opinioni, suggerito letture, messo in evidenza autori e collane. Il tutto non a senso unico, ma in un interscambio di idee che ci ha arricchiti. Dopo un percorso così intenso vivere la biblioteca di notte è stato un giusto momento festoso per concludere il cammino. Sono diventate due le notti programmate: una per le classi prime e seconda e l’altra per terza, quarta e quinta. È stato subito festa. L’eccitazione dei bambini era tangibile, non stavano più nella pelle. In biblioteca regnava un allegro caos che la rendeva viva anche di notte. Tra giochi, gare, letture e un po’ di nanna tutto è filato liscio e si è fatta presto mattina, colazione per tutti e via ognuno a casa propria. I bambini mi chiedono se ci sarà un’altra occasione, per ora non si sa. Aspettiamo di vedere come proseguono i nostri incontri mensili iniziati comunque alla grande perché con le presentazioni dei libri letti i bambini mi hanno già piacevolmente stupita. Giovanna Per mangiarti meglio” “ Sono stati apprezzati i due laboratori di educazione alimentare proposti dalla commissione biblioteca. Forse può sembrare strano: “Cucinare in biblioteca?” invece è un percorso possibile anche nelle sale ragazzi delle biblioteche. Mamma Sonia ha accompagnato le mamme e i papà che hanno intrapreso questa strada, fornendo gli strumenti necessari per imparare a cucinare in sicurezza con i bambini, per allargare gli orizzonti alimentari e, soprattutto, per condividere momenti sereni ed emozioni. 14 SOCIALE Tratto da “SENAPA” rivista cattolica nazionale 15 16 Il mandato agli operatori pastorali Domenica 16 ottobre, inizio del nuovo anno pastorale, la comunità cristiana, si è riunita nella Celebrazione Eucaristica, per ricevere il mandato agli operatori pastorali. Sono molti gli operatori che ormai da tempo e con fedeltà svolgono i loro servizi in svariati ambiti, tutti importanti, manifesto di carità nella comunità per far crescere il regno di pace e d’amore inaugurato da Gesù. Questa celebrazione ha proprio lo scopo di ricordare ad ogni operatore che l’invio parte dal primo e più grande missionario: il Signore stesso, attraverso la voce della chiesa che ci manda a testimoniare la buona notizia. Dobbiamo testimoniarla là dove viviamo: negli ambienti di lavoro, in famiglia, quando siamo con gli amici. Che bello poter dire: “Io sono credente. Io sono impegnato. Io lavoro per la mia comunità. Io ci sto”, perché credere che il Signore è luce, forza, coraggio, rende la vita più felice, pur nelle difficoltà. Dobbiamo essere quelli che hanno una Parola di vita vera da dire, una Parola che dia speranza. Non dobbiamo avere paura perché il Signore è con noi, queste le sue parole: “ Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo.” L’Eucaristia è il momento nel quale Dio si mette a servire i suoi amici: “ … Io sto in mezzo a voi come colui che serve”, attraverso la mensa della Parola e la mensa del Pane “Prendete, mangiate: questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me”, se lo permetteremo, ci aiuterà a trasformare il nostro modo di pensare, di agire nella comunità e nelle famiglie, così da essere più attenti a chi soffre e a chi è solo per diventare uno stimolo, affinché tutta la comunità cristiana, diventi sempre di più responsabile. Per sottolineare tutto questo il simbolo scelto per tale avvenimento è stato quello di riempire la mensa eucaristica di pane, segno del lavoro dell’uomo e del suo far festa (tema scelto e affidatoci dal vescovo per questo anno pastorale) . Tanti pani vicino al grande Pane che è il corpo del Signore che è il vero senso della nostra fatica e del nostro stare insieme nella festa. Al termine della celebrazione ci è stato chiesto di prendere un pane e di condividerlo con chi volevamo. Anche questo ci ha richiamato come tutto, anche la nostra fede, il nostro partecipare alla mensa del Signore, deve essere condiviso per il bene a la gioia di tutti. In mezzo a molte prove, gli uomini hanno saputo conservare la Speranza . La salvezza è ormai nelle loro mani, come nelle braccia di Maria, riposa il Neonato nella mangiatoia. La salvezza è là, è vero, Dio attende da noi ciò che noi attendiamo da Lui? Una certezza in loro o piuttosto una promessa, la promessa: “Dio sta per venire e tutto sarà molto bello”. E Dio, lo sapevano, mantiene sempre la sua Parola. La salvezza è là, è vero, ma nello sguardo di un bambino. Il Salvatore è là, come promesso. Ma Egli è salvatore con noi, l’Emmanuele. Ma quando fu compiuto il tempo, ha dato loro un Bambino. Essi aspettavano qualcuno forte, potente, l’Onnipotente per liberarli dalla loro condizione umana. Ora, è proprio, in questa condizione umana che Egli ha voluto raggiungerli. “Ho deciso di salvarvi, ci ha detto, vai, io ti mando”. Meraviglioso gesto di fiducia. Straordinaria dignità dell’uomo. Questo è il dono di Dio per noi. Natale. Sono questi i sentimenti che si annidano nel mio cuore per il rinnovato evento dell’Amore di Dio fatto Bambino. Li traduco in augurio per te, per la tua famiglia, per l’intera comunità di Onore, per l’amministrazione e per il sindaco, ringraziandovi fraternamente per tutto ciò che stiamo condividendo in questi mesi. Don Mauro 17 Pane del cielo sei Tu Gesù Via d’amore Tu ci fai come Te Abbiamo offerto a Gesù il nostro pane durante la Santa Messa di prima Comunione 22 maggio 2011 18 … Ho vissuto uno dei momenti più importanti della mia vita. … Il mio cuoricino batteva forte forte. … E’ un avvenimento che non potrò più dimenticare. … Mi sono sentita speciale. … Ero così agitata che non riuscivo a stare ferma. … Sono contento di avere ricevuto Gesù nel mio cuore. … E’ stato bello donare una rosa bianca alla mia mamma. … Questo giorno rimarrà impresso nel mio cuore. 19 UN’ESTATE STRAORDINARIA PIENA DI DONI, DI RELAZIONI NUOVE E PIENA DI FRUTTI Le vacanze sono momenti preziosi per una verifica personale e comunitaria, per capire per quale strada ci si è incamminati. Mentre preparavamo il mercatino (quest’anno le forze erano veramente poche) abbiamo fatto l’esame di coscienza; questi sono alcuni interrogativi: Ne vale la pena? Perché facciamo tutto questo? Ci siamo guardati in faccia e abbiamo iniziato il nostro lavoro firmando un nuovo contratto con l’amore e con la speranza. Speriamo che in futuro le forze aumenteranno, per poter insieme costruire, camminare nell’accoglienza e nella disponibilità per i bisogni della parrocchia e delle missioni. In un aula abbiamo allestito una mostra missionaria con fotografie di una persona che da alcuni anni come volontario va in Africa. E’ stata abbastanza visitata e piaciuta. Il risultato è stato sorprendente perché i villeggianti che da anni seguono questo nostro progetto ogni giorno arrivavano carichi di roba con tanto cuore e tanta sensibilità per il nostro lavoro. Esperienza ricca di eventi e di emozioni che ci ha dilatato il cuore attraverso relazioni nuove confidenze e aiuti. Grazie, Grazie, Grazie!! Alla fine eravamo molto stanche ma con il cuore che spaziava e felici. I soldi raccolti sono stati consegnati a Don Mauro in totale euro 12.000,00.= E sono stati così suddivisi: * euro 4.000,00.= consegnati a Suor Francesca per la missione del Brasile * euro 4.000,00.= consegnati da Don Mauro alla Scuola Materna * euro 4.000,00.= trattenuti da Don Mauro per i bisogni della Parrocchia Desidero ringraziare di vero cuore le persone che mi hanno dato una mano, sono state veramente un dono. FORZA c’è posto per tutti!!! Saremmo veramente contenti di avervi con noi per fare le “ferie” insieme! Vorrei salutare tutte le persone che sono venute a salutarci, a dare il loro contributo in tempo, in denaro e in consigli sempre ben accetti. Ora con il profeta Osea (6,3-6) vorrei condividere con voi un suo pensiero. “Affrettiamoci a conoscere il Signore, la sua venuta è sicura come l’aurora. Verrà a noi come la pioggia d’autunno, come la pioggia di primavera che feconda tutta la terra.” Non è meraviglioso? Auguro a tutti un Santo Natale nel Signore Per tutte Rosalba La caritas interparrocchiale Augura a Tutti in modo speciale, agli ammalati, ai poveri, ai soli, un Santo Natale ! Roma, 12/09/2011 Gent.mo Gruppo Missionario Parrocchia di Onore Gent.ma Sig.ra Rosalba e gruppo missionario, con la presente vogliamo ringraziare di tutto cuore il Gruppo Missionario per quanto ha donato per l’Asilo Nido “Berçario” di Villa Litoranea – São Luis – Brasile. È veramente un gesto grande di aiuto soprattutto in questo momento che si deve pensare alla ricostruzione dello stesso Asilo distrutto da un’alluvione nello scorso mese di gennaio. Un grazie anche anche a nome delle nostre sorelle del Brasile che fanno molto per aiutare tanti bambini denutriti e bisognosi di cure. Assicuriamo le nostra preghiera e quella di tutti i beneficati, perché il Signore voglia benedire tutti i componenti del gruppo Missionario e le loro famiglie e mantenga sempre vivo il senso di solidarietà, generosità e sensibilità al problema dei poveri specialmente bambini. Rinnoviamo il nostro grazie anche a nome della nostra Madre generale, Carmen Cimarolli e porgiamo fraterni saluti. Pia Milesi e Sr. Angelica W/Giorgis 20 INTERPARROCCHIALITA’ Qualche tempo fa, il vocabolo “interparrocchialità” poteva suscitare in molti perplessità, curiosità o anche una certa diffidenza. In tempi come quelli odierni in cui si parla di crisi a 360°, dal lavoro, alla finanza, alla politica, ai matrimoni, alle nascite, alla fede, tutto sembra legato a questa parola. Anche le “Vocazioni” religiose e sacerdotali pare non siano immuni da questo. Se si torna un po’ indietro negli anni, si può notare, come il numero di sacerdoti novelli si stia assottigliando sempre più. Era infatti normale trovare in quasi tutte le Parrocchie, il Parroco ed il Curato che si occupavano delle varie attività pastorali all’interno della comunità. Le cose sono purtroppo cambiate nel giro di pochi decenni e, con il calare delle vocazioni, sempre più parrocchie si sono viste togliere sia Parroco che Curato, iniziando dalle più piccole. Per ovviare a queste mancanze di una figura fissa all’interno di una comunità cristiana si è iniziato ad accorpare alcune Parrocchie sotto la guida di un solo “Pastore”, cercando di mantenere il più possibile l’identità di ciascuna realtà parrocchiale. Questo ha comportato una certa diminuzione delle celebrazioni Eucaristiche (vedi la messa prima celebrata a orari oggi impossibili, nei giorni feriali si celebravano anche tre Messe, oggi una al giorno o magari a giorni alterni). Anche la figura così importante del Curato ha risentito di questi tagli, sempre più oratori sono rimasti senza. Nonostante queste strutture siano ancora oggi importanti luoghi di aggregazione, soprattutto per i nostri giovani, (a volte, nei piccoli paesi, il solo luogo di aggregazione), esse sono guidate da un unico curato che deve cercare di accontentare tutti. Riunioni, incontri formativi, ritiri, momenti di svago, Cre, ecc. Nasce così l’interparocchialità. Non sempre tutto questo viene accolto dalla gente con favore. Purtroppo si è ancora legati al proprio “ Campanile”. Anche se molto è cambiato, soprattutto nei giovani che, anche scolasticamente, ormai sono abituati ad uscire dalla propria realtà del paesello per incontrare altri coetanei. Lavorando in questo modo, le forze vengono unite, le persone impegnate imparano a confrontarsi, a collaborare, a programmare insieme. Tutto questo non può che essere letto in modo positivo. Di pari passo è iniziata anche una forte formazione a tutti i livelli, di laici in grado di sopperire ed affiancare i sacerdoti ed i curati, là dove questi non possono più arrivare. Sono partite così tante iniziative supportate a livello locale, vicariale e diocesano, per formare i laici ad insegnare catechismo ai bambini, ragazzi, adolescenti, giovani e adulti, per arrivare a coloro che si occupano pienamente degli affari economici. Troviamo anche i “Ministri Straordinari” per distribuire la S. Comunione. La realtà dell’interparrocchialità nella nostra diocesi è un fenomeno in forte espansione, e tra mille difficoltà bisogna cercare di aprire le nostre menti a questa e ad altre novità, che arriveranno negli anni. Dobbiamo cercare di intravedere tutto ciò che di buono e costruttivo porta questa esperienza. Sicuramente, ciò a cui Gesù teneva di più, cioè la comunione fra di noi e con Lui, verrà stimolata da tutte queste esperienze. L’ultima volta di Ancilla Quando il 25 agosto Ancilla festeggiò il traguardo numero 92, attorniata dai suoi figli e rispettive famiglie con nipoti e pronipoti, non immaginava certo che sarebbe stato l’ultimo. Dio l’ha richiamata a Sé il 6 novembre, lasciandoci un po’ tutti increduli, eravamo così abituati a pubblicare su questo notiziario i festeggiamenti per il suo compleanno … ma così è la nostra vita. Siamo convinti però, che tutti i suoi cari continueranno a festeggiarla negli anni a venire, perché Ancilla, anche se non più presente fisicamente, lo sarà sempre nei loro cuori. 21 FESTA DELLA MADONNINA 20 agosto 2011 Anche quest’anno la Madonnina di Büldet ci ha regalato una splendida giornata di sole, ed ha attirato ancora piu’ gente degli altri anni. Già nelle prime ore del pomeriggio, dalla cascina di Büldet, si vedevano le prime persone salire dalla valle dei Dadi per arrivare un po’ affaticate ma soddisfatte. Mentre invece per le persone più anziane e per quelle meno sportive, quest’anno oltre ai trasporti con le jeep, si era reso disponibile Colombo Sergio con il suo camion militare, caricando un bel gruppo di persone. Verso le ore 16.00 Don Antonio ha iniziato la S. Messa accompagnato dal tenore Palamini Roberto e dall’organista Trussardi Sergio. Conclusa la S. Messa, Paolo ha ringraziato i parenti venuti dalla Francia, per ricordare con una semplice cerimonia la cara Ernestina. Arrivederci al prossimo anno … Sempre più numerosi Raimondo, Rina e figli DAL 1971 AD OGGI SON PASSATI BEN 40 ANNI !!!! Considerata la nostra tenera e veneranda età abbiamo deciso di trascorrere una giornata in tranquillità al lago di Garda. Partenza h. 8:30 da Onore e prima tappa per la colazione a Costa Volpino per proseguire verso il lago a Lazise dove ci siamo gustati degli aperitivi e abbiamo pranzato in un ristorantino in centro. L'unico problema che abbiamo avuto è stato quello della macchina fotografica per immortalare il momento, infatti le uniche due che avevamo una non funzionava e una era rimasta nella macchina al parcheggio. Fortunatamente un signore tedesco ci ha scattato alcune foto ed è stato molto gentile ad inviacele poi tramite posta elettronica. Nel pomeriggio ci siamo spostati a Sirmione per visitare il centro storico e fare shopping. E come scrisse V.Hugo “ I 40 anni sono la vecchiaia della giovinezza e la giovinezza della vecchiaia” La giornata è passata velocemente e quindi abbiamo deciso di concluderla con una pizzata al Centro Sportivo di Onore. Ci siamo divertiti molto e ci siamo fatti un bel po’ di risate ... l'età è avanza ma lo spirito è sempre giovane anche con qualche capello bianco !!! Alla prossima !!! 22 ENTE BERGAMASCHI NEL MONDO Circolo di Bruxelles Bergamàsch in dol cör Primo compleanno del Circolo di Bruxelles dell'Ente Bergamaschi nel Mondo Domenica 9 ottobre 2011, il Circolo di Bruxelles dell'Ente Bergamaschi nel Mondo ha festeggiato il suo primo compleanno. Un anno fa infatti una trentina di Bergamaschi residenti a Bruxelles si sono riuniti e alla presenza del Presidente prof. Santo Locatelli e del Direttore dell'Ente Bergamaschi nel Mondo, dott. Massimo Fabretti, è stato costituito il 33° Circolo della grande famiglia che racchiude i circa 50.000 Bergamaschi emigrati nei cinque continenti. Da allora il Consiglio Direttivo presieduto dal Clusonese Mauro Rota e affiancato da Marco Ferri, Guido Lena, Sonia Fontana, Alice Lazioli, Silvana Scandella, Silvia Ganzerla, Gianfranco Alborghetti, Vittorio Ferro, Renato Baggi ed altri simpatizzanti, ha saputo dare vita ad un'intensa attività. Grazie alla disponibilità del Presidente Onorario prof. Antonello Pezzini e alla preziosissima collaborazione dei due missionari bergamaschi Mons. Battista Bettoni e don Domenico Locatelli si sono intervallate manifestazioni di carattere culturale come il Convegno Il fenomeno delle migrazioni e l'integrazione culturale con la presentazione del Rapporto degli Italiani nel Mondo 2010 presso la sede del Comitato Economico e Sociale Europeo; la cena letteraria con la lettura commentata di poesie dialettali; la visita all'esposizione temporanea di alcune opere dell'Accademia Carrara al Museo Bozar di Bruxelles; la Conferenza di storia dell'arte bergamasca sul tema della morte dal XII al XVII secolo La Danza Macabra di Clusone: sintesi di un fenomeno europeo tenutasi presso la sede della Delegazione della Regione Lombardia. Tenendo conto della atipica composizione dei proproi soci e simpatizzanti che spaziano dall'emigrazione forzata del dopoguerra alla dinamica mobilità volontaria professionale si è voluto dare spazio anche ad intrattenimenti di svago o di promozione del territorio bergamasco come il picnic; la presenza alla manifestazione Happy birthday Italia presso il Quartier Generale della Nato; la visita guidata al Parlamento Europeo di un gruppo rappresentativo del Lions di Clusone. Martedì 8 novembre 2011, nell'ambito delle celebrazioni del 150° anniversario dell'unità d'Italia, il Circolo di Bruxelles ha organizzato una Conferenza sul tema Bergamo Città dei Mille nel Risorgimento tenuta dal prof. Claudio Pelis presso la sede della Delegazione della Regione Lombardia a Bruxelles. Il 13 dicembre, data cara alla tradizione bergamasca di Santa Lucia, si terrà l'Assemblea Generale dell'Associazione in cui si promuoverà, fra l'altro, il calendario delle future manifestazioni. In anteprima si segnala l'esposizione dell'artista gemmologo bergamasco Robi Spagnolo presso la sede di Bruxelles della Banca Monte Paschi di Siena dal 5 al 31 gennaio 2012 e la presentazione del Rapporto degli Italiani nel Mondo 2011 prevista per il 2 febbraio 2012 presso la Delegazione della Regione Lombardia. Nonostante i frequenti impedimenti professionali e personali, l'attaccamento alle proprie origini, alle tradizioni bergamasche, al nostro dialetto e perché no, anche alla nostra gastronomia, sono state lo stimolo e la motivazione trainante che hanno consentito la realizzazione degli eventi in questo primo anno di attività. In sintonia con l'acronimo S.A.S. (solidarietà, autonomia e sinergia) sono tanti i progetti che il Circolo vorrebbe concretizzare sia in collaborazione con la realtà locale bruxellese, sia con quella bergamasca metroplitana come come ad esempio la promozione turistica del territorio orobico approfittando del privilegiato collegamento giornaliero con l'aeroporto di Orio al Serio. All'auspicio di questa sinergia si unisce l'appello ad un sostegno concreto per poterne gestire il flusso da e per Bergamo. Al riguardo è stata particolarmente proficua la collaborazione con il dott. Gianlorenzo Martini, capo della Delegazione della Regione Lombardia ricordando fra l'altro la Conferenza Accademia Carrara di Bergamo: storia, collezioni, progetto e il Convegno Il Consiglio Regionale della Lombardia incontra l'Europa. Al riguardo un doveroso ringraziamento va riconosciuto agli organi di stampa bergamasca, in particolare alla redazione di L'Eco di Bergamo, che hanno saputo dare un'ampia visibilità all'operato del Circolo di Bruxelles e dell'Ente Bergamaschi nel Mondo. Mauro Rota Presidente del Circolo di Bruxelles dell'Ente Bergamaschi nel Mondo 23 Buone Notti! Siamo giunti a dicembre, mese in cui il sole si ritira presto accorciando le giornate, la temperatura è rigida e la natura si è chiusa in un lungo e sonnolento riposo che durerà fino a primavera. Anche noi ci si ritrova più pigri ed affaticati nell’affrontare i nostri impegni quotidiani. Il nostro benessere complessivo può risentire di disturbi vari come mal di testa, sbalzi di umore, insonnia, malumore, le cui cause vanno ricercate prevalentemente nei cambiamenti climatici, cioè nella temperatura e nelle poche ore di luce che accompagnano la stagione invernale. I maggiori responsabili di tali disturbi sono i nostri ormoni che risentono delle variazioni metaboliche, delle differenze di temperatura ed umidità che comportano cambiamenti a livello del nostro organismo. La produzione di melatonina, per esempio, è collegata ai tempi di esposizione alla luce del sole, perciò meno ore di luce abbiamo a disposizione, più melatonina il nostro corpo produce: aumenta così la voglia di casa, di calduccio e di riposo. Viceversa la produzione di serotonina, l’ormone del buon umore, diminuisce: gli sbalzi di umore sono più frequenti, ci annoiamo di più e ci sentiamo tristi. Per questo ci sentiamo più stanchi e spossati. La nostra persona, cioè corpo e mente insieme, meritano una giusta attenzione e cura per permetterci di affrontare al meglio gli innumerevoli impegni quotidiani ed i nuovi progetti, concreti ed affettivi. Riposare bene può contribuire a ridurre i nostri malesseri, rendendoci più attivi e meno insofferenti. La melatonina è un ormone lipo-idrosolubile prodotto principalmente dall’epifisi, una piccola ghiandola posta alla base del cervello: viene secreta durante la notte in riposta alla mancata stimolazione dei fotorecettori retinici da parte della luce diurna. Per questo motivo ha un picco nelle ore notturne e valori molto più bassi durante il giorno. Dato che la melatonina ha un effetto sedativo, il cervello la utilizza come una specie di segnale per informare l’organismo che è buio e che quindi è arrivata l’ora di dormire e riposarsi. Purtroppo, la sua produzione diminuisce con l’età a causa della calcificazione dell’epifisi. Quindi prima di andare a letto è bene: - rilassarsi, evitando sforzi mentali e fisici, - evitare cene pesanti e non bere bevande contenenti caffeina, - spegnere le luci ed evitare rumori forti, - dedicarsi alla lettura o ascoltare musica “soft”, - dormire al buio, oscurando la stanza con la chiusura di persiane, tapparelle o porte, o con luci soffuse, preferibilmente poste alle spalle piuttosto che nel centro della stanza, - magari fare degli esercizi di yoga, - adottare un rituale per addormentarsi, - di notte, non guardare la sveglia né l’orologio. È meglio evitare di andare a letto: - dopo aver guardato con attenzione e per più ore la televisione: l’alternanza di luci più o meno intense o l’ascolto di motivetti che fanno da sfondo a pubblicità o a serie televisive provoca un’attivazione del cervello che non predispone di certo al riposo, - dopo aver utilizzato il computer, in quanto attenzione elevata e luce fissa fanno da stimolo che genera l’attivazione del sistema nervoso, predisponendolo ad uno stato di veglia e non di riposo, - se si ha ancora fame: prima è meglio fare uno spuntino leggero. Inoltre, se non si riesce a prender sonno è meglio: - alzarsi e magari fare un bagno caldo, - bere acqua, specialmente al mattino: l’acqua favorisce l’idratazione dell’organismo ritardando i processi infiammatori e di calcificazione, come l’artrosi per esempio, - fare un po’ di esercizio fisico durante la giornata, meglio al mattino che non di pomeriggio o sera. Queste semplici regole favoriscono un sonno sereno ed un riposo efficace, perché non va dimenticato che dormire non significa automaticamente risposare bene! Numerose ricerche dimostrano, infatti, che un sonno disturbato, fatto di continui risvegli, o insufficiente indebolisce le difese immunitarie, favorisce alcuni disturbi metabolici, per esempio il diabete, e si ripercuote negativamente anche su memoria e attenzione. Il sonno si divide in due grandi fasi: - Fase del sonno paradosso (REM): in questa fase le onde elettriche del nostro cervello sono simili per intensità e rapidità a quelle registrate in un EEG (elettroencefalogramma) fatto da svegli, mentre la soglia di stimolazione - per il risveglio è molto elevata. In questa fase si hanno dei movimenti oculari molto rapidi (Rapid Eye Movement) e un rilassamento del tono muscolare generale, ad eccezione dei muscoli oculari e del diaframma, nell’adulto e nel bambino dopo i due anni. Nel neonato, invece, si notano dei piccoli movimenti delle estremità e del viso. La mancanza di rilassamento muscolare in questa fase può generare parasonnie, cioè comportamenti quali ridere, parlare, cantare. Movimenti più intensi e complessi, per esempio degli arti, possono invece essere la spia di una patologia più seria. Fase del sonno calmo o lento: questa fase è priva di attività motoria, le onde elettriche encefaliche sono lente. Si divide in quattro stadi in base al ritmo ed all’ampiezza delle onde elettriche, che vanno dal sonno leggero (Stadio 1) al sonno profondo (Stadio 4). Durante il sonno c’è un alternarsi di queste fasi: la REM succede ad una fase di sonno lento e profondo. Il sonno lento si accompagna ad una ricostruzione energetica o ad una sintesi proteica, dove l’ormone della crescita, la somatotropina, presenta un picco secretorio che non avviene se il soggetto resta sveglio; nel REM invece avviene l’esperienza del sogno. Adulti e bambini svegliati nella fase di sonno REM hanno ricordi vividi del sogno che stavano facendo, cosa che invece non avviene se li si sveglia durante una fase di sonno profondo. Questa fase avviene più spesso al mattino e occupa circa il 25% del sonno di un adulto sano. Secondo credenze popolari i personaggi e gli eventi che affollano i nostri sogni possono essere abbinati ai numeri sui quali scommettere al lotto e puntare alla fortuna: è questa la base delle “smorfia” napoletana! Invece, l’ipotesi scientificamente più accreditata è che il sogno serva da protezione per il sonno, funzione fondamentale e “taumaturgica” per il mantenimento di una buona omeostasi. Da Freud in avanti i sogni hanno assunto una connotazione più scientifica: neurologo e psicoanalista, è stato il primo a occuparsi del significato profondo dei sogni, definiti “la via regia per l’inconscio”, cioè il modo migliore per comprendere, attraverso la loro interpretazione, i significati di tutto ciò che attraversa la nostra mente e non giunge al livello della consapevolezza. Per Jung il sogno parla di chi lo fa: è un teatro in cui chi sogna è scena, attore, suggeritore, regista, autore, pubblico e critico insieme. Per Hobson e McCartey il sogno è il tentativo della corteccia cerebrale di dare un senso ai contenuti della memoria e delle emozioni, attivati casualmente durante il sonno REM. I sogni risentono anche di ciò che abbiamo vissuto durante la giornata. Ma soprattutto fare un sogno è fare un’esperienza che ci permette di comprendere il nostro modo di esistere. Raccontare un sogno significa mettere in parole ciò che prima non esisteva, perché non era stato pensato o perché addirittura era impensabile. Il sogno è una sorta di precursore del pensiero, ci permette di capire, attraverso le scene che vediamo, le emozioni che proviamo, le relazioni che abbiamo con noi stessi e con gli altri. Il significato delle scene del sogno non è prodotto direttamente dal sognatore, ma è il frutto dell’organizzazione mentale che ognuno di noi acquisisce dalla propria famiglia, dal proprio ambiente sociale e culturale. Perciò si può concludere dicendo che la funzione del sogno è quella di fare da guardiano del nostro sonno, sostituendo alle azioni, al movimento, una percezione di gesti e comportamenti allucinatoria: nel sogno abbiamo l’impressione di “vivere” esperienze, senza di fatto muoverci dal nostro letto! L’altra fondamentale funzione del sogno è quella di conservare i ricordi delle nostre esperienze che non devono diventare preda dell’oblio e che invece devono essere trasferiti nella memoria a lungo termine, quella che ci permette di ricordare praticamente per sempre, in un modo nuovo e con una nuova tonalità affettiva. Come fare per avere sogni da ricordare? Ognuno di noi può chiedere a se stesso di sognare, prima di andare a letto! Come fare per ricordare i sogni che abbiamo fatto di notte? Un buon modo è quello di tenere carta e penna sul comodino e scriverli non appena ci stiamo risvegliando, prima che ci sfuggano di mente! Buon riposo a tutti, quindi: ricordatevi che la mancanza di sonno non compromette solo l’umore, ma altera l’equilibrio energetico, strutturale e funzionale del cervello e di conseguenza di tutto il corpo, ed in più ci priva dei sogni, che danno un contributo fondamentale alla salute della nostra mente. Paola Antonini Dottore in Psicologia Specializzanda in Clinica Psicosomatica integrata NUOVI ARRIVI Letizia De Rosa 08/10/2011 Gabriele Fornoni 30/05/2011 Simone Adobati 21/07/2011 Elisa Ferri 10/10/2011 Gabriel Piwek 24/04/2011 Alice Ferrari 01/06/2011 La “Sfoiàda” del “Mèlgù” Un lavoro svolto ancora oggi come una volta Il 4 ottobre, io con mio fratello Fabio abbiamo aiutato la nonna Caterina e lo zio Mauro a “sfoià” il granoturco con l’aiuto di Delia e Vittorina. Questo è un lavoro ormai scomparso, ma la nonna lo continua a svolgere da sempre. Un grazie a tutti. Arianna Speciale Alpini Eccoci qua a festeggiare il 90° di fondazione della Sezione Alpini di Bergamo. Due sono state le giornate trascorse all’insegna dell’amicizia e della condivisione; il che non è stato affatto difficile da parte degli Alpini di Onore. Un gruppo decisamente unito e sempre pronto a mettersi in gioco nell’aiutare gli altri e nel tenere alti i valori degli Alpini. Un ringraziamento doveroso all’amico Colombo Sergio che mette a disposizione gli automezzi militari. Sicuramente le giornate di festa o di allegria non sono finite, perciò alla prossima. Ciao Penne!! Restaurato il vecchio orologio È stato restaurato, con aggiunta di campana e campanino, il vecchio orologio che era installato sul campanile della nostra Chiesa. Un altro bel lavoro eseguito dai nostri alpini che, perfettamente funzionante, è visibile presso la stanza museale della loro sede. Posata la Madonnina di Medjugorje Anche quest'anno abbiamo vissuto una nuova esperienza a Medjugorie, ricca di tante emozioni e momenti condivisi tutti insieme. Abbiamo voluto portare con noi un ricordo di questa esperienza, che abbiamo donato al gruppo degli Alpini, ma che è rivolto a tutta la comunità. Un piccolo gesto ma colmo di significato che è stato subito trasformato in quello che ora si può vedere fuori dalla sede degli Alpini: è nata così, in una decina di giorni, la grotta della Madonna degli Alpini, un piccolo angolo di pace tra pietre e fiori. Un ringraziamento particolare agli Alpini per aver dedicato tempo e volontà per la realizzazione della grotta e a tutti coloro che hanno lavorato per i dettagli. Ringraziamo anche Don Antonio che sabato 9 luglio, in un pomeriggio di sole, ha celebrato presso la sede degli Alpini la Messa di Benedizione. In conclusione, speriamo che possa rappresentare un luogo di raccoglimento e che ognuno si senta libero di visitarlo in qualsiasi momento. Alpini mai fermi Spedizione in Polonia per posare il pavimento al Centro Promozione Donna di Legionowo gestito dalle Suore Orsoline di Gandino I ringraziamenti delle Suore: Legionowo (Polonia) 4 settembre 2011 Gent.mo Signor Sindaco Anche se non La conosco personalmente, vorrei comunicarLe i miei più sentiti ringraziamenti per i suoi compaesani che sono venuti qui alla nostra missione come volontari per aiutarci a terminare il nostro Centro promozione Donna. Ho parlato molto con loro, ho raccontato loro come siamo finite qui in Polonia, e perché stiamo costruendo questo centro. Sono bravissime persone, con grande dignità e tanto spirito di sacrificio. Il loro lavoro è stato per noi indispensabile. Gli infiniti problemi che abbiamo incontrato nel realizzare questo desiderio di Giovanni Paolo II ci hanno creato grosse difficoltà finanziarie, per quest’anno ci siamo rivolte agli alpini di Bergamo, per richiedere il loro intervento di volontariato. Nuovamente La ringrazio e con tutte le mie sorelle Orsoline di Gandino qui in Polonia, la invito a visitarci. Grazie. Suor Laura Boschi 150° Anniversario dell’Unità d’Italia 17Marzo 2011 - Alza Bandiera Alpino IL PRESIDENTE NAZIONALE Carissimi Alpini e Amici che ci siete vicini, oggi ricorre il 150° anniversario dell’Unità Nazionale e tutti celebreranno l’evento con la solennità che merita. Noi abbiamo voluto cominciare questa giornata così come facciamo ad ogni nostra manifestazione: con l’alzabandiera. Questo gesto semplice, ma pieno di sincera devozione, è stato fatto contemporaneamente in ogni città, paese, contrada presidiata da un nostro Gruppo o da una nostra Sezione. Una sorta di immenso nastro tricolore ha unito le nostre comunità dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, dal Friuli alla Puglia, sino a quelle Nazioni estere dove risiedono i nostri Alpini della doppia naja. Per noi è normale vestire di tricolore ogni festa. È normale provare brividi di sincera commozione ogni volta che vediamo la bandiera salire sul pennone e srotolarsi al vento. È un gesto che non ha nulla di retorico perché sentito nel profondo del cuore da tutti noi. Oggi sentiremo discorsi importanti, si sprecheranno i riferimenti al sentimento nazionale e all’italianità. Si ricorderanno i Padri della Patria e il sogno che hanno saputo perseguire e a noi non rimarrà che sperare che non si tratti di semplici discorsi di circostanza. Oriana Fallaci, ne “La rabbia e l’Orgoglio” scriveva: “Naturalmente la mia Patria, la mia Italia, non è l’Italia di oggi. L’Italia godereccia, furbetta, volgare degli italiani che pensano solo ad andare in pensione prima dei cinquant’anni e che si appassionano solo per le vacanze all’estero o le partite di calcio … L’Italia squallida, imbelle, senz’anima, dei partiti presuntuosi e incapaci che non sanno né vincere né perdere … No, no: la mia Italia è un’Italia ideale. È l’Italia che sognavo da ragazzina, quando fui congedata dall’Esercito Italiano – Corpo Volontari della Libertà, ed ero piena di illusioni. Un’Italia seria, intelligente, dignitosa, coraggiosa, quindi meritevole di rispetto. E quest’Italia, un’Italia che c’è anche se viene zittita o irrisa o insultata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade …”. È questa Italia seria e perbene che dobbiamo festeggiare. È l’Italia della gente comune che si adopera con sacrificio e serenità per il bene della propria comunità. Un’Italia generosa, capace, solidale. È l’Italia di chi è consapevole di avere dei doveri verso il prossimo chiunque esso sia. È l’Italia della gente che tutti i giorni si adopera per costruire un posto migliore per vivere. È l’Italia che sognavano i nostri Alpini nelle trincee delle guerre che sono stati costretti a combattere. È l’Italia che sognano i nostri ragazzi in Afghanistan e le nostre famiglie tutti i giorni che Dio manda in terra. È l’Italia di chi è sinceramente orgoglioso della sua terra, della sua storia, delle sue tradizioni ma che è consapevole che tutto ciò deve essere coltivato e curato tutti i giorni come il più prezioso dei giardini. È l’Italia dei grandi valori che l’hanno costruita e sorretta. Questa è l’Italia che va celebrata! Questa è l’Italia che va ricercata e valorizzata. In cuor mio posso solo sperare che anche l’Italia ufficiale, se così si può dire, non perda l’occasione di fermarsi a riflettere su questo anniversario e comprenda che è venuto il momento di lasciare a casa ogni interesse di parte e di rimboccarsi le maniche per ricostruire, moralmente e fisicamente, quell’Italia che i nostri vecchi hanno sognato. Noi continueremo a fare quello che in questi novant’anni abbiamo sempre fatto. Continueremo a coltivare l’Amor di Patria che non è un sentimento retorico ma la somma di quelle grandi virtù che i nostri “veci” ci hanno trasmesso. Loro che sono stati costretti ad esercitarle in guerra fino all’eroismo, ci hanno insegnato ad applicare quelle stesse virtù in campo pacifico per far bella l’Italia. Perché, come diceva Don Carlo, per far bella l’Italia ci vuole la tenacia degli Alpini, la sobrietà degli Alpini, l’amore per la propria terra degli Alpini, la religiosità degli Alpini. Io, oggi, mi sento di aggiungere che ci vuole anche la semplicità degli Alpini, la disponibilità degli Alpini e la loro capacità di fare davvero comunità. Solo percorrendo questa strada potremo coltivare la speranza di realizzare davvero il sogno dei Padri risorgimentali e dei nostri “veci”. E sono certo che gli Alpini con tenacia, sobrietà, semplicità e disponibilità continueranno a camminare con passo lento ma sicuro su questa via. W l’Italia. Il Presidente Nazionale Corrado Perona Anniversario di Matrimonio Comunitario La vostra promessa d’amore è come un bacio eterno: un dolce inizio che non contempla una fine. Il 14 novembre, la nostra Comunità si è ritrovata in Parrocchia per la celebrazione della festa degli anniversari, dove tutte le coppie interessate hanno partecipato alla funzione della S. Messa e hanno riconfermato il loro sì. La festa si è poi conclusa al ristorante “Centro Sportivo” dove tutti insieme hanno trascorso una giornata in allegria e spensieratezza. Grazie a tutti e soprattutto alle organizzatrici di questa simpatica tradizione e ... arrivederci al prossimo anno. Ilda – Bono Nonna Ilda, il 12 dicembre festeggi il tuo 86° compleanno e tu, nonno Bono il 14 febbraio p.v. compirai 90 anni. L’otto gennaio 2012 festeggerete il vostro 63° anniversario di matrimonio. Siete la coppia più anziana di Onore. Cercate di mantenere il traguardo, anche se i piccoli malanni ci sono vi sostenete a vicenda. Ora ci sono i pronipoti Oliver, Cristian e Nicolas. Quando li vedete la gioia è grande. Vi abbracciamo con tanto affetto. I vostri nipoti con le rispettive famiglie. Dani SPORT E TEMPO LIBERO Nel 1895, a coronamento degli esperimenti condotti nella casa paterna di Villa Griffone a Pontecchio presso Bologna, il ventunenne Guglielmo Marconi ottenne alcuni risultati fondamentali per le applicazioni delle onde elettromagnetiche, risultati che segnarono la nascita della radio come sistema per trasmettere informazioni. Prendeva così avvio un processo destinato a incidere profondamente sullo sviluppo dell'umanità per tutto il ventesimo secolo. E' convinzione di chi scrive che la radio, intesa come possibilità di trasmettere informazione a grande distanza mediante onde elettromagnetiche a propagazione libera è nata attraverso un “parto” lungo e difficile; un “parto” che ha avuto inizio nella primavera del 1895 con le prime esperienze di Pontecchio sopra ricordate, e si è concluso nel 1901, sulla collina di Signal Hill a San Giovanni di Terranova, con la prima trasmissione transatlantica. Di conseguenza, se si vuole parlare dell'invenzione della radio si deve parlare di tutto il periodo sopra citato e non soltanto di un avvenimento. Ciò ha, fra l'altro, un vantaggio: infatti, se si dà questa interpretazione all'espressione “invenzione della radio” si può sgombrare il campo da qualsiasi disputa, più o meno cavalleresca, su chi sia il vero “inventore della radio”, dato che nessuno prima di Marconi ha mai compiuto l'insieme di imprese che egli portò a termine nell'arco di tempo che va dal 1895 al 1901, anche se poi, a cose fatte e risapute, la priorità di alcune gli venne contestata. A questo proposito un grande elettrotecnico, Charles Steinmetz, disse nel 1922: “Prima che Marconi presentasse al mondo la sua invenzione nessuno avrebbe mai creduto che egli avrebbe potuto farla, mentre dopo molti la avevano già fatta prima di lui.” DAL 4 AL 16 AGOSTO, presso la sala associazione del comune, è stata allestita una mostra di radio d’epoca curata dall’amico Angelo Canova. Un omaggio a Guglielmo Marconi ed a una delle più grandi invenzioni della storia dell’uomo: le onde radio. Più di settanta radio lucidate a festa e messe in bell’evidenza che hanno segnato la storia degli ultimi 90 anni. Nei giorni dell’apertura sono passate a visitare la mostra circa 590 persone, che hanno potuto ammirare radio di ogni genere tra le quali anche alcune curiose come quella a “portafoglio” del 1930, oppure la radio Balilla dell’era fascista. Il pezzo più pregiato e antico esposto, non era una radio ma un fonografo del 1890 dell’inventore della lampadina Edison, in parole semplici un giradischi con il vinile a forma di tubo. Per tanti è stato inevitabile un salto all’indietro di molti anni, quando la radio non era un soprammobile o un qualcosa in più, ma uno strumento che permetteva di sentirti parte del mondo e che inevitabilmente portava con sé sorrisi e lacrime. Riascoltare l’annuncio dell’ingresso dell’Italia in guerra attraverso le radio d’epoca, fa venire ancora oggi la pelle d’oca e suscita, a chi lo ascolta e l’ha vissuta, sentimenti di angoscia e rabbia. Di tutt’altro fascino, invece, l’annuncio a Sommo Pontefice dell’amato Papa Giovanni XXIII o il suo discorso alla luna in occasione dell’apertura del Concilio Vaticano II. Questo apparecchio, che nel corso degl’anni ha subito notevoli cambiamenti, è stato, e lo sarà anche nel futuro, un compagno di viaggio del quale non riusciremo a fare a meno. Ringrazio Angelo Canova, per la disponibilità e la cura con la quale allestito il tutto, ed inoltre un grazie a Sharon e Giulia che si sono rese disponibili per le aperture della mostra. A Viola di Songavazzo il grazie per la collaborazione nella realizzazione della grafica e la fornitura dei volantini e alla ditta EXPO allestimenti di Onore per la fornitura del materiale. Assessore al turismo Renato De Rosa Onore e Fino del Monte più vicini che mai…… A volte capita di sedersi intorno ad un tavolo per fare due parole con degli amici e poco dopo ti ritrovi, senza pensarci, ad organizzare una manifestazione che mai avresti immaginato di realizzare. E’ così che nasce “Fino a Onore”? Forse sì, ma forse sotto c’è anche la voglia di aprirsi all’altro e di unire le risorse per una proposta turistica che mette in gioco il fatto di dover condividere con persone di altri paesi un percorso impegnativo come quello di organizzare un evento. Sci club, biblioteca, alpini, pro loco, commercianti, associazioni e amministrazione di entrambi i paesi più vicini che mai per uno scopo unico: insieme, si può! Abbiamo incominciato ad incontrarci prima della fine del 2010 e, man mano che passavano i mesi, cresceva la voglia di curare i dettagli affinché nessuno rimanesse deluso. Le giornate che hanno preceduto la camminata sono state di fermento per curare al meglio tutti gli aspetti e con il naso all’insù sperando nel bel tempo. Il 3 luglio, un cielo limpido e azzurro più che mai, ha dato il via alla giornata tanto attesa con 260 iscritti ed un percorso, definito da tanti, bellissimo e non difficile. Ricordiamo velocemente le tappe: tappa 1 alla cappella degli alpini di Fino al Grom; tappa 2 al centro arrampicata di Onore; tappa 3 alla Fattoria della Felicità poi il passaggio a Pu; tappa 4 in piazza Pozzo; tappa 5 piazzale mercato per il pranzo e le letture al parco; Tappa 6 al parco per il gelato e poi tappa 7 Sci Club Onore con frutta e spettacolo dei falconieri. Ma ci terrei a sottolineare come i volontari delle associazioni si siano messi a disposizione senza pretese ma con un unico obbiettivo, quello di dare il meglio di sé per il bene della manifestazione. Sicuramente avremmo potuto far di meglio, sicuramente ci siamo dimenticati qualcosa o di ringraziare qualcuno, sicuramente non abbiamo soddisfatto tutti, ma possiamo affermare ci siamo messi in gioco per un avventura che nessuno mai aveva intrapreso prima e che ha regalato alle due comunità una giornata unica dove qualcuno ha ammesso: “Pensa, non credevo che Onore e Fino fossero così vicini, alcuni sentieri non li avevo mai fatti.” Ecco l’altro obiettivo: valorizzare il nostro territorio così vicino ma, a volte, poco conosciuto. Alcuni sentieri o località non vanno persi di vista anzi, vanno valorizzati e riscoperti. Come potete immaginare, non è nostra intenzione fermarci e stiamo già lavorando per una seconda edizione che, siamo certi farà...Onore a Fino!!! A tutti coloro che hanno collaborato e partecipato un grande grazie ed un arrivederci a presto. Assessore al turismo Renato De Rosa CORSO DI TIRO CON L’ARCO A ONORE A Onore, i volontari del sci club Lanorium, hanno organizzato presso la propria sede, un pomeriggio a favore di questo sport sconosciuto a tanti, ma del quale l’Italia è sicuramente tra le compagini più forti a livello mondiale. L’iniziativa, patrocinata dall’assessorato allo sport del comune di Onore, è stata resa possibile grazie alla collaborazione degli arcieri del Serio compagnia 04 Sere capeggiata dall’istruttore nazionale, e campione europeo nel 2009, D’Alba Giuseppe che, con grande cura, ha spiegato gli elementi base per praticare questa disciplina. L’invito è stato accolto da una ventina di ragazze e ragazzi che han partecipato con interesse. L’amministrazione con lo Sci Club, visto l’interesse dei partecipanti, ha organizzato in primavera un corso di tiro con l’arco, dove si è fatto sul serio. Gli allievi si sono impegnati in sei lezioni che ha loro permesso di addentrarsi in modo ancor più serio, nel mondo del tiro con l’arco. Giuseppe D’Alba, presidente degli arcieri del Serio compagnia 04 Sere, ha preso sotto la propria tutela i ragazzi insegnando loro le basi per poter in un futuro cimentarsi con uno sport che richiede molta concentrazione, sicurezza di sé e nei riguardi di chi li circonda. Al termine del corso, in sala giunta del comune, è stata loro consegnata la tessera federale con la quale potranno esercitarsi sui campi autorizzati, ma sempre sotto l’occhio attento del loro presidente. Il mio ringraziamento al presidente dello sci club Giovanni Ferrari e ai suoi volontari per aver messo a disposizione la propria sede in occasione del corso. Assessore al turismo De Rosa Renato Concerto di Cornamuse L’8 GENNAIO, nella nostra chiesa parrocchiale, abbiamo ospitato per la prima volta un concerto di cornamuse. Ascoltare i suoni del Baghèt (la cornamusa bergamasca), la ciaramella accompagnata dalla zampogna, la musette (cornamusa francese), la ghironda e le “great highland bag pipes (cornamusa scozzese) è stata, per il nostro piccolo comune, un evento che non ha precedenti. La serata è stata curata nei dettagli da Maurizio Maffioletti (componente della Berghèm Baghèt) che con grande professionalità, ha messo in scaletta in susseguirsi di suoni ed emozioni che hanno reso l’evento unico. La proposta fatta inizialmente, voleva come protagonisti la Berghèm Baghèt con il loro repertorio, ma la volontà di dare una visione più europea di questo strumento, visto l’imminente raduno europeo delle cornamuse, ha presto preso il sopravvento e così, in un susseguirsi di riunione ed incontri, siamo riusciti a fornire al numerosissimo pubblico una serata indimenticabile. Il mio personale ringraziamento alla giunta che ha sostenuto la proposta, al gruppo alpini che ospitato nella propria sede tutti i componenti dei gruppi per la cena, a don Mauro per la disponibilità della Parrocchiale e a tutti coloro che hanno partecipato a questa serata. Assessore al turismo De Rosa Renato A tutto Atalanta Per il secondo anno consecutivo, l’Atalanta primavera ha optato per il nostro campo a 11 come sede per la preparazione pre-campionato pernottando al hotel Spampatti. Mentre nella vicina Rovetta la prima squadra iniziava l’ultima settimana di preparazione, i giovani agl’ordini del neo-mister Fabio Gallo, cominciavano a galoppare lungo i sentieri e il percorso vita del nostro paese. I 23 giocatori hanno sudato e non poco durante la loro permanenza dal 1 al 12 agosto, svolgendo due allenamenti quotidiani e due amichevoli. A differenza di quello che si possa pensare, i ragazzi si sono mostrati sempre molto attenti ed educati, seguiti da uno staff molto presente e intransigente sui comportamenti dei singoli con richiami non indifferenti. Si spera ne possano trarre i benefici anche nel proseguo della loro carriera. Ai ragazzi e allo staff, i nostri migliori auguri per un campionato al vertice e c’è da scommettere che sarà così. Assessore allo sport Renato De Rosa CENTRO TURISTICO GIOVANILE FREE MOUNTAIN Corso d’arrampicata nella filosofia dello “sport per tutti” Riflessione ad alta voce sul corso d’arrampicata organizzato quest’estate dal CTG Free Mountain E’ stata un’esperienza molto positiva dove si è cercato oltre che insegnare le tecniche per affrontare l’arrampicata in sicurezza per se e per gli altri, di trasmettere quelle emozioni che portano alla passione per “l’andare tra i monti”. Come ricordiamo nelle nostre locandine il nostro obiettivo è quello di far conoscere la natura, per viverla e rispettarla: “Vivi la natura con noi; con chi negli anni ha voluto fare sue le sensazioni e le emozioni vissute in ambienti incontaminati, durante momenti di formazione, di lavoro, di divertimento”. Abbiamo cercato d’ aiutare ad ascoltare e scoprire che la montagna ci parla. Abbiamo cercato di portare i ragazzi ad entrare in punta di piedi e senza violenza, nella montagna, farli sedere, libere i sensi e lasciar scorrere i pensieri. All’improvviso si possono sentire i mille rumori che sono la voce del “monte” e ci si accorge che il silenzio parla, che eravamo noi incapaci di sentire. Certamente l’alpinismo è ideologia, attività sportiva, gesto tecnico, gioco, gioia e… dolore, ma, soprattutto, è e deve essere, dialogo con la montagna. Già, perché arrampico? Quante volte me lo sono chiesto, quante volte me l’hanno chiesto, e mai mi è riuscito di dare una risposta esauriente. Perché mi piace, perché mi diverte, per l’ebbrezza del vuoto, per il confronto con la paura, perché di si, perché, perché, perché. Mille risposte, tutte valide ma tutte incomplete...: l’arrampicata è scelta di vita o inutile rischio di morte? Perché arrampico? Perché amo la vita e arrampicare è arte di vivere. Non cerco emozioni speciali o conquiste sensazionali, ma semplicemente mi sento albero e come l’albero continuo a salire sempre più in alto alla ricerca del sole, del sole che è fonte di vita. Anche se mai potrò raggiungerlo, sempre guarderò e camminerò verso di lui, imparando dalle albe e dai tramonti, meditando sul passato, sul presente e sul futuro, crescendo insieme all’energia ch’esso m’infonde. E così insegnerò, come l’albero insegna ai rami a fare nuovi rami e a questi a fare i frutti, frutti che produrranno il seme generatore di nuova vita. L’arrampicata è da sempre una delle discipline legate alla montagna che riscuote un grande interesse anche tra le persone che non praticano questa attività. Gli arrampicatori, strani personaggi, carichi di aggeggi colorati e tintinnanti, vengono osservati con un misto tra timore, divertimento e curiosità dagli altri frequentatori della montagna estiva. Il luogo comune più grande è che sia una attività da “fuori di testa” o da spericolati con “nervi tesi e muscoli d’acciaio”. In realtà questa disciplina può essere praticata a qualsiasi livello e chiunque può avvicinarsi all’arrampicata se accompagnati da persone esperte, utilizzando i mezzi di protezione individuali (casco, imbracatura, etc.), le tecniche di progressione adatte e soprattutto una buona dose di prudenza e buon senso. Negli ultimi anni oltre alle vie di più tiri in montagna, che necessitano di una certa esperienza e un allenamento mentale alla chiodatura “lunga” e all’ambiente severo, sono nate una serie di discipline indipendenti che un tempo venivano considerate come propedeutiche e allenanti per le vie più impegnative: il boulder, popolarissimo tra i giovani, che consiste nel salire slegati massi di altezza non superiore ai 4-5 m, l’arrampicata sportiva in falesia (pareti di roccia) o su strutture artificiali, che grazie ad un allenamento costante permette di salire vie brevi, ma di difficoltà estrema annullando o quasi il fattore di rischio. In ogni caso il bello di arrampicare è che ognuno può farlo secondo le sue possibilità e dopo una giornata in verticale ciascuno sente a suo modo di aver realizzato la sua piccola personalissima impresa. Quale via suggerire all'alpinismo del futuro? Cos'è ancora possibile fare? La risposta a Reinhold Messner: "Sono molto contento che l'alpinismo non sia ancora fatto. Io ho fatto il mio alpinismo, Walter Bonatti ha fatto il suo alpinismo... Però per la prossima generazione l'alpinismo è ancora da fare. Quello che sarà l'alpinismo del futuro non è espresso attraverso la parete o la cima o gli ottomila metri. Esiste esclusivamente attraverso la nostra fantasia: noi diamo alla parete, alla cresta, allo strapiombo, all'alta quota quello che è il valore che vogliamo poi affrontare. È sempre una questione nostra. La montagna in sé non dice niente, finché l'uomo non si avvicina. La montagna diventa soltanto difficile, faticosa, pericolosa, se noi ci avviciniamo. È una questione esclusivamente del come ci avviciniamo, per vedere poi alla fine chi ha fatto storia, chi è stato d'avanguardia. Per le prossime generazioni l'alpinismo sarà ancora da fare. Avvicinandoci alle montagne, noi inventiamo quello che è l'alpinismo del futuro. Non è fatto niente, tutto è ancora da fare". …L'alpinismo deve ritornare alla montagna, anzi andare alla montagna per ripartire dalla montagna più di quanto non abbia già fatto sinora. Ed è sicuramente propria allo spirito alpinistico anche questa ricerca e sfida. Ma alla montagna non deve soltanto tornare l'alpinismo, bensì in generale l'uomo, se vuole ancora darsi la possibilità, forse quella estrema, di aprire una via al futuro abitare, esistendo pacificamente teso fra terra e cielo”. Maurizio Arosio In viaggio attraverso Australia & Asia: un’esperienza di vita “Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite.” Mark Twain Dopo che mi venne diagnosticato già in età preadolescenziale il gene dell’avventura da mio padre nei nostri continui viaggi per il globo, non potevo esimermi da creare qualcosa di tutto mio, il mio viaggio, la mia personale esperienza di vita. L’occasione mi venne al termine del mio percorso di studi, una volta conseguita la laurea infatti volevo che quel gap tra scuola e lavoro fosse qualcosa di più di una mera ricerca di un posto fisso e così partii per quello che qualcuno chiamò l’anno sabbatico. Destinazione Australia. Perché l’Australia? La terra dei canguri è da tempo meta di giovani viaggiatori da tutto il mondo, la Visa Working Holiday (uno speciale visto per cittadini europei che consente di lavorare e soggiornare legalmente per un anno) e la bellezza di un posto così selvaggio, ricco e suggestivo la rende una terra molto ambita e facilmente visitabile per via dei numerosi ostelli e servizi per viaggiatori (chiamati da loro ‘backpackers’). L’arrivo fu tutt’altro che semplice, senza riferimenti e appoggi in una metropoli come Sydney alla ricerca del lavoro con una conoscenza scolastica dell’inglese (oltre ad un’altra esperienza di un mese e mezzo nella viva Londra) rendevano abbastanza difficile la ‘job hunting’ (caccia al lavoro). Ebbi comunque qualche breve ingaggio tra cui una memorabile incomprensione sulle Blue Mountain dove mi avrebbero voluto far coprire il ruolo di chef in un ristorante senza sapere che io chef non ero. Ne derivarono situazioni tragicomiche che potrebbero essere degne di una barzelletta. Dopo tre settimane lavorativamente fallimentari, ma spensierate e divertenti in una splendida Sydney, trovai un posto in una farm (fattoria) nel Queensland (stato del nord-est) e in 24 ore di bus raggiunsi l’agognata meta, la cittadina di Bundaberg. In Australia c’è infatti una forte richiesta di manodopera nelle fattorie, specialmente nella raccolta di frutta e nell’allevamento, la paga e l’orario dipende comunque dal periodo e dal datore di lavoro. In questa mia prima esperienza la mansione principale era di raccogliere pomodori. Eravamo in un ‘working hostel’, un ostello dove ogni mattina (verso le 4) un bus ci raccoglieva e ci portava nei campi a lavorare in qualsiasi condizione meteorologica. La paga non era delle migliori ed il simpatico capo turco che inveiva a mo’ di dittatore contro i lavoratori creò ben presto una ribellione che si concluse con una denuncia alle autorità e alla fuga dello stesso datore di lavoro. Qui’ conobbi varie persone con cui strinsi forti legami, indelebili nella memoria resteranno le ultime feste in quell’ostello e in città, prima che, con i pochi soldi guadagnati, partissi di nuovo verso sud, con direzione finale Melbourne. La East-Coast contiene dei paesaggi unici nel loro genere, partendo dalle grandi città, come Brisbane, dove raggiunsi due amici, per arrivare a città di mare tipicamente australiane e surfiste come Surfers Paradise. Tra le altre esperienze particolarmente degna di nota è quella a Fraser Island, un safari di tre giorni su un’isola completamente sabbiosa (la più grande isola di sabbia del mondo). Anche qui’ tutto venne organizzato in ostello, 15 ragazzi, 3 gip e materiale d’accampamento stile militare. Quell’isola era proprio un paradiso, tra i laghi e le spiagge incredibili tra cui annovero il lago McKenzie come uno dei posti più belli da me mai visti. La notte mentre si festeggiava intorno al fuoco in riva al mare si potevano sentire i Dingo (cani selvaggi carnivori) che si aggiravano intorno al campeggio, così come ci aveva messo in guardia il ranger la sera prima. Dopo Fraser Island giù verso Byron Bay, un vero e proprio paradiso per il mondo del surf, vicino alla piccola Nimbin, un caratteristico paesino hippy nella jungla che risponde solo alle proprie leggi. Infine passando anche per la sempreverde capitale Canberra arrivai a Melbourne. Melbourne città dei sogni, posso ancora con nostalgia percepirne la magia e il sapore. In poco tempo ebbi due lavori, uno in cui consegnavo le pagine gialle da lunedì a venerdì, e l’altro nei weekend (ma non sempre) come cameriere in un ristorante. Saltuariamente facevo anche il giardiniere. Qui in ostello si venne a creare una compagnia che comprendeva giovani da tutto il mondo, provai la vita di una città che offre tutto, dai casinò sfarzosi alle feste in casa sullo stesso stile americano. Feci pure la morosa australiana e le cose non potevano andare meglio, mi sentivo vivo come non mai e credevo che quella sensazione di grandezza non sarebbe mai più finita, sebbene in cuor mio sapevo che sarei tornato, credevo che quello che stavo vivendo non si sarebbe più cancellato e, pur se passato, al ritorno alla normale vita di paese sarebbe rimasto dentro di me e non solo come ricordo. Con le pagine gialle cominciammo a fare anche trasferte, che oltre al lavoro erano praticamente delle vacanze, eravamo infatti diventati tutti grande amici (amici che recentemente ho raggiunto e rivisto in una vacanza in Irlanda) e qualcosa la inventavamo sempre. Non si può non ricordare la volta che per un falso incendio abbiamo fatto mobilitare 4 camionette dei pompieri fuori dall’ostello ed evacuare il pub sotto di noi, tutto per le capacità culinarie del nostro amico scozzese Mark (R.I.P.), purtroppo deceduto solo qualche settimana fa’. Nello stesso periodo vennero in visita a Melbourne anche i miei cari. Dopo sei mesi lontano da casa ovviamente cominciavano a sentire la mia mancanza. Con il babbo e la mamma feci una settimana al nord e visitai Darwin, con le sue paludi abitate dai coccodrilli e il Red Centre, ovvero il deserto centrale con i parchi di Uluru National Park, Kings Canion e la citta’ desertica di Alice Spring. Posti abitati da aborigeni, terre selvagge e tipicamente australiane. Tornammo in seguito a Melbourne dove ripresi il lavoro mentre i genitori continuarono il loro viaggio fino a Sydney. Al ritorno il mio lavoro nelle pagine gialle non consentiva più nel consegnare le stesse ma era diventato un lavoro burocratico in ufficio. Cominciai a partorire l’idea che era giunto il momento di andarsene e dopo un paio di ore in biblioteca trovai un passaggio con due ragazze irlandesi con le quali, con una grande e polverosa gip, ci siamo lanciati per una settimana e mezzo nella traversata del deserto fino a Perth, mia prossima meta. “On the road again”, tra lunghe distese rosse e strade senza fine si scherzava a parlare dei problemi di una vita così lontana e dei sogni di un futuro incerto ma ottimista. Campeggiando nel deserto con una tenda furbescamente comprata e rivenduta agli stessi soldi alla fine del viaggio attraversammo la Great Ocean Road, passammo per Adelaide, superammo le distese del Nullarbor fino ad Albany per risalire fino alla solare Perth. Qui’ trovai lavoro in un ristorante il giorno successivo al mio arrivo, ma mi occupava solo per i finesettimana, così mi lanciai nel mondo dell’edilizia come muratore; ma non riuscivo a gustarmi a fondo Perth, non era la Melbourne che avevo vissuto e cominciavo a volere qualcos’altro. Per caso incontrai nella strada principale di Perth un amico conosciuto a Melbourne del quale non ricordavo nemmeno il nome, sembrava abbastanza felice di vedermi per alcune simpatiche avventure sentite su di me. Mi disse che stava andando in una farm nel Victoria a lavorare con le pecore e se ero interessato. La cosa mi piacque da subito e dopo aver sentito il datore di lavoro ero su un aereo pronto per questa nuova avventura. Ricordo il lavoro nella farm come una delle esperienze più belle della mia vita. Lavoravamo per una famiglia che ci dava vitto, alloggio e 250 dollari a settimana (in Australia è poco ma il lavoro ci piaceva). Dopo essere stati addestrati dovevamo tenere un numero massivo di pecore, c’erano vari paddock, suddivisi per ognuno di noi. Eravamo in 4, due italiani, un olandese e un coreano e con le motocross, il quattro ruote o il pick-up dovevamo controllare le pecore, vaccinarle, aiutarle a partorire, targare gli agnelli e tagliarli la coda, ogni tanto catturare i fuggitivi e curare il ranch. Vita da cowboy, ricordo lanci dalle moto per afferrare agnelli velocissimi, o nel periodo delle piogge le guerre con il trattore per cercare di tirar fuori i quattro ruote dalla melma, nella quale una volta ci finii dopo un volo di diversi metri uscendone fortunatamente indenne. Avevamo imparato un lavoro e i boss andavano in vacanza lasciandoci il possesso della sconfinata farm. Ogni venerdì ci radunavamo in una casetta di legno in cima ad una collina con altri pastori australiani dalle “How many roads must a man walk down, before you call him a man? How dimensioni mastodontiche. Raggiungevamo la many seas must the white dove sail, before she sleeps in the sand?” Bob location con una Volvo degli anni 50, una macchina Dylan storica che richiedeva un quarto d’ora per l’accensione e che aveva l’aria di uscire da uno di quei film americani in bianco e nero. Una sera ci perdemmo nell’outback australiano, dopo svariati km la benzina stava per finire, la rete ovviamente non c’era e la prospettiva di dormire in mezzo al nulla in macchina era sempre più vicina. Fino a quando vedemmo delle luci ed arrivammo in una cittadina deserta quasi inquieta e tenebra. Nel freddo della notte vedemmo un folle a mezze maniche in mezzo alla strada, ebbene fu il nostro salvatore. Era il proprietario della pompa della benzina, ci fece il pieno e ci diede una mappa per rientrare. E così fummo salvati da uno sbronzo. Finita la stagione delle nascite degli agnelli il nostro compito era giunto al termine e ringraziando per l’esperienza (ma scontrandoci per certi aspetti salariali con il datore di lavoro) lasciammo la farm. Il mio programma era in primis la vicina Melbourne per il giusto week-end di libertà (in farm infatti lavoravamo 7 giorni su 7) per poi proseguire fino a Sydney dove avrei rincontrato alcuni amici della vecchia Bundaberg. Nella testa cominciavano a venirmi idee sul dopo Australia, ero tentato dalla Nuova Zelanda così come lo ero dall’Asia che risultava più accessibile economicamente e più diversa culturalmente dal mondo che finora avevo visitato. Il mio rientro a Sydney fu particolare. Il tempo era volato, avevo vissuto vite diverse, conosciuto tanta gente e in quel diario di bordo della mia mente c’erano già allora pensieri e ricordi che sarebbero rimasti indelebili per sempre. Arrivai il sabato sera in quella che è una delle città più giovani del mondo. Subito raggiunsi un mio amico ed in seguito feci la conoscenza della sua compagnia, quel gruppo che sarebbe diventato mio compagno di avventure in seguito. Con loro come aggancio e con il bagaglio dell’esperienza maturata la nuova Sydney non era più così difficile. I primi giorni furono festosi, dilapidai gli incassi della farm in tempi record, ero nella città dei balocchi, grandi feste ed eccessi per un periodo diciamo abbastanza “rock n’ roll” e una vita da mare come vuole l’Aussie Style. Successivamente trovai un lavoro nelle demolizioni e ricostruzioni. Il nostro compito era distruggere vecchi uffici o appartamenti per poi ricostruirli. Mi specializzai così nella controsoffittatura, lavoro che avrei potuto continuare a tempo indeterminato. Intanto organizzai la prossima meta, il sud est-asiatico. Qualche mio amico era già partito, le sue storie e voci che ne arrivarono erano richiami a cui non potevo resistere. Avevo solo bisogno di racimolare l’ultima buona dose di spiccioli che mi consentisse di sostenere i costi, seppur bassi, del continente asiatico. Trovai l’offerta. Tre settimane intense di lavoro a Newcastle come autista di furgoni addetti alla consegna di pacchi di natale, pagate fior di quattrini, e non mi feci scappare l’occasione. Lavorai in squadra con un tedesco e insieme facemmo un record di consegne giornaliere, anche se questo mi costò una multa di 250 dollari per eccesso di velocità… Per motivi tecnici e tempistici comunque feci solo due settimane e dovetti inventare una scusante per andarmene (scusante abbastanza ridicola e buffa ma forzata). Tornai a Sydney, dove festeggiai l’ultimo giorno nella folle, giovane e bellissima Australia con i miei amici e in men che non si dica ero già sul volo per Bangkok, Thailandia. 11 mesi erano passati da quando vidi il nuovo continente per la prima volta, ora avevo nuovi occhi, le difficoltà mi avevano reso più forte, l’esperienza mi aveva dato la conoscenza e la felicità, felicità che si abbraccia alla tristezza e malinconia per il periodo che si chiude e non tornerà, ma che rimane sempre viva nel ricordo. Dicono che non sono le persone che fanno i viaggi, ma sono i viaggi che fanno le persone, e oltre ai ricordi di un sogno che si affievoliscono col tempo rimane indelebile nel proprio io ciò che il viaggio, le persone e le situazioni vissute hanno costruito. Ma ero comunque di nuovo in partenza per un nuovo mondo, nel continuum e nell’eterna coincidenza tra fine ed inizio. Ritengo che partire é la più bella, difficile e coraggiosa di tutte le azioni. Una gioia per colui che sa cogliere il valore della libertà. Essere soli, senza obblighi particolari, sconosciuti, stranieri e tuttavia sentirsi a casa ovunque, e partire alla conquista del mondo… I veri viaggiatori come nuvole cambiano direzione seguendo il vento, partono quando vogliono per dove vogliono, anche solo per sentire la felicità nell’andare in un posto mai visto a fare cose mai fatte, senza avere altre particolari motivazioni, ma spinti da uno spirito avventuriero che ci si sente dentro. Arrivato in Thailandia dovevo raggiungere subito gli amici a Koh Phangan, una fantastica isola dove tutte le volte che c’è la luna piena si svolge il “full moon party”, una festa sulla spiaggia che vede riunite migliaia di persone da tutto il mondo. Fu un viaggio record, la festa era domenica ed io ero arrivato sabato notte a Bangkok. Presi il primo volo per Phuket, corsi a prendere un taxi per la east-side e presi il battello per l’isola. Sul battello conobbi un gruppo di giovani italiani che andavano a soggiornare da una nativa famiglia thailandese sull’isola. Mi accolsero e mi aggregai per quella che fu una delle più belle feste della mia vita. In seguito raggiunsi i miei amici storici (conosciuti in Australia) prima a Phuket e poi a PhiPhi Island, l’isola del famoso film “the beach”, e qui combinammo ancora qualche 48 in nome di un’amicizia ormai consolidata. Il loro viaggio però era al termine e presto mi separai. Viaggiare in Asia era completamente diverso dall’Australia. Bus scomodi su strade tortuose guidati da pazzi che cercavano di spennarti tutto quello che avevi ti costringeva a stare sempre all’erta. Il piano era raggiungere un’altra compagnia di amici conosciuti in Australia nello stato del Laos. Prima di questo però feci tappa a nord della Thailandia, a Chiang Mai dove visitai qualche antico tempio e il centro di una cittadina molto caratteristica. Li feci pure rafting su un fiume, andai con un elefante, accarezzai una tigre e discesi un fiume con le canne di bambù. La sera stessa però cominciò la mia battaglia con uno strano malore. Dopo aver mangiato del pollo cominciai a vomitare, mi salì la febbre e in un attimo mi sentivo incredibilmente male. In questo caso mi venne in mente la notizia di un turista trovato morto 2 giorni prima a Bangkok nella sua stanza. La cosa andò peggiorando, fino a quando riuscii a trascinarmi in farmacia. La farmacista è stata utile come un ninnolo in un deserto, preoccupata che il mio male fosse contagioso mi stette a distanza e mi rifilò 2 pastiglie che peggiorarono decisamente la già critica situazione. Dopo una notte da incubo tormentata da sogni e ricordi nebbiosi mi sveglia senza miglioramenti. Avevo già prenotato il viaggio per il Laos ed andava fatto. Il mio zaino non fu mai così pesante, mi diressi al bus e viaggiai tutta la giornata senza toccare cibo. Alla frontiera del Laos successe un’altra cosa interessante, della serie i guai vengono tutti insieme. Usciti dalla Thailandia ed in coda per entrare nel Laos mi resi conto che i soldi presenti nel portafoglio non erano sufficienti a pagare il visto per il nuovo stato. Andai quindi all’unico bancomat presente e con vivo stupore mi accorsi che era fuori servizio. Le cose stavano così, avevo un pullman che partiva al di la della frontiera in 10 minuti e non avevo i soldi per entrare né in Laos né in Thailandia, era quasi sera ed ero nei guai per una falla nel sistema del bancomat, ma alla sicurezza non sembrava importare, volevano i soldi e li volevano in contanti. Fortunatamente sull’autobus avevo avuto modo di scambiare due parole con una simpatica australiana a cui raccontare le mie esperienze e fece quello che nessun viaggiatore fa con nessun altro da nessun parte, mi prestò i soldi. La ritrovai qualche giorno dopo a Vang Vieng e glieli restituii. Comunque ero nel Laos e stavo ancora malissimo, il giorno successivo andai nuovamente in una farmacia, che essendo in uno degli stati più poveri del mondo, somigliava ad una bancarella. La farmacista, ancora più utile della precedente, mi respinse dicendomi che mi ero drogato quella mattina, gli raccontai cosa era successo, ma non mi credette, gli chiesi se c’era un ospedale ma non rispose. Tra l’altro per risparmiare non avevo fatto nessun tipo di assicurazione e vaccino anche se non penso sarebbe cambiato qualcosa. Salutandola gentilmente con un gesto internazionale tornai in branda. Ormai era due giorni che non mangiavo, qualsiasi cosa provassi a mangiare prendeva immediatamente la strada del ritorno. L’unica cosa che potevo fare era dormire, da solo in un paese poverissimo e sperare di star meglio. Così fortunatamente andò, il giorno dopo riuscii a mangiare qualcosa e carico dalla nuova linfa che scorreva in me raggiunsi i miei amici in quello che si chiama “the Tubing”: un fiume che attraversa la città di Vang Vieng, e che i giovani backpackers scorrono con delle ciambelle e lungo il percorso ci sono vari bar che offrono free-whiskey e delle carrucole dove ci si può arrampicare e “Le nostre valigie erano di nuovo ammucchiate sul tuffarsi nel fiume in mezzo alle rocce da spaventose altezze a ritmo di marciapiede; avevamo molta strada da fare. Ma non musica (se chiedete : non è pericoloso? Vi rispondo che ogni anno importava, la strada è la vita.” Jack Kerouac qualcuno muore). In seguito lasciai anche questi miei amici che avevano avuto qualche problemino con la polizia locale e proseguii verso la capitale Vientiane. Nel viaggio di questo Laos povero e sotto dittatura comunista noleggiando scooter e prendendo pullman conobbi un americano di New Orleans che diventò il mio nuovo compagno di viaggio. Insieme dopo qualche peripezia nella capitale partimmo in volo per la Cambogia, paese ricoperto di mine antiuomo proprio seminate dai padri americani dei viaggiatori d’oggi. La “Cambodia” ha veramente un fascino particolare, dai resti della civiltà Khmer, una delle più antiche, con i famosi templi di Angkor Wat e di Siem Reap, sino alla caotica capitale di Phnom Penh. Tutto questo lo rende uno stato veramente da scoprire. Un giorno anche l’americano si ammalò (conosco infatti poca gente che qui non ha problemi di stomaco) e continuai il mio percorso da solo. Conobbi due australiane e una olandese nel mio viaggio di rientro a Bangkok e mi regalarono le ultime fantastiche notti lontano da casa. Il tutto finì in un rush, il giorno del rientro con una corsa contro il tempo presi quel volo che, dopo uno scalo a Dubai, mi avrebbe riportato a casa, a Onore. Lontano dalle folli serate di Sydney, lontano da Bundaberg e la East-coast, lontano dalla vita di Melbourne o dal deserto rosso del Red-Centre, lontano dall’Asia, lontano dall’isola che non c’è e lontano dal paese delle meraviglie. Ma come in tutti casi vedevo questa fine come un inizio, non sapevo a cosa andavo incontro, cosa avrei fatto dopo e dove sarei stato ma ero certo che con quello spirito libero ed indomito avrei cercato felicità ovunque facendo qualsiasi cosa. E poi diciamo che il paesino di cui avevo tanto parlato a persone di altri mondi un po’ mi mancava, era qualcosa di completamente diverso da tutto quello che avevo visto e volevo riviverlo al meglio. Tornai il dicembre scorso, quando il paese era completamente coperto dalla neve. I ricordi di un anno di vita in viaggio così intenso non sono certo riassumibili in poche parole; cominciai a lavorare, a fare il mio lavoro, quello che mi piace, la mia scelta, e posso assicurare che dopo aver provato diversi tipi di lavoro, in certi casi sottopagati e sfruttati, tutto mi sembra più semplice qui a casa. Credo sempre nel viaggio, quando posso parto a modo mio e, se pure per un periodo di tempo limitato, lo faccio da viaggiatore e non da turista. Penso che certe cose, se tenute vive contribuiscono ad aprire la mente e qualsiasi cosa mi riservi il futuro conserverò questa voglia di vedere ed imparare cose nuove, questa voglia di mettermi in gioco e di vivere qualsiasi aspetto della vita come una nuova esperienza ed una nuova sfida, ogni volta che finirà qualcosa ne inizierà un’altra e tutto ciò che non mi uccide mi renderà più forte... Spero di non smettere mai di sognare perché la tenacia, la voglia e la caparbietà conducono alla meta, non dando mai niente per scontato e deciso: il viaggio può essere deviato o modificato in qualsiasi momento nei modi più assurdi che esistono. Si viaggia verso qualcosa ma non si scappa mai da quello che si ha, perché in qualunque luogo lo si ritroverebbe, sarebbe una fuga o semplicemente vagabondaggio; se non si ha la felicità dentro non la si troverà da nessuna parte, ma se siete quelli che colgono l’attimo e riescono a gioire di quello che hanno allora c’è un mondo che è tutto una giostra, non si deve fare altro che uscire e spiegare le ali. Il passo più difficile è sempre il primo ma teniamo sempre presente che quello che darà veramente valore al viaggio sarà la gente con cui lo si condividerà, loro creeranno qualcosa intorno a voi e persino una persona con la quale vi sarà solo uno scambio occasionale di parole può rivoluzionare l’intero percorso. La felicità deve essere condivisa…buon viaggio a tutti!!!! SCHIAVI ETTORE Tutto il pathos e tutta l’ironia del lasciarsi la giovinezza alle spalle è implicito in ogni momento di felicità di un viaggio; ci si rende conto che non si possono riavere le prime gioie, e il viaggiatore, quello saggio, impara a non cercare di ripetere i successi ma a trovarne altri in nuovi luoghi” Paul Fussell Settimana Ciclistica 16 – 24 Settembre 2011 Partecipanti: Mezzi di trasporto: Km totali in bici: Alessio – Aurelio – Domenico – Duilio – Enzo – Fonso – Leonardo – Lino – Memo due camper e 9 biciclette 484 Marche Quest’anno si va alla scoperta delle Marche, l’unica regione italiana con il nome al plurale. Sono una delle regioni più collinari d’Italia: le colline comprendono infatti il 69% del territorio e sono racchiuse dalla catena appenninica da un lato e dalla costa adriatica dall’altro. Il tratto più tipico del paesaggio marchigiano è proprio un susseguirsi di morbide onde caratterizzate da una spettacolare alternanza di colori, un mare quieto di dolci ondulazioni sulle cui sommità sono posizionati antichi borghi, insediamenti medievali ben protetti da solide cinte murarie, rocche e castelli che racchiudono, per conservare, il passato e consentono di vivere al di fuori del tempo, in una continuità che racchiude il passato, il presente e il futuro: una caratteristica difficile da trovare in altre regioni o città dove vi è ormai una frattura insanabile tra la storia e la vita odierna. Queste sono le Marche nelle quali ci siamo immersi e che abbiamo lentamente (la nostra velocità di crociera si va pian piano abbassando) sorseggiato e goduto. Sabato 17 Riccione - Parco Monte S. Bartolo – Pesaro – Gradara - Riccione Km 67 Dalle ormai conosciute spiagge dorate e vellutate della Romagna, ancora frequentate per un rimasuglio di caldo estivo che non se ne vuole andare, entriamo nelle Marche e ci tuffiamo in paesaggi più inusuali rispetto alle coste sabbiose percorrendo una suggestiva strada ricca di scorci e panorami mozzafiato che si snoda per più di 20 km da Gabicce Mare a Pesaro attraversando il Parco Regionale del Monte San Bartolo, lambendo pittoreschi paesi di pescatori come Casteldimezzo e Fiorenzuola di Focara: un vero paradiso per i ciclisti, qui presenti davvero…in massa. La strada godibilissima e gli scorci sull’Adriatico sottostante ci trasmettono subito una sana euforia. Che è destinata ad aumentare quando, dopo l’attraversamento di Pesaro, ci gustiamo il secondo … piatto forte del giorno, il Castello di Gradara. La rocca di Gradara e il suo borgo rappresentano una delle strutture medioevali meglio conservate d’Italia e le due cinte murarie che proteggono la fortezza, in gran parte costruita o ampliata dai Malatesta, la rendono anche una delle più imponenti. È qui che probabilmente ha avuto luogo la tragica storia d’amore tra Paolo e Francesca, narrata da Dante nella Divina Commedia. Un posto davvero incantevole. Da qui la compagnia si divide dandosi appuntamento a Senigallia: Duilio e Fonso la raggiungeranno in bici, il resto della truppa torna a Rimini a … levar le tende, per poi scendere in camper a Senigallia dove sentirà l’avventura, per fortuna senza gravi conseguenze, dell’incidente occorso a Fonso, investito da un auto pirata e scivolato sull’asfalto per diversi metri: gli è andata bene!!! Domenica 18 Senigallia - Mondavio – Corinaldo – Ostra– Senigallia Km 94 Ancora in un clima gradevolmente estivo entriamo nel cuore delle Marche ed iniziamo a sorseggiarne il nettare, il rosolio che ci inebrierà. Dopo un tratto nel fondovalle saliamo ad Orciano di Pesaro e dalla cresta della collina raggiungiamo Mondavio, un borgo medioevale che conobbe il dominio dei Malatesta, dei Piccolomini, dei Medici e dei Montefeltro, racchiuso in una cinta muraria e difeso da una poderosa rocca, con palazzi e chiese che conservano i segni di un passato glorioso. La rocca, fatta costruire tra il 1482 e il 1492 dai Della Rovere, è il principale monumento e simbolo di Mondavio ed è oggi sede del Museo di rievocazione storica e dell’armeria. Scendendo a valle e risalendo su altre creste arriviamo a Corinaldo, un’altra città medioevale che custodisce le mura tra le meglio conservate delle Marche, mura fortificate intervallate da portoni, bastioni e torri. Visitiamo il Santuario di Santa Maria Goretti, un breve giro tra le viuzze rese fumanti e assordanti da un raduno di moto e poi via, sempre più affamati, alla ricerca di una adeguata mangiatoia; troviamo sulla sommità di una collina un agriturismo, il ristorante Col Verde. Dopo d’aver verificato una volta di più che la serenità degli animi è direttamente proporzionale al riempimento dei corpi, ci dirigiamo ben appesantiti verso Ostra e da qui giù verso Senigallia dove arriviamo sfuggendo alle prime gocce della perturbazione ampiamente annunciata e prevista. Qui salutiamo l’amico Fonso che purtroppo, per problemi di lavoro, dovrà fare ritorno a casa. Lunedì 19 Trasferimento: Senigallia – Fermo – Cupra Marittima La perturbazione prevista è arrivata davvero, piove e non promette una buona giornata. Non ci resta che trasferirci in camper verso il sud delle Marche, non tralasciando una visita alla bella cittadina di Fermo. Arrivati al campeggio di Cupra ed approfittando di uno spiraglio di sereno ci sta pure una capatina in spiaggia, ma dopo un po’ si alza il vento ed il cielo si rifà nero respingendoci di nuovo in camper. Martedì 20 Cupra Marittima - Ripatransone - Offida - Grottammare – Cupra Marittima Km 57 L’aria è un po’ più frizzante ma il cielo è sereno e in comitiva sale l’ottimismo: forse la perturbazione è finita. In effetti si va verso ovest, verso l’azzurro, ma dal mare un muro di nero avanza pian piano e inesorabilmente… ci raggiungerà. Per ora ci accontentiamo di … soffrire lungo la strada che, da subito ripida dopo lo diventa anche di più: sale sù, sempre più sù, senza tregua e senza rispetto nei nostri confronti verso Ripatransone, il belvedere del Piceno, un paese ben conservato e curato che in pratica coincide con il borgo storico. Due chiacchiere con un operatore ecologico qui emigrato dall’Inghilterra e poi via di corsa ancora verso ovest, sospinti da quel cielo nero che ci incalza, ci pungola e ci spaventa con le prime gocce. Ancora discese ardite e faticose risalite ed eccoci a Offida. Bel colpo d’occhio nella piazza principale dove spicca la Chiesa della Collegiata, che ospita all’interno della cripta la ricostruzione della Grotta di Lourdes, il Palazzo Comunale, un elegante edificio risalente ai secoli XI-XII, che ha al suo interno il Teatro Serpente Aureo, un vero gioiello di concezione barocca. Ma il tempo peggiora, il cielo nero è passato dalle minacce ai fatti e ci inchioda all’interno dell’agriturismo La Fonte dove abbiamo consumato un buon pasto a un prezzo stracciato, da … record. Dopo aver atteso invano la fine della pioggia indossiamo l’impermeabile, o il sacco nero dell’immondizia chi non ce l’ha (che carini!!!), e ritorniamo a Cupra Marittima passando per Grottammare. Mercoledì 21 Porto Recanati - Numana - Sirolo - Portonovo- Ancona – Porto Recanati Km 58 Tappa dedicata al Parco regionale del Monte Conero (572 m). Accompagnati dal ritorno del sole, anche se le temperature non sono più quelle dei primi giorni, costeggiamo il lungo litorale di Marcelli di Numana, ricco di attrezzature sportive e ristoranti e poi incominciamo a salire fino a Sirolo, splendido paesino medioevale fra il verde del monte e il blu del mare, considerato una perla dell'adriatico per la sua posizione e per gli scorci ed il panorama che offre. Da qui salendo ancora ci addentriamo nella verde macchia del parco per poi piombare direttamente alla spiaggia di Portonovo lungo una ripidissima discesa. Portonovo è immerso in un contesto naturale ancora intatto, laddove la macchia mediterranea arriva a toccare l'acqua cristallina del mare. Qui ci fermiamo per un bel pranzetto e poi risaliamo la dura china e raggiungiamo Ancona. Ritorniamo al campeggio quando ormai il sole è grande e rosso all’orizzonte. Giovedì 22 P. Recanati -Loreto-Castelfidardo-Osimo-Filottrano-Recanati- P. Recanati Km 97 Altra tappa nel cuore tipico delle Marche, colline a perdita d’occhio e stupendi borghi medievali. Iniziamo dal Santuario di Loreto per far visita alla celebre Casa della Madonna, casa dove lei viveva a Nazaret. Al di là della leggenda che la dipingeva trasferita in Italia dagli Angeli, in realtà gli storici, che confermano e attestano l’autenticità di questa preziosa reliquia, raccontano che fu portata a Loreto dopo la caduta del regno dei crociati in Terra Santa. Lasciamo Loreto e saliamo verso Castelfidardo, famosa in tutto il mondo per le fabbriche di fisarmoniche e pianole, e terreno di una storica battaglia nel 1860 tra l’esercito piemontese e pontificio. Da qui, sempre in quota, arriviamo ad Osimo, un autentico poggio alla cui sommità vi è il Duomo ed il centro storico dove incontriamo la maestra Luisa, che scopriamo essere una nostra fan e assidua lettrice dei nostri resoconti(ciao Luisa!). E poi ancora sù e giù, in un panorama dolce, luminoso, rasserenante, aperto, vario, sorprendentemente accattivante che ci manda davvero in un brodo di giuggiole, … giuggiole che ora per noi diventano realtà, perché alla Taverna dell’Arco di Filottrano, insieme ad un prelibato e ristoratore pranzo, mangiamo, per molti per la prima volta, le giuggiole, frutti che assomigliano a grosse olive, rosso/marrone scuro con una polpa verde soda e compatta, di sapore gradevolmente acidulo. Ben rifocillati ci rituffiamo nelle Marche e arriviamo a Recanati, la patria di Leopardi, forse il maggior poeta dell’ottocento per la profondità della sua riflessione sull'esistenza e sulla condizione umana, e qui viviamo l’emozione di guardare la torre antica, da cui il passero solitario alla campagna andando cantava e romito in disparte incapace di coltivare amore e amicizia, come il poeta, trapassava del giorno e della vita il più bel fiore; il colle e la siepe, da dove in sovrumani silenzi e profondissima quiete respirava l’infinito ed in quell’immensità dolcemente naufragava, la piazzetta del villaggio, dove con il cuore pieno di speme e di gioia si godeva il più gradito giorno, prima di tornare al pensiero del travaglio usato e alla tristezza e noia che le ore del diman avrebbero recato; la casa di Silvia, dove si respiravano i pensieri soavi, le speranze e gli amori, la lietezza del salire il limitar di gioventù con la natura che tanto promette ma non sempre rende ai figli suoi. E dopo questo volo nella vita e nella filosofia del Leopardi un altro volo (9 Km di discesa) verso Porto Recanati in gara con il sole che prima di noi vuole tuffarsi dietro i colli marchigiani. Venerdì 23 P. Recanati-Potenza Picena-Montelupone-Macerata-Abb. Fiastra - P. Recanati Km 111 E’ l’ultima tappa e si rivelerà anche la più lunga e l’unica che, nella seconda parte, scorrerà completamente in pianura. Ma si inizia ancora a salire, prima verso Potenza Picena e poi, rimanendo in quota, fino a Montelupone, un borgo ricco di storia e arte, con il centro storico posto sulla cima di una rotondeggiante collina che conserva belle mura, torri di avvistamento di varia fattura e diverse porte di accesso. Ancora qualche collina fino a Macerata, di cui attraversiamo il centro, e poi giù verso l’abbazia di Fiastra , una monumentale costruzione cistercense inserita in uno splendida riserva naturale agreste ricca di boschi e corsi d’acqua. Dopo la doverosa visita e la pausa pranzo non ci resta che tornare verso Porto Recanati, facendo due brevi soste a due splendidi gioiellini dell’architettura romanica: la chiesa di San Claudio al Chienti, una importante ed antica testimonianza dell'architettura romanica nelle Marche, ancora integra nella sua conformazione originaria ed inserita in un paesaggio ancora intatto, e la Chiesa di S.Maria a Pie' di Chienti esistente già dal 936, che presenta elementi e caratteri architettonici talmente singolari (tre navate, due piani, le colonne e la volta della cripta) da poter essere collocata tra i monumenti religiosi più interessanti d'Italia; entrarvi è come entrare nella macchina del tempo per essere catapultati indietro di mille anni: emozionante. Sabato 24 Ancora una volta è finita una settimana splendida. Ciao Marche, regione splendida, ci hai stregato. Le tante salite lungo i tuoi colli e verso i tuoi eterni borghi ci han fatto faticare e sudare, ma ora ne abbiamo compreso il motivo: hai voluto rallentare il nostro cammino, a volte frenetico e disattento. Tu volevi che ti guardassimo e per questo ci hai frenato, rallentato, ci hai obbligati a guardarti … eri certa che ci saremmo innamorati di te. Memo and the bikers Tratto da “Il giorno” di mercoledì 19 ottobre 2011 “Ero pastore ma tra le nuvole è più bello” Chi sono gli acrobati della Torre Garibaldi Gli operai della Se.Val. hanno montato il pennone sull'edificio più alto d'Italia. Quelli della Se.Val. sono ancora lì, in cima alla Torre Garibaldi: sono stati proprio loro, sabato scorso, a innalzarlo fino a quota 230 con una guglia in acciaio. “E' più pericoloso stare su un ponteggio dei muratori a dieci metri che sulla Spire a duecento”. Non ha dubbi Luca Schiavi quando ci parla al telefono dalla cima del palazzo più alto d'Italia: 46 anni, di cui 24 passati sui tralicci realizzati dalla Se.Val. di Colico, l'azienda che ha assemblato il pennone del Cesar Pelli. “Ho provato anche a fare il pastore e l'autotrasportatore – racconta - ma questo lavoro è il più bello: devi iniziare da giovane però, altrimenti si rischia il panico”. Corde e moschettoni sempre pronti, attenzione nei movimenti, ma per chi lavora sui tralicci la sicurezza non sembra essere un problema, come spiega Massimiliano Mariotti, il caposquadra del gruppo Se.Val.: “Faccio questo mestiere da oltre Luca Schiavi (il secondo in alto da sinistra) insieme ai vent'anni e siamo sempre legati. Per la Se.Val. la sicurezza è una suoi compagni di lavoro. priorità naturalmente, ma per noi, oltre che questione di vita o di morte, essere sempre legati vuol dire poter lavorare: se non fossimo legati dovremmo stare appesi per le braccia senza poter far nulla”. Posizionare la Spire a oltre 200 metri è stata per tutti una grande emozione: “Lavorare sui tralicci – spiega Massimiliano Raviscioni - ti abitua all'altezza, per cui 30 metri o 200 non cambia molto, ma raggiungere il punto più alto del grattacielo più alto d'Italia è emozionante, qualcosa da raccontare ai figli: i miei mi hanno visto in televisione e per tutti è stata una cosa grande”. Certamente, in famiglia non manca un po' d'apprensione: “Non sanno come si lavora sui tralicci - prosegue Schiavi – quindi mia moglie non è molto contenta di vedermi a quelle altezze. Poi stare qui sulla Spire e vedere Milano dall'alto è bellissimo: ti senti in cima al mondo”. I sei operai della Se.Val., tra cui Mauro Pedroncelli, Mario Siciliano e Angel Quispe, sanno di aver realizzato qualcosa di eccezionale, appesi lassù sotto le pale dell'elicottero che ha portato in quota i pezzi di guglia: “La percezione vera – riflette Mariotti – l'abbiamo avuta solo a lavoro finito quando siamo scesi a terra e siamo stati accolti dagli applausi e dai complimenti della gente. In vent'anni ho costruito tanti tralicci ma quando scendevo nessuno mi applaudiva”. Ora che le telecamere non sono più sotto il grattacielo gli operai funanboli continuano gli interventi per costruire la torre. Lontani dal clamore, operano per concludere la Spire che illuminata dall'impianto progettato dalla We Led sarà ancora più bella. Accade in Comune Lavori in corso Nel corso di quest’ultimo anno la nostra amministrazione si è adoperata e si sta impegnando nell’attuazione di opere di ampiamento e di miglioramento del nostro paese. Già quest’estate sono stati appaltati i lavori di modifica delle reti fognarie e dell’acquedotto che interferivano con i lavori previsti per la nuova lottizzazione chiamata “Glerù”. Questi lavori si sono resi necessari in quanto negli anni in cui era stato realizzato il pozzo di pescaggio dell’acqua e il depuratore a servizio sia di Onore che di Castione della Presolana ne erano state interrate le linee principali di collettamento attraversando in maniera rettilinea i terreni posti dietro il cimitero senza curarsi del fatto che negli anni successivi queste aree sarebbero state oggetto di nuove edificazioni. L’amministrazione, in accordo con i proprietari lottizzanti, si è assunta parte degli oneri economici al fine di preparare i terreni alle opere di urbanizzazione che attualmente i lottizzanti stanno eseguendo. Alla fine dell’estate abbiamo approvato la realizzazione di un impianto fotovoltaico contando in una produzione di energia elettrica pari a 14 kW ritenuti sufficienti all’ottimale sfruttamento e consumo dell’intero nuovo Centro Polivalente. Nel mese di novembre, appaltati i lavori ad una ditta specializzata nel settore, si sono conclusi i lavori di installazione seguiti con l’allaccio alla rete elettrica nazionale che ci consente di ricevere gli incentivi statali previsti nel cosiddetto “Quarto conto energia”. L’impianto ora a servizio di tutte le strutture comunali presenti quali il municipio, la biblioteca, il centro sociale, la sala associazioni, gli ambulatori si aggiunge all’impianto già installato nel 2009 sulla copertura della scuola primaria permettendoci sicuramente di ottenere, per le nostre strutture pubbliche, un notevole risparmio economico ed ambientale da ora ed in futuro. L’ufficio opere pubbliche presso l’Unione Comuni Presolana sta predisponendo il progetto esecutivo per la realizzazione del nuovo tratto di percorso ciclopedonale da realizzarsi lungo la via Papa Giovanni XXIII° con la completa riqualificazione della via S. Rocco. Si tratta di un importante opera di messa in sicurezza del pedone lungo la “trafficata” via che entra nel centro del paese. E’ un opera che da diverso tempo aspettiamo dove, superate le difficoltà di reperimento delle aree e lo studio preliminare legato ad una richiesta di finanziamento europeo che purtroppo non si è conclusa positivamente, stiamo concludendo l’iter di progettazione a cui seguirà l’appalto dei lavori. Questo marciapiede che correrà a lato della via, prevede un piccolo allargamento della stessa, una pavimentazione in cubetti di porfido con una larghezza di circa mt.2 e la realizzazione di un attraversamento pedonale rialzato. Oltre a questo si rende necessario ripristinare il muro di contenimento a valle della strada che sale alla chiesa parrocchiale che versa in uno stato precario. A tale lavoro seguirà un rifacimento del manto bituminoso e la posa di nuovi punti d’illuminazione pubblica. Questi sono concreti impegni in un momento di grosse difficoltà economiche in cui versano le amministrazioni pubbliche soprattutto per i piccoli comuni montani. Abramo Tomasoni Vice Sindaco e Assessore al Territorio e Urbanistica Il Distretto del Commercio dell'Alta Val Seriana - Clusone Il Distretto del Commercio dell'Alta Val Seriana - Clusone è un'area in cui dieci comuni e le associazioni imprenditoriali del commercio collaborano per migliorare l'offerta commerciale, di servizi e di intrattenimento per i residenti, i frequentatori e i turisti. Il Distretto del Commercio Alta Val Seriana - Clusone ha ottenuto il cofinanziamento dalla Regione Lombardia nell'ambito del Progetto Strategico sui Distretti Del Commercio. Che cosa fa Sono obiettivi del Distretto del Commercio: la valorizzazione delle aree in cui opera il Commercio, unita alla riqualificazione delle singole unità commerciali; il miglioramento della viabilità e dei parcheggi; l'organizzazione di eventi e iniziative legate alle attività commerciali; la creazione e il potenziamento di servizi ai consumatori che frequentano il Distretto; la semplificazione delle procedure amministrative riguardanti il commercio; la misurazione dei risultati, per capire dove migliorare. Sviluppo locale, marketing territoriale e ruolo del commercio Un territorio può essere interpretato come un sistema costituito da un insieme di attori e di risorse, sede di attività e di relazioni collocato in uno spazio definito che ne determina anche alcune caratteristiche. Oltre che dalla dimensione spaziale, un territorio è caratterizzato anche da una dimensione temporale in considerazione del fatto che le sue componenti fondamentali (attori, risorse, attività, relazioni) si manifestano in modo dinamico. In quanto entità che evolve, il territorio può essere quindi considerato un "sistema vivente". fine ultimo di un territorio in quanto sistema vivente è la creazione, il mantenimento e il rafforzamento progressivo delle condizioni utili per evolvere in maniera fisiologica, vale a dire secondo quei principi di sviluppo sostenibile che sottolineano l'importanza di una gestione e di un utilizzo delle risorse che tenga conto sia delle necessità presenti che di quelle future. In quest'ottica la capacità competitiva di un sistema territoriale può essere definita come la capacità di: creare o acquisire nel proprio ambito i fattori materiali e immateriali rilevanti per realizzare nel modo migliore un definito progetto di sviluppo locale sostenibile; assicurare a tali fattori le migliori condizioni ambientali per il loro sviluppo e l'esplicitazione del potenziale positivo del territorio stesso. A tale riguardo occorre sottolineare come il marketing territoriale costituisce un riferimento importante per le politiche di sviluppo locale. In primo luogo dal punto di vista metodologico, in quanto i principi di orientamento dell'offerta territoriale alla soddisfazione delle aspettative della domanda, all'integrazione delle politiche territoriali con la comunicazione e alla distribuzione della sua offerta, sono principi che migliorano l'efficacia delle azioni per lo sviluppo locale. In secondo luogo, dal punto di vista operativo nel collegare al meglio l'offerta territoriale alla sua domanda, il marketing tende ad assumere esso stesso un ruolo attivo nelle politiche di crescita locale. Proprio in quest'ottica si inserisce la scelta della Regione Lombardia di attivare un processo di valorizzazione del territorio che ha nel commercio il suo principale driver: il Distretto Diffuso del Commercio (DDC) rappresenta, infatti, l'idea strategica per lo sviluppo del commercio sul territorio lombardo. A tale riguardo, la regione Lombardia fornisce la seguente definizione di distretto: "un Distretto del commercio è un'area con caratteristiche omogenee per le quali soggetti pubblici e privati propongono interventi di gestione integrata nell'interesse comune dello sviluppo sociale, culturale ed economico e della valorizzazione ambientale del contesto urbano e territoriale di riferimento". Il Distretto Diffuso del Commercio come strumento di sviluppo locale La valenza strategica data allo strumento del Distretto ha spinto Regione Lombardia a promuovere lo sviluppo dei DDC attraverso l'attivazione di risorse economiche specifiche a disposizione del territorio lombardo, all'interno di una logica che vede lo stesso territorio investire direttamente sul commercio e sulla sua capacità attrattiva e la regione contribuire in modo addizionale a tale sviluppo. L'importanza dei DDC deve essere vista non tanto solo in funzione della capacità di agire come meccanismo di valorizzazione e di promozione del commercio locale, quanto piuttosto nel rappresentare uno strumento capace di riconciliare lo sviluppo del territorio e quello del commercio. E questa è stata la prospettiva con cui si è costruito il presente progetto di distretto. A differenza del Distretto Urbano del Commercio, il cui ruolo principale è quello di rafforzare la capacità di shopping destination dell'area attraverso l'intervento sui diversi aspetti che influenzano l'esperienza di acquisto del frequentatore in tali agglomerazioni, nel caso del DDC il ruolo del distretto non può essere definito solo con riferimento al rilancio e al consolidamento del commercio esistente. La missione del DDC deve essere, invece, inquadrata rapportando le iniziative commerciali a un più generale sviluppo territoriale dell'area, declinando gli obiettivi lungo due possibili direttrici: la prima è quella della crescita di una rete di offerta commerciale – che in talune realtà passa attraverso una vera e propria ricostituzione di un minimo di attività a servizio della popolazione residente – e connessa con spazi pubblici vivibili e vitali, quale premessa per ridare un "centro" e un'identità ai comuni coinvolti e a chi ci vive; la seconda è quella legata soprattutto alla vocazione turistica dell'area, laddove il turismo a seconda della diverse situazioni locali può giocare il ruolo di moltiplicatore del commercio (area a forte vocazione turistica) o semplicemente di servizio (area a debole vocazione turistica) ai frequentatori occasionali o stagionali. Amministrare un Comune in tempi di crisi E' ormai da qualche mese che gli organi di stampa (giornali e telegiornali) dedicano alla crisi economica-finanziaria che ha colpito l'Unione Europea in generale e l'Italia in particolare la maggior parte del loro spazio. E' di qualche giorno fa l'ultima manovra necessaria per evitare danni ben più gravi al “Sistema Italia”. In effetti la crisi la stanno sentendo in tanti: molte famiglie hanno spese fisse che tendono ad aumentare (gestione dell'abitazione, istruzione dei figli, utenze, alimenti, tasse, vestiario, auto) mentre gli stipendi o le pensioni restano pressoché stabili, molte imprese hanno meno lavoro da fare e, a volte, quando lo fanno non vengono nemmeno pagate, molte istituzioni pubbliche (Regione, Provincie, Comunità Montane, Unioni di Comuni e Comuni) ogni anno chiudono i propri bilanci con sempre più fatica. Col senno di poi si può dire che -quasi tutti- ci eravamo illusi che la crescita economica potesse continuare all'infinito. Ma ahimè la realtà è stata ben diversa. Anche noi amministratori pubblici stiamo facendo i conti con la crisi: arriviamo da anni dove lo sviluppo edilizio ha consentito di introitare le risorse di carattere straordinario quali gli oneri di urbanizzazione e i costi di costruzione, risorse utilizzate -come prevede la legge- in larga parte per realizzare le opere pubbliche e in piccola parte per coprire le spese correnti ovvero tutte quelle voci di spesa che servono per mantenere operativo il comune e garantire i servizi che lo stesso eroga alla cittadinanza e ai turisti. La riduzione degli oneri comporta quindi una necessaria diminuzione degli investimenti e anche delle spese correnti. La maggior parte della copertura delle spese correnti avviene tramite le entrate delle imposte e tasse, dai trasferimenti dello Stato e da affitti di strutture comunali. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una costante diminuzione dei trasferimenti statali ed ad aumento dei costi dei servizi sociali principalmente per interventi che sono di competenza dei Comuni e quindi obbligatori. Di certo nei prossimi anni ci aspetta un'ulteriore diminuzione dei trasferimenti statali e altrettanto certamente assisteremo ad un'ulteriore aumento dei costi nel campo dei servizi sociali. In questo delicato settore alcune spese sono interamente a carico del comune indipendentemente dalla situazione economica - finanziaria della famiglia che ha diritto al servizio mentre altre volte il Comune partecipa -parzialmente o totalmente- in base alla situazione economica - finanziaria della famiglia certificata con l'ISEE (indicatore situazione economica equivalente). Avendo noi amministratori ben chiara la delicata situazione che stiamo attraversando abbiamo attuato e continueremo anche in futuro ad attuare politiche di riduzione della spesa corrente. In che modo? Nel settore dell'istruzione nel mese di agosto abbiamo avvisato tutte le famiglie che hanno bambini e ragazzi che frequentano l'asilo o le scuole dell'obbligo avvisandole che dall'anno scolastico 2011/2012 il contributo alla scuola materna viene diminuito, il rimborso dell'abbonamento del pullman per i ragazzi che vanno alle medie a Rovetta e alle superiori (i primi due anni) non viene più dato a tutti ma solo alle famiglie che hanno l'ISEE bassa così come il contributo per i ragazzi che cominciano le scuole medie e le superiori. Nel settore sportivo abbiamo azzerato l'impegno economico di gestione del campo di calcio a 11 e dalla prossima stagione sportiva cercheremo di appaltare il campo di calcio e i locali pertinenti (spogliatoi e tribuna) per una durata triennale prevedento la totale copertura dei costi e un possibile -seppur minimo- canone per l'uso della struttura. Nel settore della gestione dei rifiuti dal 1/12/2011 abbiamo affidato a SET.CO. il centro di raccolta di via Presolana aumentando sì il viavai dell'utenza ma avendo un ristoro nei costi che porta dei benefici al bilancio comunale. Nel settore dell'energia abbiamo installato dei pannelli fotovoltaici (produzione di 14 kw) sul tetto del nuovo municipio per ridurre le emissione di CO2 beneficiando nel contempo del contributo del conto energia. La scelta è stata fatta a seguito dell'esperienza positiva che abbiamo avuto con l'impianto installato due anni fa sul tetto delle scuole elementari (produzione di 10 Kw). Nella convinzione poi che nei momenti delicati anche i diritti possono essere messi in discussione noi amministratori abbiamo rinunciato alle indennità a noi spettanti in base al ruolo che ricopriamo nel comune. Per quanto riguarda l'organizzazione degli uffici comunali le economie ruotano attorno alla gestione associata dei servizi tramite l'Unione Comuni della Presolana. Le recenti leggi finanziarie che si sono succedute in questi ultimi mesi impongono ai piccoli comuni di gestire tutti i servizi con lo strumento dell'Unione. La nostra Unione è composta da comuni che hanno dimensioni e strutture organizzative molto variegate e che comportano una oggettiva difficoltà nel pensare ad una gestione dei servizi in modo associato. Malgrado questo le amministrazioni coinvolte sono consapevoli che per garantire o migliorare la qualità dei servizi offerti all'utenza la strada da percorrere è quella dell'Unione e quindi lo sforzo che stiamo facendo come Sindaci è quello di analizzare i vari servizi e creare i presupposti per addivenire alla gestione associata degli stessi. La riduzione dei costi non è immediata ma è ragionevole pensare che nel medio periodo i costi (anche quelli del personale) potrebbero ridursi. Tutti dovremo imparare a considerarci un po' meno cittadini di un singolo Comune e un po' più cittadini di un'area più vasta quale è il territorio dell'Unione. Il sano campanilismo ovvero l'attaccamento al proprio territorio non deve essere confuso con la difesa ad oltranza di posizioni o situazioni che portano benefici a pochi e costi a tanti. L'anno che sta arrivando non sarà -probabilmente- più facile di quello che stiamo terminando e questo mi fa pensare che la miglior risposta nei tempi di crisi è essere uniti come Comunità nell'affrontare le avversità anche perché da soli si è tutti- più vulnerabili. In conclusione porgo a tutti voi i miei più sinceri auguri di un buon Natale e vi auguro di trovare nel nuovo anno stimoli nuovi per riuscire a vivere la quotidianità con la serenità e la forza d'animo che ci devono sempre accompagnare. Il Sindaco Schiavi Gianpietro LA BIBLIOTECA DI ONORE Presenta Concerto Gospel Spiritual Soul Rock Sabato 7 gennaio 2012 Ore 20.45 Parrocchia S.Maria Assunta - Onore CENTRO DI RACCOLTA C016149 ONORE-PRESOLANA ORARI DI APERTURA GIORNI DALLE ORE ALLE ORE DALLE ORE ALLE ORE LUNEDI’ 14.00 17.00 MERCOLEDI’ 14.00 17.00 VENERDI’ 8.30 11.30 SABATO 9.00 12.00 SOLO PER RIVENDITORI SU CHIAMATA AI NUMERI 034627788 - 034625282 14.00 17.00 PER IL CONFERIMENTO DEL MATERIALE E’ OBBLIGATORIO ESIBIRE LA TARSU (AVVISO DI PAGAMENTO DELLA TASSA RIFIUTI) ELENCO DEI RSU E ASSIMILATI CONFERIBILI DAGLI UTENTI DEL COMUNE DI ONORE Descrizione imballaggi in carta e cartone rifiuti di carta e cartone imballaggi in vetro rifiuti in vetro imballaggi in plastica rifiuti plastici imballaggi in legno rifiuti legnosi imballaggi in metallo rifiuti metallici imballaggi in materiali misti sfalci e potature ingombranti Olii vegetali Olii minerali Codice CER 15 01 01 20 01 01 15 01 07 20 01 02 15 01 02 20 01 39 15 01 03 20 01 37 e 20 01 38 15 01 04 20 01 40 15 01 06 20 02 01 20 03 07 20.01.25 20.02.01 RAEE rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche Descrizione Codice CER Freddo e clima R1 20 01 23 Grandi bianchi R2 20 01 36 TV e monitor R3 20 01 35 Piccoli elettrodomestici R4 20 01 36 Tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio R5 20 01 21 Batterie per veicoli al piombo esauste 20.01.33 batterie ed accumulatori di cui alle voci 16.06.01 batterie al piombo – 16.06.02 batterie al nichelcadmio – 16.06.03 batterie contenenti mercurio nonché batterie ed accumulatori non suddivisi contenenti tali batterie Pile e accumulatori portatili 20.01.34 batterie e accumulatori diversi da quelli di cui alla voce 200133 (Pile: Zinco carbone; Zinco Cloruro; Alcalina; Litio; Zinco aria; Zinco argento; Nichel cadmio; Accumulatori: al piombo; Nichel cadmio; Nichel idruri metallici; Litio) Quantità* 200 Kg. 100 Kg 100 Kg 100 Kg 50 Kg 20 Kg 100 Kg 100 Kg 200 Kg 100 Kg 100 Kg 100 Kg 100 Kg 10 Kg 10 Kg Quantità* n. 1 unità n. 1 unità n. 1 unità n. 1 unità n. 6 unità n. 1 unità n. 8 unità ELENCO DEI RSU E ASSIMILATI CONFERIBILI DAGLI UTENTI DEI COMUNI CONVENZIONATI: ARDESIO, AZZONE, CASTIONE DELLA PRESOLANA, CERETE, CLUSONE**, COLERE, FINO DEL MONTE, GANDELLINO, GROMO, OLTRESSENDA, ONETA, PARRE, PIARIO, PONTE NOSSA, ROVETTA, SCHILPARIO, SONGAVAZZO, VALBONDIONE, VALGOGLIO, VILMINORE. RAEE rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche Descrizione Codice CER Freddo e clima R1 20 01 23 Grandi bianchi R2 20 01 36 TV e monitor R3 20 01 35 Piccoli elettrodomestici R4 20 01 36 Tubi fluorescenti ed altri rifiuti contenenti mercurio R5 20 01 21* Batterie per veicoli al piombo esauste 20.01.33 batterie ed accumulatori di cui alle voci 16.06.01 batterie al piombo – 16.06.02 batterie al nichelcadmio – 16.06.03 batterie contenenti mercurio nonché batterie ed accumulatori non suddivisi contenenti tali batterie Pile e accumulatori portatili 20.01.34 batterie e accumulatori diversi da quelli di cui alla voce 200133 (Pile: Zinco carbone; Zinco Cloruro; Alcalina; Litio; Zinco aria; Zinco argento; Nichel cadmio; Accumulatori: al pimbo; Nichel cadmio; Nichel idruri metallici; Litio) Quantità* n. 1 unità n. 1 unità n. 1 unità n. 1 unità n. 6 unità n. 1 unità n. 8 unità *Quantità massima conferibile da singolo utente per considerare i rifiuti speciali non pericolosi assimilabili ai rifiuti urbani. ** Gli utenti del Comune di Clusone devono pagare un piccolo contributo all’atto del conferimento. L’angolo dei ricordi Il 19 agosto ci ha lasciato il nostro caro congiunto Ermelindo, lasciandoci dentro una profonda ferita. Nato a Castione della Presolana solo perché, diceva sempre, Onore al tempo non faceva ancora comune a sé! Era il secondogenito di una famiglia umile; ancora ragazzo si trasferisce a Genova per seguire il lavoro del padre durante gli anni della grande guerra. Successivamente rientra a Onore con la madre e i fratelli e qui vi rimane fino a che, crescendo inizia un lungo cammino verso luoghi lontani per lavoro. Più e più volte ancora ci ha raccontato le “avventure” lavorative che ha dovuto affrontare durante le sue lunghe permanenze all’estero, soprattutto in Svizzera e Lussemburgo. Nel bel mezzo di questo pellegrinare lavorativo, incontra e sposa la sua adorata Francesca GIOVANNI ERMELINDO COLOMBO dalla quale avrà due figli: Isabella e Bruno. Decise così di stabilirsi in quel di 23/04/1932 – 19/08/2011 Pedrengo, dove vi rimarrà per tutto il resto della vita. Tuttavia però, il richiamo del “proprio paese” era troppo forte, infatti Onore restò per sempre nei suoi pensieri, vuoi per la presenza degli anziani genitori e dei parenti prima e poi per tutti i suoi compaesani, lo portarono a far sì che ogni fine settimana la sua presenza in paese si avvertiva. La parola “Onore” aveva su di lui una forte attrazione tanto da riuscire a cambiarlo nel suo modo di essere e nel suo stato d’animo; ancora adesso mentre sto scrivendo ho ben presente la luce che accendeva i suoi occhi e la gioia che riempiva il suo viso. Padre eccezionale, affettuoso, un po’ autoritario ma nello stesso tempo anche permissivo, marito impeccabile sposato per 52 lunghi anni con la sua adorata proprio “nella buona e nella cattiva sorte”, arrivato alla meritata pensione, oltre a tutto questo si trova a fare il NONNO; io credo che questo sia stato il “mestiere” che in vita sua gli sia riuscito meglio dato che era l’immagine della bontà fatta persona, paziente, ansioso, spiritoso oltre che ad un gran giocherellone e che per i suoi nipotini era sempre pronto a prendere la sua CITROEN per andare a trovarli. Come non ricordare le sue battute ironiche una per tutte: “andando e venendo, libri stracciando, asino restando” o le numerose avventure passate in Svizzera o in Lussemburgo, oppure alla visita per il militare con il suo grande amico Girolamo. Battute che, sì per noi erano ormai sintomo di “nausea” ma, sono sicuro, ci torneranno in mente soprattutto quando il pensiero si fermerà su du lui. Uomo eccezionale non poteva essere che così poco loquace, ma molto rispettoso, sempre bene inserito in qualsiasi contesto, specialmente nel lavoro e nella convivenza condominiale alla quale apparteneva. “Angelo custode” prima nella durezza che la vita ti pone davanti, “Angelo custode” ora nel lungo percorrere di tanti chilometri o nel silenzio della cabina, sento che lo sguardo cerca una fotografia come a conforto per il resto di una giornata, questo è per me Ermelindo. “Angelo custode” perché, ne sono certo, tu saprai proteggere me e tutti i tuoi cari da qualsiasi punto lassù dove ora ti trovi. NON TI DIMENTICHEREMO MAI! Un famigliare. Cara nonna Ancilla Ti vogliamo ringraziare per i tuoi sorrisi e la battuta sempre pronta che ci hanno rallegrato in tutti questi anni, per i bellissimi e tanti momenti passati insieme. Come ogni anno, alla tua recente festa di compleanno, siamo stati con gioia tutti insieme a te: questo ricordo resterà sempre con noi. I tuoi cari nipoti e pronipoti. ANCILLA COLOTTI 25/08/1919 – 06/11/2011 E' davvero con noi per sempre l’animo buono di nostra madre, ma non abbiamo parole per esprimere come ci manca e mancherà la sua presenza fra noi. A parenti e amici, a quanti l’hanno conosciuta e stimata, chiediamo conforto nella preghiera. Quanto a noi, profondo è il dolore, ma ancor più profonda è la gratitudine per questi anni belli e sereni vissuti in sua compagnia. I tuoi figli MARIA SCHIAVI 21/08/1921 – 10/10/2011 Care nonne Lucia e Erminia Ci avete lasciato a poca distanza l’una dall’altra, di voi ci resteranno i ricordi dolci e belli. Grazie di tutto. Paola e Cristina Ciao bisnonne, sarete sempre nei nostri cuori. Silvia e Gaia ERMINIA SCHIAVI 27/11/1925 – 01/09/2011 LUCIA MARENCO 15/11/1920 – 25/02/2010 Cara moglie, cara mamma, hai lasciato un vuoto profondo nella nostra vita. La tua perdita ci pervade ogni giorno nei nostri pensieri, ma sappiamo benissimo che tu ogni giorno ci proteggi e consoli. Ci hai lasciato dei grandi insegnamenti, la tua vita quotidiana sempre spesa per gli altri, il tuo sorriso sempre amorevole verso tutti, la tua dolcezza nell’amore verso di noi, la tua fede in Dio e in noi sono un esempio di cui noi restiamo custodi per sempre. Nel momento più difficile e triste della tua vita ci hai trasmesso una forza interiore immensa legata al tuo amore verso il Signore attraverso la preghiera e l’amore verso tutti. Sei stata un punto saldo di vita. La tua vita legata inscindibilmente con i tuoi amati fratelli e le amate sorelle, ognuno per la propria strada ma legati sempre da un forte vincolo famigliare, i tuoi umili lavori in casa, il periodo all’estero con la tua nuova giovane famiglia, i sacrifici e dolori che la vita ti ha riservato sono per noi motivo di speranza e consolazione. Sarai per sempre nei nostri cuori. Grazie moglie, grazie mamma, I tuoi cari GRAZIELLA COLOTTI 07/12/1936 – 28/12/2010 Non sono partito per perdervi. Non sono assente. Non sono lontano. Sono vicino. Vivo con voi. Vi amo e vi proteggo dal Cielo. A due anni dalla morte di Aristide, moglie, figli e nipoti lo ricordano con affetto. Un uomo che ha vissuto la sua vita dedicandosi al lavoro tra animali e natura e spendendosi per la sua famiglia. Ti ricordiamo sempre così, vicino a noi! ARISTIDE BECCARELLI 21/07/1929 – 30/11/2009 I tuoi cari ti ricordano con immutato affetto. Ernestina Schiavi nacque ad Onore il 22/07/1933 e morì a S.Marie de Mercure in Francia l’08/04/2011. La sua famiglia composta dal papà Giacomo, dalla mamma Luigia e dai fratelli Giovanni, Flaminio e Lina si trasferì in Francia nel 1947 come mezzadri agrari. Si sposò nel dicembre del 1958 con Antonio Avogadro della Val Brembana ed in seguito ebbe 2 figli Luisa ed Albert e poi nacque la nipotina Sabina. Tornò in Italia nel 1982 con tanta voglia di rivedere la sua cascina e le sue montagne dove aveva trascorso la sua infanzia, ma purtroppo, in seguito alla scoppio di una bomba non le fu stato possibile rivedere il suo Buldet. La sua volontà era quella che le sue ceneri fossero sparse proprio lì, vicino alla Madonnina che nel 1982 l’aveva “graziata”. Ora riposa là tra i suoi prati e le sue montagne. ALFIO SCHIAVI 04/02/1948 – 19/11/2008 ERNESTINA SCHIAVI 22/07/1933 – 08/04/2011 Lo scorso 21 settembre 2011 nella Clinica "Italian Village" di Adelaide in Australia, è mancato Giovanni Colotti. Originario di Onore nell'Alta Valle Seriana, Giovanni Colotti ha lasciato il suo paese di origine nel 1950 emigrando in Australia prima come minatore e poi da subito come piccolo imprenditore nella ristorazione aprendo un "fish and chips". Rientrato ad Onore si è poi sposato nel 1956 con Virginia Scandella, zia della prof.sa Silvana Scandella (Consigliere alla Cultura del Circolo di Bruxelles e già Segretaria del Circolo di Neuchâtel) e del marito Mauro Rota, Presidente del Circolo di Bruxelles. Giovanni avrà quattro figli. Peter sposato con Monica, con la figlia Marcella; Jeff; Genny sposata con Roberto Carletti, con i figli Nicklaus e Virginia; Doris sposata con Alejandro, con i figli Daniela e Andre. Nell'arco di pochi anni grazie alla sua imprenditorialità Giovanni Colotti si è trovato alla testa di una catena di hotel nel South Australia potendo contare sull'appoggio di tutta la sua famiglia. Ritiratosi dall'attività da alcuni anni dedicava il suo tempo alla famiglia e ai suoi nipotini rientrando ad Onore con assidua frequenza. GIOVANNI COLOTTI Ammalatosi nell'ultimo periodo aveva sempre nel cuore il suo caro paese rivivendo i 05/08/1926 - 21/09/2011 lontani ricordi con nostalgia. La scorsa estate la nipote Silvana Scandella si è recata con la famiglia in Australia ed ha potuto così rivederlo ancora e condividere tanti momenti festeggiando insieme l'85° compleanno dello zio Giovanni. Approfittando del loro soggiorno in Australia, Silvana Scandella e il marito Mauro Rota hanno poi contattato padre Antonio Paganoni per la fondazione di una Delegazione dell'Ente Bergamaschi nel Mondo ad Adelaide. Nell'ultimo week-end di giugno 2012 la famiglia Scandella originaria di Onore organizzerà un ritrovo dei suoi emigranti ed exemigranti provenienti dalla Francia, dalla Svizzera, dal Belgio e dall'Australia. In quell'occasione verranno ricordati tutti i defunti della famiglia Scandella con un particolare pensiero allo zio Giovanni recentemente scomparso. Quando una persona ci lascia, quando non è più qui e non possiamo più toccarla, o sentire la sua voce… sembra scomparsa per sempre. Ma un affetto sincero non morirà mai. Il ricordo delle persone che ci sono state care vivrà per sempre nei nostri cuori: più forte di qualsiasi abbraccio, più importante di qualsiasi parola. LUCIANO MILINI 03/05/1928 – 15/09/2011 Il Sindaco e l’Amministrazione Comunale, anche a nome di tutta la popolazione di Onore, colpiti dal grande vuoto lasciato dalla prematura scomparsa di Marilena, si stringono a Federica, Nicole e Thomas in questi momenti di immenso dolore . MARILENA COMOTTI 13/01/1969 – 30/08/2011 GLI ORARI DEGLI UFFICI COMUNALI DEMOGRAFICI, SEGRETERIA, RAGIONERIA, TRIBUTI Dal lunedì al venerdì dalle ore 8.30 alle ore 12.30 Sabato dalle ore 9.00 alle ore 12.30 UFFICIO TECNICO Martedì – Giovedì – Sabato dalle ore 9.00 alle ore 12.00 POLIZIA LOCALE - COMMERCIO Ufficio Unione Comuni della Presolana - Rovetta TESORERIA COMUNALE Banca Popolare di Bergamo – Filiale di Rovetta Sportello di Tesoreria di Onore - Martedì e Giovedì dalle ore 9.45 alle ore 12.45 BIBLIOTECA Lunedì – Mercoledì – Venerdì dalle ore 14.00 alle ore 18.00 Sabato dalle ore 14.00 alle ore 17.00 CENTRO DI RACCOLTA (Gestito da SE.T.CO) Lunedì dalle ore 14:00 alle ore 17:00 Mercoledì dalle ore 14:00 alle ore 17:00 Sabato dalle ore 9,00 alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 17.00 NUMERI E INDIRIZZI UTILI Tel. Uffici Comunali – 034671191 – fax 034674456 – [email protected] Tel. Biblioteca – 034674717 – fax 034676631 – [email protected] Tel. Ambulatorio – Via S.Antonio 94 - Tel. 034676633 Tel. Polizia Locale – 034674489 – [email protected] Tel. Unione Comuni della Presolana – 034672603 – [email protected] Tel. Scuola Elementare – 034671271 – [email protected] Tel. Scuola dell’Infanzia – 034672208 Tel. Sci Club Lanorium - 3468856758 Tel. Carabinieri – 112 Tel. Vigili del Fuoco – 115 ACQUEDOTTO 034671191 – fax 034674456 METANO segnalazione guasti 800066722 Soccorso Sanitario d’Emergenza – 118 Servizio di Continuità Assistenziale (ex guardia medica) Tel. 0346 21252 – Cell. 335 7238617 Da chiamare in caso di bisogno nei seguenti orari: Tutte le notti dalle ore 20.00 alle ore 08.00 Tutti i festivi dalle ore 08.00 alle ore 20.00 Tutti i prefestivi dalle ore 10.00 alle ore 20.00 Durante tutti gli orari diurni dei giorni feriali bisogna telefonare al proprio medico di famiglia. Unione Comuni della Presolana L’Assistente Sociale riceve: Lunedì Martedì Martedì Mercoledì Mercoledì Giovedì Venerdì CERETE CASTIONE D.P. Sede Unione Comuni ONORE SONGAVAZZO ROVETTA FINO DEL MONTE dalle ore 10.00 alle ore 11.00 dalle ore 10.00 alle ore 12.00 dalle ore 15.00 alle ore 17.00 dalle ore 09.30 alle ore 10.30 dalle ore 11.00 alle ore 12.00 dalle ore 10.00 alle ore 12.00 dalle ore 10.00 alle ore 11.00 tel. 034663300 tel. 034662847 tel. 034672603 tel. 034671191 tel. 034672067 tel. 034672004 tel. 034672016 Classe 1923 -1924 -1925 -1926